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Autore: Amber    31/10/2008    9 recensioni
Salve a tutti! Eccomi di nuovo qui con la terza e ultima parte! No, non è un miraggio, sono proprio io... lo so che è da secoli che non posto e mi dispiace moltissimo, ma questa parte è stata davvero dura da scrivere. Comunque eccomi tornata con altri 29 capitoli pronti per essere pubblicati!! Abbiamo lasciato una situazione abbastanza critica nella seconda parte ricordate? Ebbene, sono passati tre anni, Kagome si è chiusa dentro un guscio di protezione, è diventata fredda e menefreghista continuando però ad andare a scuola e lavorando al pub affiancata da Mikado. Sango e Miroku, in questa parte avrenno un sacco di grattacapi ed enormi problemi... Inuyasha? Beh, lui è di ritorno dall'America... Sposato? Fidanzato? Con una frotta di figli? Tutto da scoprire in quest'ultima parte! Buona lettura a tutti!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Note e Anima'
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Ehi, dolcetto o scherzetto?

[Attenzione, i dolci portano al diabete xD meglio lo scherzo!]

Nemmeno a dirlo sono in ritardo, ma sono successe un casino di cose..belle e no, quindi dovete davvero scusarmi ^^

Purtroppo non ho il tempo di rispondere alle vostre meravigliose recensioni ma vi ringrazio infinitamente e ringrazio anche chi legge solamente, ovviamente!

Ho appena finito di leggere Breaking Dawn, cominciato ieri e finito ora e devo dire che mi è piaciuto molto di più rispetto al secondo e al terzo! Vi invito fortemente a leggerlo e ad andare a vedere il 21 Novembre il film tratto dal bellissimo libro Twilight..

Ma sto divagando vero?

Lo scorso Giovedì era il mio compleanno ma oggi lo è di una mia carissima amica Inu_Kaggi, la mia adorata psicologa!! Quindi..BUON COMPLEANNO!!! Purtroppo il capitolo non è dei migliori per dedicarglielo ma lo faccio comunque sperando di non deluderla :oP

Uhm..senza contare che oggi è Halloween!!

Di nuovo..meglio li scherzi che i dolcetti!! E poi fanno venire la carie!

Questa cosa me l’hanno detta quando avevo dieci anni, immaginate come ci sia rimasta male!!!

Buona lettura a tutti e alla prossima settimana spero!!

Un bacio e buon 1 Novembre a tuttiiiii!!!

 

***

 

Capitolo 16

        Progetti

 

Grecia.

Sabato. Ore 13.55

Isha e Lain dormivano ormai da qualche minuto e il sole caldo si rifletteva sul mare azzurro. L’orizzonte si scontrava tra il cielo limpido e quel mare incontaminato.

Kikyo, seduta su una sedia nel terrazzo, osservava pensierosa il paesaggio davanti a lei. Di fianco, sul tavolino bianco erano appoggiati sotto una biro un foglio ricamato e una busta immacolata.

Naraku, suo marito, sarebbe arrivato di lì a pochi minuti e, in quel frangente, nella tranquillità momentanea di cui si era finalmente potuta circondare, voleva pensare attentamente a cosa stava andando incontro.

Perché sicuramente suo marito si sarebbe infuriato.

Però non voleva farlo di nascosto, non avrebbe rifatto lo stesso errore di tre anni prima, no… la lezione l’aveva imparata e le era sinceramente bastata. Ma almeno se avessero litigato, sarebbero stati sinceri.

Sospirò.

Sperava con tutto il cuore che Naraku capisse, ma avrebbe accettato qualsiasi decisione da lui presa anche se avrebbe ribattuto per un po’.

Un colpetto debole alla pancia le fece abbassare gli occhi sorridendo. Posò una mano sul punto colpito e chiuse gli occhi sperando di risentire il suo nuovo ometto.

Perché era un maschio, lo sapeva, sarebbe stato un bimbo bellissimo e simile al suo papà. Al suo adoratissimo papà.

L’uomo che lei amava raffigurato nel loro bambino.

Le salivano le lacrime agli occhi al solo pensiero.

Era stato così anche per Lain e Isha, aveva saputo fin da subito che sarebbero state gemelle e che ognuna di loro avrebbe preso un po’ da tutti e due i genitori.

Lain con gli occhi di suo padre e Isha con i suoi.

Guardò la lettera bianca e rigirò la penna tra le mani.

Li voleva lì, vicino a lei almeno per qualche tempo, solo per vedere com’erano cambiati, cosa era successo in quegli anni… insomma, tutto.

-Kikyo? Che fai qua fuori? Le bambine?- La giovane donna si girò e sorrise all’uomo accaldato che aveva appena posato la valigetta sulla sedia accanto alla sua –Se stai qua fuori senza cappello ti verrà una insolazione- la rimproverò dolcemente

-Hai ragione- disse lei allungandogli la mano che lui prese e baciò –Si è mosso sai? Il nostro ometto- Lui le sorrise e si inginocchiò davanti a lei posando la mano libera sulla pancia di lei

-Ehi, piccolino… sono il papà- disse. Kikyo sorrise emozionata.

