Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Fred Halliwell    05/12/2014    10 recensioni
Nella lotta tra bene e male, nuovi giocatori stanno entrando in gioco. Pitch Black, assetato di potere, vuole mettere la mani su una forza nuova e terribile, che gli permetterebbe di creare un nuovo esercito, pronto a dar battaglia ai Guardiani. Cosa succederebbe se questo potere fosse nelle mani di una regina bionda di nostra conoscenza? E se per essere salvata da quest’uomo (letteralmente) nero e cattivo, questa regina fosse mandata ai nostri tempi e incontrasse un certo Guardiano del Divertimento che noi conosciamo molto bene? E se questo fosse solo il primo di altri viaggi avanti e indietro nel tempo, attraverso varie epoche e incontrando tanti diversi personaggi? E se da questi incontri nascessero amori, avventure e misteri di varia natura?
Se vi ho almeno in parte incuriosito vi prego di leggere la mia storia, frutto di tanta fatica e che ha messo insieme, in un unico gigantesco cross-over, Frozen, Le 5 Leggende, Dragon Trainer, Ribelle e Rapunzel.
[N.B. Sarà principalmente una Jelsa e, anche se compariranno di meno, Merida e Rapunzel saranno comunque presenti (anche se compariranno in seguito), tuttavia soltanto Hiccup avrà un ruolo davvero importante.]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Jack Frost, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO CINQUE
Uguali ma diversi
 

Jack, nonostante avesse fatto di tutto per accelerare, era arrivato più tardi di quanto sperasse. Quando atterrò notò che c’erano già tutti, più’ un’altra persona, una donna, e non poteva credere ai suoi occhi: Elsa!
Non era possibile che fosse lei, doveva essere morta da 150 anni, che ci faceva li?!
Ma era senz'altro lei, non aveva dubbi in proposito, perché non avrebbe mai potuto dimenticare quei capelli biondo argento, gli occhi grandi e cristallini, color ghiaccio, la pelle lattea e immacolata, il fisico armonioso e esile. Non era molto alta per essere una norvegese, ma forse proprio questo la rendeva più attraente.
L’ultimo ricordo che aveva di lei corrispondeva a più di un secolo prima, a quando era fuggita, spaventata dalla sua presenza, dal suo stesso castello ghiacciato. Quando lo aveva visto era sicuro che fosse stata opera sua, infondo non esisteva nessuno come loro due al mondo ed era stato lui, in un certo senso, a “crearla”. Si sentiva ancora responsabile per quel che le era successo e aveva sempre cercato di non tornare ad Arendelle fino a quando non ci era finito per caso e aveva trovato il palazzo. Quando vide Elsa entrare non poteva credere che quella fosse per davvero la bambina rosa e urlante a cui aveva dato parte dei suoi poteri. Era diventata una donna bellissima!
L’aveva aspettata per tre giorni, ma lei non era più tornata al castello e lui aveva gettato la spugna, ritornando in giro per mondo a fare quello che faceva di solito. Ritrovarsela davanti, dopo tanti anni, gli pareva quasi un sogno. Perciò, nel momento in cui Calmoniglio provò a presentargliela gli uscì naturale concludere la frase al posto suo, chiamando la giovane per nome.
