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Autore: Lotr87    05/12/2014    0 recensioni
Quel giorno aveva deciso di mettere fine a tutto quel circolo di ipocrisia, rancore e maschere per vivere senza filtri anche davanti ai genitori e il coraggio non le mancava era solo il momento, carpe diem, cogli l'attimo diceva Orazio* e lei lo avrebbe fatto.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver finito di mangiare in silenzio Faith e Izzy uscirono dal locale. Si fermarono sulla strada, imbarazzati e senza la minima idea di cosa dire o fare.
-Beh...io torno a casa, te che fai?- chiese alla fine la ragazza prendendo coraggio.
-No io, ecco... ho da fare- rispose il ragazzo salutandola con un veloce gesto della mano per poi allontanarsi il più velocemente possibile.
Non si sentiva affatto bene, la testa gli girava, le gambe tremavano, il cuore aveva un battito irregolare e respirava sempre più affannosamente. "Dio, come ho fatto a ridurmi così male?" Aveva bisogno di farsi, inutile nasconderlo. Non era da poi tanto che quella storia andava avanti ma, da un po' di tempo ne era rimasto completamente fottuto. Si guardò intorno controllando che non ci fossero sbirri e si ritirò nel primo vicoletto che vide. Mise una mano in tasca per estrarre un po' di cocaina. Prese un pezzo di cartone li a terra e ci mise sopra la striscia di droga. La guardò un attimo prima di tirare cercando di resistere ma alla fine niente da fare. Si gettò a terra sfinito appoggindosi ad un muro. La testa iniziava già a diventare leggera ma fisicamente si sentiva sfinito come se avesse trainato un camion per miglia e miglia. Chiuse gli occhi e cercò di lasciarsi andare. La coca in circolo stava avendo effetto ma ormai lui aveva bisogno d'altro: l'eroina, quella lo mandava davvero fuori, così forte, così pericolosa... troppo ingombranti le siringhe per potersele portare in giro. Riaprì gli occhi e si alzò barcollando. Il cervello era andata e continuava a produrre pensieri su pensieri che nessuno avrebbe potuto capire. Alla fine due si distinsero. Daisy, Rabbia, Daisy, Rabbia, Daisy, Rabbia. Si alternavano all'infinito mescolandosi e fancendolo impazzire. Urlò, diede un calcio ad un bidone della spazzatura ma la rabbia non faceva che crescere. Aveva deciso, avrebbe lasciato quella ragazzina quel giorno stesso e al diavolo il resto.
Iniziò a camminare verso la casa di quella che era la sua ragazza. Pensava ad un modo veloce di farla finita. Non voleva ne pianti, ne scuse o altro. Suonò il campanello sperando che fosse la ragazza ad andare ad aprirgli. Fortunatamente così fu e Daisy sbucò da dietro la porta.
-Izzy... che ci fai quà?- chiese la ragazza senza guardarlo in faccia.
-Io...beh ecco...devo parlarti-
-Ok, entra ma fai velocemente-
-No, preferisco stare qui- non era affatto lucido e doveva fare in fretta.
-Ok. Che vuoi?- cosa voleva... il piano perfetto che si era progammato era andato a farsi fottere nelmomento stesso in cui l'aveva vista, con quella faccia così innocente che stonava con i suoi occhi così seri e intensi contornati da ciuffi ribelli che le sfuggivano dalla coda approssimativa. Era stronza se voleva e a volte una vera e propria bambina ma a lui piaceva. In due secondi mollarla gli sembrò la cosa più sbagliata da fare, aveva bisogno di lei, di stringerla e di baciarla.
-Allora?-richiese lei ormai spazientita.
-Scusa- una sola parola, non avrebbe saputo dire altro.
-Scusa?! Ti scopi un'altra e l'unica cosa che mi sai dire è scusa?! Fottiti Stradlin!- gli urlò contro lei tentando di richiudergli la porta in faccia.
