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Autore: Ameliasvk    05/12/2014    10 recensioni
"In principio ci furono le fiamme."
Londra, 1882. Amelie von Kleemt è una giovane di buona famiglia, ed ha tutto ciò che una ragazza della sua età possa desiderare: un nome altisonante, una casa lussuosa, innumerevoli vestiti, gioielli e... un fidanzato che non ha nemmeno mai visto in volto. Accade però che durante la festa di fidanzamento, la ragazza viene a conoscenza della più orrenda delle verità. Chi sono le creature che popolano i suoi incubi? Cosa vogliono da lei... ma soprattutto, sono reali? Ma è proprio quando tutte le sue speranze crollarono in mille pezzi, che Amelie viene salvata da un misterioso ragazzo, il quale, subito dopo…
Genere: Dark, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15

Sapore Di Sangue
_ Amelie_

         Fiamme, fumo e una pioggia di lava.
Era così che cominciava quell’incubo, ripresentandosi davanti ai miei occhi più macabro e violento del solito.
Incredibilmente nitido e… sì, quasi reale.
         Quelle creature disgustose mi avevano accerchiato e la loro immagine appariva così dettagliata da far impressione.
Semplicemente orribili, rivoltanti… ma questa volta erano diversi. Somigliavano a dei lupi e come tali, sbranavano le mie carni con vorace bramosia.
         Sentivo il dolore sulla pelle, l’affanno nel respiro e il bruciore all’interno della gola che gridava aiuto. Disperazione, rassegnazione, speranza… tutto vagava a briglia sciolta nella mia testa, mescolando sensazioni e sentimenti in un vortice caotico ed incomprensibile.
         Poi, come sempre accadeva nei miei sogni, arrivò l’ombra oscura che avrebbe cacciato via quelle creature. Dalle sue mani spuntarono degli artigli e con quelle lame acuminate smembrò le bestie, facendole atrocemente a pezzi.
         Una volta finito il massacro con un bagno di sangue, l’ombra si tramutò in Miguel… il mio Miguel.
Tutto il suo corpo era lordo di sangue, soprattutto il volto e le mani da cui grondava in gran quantità.
         Mi guardava con occhi affamati, ammalianti, colorati di fiamma. Mi scrutava… sì, ma furiosamente incollerito, mostrando un sorriso diabolico sulle labbra.
          Il suo bel viso si contorse in una smorfia crudele, e sussurrando parole incomprensibili si avvicinò a me per poi…

---
 
         L’urlo di terrore, questa volta uscì dalla mia bocca gracile e sommesso.
Avevo la fronte imperlata di sudore e la sottile stoffa della camicia da notte incollata sulla pelle.
         Ero avvolta da una lieve penombra dalle sfumature bluastre. Da qualche parte in quella stanza proveniva anche la luce di una candela ma ero così debole ed indolenzita che facevo fatica persino a tenere gli occhi aperti.
Deglutii rumorosamente, sentendo la gola secca ed infiammata. Con molto sforzo, riuscii a sbattere le ciglia e con ancora più impegno fui capace di girare la testa, così da capire in che razza di luogo mi trovassi.
         La stanza era buia, spaziosa e mi sembrava famigliare, peccato che non fosse la mia. Era di qualcun altro, qualcuno che col suo profumo delicato ed inconfondibile impregnava l’aria.
         << Vedo che ti sei svegliata.>> disse Miguel con voce carezzevole.
         Peccato che il timbro non rispecchiasse il tono. Suonava aspro e duro come un rimprovero.  
         Dal canto mio, feci un grande respiro, sforzandomi di girare il capo verso di lui.
Se ne stava in piedi, con le spalle rivolte verso la finestra mentre si rigirava fra le dita un bicchiere di vino rosso.
Anche lui mi fissava, solo che il suo sguardo era freddo e sprezzante, capace di trafiggermi e colpirmi forte, come un ceffone tirato in pieno viso.
E faceva male.
         << C–cosa... c-ci faccio qui?>> sussurrai con voce quasi inesistente.
         Miguel fece una lieve smorfia, arricciando il naso.
         << Non ricordi nulla?>> disse severamente, poggiando il calice di cristallo sul mobiletto più vicino.
         << No.>> ammisi, sinceramente sconcertata.
         Lui sorrise appena, rivolgendomi il più ambiguo degli sguardi.
Cercai di tirarmi a sedere, ma una fitta agghiacciante mi fece sussultare, pungendo dolorosamente l’addome e la gamba destra. Lui posò gli occhi sul mio corpo sdraiato e senza perder tempo, lo feci anch’io. Puntai lo sguardo nello stesso posto in cui lui si era fermato a guardare e… restai di sasso.