Fu allora che capì di aver fatto un grosso errore, perché non aveva mai parlato ai Guardiani di Elsa e di conseguenza i loro sguardi stupiti non dovevano meravigliarlo. << La conosci? >> chiese Dentolina. << Perché sai il suo nome? >>
Jack ingoiò rumorosamente. Fissò gli occhi in quelli spauriti della biondina e non ebbe il coraggio di dirle la verità, che la conosceva perché era colpa sua se lei aveva i poteri, così si limitò a una verità parziale: << Era la regina di Arendelle, no? >> disse << Mentre girovagano nel suo regno, quando ancora non ero un Guardiano, trovai un grande castello di ghiaccio e l’ho vista lì dentro. Aveva la corona e ho capito chi fosse. Poi, quando ho cercato di farmi vedere da lei, mi ha allontanato con un raggio ghiacciato e ho capito che il castello era opera sua. >> Le fece l’occhiolino << A proposito, bel lavoro! >>
Gli parve di vederla arrossire: << Grazie … >> biascicò, prima di aggiungere con voce più dura << Confermo ciò che ha detto. In effetti per me il giorno a cui lui fa riferimento non è stato che ieri, subito prima che Padre Tempo mi mandasse da voi per proteggermi da Pitch.>>
<< Questo spiega perché non sei tornata da me >> commentò Jack con aria pensosa, appoggiandosi al suo bastone. << Ma hai detto: proteggerti da Pitch? Cosa vuole da te? >>
Elsa abbassò lo sguardo, quasi dispiaciuta per quello che stava per dire: << I miei poteri … >> cominciò fissandosi le mani con ribrezzo << Per colpa loro sono sempre stata sola e ho avuto perennemente timore di fare del male a qualcuno. Mi hanno rovinato la vita e io li ho sempre temuti. Pitch vuole questa mia paura >>
“Dei suoi poteri? Quindi per colpa mia è sempre stata sola ed ora è diventata una preda di Pitch Black?” Questa fu come una pugnalata nel petto per Jack. Aveva fatto bene a non dire la verità o lei lo avrebbe odiato a morte, soprattutto per essere andato via senza aiutarla a gestire quella maledizione che lui le aveva inconsapevolmente inflitto.
<< Lei raccontato noi storia completa >> si intromise North << Per ora meglio che lei riposi, da domani sarai tu a proteggere lei, Jack >>
L’albino strabuzzò gli occhi: << Io? Perché mai? >> Stare con lei lo avrebbe solo messo in soggezione.
<< Padre Tempo l’ha mandata da te su ordine di Manny >> rispose Calmoniglio con aria soddisfatta quando notò il disappunto del più giovane. Sandman si limitò a creare una luna con la sua sabbia d’orata.
Dentolina intervenne prima che Jack gli rispondesse male: << Sei il meno impegnato di noi, Jack. E sei anche quello più utile contro le ombre di Pitch, poi tu e Elsa avete gli stessi poteri, potete capirvi, no? >>
Jack sbuffò incrociando le braccia al petto: << Non voglio farle da babysitter! >>
Questo infastidì la regina, che si portò le braccia sui fianchi: << Non credo che un ragazzino possa fare a me da babysitter, semmai è il contrario >>
A quella frase Calmoniglio ridacchiò e Jack gli lanciò un’occhiataccia, prima di dedicarsi di nuovo alla regina. << Ragazzino a chi? >> sbraitò infatti lo spirito, volandole di fronte grazie al vento << Sono molto più vecchio di te, sai? Molto più di quanto appaia a una mortale! >>
Elsa ghignò in segno di sfida: << Sei solo un bamboccio Jack Frost, proprio non riesco a capire come la tua leggenda possa avermi tanto affascinata. >>
Jack colse la palla al balzo: << Affascinata? Ma allora ti piaccio! >>
E sorrise con malizia, al che Elsa arrossì come un pomodoro, strillando: << Non dire assurdità! >> Prima che i due potessero iniziare a litigare sul serio Dente da Latte intervenne nella discussione schierandosi, logicamente, dalla parte del suo amico e pigolando furiosa contro la regina, allontanandola da Jack. << Potresti richiamare il tuo “colibrì da guardia”, per favore? >> Esclamò lei distanziando la fatina con una mano.
Al ché Jack rise << E’ solo molto protettiva. Piaccio anche a lei sai? >> E calcò sulla parola “anche” mentre Dente da Latte si ritirava, fiera, sulla sua spalla e lui le accarezzava le piume con un dito.
Elsa inspirò profondamente, sconvolta dalla (non poi tanto) velata insinuazione: << Tu, piccolo … >>
Prima che potesse concludere la frase North li cinse entrambi sotto le sue possenti braccia: << Vedo che voi già andare d’accordo >> e si fece una grossa risata mentre i diretti interessati sbuffavano infastiditi << Non concordi Sandy? >> Ma l'Omino dei sogni già dormiva e quindi Elsa e Jack continuarono a guardarsi in cagnesco …
 
Nei giorni che seguirono il rapporto tra Jack ed Elsa non migliorò per nulla, per non dire che andò via via sempre più degenerando.
