Disclaimer:
Non prendete
questa storia per qualcosa di serio, davvero.
Prologo - Mi chiamo Ian e ho ucciso Gesù.
Questa storia parla di come io, Page e Flip abbiamo ucciso
Gesù, un anno fa, durante un pigiama party a casa di Julie.
Detto in questo modo potrebbe sembrare una stupidaggine, ma
vi assicuro che non è così. Lo giuro!
Come potrei voler mentire su una questione seria come questa? Dico, se non
fosse la verità, non lo avrei certo raccontato giusto per avere le spie del
Vaticano alle calcagna o per essere inseguito da qualche sicario mandatomi dal
Papa in persona. Cioè, se non fosse vero, non mi inventerei una balla simile
solo per guadagnarmi l’inimicizia della Chiesa o una scomunica! Esistono
migliaia di altri modi per farsi scomunicare; come, per esempio, mostrare i propri
gioielli di famiglia in piazza San Pietro e sbatterli in faccia a un qualche
religioso di passaggio, o –che ne so- inneggiare a Satana mentre si squarta un
capretto davanti a una guardia svizzera. Anche
se ho i miei dubbi riguardo a quest’ultima opzione, se devo dirla tutta. Credo
che nemmeno questo basti, effettivamente. Flip, una volta, ha suggerito anche
di rubare le mutande in un convento di suore, di cantare “The Number of the Beast” dall’ambone
durante la messa, di correggere l’acqua per il battesimo con della vodka, o,
magari, di usare una pila di Bibbie come poggiapiedi durante una partita alla Xbox. Per quanto riguarda la pila di
letture religiose, beh, posso assicurarvi che non vi farà beccare alcuna pena
canonica, ma, perlomeno, vi salverà da un terribile mal di schiena dopo una
maratona di Battlefield online.
Diciamo che, nella vita, si pensano a mille modi divertenti
per farsi scomunicare, però, alla fine, non ne metti in pratica nemmeno uno.
Sono discorsi che fai il venerdì sera, davanti alla sesta birra, seduto sulle
panchine di fronte alla chiesa, quando hai finito di lamentarti delle ragazze
che hanno visualizzato il tuo invito ad uscire su whatsapp senza darti alcuna
risposta. Dannate “√√” azzurre. A parte questo, torniamo a noi…
Nessuno tenta veramente di farsi sbattere fuori dalla comunità cristiana, anche
se è ateo, perché alla fine non gli importa una mazza di questa roba. Lo si
dice così, tanto per far due chiacchiere e divertirsi. E, comunque, nemmeno ai
preti frega davvero di cancellare il tuo nome dai registri, ammettiamolo.
Altrimenti ci sarebbe troppo lavoro, troppo sbattimento. Meglio chiudere un
occhio anche quando dei ragazzi dai lunghi capelli ricci, dalle barbe incolte e
dalle magliette nere con disegnata sopra una suora nuda con crocefissi infilati
in posti indicibili, entrano in un duomo bestemmiando a rutti. Al massimo i
sacerdoti li rimproverano, li sbattono fuori dalla porta e poi ritornano nel
confessionali ad ascoltare l’ultimo peccato di un’anziana che ha avuto pensieri
impuri riguardo al George Clooney di turno.
Davvero, di questi tempi, nessuno riceve più una scomunica.
Nessuno a parte me,
Flip e Page.
Ma, siamo chiari, non ci sarà più un caso simile perché di
Gesù ce n’era uno e, come vi ho detto, lo abbiamo ucciso noi.
* * *
Era il tredici novembre 2013, fuori pioveva e faceva freddo,
mentre nel locale il riscaldamento era acceso e si stava all’asciutto,
accomodati su una sedia nera. C’eravamo io, Rob, Flip
e Page davanti a dei bicchieri mezzi vuoti e delle patatine al formaggio,
mentre il nostro amico Will parlava di videogiochi vecchi, roba dei cabinati,
facendo giocare alcuni dei presenti davanti a un proiettore. Serata nerd per ragazzi soli e abbandonati a
se stessi – se non contiamo Page, che era del sesso opposto, ma era
comunque sola e abbandonata-. Sulla
parete bianca, potevamo osservare Pac-man che
scorrazzava in un labirinto, mangiando pallini mentre dei fantasmini colorati e
cattivi come non mai lo inseguivano. Era una corsa per la sopravvivenza,
ragazzi. Dico, questo povero pallone epatico stava scappando da degli spettri
hippie che lo volevano ammazzare e, per riuscire a evadere da questa sadica
prigionia, si ingozzava di pillole tonde fino a non lasciarne più nessuna.