Completamente scioccata.
         Avevo ferite dappertutto, segni di morsi e graffi più o meno profondi. La gamba sinistra era rotta mentre il braccio destro era disseminato di tagli. Anche i palmi delle mani erano escoriati, come del resto entrambe le ginocchia e gran parte della schiena, che sentivo bruciare a contatto con la stoffa della camicia da notte. Non riuscivo a credere che quel corpo così malandato fosse il mio, ma il dolore che provavo parlava chiaro.
         Cosa mi era successo?
Sentivo che mancava qualcosa.
Ma più cercavo di scavare nei meandri oscuri della mia mente, più non riuscivo a trovare nulla.
Mi sentivo frustrata e confusa.
         Perché ero ferita?
In un attimo vidi l’immagine di Miguel e di Eva sovrapporsi ai miei occhi e non respirai per qualche secondo.
 Una rabbia inaudita mi corse lungo la spina dorsale.
         << Sei un bastardo!>> riuscii al dire mentre il ricordo di loro due mi attanagliava sempre di più.
         << Dì la verità, Miguel... sei stato tu a farmi questo, non è vero?!>> urlai con un po’ più di voce.
         Lui dal canto suo, continuò a fissarmi freddamente senza muovere un muscolo.
Non riuscivo a ricordare nulla, eppure sentivo che era successo qualcosa!
         Perché mi trovavo in quelle condizione pietose?
         Chi mi aveva ridotta così?  
Ma certo, lui.
         << Vai all’inferno!>> dissi puntandogli addosso i miei occhi pieni d’odio.
         Lui si limitò a sorridere in modo arrogante, per poi alzare un braccio ed afferrare delicatamente una ciocca castana che mi era scivolata sulla fronte.
         << Non osare toccarmi!>> gli inveii contro.
Lasciò cadere il ricciolo sulle mie spalle e, seguendo con gli occhi la linea della mia bocca disse:
         << A quanto vedo, mia cara “fidanzatina” hai perso molto sangue, ma non la tua lingua biforcuta.>>
         Tremai dall’irritazione o forse per il tono della sua voce, non saputo dirlo con certezza. Era beffarda, denigratoria, ma crudelmente morbida e vellutata.
         << Cosa mi hai fatto?>> gridai indicandogli le innumerevoli ferite che avevo su tutto il corpo.
         Lui parve incupirsi di colpo.
         << Sei caduta da cavallo.>> disse, ma la sua voce non rispecchiava affatto il sorriso sardonico che aveva stampato sul suo bellissimo volto.
         Alle sue parole, ricordai vagamente di aver preso il cavallo, di essere fuggita via, e sì. Anche della caduta.
         << E i lupi?>> rotolò fuori dalla mia bocca.
Miguel puntò di scatto i suoi occhi nei miei, a stento riusciva a controllarne il colore ed un brivido di terrore mi corse lungo la schiena.
         << I lupi, li ho cacciati via io.>> affermò glacialmente.
         << Q- quindi sono stati loro a conciarmi così?>> chiesi assai titubante e confusa.
         Fece un breve segno d’assenso col capo, dopodiché nella stanza calò un silenzio carico di tensione e di cose non dette.
Non so per quanto tempo restammo lì, muti, nello scrutarci l’un l’altra, ma alla fine quella che distolse lo sguardo e perse il gioco, fui proprio io.
         << S-scusami…>> bisbigliai tacitamente, parlando quasi con me stessa.
         Non volevo che sentisse, ma Miguel l’udì benissimo.
         << Ripetilo.>> mi ordinò, appoggiandosi languidamente allo schienale della sedia accanto al letto.
         Strinsi i pugni, sebbene nel farlo provai dolore.
         << Ho detto… che ti chiedo perdono.>>
         << Ancora.>> replicò.
         << Quante volte devo dirtelo? Mi sono scusata abbastanza!>> gridai infuriata.
         Ma lui lo era ancora di più.
Gli occhi erano lo specchio dell'anima, non mentivano mai, ed i suoi erano furibondi. Sentii un altro brivido attraversarmi la schiena.
         << Vuoi dirmi che cosa avevi intenzione di fare?>> ringhiò, << Volevi ammazzati? Eh, stupida ragazzina?>>.
         La sua voce uscì così grave ed arrochita che il brivido di prima, si sparse su tutto il corpo facendomi venire la pelle d’oca.
         Come osava parlarmi così?
Era solamente colpa sua se ero fuggita via col cavallo!
