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Autore: pandamito    28/11/2014    5 recensioni
[Missing Moment 4x13] – Le dita sottili di Beth scivolarono sull’ultimo tasto del pianoforte e il suono della sua voce si affievolì sempre di più, fino a che non rimase solo l’eco di quella canzone, che pian piano svanì nel silenzio della stanza. [...] Il suono della sua voce era ancora impresso nella sua mente e continuava a ripetere quella canzone che tanto gli pareva una ninna nanna. Nessuno gliene aveva mai cantata una. Ma quell’ultima nota, seppure dolce, gli aveva lasciato l’amaro nel petto, una sensazione improvvisa di nostalgia, la nostalgia di qualcosa che neanche lui conosceva. Quell’ultima nota gli ricordava come le cose belle dovessero sempre finire e gli uomini in seguito non facessero altro che aggrapparsi solo ai ricordi di quei momenti, niente di più.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Le dita sottili di Beth scivolarono sull’ultimo tasto del pianoforte e il suono della sua voce si affievolì sempre di più, fino a che non rimase solo l’eco di quella canzone, che pian piano svanì nel silenzio della stanza.
La bionda voltò la testa verso la bara dove Daryl era ancora steso: gli occhi chiusi, però era sveglio visto che muoveva le dita, accarezzandosi il mento. Aprì leggermente le palpebre, il tanto che gli bastava per osservare la minore. Il suono della sua voce era ancora impresso nella sua mente e continuava a ripetere quella canzone che tanto gli pareva una ninna nanna. Nessuno gliene aveva mai cantata una. Ma quell’ultima nota, seppure dolce, gli aveva lasciato l’amaro nel petto, una sensazione improvvisa di nostalgia, la nostalgia di qualcosa che neanche lui conosceva. Quell’ultima nota gli ricordava come le cose belle dovessero sempre finire e gli uomini in seguito non facessero altro che aggrapparsi solo ai ricordi di quei momenti, niente di più.
Beth continuava a fissarlo con l’ombra di un dolce sorriso sulle labbra, non proferendo parola. Daryl solitamente si sentiva più a suo agio nel silenzio, quando non doveva parlare, rischiando di rendere tutto teso o imbarazzante. Ma non quella volta. Quel silenzio era frustrante, lo corrodeva, era peggio di mille parole perché non aveva idea di cosa significasse e aveva quasi paura di poterlo scoprire.
Si tirò su col busto a fatica, facendo peso sui gomiti e guardandosi un po’ attorno in quella bara.
«E’ ora di andare a nanna, ragazzina» scherzò, rompendo il silenzio con la sua voce profonda e biascicata.
Beth roteò gli occhi, ma il suo sorriso si aprì ancor di più. «Va bene, Mr. Dixon» lo canzonò, alzandosi dallo sgabello del pianoforte e avvicinandosi alla bara.
«Non è che hai paura di rimanerci chiusa dentro, eh?» la prese in giro, facendo per scendere.
«No! Stai!» lo fermò Beth quando intuì le intenzioni dell’altro, quasi gridando quelle due parole. Non voleva costringerlo ad andarsene da lì, non aveva mica chiesto lei di poter dormire in quella cassa di legno, avrebbe trovato qualcos’altro e la sola idea di quella cassa la rendeva nervosa e malinconica. Le ricordava la morte, inevitabile.
Mise i palmi delle mani contro il petto di Daryl, per impedirgli di uscire e quel contatto provocò un brivido e un senso di disagio nell’uomo. Non ci era abituato. I grandi occhi azzurri da cerbiatto di lei lo guardavano fissi, intimandogli di fare ciò che gli aveva chiesto. Mugugnò come suo solito, consapevole che quelle sue parole non dette irritavano la bionda, che invece cercava sempre di spronarlo a parlare chiaramente e ad aprirsi.
Beth gli punzecchiò un ginocchio e Daryl rimise le gambe dentro la comoda cassa, continuando a fissare Beth per capire le sue intenzioni.
La minore si guardò attorno per qualche secondo, poi poggiò bene le mani sul bordo di legno: dapprima – Daryl notò – tremando, ma poi saldamente, come se avesse trovato una nuova sicurezza; e si issò con forza, entrando in quella bara con le ginocchia.
«Vedi? Ci entriamo entrambi» fece notare la bionda, poggiando sempre un palmo sul petto di Daryl e spingendolo a sdraiarsi di nuovo, seguendolo. Si stese sopra di lui, cercando di utilizzare al meglio quel poco spazio che avevano. Ma in fondo era comodo: la testa poggiata sul suo petto, ne sentiva il battito e il respiro.
Daryl non voleva fare la figura della femminuccia, non di fronte a lei così troppo vicina, eppure era agitato e aveva paura di quel che poteva succedere, di cosa magari poteva sentire, se il suo cuore gli avesse tirato qualche brutto scherzo. Quel contatto lo rendeva nervoso, lei che lo abbracciava con innocenza come la volta in cui era andato a dirle di Zack. I suoi modi quasi ingenui – ne era sicuro – l’avrebbero messa nei guai prima o poi. Lei era troppo buona per quel mondo. Ma era anche forte.
Solo che non aveva mai avuto qualcuno da abbracciare, qualcuno che mostrasse di tenere a lui, mentre ora quella ragazzina si era stretta a lui, circondandolo con le braccia, e sentiva le sue dita scorrere sulla sua maglia, disegnando cerchi invisibili. Le lanciò uno sguardo ed aveva già chiuso gli occhi, posizionandosi comodamente, aspettando solamente che il sonno scendesse su di lei.
