Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: CinderNella    30/11/2014    3 recensioni
Inizialmente si sentiva un po’ strana per il fatto che avrebbe condiviso una casa con un uomo.
Insomma, Colette aveva detto che quel Tom era simpatico e a modo, ma lei, Colette ed Elspeth erano sempre state con delle ragazze in casa… Tranne il modello. Ma lui non stava mai a casa. Laire era l’ultima aggiunta, una matricola alla loro stessa università e si trovavano benissimo, ma erano sempre state solo ragazze.
E ora Colette le mollava per tornare al suo paese natio e le lasciava in balìa di un tipo che nemmeno conoscevano. Era un po’ ingiusto.
"Ma se Colette lo conosce in qualche modo e dice che è alla mano, gentile e ha viaggiato molto, ci si potrà fidare..." pensò lei, rincuorata.
[...] Tom uscì dal portone, tirando un sospiro di sollievo: quell’Aneira era una tipa stramba. In positivo, ma lo era.
L’aveva convinto a prendere la camera sebbene non fosse la migliore opzione, ma nel suo essere strana gli aveva già fatto sentire la casa come sua, come se ne volesse fare parte.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avevo così tanta voglia di postarlo che sì, appena ho letto 30 Novembre l'ho postato. Anzi, ho iniziato ad editarlo ancora prima! Il banner è sempre stato fatto da _Lith_, lo stile del titolo è sempre ispirato a FRIENDS e la foto è mia (no, non ho salvato dei miei veri amici con quei nomi. Ho modificato però uno screenshot di chat di gruppo appena creata quel giorno... sì, sono tanto malata quanto molto committed!) ed è stata modificata da me. Buona lettura!



















 
The Guy Who Turned Her Down



14. The One With The Reconciliation and The Transoceanic Skype-Call




Era strano. Non tanto non avere sempre tra i piedi Tom – perché spesso e volentieri non capitava, essendo sempre un VIPsuperimpegnato come era solita chiamarlo lei – ma sapere che non sarebbe tornato per mesi. Sarebbero stati lei, Mycroft, Elspeth e Laire. E con quella “famiglia”, Mycroft era quello con il nome più normale.
«Buonasera buonasera!» e ovviamente Eddie. Non aveva capito decisamente quando quella fosse diventata la seconda casa del rosso, però non le dispiaceva neanche più tanto.
«A cosa dobbiamo la tua presenza?» replicò, acidamente come al suo solito, Aneira. E di tutta risposta, il gentleman inglese per eccellenza – beh, chiamava Tom così. Però lui era metà scozzese, quindi poteva rivolgersi a Eddie così – decise di esordire con un: «Tanto lo so che mi ami. Ti amo anche io, non preoccuparti.»
E dopo la dichiarazione – lei avrebbe specificato unilaterale, ma non aveva avuto la possibilità di ribattere – d’amore si piazzò accanto alla ragazza, accarezzando un piumoso Mycroft che era contentissimo di ricevere coccole da una mano maschile dopo ore che non ne riceveva.
«Comunque, cara, mi vedrai più spesso.»
Aneira alzò un sopracciglio, perplessa: «Sei già qui tutti i giorni, più volte al giorno… cosa intendi?»
«Hannah mi ha cacciato di casa. Ho deciso di rimanere qui fin quando non ne trovo una migliore.»
«Ma... non può! È la tua casa!»
«Vuoi chiamarla e dirglielo?» indicò il suo telefono, sorridendo malefico «Quindi... saremo compagni di casa!»
«Oh, Gesù…» la ragazza si passò una mano tra i ciuffi ribelli nati da poco all’attaccatura dei capelli e alzò gli occhi al cielo «Tom almeno lo sa?»
«Glielo diremo appena atterra.» dichiarò Eddie, con un sorriso a trentadue denti, iniziando a tirare verso di sé il computer di Aneira.
«Molla l’osso!» lo redarguì lei, schiaffeggiandogli la mano incriminata «è molto probabilmente già atterrato. Sono le nove... ma magari vuoi aspettare che arrivi in hotel, si sistemi, stia meglio?»