L’unico modo che aveva per sconfiggere i suoi nemici era ingoiare la pastiglietta
magica, più grossa delle altre, così gli si evolveva in un ectoplasmivoro,
in modo che poteva mangiare anche loro. Ci credo che poi si è gonfiato così, il
poveretto. Epatite acuta da farmaci, ve
lo assicuro!
Comunque, noi eravamo lì perché Will ci aveva promesso che
ci avrebbe fatto giocare a Metal Slug, tutto qui. Ci eravamo allenati per la serata
tutta la settimana, davanti alla Wii
della sorella minore di Flip, che aveva dovuto rinunciare al pomeriggio
danzante che ogni mercoledì organizzava con le sue amichette. Eravamo
agguerriti, pronti a tutto, mentre aspettavamo il nostro turno commentando le
prestazioni da noi ritenute scarse degli altri gamer.
«…è la quarta
volta che perde da scemo.» Aveva commentato Flip, scuotendo la testa con
dissenso, come se fosse un architetto davanti alla torre di Pisa. «Guarda!
Doveva andare in su, poi a sinistra. Non così. Lo vedi?! Ha perso ancora!»
«Hai ragione.
Ma io sarei comunque andato a destra, verso la ciliegia.» Gli risposi,
pizzicandomi il mento su cui era cresciuto qualche pelo pungente. «E non sarei
comunque morto così stupidamente.»
«Immagino che
voi giochereste meglio, eh?» Ci chiese Page, che si stava alzando per andare al
bagno. Da sola, visto che non c’erano altre ragazze con noi. «Vorrei proprio
vedervi! Offritevi volontari!»
«Siamo qui per
Metal Slug.
Vedrai che facciamo il culo a tutti, con quello!»
L’urlo di Flip
fece voltare un intero tavolo di quarantenni single e stempiati, che si misero
a ridacchiare, prendendolo per uno scemo. Ovviamente, avrebbero smesso di
ridere quando ci saremmo messi davanti a leve e pulsanti colorati, sparando
come manco Sylvester Stallone in Rambo.
Fortunatamente,
Will ebbe la decenza di cacciare quel giocatore inesperto che non aveva finito
neppure il primo schema e, senza esitazioni, introdusse il videogioco per cui
avevamo deciso di scollarci dal divano di casa per darci alla vita sociale. Si
mise a parlare, mentre noi prendevamo posto alla postazione, con le mani che
tremavano bramose di tamburellare sui bottoni colorati a un ritmo forsennato.
Raccontava cose storiche, a mo’ di un professore universitario a un convegno
sulla piramide di Giza, ma noi non ascoltammo una sola parola.
Genere bla dell’anno blabla, prodotto dalla blablabla e blablablabla,
ecc.
Io e Flip
spingevamo come se avessimo il diavolo nelle dita, tirando bestemmie qua e là,
giusto perché fare una partita senza ricoprire Dio con qualche colorato epiteto
non è giocare. Stavamo andando da campioni, alla faccia di quei quarantenni
soli e panzoni alle nostre spalle. Distruggevamo tutti quanti, senza rimorsi,
senza esitazione. È come nella vita: o
uccidi o vieni ucciso. O, perlomeno, è quello che ripeteva sempre Flip
quando giocavamo agli sparatutto, spaparanzati sul divano. Nessuno
di noi due, comunque, si era mai trovato nella situazione di dover ammazzare
veramente qualcuno per non essere ammazzato a sua volta, dico, in quella città
del cazzo non succedeva mai nulla. Niente guerre, sommosse, battaglie,
sparatorie, rapine a mano armata o roba del genere. Era tipo il villaggio dei Puffi,
ma senza Gargamella…
«Cazzo mi hanno colpito!» Urlò il mio amico,
tirando un pugno al tavolo. «Fanculo!»
«Sei tu che sei sfiga…»
Non feci in tempo a finire che colpirono
anche me, così, senza nemmeno impegnarmi, definii il caro Gesù in modo tanto
terribile e innovativo che dietro di me sentii una grossa risata da parte di Rob e un paio di altri soci. Se ci fosse stato un parroco,
probabilmente, mi avrebbe cosparso di acqua santa e mi avrebbe ordinato di dire
una quarantina di Ave Maria in cinque minuti, per non rischiare di patire le
pene dell’Inferno.