Naraku quel gesto lo faceva tutti i giorni eppure, ogni volta che lo vedeva, sembrava sempre la prima.

Gli scostò un ciuffo di capelli cadutogli davanti al viso e sfiorò la guancia dell’uomo

-La bambine stanno dormendo comunque, sono crollate appena messe sotto le coperte- gli rispose

-Bene, vuol dire che ti posso coccolare un pochino- Si allungò su di lei e la baciò abbracciandola in vita. Kikyo si strinse a lui e gli sfiorò i capelli neri mugugnando sulle sue labbra. Lui si staccò da lei poggiando la fronte sulla sua

-Aspetta un attimo amore mio- disse lei sorridendo

-Che c’è piccola?- chiese lui

-Devo dirti una cosa e io… non so come la prenderai… insomma, ci penso da un po’ e comunque…- balbettò stropicciandosi le mani. Lui sorrise prendendogliele e le strinse

-Ma che ti succede?- domandò

-Beh… in poche parole…  noi due siamo sposati no? Io sono maggiorenne adesso e… quindi nessuno adesso può portarmi via da te e dalle nostre bambine… lo sai no?- Naraku corrugò le sopracciglia e si fece serio

-Kikyo, dove vuoi andare a parare?- chiese con un terribile sospetto

-Io ti amo Naraku e lo sai. Non riuscirei a vivere senza di te e qualsiasi cosa tu dirai l’accetterò- Mise la mano sul foglio accanto a lei e lo guardò negli occhi –Mi piacerebbe invitare i COBRA qua… Inuyasha, Miroku, Koga, Rin e anche Sango- disse. Lui corrispose lo sguardo poi si alzò girandole la schiena

-Kikyo…-

-Lo so che credi sia pericoloso con i miei in giro, lo so. Ma io voglio rivedere i miei amici, voglio guardarli in faccia per osservare i cambiamenti avvenuti in loro e… e lo so che tu sei reticente quando si parla della mia vita in Giappone ma io… io ora che ho la consapevolezza che nessuno ti allontanerà mai più da me voglio rivederli, ne ho bisogno Naraku- Si alzò e gli posò una mano sul braccio. Naraku si girò e le sorrise prendendola in vita

-Hai ragione Kikyo… la cosa non mi piace e mi spaventa. Il solo pensarti lontana da me mi fa impazzire totalmente- La ragazza annuì

-Anche io, ma…- Lui le posò un dito sulle labbra e scosse il capo senza smettere di sorriderle

-Ma… hai ragione. Nessuno, neppure se ora lo vorrebbe, potrebbe separarti da me e dalle bambine. Nessuno, nemmeno per vie legali ed è per questo che adesso possiamo farlo se lo vuoi. Se tu lo desideri li possiamo chiamare qua e ospitarli per tutto il tempo che vuoi- Lei sorrise felice e con gli occhi che brillavano gli buttò le braccia al collo

-Grazie Naraku! Grazie grazie!- Lui la strinse a se poi lei si allontanò sedendosi –Cosa possiamo scrivere? Allora…- Si portò la biro alle labbra pensierosa guardando interessata un punto indefinito sopra di se. Lui le si sedette a fianco posando la testa sulle braccia conserte, senza smettere né di sorridere né di fissarla

-Io comincerei con “Caro Inuyasha”, tu che dici?-

-Ah, giusto… dunque…- La ragazza scrisse veloce le prime righe  poi guardò di sottecchi il marito che aveva smesso sia di sorridere che di guardarla –Naraku?- Gli sfiorò il braccio e lui sussultò  guardandola –Ti sei incantato?- L’uomo si rizzò sulla sedia e annuì

-Si… stavo pensando e…- esitò poi le sorrise –Niente, lascia stare-

-Naraku- Si guardarono e lei alzò il sopracciglio –Lo so che c’è qualche cosa che non va, lo sento… sputa il rospo su- lo sollecitò. L’uomo sbuffò

-E Kagome?- Kikyo spalancò gli occhi e guardò la lettera –Ecco appunto- Lei lo guardò

-Non posso invitarla di certo qui…- sussurrò

-Ma non sappiamo come se la passano tra loro. Di certo se inviti Inuyasha… non credo si avrà vita facile qua dentro. Kagome ha un gran buon cuore… ma dubito fortemente che gli abbia perdonato una cosa simile… Però non sappiamo neppure come ha scoperto tutto e, ovviamente, come l’abbia presa… Ma conoscendola, non credo bene- Kikyo si umettò le labbra mordendo quello inferiore

-Cosa possiamo fare?- domandò scostandosi la frangia dagli occhi. Naraku scosse il capo

-Non saprei… potremmo provare a chiamare Tom- disse. Alla giovane brillarono gli occhi

-Oh, sarebbe magnifico! Non voglio commettere un qualche errore con nessuno di loro e mi dispiacerebbe se l’aria fosse tesa…-

-Già, meglio fare le cose con calma- Naraku le sorrise –Stai tranquilla, risolveremo tutto- Controllò l’orologio.