I due avevano caratteri diametralmente opposti e non facevano altro che stuzzicarsi e insultarsi. Di solito era lui a cominciare (il “cretino”, come lo avrebbe definito Elsa) e lei, da brava regina, rispondeva a tono, non sopportando la sua irriverenza. Nessuno aveva mai osato tanto con lei: era una regina d’altronde!
Gli altri Guardiani erano quasi sempre impegnati, e comunque non vivevano lì con loro, quindi l’unico che vedevano un po’ più spesso era North.
Jack era, suo malgrado, la sua unica compagnia e Dente da Latte non aveva preso molto bene la lorio “convivenza” e più di una volta le aveva pigolato contro, irritata, quando Elsa trattava il “suo” Jack troppo male. La piccola fatina, tuttavia, non aveva capito che la ragazza avrebbe preferito mille volte di più rimanere sola, piuttosto che stare in compagnia di quel “ragazzino maleducato”, ma lui la seguiva ovunque andasse, un po’ per noia, un po’ perché, come continuava a ripeterle, quello era il compito che North e Manny gli avevano affidato e lui non avrebbe deluso nessuno dei due. Quando parlava così a Elsa quasi piaceva; sembrava un antico cavaliere che lottava per il suo onore e per giusti ideali, ma subito dopo ricominciava a comportarsi come un bambino arrogante e in quei momenti lei desiderava ardentemente poterlo strozzare.
Cosa l’aveva spinta a cercare Jack Frost? Il fatto che avesse i poteri come i suoi?
Qualunque fosse la ragione l’aveva ormai dimenticata, oscurata dall’antipatia che provava nei confronti dell’albino. Non stava zitto neanche un secondo e la maggior parte delle cose che diceva erano battutine stupide o costatazioni sul mondo fuori dal palazzo di North, un mondo che alle orecchie di Elsa pareva molto diverso da quello che lei aveva lasciato 150 anni prima, e che quindi non capiva.
<< Che cosa fai, principessa? >> Elsa sospirò staccando gli occhi dalla pagina del libro che stava leggendo. “Quando si parla del diavolo …”  pensò quando incrociò lo sguardo cristallino del Guardiano.
<< Sarei una regina in realtà >> lo corresse lei per l’ennesima volta << E comunque stavo leggendo, non lo vedi? >> Detto questo gli mostrò il volume che aveva in mano. Era miracolosamente sfuggita al controllo del ragazzo per un paio d’ore e si era rintanata nella biblioteca di Babbo Natale a leggere. Non era fornita come quella di Arendelle, ma era comunque riuscita a ritagliarsi dei momenti di tranquillità, fino a quando Jack non l’aveva trovata e non era più andata avanti nella lettura. Stava leggendo lo stesso rigo da circa quaranta minuti, ma per colpa di Jack che, o mangiava a bocca aperta, o parlava, o congelava elfi, o faceva tutte e tre le cose contemporaneamente producendo più rumore di una renna in calore (e con Sven in giro per il castello ne sapeva qualcosa) non riusciva proprio a proseguire oltre!
Forse avrebbe dovuto ritirarsi nella camera che North la aveva assegnato ma da quando, due giorni prima, lei e Jack si erano messi a discutere proprio davanti alla porta, l’uomo aveva raggiunto il limite della sopportazione e aveva vietato loro quella zona del palazzo, fatta eccezione per dormire la notte. Quella volta lei si era chiusa in camera e Jack aveva tentato di aprire la porta con la forza, sbattendo ripetutamente la spalla contro il legno e girando la maniglia, finché lei non aveva aperto e richiuso subito e con forza, la porta, proprio sul naso del Guardiano che, vedendo l’uscio aperto, stava provando ad entrare. Logicamente a quel punto lui si era messo ad urlare, in un mix di rabbia e dolore, e lei aveva risposto con la stessa intensità di voce … era stato a quel punto che era intervenuto North, che non aveva per niente gradito gli schiamazzi e si era così giunti alla situazione attuale.
Guardando Jack in faccia si poteva ancora intravedere il livido lasciato dalla porta: quello si che l’aveva fatta ridere, altro che le battutine insensate del ragazzo!
