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Autore: Natalia_Smoak    29/11/2014    6 recensioni
Verione natalizia della raccolta I'm taking prompts.
Dal primo capitolo: La prima volta non si era fatta illusioni, aveva accettato che lui le avesse detto quelle parole per convenienza, per salvare tutti. Aveva accettato che per Oliver Queen non sarebbe stata altro che la bionda informatica e partner nel combattere il crimine.
La seconda volta l’aveva distrutta; la consapevolezza che lui la amasse, ma che avesse deciso di tirarsi indietro era ancora più tremendo che pensare che non la amasse.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Spazio autrice:
E rieccomi con l’edizione natalizia dei prompt (per il nome si ringrazia Ragdoll_Cat)
Allora per prima cosa voglio subito chiarire che i prompt non sono ancora ufficialmente aperti, semplicemente avevo due prompt da questa estate che avevo deciso avrei inserito nella versione di Dicembre della ff.
Arrow è andato in pausa per due settimane, allora mi sono detta: perché non cominciare a scrivere queste due richieste in modo di dare qualcosa dal leggere a noi del fandom?
L’idea è quindi di pubblicare due cap e mettere la ff in pausa fino alla pausa natalizia di Arrow, in cui io ricomincerò ad accettare prompt, in modo da avere sempre da leggere nelle pause .
Dopo questa spiegazione vi chiedo quindi gentilmente di aspettare a inviarmi richieste, sarò io a scrivere di mandarmele nell’altra mia ff ispirata agli episodi, che andrà in pausa con Arrow, per poi riprendere dopo le feste e con la chiusura di questa .
 
Un’ ultimissima cosa: questo primo prompt mi era stato inviato ad Agosto, e per necessità di cose e coerenza con la trama ho dovuto fare dei cambiamenti (mi dispiace tantissimo clisa1932), ma onestamente non me la sentivo di scrivere una what if, chi mi segue sa che amo la coerenza con l’opera originale.
Il problema più grande me lo ha dato Laurel, che al momento sembra essere completamente fuori dalla testa di Oliver e del team, quindi ho cercato di ricreare l’ostacolo Laurel con l’ostacolo Ray Palmer, anche se Laurel è citata ed è parte della storia, per il resto mi pare di aver prestato abbastanza aderenza alla tua traccia
Grazie per l’attenzione e buona lettura
 
 
Prompt  1

Di: clisa1932
Felicity dopo  il discorso sull’isola e quel ti amo fasullo sente che qualcosa dentro di lei si è spezzato, sapere che Oliver  non la considera come una donna l’ha ferita profondamente e avere davanti Laurel, l’unico suo grande amore, tutti i giorni la destabilizza, così decide di allontanarsi emotivamente da lui continuando però  ad aiutarlo nella lotta contro il suo crimine. Si tiene sulle sue, gli parla solo se le vengono fatte delle domande specifiche sulla missione, e quando il suo passato le bussa alla porta, non dice nulla a nessuno e cerca di risolvere tutto da sola. Il rapporto con Digg e sempre fraterno ma ora  lui a famiglia e lei non vuole essere di peso.
Oliver si rende conto del distacco di Felicity e capisce che le manca tutto di lei, e i sentimenti nei suoi confronti sono sempre più forti e la sua assenza le fa capire che quello che trova è troppo intenso per essere messo da parte e comincia a lottare per lei, e la lotta deve essere dura.

 
 