Erano le 14.00 quindi in America dovevano essere circa le 7.00 di quello stesso giorno, Tom lo avrebbe come minimo ammazzato. Però quando urgevano le cose importanti non c’era ora che teneva quindi il suo amico avrebbe dovuto sopportare l’intrusione per qualche minuto…

-Lo chiamo subito- decise alzandosi –Mi aspetti qui?- Kikyo scosse il capo imitandolo

-No, voglio esserci- disse. Naraku annuì e, prendendola per mano, la scortò dentro. Kikyo si sedette sulla poltroncina vicino al telefono mentre l’uomo si mise sulla poltrona dall’altro lato della cornetta che alzò componendo il numero. Kikyo mise il vivavoce e poggiò la testa allo schienale ascoltando il cellulare dell’amico che suonava a vuoto

“Rispondi Tom…” pensò Naraku guardandosi interessato le mani.

 

Giappone.

Sabato. Ore 21.00

-Dai Jhonny… piccolino su… finisci la pappa dai…- mormorò Eve avvicinandogli il biberon mezzo pieno che il bimbo rifiutò energicamente scostando il viso per guardare la sconosciuta di fianco a lei.

Aveva i lunghi capelli neri e due occhi dolcissimi che sembravano sorridergli…

-Gnu…- Il bimbo cercò di divincolarsi dalle braccia della madre che sospirò poggiando il biberon

-Monello… ma guardati…- disse Eve sorridendogli e cambiandogli posizione per fargli fare il ruttino.

Kagome sorrise. Dopo essere tornati a casa la famigliola si era sistemata in una stanza in un'altra ala del tempio con annesso il lettino per il piccolo accanto al lettone dei genitori. Il piccolo si era subito riaddormentato e i due avevano preso l’occasione per ringraziare la padrona di casa e parlare un po’ con lei. Poi però il piccolo si era svegliato e non c’era più stata occasione per parlare tra loro visto che l’attenzione era stata totalmente rivolta al piccolino che non stava fermo un minuto

-Oh ragazzi, avete un bimbo bellissimo- Si congratulò la madre sorridendo ai suoi ospiti –Tom, vuoi dell’altro purè?-

-Oh si, la ringrazio molto- Sorrise lui allungando il piatto che fu subito riempito

-Eve dopo posso provare a tenere Jhonny in braccio?- chiese Sota guardando il bambino che si guardava intorno curioso

-Sota!- esclamò Kagome guardandolo malissimo

-Oh su Kagome, non c’è nulla di cui sgridarlo!- esclamò Eve che sorrise al ragazzino –Ma certo Sota. Sperando che non si addormenti prima… vero piccolino?-

-Maaaa…aaa- articolò il bimbo

-Mam-ma- articolò la donna –Dai che lo sai dire tanto bene- Il piccolo le prese una ciocca di capelli giocandoci

-Ma-maaa-

-Bravissimo il mio cucciolotto!- esclamò lei stringendolo

-Papa!- rise il piccolo allungando le braccina verso il padre che lo prese

-Che amore!!- esclamò emozionata Kagome –Eve è stupendo!- si congratulò prendendole il braccio

-Ehi… che cos’è questo rumore?- domandò Eve voltandosi verso il marito che tese l’orecchio

-Sembra una suoneria… Kagome è tuo?- domandò il fratello minore guardandola

-No, non ho certe suonerie- disse sicura

-Ah, ops, è il mio- Diede il bambino alla moglie –Scusatemi un momento- disse eclissandosi nell’altra stanza

-Oh insomma Tom! Ti avevo chiesto di spegnerlo! Se è l’ufficio te lo butto giù dalla finestra quel cellulare ok?- Il ragazzo le sorrise

-No Eve, non è l’ufficio- Guardò il display corrugando le sopracciglia –Non ho mai visto questo numero in vita mia- disse scrollando le spalle e rispose –Pronto?-

 

La voce di un uomo dall’altra parte della cornetta fece sorridere Kikyo e Naraku

-Tom! Sono Naraku!- esclamò

-Naraku!? Ciao amico! È da un secolo che non ti facevi sentire!- esclamò sorpreso Tom. Kagome si rizzò in piedi velocemente spalancando gli occhi sorpresa

Naraku!? Ma che diamine succede?”

-Lo so! Tutto bene? Mi spiace di averti svegliato così presto!- esclamò il moro. Tom corrugò le sopracciglia.

Ah, forse Naraku pensava che fosse ancora in America!

-Sono in Giappone a far visita a Kagome, stavo cenando- rispose

-A trovare Kagome!?- chiese Kikyo sporgendosi di più verso il ricevitore

-Kikyo!? Ciao! Come stai?- domandò piacevolmente sorpreso

-Kikyo!?!?- Kagome spalancò la bocca. Incredibile, ci aveva pensato proprio quella pomeriggio!

Eve guardò sia il marito che la giovane arcuando le sopracciglia. Che cosa volevano quei due dopo tre anni!?

Sota guardò la madre scrollando le spalle. Non sapeva assolutamente di chi stessero parlando…

-Tutto bene! Come sta Kagome?- chiese Kikyo interrompendo il marito che stava per parlare

-Vuoi parlarle?- domandò Tom guardando la giovane in questione negli occhi. Kikyo si morse il labbro.

