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Autore: The Writer Of The Stars    02/12/2014    6 recensioni
Questa è una storia come tante. é una storia che parla di adolescenti,come se ne conoscono tanti. Loro però sono solo un po' più sfortunati. Ma questo non significhi che non abbiano voglia di vivere al meglio. Comincia tutto così. In un aula canto di un liceo come tanti, dove un gruppo di ragazzi si incontrano, si conoscono e capiscono di avere in comune molto più di ciò che pensano. Sarà un professore un po' fuori dal comune a spingere i ragazzi a vivere la loro vita al meglio, a non farsi sconfiggere dalle avversità, ad unirli sotto un'unica passione. La musica. Bulma è cresciuta da sola, con una madre che non la vuole e non l'ha mai voluta.Vegeta è stato abbandonato dalla madre e non ha più tracce del padre. Goku vive in un orfanotrofio e Chichi vive in precarie condizioni economiche con suo padre. Sarà la forza dell'amore, dell'amicizia e la voglia di farsi valere che spingerà un gruppo di sfigati canterini a mostrare il loro vero valore. E a farli diventare qualcuno.
Questa è la mia prima long, ambientata in un universo alternativo. Spero che vi piaccia e conto di aggiornare regolarmente. Buona lettura!
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Ragazzi, venite un attimo!” il professor Dawson corse verso l’aula canto, con il suo riconoscimento in mano. “Professore aspetti!” urlammo noi, correndo ansanti dietro di lui. “Dai, muovetevi!” ci richiamò lui, voltandosi verso di noi. Lo raggiungemmo dopo uno scatto finale, trovandolo dinanzi la porta dell’aula canto.”Professore, tra pochi minuti suonerà la campanella … perché siamo venuti qui?” chiese Goku confuso. Le labbra del professor Dawson si aprirono in un largo sorriso. “Perché c’è una cosa che dobbiamo fare, prima di lasciare questa scuola per l’estate …” rispose ambiguo, aprendo nel mentre la porta. “Avanti, entrate …” ci incitò. Noi guardammo curiosi l’interno dell’aula dalla soglia della porta. La luce era spenta, perciò vi era solo una flebile illuminazione prodotta dalla luce solare che filtrava da una piccola finestrella. Timorosi, entrammo in aula, riconoscendo le ombre degli strumenti e delle vecchie sedie di sempre. Tutto come al solito. In un attimo poi, le ombre smisero di essere tali, scoprendosi illuminati dalla luce artificiale di una lampadina.  Sbattei le palpebre un paio di volte, prima di abituarmi alla luce elettrica. E in quel momento, dinanzi a nostri occhi scoprimmo qualcosa che ci incuriosì. Sopra al vecchio pianoforte a coda, stavolta non vi era seduto il professor Dawson, bensì vi era qualcos’altro. Una decina di bicchieri di plastica riposti accuratamente in fila, ricolmi di una strana sostanza colorata, diversa in ogni bicchiere. Rosse, gialle, viola, verdi … erano … “Professore ma cosa significa? Perché vuole offrirci una granita?”  chiese Goku spaesato, grattandosi la nuca confuso. Il professor Dawson scoppiò a ridere, avvicinandosi a noi, che intanto continuavamo a fissare le granite confusi. “No, non vi sto offrendo una granita. Ah, comunque se poi ne vorrete prendere un’altra, la pagherò senz’altro io.” disse il nostro insegnante sorridendo divertito. “Continuo a non capire …” disse invece Vegeta stranito. Il professor Dawson ridacchiò leggermente, scuotendo il capo. “Tranquilli, adesso vi spiego. Queste granite hanno un significato particolare per voi …” “Beh, ce