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Autore: metaldolphin    02/12/2014    2 recensioni
Oggi più che mai certe riflessioni coinvolgono un po' tutti, frasi sentite si incollano perfettamente alla realtà anche se provengono dalla fantasia. I nostri beniamini ne saranno testimoni, ancora una volta, in una nuova avventura che li vedrà scontrarsi contro pregiudizi duri a morire.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Franky/Nico Robin, Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con la fronte imperlata di sudore, il Sindaco si voltò a guardare la folla che li osservava in silenzio, fuori dal locale, attraverso l’ampia vetrata.

A fianco di Nami, un serio Zoro lo fissava a braccia conserte e katane ben in vista.

Non avendo altra scelta, l’uomo sotto accusa deglutì per schiarire la voce e disse: -Siete pirati e non vi vogliamo sulla nostra isola... - ma fu interrotto dal curioso Rufy: -E perché mai?
Nami non resistette e gli schiantò un pugno dietro la nuca, spiaccicandogli il viso sul piatto ancora vuoto: -Rufy! Fallo parlare, per la miseria!- esclamò arrabbiata, mentre Zoro ghignava.

Il pover’uomo era sconcertato, confuso dai ruoli che sembravano mescolarsi in quella stramba ciurma di pirati. Sotto la minacciosa incitazione della Navigatrice, continuò: -Non siete i primi ad arrivare qui. E coloro che sono già passati hanno sempre portato via qualcosa di importante… fino a tre giorni fa hanno portato via le nostre amate figlie… - raccontò, con le lacrime agli occhi -Non ci resta più niente, più niente… -mormorò, scuotendo il capo.

Nami era basita, Zoro arrabbiato, mentre Rufy si ingozzava con l’enorme porzione di carne arrosto che nel frattempo gli era stata portata.
-E dhiove le hanno porstate?- biascicò masticando.
La ragazza gli tirò una guancia, allungandola di quasi un metro e lo scosse violentemente: -Se idiota o cosa? Come pensi che lo sappia?- gli urlò nell’ orecchio.
Ma il Sindaco intervenne: -Veramente lo so… dall’altra parte dell’isola hanno allestito un campo base perché sono in attesa che si magnetizzi il log-pose. Dato che occorrono sei giorni, resteranno sull’isola altri tre giorni.

Zoro era perplesso: -Come mai non sono rimasti in paese? Requisire un albergo con tutte le comodità sarebbe stata una scelta migliore…
-E dov’è la loro nave?- chiese Nami, dubbiosa.
-Hanno un grosso sottomarino nero che però ha bisogno della ciurma al completo per funzionare al meglio e, grazie alle tempeste che ci investono spesso, hanno bisogno di stare lontani dal fondale più basso per non essere danneggiati dagli scogli. Quindi c’è un solo uomo di guardia alle rapite e si è tutelato barricandosi nella vecchia fortezza, dove è impossibile tendergli un attacco vincente, data la particolare conformazione geografica. Inoltre ha mangiato un Frutto del Diavolo che lo trasforma in una specie di enorme volatile dalle piume nere, con testa umana e corpo d’ uccello.- spiegò il Sindaco.
-Per vecchia fortezza intendete i ruderi posti a sud-est?- chiese Nami, il cui occhio esperto li aveva notati al loro arrivo in quell’isola.
-Esatto. È una zona inaccessibile dal mare e troppo scoperta per tentare un assalto.
-E i suoi compari come ci arrivano?- chiese Zoro, per studiare eventuali punti deboli della strategia degli avversari.
-Spianano le armi ed attendono che sia l’uccellaccio a planare sul mare, portando con sé il maltolto…
Lo Spadaccino annuì convinto: -Non sarà difficile fermarli.

Al Sindaco cadde il fucile dalle mani.
-Davvero lo fareste? Ci aiuterete?- chiese con una nuova speranza nella voce, dimenticando di avere dei pirati dinanzi.
-Shichuro- affermò Rufy, mentre inghiottiva -Non possiamo mica lasciarli andare così! Se dovessero depredare altre isole, per noi sarebbe sempre più difficile proseguire su questa rotta… - disse, convinto.

Nami rinunciò a picchiarlo: per quanto reiterasse la cosa, il Capitano non cambiava di una virgola… anche se da parte sua era convinto che quel ragionamento non facesse una piega, la ragazza si preoccupò del fatto che non avesse accennato all’incolumità di quelle poverine.

La notizia della collaborazione con i Pirati di Cappello di Paglia si diffuse in fretta tra la popolazione, ma senza suscitare troppo rumore per non mettere sulla difensiva gli avversari.
Nonostante ciò, parte di quella gente rimaneva diffidente verso di loro, ferma su una posizione che era dura a morire.
-Sono decenni che veniamo saccheggiati- raccontò il Sindaco -Dovete sapere che fino a due decenni fa, la miniera che si trova al centro del territorio ci regalava una quantità di diamanti tale che commercianti e pirati d’ogni specie venivano attirati dalla nostra ricchezza. Da quando la produzione si è fermata, i predoni si sono dedicati ad altri obiettivi, saccheggiando ed uccidendo… quando ero soltanto un ragazzino, la mia stessa famiglia è stata sterminata per un pugno di preziosi.