La notte  in fonderia stava trascorrendo relativamente tranquilla, però ora nessun pazzo furioso aveva deciso di far saltare in aria la città, e i pazzi criminali sembravano non avere intenzione di colpire al momento.
C’era pero qualcosa di strano: l’aria nella fonderia era fredda, e lei non si sentiva a suo agio, sembrava quasi che non fosse più la benvenuta lì dentro.
O meglio, non era più la benvenuta per Oliver; il ragazzo non l’aveva salutata, non le aveva parlato e non l’aveva guardata, semplicemente aveva continuato ad affilare frecce per un po’ poi si era spostato ad allenarsi e, a giudicare da come stava riducendo il manichino Felicity poteva giurare che fosse arrabbiato, molto arrabbiato.
Lei,Digg e Roy si erano scambiati uno sguardo incerto; nessuno di loro aveva idea di cosa fosse successo.
Ad interrompere le sue elucubrazioni  mentali fu lo squillo del suo cellulare. Sospirò pesantemente ma non rispose; sapeva benissimo chi fosse e non aveva per niente intenzione di parlargli.
Una ennesima chiamata nella lista del “Senza risposta”
“Hai intenzione di rispondere a quel dannato cellulare si o no?” chiese Oliver senza guardarla
Si girò di scatto; il ragazzo le rivolgeva per la prima volta la parola e  ovviamente le urlava contro. Perfetto
“Scusa? Cosa ti interessa se non voglio rispondere? Torna ai tuoi allenamenti” ribattè  lei picata
“Lo farei ma quel rumore mi fa saltare i nervi. Ha squillato sei volte nel giro di un’ora. Rispondi, spegnilo, fa quello che vuoi, ma non lo voglio più sentire”
Felicity fece per ribattere ma il cellulare smise magicamente di squillare.
Non fece in tempo a tirare un  sospiro di sollievo che le arrivò un messaggio.
Oliver grugni, mentre lei prendeva il cellulare, infondo leggere un messaggio non significava dovergli parlare.
La ragazza lesse:
“Felicity, ti prego vieni subito alla Palmer Technologies, non si tratta di me, si tratta di Donna. Ray”
Spalancò gli occhi e senza pensarci due volte prese la borsetta e si precipitò su per le scale
“Ehi, dove diavolo stai andando?” le gridò Roy dal piano di sotto
“Ehm…al lavoro, è urgente” rispose lei senza guardarsi indietro.
Il manichino da allenamento venne scaraventato dall’altra parte della stanza.
“Guarda che ne compri tu uno nuovo” sbuffò Roy in direzione di Oliver, che però lo aveva bellamente ignorato
 
 
 
Felicity giunse di corsa in ufficio e quando tutta trafelata aprì la porta vide l’ultima cosa che si sarebbe aspettata di vedere: Donna Smoak, senza trucco, con i capelli arruffati e gli occhi pieni di lacrime. Giaceva su una sedia e sembrava immobile tranne i singulti che scuotevano il suo corpo
“Che succede?” chiese rivolta più  a Ray che  a sua madre, visto che non sembrava nelle condizioni di poterle fornire risposta.
“è arrivata qui sta mattina tutta agitata e ti cercava, diceva qualcosa riguarda a un prestito, dei soldi che doveva a qualcuno…”
“Oh mio Dio” sussurrò Felicity posandosi una mano sulla fronte, poi aggiunse: “Di quanto si tratta?”
“Felicity….”
“Di quanto si tratta ho chiesto “
“Centomila dollari”
”Oh mio Dio… oh mio Dio. Ma a chi deve questi soldi ?”
“Non ne ho idea.. non mi ha detto nient’altro”
“E adesso io come diavolo faccio a…” la ragazza non fece in tempo a finire la frase che Ray le sventolò sotto il naso un assegno in bianco.
“Oh no. No,no, no. Tu non puoi fare sul serio”
“Ascolta, per il momento prendi questo assegno, vai a casa, parla con tua madre e cerca di capire che diavolo è successo. Quando avrete chiarito e ti avrà spiegato la situazione deciderai se accettare o meno i miei soldi.”
“Ray, non posso . Tutti questi soldi..”
“Felicity, la scorsa settimana mi hai fatto chiudere un contratto milionario, prendili, davvero, se non me lo potessi permettere non lo farei. Ora va a casa e decidi sul da fare”       
 
 
 