Effettivamente avrei preferito che ci fosse
un prete qualunque, piuttosto. Forse sarebbe andata molto meglio! Dico, quelli
del clero non hanno affatto poteri paranormali, non fanno miracoli e,
soprattutto, non ti rovinano la serata. Gesù, invece, sì. Un gran burlone, lui,
quando deve vendicarsi in qualche modo per essere stato insultato.
Beh, non passò molto dal mio schizzo di blasfemia
estrema, che, improvvisamente, nel livello di Metal Slug
apparve una porta mai vista prima d’allora. Anche Will se ne accorse e, prima
ancora che ci suggerisse di entrare, noi la raggiungemmo.
«Signori! I nostri due campioni, qui, hanno
sbloccato un livello segreto?!» Proclamò nel microfono, con gli occhi fuori
dalle orbite. Sembrava uno di quegli invasati per gli U.F.O. che ha appena
incontrato dal vivo uno dei grigi. «Non sapevo nemmeno che ce ne fossero!!»
«Manco noi, Will!» Gli risposi prontamente,
osservando la schermata di caricamento, dove apparvero degli angeli, mentre dalle
casse veniva sparata la “Ave Maria” di Schubert in 8 bit. «Che diavolo…?»
«Cazzo, che storia!»
Flip si sporse sulla postazione, preso come
non mai, mentre alle nostre spalle era calato il silenzio assoluto: eravamo
tutti in attesa. Solo Page si lasciò scappare un “mi sono persa qualcosa?”
mentre tornava dalla toilette, ma venne comunque ignorata. Stavamo per scoprire
qualcosa di unico, me lo sentivo. Eravamo Colombo che mette piede in America, Higgs che scopre il bosone, Bulma
e Goku che trovano tutte le sfere del drago e invocano Shenron
per la prima volta.
Il livello iniziò e ritrovammo i due
personaggi vestiti con una tunica bianca, tipo i romani, che tenevano in mano
un cestello pieno di pixel colorati. Non capimmo esattamente cosa fossero, al
momento, ma non ci importava più di tanto. Eravamo talmente eccitati, che
iniziammo a procedere verso destra aspettandoci qualche nemico da riempire di
piombo. Provammo a sparare, giusto per vedere se avessimo un’arma nuova, ma –inaspettatamente-
i protagonisti lanciarono solamente quei coriandoli colorati tutt’intorno a loro
e, nello spazio in cui caddero, crebbero delle pianticelle.
«Che cosa sono?» Domandò Will, mentre,
dietro di lui, l’altro organizzatore della serata smanettava con lo smart phone alla ricerca di
informazioni utili su qualche sito. «Non ho mai sentito parlare di
questo livello!»
«Non esiste roba del genere! Nessuno ne ha
mai parlato…» Gli riferì Todd, lasciando perdere la ricerca sul web, per poter
guardare quello spettacolo senza precedenti. «Stanno piantando dei fiori?»
«Il tuo emulatore del cazzo ci sta prendendo
per il culo!» Gli fece Flip, senza smettere di lanciare coriandoli, petali o
quello che erano. «Che è ‘sta roba da fighette?»
«Non è mai successo niente del genere! Ci
stavamo giocando ieri sera…»
A quel punto gli organizzatori entrarono nel
panico, ma nessuno osò interromperci, sperando che andando avanti succedesse
qualcosa. Non successe nulla. Zero. Nisba. I nostri cari ometti continuarono a camminare in quel
deserto vuoto, seminandolo di fiori, mentre la rivisitazione della “Ave Maria”
iniziava a darci sui nervi. Passarono cinque minuti, prima che Will si
decidesse a spegnere il gioco, lasciando me e Flip a guardare la schermata come
due deficienti strafatti di allucinogeno. Non avevamo capito che cosa fosse
successo, nessuno l’aveva capito in quel locale strapieno di nerd. .
Il giorno seguente, sul gruppo di facebook, iniziarono a piovere domande e commenti e, come
dei pazzi, tutti iniziammo a fare ricerche per trovare qualche informazione. Non ce n’erano: quel livello non esisteva. Will
e Todd scrissero all’azienda di produzione per capire cosa fosse accaduto, ma –come
c’era da aspettarsi- non ricevettero mai risposta.
Giocammo ancora, ma non riuscimmo più a
trovare quella porta maledetta né il livello del deserto e dei fiori. A un
certo punto ci ritrovammo a credere di avere avuto una qualche allucinazione. Solo
ora posso dire che, invece, era stato solamente tutto un grande scherzo di Gesù,
uno dei suoi “miracoli”, se così vogliamo chiamarlo. Allora non me ne resi
conto, ma adesso so che c’era anche lui, quella sera, seduto in un angolo del
locale a sorseggiare del vino –o acqua, come c’era scritto sullo scontrino-. Me
l’ha confidato lui, qualche mese dopo, in un bar del centro.