Aveva così tante cose da dirle, da spiegarle…

-Io… credo sia meglio parlare di persona- Tom annuì

-Lo credo anche io- disse. Kagome si risedette e lo guardò curiosamente

-Tom, ti abbiamo chiamato per una cosa e… beh… non credo che sia saggio se tu rimani vicino a Kagome- L’interessato alzò il sopracciglio scettico

-Va bene- Si alzò e con un cenno si allontanò dalla tavola rifugiandosi nella stanza adiacente. Eve e Kagome si guardarono sorprese –Ecco, sono solo- li avvertì

-Scusaci, ora ti spieghiamo tutto- cominciò Naraku –Kikyo pensava di invitare i COBRA qua in Grecia con Rin e Sango, solo che pensavamo di invitare anche Kagome ma… beh, non sappiamo in che rapporti sono, non sappiamo niente dalla nostra ultima chiamata quindi…- Tom annuì e sospirò. La ricordava benissimo

-Non credo sia una buona idea- dichiarò sedendosi su una poltrona e passandosi le mani tra i capelli –Non è assolutamente una buona idea. Se volete invitarli tenete fuori Kagome-

-È andata molto male vero? Inuyasha non ha seguito il mio suggerimento nella lettera immagino- azzardò Kikyo

-Non so cosa hai scritto nella lettera, ma non è andata male…- La sentì sospirare di sollievo e un sorriso ironico gli curvò le labbra -…è andata peggio, mille volte peggio…- Kikyo trattenne il respiro

-Cosa intendi?- domandò Naraku

-Beh, pensate la cosa più orrenda che poteva accadere e moltiplicatela per mille, forse così ci siete vicini- ironizzò

-Spiegami tutto per piacere- Tom sospirò alla voce quasi implorante di Kikyo.

Davanti ai suoi occhi rivide Kagome, stesa sul suo letto, totalmente apatica. L’ombra di se stessa…

-No… no io… non posso…- balbettò lui –Io… non posso assolutamente- disse –Comunque se chiamate quelli là non metteteci in mezzo Kagome… non vorrei esserci se dovesse scoppiare una lite-

-Io vorrei rivedervi tutti-

-Devo per prima cosa pensare a Kagome io! Kikyo, vuoi incontrare quel lurido bastardo? Accomodati, ma se c’è lui… Kagome se la sogna e basta! Con tutto quello che le ha fatto lui non si avvicina a lei nemmeno di un metro!- esplose. Kikyo sospirò

-Capisco…- mormorò. Naraku guardò la moglie e la prese per mano dolcemente

-Tom, tu quest’estate sei libero? Nel senso, hai impegni?- chiese

-No, perché?-

-Vieni in Grecia, qui… tanto tu hai una casa nelle vicinanze, o no? E poi… portati Kagome… Così non si vedranno e lei e Kikyo potranno rivedersi- propose. Tom fissò la propria scarpa e si morse il labbro.

Chissà, forse così almeno con gli altri Kagome poteva riconciliarsi semmai si sarebbero incontrati… Però con Inuyasha mai, se c’era lui quel maledetto non si sarebbe mai avvicinato alla ragazza! Non avrebbe rischiato di rivedere la Kagome di tre anni prima, quello mai! Certo che se avesse rivisto i COBRA era quasi ovvio che Inuyasha lo avrebbe saputo…

Strinse il pugno. Doveva proteggerla, a ogni costo!

-Va bene- concesse –Ma voglio la garanzia che quelli là non sapranno niente della visita di Kagome. Devi giurarmelo Naraku e anche tu Kikyo-

I due coniugi si guardarono poi assentirono

-Va bene- risposero

-Bene. Quando li inviterete?- chiese. Almeno avrebbe cercato di scegliere un periodo dove loro non c’erano!

-Non saprei. Dopotutto Sango deve finire la scuola e ha gli esami quindi… Fine Giugno inizio Luglio?- Tom sospirò.

C’era anche quel maledetto esame in mezzo!

-Comunque vi aspettiamo qua- concluse Naraku –Dicci quando venite così ci prepariamo-

-Va bene, allora a presto- confermò

-Ciao, salutaci Kagome!- esclamò Kikyo

-Va bene. Ciao!- Tom richiuse veloce la conversazione poi chiuse gli occhi.

Per prima cosa doveva parlarne con Eve, poi ne avrebbe parlato a Kagome… sperando che accettasse ovviamente.

Certo, però c’era il piccolo Jhonny… forse era ancora troppo piccolino per un altro viaggio così lungo e Eve probabilmente avrebbe giustamente rifiutato.

Ora come ora non era stato molto saggio accettare prima di averne parlato con lei… Beh, gliene avrebbe parlato quella sera stessa e se ci fossero stati dei problemi… avrebbe trovato un altro modo per aiutare Kagome senza che lui fosse presente.

Si alzò in piedi e tornò al tavolo dove avevano tutti ripreso una piacevole conversazione. Kagome alzò gli occhi su di lui sorridendo, ma li riabbassò dispiaciuta quando notò che la conversazione di Tom con Kikyo e Naraku era conclusa.

Avrebbe tanto voluto parlare con lei… anche di cose stupide, solo per sentire la sua voce un po’… per vedere se andava tutto bene.

