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Autore: Kaiyoko Hyorin    05/12/2014    5 recensioni
[Estratto dal primo capitolo]
Non fece in tempo a realizzare quell'unico fugace pensiero che ella si accorse di avere i suoi occhi scuri puntati addosso, cosa che ne aumentò drasticamente la soggezione che provava nei suoi confronti ed a stento riuscì a impedirsi di sussultare nuovamente, preda di un imbarazzo senza pari.
“P-perché mi fissa in quel modo?!”
[Fine Estratto]
Era iniziato come un lavoretto di revisione e invece mi sono ritrovata a stravolgere completamente la trama, creando qualcosa di nuovo ed inaspettato! Ad oggi è l'opera più lunga che abbia scritto e spero che il risultato sia valso lo sforzo, augurandomi che risulti comunque una lettura gradevole, a prescindere! Vi auguro una buona lettura!
Attenzione: aggiunto OOC per il cambiamento caratteriale a cui i personaggi vanno incontro nel corso dell'intera storia, in accordo con la trama, senza comunque arrivare ad uno "stravolgimento" nel vero senso della parola; quindi non spaventatevi!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Unione d'affari'
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42. Ti amo


L'odore di lei gli penetrò nei polmoni mentre Kei tentava di riempirli d'aria, lasciando sfogare il respiro affannoso che gli sollevava ripetutamente il petto nel reclinare il capo all'indietro, sui cuscini. Avvertendo gli strascichi dell'orgasmo disperdersi lungo i muscoli di gambe e braccia, rilassò progressivamente la schiena, allentando la presa con la quale le aveva lasciato, sui fianchi, una coppia di segni rossi piuttosto caratteristici.
Abbandonato sul letto, ascoltò il respiro altrettanto irregolare di Yukiko sfiorargli l'orecchio destro, abbandonata sopra di lui, pelle contro pelle, il sudore in parte assorbito dalle lenzuola. Il dranzerblader chiuse gli occhi e si godette la sensazione che, puntuale, gli pervase ogni muscolo, ogni nervo, ogni fibra del corpo stanco e soddisfatto.
Ancora dentro di lei, fece scivolare una delle due mani lungo il profilo della sua schiena, mentre rifletteva sul proprio compiacimento per il piacere che sapeva averle procurato e la cui testimonianza gli era stata impressa sulle spalle e dietro la schiena. Senza dubbio di lì a poco gli sarebbero comparsi sfregi di un bel rosso fuoco sulla pelle, eppure la cosa non gli dispiacque per niente: avrebbe fatto l'amore con lei ancora e ancora, se il suo amichetto lì in basso ne avesse avuto le forze, ma dopo la terza volta di fila si sentiva praticamente a secco.
Involontariamente contrasse i muscoli della sua erezione e bastò quella debole vibrazione perché la mora sussultasse, irrigidendo ogni muscolo, ipersensibile dopo quanto era appena successo fra quelle quattro mura. Quella reazione da parte di lei lo fece ridacchiare, suono al quale seguì un sibilo contrariato che gli sfiorò nuovamente il lobo dell'orecchio e che ne aumentò l'ilarità, prolungandogli quella risata fra i denti.
Yukiko si tirò indietro quel tanto che bastava da permetter ad entrambi di incrociare i reciproci sguardi e Kei ne inquadrò senza problemi l'espressione del viso fra l'imbronciato ed il divertito, ricambiandola con un sorrisetto sghembo dei suoi. I suoi occhi verdi rilucevano sotto le ciglia scure come smeraldi e le labbra gonfie di baci erano schiuse a lasciar passare aria per i polmoni. Le guance erano tinte da un rossore che andava attenuandosi mentre, ad incorniciare il tutto, la sua chioma corvina e violacea le ricadeva sulle spalle in una piega ribelle, dalla quale spuntavano alcune ciocche temerarie ancor meno soggette alle ordinarie leggi della fisica. Sulla base del collo, appena sopra la clavicola, individuò una rosa rossa, un piccolo marchio lasciatole da lui stesso poco prima, che avrebbe impiegato un giorno o due per scomparire. Il pensiero lo fece sorridere, ammirando la propria compagna, preda di sentimenti contrastanti ma che si tradussero presto in un'unica parola: “Mia”.
Gli venne del tutto naturale avvolgerle il busto con ambo le braccia e, con un colpo di reni, capovolgere la situazione. Il movimento improvviso lo costrinse a uscire da lei, ma una volta che la sentì premuta fra il suo petto ed il materasso, insinuò il viso nell'incavo del suo collo, mordicchiandole il lato della mandibola con fare giocoso.