«No che non voglio aspettare! E poi mi deve avvisare quando atterra!»
Il telefono del rosso suonò e Aneira notò che anche il suo emetteva una luce intermittente che di solito si illuminava solo quando riceveva qualche messaggio: lo afferrò e notò che era una notifica su Whatsapp.
«Ma che caz—
«Oh... oooh.» i versi poco esplicativi di Eddie non miglioravano la situazione.
«Lara ha creato un gruppo?!»
«Sì.»
«Chi sono i due numeri a me sconosciuti?»
«Il numero americano di Tom e quello di Luke.»
«Perché c’è sia il numero americano che quello inglese di Tom? Che senso ha?!»
«Penso che Tom se lo porterà comunque indietro... e si attaccherà al Wi-fi… no?»
«Ma non ha una doppia sim?»
«Gli I-Phone hanno la sim doppia?»
«Lo sai che non ha più un I-Phone, vero, Ed?» sbarrò gli occhi Aneira, memorizzando i nuovi numeri e leggendo che cosa aveva scritto Lara: “Così è più semplice per lui avvisare tutte le persone che sono in attesa di un suo messaggio. L x
Ehi, è mia la firma “L x”! L x” aveva scritto Luke, aggiungendo l’emoji che sbuffava sonoramente.
Hiddleston, sai che ci devi avvisare, vero? Sennò partono le chiamate preoccupate” aveva digitato con la mano libera Eddie, mentre l’altra coccolava Mycroft.
Mi raccomando, fatti riprendere dalle gentili hostess e steward della British Airways per avere acceso il telefono prima che l’aereo si fosse fermato, eh!” aveva commentato Luke, ridendo.
Mamma mia come siete asfissianti! Però scrivi, Hiddles. ORA.” Aveva aggiunto subito dopo Lara, e Aneira ancora si chiedeva perché facesse parte di quel gruppo. Del gruppo degli amiciVIP di Tom. O, includendo anche lei, delle persone a lui care...? Deglutì a fatica, cercando di metabolizzare il tutto: Che cosa aveva in mente Lara?
«Che c’è, Thorneira? Hai ancora il martello sotto le coperte?...» iniziò a tastare sotto le coperte all’altezza del suo sedere, cercando il martello irrimediabilmente arancione.
Aneira continuava a osservare un punto fisso sulla finestra, per poi decidersi a digitare qualcosa: “Sei arrivato?
Contemporaneamente aveva risposto anche lui alla caterva di messaggi di Luke, Lara ed Eddie: “Mi sarei dovuto aspettare un saluto del genere da tutti voi. Nemmeno metto piede in Canada e già mi tormentate...
‘Nei? Non sono ancora in hotel... e ovviamente non mi riferivo a te, ma a quei pazzi di E, L e L.” aveva aggiunto subito dopo Tom, continuando a scrivere “E non sapevo nemmeno ci fossi anche tu nel gruppo...
Beh la prossima volta leggi i nomi dei partecipanti!” l’aveva ripreso con una linguaccia Lara, mentre Luke dedicava alla suddetta una serie di emoji che le rivolgevano un’occhiataccia.
E comunque ha senso, che ci sia anche tu.” aveva aggiunto infine Tom, prima che tornasse in silenzio radio e che Lara e Luke ricominciassero a battibeccare.
E comunque, quando sei sistemato e tranquillo in hotel facci un fischio. Che sono a casa a tua e io e Aneira vogliamo videochiamarti!” era l’ultimo messaggio che aveva letto su quel gruppo. Poi aveva chiuso l’applicazione, lasciato il telefono sopra il libro sul comodino e ripreso tra le mani il PC. E Mycroft aveva mollato Eddie per piazzarsi al centro delle sue gambe intrecciate all’indiana e prendersi le sue coccole distratte.
«Ehi!» si era lamentato il rosso, ma tutto quello che ricevette dal gatto in risposta fu un movimento stizzito – e orgoglioso – del capo e del sedere. E così piazzato – ossia, rivolgendogli il sedere – si era accucciato su Aneira e aveva iniziato a ronfare e a fare le fusa.
«Dopotutto, sono io la sua umana.»