Se solo non avesse morso Eva, io avrei potuto…
         << Vattene via!>> urlai senza accorgermene.
La sua presenza in quella stanza mi ricordava l’errore che avevo commesso quella mattina prima di andarmene.
         Come avevo potuto dirgli che mi stavo innamorando di lui?
Era una cosa che non stava né in cielo né in terra!
E questo perché l’odiavo, sì.
L’odiavo con tutto il cuore... immensamente.
Peccato che l’amassi con egual misura.
Tanto. Troppo.
Più di quanto l’odiassi.
Ma non potevo darglielo a vedere… non ora che mi ero accorta di quello che c’era tra lui ed Eva.
         << Levati di mezzo! Non voglio avere più niente a che fare con te!>> gli inveii contro, ma lui mi guardò dapprima con occhi sprezzanti e poi, con sfacciataggine si protese verso di me, fino a sfiorare le mie labbra con le sue.
         Il mio cuore parve scoppiare.  
         Mi aveva presa alla sprovvista e non ero riuscita ad evitare quel bacio… o forse non avevo voluto?
Immediatamente cercai di tirarmi indietro, ma visto che muovermi bruscamente mi provocava dolore, rimasi ferma dov’ero alla mercé delle sue morbide labbra.
Pensavo che mi avesse presa con la forza, che da un momento all’altro mi sarei ritrovata con le labbra strappate a morsi e i polsi in frantumi, ma così non fu.
         I suoi baci erano dolci, delicati… quasi delle carezze. Mi trattava come se fossi stata di porcellana, facendo attenzione ad ogni movimento, anche il più piccolo.
Non voleva farmi male.
Era la pura verità che non avevo mai voluto accettare. E questo perché costava troppo farlo, soprattutto al mio orgoglio.
Tuttavia, sotto i suoi baci non potevo far altro che sciogliermi e liquefarmi, come la neve sotto i caldi raggi solari.
Dio, quello lui era così bello da togliere il fiato; senza alcun preavviso appoggiai la mano sulla sua spalla, spingendolo in avanti, ancora più vicino. Ammetto che per una frazione di secondo, temetti un altro rifiuto, ma stavolta Miguel non mi allontanò.
Tutt'altro.
Accettò di buon grado il mio invito e senza staccarsi dalla mia bocca, si sporse sul letto, scostandomi i capelli dal viso. Lo lasciai fare e con mani sempre più esigenti, gli cinsi la schiena, tirandolo verso di me.
         Oh… cosa diavolo stavo facendo?
         Avrei dovuto cacciarlo via a calci... ma come potevo?
Volevo sentirlo vicino, ancora di più, fino ad avere la sensazione di spezzarmi contro la durezza marmorea del suo corpo.
         Poi tutto cambiò: da delicati, i suoi baci divennero avidi, ingordi, come se stesse per divorarmi... e Dio, desideravo più di ogni altra cosa che lo facesse!
S'impossessò rudemente della mia lingua, dopodiché, senza snudare le zanne, cominciò a mordicchiarmi le labbra. Mossa dall'impeto del momento, feci altrettanto. Graffiai con i denti il suo labbro inferiore, saggiandone l'irresistibile morbidezza.
Lo sentii ansimare, poi gemere rocamente. Quel lieve suono rilasciato dalla sua gola, bastò a farmi andare a fuoco.
Ma non ero la sola che bruciava, e me ne compiacqui enormemente.
         Miguel era fuori controllo, ed io lo seguivo a ruota.
Dalla bocca passò a baciarmi il collo, soffermandosi sull'incavo tra le clavicole e la parte superiore dello sterno. Scostò la stoffa della mia vestaglia denudandomi le spalle, ed io, impaziente, infilai le mani al disotto della sua camicia.
         Maledizione, chi era questa ragazza sfacciata che aveva preso il controllo del mio corpo?
No, non ero io... non potevo essere io... eppure era proprio così.
Quella ero io, e sebbene ignorassi effettivamente cosa stessi facendo, mi comportavo in quel modo ugualmente, seguendo un istinto che mi ordinava a gran voce di toccare la sua pelle nuda.
         Posai i palmi all'altezza del suo stomaco piatto, saggiando con le dita la perfetta conformazione dei muscoli addominali. 
Ma d’un tratto Miguel si bloccò, distanziandosi quel tanto da riuscire a guardarmi dritto negli occhi.
         << E così non volevi avere più niente a che fare con me... eh, Amelie?>> sussurrò a due respiri dalla mia bocca.