La risata che sgorgò dal petto della mora lo fece sorridere nuovamente fra sé e sé e ben presto la voce di lei assunse una sfumatura incredula.
– Un'altra volta??
– Non sai quanto mi piacerebbe – le mormorò con voce roca all'orecchio, sfiorandole lo zigomo con la punta del naso, malizioso, prima di continuare – ..ma credo che ti concederò una decina di minuti per riposare.
– Ah, è così..? – ribatté lei divertita, ruotando appena il capo in sua direzione.
Tornando a incrociarne lo sguardo, Kei le mostrò di nuovo quel mezzo sorriso ironico e malizioso al tempo stesso, prima di abbassarsi abbastanza da posare le sue labbra su quelle di lei. La baciò più delicatamente di quanto aveva fatto sino a quel momento, avvertendo ancora in bocca il sapore di lei, così come sapeva avere il suo odore addosso. Una consapevolezza che gli faceva quasi girare la testa.
Suo malgrado, rammentandosi di non potersi ancora rilassare, dovette farsi indietro per scendere dal letto ed, una volta in piedi sul pavimento in legno, uscì dalla camera e raggiunse il bagno, dal quale tornò un paio di minuti dopo.
Accostando la porta dietro di sé, fece spaziare lo sguardo scuro per l'ambiente, del tutto incurante del fatto di star girando nudo per casa di qualcun altro. La luce che filtrava attraverso la finestra aveva assunto una sfumatura più tenue, tipica di un tardo pomeriggio autunnale, e tingeva di riflessi più caldi le pareti ed i mobili, senza per questo risparmiare le tende color panna.
Stirandosi i muscoli vagamente indolenziti, si voltò allora per contemplare il lato della camera nel quale giaceva ancora la mora, che durante la sua breve assenza s'era infilata sotto le coperte. Abbozzando un mezzo sorriso, Kei rimase a guardarla per una manciata di secondi ancora, seguendone la curva della schiena sino a ché questa non scompariva sotto il bordo delle lenzuola color azzurro chiaro e la coperta invernale di un bel blu notte.
Rilassata, stanca e soddisfatta.
Ecco come gli appariva, a tal punto da finire per addormentarsi in quei pochi minuti che era stato via, e questo non poteva ché essere un motivo d'orgoglio per lui, sebbene non si limitasse solo a quello. A sfiorargli il centro del petto vi si mise un moto di tenerezza che non aveva mai provato per nessun altro e quella sensazione gli fece delineare le labbra in un tenue sorriso, prima che iniziasse ad accusare il freddo e pensasse di infilarsi sotto quelle coperte con lei.
All'intenso brivido che gli fece rizzare i capelli neri sulla nuca, il blader finalmente si mosse ed, una volta raggiunto il letto, si infilò sotto le lenzuola approfittando dello spazio che la stessa ragazza gli aveva lasciato prima di sprofondare nella fase Rem. Il tempo di mettersi comodo che Yukiko gli si strinse contro e lui, voltato su un fianco verso di lei, si bloccò allo stesso modo di come era successo più d'un mese prima, in quella stanza d'albergo in Russia, cercando di non svegliarla del tutto. Dopo una manciata di secondi, ancora tenendo sollevato il busto sul gomito sinistro, si premurò di coprirla meglio sino alle spalle, prima di infilare il proprio braccio destro sotto quelle coperte e cingerla all'altezza del fianco. Il sospiro soddisfatto che le sgorgò dalle labbra gli si riversò tiepido sulla pelle del petto, rispecchiando in parte il suo stesso stato d'animo, al punto da sembrargli la cosa più naturale del mondo quella di far scivolare le dita a seguire il profilo della spina dorsale di lei.
Quel pensiero lo sorprese sul momento, inducendolo ad aggrottare le sopracciglia mentre fissava l'espressione rilassata della ragazza che, di poco più in basso, sembrava già sul punto di dormire profondamente. Il tocco lieve della stessa tuttavia lo fece ricredere, perché ella ricambiò quelle sue attenzioni, posando la mano sinistra sul suo braccio, sopra il gomito, in una carezza lenta e costante che ebbe il potere di distrarlo e farlo rilassare a propria volta. In fondo, perché avrebbe dovuto sorprendersi di stare tanto bene con qualcuno? Solo perché non gli era mai successo prima?