«E Tom! E come amico di Tom dovrei avere un posto riservato nel cuoricino di Mycroft!»
«Beh, Tom è la sua poltrona. Ma è anche il suo umano... e tu sei suo amico. Ti figurerà come amico dell’umano, probabilmente...»
«E sono anche tuo amico! Sono amico dei suoi umani, non posso essere suo amico?!» di tutta risposta, Aneira allungò una mano per dargli due pacche sulla spalla, e il gatto fece lo stesso dalla sua comodissima posizione sul letto.
«Sul serio, mi spaventate.» aggiunse lui, avvicinandosi all’orecchio di Mycroft «Entrambi. Sappilo, gattino.»
Il verso infastidito che era partito da Mycroft fece scuotere la testa di Eddie, che ciabattò fino alla cucina.
Aneira era in procinto di alzarsi e seguirlo per chiedergli dove diavolo avesse trovato delle ciabatte per lui in casa loro, ma venne bloccata dall’arrivo di qualcuno che era entrato come una furia – come al solito – nella sua camera.
«Perché ci sono tutte quelle scatole nell’ingresso?» aveva chiesto come prima cosa Jules, senza nemmeno salutarla: poi prese in braccio Mycroft – che inizialmente si dibatté, ma poi decise che era inutile e si accoccolò tra le sue braccia – e salutò con un bacio Aneira, che la osservava spiazzata «Ehm...»
«Non importa. Oggi c’è stata la presentazione!» aveva poi irrotto la ragazza, battendo le mani – a quanto pareva a se stessa – contenta.
«E ehm...come è andata?»
«Benissimo! Doveva parlare per forza lei, la primadonna...»
«Carla?»
«Ovviamente! Ma alla fine, dopo che ognuno di noi aveva detto la sua parte, il prof era interessantissimo e ha chiesto di chi fosse l’idea di esaminare le no-profit, ed era stata mia, e quindi abbiamo iniziato a parlare e...»
«Non hai più hamburger in frigo. Perché non hai più hamburger nel frigo?» Eddie si trascinò fino alla sua camera e pose la domanda solo quando fu sulla porta: ed era già troppo tardi. «Oh. Ehm. Ciao!»
«Che ci fa lui qui?!»
«Ehm...»
«Mi sono trasferito!»
«Tom non lo sa ancora!» ribatté Aneira, puntandogli il dito contro con un’espressione poco affabile.
«Si è trasferito?!»
«L’ha deciso da solo...»
«Non hai una casa?» Jules decise di rivolgersi direttamente a lui, a braccia conserte.
«Hannah l’ha cacciato dalla sua stessa casa.» rispose Aneira per lui, visto che non aveva intenzione di dire nulla e stava comunque sbarrando la porta con un pacco di patatine in mano.
«‘Neira!» si lamentò lui, sbuffando.
«Perché?» chiese allora Jules, decisa a scavare ma rimanendo accigliata.
«Le ho detto di te.» spiegò allora Eddie, sbuffando «Abbiamo litigato perché mi aveva chiesto se fosse una cosa da una botta e via o meno... e le avevo detto che ci siamo visti più volte e che non era una cosa da niente.»
«Noi non abbiamo fatto sesso, come poteva essere da una botta e via?» ribatté quella, puntandogli il dito contro.
Eddie fece spallucce, con entrambe le mani sul pacchetto di patatine: Mycroft osservava la scena con Aneira – ne aveva approfittato subito ed era scappato non appena Jules si era distratta – ed entrambi movevano la testa da destra a sinistra, per osservare prima l’uno e poi l’altra.
«Immagino abbia capito che fosse una cosa seria, visto che mi ha cacciato fuori da casa mia
L’espressione seria di Jules vacillò e Aneira scorse un lampo di contentezza mista a confusione per qualche secondo, ma poi ritornò imperturbabile.
«Perché, visto che non ho hamburger, non andate a discuterne a cena insieme?» buttò lì Aneira, unendo le mani e intrecciando le dita con un sorriso che andava da guancia a guancia.