Felicity sospirò stancamente appoggiandosi alla finestra con la fronte, La madre ora era a dormire in camera sua, dopo essere crollata per la stanchezza.
Come diavolo aveva fatto a cacciarsi in sto casino? Sapeva che Donna aveva un debole per i begli uomini, ma farsi fregare così, credendo ad un tizio conosciuto in un bar che le aveva prosciugato il conto in banca firmando pure dei contratti e facendo prelievi a suo nome  e che poi era sparito, lasciandosi dietro una scia di debiti.
Il telefono squillò per l’ennesima volta in quella lunga giornata, quando lesse il nome sul display sospirò: Oliver
“Perché non sei qui?” chiese lui atono
“Ho avuto un emergenza” rispose lei con lo stesso tono
“Quindi funzionerà così da adesso in poi; Palmer chiama e tu corri in ufficio da lui” disse freddo e provocatorio
“Palmer mi ha chiamato perché c’era davvero un emergenza”
“Spero per lui che ti paghi abbastanza queste ore di straordinario”
“Oh, non ti preoccupare, mi paga mi paga” sospirò lei ripensando all’assegno in bianco
“Già,  a quanto ho  visto conosce diversi metodi di pagamento…” disse mordendosi la lingua subito dopo
“Cosa intendi dire?” domandò non capendo dove lui volesse andare a parare
“Niente, lascia perdere” cercò di tagliare corto lui
“Ci hai visti! Ha visto mentre ci baciavamo” disse mentre l’amara consapevolezza di ciò che era successo si fece strada nella sua mente
“Si” rispose lui secco
“Ecco perché ti stai comportando così, così da stronzo”
“Io mi comporto da stronzo? Sei tu quella che bacia un altro pur sapendo quello che provo per te”
“Tu hai rinunciato a me, lo hai fatto in quel dannatissimo ospedale, quindi non venire a farmi la morale” urlò lei scagliandogli contro tutta la rabbia e la tensione di quelle ore
“Felicity…”
“No, niente Felicity. Da adesso in poi adotterò la tua stessa strategia, colleghi di notte per il bene della città, ma sconosciuti di giorno. Non sarai più obbligato a parlarmi o ad avermi in giro. Addio Oliver”
“Felicity, aspetta un momento” provò Oliver, ma l’unica cosa che gli rispose fu l’eco di un telefono muto.
 
 
 
 
Quattro giorni. Quattro giorni, venti ore. Quattro giorni venti ore e 36 minuti.
Tanto era passato da quella conversazione telefonica con Oliver, dal giorno in cui aveva accettato i soldi di Palmer e dal giorno in cui sua madre era ritornata a Las Vegas per risarcire tutti i creditori in maniera regolare.
Sospirò pesantemente , l’atmosfera nella fonderia era diventata tremenda, lei si aggirava in lì come uno zombie ed Oliver era sempre in incazzatura mode on. Evitavano di guardarsi, evitavano di parlarsi ed evitavano anche di pensarsi probabilmente, ma lei in questo falliva miseramente, dato che ogni singolo pensiero della giornata era collegato a lui. Non doveva, non era giusto, non ora che le cose con Palmer si stavano facendo…calde. Le aveva chiesto un  secondo appuntamento e lei aveva accettato, più che altro si era sentito in dovere visto il grosso prestito che le aveva fatto, ma poi durante la serata  era stata bene, si era sentita ascoltata, capita e alla fine lo aveva baciato. Lei. Di sua spontanea volontà.
Adesso erano in una situazione da definire, ma si poteva dire che stessero uscendo, e di certo uscire con un uomo e pensare ad un altro non è certo una cosa bella da fare.
Dei rumori provenienti da dietro di lei la distrassero e per un secondo si girò guardinga pensando che Oliver fosse tornato dal giro di pattugli, ma per fortuna era solo Diggle
“Ah sei tu” sospirò di sollievo
“Certo, chi avrei dovuto, o non avrei dovuto, considerata la tua faccia, essere?” chiese sorione
“Niente, o meglio nessuno…lascia perdere”
L’uomo si avvicinò a lei e le si sedette accanto:
“Felicity, sei sicura che le cose tra te ed Oliver vadano bene” chiese apprensivo
“Certo, va tutto benissimo” rispose lei cercando di dissimulare
“Capisco,  è dato che tutto va bene non vi parlate” sospirò lui con uno sguardo di disapprovazione
“Si che ci parliamo”
“Felicity, intendo conversazioni vere, e non cose del tipo:”Felicity, dammi le coordinate del nostro rapinatore, o fai la scansione dell’hard disck di questo pc” oppure “Si, Oliver” “Sarà fatto Oliver””
“Digg, ascolta, non preoccuparti, ok? io ed Oliver abbiamo avuto una discussione un po’ pesante, ma non è nulla”
“Se davvero non è nulla perché tu esci con Palmer e lui ha ricominciato ad avere rapporti stretti con Laurel?”  chiese l’uomo sapendo che andava toccare un nervo scoperto
“Quello che Oliver fa o non fa nella sua vita privata non è affar mio“ rispose seria
“Felicity...”
“Digg, ascolta, è tardi, vai a casa, coccola la tua bambina e trascorri la serata con tua moglie, d’accordo?”
“D’accordo, me ne vado, ma vi prego cercate di risolvere questa cosa, non mi piace vedervi così, entrambi, ma ancora meno mi piacerebbe vedere Oliver con Laurel” disse prima di catapultarsi su per le scale.
Laurel, ovviamente, la meravigliosa Laurel, la stupenda, incommensurabile Laurel.
Chissà se le aveva già detto di amarla, ultimamente aveva dispensato così tanti “Ti amo” che uno in più non avrebbe fatto differenza.
Infondo lei era il suo primo amore, il suo grande amore, peccato che poi avesse rovinato le cose scopandosi la sorella.
Portò i gomiti sul tavolo e si sorresse la testa con le mani: ”Ma che diavolo stava pensando? Oliver non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
Ti amo. Ripensò a quelle parole, alla prima volta che gliele aveva dette.
Era stato tutto uno scherzo, tutto un gioco per ingannare Slade. Le aveva fatto male, è vero, ma niente le aveva fatto più male della seconda volta che lo aveva sentito dichiarare il suo amore per lei, nel corridoio dell’ ospedale.
La prima volta non si era fatta illusioni, aveva accettato che lui le avesse detto quelle parole per convenienza, per salvare tutti. Aveva accettato che per Oliver Queen non sarebbe stata altro che la bionda informatica e partner nel combattere il crimine.
La seconda volta l’aveva distrutta; la consapevolezza che lui la amasse, ma che avesse deciso di tirarsi indietro era ancora più tremendo che pensare che non la amasse.
Appena arrivata a  casa, si buttò sull’letto e crollò per la stanchezza.
 