Sorreggendosi il capo sul palmo della mano, fece vagare il pensiero mentre con l'iridi dai riflessi di brace seguiva il profilo della mora come si era ritrovato a fare diverse volte in un passato recente, soffermandosi sulla piega leggermente tesa in un accenno di sorriso delle labbra di lei.
Un sorriso che si ritrovò ad imitare senza neanche rendersene conto.
Ancora una volta pensò che, in quel momento, non avrebbe potuto trovarsi in un luogo migliore se non quel letto, con lei fra le braccia. Una parte della sua mente gli suggerì che avrebbe potuto essere la stessa cosa in qualunque altro posto, purché ci fosse stata lei.
La sua Compagna.
Quand'era diventata tanto importante da suscitargli emozioni tanto profonde?
Rivangando i propri ricordi, tornò al tempo in cui l'aveva incontrata la prima volta, rammentando perfettamente ogni momento di stupore che lei gli aveva causato, ogni momento in cui si era sentito spiazzato o colpito da qualcosa che aveva a che fare con lei. Non poteva credere che fossero arrivati tanto lontano. Non poteva credere di potersi sentire tanto fortunato e felice solo per il fatto di poterla osservare come in quel momento.
Si lasciò sfuggire un debole sbuffo autoironico a labbra serrate, delineate in un mezzo sorrisetto che avrebbe potuto essere chiaramente una smorfia. S'era rammollito? Sembrava l'unica spiegazione per ciò che era arrivato a pensare; l'unica, a parte...
Quel sorrisetto si dissolse sul suo volto, mentre la conclusione più ovvia gli balenò nella mente con la stessa intensità della luce di un faro nella notte. Inarcando ambo le sopracciglia, Kei lasciò che la propria mente tornasse a tutti i momenti di tenerezza e di ansia vissuti con lei.. per lei, si corresse, e progressivamente avvertì la propria espressione tradire la profonda incredulità che lo stava cogliendo.
Trattenne il fiato.
Se n'era innamorato.
Si era innamorato di Natsuki Yukiko, futura presidentessa della Natsuki Corporation e giovane donna che definire 'complicata' sarebbe stato un eufemismo, senza nemmeno rendersene conto. Una ragazza la cui forza d'animo lo aveva favorevolmente impressionato, così com'era stato per la sua potenza di blader. L'unica ad essersi avvicinata abbastanza a lui da rischiare di bruciarsi, senza per questo tirarsi indietro o demordere quando aveva tentato di tenerla a distanza. Alla mente gli tornò in un flash il ricordo del sogno fatto molte settimane prima, nell'istante esatto in cui lei riusciva ad infrangere l'oscurità nella quale si era barricato e con slancio tentava di raggiungerlo, la sua mano protesa verso di lui.
Comprese che, in qualche modo, lei gli aveva sempre teso quella mano, sin dall'inizio, e questo ebbe il potere si sorprenderlo ancor più di tutto il resto.
Osservando il viso della ragazza accanto alla quale era disteso con sguardo diverso, si sentì arrossire, eppure al tempo stesso avvertì la consapevolezza dei propri sentimenti crescere e rafforzarsi al centro del petto, pervadendolo da capo a piedi. Una sensazione insolita, che tuttavia lo fece sorridere spontaneamente, preda di qualcosa che poteva essere paragonato ad una profonda gratitudine.
Se n'era innamorato e non avrebbe cercato di negarlo a sé stesso, perché gli era semplicemente divenuto impossibile.
Yuki..? la chiamò a bassa voce, cercando di capire se fosse sveglia.
Lei non si mosse, né mandò segno di averlo udito in qualche modo o di star tornando alla realtà. Il suo respiro regolare e profondo continuò a riempirle i polmoni e scivolarle oltre le labbra leggermente schiuse per una manciata di secondi piuttosto lunga, abbastanza da convincerlo del sonno in cui era sprofondata. Doveva essere stata parecchio stanca, di una stanchezza che lentamente stava insinuandosi anche in lui, sebbene l'adrenalina che gli era finita in circolo a causa della rivelazione che lo aveva appena colto stesse ancora facendo il suo effetto.