le hanno tirate addosso per tutto l’anno …” lo interruppe C18. Il professore sorrise. “Esatto. Ecco, per tutto l’anno avete dovuto sopportare insulti, cattiverie e … granite di ogni tipo. Oggi ce l’abbiamo finalmente fatta, siamo riusciti a farci valere. Ma stavo pensando che effettivamente, nonostante anche io ne abbia passate tante, non riuscirò mai a capire davvero tutto quello che avete provato fino ad oggi  adesso, se permettete, vorrei provarci.” Concluse serio. Lo guardammo straniti, non capendo ancora cosa volesse dire. Il professore allargò le braccia, serrando gli occhi. “Forza, tocca a voi adesso.” Eravamo ancora più confusi di prima. “Tocca a noi fare cosa?” chiesi infatti. Il professore aprì gli occhi, guardandoci ad uno ad uno. Sorrise poi. “Lanciarmi le granite in faccia.” Questa volta, fummo noi a spalancare gli occhi. “Ma professore, sta scherzando?” sbottò Chichi sbigottita. Il professore rise. “Affatto. Ve l’ho detto, voglio provare anche solo un minimo di tutto quello che avete dovuto sopportare voi quest’anno. E poi …” si fermò un attimo. “Non siete curiosi di sapere come ci si sente ad essere dall’altra parte ogni tanto? A tirare e non ricevere granite?” sorrise allegro, rassicurante. Alche, anche noi ci lasciammo contagiare dalla sua gioia. Ridacchiando, afferrammo ognuno un bicchiere dal pianoforte. Io scelsi la granita al mirtillo. La mia preferita. “Professore, ma per il suo vestito? Si macchierà!” esclamò Chichi con il bicchiere in mano. Il professore sorrise. “Oh, non preoccupatevi del vestito. Nessun abito costoso vale un momento passato con voi …” disse, procurandoci un tenero sorriso in viso. “D’accordo, come vuole lei …” disse Yamcha, ridacchiando. Il professore annuì, deciso. “Bene.  Sono pronto.” Disse serio, chiudendo nuovamente gli occhi, e con le braccia spalancate, pronto a ricevere al meglio la doccia ghiacciata. Noi tutti ci guardammo un attimo, scambiandoci un’occhiata furbesca. “Lo ha voluto lei, professore …” disse Vegeta, ghignando. “Uno …” iniziai io il conto alla rovescia. “Due …” continuò Chichi. “Tre!” nel momento in cui tutti quanti urlammo in coro il numero, la campanella al di fuori dell’aula suonò trillante, segnando la fine dell’anno scolastico. Nello stesso istante in cui tutti gli studenti urlavano e festeggiavano dinanzi al cortile esterno, noi lanciammo la granita al povero Professor Dawson, tutti insieme, colpendolo in pieno. Il professor Dawson si ritrovò in un attimo inondato da una scarica di ghiaccio colorato e acqua dolciastra dalla testa ai piedi. Fece una smorfia indecifrabile, mentre scrollava le spalle zuppe. Ma non appena sentì le nostre risate espandersi per l’aula canto, aprì gli occhi, trovando tutti noi piegati in due dalle risate. Sorrise anche lui, e scoppiando a ridere a sua volta, ci cinse tutti quanti in un grande abbraccio. “Ahh venite qui ragazzi …” “Allora professore, come è stata la sua prima granita in faccia?” chiesi io sorridendo, in mezzo all’abbraccio. Il professore ridacchiò. “Beh, devo dire che avete ragione … me la sono cercata!” disse, causando l’ilarità di tutti. “Ma lo rifarei altre mille volte … se questo significa esservi un po’ più vicini …” confidò serio il nostro insegnante, una volta scemate le risa. Noi lo guardammo con gli occhi lucidi. “Vi voglio bene ragazzi.” Confessò staccandosi dall’abbraccio e guardandoci negli occhi. Noi annuimmo emozionati. “Anche noi, professore …”