-Scusatemi- Tom si risedette e sorrise alla moglie che lo fissò interrogativa. L’uomo le prese la mano sotto il tavolo e guardò il figlioletto in braccio a Sota totalmente assorto dello strano disegno sulla maglia di quest’ultimo. –Di che si parlava?- domandò come se non fosse successo niente tornando a mangiare.

 

-Allora buona notte ragazzi e dormite bene!- Kagome sorrise sul primo gradino che portava al piano di sopra. Eve e Tom annuirono pronti a imboccare il corridoio  che portava alla stanza che avrebbero usato per tutta la settimana. In braccio a Eve il piccolo Jhonny dormiva placidamente, troppo stanco per le emozioni nuove di quella giornata

-Anche tu, dormi bene. A domattina-

L’ondata di felicità che provò nel sentire quella frase la fece sorridere raggiante

-Va bene, a domani allora!- Kagome salì in fretta le scale e si rifugiò in camera dove chiuse le finestre accendendo il ventilatore.

Sedette sul letto e vi si sdraiò  dopo essersi infilata il pigiama, osservò il soffitto con la mente lontana e i suoi occhi focalizzarono la scatola  posta sopra l’armadio.

La sera prima quella privacy tanto importante per lei era stata rovinata, spezzata. La catenina con la chiave era proprio come la ricordava: scintillante e bellissima. Si portò una mano al collo e sorrise sentendo tra le dita il ciondolo con le due conchiglie incastonate una all’altra.

Ora c’era questa al suo posto.

Osservò il soffitto e, come in una visione, ritornò alla mente a quel Lunedì. Le sembrava quasi di risentire il peso di Inuyasha su di lei e il respiro sfiorarle la pelle…

Saltò a sedere arrossendo e scuotendo il capo con forza.

No, non va affatto bene!!

“Kagome non azzardarti a pensarlo neppure! Pensa a tutto fuorché lui, non quella scena proprio adesso!” Si posò una mano sul petto respirando profondamente e si ridistese chiudendo gli occhi.

Chissà cosa stava facendo in quel momento Inuyasha…

 

Il ragazzo guardò il muro al suo fianco e chiuse gli occhi tentando di regolarizzare il respiro. Sentì la donna accasciarsi sopra di lui ansante poi, dopo qualche minuto dove ripresero fiato, si scostò da lui sdraiandosi al suo fianco.

In quei momenti Inuyasha non riusciva a provare niente, non sentiva nulla.

Che cosa stava facendo!?

Sasha, la segretaria, sorrise umettandosi le labbra e guardando il giovane che le dava la schiena.

Aveva detto al marito che sarebbe uscita con delle amiche, invece era andata in quell’appartamento modesto dove il giovane Kijimawa sembrava la stesse attendendo. Non c’era voluto molto e dopo pochi minuti quella stanza si era riempita dei loro gemiti. Quel ragazzo era un vero e proprio Dio a letto, non c’era che dire.

Inuyasha chiuse gli occhi.

Kagome.

Eccola di nuovo davanti a lui. Gli occhi pieni di lacrime e uno sguardo accusatore

“Non guardarmi così… tu fai la stessa cosa!” pensò per l’ennesima volta riaprendo gli occhi. Ma quell’immagine straziante era sempre lì, ferma, immobile.

E ogni volta che faceva sesso quella spariva, per poi ritornare ancora più dolorosa e prepotente della volta precedente.

Inuyasha fissò la donna che corrispose lo sguardo nel buio della camera. L’ora fluorescente dell’orologio sul comodino indicava che era passata la mezza da un pezzo ormai e illuminava debolmente la stanza creando forme e immagini impalpabili sui muri e sui mobili.

Sasha allungò la mano e gli sfiorò il petto, per poi scendere leggera ma decisa

-Ora non tenti di mandarmi via come tuo solito?- chiese lei ironicamente. Il giovane socchiuse gli occhi sospirando

-Servirebbe?- La donna sorrise mettendosi a cavalcioni su di lui abbassandosi gemendo

-No signor Kujimawa- rispose –non servirebbe a niente-

 

Tom si rigirò nel letto senza riuscire a prendere sonno. Il piccolo dormiva profondamente nella culla e non si era ancora svegliato, cosa che sfiorava l’incredibile. Anche Eve dormiva al suo fianco: i capelli raccolti in una lunga treccia rossa e le braccia che abbracciavano il cuscino.

Sorrise nel vedere quella situazione così famigliare.

Si mise supino e, guardando il soffitto, pensò a Kagome, che solo il giorno prima era lontana chilometri e chilometri, a Naraku e Kikyo che avrebbe rivisto tra poche settimane e ai COBRA, coloro che si erano definiti gli amici di Kagome.

Strinse i pugni riducendo gli occhi in due fessure azzurre al solo pensiero.

Cosa avrebbe fatto se se li fosse trovato davanti?

Sicuramente li avrebbe colpiti con tutta la forza che aveva in corpo, oppure li avrebbe ignorati, cosa difficile a farsi, ma estremamente più comoda.

-Ehi amore…- Tom si voltò e guardò Eve che gli sorrise.