<< Fa lo stesso >> rispose quello alla correzione di lei, facendola alterare.
<< Non fa lo stesso, ragazzino. Io avevo un regno a cui badare e tantissime responsabilità. >> Si alzò stizzita dalla poltrona, per andare a riposare il libro. << Ma tu cosa puoi saperne delle responsabilità? Anche da Guardiano il tuo compito è unicamente quello di divertirti e far divertire i bambini. >>
Jack alzò le spalle << In effetti le responsabilità sono noiose, io preferisco divertirmi, non a caso il divertimento è il mio centro >> e le sorrise.
Elsa gli aveva già chiesto cosa intendessero i Guardiani quando parlavano di “centro”, ma dalla spiegazione che Jack le aveva dato aveva capito poco. Lui lo aveva definito come la sua “ragione di vita”, in poche parole era il motivo per cui Manny lo aveva scelto e riportato sulla terra dopo la sua morte, lo stesso valeva per gli altri Guardiani. Questa, però, era una spiegazione alquanto riduttiva di “centro”, si disse Elsa, ma per quanto la riguardava come spiegazione le poteva bastare.
A quella risposta, quindi, alzò gli occhi al cielo: “Appunto” pensò, prima di voltarsi verso di lui. << Allora perché non vai in giro a fare il tuo dovere e mi lasci in pace? >>.
Jack ricambiò il suo sguardo, saltando giù dal tavolo su cui si era in precedenza appoggiato. << Sai bene che non posso farlo. >> Le rispose, con una voce più seria del solito << Vorrei tanto, credimi, ma al momento devo badare a te. >>
Lei sbuffò e gli rispose con sarcasmo: << Come se qui dentro, nel palazzo di Babbo Natale, potesse succedermi qualcosa. Cosa posso fare? Tagliarmi un dito con la carta da regalo? >> Giusto per perdere tempo si mise a camminare avanti a dietro lungo gli scaffali leggendo i titoli dei vari libri e accarezzandoli con le dita.
 << Non è questo che mi preoccupa >> le disse lui continuando a seguirla con gli occhi << Ma piuttosto che tu possa tentare di nuovo la fuga >>
Elsa arrossì, colta sul vivo. Effettivamente la lite avvenuta due giorni prima, quella che li aveva fatti cacciare dalla zona delle camere da letto, era scaturita proprio da un suo tentativo fuga dalla finestra …
 
[Flash Back]
Elsa aveva approfittato della temporanea assenza di Jack, fermatosi a parlare con lo yeti Phill (come lo capisse per lei era un mistero) per entrare di soppiatto nella prima stanza che aveva trovato. Non ce la faceva più a rimanere rinchiusa in quel posto. Nonostante il palazzo di North fosse enorme e accogliente, le pareti le parevano comunque chiudersi su di lei in una morsa oppressiva. Fu allora che notò la finestra semi aperta. Non ci pensò due volte, la spalancò e stava già con un piede fuori dal bordo quando Jack, comparso dal nulla, l’aveva afferrata al volo, riportandola di peso al sicuro nella stanza. << Sei forse impazzita?! >> le aveva urlato << Cosa credevi di fare, stupida?! >>
Lei, però, non lo ascoltava << Mollami! >> gridava << Lasciami andare, Jack! >>
<< Non ti lascio finché non ti calmi e mi giuri di non fare più pazzie! >> le aveva risposto tenendola stretta per le spalle.
Ma Elsa non accennava a volersi tranquillizzare e cerava di divincolarsi dalla ferrea presa del Guardiano. Sembrava gracilino, ma in realtà aveva una certa forza e nonostante Elsa ce la stesse mettendo tutta lui non mostrava alcun segno di cedimento.<< Non stavo facendo nessuna pazzia. >> Strepitò.