         Sopraffatta dalla vergogna ritirai immediatamente le mani, come se un fuso acuminato mi avesse punto.
Lo guardai inebetita per qualche secondo, poi mi girai dall’altra parte, lasciando che i capelli mi scivolassero in avanti e creassero una sorta di barriera tra me e lui.
Miguel rise beffardamente, scostandomeli dal volto e senza preavviso, si portò qualche ciocca vicino alla bocca.
         Mi guardò giocosamente con gli occhi azzurri e limpidi, dopodiché vi posò sopra un lieve bacio.
         << Hai davvero dei bellissimi capelli, mio Piccolo Tarlo…>> disse sensualmente, senza lasciar andare i miei boccoli.
         Arrossendo, posai nuovamente la mano sul suo braccio destro e mi resi conto che la camicia era strappata e sporca di sangue. Dallo spacco sulla stoffa, riuscii ad intravedere un taglio netto, profondo, da cui fuoriusciva ancora un po’ di sangue.
         << Sei ferito…>> dichiarai con voce bassa, portandomi le dita sporcate dal suo sangue alla bocca.
Quella ferita sembrava grave, ed io mi sentivo in gran parte responsabile.
         << Potevi anche evitare di farti male e restartene con Eva.>> pensai ad alta voce, acidamente.
         Miguel s’irrigidì.
Il sorriso scomparve dalle sue labbra e gli occhi smisero di brillare, ridiventando freddi e cupi.
Qualcosa nella sua espressione, mi fece tremare.
         << Ti rendi conto di cosa hai rischiato?>> domandò con tono grave.
Io cercai di svincolare, ma la gamba mi faceva troppo male per sfuggire alla sua presa.
         << Non m'importa niente! Ora vattene!>> affermai, decisa più che mai a cacciarlo via, sebbene fossi io a trovarmi nella sua stanza. 
         I suoi occhi per un secondo fiammeggiarono.
         << Milady, vogliate perdonarmi allora… vi prometto che la prossima volta lascerò che i lupi vi sbranino.>> ribadì con tono volutamente reverenziale.
         << Fai pure! Anzi, scusami per aver interrotto lo spuntino pomeridiano! Eva deve essersi arrabbiata!>> replicai coi nervi a fior di pelle.
         << Preferivi forse essere tu stessa, il mio spuntino?>> sibilò tetramente, con uno strano sorriso dipinto sul volto.
         << Si.>> risposi senza alcun nesso logico.
         Il suo sorriso s’incupì ulteriormente.
         << Le parole non si rimangiano…>> disse con voce languida.
         Inghiottii il nodo che avevo in gola e mi sporsi in avanti.
         << Beh, se decidi di mordermi adesso che ho perso così tanto sangue, magari è l’occasione buona per togliermi di mezzo. Anche Adam non vedeva l’ora di sbarazzarsi di me e se desideri rimanere con Eva, puoi anche farlo. Credo di essere un fastidio notevole per i tuoi piani… quindi ti do il permesso di farla finita.>> il mio tono di voce era calmo, ma ad ogni secondo che passava, mi pentivo delle mie sesse parole.
         Che fosse maledetta la mia linguaccia!
Non pensavo minimamente quelle orribili cose su di lui, davvero, ma era la gelosia ad inebetirmi il cervello e a farmi sputare veleno.
E questo perché ero gelosa.
Gelosa marcia di mia sorella.
         << Sta attenta a quello che dici, ragazzina. E non osare paragonarmi a quell’imbecille di Adam.>>
         Con lo sguardo illeggibile, si tirò fino al gomito la manica destra della camicia rivelando la pelle chiara del braccio.
         “Ma cosa fa?” mi chiesi spaesata.
         Se non fosse stato per le delicate venature bluastre che spuntavano appena dal suo braccio teso, avrei potuto giurare che la sua pelle fosse stata di marmo.
Pensai che magari non volesse sporcarsi i vestiti col mio sangue… evidentemente non era buono come quello di Eva.
Ma non importava: la mia ora era giunta e prolungare ulteriormente quell'agonia non era altro che puro masochismo.
         Con timore mi sporsi ancora più in avanti tendendo il collo.
Lui si avvicinò.
Sentivo il suo respiro fresco infrangersi sulla mia pelle, ma invece di azzannarmi la carotide, si portò il polso alla bocca, e con delicatezza si morse da solo. Sentii a malapena il debole rumore della carne che veniva perforata dalle zanne. Un rivoletto rosso scivolò svelto sul suo braccio, per poi cadere velocemente sulle bianche lenzuola del letto.