Un calore al cuore lo fece rilassare totalmente sentendosi pervadere da quel sentimento che li legava forte e saldo. Solo lei gli faceva quest’effetto, solo lei riusciva con una parola o un gesto a farlo sentire l’uomo più felice della terra. Le sorrise

-Scusa, ti ho svegliata?- domandò. Lei scosse il capo e gli si avvicinò accucciandosi contro di lui appoggiando la testa sulla spalla, mentre il ragazzo le circondava la vita con le braccia baciandole la tempia

-Tom?-

-Mh?-

-Devi dirmi qualche cosa, non è così?- Lui annuì -È per la telefonata di Naraku? Ho visto il modo in cui hai guardato Kagome e ho visto come hai cercato di deviare il discorso…-

-Si, è vero-

-Tom?- Lei alzò il viso –Lo sai che puoi dirmi qualsiasi cosa vero?-

-Lo so, te lo avrei detto Eve, se non ora, domani- Lei gli sorrise e si riappoggiò alla sua spalla imponendosi di non cadere nel dormiveglia. Tom le raccontò brevemente della telefonata, parlandole del desiderio di Kikyo e di come aveva accettato di fare il viaggio in Grecia con Kagome.

Dopo il breve racconto seguì un momento di totale silenzio dove Eve lo guardò negli occhi

-Tom… ma Jhonny?- mormorò. Lui annuì

-È per questo che voglio sapere da te cosa vorresti fare. Prima di tutto il resto per me, ci sei tu e il nostro bellissimo bambino, voi due siete il centro del mio universo, ma confesso…- continuò bloccando le parole che stavano nascendo sulle labbra di Eve -…confesso, che vorrei essere presente quando, o se, faranno pace, o almeno lei e Sango comunque, perché loro lo faranno di certo. Sono convinto che nel suo profondo Kagome ha capito il gesto di Sango… lei non la voleva fare soffrire e, anche se gliela vorrei fare pagare e sono convinto che loro abbiano sbagliato, loro lo hanno fatto per non farla soffrire, per proteggerla in un qualche modo, sbagliando, ma ci hanno provato. Ecco perché vorrei esserci-

Eve non parlò per qualche minuto, contemplando il viso del suo amato Tom. Si mise a sedere e gli prese la mano intrecciando le dita con le sue

-Kagome è una delle mie migliori amiche e le voglio bene. So quanto lei sia importante per te…- Sorrise -…e questo mi basta per volere vedere lei felice in compagnia di chi la merita. Non so se Sango ne sia ancora degna, non dopo tutto quello che ha fatto, ma mi fido di te e del tuo giudizio perché Tom io ti amo immensamente e ti ho donato il mio cuore e la mia anima, ti ho donato la mia vita. Non vorrei mai non essere presente quando lei e Sango faranno la pace e vorrei vederlo stando lì, insieme a te-

Tom l’attirò a se e l’abbracciò con forza, tanto da farle male.

 

Domenica. Ore 8.40

Inuyasha aprì gli occhi  e ci volle tutta la sua concentrazione per ricordare cose era successo solo poche ore prima.

Aveva di nuovo fatto l’amore con quella donna

“No” si corresse “Quello non è amore, è solo sesso”

Alle 2 di notte, poco più, poco meno, la donna se n’era andata lasciandolo solo e, solo un ora dopo, aveva trovato il coraggio di alzarsi da quel letto per andare a chiudere a doppia mandata la porta di casa. Quando poi era crollato sul letto, si era addormentato velocemente senza riuscire a formulare alcun pensiero.

Anche in quel momento, nella penombra della sua stanza, si sentiva vuoto. Quella era la prima volta che tradiva Kagome con una donna. Anche la ragazza che sarebbe dovuta diventare sua moglie non l’aveva mai toccata, anzi, non gli era mai neppure saltato per l’anticamera del cervello! Non solo perché la giovane in questione era tutta casa e chiesa, ma anche perché non suscitava in lui niente di paragonabile a quello che provava stando vicino a Kagome.

Invece ora, accecato dall’ira e dalla sete di una vendetta contro di lei, era andato a letto con quella donna, che purtroppo, ci sapeva fare almeno quanto il suo lavoro, se non di più. Ma ora, dopo quello che era successo, ora che avrebbe dovuto sentirsi appagato per avere trattato Kagome con la stessa moneta, il pensiero di lei e della colpa lo stava schiacciando come un macigno proprio all’altezza del petto diradandosi al cervello.

E ogni volta era sempre più feroce.

Come avrebbe potuto ora guardare negli occhi la sua Kagome?

Si mise a sedere scuotendo il capo confuso e sospirò pesantemente.

Merda.

Buttò le gambe giù dal letto e lo sguardo gli cadde sulla foto appoggiata al comodino.

Lui e Kagome in montagna. Ricordava quel giorno come se fosse trascorso un solo giorno. La prese e se la portò vicino chiudendo gli occhi sperando che i bei ricordi lo invadessero.

Invece, la Kagome piangente e accusatrice gli attraversò la mente facendogli male al cuore.

Allontanò la foto e anche lì, in quell’oggetto inanimato, il sorriso della giovane sembrava più gelido e scostante. In un battito di ciglia la foto ritornò normale, Kagome aveva lo stesso bellissimo sorriso.