Allora chinò il capo, sfiorandole con la punta del naso la tempia sinistra ed avvertendo la sensazione setosa dei suoi capelli fargli il solletico. Inspirando, ne colse nuovamente l'odore, una fragranza che mista a quella che doveva appartenere allo shampoo che aveva utilizzato, gli ricordò i fiori di gelsomino, ed il sorriso tornò ad accentuarglisi, seppur morbidamente, in volto. Si accostò all'orecchio di lei, scostandole una ciocca di capelli dietro lo stesso con la mano destra, prima di decidersi a schiudere le labbra. Trattenne il fiato.
Ti amo le sussurrò, in un sospiro che flebile gli svuotò i polmoni, abbattendo anche l'ultimo ostacolo che aveva eretto a difesa di sé stesso.
Non osando ancora respirare, rimase immobile e tese le orecchie, in ascolto di un qualsiasi suono che potesse suggerire che la ragazza non fosse così addormentata come aveva supposto, ma non vi fu alcun cambiamento e dopo un minuto d'orologio tornò a rilassarsi, facendosi nuovamente indietro e riappoggiando il capo sul palmo della mano sinistra.
Sapeva di essere sleale, che quella non avrebbe potuto considerarsi una vera e propria dichiarazione, ma non poteva comunque negare che il proprio cuore gli stesse battendo ad un ritmo frenetico al centro del petto. Gli aveva fatto un'impressione strana il suono di quelle due parole, proferite dalla sua bocca e con la sua voce: aveva dovuto fare uno sforzo per farle uscire, dandogli quasi l'idea che nel scivolargli sulla lingua gli avessero raschiato le corde vocali. Non aveva mai detto niente di simile a nessuno prima, nemmeno a suo padre, e sua madre se n'era andata che lui era ancora in fasce, per cui non aveva alcun ricordo di quel tempo o di lei.
Per la prima volta si sentì completamente in balia delle proprie emozioni, senza più un appiglio, e la cosa lo inquietò. Non era abituato a cedere alla propria parte emotiva, si era sempre sforzato di valutare ogni cosa, di seguire il proprio lato razionale, eppure ora non ci riusciva. Sapeva solo di voler stare con lei.
E lei era lì, fra le sue braccia, talmente a suo agio da dormire in tutta tranquillità. Si fidava di lui.
Si rilassò, riuscendo grazie a quest'ultima constatazione a scacciare quella sensazione di paura che l'aveva sfiorato poc'anzi. Fu grazie a questo che cedette alla sensazione di formicolio del polso sinistro e scivolò più in basso, ruotando su sé stesso per stendersi supino e al tempo stesso far passare il proprio braccio sotto il collo della mora. Il movimento la destò in parte, ma fu una cosa del tutto naturale per entrambi incastrarsi in quella nuova posizione ed il dranzerblader si ritrovò a stringerla contro di sé, mentre lei prendeva posizione con il capo sulla sua spalla e gli cingeva il fianco più lontano con il braccio sinistro. Quando arrivò ad intrecciare le gambe con la sua, lui si ritrovò per l'ennesima volta a sorridere, appoggiando la guancia al capo d'ella ed avvertendo sulla pelle la liscia consistenza dei suoi capelli scuri. Lasciandosi così pervadere da un nuovo senso di pace che lo aiutò ad accantonare timori e ansie di sorta, colse il profondo sospiro che sgorgò dal petto della nightblader.
Un sospiro che rispecchiava esattamente il suo stato d'animo.


Non avrebbe voluto svegliarsi ma, nella penombra della sua stanza, avvolta dal piacevole tepore che le trasmetteva la presenza del suo ragazzo, Yukiko iniziò a riemergere dal mondo dei sogni in uno stato di preallarme. Il ché era assurdo, perché non c'era posto più sicuro dove avrebbe potuto essere se non quello, convinzione che si accentuò quando si ricordò con uno sprazzo di lucidità di essere fra le braccia del suo dranzerblader.
Quando tuttavia, l'istante successivo, il suono di una voce raggiunse la sua coscienza chiamandola per nome, venne bruscamente riportata alla realtà con lo stesso effetto di una secchiata d'acqua gelida: la signora Natsuki.
Yuki-chan?! Sei in casa??
Il sussulto che la colse svegliò anche il ragazzo al suo fianco, il quale spalancò gli occhi scuri allarmato mentre la mora si alzava di scatto a sedere, imprecando fra sé e sé mentre si lasciava sfuggire, in un sussurro strozzato da un'ondata di panico: È mia madre!
La reazione di Kei non fu altrettanto fine.