Il mio cuore, per un secondo rallentò e sentii chiaramente scorrermi del ghiaccio nelle vene.
Miguel stava succhiando il suo stesso sangue.
Inclinai leggermente la testa, stupita ed incapace di credere a quello che vedevano i miei occhi.
         Ma cosa voleva dimostrare? Non capivo.
         D’un tratto, staccò la bocca dal polso ed una riga scarlatta gli scese agli angoli delle morbide labbra. La ferita che si era auto-provocato, si rigenerò velocemente e prima ancora che potessi lanciare un respiro di sollievo, mi ritrovai con la testa immobilizzata dalle sue mani. Quasi con violenza, mi tirò a se per poi posare le labbra sulla mia bocca e baciarmi un’altra volta.
Ma invece della sua lingua, sentii entrarmi all'interno della bocca un liquido caldo e denso dal sapore inconfondibile: sangue… il suo, sangue.
         All’inizio cercai di respingerlo, solo che il mio corpo non voleva obbedire alla ragione e fui costretta ad inghiottire contro la mia volontà. Desiderai fortemente staccarmi, fuggire via, ma la verità era che non volevo farlo affatto, anzi, ne volevo ancora.
Mi piaceva il suo sangue, e molto. Sapeva di vino rosso, ruggine e di qualcos’altro che non riuscivo a cogliere.
Era delizioso, esaltante, tanto buono da volerne di più.
Sempre di più.
A quel pensiero perverso, cercai di divincolarmi, ma non ci riuscii.
Non volevo che Miguel lasciasse la presa, né tantomeno che si separasse dalle mie labbra.
Sperai che quell’attimo fosse eterno ma aimè, nulla durava per sempre e Miguel si staccò di colpo, con uno strano ghigno impresso sulle labbra.
         Rimasi ferma ed immobile, gli occhi sbarrati dallo stupore e la bocca semiaperta.
Una gocciolina rossa mi scivolò rapidamente dalle labbra, mentre la sua scia tracciava una linea retta fino al mento.
Lui si avvicinò di nuovo, respiro contro respiro.
Chiuse gli occhi e con la punta della lingua, catturò quel dolce rivoletto, cancellandone le tracce.
Uno strano brivido d'eccitazione mi salì dal ventre e il mio cuore parve quasi prendere il volo per librarsi chissà dove.
Miguel, sorridendo si alzò dalla sedia e per un secondo intravidi i suoi denti aguzzi scintillare.
         Perché aveva fatto una cosa del genere?
         << Ora siamo pari, Piccolo Tarlo.>> disse, sfiorando le mie labbra con la punta delle dita.
         Sorrise un'altra volta come lui sapeva fare, dopodiché scomparve nel nulla, avvolto dalle tenebre della stanza.
Portai le dita all’altezza delle labbra, accarezzandole delicatamente come aveva fatto lui poco prima, poi sorrisi.
         Improvvisamente, sentii qualcosa ardere sulla mia gamba e spaventata abbassai lo sguardo.
Era una collana, completamente placcata in oro, con le maglie della catenina larghe e le rifiniture filigranate. Al centro del pendente si stagliava un rubino rosso sangue, dalla forma pentagonale.
Era la più bella pietra preziosa che avessi mai visto ed proprio come un piccolo fuoco, bruciava.
Fissai quell’oggetto misterioso come incantata.
         Dov’è che l’avevo già visto?
         Che l’avesse lasciato Miguel di proposito?
In quel momento, mi sentii osservata dalle ombre, come se dal buio qualcosa mi stesse fissando.
         Peccato solo… che non gli diedi troppa importanza.

 

***



Angolo dell'autrice:
Salve a tutti! Prima di cominciare a sproloquiare a vanvera come so fare mooooolto bene, eccomi qui, a ringraziarvi immensamente per il fatto di essere sopravvissuti a questo lunghissimo capitolo! Vi faccio i complimenti, perchè io mentre lo scrivevo non ero abbastanza sicura di arrivare incolume fin qui! Ma nonostrante tutto ce l'ho fatta, quindi: viva me! Aahahaah XD Come avete potuto notare... succedono un pò di cosine interessanti! Infatti ci è scappato qualche bacetto "innocente", e quel simpaticone di Miguel si diverte a lasciare la bigiotteria in giro... mah! 
Spero vivamente che questo capitolo sia stato di vostro gradimento, in caso contrario, sarò più che lieta di accettare critiche e consigli di ogni sorta! 
Quindi bando alle ciancie e ci vediamo al prossimo capitolo! 
Un mega abbraccio! 
<3
   
 
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