Strinse gli occhi e rimise la foto sul comodino rivoltandola verso il basso.

Non voleva guardarla in faccia e vedere il disgusto e l’accusa dipinti sul volto, anche se si trattava solo di una foto.

Possibile che la morsa che sentiva dentro di se fosse il rimorso?

Pensò a Kagome e a quel damerino con un moto di rabbia e il dolore si accentuò

“Dopotutto ho solo seguito il tuo esempio Kagome! Non puoi dirmi niente!” Sospirò sconfortato.

Ma che diavolo stava dicendo? La colpa era solamente sua.

Anche Kagome sentiva il rimorso verso di lui quando… quando… quando se la intendeva con quel tipo?

Rabbrividì. Sperava proprio di si!

Si alzò e andò a farsi la doccia per poi vestirsi velocemente con abiti comodi. Era Domenica, eppure aveva qualche faccenda da sbrigare per il lavoro. Lo avrebbe voluto fare la sera prima ma… beh… aveva avuto una visita inaspettata.

Con un gesto stizzito accese il cellulare mentre prendeva il computer trasferendosi nella sala. Proprio mentre si accendeva, gli arrivarono due messaggi. Il primo era una chiamata di Miroku ieri sera sul tardi, l’altro era di Koga:

“Miroku ha provato a chiamarti ma non rispondi,

quindi ho pensato bene di avvertirti io:

riguarda Kagome.

Ieri pomeriggio sono arrivati Tom e Eve con il pupo appresso,

io non li ho visti, ma è un’informazione sicura.

Chiamaci al più presto mi raccomando,

e non fare niente di stupido!”

Tom? Eve? In Giappone?

Accese internet e scaricò i file mandati dall’azienda, cominciando a leggere il contenuto distrattamente, tanto che si ritrovò a leggere la stessa riga più di tre volte. Scosse il capo energicamente e chiamò Miroku per saperne di più.

 

Kagome si svegliò quella mattina improvvisamente di buon umore. Probabilmente era la vicinanza di Tom che faceva quei miracoli divini. Si alzò stiracchiandosi pigramente: l’orologio segnava le 9.00. Probabilmente i due sposi stavano ancora dormendo pacificamente, suo fratello invece era di certo ancora a letto visto che non vedeva mai certi orari la mattina, mentre sua madre…

Si vestì in fretta e scese al piano di sotto ancora deserto. Pensierosa incrociò le braccia

“Strano che non ci sia mamma a preparare la colazione…” pensò “Che cosa mangeranno a colazione Tom e Eve?” Non lo avevo mai fatto insieme, quindi non ne aveva sinceramente idea…  Eve era francese, mentre Tom era americano… che cosa mangiavano quotidianamente? Eppure qua erano in Giappone, si sarebbero accontentati? Mentre si scervellava su una cosa piuttosto futile, la porta di casa si aprì e sua madre entrò in cucina con la sporta della spesa in mano

-Kagome! Sei già sveglia?- Le sorrise mentre appoggiava le chiavi della macchina –Dammi una mano per piacere… visto che non so cosa piace ai nostri ospiti ho preso un po’ di tutto… credi basti?- chiese indicando il contenuto.

Brioche… toast… affettato… latte… cioccolata… merendine… wurstel… uova… ce n’era per un esercito!

-Si mamma… credo di si… certo che la cioccolata la potevi evitare, siamo in estate si o no!?- La donna abbozzò un sorriso

-Che ci vuoi fare se ne sono golosa?-

-È una delle tante qualità che mi hai trasmesso mamma, purtroppo per la mia linea…- si disperò. La donna la guardò malissimo

-Qualche chilo in più non ti farebbe male sai?-

-Mamma!!- La donna scosse il capo esasperata

-Fa quello che vuoi Kagome ma guai a te se stai male o ti ammali chiaro?!- La ragazza si poggiò una mano sul cuore

-Giuro ‘ma… però non è che io non mangio, anzi! Solo che faccio molto movimento, non so se mi spiego- spiegò allusiva

-Fidati, ti spieghi anche troppo bene per i miei gusti!!- Kagome sorrise sedendosi dopo avere messo via le cibarie varie –Cosa vuoi per colazione?-

-The e… ma si… i muffin andranno benissimo-

-Bene- La donna mise la teiera sul fuoco per il the e un altro più piccolo con del latte, poi su due piatti mise i muffin ai mirtilli che le portò –E non mangiarli tutti e due ok? Uno è mio golosona- La ragazza incrociò le braccia offesa

-Togli il cibo a tua figlia?-

-Che non sia mai!- Le due si guardarono ridendo

-Buongiorno! Vi vedo di buon umore!- Kagome ridendo si voltò

-Ciao Eve! Buongiorno! Dormito bene?- chiese. Eve le si sedette a fianco e annuì

-Oh si, è comodissimo! Anche Tom ha dormito come un sasso, cosa incredibile visto che in albergo era un rigirarsi continuo. Anche il piccolo è stato un angelo!- esclamò