L’albino per poco non rise << Cosa? Stavi per buttarti di sotto, regina da strapazzo, questa non ti sembra una pazzia? Ti ricordo che sono  io quello che vola non tu. Ti saresti spiaccicata al suolo! >>
 << Avrei usato i miei poteri per salvarmi >> gli rispose lei continuando a muoversi << Creando uno scivolo ghiacciato o qualcosa del genere. >>
Jack non demorse << A si? E dimmi allora, cosa pensavi di fare dopo e soprattutto “se” fossi sopravvissuta alla caduta? Non solo lì fuori potrebbe esserci Pitch in agguato, ma non avresti trovato nient’altro che neve, ghiaccio e orsi polari pronti a divorarti! >> La scosse per fermare i suoi movimenti << Dove credevi di andare, si può sapere? >>
Elsa rispose senza pensarci: << Da mia sorella >>
A quelle parole Jack, non controllandosi per la rabbia, la spinse con forza contro il muro, bloccando poi il suo corpo con il proprio. Così facendo ogni tentativo della bionda era neutralizzato, schiacciata contro il suo petto e con i polsi bloccati non aveva modo di divincolarsi. Era una situazione decisamente imbarazzante, ma trascurando l’evidente rossore sulla gote di entrambi, nessuno dei due pensava alla vicinanza dei loro corpi. << Non puoi andare da tua sorella >> le disse lui con voce dura, decisa, un tono che per nulla apparteneva al Jack Frost che lei conosceva << Non solo vi divide un oceano, ma anche 150 anni, lo capisci questo? >>
Si, lo capiva. Elsa lo sapeva benissimo, ma ancora non riusciva ad accettare l’idea di essere nuovamente rinchiusa in un palazzo per la sua sicurezza.
Si liberò dalla stretta di Jack solo perché lui glielo permise e si allontanò in fretta da lui e dalla finestra, per non cadere di nuovo in tentazione. Avrebbe tanto voluto inginocchiarsi e piangere, ma non si sarebbe dimostrata così debole davanti al ragazzo, anche perché la rabbia che sentiva crescere verso di lui non accennava a volersi spegnere: << Abbiamo gli stessi poteri >> ringhiò << Eppure tu hai usato la tua forza fisica per fermarmi. Sono più potente di te e lo sai >>
L’albino rise di gusto: << Che cosa? Stai scherzando, principessa? >>
<< Regina! >> urlò lei, prima di lanciare un raggio di ghiaccio contro Jack.
<< Sei forse impazzita? >> fece lui dopo che lo ebbe evitato con un elegante balzo. << Se stai cercando di uccidermi mi dispiace dirti che sono già morto, non puoi farmi fuori così facilmente >>
Lei lo ignorò << Io uso le mani, tu sei costretto a usare un bastone per controllare il ghiaccio >> e detto ciò provò nuovamente a colpirlo.
<< Forse è vero >> ammise lui mentre saltava nuovamente in aria per evitare il colpo. Atterrò alle spalle della giovane senza fare rumore << Ma ho più esperienza, circa 300 anni per la precisione >> e sta volta toccò a lui attaccare, colpendo con foga il pavimento della stanza con il suo bastone, ricoprendolo di ghiaccio. Elsa non se lo aspettava e scivolò, ritrovandosi a terra, arrotolata nel suo stesso mantello. Si rialzò con frustrazione, i capelli erano in disordine e una manica del vestito si era strappata; quella, però, la riparò in un istante con i suoi poteri, mentre la sua dignità si era irreversibilmente frantumata.
A quella vista Jack si sentì di nuovo in colpa: di certo non voleva umiliarla in quel modo e in fondo era colpa sua se ora aveva quei poteri che non controllava. << Se vuoi >> cominciò << Posso insegnarti qualcosa. Posso aiutarti a gestire la tua magia >>
Elsa alzò lo sguardo e gli lanciò un’occhiata truce: << Non ho bisogno del tuo aiuto, Jack Frost! >> e corse via, inseguita poco dopo dal ragazzo.
[Fine]
 
L’aveva seguita fino alla sua camera e da lì erano arrivati alla lite, alla porta e alla sfuriata di North. Ora erano passati due giorni e Elsa non aveva smesso un attimo di pensare alla sua proposta. Gli lanciò uno sguardo furtivo, per poi tornare a fingersi interessata alle copertine dei libri.