Cazzo! ringhiò questi, quasi caracollando giù dal letto, tirandosi dietro le coperte nello slancio e rischiando per questo di inciampare Cazzo! ripeté a voce contenuta, lottando con la stoffa per restare in piedi Mi sono addormentato.. merda!
Tesoro? la voce della presidentessa della N.C. questa volta sembrò più vicina e ad essa si accostò il caratteristico suono di passi per le scale.
Non avevano più tempo.
Sì! esclamò la mora, guardandosi brevemente intorno mentre il giovane Hiwatari tentava di raccattare i suoi vestiti. Saltò letteralmente giù dal letto, raggiungendo di corsa la propria cassettiera Ci sono, mamma! ripeté intanto, prima di abbassare il tono e rivolgersi al dranzerblader con fare concitato – ..nasconditi!! ormai il panico minacciava di prendere il sopravvento e rovistando nel cassetto che aveva aperto con forza ne estrasse un paio di mutandine Mi..mi sto cambiando!!
Nei due secondi a seguire Kei si appiattì contro la parete, proprio accanto alla porta, stringendo a sé i pantaloni e la maglia ma dimentico delle scarpe, in bella mostra al centro della camera. Scarpe che la ragazza con un calcio spedì sotto il letto mentre si infilava l'indumento intimo e si affrettava ad anticipare sua madre. Raggiunse la porta proprio mentre la maniglia ruotava e vi si gettò contro con slancio, impedendo al genitore di schiuderla più di una manciata di centimetri.
Non entrare!
Oh.. Yuki-chan! esclamò la donna, sorpresa Che succede?
Mi sto cambiando, mamma! ribadì la ragazza, facendo attenzione a non mostrar più del viso oltre lo spiraglio aperto dall'altra.
La signora Natsuki sembrò crederci, perché poi se ne uscì con una delle sue risate caratteristiche.
Uhuh! Ma cara, ti ho partorita, non devi sentirti in imbarazzo con la tua mamma!
Mamma, insomma!! esclamò spazientita e completamente nel pallone, cercando di controllare la propria agitazione e tentando di farla passare per imbarazzo Non ho più 5 anni, rispetta la mia privacy!
D'accordo, d'accordo.. concesse sua madre a quel punto, facendo un passo indietro e permettendole di richiudere la porta. Una volta che la serratura tornò a posto, la voce di lei si fece sentire da oltre l'anta lignea con una sfumatura più ovattata Non mi avevi detto che saresti uscita stasera.. hai già cenato?
No, non l'ho fatto la blader scambiò un'occhiata al suo compagno, tanto teso da darle l'impressione di volersi fondere con il muro dietro la sua schiena. Non che lei fosse messa meglio, per dire. Si schiarì la voce Esco a cena, per l'appunto si inventò sul momento.
Il borbottio del suo stomaco sembrò approvare e sul volto di Kei comparve un sorrisino divertito ed ironico al contempo, prima che questi schiudesse le labbra per mimare le parole: “Carne alla griglia”.
La proposta venne accettata dalla mora con un cenno del capo, prima che alle orecchie le giungesse nuovamente la voce della donna ancora ferma in corridoio.
Con Eiji?
Il sorriso dal volto del dranzerblader scomparve, come evaporato, mentre un sopracciglio sfrecciò verso l'alto.
Chi? chiese di getto lei, non riuscendo a collegare quel nome a nessuno di conosciuto.
Ma come chi?! ribatté in tono divertito e perplesso al tempo stesso l'altra Eiji! Il tuo vecchio compagno di classe? È successo qualcosa, per caso??
Il cervello di Yukiko riuscì a fare i giusti collegamenti e si illuminò di comprensione Ah! No no, non è successo niente di particolare! neanche il tempo di finire di dire quella frase che avvertì lo sguardo penetrante del suo ragazzo trafiggerla da parte a parte e lei, voltandosi nuovamente a guardarlo, sfoggiò un sorrisetto nervoso alla vista della sua nuova espressione, fra l'accusatorio ed il saccente. Continuò comunque a parlare a sua madre Sì, usciamo. E sono pure in ritardo, mamma!
– Uhuh.. be', spero di conoscerlo prima o poi.. sembra proprio una cosa seria!
– Non..non saprei! È presto per dirlo..
– Come vuoi tesoro, non ti metterò pressioni!
Quell'ultima frase, accostata ad un fruscio, fece improvvisamente venire il dubbio alla mora di star davvero parlando con sua madre. Come sarebbe che non le avrebbe fatto pressioni? Ma se non aveva fatto altro in tutta la sua vita! Cos'era cambiato? Che fosse a causa del tipo con cui si vedeva e di cui non voleva dirle nulla?