-Aspetta! Io ho fatto una grande cazzata lo so e le scuse non servono certamente a molto però, ti prego, ricomincimo un'altra volta?- disse tutto con spontaneità dimenticandosi della rabbia che la droga gli aveva fatto provare. Daisy lo guardava scrutandolo con i suoi grandi occhi azzurri indecisa se credergli o no, facendolo morire ogni secondo di silenzio.
-Va bene...- rispose alla fine rassegnata ma felice -Ok- preso da un moto di felicità il ragazzo gli si buttò addosso baciandola fino a quando lei non lo allontanò.
-Ho detto che va bene ma finché non mi passeragno i segni di ieri, non ho la minima idea di andare oltre a dei baci- Izzy sorrise guardandosi in basso, scosse la testa e la baciò di nuovo. Aspettare non gli costava niente infondo con lei aveva già atteso molto.
 
 
Tornando a casa Faith sentiva la testa pesante. Non riusciva a non pensare ai suoi genitori, a Dylan, a Backy e anche a Izzy. Si sentiva stressata. La giornata era iniziata sorprendentemente bene ma l’ultimo sbotto di Izzy l’aveva fatta rabbuiare. Possibile che le cose potessero andare così male con un ragazzo che conosceva da così poco? Improvvisamente si sentì una stupida per tutto quello che era successo. Sentiva la colpa su di se, come se da un momento all’altro avesse perso la consapevolezza di se, del suo cuore, del suo cervello e anche del suo corpo.
Eppure non è così che aveva immaginato la fuga dai genitori. Nella sua testa c’erano i sogni di libertà che le si erano insinuate nella mente sin da quando ascoltò per la prima volta Janis Joplin. Era solo una bambina ma già sognava di vivere senza regole, lontano dalla famiglia, insieme a ragazzi e ragazze cordiali che non aveva mai visto prima. Forse la fantasia le aveva offuscato a tal punto la mente che non vedeva un’ovvia realtà fatta di difficoltà e possibile dolore.
Dylan le aveva sempre detto che passava una vita da favola e che non sarebbe mai tornato a casa. Diceva di amare la vita seminomade e alla deriva in cui si era ritrovato. Lei ci aveva creduto, non aveva mai pensato che sarebbe stata una delle più grandi balle mai dette dal ragazzo. Al primo ostacolo era scomparso ed era corso indietro per assicurarsi la protezione materna, forse non era molto gentile ma in quel momento Faith gli augurava di passare la vita mediocre che si meritava. Una cosa curiosa però quel ragazzo la diceva, Faith aveva sempre sorriso a quell’affermazione senza mai rifletterci veramente ma in quel momento sembrò potesse esserle d’aiuto: “Ci sono due tipi di problemi nella vita: i primi sono quelli stupidi, su cui ti ubriachi in modo da essertene già dimenticato a mattina dopo, poi ci sono quelli troppo importanti per essere dimenticati ma farci comunque un goccio sopra non ti può fare male”. Guardò l’ora, erano solo le 3 di pomeriggio e non poteva fermarsi in un bar a bere come se niente fosse. Scoraggiata continuò a camminare cercando di svuotare la testa, di non pensare. Era tutto inutile. A un certo punto ebbe un lampo, c’era un posto in cui si beveva a qualsiasi ora per qualsiasi motivo e fortunatamente ci stava già andando.
Affrettò il passo verso quella che era da poco diventata anche casa sua e quando si ritrovò davanti all’ingresso aprì la porta senza esitare.
Trovò Axl seduto sul divano mentre guardava un vecchio film in bianco e nero e beveva una lattina di birra. Da i sorsi che faceva sembrava quasi acqua ma sapeva che quell’atteggiamento era frutto di anni di pratica, anni che lei aveva passato facendo finta di essere la figlia perfetta e solo sporadicamente aveva potuto avvicinarsi all’alcool.