Jules ed Eddie la guardarono spaesati contemporaneamente, sentendosi quasi traditi da quella proposta, che non sarebbe dovuta venire dalla loro amica: «Non ho cibo per tre. Non sapevo ci sareste stati entrambi qui. E ridatemi di grazia le mie ciabatte e uscite. Tutti e due.»
Il tono era diventato autoritario e i due seguirono l’ordine dell’amica traditrice: un po’ perché aveva ragione e avevano davvero bisogno di parlarne, un po’ perché una cena sarebbe stata l’ovvia conclusione logica della discussione dato che non c’era abbastanza cibo in casa.
Solo quando sentì il chiaro rumore della porta di casa che si chiudeva Aneira prese con una mano il piccolo Mycroft e si alzò in piedi, canticchiando: «Ma loro non sanno che ho nascosto le pizze surgelate...»
E con Mycroft che nel frattempo si era arrampicato sulla sua spalla e guardava fiero il mondo da lassù, si diresse soddisfatta e affamata alla sua cucina, che attendeva solo che due dei suoi cinque (all’occasione sei – nel caso in cui Eddie decidesse di rimanere lì... e lo faceva spesso) abitanti avessero bisogno di lei.

Quando Eddie fu di ritorno era solo e dall’umore non decifrabile. Non era arrabbiato, ma non era nemmeno felice. Era pensieroso? Forse, ma con un guizzo di contentezza. Non lo capiva, e avrebbe saputo solo se avesse chiesto. Era in procinto di farlo, quando lui si piazzò sul letto suo insieme a Mycroft e decise di aprire bocca: «Tom mi ha scritto, ha detto che è pronto.»
«Tom ha scritto anche a me, e un’ora fa. Lo sa che eri con Jules. Allora, com’è andata?»
«Perché non lo chiedi a lei?!»
Eddie chiuso in se stesso non lo accettava: al che gli puntò un dito contro al petto e gli disse chiaramente «Perché sei mio amico anche tu, idiota. E lo sto chiedendo a te. Anche perché non sembri stare bene. Ma nemmeno male.»
«Devono succedere cose strane per avere una dichiarazione di amicizia da te?»
«Forse.»
«Ne avrò altre?» sorrise sornione quello, e Aneira volle seriamente prenderlo a schiaffi: «Se continui così, no.»
«Comunque...»
«E ho detto a Tom che l’avremmo chiamato solo quando avresti finito di spiegarmi.»
«Niente di che, ‘Neira. Semplicemente non mi odia, ed è già tanto, ma non vuole neanche vedermi a breve. Forse. Non è che puoi aiutarmi ad incontrarla per caso altre volte, no?»
«Non l’ho fatto apposta, Ed. Non sapevo che sarebbe venuta a trovarmi... e neanche di te sapevo, se è per questo.»
«Lo so, ma... insomma, facciamo questo patto? Voglio riconquistarla. E come mi avevi ordinato tu, ho parlato con entrambe.» le porse timidamente la mano, che la ragazza accettò roteando poi gli occhi al cielo «D’accordo. Ma niente più sotterfugi!»
«Ma c’è stato solo il grande elefante nella stanza all’inizio!»
«Stai dicendo che Hannah è un elefante?» ipotizzò Aneira, collegandosi su Skype.
Eddie scoppiò a ridere, prendendo in braccio Mycroft e avvicinandosi a lei «Beh, non proprio lei. Ma sì, in riferimento a lei.»
Non appena Tom rispose alla videochiamata – rigorosamente in pigiama e già nel letto – Eddie e Aneira gli piazzarono Mycroft di fronte alla Cam e il micino guardò lo schermo del computer, ammaliato.
«Amore!»
«Oh, tesoro!» aveva risposto – con una voce molto frivola – Eddie, scoccandogli un bacio dall’altra parte del monitor: Tom scosse la testa e si rivolse anche a ‘Nei «Buonasera.»
«Tom, perché sei in pigiama alle sette di sera?» chiese argutamente la ragazza, guardando il suo orologio «Sono le sette, vero?»
«Sono stanco. Tredici ore tra aerei e aeroporti. E il fuso orario... e ho già cenato. Non voglio vedere nessuno... e poi a casa stavo sempre così, a qualsiasi ora!»