Ehm.. e come vanno le cose fra te e il tipo con cui esci?
Oh, bene direi..
– Quando lo porterai a casa?
Yu-Yukiko, non mi sembra il caso.. sentì dire a sua madre, piuttosto impacciata invero, altra cosa che le fece inarcare maggiormente un sopracciglio, accentuando l'aria interrogativa che aveva in volto mentre ascoltava il seguito – ..è un po' presto per dirlo.
Le parti si erano appena invertite. Quella consapevolezza ebbe il potere di farla rilassare, ma non per questo si sentì meno impaziente di chiudere il discorso Ho capito mamma, non c'è bisogno che tu mi dica altro affermò, prima di deglutire e aggiungere Ora scusa, ma devo proprio vestirmi!
Sì, ho capito: ti lascio fare. Divertiti, mi raccomando!
Lo farò le rispose, prima che il suono di passi nel corridoio le preannunciasse che sua madre stava allontanandosi. Fece altrettanto, scostandosi dalla porta soltanto quando la sentì entrare nella sua stanza e allora Yukiko si voltò di nuovo verso Kei, che sembrava averne approfittato per infilarsi almeno i pantaloni.
Mi aspetto delle spiegazioni le disse lui con tono basso, ma non per questo meno gelido, accompagnato da un'occhiata penetrante.
Quella reazione da parte del blader le fece salire un nuovo brivido su per la spina dorsale, che la costrinse a sfoggiare un nuovo sorrisetto nervoso. Da una parte la situazione aveva il suo lato umoristico, ma per un attimo la mora si pentì della bugia che aveva dovuto inventarsi per coprire la loro relazione sino a quel momento. Deglutì, annuendo, prima di tornare sui propri passi, verso il centro della stanza e poi alla cassettiera, tirandone fuori un reggiseno pulito.
Anche Kei si mosse, recuperando il resto dei propri vestiti ed iniziando a metterseli in silenzio e con una certa rapidità. Lasciandolo fare, lei per contro esaminò i propri indumenti ancora appesi nell'armadio e, alla fine, scelse un maglione di lana a collo alto ed un paio degli ultimi jeans che aveva comprato due giorni prima con sua madre. Stava cercando di infilarvi le gambe quando la voce del dranzerblader la richiamò.
E questo?
Quell'unica domanda la fece bloccare, voltando il capo verso di lui perplessa, finché non lo vide accanto alla cassettiera, la sua sciarpa in una mano mentre con l'altra con l'indice puntato ad un lembo di stoffa che sporgeva dal cassetto aperto. Le ci vollero un paio di secondi per capire cosa fosse ciò che il ragazzo le stava indicando con aria perplessa e ironica al tempo stesso e, quando accadde, fu lei stessa a sorprendersi.
Oh.. riuscì a dire soltanto inizialmente, prima di finire di tirarsi su i jeans. Muovendosi per avvicinarsi a sua volta verso il mobile, si sentì terribilmente in imbarazzo nel fornirgli una spiegazione, in tono basso – ..era il pigiama di mio padre.
Lo vide inarcare un sopracciglio ed assumere un'aria quasi preoccupata, reazione che per contro le fece comparire un leggero mezzo sorriso che voleva essere incoraggiante Mi ero quasi scordata di averlo affermò, con una punta di malinconia.
Erano quasi due mesi che non lo metteva, sin da prima di partire per l'America. Non ne aveva più sentito il bisogno e nemmeno vi aveva più pensato, sino a quel momento. Notando la perplessità del ragazzo di fronte a sé fece spallucce, prima di spiegargli brevemente ciò a cui stava pensando.
Lo mettevo spesso quand'ero giù di morale, mi aiutava.. si frenò dal proseguire quella frase e lui non glielo chiese, cosa di cui gli fu grata e poco dopo la riformulò da capo – ..mi faceva sentire meno sola diede una spinta al cassetto, chiudendolo prima di voltarsi di nuovo ad incrociare lo sguardo del suo compagno, sorridendogli infine con più convinzione Ora non mi serve più.
Lo vide ricambiare il sorriso e per un istante si dimenticarono entrambi del luogo e del momento. Furono i passi della madre di Yukiko a ricordarlo loro, suono al quale seguì ben presto il tonfo sordo di una porta che si chiuse sul corridoio. Ancora un istante e il rumore dell'acqua corrente della doccia giunse ovattato sino alle loro orecchie, inducendo la mora a tornare a muoversi, di nuovo cosciente della necessità di sbrigarsi.