-Ma tu passi le giornate a guardare la televisione?- chiese al rosso con tono un po’ acido.
-La cosa ti causa qualche problema?- rispose il ragazzo senza togliere lo sguardo dallo schermo.
-No…- rispose Faith sospirando per poi togliersi la giacca e buttarsi sul divano sperando che il rosso le avrebbe donato una delle tante lattine piene che teneva accanto a se.
-Cosa stai guardando?-
-Non lo so… credo che sia una specie di poliziesco…-
-L’unica cosa che fai è stare qua a guardare film e non sai neanche di cosa stanno parlando?-
-Nel frattempo bevo anche, è difficile seguire dopo un po’- rispose indicando il mucchio di lattine che si era formato accanto a quelle piene.
-Dato che parliamo di birra, perché non me ne passi un po’?-
-Perché poi tu ti ubriachi e vomiti per casa-
-Smettila di dire stronzate e passami una lattina!- Axl sbuffò ma non poté che obbedire all’ordine.
-Non ti facevo così dedita all’alcool, insomma, combini già abbastanza danni senza…- Faith lo guardò con un malcelato disprezzo. Era per dimenticare i suoi casini che voleva bere e Axl non era d’aiuto.
-Sai com’è Rose… a stare tutto il giorno seduti su un divano è ovvio che non si può sbagliare!-
-Guarda che sei tu che pensi che io stia sempre così, sei qui da quanto? Tre giorni? Sono solo annoiato, quando troverò qualcosa da fare mi alzerò ma per ora…- passarono alcuni minuti in cui l’unico rumore proveniva dalla televisione a finì non appena la ragazza necessitò di altra birra.
-Rose, passamene un’altra!- disse lanciando la sua prima lattina nel mucchio insieme a quelle del rosso.
-Va bene…- era dubbioso ma eseguì ancora una volta l’ordine.
Questi scambi si susseguirono fino alla fino alla fine del film quando Axl, dopo l’ennesimo passaggio che effettuava si voltò a guardare la ragazza. Era intenta ad aprire la lattina ma ormai faceva fatica per tutto l’alcool che aveva ingerito. Cercava di dimostrarsi sobria ma ormai era ubriaca persa e i goffi tentativi di stare seduta in modo naturale non potevano che fare ridere.
Ad Axl però non venne proprio da ridere. Neanche lui era immune dall’alcool e anche se era un po’ più lucido, avrebbe avuto una scusa per provare a farsela senza dover sentirla rompere la mattina dopo. Era qualcosa che voleva fare dal primo giorno ma non aveva ancora trovato il momento adatto. Sentiva che non sarebbe stato difficile. Izzy se l’era scopata senza troppe cerimonie nel magazzino di un negozio, almeno lui l’avrebbe portata in un vero letto.
-Ei tesoro ti avevo detto di non bere, adesso sei completamente andata!- le disse avvicinandosele.
-Non è vero… io… io sono… sto bene- rispose sbiascicando quelle poche parole.
-Io penso di no- le rispose avvicinandosi ancora di più per poi metterle una mano su una gamba. Le scostò una ciocca di capelli che le ricadeva sul viso e avvicinò le labbra al suo orecchio.
-Forse dovresti tentare di riprenderti… con un po’ di movimento magari…- la sua voce era solo un sussurro, sensuale come solo lui sapeva fare, tante ragazze crollavano dopo questo e sentiva che Faith non era da meno. La sua mano si spostò più in alto e vide la ragazza avvampare. Le gote già colorate dall’alcool divennero ancora più rosse e il respiro affannato. Avrebbe continuato ma a un certo punto quell’energia si spezzò.
La mora sarebbe stata volentieri ferma a godersi il tocco del rosso ma un’improvvisa consapevolezza che fosse una cazzata le passò per la testa e la fece balzare in piedi.
-Devo andare in camera- disse dopo aver ripreso l’equilibrio e subito scappò sotto lo sguardo sorpreso del rosso.
  
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