«Awww, gli hai passato la misantropia e anche la pigrizia!» esclamò allora Eddie, col tono fintamente addolcito. Ricevette un’occhiataccia sia dal monitor che dalla sua destra.
«Sei passato dalla banca per i Dollari Canadesi?» chiese tutt’ad un tratto Aneira, pensierosa. Tom ridacchiò: «Sì. Anche se non ci fossi andato, probabilmente ora sarebbe troppo tardi.»
«Sì, decisamente.»
«Com’è il tempo lì, Canadese?»
«Come sei british, Ed.»
«O mamma apprensiva. Vanno bene entrambi» aggiunse Aneira, sorridendo soddisfatta.
«Appunto. Comunque bene. Quando sono arrivato c’era qualche nuvola...»
«E il volo com’è andato?»
«Redmayne, hai paura del volo che devi prendere tra due settimane?» incalzò Tom, sogghignando «Comunque bene. Qualche turbolenza sull’Atlantico ma niente di particolarmente sconvolgente.»
«Aneira, non va bene. Gli hai passato pure il sadismo...»
«Ma perché è colpa mia?!» ribatté quella, sbuffando.
«Perché sì!» esclamò Eddie, sicuro «Inizi domani?»
«Lunedì. Senti... ma perché siete insieme?» chiese finalmente Tom, accigliato.
«Eh, spiegaglielo, Ed. Spiegaglielo.» incalzò non appena ne ebbe l’occasione Aneira.
«Hannah mi ha cacciato di casa. Ho portato la mia roba qui. Posso occuparti la camera fin quando non torni e fin quando non trovo casa?»
«Ma non era casa tua, quella?» Tom ebbe la stessa identica reazione confusa di Aneira, che annuì ripetutamente e con sicurezza.
«Beh, fin quando contatto il mio avvocato ci vorrà un po’ di tempo...»
«Vuoi sfrattarla con l’avvocato?!» esclamarono all’unisono Tom e Aneira, ma quest’ultima fu subito pronta ad aggiungerci altro «Vuoi che ti bruci casa?»
«La casa è assicurata per furti e incendi.»
«Oh beh, vuoi che ti rovini la reputazione allora. Fidati, lo farà.»
Tom annuiva dal monitor: «Sei sicuro che sia la mossa più saggia?»
«Ho paura che mi getti davvero dell’olio bollente addosso se torno a parlarle.» rispose allora il rosso, roteando gli occhi e accarezzando Mycroft.
«Comunque sì, stai pure in camera mia.» aveva risposto Tom dopo un po’, scuotendo la testa «E davvero, non mandarle l’avvocato. È una PR, potrebbe distruggerti, socialmente parlando.»
«Sì, probabilmente se domani le mandi l’avvocato dopodomani girerà voce che ce l’hai piccolo o che non ti si rizza. O qualcosa del genere»
«O peggio: che sei andato a letto con qualcuno per ottenere il ruolo di Les Mis...» aggiunse Tom, vagliando le diverse opzioni.
«O potrebbe distruggere interamente la figura pubblica Eddie Redmayne e dire che picchi le donne...»
«Ma non lo faccio!» esclamò indignato lui «E non scenderebbe così in basso!»
«Fammi capire, tutto il resto che abbiamo detto è vero?» chiese allora Aneira, accigliata: di tutta risposta ricevette un’occhiataccia dal diretto interessato, che poi sbuffò sonoramente.
«Quindi devo parlarle?»
«Decisamente.» rispose sicuro Tom, annuendo.
«Ma lascia passare un po’ di tempo, o si vendicherà comunque. E non farle sapere che ti stai vedendo con Jules o che vuoi riconquistarla, dille soltanto che ora sei single. O qualcosa del genere.»
«Ricevuto. Avete finito di impartire consigli ora, voi due?» indicò il monitor e accanto a sé, e i due diretti interessati annuirono, sorridendo sornioni.
«Dio li fa e poi li accoppia...»
«Come?!» chiesero entrambi, contemporaneamente: ma Aneira aveva sentito bene.
«Niente, niente! Vado in bagno!» e alzando le mani al cielo scese dal letto, dirigendosi davvero alla toilette.

 
  
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