Lui era bravo, maledettamente bravo, e per quanto lei fosse potente, senza pratica era come il mare in tempesta: pericolosa e senza controllo. << La tua proposta >> iniziò senza nemmeno guardarlo << E’ ancora valida? Quella di aiutarmi a controllare i miei poteri >>
Jack sollevò un sopracciglio, scettico: << Dici sul serio? >> le si avvicinò scrutandola attentemente << Non è un trucco per distrarmi a scappare di nuovo, vero? Perché sta volta non ho intenzione di farmi sbattere una porta in faccia, sappilo! >>
Il ricordo la fece ridacchiare di nuovo << No, non è un trucco, voglio sul serio imparare. >> Si guardò le mani << Non voglio più fare del male a nessuno >>
Jack sentì una morsa al cuore a quelle parole. “Colpa mia, sempre e solo colpa mia” non faceva altro che pensare a questo, ma non lo diede a vedere e le rispose: << Perfetto allora. Si comincia domani. >>
 
La prima lezione era iniziata di mattina presto. Jack era andato a svegliarla colpendola con una palla di neve in faccia: << Prima lezione: parare! >> le urlò mentre ricominciava a lanciarle neve e aveva continuato a bersagliarla non dandole neanche il tempo di reagire. Lei si copriva il viso con le mani mentre tentava di fermarlo a parole, inutilmente. << Ohi Elsa >> le disse a un certo punto rallentando l’assalto << Devi usare i tuoi poteri, non le mani. Devi essere in grado di creare cose semplici come una barriera anche sotto stress. Sei già sveglia oppure dormi? >> Fu quella frase, tipica di Anna, a farla reagire e alla fine la barriera la creò anche se troppo tardi per evitare l’ennesima palla.
A fine giornata era fradicia e infreddolita, ma l’esercizio le era riuscito e si era anche divertita cercando di sfuggirgli. La seconda lezione era stata “contrattacca” e si erano ritrovati a ridere come due stupidi, rincorrendosi per tutto il palazzo e lanciandosi palle di neve. Il terzo giorno era iniziato all’insegna di “stancati” e Jack le aveva ordinato di fare tutto, ma proprio tutto, usando la magia. Elsa aveva trovato sinceramente divertente scendere le scale su uno scivolo ghiacciato o magiare con un braccio di neve che la imboccava. E così via per i giorni seguenti.
Ci mise poco ad acquisire maggiore controllo dei suoi poteri, in fondo ne aveva acquisito già parecchio nei suoi mesi da regina. Jack ne andava fiero, ma non glielo faceva notare per paura che lei si montasse la testa e non si impegnasse a sufficienza. Però non era di certo un maestro severo, anzi cercava sempre di farla divertire: non per niente il divertimento era il suo centro!
Quando Elsa rideva era, se possibile, più bella del solito. Stare in sua compagnia stava diventando piacevole, così, anche se non sapeva mai veramente cosa farle fare, ogni mattina la andava a svegliare.
La mattina del ottavo giorno entrò in camera di lei dicendo: << Afferrami! Oggi devi solo colpirmi con precisione, sarà difficile perché volo, ma questo lo sa … i >> la parola era rimasta sospesa << Elsa dove sei? >> Lei non era nel letto, ma seduta vicino al finestrone, su un cuscino poggiato sul bordo, con le gambe raccolte al petto. Aveva un’aria triste e malinconica, faceva tanta tenerezza che d’istinto si andò a sedere vicino al finestrone di fronte a lei, trattenendosi a stento dall’abbracciarla. << Oggi non sei dell’umore per allenarti, presumo >> le disse << Che succede? >>.
La biondina non alzò neanche lo sguardo quando avvertì la sua presenza. << Sta notte l’ho sognata. >> Rispose.
Jack non ebbe bisogno di chiedere per capire di chi Elsa stesse parlando. << Vuoi molto bene a tua sorella, vero? >> le domandò con voce dolce e triste al tempo stesso, carica di tanti ricordi dolorosi e non della sua stessa vita, quella che aveva ricordato solo 15 anni prima grazie alla scatola dei dentini e a Dente da Latte.