Le mani di Daryl tremavano un po’ e strinse i pugni per cercare di farle calmare. Si sentiva impacciato in quella posizione, aveva paura addirittura di muoversi. Cercò di fare qualcosa, ma non sapeva cos’avrebbe dovuto fare di preciso, come comportarsi, tentò di corrispondere, ma si tirò subito indietro, sentendosi stupido.
Abbassò la testa e la poggiò nell’interno imbottito della bara, chiudendo gli occhi e ripensando a come Beth era riuscita a passare su tutti quegli insulti che le aveva rivolto e l’aveva abbracciato da dietro, mentre lui si era abbandonato alle lacrime per la prima volta da quando aveva visto suo fratello morto. No, non proprio morto.
Lei non ci aveva pensato due volte, non aveva esitato a stringendo, a confortarlo, a poggiare la testa sulla sua schiena.
Anche quando l’aveva fatto, Daryl si era sentito percuotere da un brivido, la stessa sensazione di disagio ad essere a contatto con una persona, ma più intensa. Si trattava della sua schiena marchiata. Quella che si vergognava a mostrare. E lei ci si era appoggiata, ignara, inondandolo di una strana sensazione di calore, piacevole. E così si era lasciato andare con la prima persona che gli aveva dimostrato un simile affetto, che non aveva mai ricevuto nel mondo di prima.
Così allungò la mano e la strinse a sua volta fra le sue braccia, accarezzandogli i capelli biondi anche dopo che quella smise di disegnargli cerchi invisibili sul petto.
Teneva gli occhi sempre chiusi, il respiro era diventato quasi regolare, e ripensava alle parole di Beth in quella vecchia baracca. Stare in quella bara non faceva altro che ricordare che un giorno sarebbero morti anche loro due e il suo compito era quello di farlo accadere il più tardi possibile. La teneva stretta, rinchiusa fra le sue braccia come un cane che non molla il proprio osso, per mostrare che è solo suo. Così faceva Daryl con Beth, pensando che gli sarebbe mancata veramente tanto se se ne fosse andata sul serio. Ma non voleva pensarci.
Cercò di svuotare la mente, di concentrarsi solo sul silenzio, non muovendo un muscolo. Doveva provare a dormire, eppure non ci riusciva, c’era ancora qualcosa che si intrecciava nei suoi pensieri, ma non sapeva cos’era esattamente, forse un briciolo di paura nel legarsi a quella ragazza. Gli era sempre andato bene essere da solo, non aveva dovuto badare a nessuno se non a se stesso, ma tenere a qualcuno e far di tutto per proteggerlo… quello era il vero coraggio, che Daryl non sapeva di avere o meno.
Le dita di Beth gli sfiorarono improvvisamente il collo e lui cercò di non sussultare, di non fare assolutamente nulla e fingere di stare ancora dormendo, anche se non l’aveva ancora mai fatto quella notte. I polpastrelli toccavano leggeri la sua pelle, accarezzandogli la mascella e grattandogli piano la barba. Le labbra di Beth premettero sulle sue per qualche istante, soffici, paurose che lui si potesse svegliare, che potesse averla sentita, coglierla in fragrante, svegliarsi e chiedere spiegazioni. Ma Daryl non lo fece, finse ancora di dormire, cercò di bloccare il respiro, tutto, per non tradirsi.
Beth poggiò nuovamente la testa sul suo petto e Daryl rimase a contemplare quel gesto che annebbiò tutti gli altri suoi pensieri. L’unica cosa a cui riusciva a pensare era che gli era piaciuto; lo stomaco che gli si chiudeva, il calore sulle labbra, qualcosa di dolce e gentile, per niente rude, che si era posato come una farfalla passeggera su un fiore, prima di battere di nuovo le ali e spiccare il volo, prima di morire a fine giornata.
Ma lì tutti i dubbi di Daryl si dipanarono, scivolarono via dal suo corpo, lasciando nella sua mente solo l’ultima nota di quella canzone, che ora riecheggiava più forte fra quelle mura vuote, cercando di riempire quello spazio con nuovi ricordi, nuovi momenti che aveva trascorso in quei giorni.
Aveva capito che andava bene se gli importava di qualcuno. E così riuscì finalmente ad addormentarsi.
 
 
 
 
 
 

 

PANDA B I TC H.
Yo, è la mia prima Bethyl nonché prima fanfiction sul fandom di The Walking Dead. Ma va bene così, a parte i soliti millenni per decidere che titolo dare alla storia.
Uhm, che dire? In realtà nulla. Dopo milleni ho iniziato anch'io TWD perché ho trovato qualcuno che mi ha prestato i dvd e che sempre sia lodato. Ok, in realtà avevo troppa voglia di iniziarlo a vedere dopo aver giocato a Survivors, che è un gioco da tavolo sugli zombie e ci sto in fissa, ma questi sono dettagli.
Detto ciò, prima di tutto vorrei dedicare questa storia alla mia Ivola cuore cuore. Secondo mi farebbe piacere se metteste mi piace a Come una bestemmia. su facebook per seguire i miei aggiornamentie magari se mi seguite su twitter come @pandamito non fate una brutta cosa, eh. Sono pandamito anche su tumblr, ma tutti i link li trovate nel mio profilo.
Baci e panda, Mito.
#CARLPOPPA
   
 
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