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Autore: lokiandcoffee    01/12/2014    1 recensioni
Seguito del primo film di Thor.
Riprende esattamente dal punto in cui Loki si lascia cadere nel vuoto.
Una Thorki iniziata come un esperimento ma che sta prendendo sempre più forma nella mia testolina, probabilmente ci saranno crossover più avanti e molti casini per il nostro amato Loki, tra rancori e amori vecchi e nuovi.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
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Frigga.




Un paio di mani candide e rosee sfioravano l'elmo dorato di un Dio perduto.
Di un figlio.

Frigga strinse l'oggetto tra le mani, in un moto di tristezza, come a volerlo scalfire con le unghie, come se sentisse il bisogno di lasciare un segno su quella superficie immacolata e brillante.
E provava rabbia. Forse perchè non poteva mentire a se stessa dicendosi che lui sarebbe tornato, che Loki fosse ancora vivo. Da qualche parte.
Tutto solo.

Ma forse lo meritava. Forse meritava tutto quello che gli era accaduto, come punizione per le sue azioni sconsiderate e avventate, per aver bramato fino alla fine un trono che non gli era mai appartenuto.
E l'unica cosa su cui Loki non aveva torto era l'aver provato così tanta ira dopo aver scoperto la verità. Aveva tutto il diritto di sentirsi ingannato ma forse c'era qualcosa di più dietro alla rabbia di aver avuto la conferma di essere diverso.
Loro gli avevano mentito, lo avevano chiamato "futuro re di Asgard" pur sapendo che non lo sarebbe mai diventato, che non poteva, che non doveva. Gli avevano mentito, forse per proteggerlo, forse per non spaventare la mente di un bambino abbandonato tra i ghiacci...ma gli avevano mentito, su tutta la sua vita.
Aveva creduto di poter aspirare a molto, che il tempo passato in solitudine tra i libri e la magia lo avrebbe ripagato alla fine, lo avrebbe aiutato a crescere più in fretta, solo per la gioia di suo padre, solo per poter essere un re.
Solo per renderlo orgoglioso.
Ma non era stato così, magari era destinato a fallire dall'inizio, destinato ad essere inferiore e mai eguale.
Gli avevano insegnato ad odiare quello che era, pur sapendo che un giorno ne sarebbe venuto a conoscenza. Avevano voluto che rinnegasse la sua vera natura, il sangue che gli scorreva nelle vene. E così era stato.

E poi c'era Thor.
Lui intendeva il regnare in modo diverso, a modo suo. Lui avrebbe protetto Asgard, certo, ma lo avrebbe fatto con la mente di un ragazzino, e Odino in cuor suo odiava pensare che forse, in qualche modo, Loki sarebbe stato molto più abile nel governare.
Ma non avrebbe mai accettato di vedere un Gigante di ghiaccio giacere sul proprio trono. Neanche dopo aver professato di essere suo padre, nemmeno dopo averlo cresciuto come un figlio.
Come poteva?

Frigga si immerse nei ricordi e nel caos che c'era ora nella sua mente mentre cercava di capire, scavava nel passato scoprendo in realtà quanto avessero sbagliato con lui: perchè Loki era speciale, ma tutti erano stati cechi su questo.




Il bambino era rannicchiato accanto all'enorme finestra che dava sul giardino, teneva le ginocchia strette al petto, lo sguardo assente, gli angoli delle labbra appena piegati verso il basso. Più in là si udivano le voci di quelli che sarebbero dovuti essere i suoi amici, che ridevano sotto il sole dimenticandosi di lui.
Era stato sempre molto bravo Loki a nascondere qualsiasi preoccupazione avesse, ma quel giorno, testimone Frigga, qualcosa dentro di lui si ruppe. Cambiò.

-Loki.- lo chiamò con tono amorevole sedendosi al suo fianco.

Ma il piccolo principe non alzò lo sguardo, anzì, la ignorò rintanandosi nel suo silenzio.
E Frigga sapeva che lo avrebbe fatto, lei lo conosceva bene. O almeno lo pensava.
-C'è qualcosa che posso fare per il mio principe?-

Lo sentì sospirare piano e spostare lo sguardo al di là del giardino, glielo leggeva negli occhi che non voleva essere lì. Lo percepiva che non si sentiva a casa, che si sentiva scomodo, perso, nel posto sbagliato. Anche quando ce la metteva tutta per amare la luce del sole e l'oro di Asgard che vi risplendeva. L'unica differenza era che magari Loki non sapeva cosa gli mancasse in realtà, ma lei si. Lei sapeva.
E faceva terribilmente male.
A Loki mancava il gelo, non era il suo posto quello, a lui mancava una terra che lo aveva rifiutato, un popolo che lo aveva rinnegato. Ma non era una mancanza che veniva dal cuore, era qualcosa che veniva dal sangue. Come se il suo corpo premesse per scappare via da lì e la sua mente si convincesse che, per quanto strano fosse, Asgard era casa.