Nei giorni seguenti le cose non migliorarono, anzi i rapporti tra lei e Oliver erano ancora più freddi di prima e il fatto che Laurel bazzicasse sempre più spesso da quelle parti  e si intrattenesse con Oliver in fitte conversazioni non aiutava.
Il suo cellulare emise un bip:
“Cena, sta sera all’ristorante da Mario. Passo a prenderti alle sette. Non accetto no come risposta. Ray”
Beh, per lo meno le cose tra lei e Ray (che poi c’era davvero un “lei e Ray”?) andavano per il meglio, infondo distrarsi e uscire le faceva solo che bene, e sotto sotto le attenzioni di Ray la lusingavano parecchio.
 
 
Quella sera se la prese comoda; uscì dalla fonderia con molto anticipo, ma nessuno, tanto meno Oliver osò dire una parola.
Arrivo a casa, si fece la doccia e scelse l’abito con molta cura. Dopo alcuni minuti davanti all’armadio si decise per un abito viola scuro, a cui aveva abbinato il rossetto e lo smalto. Si profumò, si mise dei gioielli e si trucco per bene. Ray la passò a prendere puntualissimo e dopo pochi minuti arrivarono al ristorante.
Qulla sera c’era qualcosa di strano nel ragazzo, sembrava più silenzioso, più tranquillo del solito e lei non riusciva a spiegarsi il perché.
Il ristornate e il cibo erano fantastici; ordinarono un piatto di tagliatelle con panna e funghi abbianto ad un Brunello di Montalcino che  non avrebbe dimenticato tanto facilmente.
Conversarono amabilmente del più e del meno durante tutta la cena, ma Felicity sapeva benissimo che Ray era a disagio.
Mentre stavano aspettando il dolce Ray le prese la mano e le accarezzò il dorso con la sua:
“Felicity… io…c’è una cosa che devo dirti” cominciò lui deglutendo
Felicity fu presa dal panico, sapeva benissimo cosa il ragazzo voleva dirle, ma no, non lo voleva sentire, non   lo voleva sapere.
“Ti amo”
“Ray…io grazie…” rispose pietrificata da quella rivelazione
Ray sospirò e fece una risata amara: “Sai di solito ad un ti amo si risponde con un altro ti amo…” disse poi smettendo di tenerle la mano.
“Oddio, io… mi dispiace tanto… non so cosa” farfugliò lei rossa in viso e sull’orlo delle lacrime. Perché non poteva dirgli ti amo? Perché nonostante fosse a cena con lui non poteva smettere di pensare ad Oliver.
“Non sei innamorata di me. Io ti piaccio ma non così tanto” affermò sicuro lui, non sembrava arrabbiato, semplicemente rassegnato
“Penserai che io sia una stronza vero? Mi sono fatta prestare dei soldi, portare fuori a cena, regalare fiori…”
“Non ho mai pensato una cosa del genere Felicity. Sei una brava persona, davvero, mi dispiace solo non essere riuscito a farti innamorare di me, ma evidentemente qualcun altro possiede il tuo cuore. Non devi scusarti per questo, l’amore è così, illogico, irrazionale”
“Non mi merito la tua comprensione” come poteva trattarla così bene?
“Ascolta, ora facciamo così; ti asciughi le lacrime, ti sistemi, pago il conto e ti porto a casa, così ti farai una bella dormita e penserai a tutta questa situazione e cercheremo di chiarire il nostro rapporto. Non voglio perderti né come amica né come dipendente” disse abbozzando un sorriso tirato
 