Tuttavia, non è il momento di perdersi a
parlare di avvenimenti futuri. Torniamo a quella sera, nel momento in cui
rinunciammo a ripetere lo stesso tratto del livello per cercare di ritrovare la
porta segreta. Io e Flip tornammo a sederci al nostro tavolo, un po’ esaltati
per la scoperta, un po’ incazzati per non aver giocato bene come volevamo.
«Ma che è successo?» Ci domandò Rob, agitandosi sulla scomoda sedia. «Cos’era quello?! Come
avete fatto?!»
«Non lo sappiamo… Deve essere stato qualcosa
di straordinario.» Mormorai, svuotando la birra. «Forse il punteggio, il numero
di nemici uccisi, un cheat
involontario. Non ne ho la minima idea!»
«Naaah, ti sbagli,
Ian… Forse è l’emulatore che è impazzito. Me ne
intendo, io.» Flip si passò la mano fra i capelli castani tutti arruffati e mi
fissò con i suoi occhi neri. «Quella cosa non esiste!»
«…forse qualche programmatore ha fatto uno
scherzo.» Page si aggiunse alla conversazione, ma non la prendemmo in
considerazione. Per principio, una ragazza che parla di videogame è un
ossimoro. «Però, magari, se foste andati avanti avreste trovato qualcosa di eccezionale!»
«La risposta alla domanda sull’universo, la
vita e tutto quanto!»
«Quarantadue.»
Con quella botta e risposta, io e Flip ci
battemmo il cinque sotto gli sguardi perplessi di Rob
e Page, che si limitarono a finire le patatine rimaste senza fare domande. Alla
fine della serata sui giochi arcade, quando il
proiettore fu spento, attorno a noi si fece una folla di curiosi che cercò di
carpire il “segreto del livello segreto”, ma io e il mio migliore amico
restammo sul vago. Lo ammetto, ce la tirammo abbastanza, facendo roteare i bicchieri
di birra come se fossimo gente importante o stronzi del genere. Atteggiamento che,
contro ogni aspettativa, ci fece guadagnare talmente tante birre gratis dai
curiosi, che, quando tornammo a casa, non riuscimmo nemmeno a girare la chiave
nella serratura del nostro trilocale in affitto. Non prima di quaranta minuti di tentativi e imprecazioni, perlomeno.
Continuo a sostenere che, se non ci fossimo
ubriacati, probabilmente avremmo notato che fra i presenti c'era anche Gesù,
stretto nella sua polo bianca e l’anonima giacca color cachi. Lui, con i suoi
bei capelli lunghi e neri e la barba ben rasata –ebbene sì, Cristo si rasa, nel
2014-. Non dico che lo avremmo riconosciuto, visto che di tipi così ce ne sono
a bizzeffe; però, almeno, sarebbe stato un punto di partenza. Avrei potuto
scoprire il suo nome, magari. Beh, poco importa, tanto non sarebbe passato
molto e ci saremmo ritrovati a stringergli la mano e a bere quel suo vino
speciale, al matrimonio della sorella maggiore di Page.
A ripensarci, effettivamente, forse sarebbe
stato meglio non conoscerlo mai e restare con il nostro dubbio riguardo al
livello segreto di Metal Slug, presto divenuto
leggenda tra i gamer del paese. Se non l’avessimo mai
incontrato, perlomeno, ora non saremmo con le spie vaticane al seguito e i
sicari del Papa pronti a farci fuori.
Credetemi, non vorreste mai sapere come
siamo arrivati a uccidere Gesù.
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Ciao!
Ecco una storiella che mi è venuta in mente. Scusatemi,
ma sto leggendo un libro stupidissimo e dovevo fare qualcosa di stupido anche
io.
Mi è venuta questa idea, così, a caso.
So che molti nel vedere che si parla di Gesù
impazziranno, ma vabbè. Non dovrebbe essere offensivo. È solo uno scherzo… E
poi si parla di un nuovo Gesù, quindi diciamo che è un urban
fantasy o qualcosa del genere. J
Spero che vi sia piaciuta!!!
A presto, se volete scoprire come i nostri
protagonisti hanno ucciso Gesù!!
Lasciate pure un commento, se volete e, mi
raccomando, non prendetela sul serio!
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M.M.