Zoro guardò Nami.
Teneva gli occhi fissi nel vuoto, certamente rivivendo la simile esperienza vissuta nella propria infanzia: lei capiva bene la diffidenza di quella gente verso una categoria che aveva fatto loro del male in maniera mostruosa.
La Navigatrice ricordava come quegli amici la avessero aiutata, come se fosse successo solo pochi giorni prima, anziché anni; rivide la furiosa lotta di Rufy, sentiva il calore del suo stesso sangue, quando aveva finto di uccidere Usopp; si stupiva ancora per Zoro che si gettava in mare, ferito e strettamente legato, mettendole la vita in mano e rabbrividiva all’immagine dello Spadaccino tra le mani di Arlong, il sangue che gocciolava lungo i pantaloni e gli stivali, fino al suolo, in uno stillicidio mortale, dalla ferita appena riaperta.

Si voltò a fissarlo e vide che la guardava.
C’era comprensione in quello sguardo, anche lui aveva ricordato.
Gli regalò un sorriso tirato, ancora riconoscente per quell’aiuto lontano nel tempo, ma vicino nel cuore. In quel muto scambio, si erano detti più di quanto le parole avrebbero potuto fare.
Se lei aveva subito angherie per otto anni, in quel lembo di terra la violenza si era protratta per più tempo, facendo sì che generazioni su generazioni crescessero con il timore, e l’odio che ne derivava, nel cuore.
-… I bambini ci guardano…- mormorò, dando voce ad un pensiero che in quei giorni sentiva più suo.
-Prego?- le chiese il Sindaco, che non aveva compreso il senso di quella frase.

Inaspettatamente, fu lo Spadaccino a rispondere per lei: -Era la saggia constatazione di una brava Regina. Sosteneva che è compito degli adulti dare l’esempio ai più giovani, affinchè non crescano nel pregiudizio e nell’odio.
L’uomo lo guardò con stupore: mai si sarebbe aspettato tale constatazione da un tipo simile.
Cercò di obiettare, ma il più giovane continuò: -Certo, siete stati aggrediti più volte e si deve lottare per la propria libertà, ma conoscendo chi si ha di fronte, non a prescindere solo perché appartenente ad una categoria. Si deve lottare, ma non con un movente che porti ad odiare chiunque, al di là delle intenzioni dell’altro.

Il Sindaco sorrise.
Quel giovane dall’aspetto troppo vissuto non aveva tutti i torti e la prova ne era proprio quella strana compagnia che, nonostante fosse stata aggredita, adesso si preparava per aiutarli a riscattarli da decenni di oppressione.

Nami guardò il compagno, fiera di quanto aveva esposto: era un riassunto perfetto di ciò che lei sentiva.
Quel giorno il buzzurro era una vera e propria rivelazione!

Al primo pomeriggio, da esperta meteorologa, Nami osservò il cielo e la direzione in cui viaggiavano le nubi dello strato medio-alto e capì che il tempo avrebbe retto.
Chopper che avrebbe assistito Sanji ed Usopp a parte, gli altri avrebbero combattuto.

Giunsero al limitare del bosco prima che facesse buio.
Duecento metri scoperti da ogni tipo di vegetazione li separavano dalla vecchia fortezza in cui erano custodite le ragazze rapite, troppo per attraversarle finchè c’era luce, sotto lo sguardo attento di quell’essere che planava come un avvoltoio che perlustra la savana alla ricerca di carogne da spolpare.

La situazione chiariva perché la popolazione preferiva assalire un certo numero di pirati all’interno del paese anzichè uno solo in quel frangente… i pochi uomini che si erano uniti alla Ciurma in quell’impresa, portavano grigi mantelli per essere meno visibili dall’alto, col cappuccio alzato e lo sguardo fiero.
Nonostante le raccomandazioni ricevute, però l’imprevedibile Rufy, dopo aver sofferto immobile per un po’, decise di fare di testa sua: all’ennesimo giro dell’uccellaccio pirata, calcolata con buona approssimazione la distanza, allungò le braccia per afferrarlo, facendo saltare la copertura che prevedeva l’arrivo dell’imbrunire per attaccare con più sicurezza.

Accorgendosi dell’attacco, un poderoso battito d’ali sollevò il pirata piumato, portando con sé l’incauto Capitano.
-Rufy!- gridarono in coro i suoi compagni, non riuscendo a credere di aver assistito all’ennesimo colpo di testa di quello scriteriato, svoltosi sotto i loro occhi in pochi secondi.
-È sempre il solito!- lamentò Nami.
-Andiamo!- li incitò Zoro, dato che ormai l’attacco a sorpresa era andato a farsi benedire; l’unica cosa che restava da fare era approfittare dell’insolito diversivo per correre in aiuto delle ragazze.

Ma quando giunsero a pochi metri dalle robuste mura di pietra, una sventagliata di proiettili colpì il suolo davanti ai loro piedi. C’era qualcun altro a tenere d’occhio le rapite: cosa stava accadendo?
   
 
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