<< Più che a me stessa >> rispose Elsa << Io ho avuto questi poteri fin dalla nascita. >> Jack si sentì a disagio. << Quando eravamo piccole sembrava una magia simpatica, tanto che io e lei la usavamo per giocare insieme. Un giorno, tuttavia, la colpii involontariamente alla testa con un getto di ghiaccio e i nostri genitori ci portarono dai troll, che curarono mia sorella, salvandole la vita. Loro ci spiegarono che, nonostante il mio potere fosse bellissimo, era anche una tremenda maledizione, che la mia paura sarebbe sempre stata mia nemica e per molti anni della mia vita fu davvero così. >> La morsa dolorosa attorno al cuore tornò prepotentemente nel petto di Jack << E’ stata mia sorella a farmi capire che stavo sbagliando ad abbandonarmi alla paura e ora … >> sospirò << Ora che lei non c’è la paura è tornata ad assalirmi. Letteralmente considerando che è l’Uomo Nero in persona a darmi la caccia >> Si lasciò scappare una mezza risata. << Io e Anna abbiamo un rapporto complicato, tu non puoi capire. >>
<< Posso capire più di quanto credi, Elsa >> le disse Jack con un sorriso amaro dipinto sul volto << Ti ho mai detto come sono diventato quello che sono ora? Uno spirito? >> Lei negò dandogli l’opportunità di parlare. << Prima di diventare Jack Frost avevo una famiglia e un nome normale. Ero Jackson Overland, un ragazzo inglese di diciotto anni che viveva felice con i suoi genitori e con la sua sorellina >>
<< Una sorella? >> La regina era piacevolmente stupita dalla notizia << Avevi una sorella, Jack? Più piccola o più grande? >>
Il ragazzo annuì << Più piccola di me di una decina d’anni. Era bello stare con lei, mi piaceva farla divertire. Non vivevamo di certo in un castello, anzi, io e mio padre allevavamo cavalli, eravamo gente umile ma felice. >> Quella descrizione a Elsa piaceva molto. << Un giorno andai con mia sorella a pattinare sul ghiaccio, nostra madre ci disse di fare attenzione, ma come mio solito non la ascoltai. Il ghiaccio era sottile, molto, e per miracolo sono riuscito a non far cadere mia sorella nell’acqua gelida … purtroppo per fare questo ci sono finito dentro io e … beh sono morto! Mi sono risvegliato qualche ora dopo senza memoria e senza nome: era nato Jack Frost. Il mio nome me lo disse la luna, per poi lasciarmi a girovagare da solo per il mondo, invisibile e senza passato, per 300 anni … >>
Elsa corrucciò le sopracciglia, allungando una mano per toccare quella di Jack, in una specie di carezza: << Mi dispiace tanto, Jack >> gli disse contrita << Io so bene quanto è brutto essere soli. La solitudine, l’impossibilità di comunicare … è una sensazione che uccide, che ti uccide dentro. >>
<< Ora come ora sono contento sia andata così. >> Le rispose lui sorprendendola non poco << Perché anche se io sono morto e ho sofferto la solitudine, lei ha continuato a vivere, si sarà sposata, avrà avuto dei bambini e magari oggi, alcuni dei miei protetti discendono da lei e quindi sono i miei pronipoti. >> Le sorrise, sta volta sul serio << Solo da poco ho recuperato il mio passato quindi credimi, posso capirti >>
Elsa lo guardava, colpita dalla sua storia: << Sai Jack, noi siamo profondamente diversi, ma anche così incredibilmente simili … >>
Lui le fece l’occhiolino. << Lo avevo capito da tempo, mia signora >> le disse prendendola in giro. Si alzò e le offrì la mano per aiutarla ad alzarsi. << Ed è proprio per questo che so cosa fare per farti tornare il sorriso >> Lei la accettò e si fece tirare su << Ti fidi di me, Elsa? >>
<< Si >> rispose lei sorridendogli << E noto con piacere che hai finalmente capito che appellativo usare con me. Quel “mia signora” è adeguato al mio rango >> Disse lei con finta aria sapiente. Lui rise e  se la tirò più vicino.
D’istinto lei strinse le braccia attorno alla vita sottile del ragazzo.