-Cosa vuoi per colazione?- La ragazza sorrise guardando dietro la donna

-Cioccolata e toast andranno benissimo!- La donna annuì mentre portava il the alla figlia

-Grazie mamma!- esclamò mettendo un cucchiaino di miele e mescolando il tutto addentando il muffin. Pochi minuti dopo anche Eve ricevette la sua colazione e la donna si mise di fronte a loro

-Sapete, voi giapponesi avete delle cose e usi piuttosto strani- commentò improvvisamente Eve. Accigliata Kagome la fissò

-Davvero? E come mai pensi questo?- chiese la madre fissandola –Ovviamente avrai visto molti luoghi-

-È così. Da piccola io e i miei non potevamo permetterci lunghi viaggi, ma da quando sono sposata con Tom lo seguo un po’ ovunque in giro per il mondo e ho potuto vedere tante cose diverse e affascinanti. Ogni paese ha un suo modo di vivere: la Francia è diversa dall’America, che a sua volta si distingue dall’Italia o dal Giappone stesso. Qui le cose sono fatte in un certo modo e non si può entrare in un edificio privato con le stesse scarpe che usi per strada, questa cosa in Francia è impensabile come in tantissimi altri paesi. Il Giappone si distingue più di tutti negli usi e abitudini, infatti ciò che per voi è normale routine altrove è novità assoluta- Sorseggiò la sua cioccolata e rise nel vedere le loro facce allibite –Suvvia, non ho di certo detto che siete degli alieni!- esclamò

-Eve… che cosa hai detto per scioccare in questo modo le nostre padrone di casa?- domandò Tom arrivando in cucina con in braccio il piccolo Jhonny ancora mezzo addormentato. La ragazza gli sorrise

-Ciao amore! Il mio piccolino ha fatto il bravo bimbo?- domandò prendendo il figlio che sbadigliò

-Maaa…aaaaa- Tom si sedette

-Non cambiare discorso Eve, cosa hai fatto?-

-Io? Niente! Ho solo detto la mia opinione sugli usi dei diversi paesi che ho visitato!-

-Oh santo cielo… Eve!- La madre di Kagome gli mise davanti la colazione –La ringrazio-

-Di nulla!- esclamò sorridendo

-Lo sai Eve che non è carino dire certe cose. Lo sai che si potrebbero offendere?-

-Era una costatazione!- si difese

-Non preoccuparti Tom- intervenne Kagome dirigendosi al lavabo sorridendo –Guarda che è stato interessante-

-Nemmeno noi abbiamo fatto dei gran viaggi… quindi sapere certe cose è… beh, illuminante!-

-A proposito di viaggi…- Tom e Eve si lanciarono una lunga occhiata di intesa –Stavamo pensando Kagome che, se ti andasse, potresti venire in Grecia con noi questa estate, ovviamente finiti gli esami. Abbiamo una casa là e ci farebbe piacere averti con noi per qualche settimana- spiegò l’uomo incurante accarezzando la testa del figlioletto. Kagome si voltò verso di loro lentamente fissandoli

-Mi state prendendo in giro vero?-

-No Kagome. Ne abbiamo parlato ieri sera e per ringraziarti dell’ospitalità non abbiamo trovato niente di meglio- spiegò velocemente. Kagome sorrise raggiante e corse ad abbracciarli

-Si si! Vengo vengo!!- esclamò urlando

-Non credevo avresti dimostrato tutta questa ilarità! Ti avrei fatta sedere!- La prese in giro l’uomo. Il piccolo Jhonny si dimenò tra le braccia della madre che sorrise

-Però forse Kagome prima dovresti chiedere a tua madre, che dici?- La giovane si staccò da Tom e si voltò verso la madre con espressione colpevole ma supplichevole

-Mamma io…- La donna sorrise scuotendo il capo fermandola

-Ti avevo detto che ti avrei lasciata andare solo se avessi trovato qualcuno che veniva con te, quindi, ora che lo hai trovato, non ho motivo di tenerti qui. Tom, Eve…- Li fissò -…grazie per togliermela di torno per un po’!- Sorridendo Kagome abbracciò la madre

-Grazie mamma!!- gioì. Sota, leggermente irritato e assonnato scese le scale fulminando la sorella

-Kagome! Ma ti rendi conto di che ora è!? Vedi di fare poco casino!- esclamò. Tom gli sorrise

-Sopportala Sota, per ora. Te la porterò via in estate per qualche settimana quindi non credo attenderai molto!- Sota spalancò gli occhi guardando i due consorti

-Volete dire che viene con voi? Verrà da voi?- Loro annuirono –Grazie Kami che esisti! Con questa decisione avete evitato che scappasse di casa, dico davvero!-

Jhonny guardò i genitori sorridere e la ragazza bella del giorno prima canticchiare felice. Certo che i grandi erano proprio strani!

 

Kikyo uscì dalla tabaccheria e guardò intensamente la lettera prima di imbucarla. Naraku le cinse le spalle sorridendole

-Andiamo piccola- La prese per mano e lei gliela strinse

-Andiamo- concesse –Non possiamo lasciare sole troppo a lungo le nostre bimbe- L’uomo annuì e si allontanarono sulla strada ciottolosa, diretti alla loro villa.

  
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