Sbrighiamoci incitò difatti il suo compagno, indicandogli il letto e procurandosi un paio di calzini.
Il tempo a Kei di recuperare le sue scarpe e infilarsele che lei stava già tentando di aggiustarsi la piega dei capelli davanti allo specchio. Non ci stette a perdere troppo tempo tuttavia, ben consapevole di non poter chiedere troppo alla propria chioma bicolore, e si risolse legandola in una coda alta, prima di voltarsi.
Andiamo disse soltanto, prima di accostarsi alla porta. Fece cenno al blader di seguirla e schiudendola con cautela diede un'occhiata fuori: come previsto, sua madre era in bagno ed aveva solo lasciato la luce accesa in camera sua. Sgattaiolarono fuori in punta di piedi, raggiungendo in fretta il pianerottolo delle scale e scendendole con altrettanta rapidità, la ragazza quasi finì per fare un bel capitombolo.
Si riprese all'ultimo, aggrappandosi al corrimano, ed attese di aver raggiunto indenne l'atrio ed essersi infilata i primi stivali che aveva trovato a portata di mano, prima di esclamare a voce alta Io vado!
La risposta della donna fu talmente flebile e ovattata che quasi lei non la udì, ma non per questo attese un istante di più.
Uscirono sul vialetto e Yukiko tirò fuori le chiavi della macchina che aveva nella tasca del giubbotto, espirando una nuvoletta candida di fiato quando l'aria fredda della sera le sfiorò la pelle del volto.
Prendiamo la mia annunciò senza preamboli, dirigendosi verso quella che a tutti gli effetti era la sua nuova auto. Lei e sua madre erano andate a ritirarla quello stesso primo pomeriggio in concessionaria e, neanche a dirlo, la signora Natsuki aveva approfittato di una promozione per dare indietro la loro utilitaria e farsi un'auto nuova a propria volta. Il risultato era parcheggiato nel vialetto di casa loro: una Mazda 2 ultimo modello dalla carrozzeria color viola metallizzato a 5 porte sostava subito accanto ad una Mazda 3 di un rosso fiammante.
Dirigendosi verso la prima, la nightblader si spostò sul lato di guida mentre Kei la imitò dall'altro e, dopo un rapido lampeggiare di 4 frecce arancioni, aprirono all'unisono le portiere e vi si fiondarono dentro. Gli interni erano in pelle bianca, il cruscotto di un nero sporco e le rifiniture in grigio chiaro. Avrebbe dovuto procurarsi delle foderine per i sedili al più presto ed, eventualmente, un altro paio di cosette a cui aveva pensato. Sui sedili posteriori ci aveva già piazzato il cuscino rosso a forma di cuore che sua madre le aveva regalato per il suo San Valentino dei dieci anni.
Soltanto quando furono fuori dal cancello, in strada, la mora si rilassò abbastanza da fermarsi al primo stop e voltarsi a cercare lo sguardo del suo compagno.
Dove si va?
A destra le rispose lui, prima di abbozzare un mezzo sorriso sarcastico – ..ed ora raccontami un po' di questo Eiji.
Per un attimo la giovane Natsuki rischiò di grattare la marcia e, sbuffando, gli rispose soltanto dopo aver scalato sino alla terza Ho dovuto inventarmi qualcosa appena tornata a casa e non mi è venuto in mente altro. Vedila così lo spronò ironica, ridacchiando – ..tu per mia madre ti chiami Eiji, sei un tennista ed andavamo a scuola insieme alle superiori.
Umphf il dranzerblader spostò lo sguardo oltre il finestrino alla sua sinistra e la mora capì che il discorso era appena stato chiuso . O almeno ebbe quell'impressione, prima che quella venisse smentita da un ultimo commento sarcastico Potevi almeno inventarti un nome più figo.
Quell'unica replica suonò talmente sincera nel suo rimprovero che la fece scoppiare a ridere.


Sollevando in una mano la cornetta dell'ufficio, il presidente Hiwatari schiacciò il tasto di chiamata automatica e attese che il telefono componesse il numero, accostandola all'orecchio e rimanendo in ascolto. Non dovette attendere molto prima che la donna all'altro capo rispondesse.
Pronto?
– Buonasera Natsuki. Puoi parlare?