<< Ottimo mia signora. >> Calcò le ultime due parole << Perché ti porterò in un nuovo mondo >>






The Fred's Hollow:
E Fred Halliwell è di nuovo qui XD, pronta a “deliziarvi” con un nuovo capitolo. Nella scorsa “puntata” abbiamo visto Elsa ritrovarsi nel futuro e incontrare i Guardiani, ora invece l’abbiamo vista relazionarsi con Jack. Spero di aver reso bene l’idea che avevo in mente, perché io mi immaginavo Elsa e Jack come due personalità opposte (lei autorevole e seria, lui spavaldo e sbruffone) che pian piano iniziano a capirsi, a trovarsi, a comprendere di essere molto più simili di quanto pensino.
Per questo capitolo vi devo chiedere scusa, perché temo che non sia uno dei miei migliori, anzi, ho parecchi dubbi al riguardo. Ho paura di aver fatto muovere i nostri eroi (??) un po’ troppo in fretta, ma dividere il capitolo significava non dargli la giusta completezza. Tra l'altro la tentata fuga di Elsa può sembrare un gesto troppo avventato da parte sua, ma infondo anche il fuggire dal suo castello quando Anna le ha tolto il guanto lo è stato, quindi ho pensato che fosse abbastanza IC.
Spero che nonostante tutto vi piaccia ugualmente e a questo proposito volevo nuovamente ringraziare tutti quelli che hanno recensito, aggiunto tra i preferiti, seguiti, ecc … e anche quelli che hanno solo letto ^^ sperando che prima o poi vogliano darmi il loro giudizio.
Quindi un mega grazie va a:
-
EmilyHalliwell, Misuzu, Mayetta0101, weepingangel, _littlemoon00_, Amorina_Elsa_2001, Amy e Blaze (e Raven XD), the snow queen, MrsDalloway91, Ladradilucciole e Astrid92 per aver recensito almeno una volta.
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MrsDalloway91, nihal_chan, NinaDobrev_, Sun Aoyun e weepingangel per aver inserito la mia storia tra le preferite.
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Elsa Ai, jaspeg, Undomiel e yukichan01 per aver inserito la mia storia tra le ricordate.
-
A m b e r F r o s t, Amy e Blaze, Astrid92, cristal_smeraldo48, iolm, Ladradilucciole, LittelMoon, Misuzu, MrsDalloway91, Mumma, neve_luna, Rurue, xmileysoxygen, _ely_93, _Firestorm_ e _littlemoon00_ per aver inserito la mia storia tra le seguite.
- E a tutti colore che stanno anche solo leggendo!
-
weepingangel la ringrazio anche per il consiglio datomi riguardo al dialoghi XD, come vedi l’ho seguito!
Come sempre, entrare in Efp e trovare le vostre recensioni mi da una gioia immensa, che non so descrivere a parole: grazie!
Vi chiedo scusa sia per la scarsa riuscita del capitolo che per eventuali errori, ma prima di lasciarvi vi riporto la consueta anticipazione del prossimo capitolo. Non ho idea se qualcuno di voi la legga o.o, ma ve la lascio lo stesso XD:
 
[…] il volo era stato magnifico, da togliere il fiato. Vedere la distesa del ghiaccio del polo dall’alto, trasformarsi in mare, oceano e poi terra verde era stato qualcosa di incomparabile. Elsa non aveva mai provato sensazioni simili in tutta la sua vita: stava toccando il cielo con un dito e la cosa le piaceva da morire!
Guardò con invidia il Guardiano che ancora la sorreggeva. La spavalderia con cui lui si relazionava agli altri le era sempre mancata, quella cieca fiducia nelle proprie capacità che, doveva ammetterlo, Elsa avrebbe sempre voluto; probabilmente era il trucco che lui usava per autocontrollarsi e sfruttare il suo dono per fare qualcosa di unico e magico come lo era il saper volare.
Già … lui sapeva librarsi in aria come un uccello, poteva andare dove gli pareva e quando voleva, senza proibizioni o incarichi regali a cui adempiere. Jack era libero e Elsa avrebbe tanto voluto essere come lui. […]

 
Con questo vi lascio, alla prossima, e ricordate di commentate numerosi!
Con una recensione potete salvare un autore.  XD
Baci!

 

 
  
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