 Qualche mese dopo … Oggi


E così, si conclude la storia delle Voci fuori dal coro. Beh, dirvi così non sarebbe corretto. Sono passati tre mesi da quell’ultimo giorno di scuola di inizio giugno. È passata un’intera estate da quando ce l’abbiamo fatta. E, sembra una delle solite frasi fatte, ma questa è stata l’estate più bella di tutta la mia vita. Perché non ero sola. Perché ero con coloro che mi hanno cambiato la vita, e che posso dire, sono la mia vita. ero con Vegeta, con Chichi, con tutte le Voci fuori dal coro. vorrei raccontarvi  di come abbia passato questi mesi, tra giornate in spiagge, serate in riva al mare intorno ad un falò, con le chitarre e i bastoncini di maschmellow  in mano. Vorrei raccontarvi di quando io e Vegeta abbiamo rifatto l’amore su una collina, sotto la luna e un cielo pieno di stelle comete. Che poi, a pensarci bene quella sera non avevo espresso nessun desiderio. Avevo già tutto, ero finalmente felice. Il mio sogno si è realizzato. Vorrei raccontarvi tutto, ma credo che vi annoierei, o meglio, impiegherei troppo tempo per descrivere tutto quel tripudio di emozioni che ha accompagnato la mia estate. Vi parlo di oggi, se vi va. Vi descrivo di come questa mattina mi sia alzata alle sette in punto, imprecando contro la sveglia, non più abituata a quegli orari tanto mattutini. Vi racconto di come poi ho sorriso come un ebete, pensando che quel giorno sarebbe ricominciata la scuola. Ogni ragazzo normale avrebbe sbuffato dinanzi a quella ricorrenza. Io invece no. No, perché l’inizio della scuola significava anche  un’altra cosa. Il Glee Club. Il Glee Club è l’unica certezza. E la certezza che quell’aula canto avrebbe ospitato noi Voci fuori dal coro per altri due anni, fino al termine del liceo, mi ha dato la carica per incamminarmi tutta pimpante verso la Orange High School. Adesso sono seduta sotto la mia solita quercia, nel cortile del liceo, e penso a come la mia vita sia cambiata. Penso che senza il Glee Club, probabilmente adesso non sarei qui a raccontarvi tutta la mia vita. e penso anche, che se questa mattina avessi dormito un po’ di più, non mi sarei ritrovata così presto a scuola, sotto la mia quercia, a rivivere un intero anno di vita come in un flashback. E che non l’avrei raccontato a voi. e penso anche che rivivere tutto quello che mi è successo in questo anno, così solo col pensiero, mi ha fatto più bene di quanto credessi. Sorrido leggermente a questi miei pensieri, e per un attimo non mi rendo nemmeno conto che qualcuno si è seduto di fianco a me. solo quando parla, me ne accorgo. “Come mai sei già qui? Da quando sei così mattiniera?” sobbalzo spaventata, voltando il capo verso la provenienza di quella voce. “Vegeta! Mi hai fatto prendere un colpo!” esclamo, mentre attendo che le pulsazioni cardiache tornino a farsi regolari. Lui alza le spalle, prima di guardarmi con sguardo indagatore. “Ti ho chiesto una cosa, prima.” Ripete, serio. Sbuffò leggermente. “Mi sono alzata presto e sono venuta a scuola, tutto qui. E poi …” mi lascio sfuggire leggermente malinconica. “E poi …” mi incita Vegeta. sospiro pesantemente. “E poi avevo voglia di stare un po’ da sola a riflettere.” Dico, sorridendo leggermente. Vegeta continua a fissarmi impassibile. “A cosa stavi pensando prima?” mi chiede dopo attimi. “Mi stai chiedendo a cosa pensavo prima che tu arrivassi e mi facessi prendere un colpo?” chiedo serafica, con una punta d’ironia. “Esattamente.” Replica lui. Io alzo gli occhi verso il cielo. Inutile, Vegeta non cambierà mai. “Niente che ti interessi …” “Io credo di si invece. Eri raggiante, e avevi la tipica espressione ebete che hai quando mi guardi.” Mi rimbecca lui con un ghigno. Io arrossisco violentemente, consapevole di essere stata colpita e affondata. Stringo i pugni nervosa, reprimendo a stento un urlo. “Possibile che tu sia così egocentrico!?Guarda che il mondo non gira tutto intorno a te!” sbotto adirata, voltando il capo altrove. Lui continua a guardarmi impassibile. “A cosa stavi pensando?” mi richiede nuovamente. Mi lascio sfuggire un sospiro, rassegnata. “Pensavo a quanto la mia vita sia cambiata …” confesso alla fine, con un timido sorriso. Stavolta, lui non mi riprende col suo solito tono da sbruffone. Se ne sta semplicemente in silenzio. Da lontano riesco a percepire un chiacchiericcio indistinto, segno che gli altri studenti stanno arrivando, ma infondo non mi importa. Appoggio il capo sulla spalla di Vegeta, e pochi secondi dopo sento un leggero bacio sfiorarmi la nuca e miei capelli mossi dalle piccole carezze di Vegeta. Chiudo gli occhi, beandomi di quel contatto divenuto ormai un’abitudine. “Ci pensavo anche io …” sussurra Vegeta. io sorrido dolcemente. “Sai, mi sembra ancora incredibile. Ce l’abbiamo davvero fatta, siamo diventati qualcuno. E tutto questo in un solo anno …” Vegeta sorride leggermente. “Se in un anno siamo riusciti a cambiare la nostra vita, adesso che abbiamo altri due anni davanti, cosa faremo?” chiedo io, sollevando il viso verso quello di Vegeta. Lui accenna il suo mezzo sorriso. “Passeremo alla storia... anzi la riscriveremo …” dice. Io annuisco, sentendomi poi la testa penzolare nel vuoto. “Dai andiamo, è ora di andare.” Vegeta si è alzato in piedi e mi sta porgendo la mano. Io  lo guardo negli occhi, e sorridendo gliela afferro. In un attimo, mi sento tirata verso l’alto e mi ritrovo in piedi, dinanzi a lui. Mi perdo nelle sue iridi e in un attimo le mie labbra sono sulle sue, incontrandosi in un bacio dolce e delicato. “Andiamo.” Mi dice Vegeta, dopo esserci staccati controvoglia da quel contatto. Quando entriamo a scuola, mi ritrovo davanti un via vai di studenti affaccendati a correre tra un armadietto e l’altro. Vi è una confusione incredibile, ma nonostante tutto in mezzo a tutto quel disordine riusciamo comunque a vederli. Chichi, Goku, Yamcha e tutti gli altri stanno correndo verso l’aula canto come delle furie, e nel vederci ci urlano dall’altra parte del corridoio. “Vegeta, Bulma! Venite, andiamo!” urlano, entrando nell’aula canto. Io e Vegeta ci scambiamo un’occhiata divertita, e in uno slancio ci buttiamo di corsa verso l’aula can. La porta è aperta e al suo interno riusciamo a scorgere tutti i nostri amici già all’interno della classe, ridere e scherzare con il professor Dawson, stranamente già arrivato. Li guardo sorridendo, voltandomi poi verso Vegeta. Lui mi porge la sua mano, sorridendo leggermente. “Che dici, andiamo a scrivere la storia?”  mi dice, con il suo mezzo sorriso. Gli sorrido dolcemente, afferrando la sua mano decisa. “Andiamo a scrivere questa storia …” dico, entrando con lui in aula canto. Anzi, a casa nostra.