Sì, sì. Yukiko è uscita da poco – assicurò l'altra senza tentennamenti.
L'uomo abbozzò un mezzo sorriso – Bene, perché credo di aver assistito per caso ad una cosa insolita ieri mattina.
La sua interlocutrice si fece curiosa e vagamente preoccupata al contempo – Non avranno scoperto...?
– No no – la rassicurò subito l'uomo, appoggiandosi allo schienale della sua poltrona da ufficio – Si tratta di qualcos'altro; qualcosa che riguarda in prima persona entrambi i nostri figli.
Mh?
– Forse è un po' presto per parlare, ma credo che il nostro piano originario stiano avendo i suoi effetti – le disse, prima di esporle la scena a cui aveva assistito per caso lui stesso. Quando ebbe finito, dall'altro capo del telefono seguì una pausa di silenzio talmente lunga da fargli credere che la sua interlocutrice fosse rimasta senza parole. Si sbagliava.
Uhuhuh.. – la sua particolare risata gli giunse dapprima sommessa e poi sempre più distinta, seppur di breve durata – Allora i miei sospetti potrebbero non essere così infondati.. ma sì, confermo il fatto che sia presto per trarre conclusioni affrettate. Propongo di continuare come se niente fosse e stare a vedere come va avanti la cosa.
Sfoggiando uno dei suoi mezzi sorrisetti sghembi che suo figlio aveva ereditato da lui, il presidente annuì – Sì, mi pare la cosa più sensata da fare per ora – affermò compiaciuto dell'acuta mente della sua compagna d'affari – ..farò in modo di racimolare qualche informazione in più. So già a chi rivolgermi.
Non esagerare – lo ammonì l'altra con tono bonario e critico al tempo stesso – Se lo scoprissero non ce lo perdonerebbero mai.
– È vero – ammise con un sospiro il signor Hiwatari, ben rammentando quanto il suo rapporto con Kei fosse andato peggiorando, malgrado i suoi sforzi iniziali di riavvicinarglisi dopo quanto accaduto per colpa di suo padre. Per fortuna c'era lei a ricordargli la necessità di una certa moderazione – Piuttosto, la prossima settimana dovrò partire per un viaggio d'affari ad Hong Kong e pensavo di portar con me mio figlio. Staremo via qualche giorno.
Oh – se ne uscì la signora Natsuki a quel punto, presa alla sprovvista ma comunque composta, tanto da non lasciar passare più di un paio di secondi prima di dare una risposta più articolata – Sì, mi sembra un'ottima idea.. io ne approfitterò per tener d'occhio Yukiko.
– Appena avrò la data precisa del nostro ritorno ti farò sapere. Considerati prenotata per una cena la prima sera disponibile.
Uhuh.. d'accordo, come vuoi.
– Ti saluto, Natsuki – le disse in ultimo, non senza sentirsi a disagio per la necessità di non potersi permettere una maggiore informalità in quell'ambiente di lavoro. La risposta che gli giunse all'orecchio gli suonò infinitamente più dolce.
A presto, Susumu.




...continua.

[ANGOLO AUTRICE]
Buongiorno a tutti!!
Ok, non mi dilungherò, volevo solo ringraziare le mie ragazze per le loro recensioni - Silmeria, ho aggiustato la parte del capitolo che mi hai segnalato (errore di correzione distratto maledetto XD classica cosa da 'prima volevo scrivere una cosa, poi ci ho ripensato') - e mi scuso ma in sto periodo nn ho molto tempo. Ho un esame il 23 dicembre e devo assolutamente studiare -.- quindi mi spiace, ma sarò terribilmente lenta negli aggiornamenti da ora in poi. In pratica, non so quando riuscirò ad aggiornare!

Scusateeee!
Spero che questo capitolo però vi sia piaciuto abbastanza da portare pazienza con me <3
Scappo! Ma prima di farlo volevo citare qui sotto la fanfic della mia cara Obsidian_Butterfly, perché è stata taaanto carina da citarmi nella sua! <3 Se vi capita fateci un salto, l'idea è molto buona a mio parere e gli sviluppi sembrano decisamente interessanti! ^_^ Aspetto di vederne il seguto: Light and Fire.
un bacione a tutti e buon Dicembre!

Kaiy-chan

P.S. allego qui sotto le auto delle nostre due Natsuki! La prima è quella della madre

la seconda è quella di Yuki-chan con tanto di interni!
   
 
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