 
Felicity arrivò a casa distrutta; senza nemmeno guardare lanciò la borsa per terra e si diresse in camera fece per iniziare a spogliarsi, ma appena arrivata nella sua stanza si fermò: lui era lì.
Oliver Queen, anzi, Arrow era lì, alla sua finestra con le braccia conserte ed un espressione contrita sul volto.
“Che ci fai qui?” chiese fredda lei
Oliver non parlò, semplicemente si avvicinò a lei e le diede una carezza sul viso, ma la ragazza scostò la mano.
“Ti ho chiesto cosa ci fai qui” ribattè guardandolo dritto negli occhi
“Avevo bisogno di vederti, di sentire la tua voce, il tuo profumo” sussurrò sospirando
“Già, adesso il profumo di Laurel ti fa schifo” affermò sarcastica incrociando le braccia al petto
“Che diavolo centra Laurel ora?” chiese lui disorientato
“Nulla, solo che appena ho smesso di darti attenzione hai cercato un’altra esponente del gentil sesso che ti tenesse compagnia”
“Sei gelosa.”  Disse con una accenno di un  sorriso sulle labbara.”Laurel aveva bisogno di aiuto, è venuta da me per avere dei consigli su come allenarsi e impressionare il suo allenatore…in tutti i sensi, diciamo”
“Woh, aspetta un secondo Laurel e Ted?” domandò lei sorpresa , dimenticandosi per un secondo di essere arrabbiata con lui
“Sì”
“Ok, però il fatto che Laurel esca con Ted non spiega la tua presenza qui.”
“Te l’ho già detto, mi mancavi. Mi manca parlare con te, mi mancano i tuoi balbetti e i tuoi lapsus Froidiani, il modo in cui diventi rossa ogni volta che comprendi il significato nascosto di ciò che dici. Mi mancava fare questo” disse il ragazzo inclinandosi e posando la sua mano sulla spalla della ragazza per poi scendere in una lenta carezza
“Oliver…” Felicity sospirò, mentre quasi senza rendersene conto indietreggiava fintanto che il suo corpo non fu imprigionato tra il muro e il corpo caldo di Oliver.
“Ti amo” le sussurrò a due centimetri dalla bocca, poi le diede un bacio a fior di labbra, poi un altro e un altro ancora, mentre ogni volta che si scostava dalla sua bocca le sussurrava un dolce ti amo.
Le ginocchia di Felicity si fecero deboli, si sentiva come gelatina e questa volta non era sicura che sarebbe riuscita a respingerlo, non dopo una dichiarazione come quella.
Con l’ultimo briciolo di lucidità rimastale cercò di fermarlo posandogli una mano sul petto.
“Non te ne andrai? Non comincerai con quella storia dell’eroe, del voler stare solo? Perché se lo farai mi distruggerai. Un'altra volta. Oliver, devi essere sicuro della tua scelta, non puoi tirarti indietro dopo. Mi ami, mi ami senza se, senza ma e senza forse?” chiese sull’orlo delle lacrime
“Ti amo. Senza se, senza ma e senza forse” rispose serio lui guardandola negli occhi
Ed a quel punto non ci fu più scusa che tenne, semplicemente Felicity si lanciò sulla sua bocca regalandogli un bacio intriso d’amore
 
  
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