Nota autrice:
Ed eccoci arrivati all’ultimo capitolo di questa long. L’avventura è finita, ragazzi. Non riesco ancora a crederci, ma la storia è davvero finita. Dopo ben 43 capitoli, dichiaro Faithfully conclusa. Non vi nascondo, che ho gli occhi lucidi. Solitamente, nello scrivere una storia metto tutta me stessa, mi impegno al massimo, cercando sempre di lasciare un qualcosa di me in ogni mio lavoro. In questa storia, non vi è solo una parte di me, ma vi è tutto ciò che mi riguarda. Ci sono io, perché è una storia nata più dal cuore che dalla mente. E ci siete anche voi, che con le vostre recensioni, il vostro supporto e i vostri incoraggiamenti, avete reso possibile questa avventura.  Nello scrivere gli ultimi capitoli di questa storia, un’idea si è insinuata nella mia mente, e ho deciso di condividerla con voi. Probabilmente, Faithfully avrà un seguito. Non so dirvi il quando o il come questo avverrà, ma voglio dirvi che nella mia mente e nel mio cuore, le nostre Voci fuori dal coro stanno continuando la loro scalata verso la vita. E voglio che anche voi siate partecipi di questa crescita. Spero un giorno di riuscire a scrivere e a pubblicare il seguito di questa storia, fidatevi, ne ho davvero intenzione perché per me è davvero troppo importante. Ma per adesso, vi lascio a questa Faithfully. E vi lascio anche ai miei ringraziamenti verso coloro che con le loro recensioni mi hanno fatto commuovere, ovvero:

Lorelayne_kiri_chan16
galvanix
baby junior
Armstrong_92
BuddyStorm
ShenSon_07
Non ho parole per descrivere quanto mi sia affezionata a voi e quanto vi ringrazi per le vostre recensioni. Vi adoro, grazie di tutto.

Volevo ringraziare anche coloro che hanno inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite, ovvero:

 Armstrong_92 
 - Katun92 
 - KidVegeta_99 
 - Kristen Cullen 
 - Lorelayne_kiri_chan16
 - Michelina99 
 - pastafrolla 
 - Pizee_01 
 - ShenSon_07 
 - Luss_94 
 - trekker_girl 
 - Yuri Ishtar 
 - Armstrong_92 
 - BuddyStorm 
 - galvanix 
 - JCMA 
 - Jolly2047 
 - KikkaBrunaCaroline 
kikkalove 
 - mantine 
 - trekker_girl 
 - venere7610 

Vi ringrazio ancora infinitamente per tutto. Questa era Faithfully, ragazzi. Spero che voi l’abbiate amata,almeno quanto io ho amato scriverla. Grazie ancora.

Don’t stop believing – Non smettete di credere.

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