-Non ho amici.-

Un tuffo al cuore ebbe, nel sentire quelle parole. In realtà non si aspettava neanche di ricevere una risposta.
Probabilmente Loki aveva intuito che sua madre si stesse chiedendo perchè fosse lì tutto solo e non in compagnia dei suoi amici, o di suo fratello. E si meravigliò che a Thor non pesasse la sua assenza in quel momento.

-Non sono come Thor.-
La sua voce continuava ad essere poco più di un sussurro, così innocente da lacerare anche il più duro dei cuori.
Non fu nuova quella situazione ma di certo lo fu sentirlo finalmente ammettere ciò che provava e Frigga si sentì impotente, per la prima volta. Ebbe tanta voglia di sringerlo tra le braccia, ma sapeva quanto Loki poteva essere orgoglioso anche se piccolino.

E dunque era proprio questo che desiderava? Essere come Thor? Somigliare a lui era davvero così importante?





Una lacrima solcò il volto della Regina. Bagnò la guancia e poi più giu, tracciò il profilo del mento.
Poi altre due, tre. Finchè non ruscì più a trattenerle.
Singhiozzò immaginando le sue giornate senza di lui e strinse le braccia intorno al proprio grembo come se quel figlio, non suo, gli fosse appartenuto sin dall'inizio. Era un dolore che saliva dalle viscere, una mancanza che era in grado di divorarle il cuore.
Giorno dopo giorno.




-Sai che cosa penso?-

Loki continuò a non rivolgerle lo sguardo, ma lei sapeva di avere tutta la sua attenzione. Lo vedeva dal modo in cui il suo corpo aveva assunto una posa rigida in attesa di sentirla parlare ancora.

-Penso che tu non abbia bisogno di diventare qualcosa di diverso da ciò che sei.-

-Diverso.- sussurrò -Io sono gia diverso.-

-Lo sei.- Frigga annuì davanti agli occhi confusi di Loki -Sei un principe. E un principe non ha motivo di sentirsi inferiore. Quello che scorre nelle tue vene è il sangue di un re. Tutto ciò che puoi fare è aspirare alla grandezza.-

-Lo faccio gia..-

-Non è abbastanza.-
Frigga si alzò e gli sorrise incoraggiante e fiera mentre Loki seguiva i suoi movimenti -Per cui, schiena dritta.- ordinò guardandolo dall'alto -Hai mai visto un principe singhiozzare in un angolo del castello?-

Loki obbedì, curioso di ricevere l'ennesimo insegnamento da parte di sua madre, tutto ciò che sapeva in fondo l'aveva appreso da lei. Quindi ascoltava di buon grado le sue parole. Raddrizzò la schiena sedendosi composto e alzò il mento dandosi contegno. Una cosa che aveva sempre visto fare ad Odino quando impugnava il suo scettro e siedeva sul trono.

-Non curvare le spalle.- lo corresse lei posando una mano su di esse -Mani sul grembo. Dimostra di essere forte e ti spezzerai solo quel che basta, il necessario per sopravvivere.- continuò.

Loki eseguì, ancora. Gli occhi non erano più lucidi, l'espressione abbandonò quella traccia di insicurezza...e si sentì bene, regale.
-E' così che si fa il principe?- fece l'errore di muovere la testa verso sua madre e questa prontamente gli afferrò il mento riportandolo al suo posto. Era troppo piccolo per capire, ma aveva l'innata capacità di imparare in fretta.

-Sorridi solo se devi, pensa prima di parlare, ogni azione è calcolata. Si tratta solo di restare costante.- Frigga lo osservò a lungo mentre una nuova sicurezza cresceva dentro di lui e le labbra si tiravano in un sottile sorriso -Ricorda: è qualcosa che puoi controllare. Tu sei nato per questo.-

Loki aprì bocca solo dopo alcuni minuti, solo dopo essersi assicurato che persino il tono della sua voce fosse sotto controllo. E da quel giorno avrebbe imparato che avere il controllo su qualsiasi cosa, beh, gli piaceva parecchio.
-Va bene così?- chiese dunque.

-E' perfetto.-





Smise di contare i giorni dalla scomparsa di Loki quando la notte ed il giorno iniziarono a confondersi e le lacrime finirono.









 
  
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