Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: The Mad Tinhatter    04/11/2008    0 recensioni
Introduzione modificata. E' vietato usare il tag b, se non in casi particolari.Rinoa81, assistente amministratrice.
Un giorno Luna riceve una rosa. Allegata ad essa, una richiesta d'aiuto. Chi sarà il misterioso mittente? E da chi, o da che cosa, dovrà essere salvato? Postato l'ultimo capitolo: "Return".
Fanfiction partecipante al contest "Odi Et Amo: Magic'Slaves" indetto dal forum "Nocturnal Lullaby".
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood, Neville Paciock
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap. 4: The House In The Middle Of Nowhere

- L-luna… - fece Neville, che guardava dietro di sé, nella direzione da cui erano venuti, ancora avvolto dalle braccia della ragazza. Sembrava allarmato. Quasi terrorizzato, a dire la verità.
Anche la ragazza si voltò, e vide il terribile spettacolo davanti a lei.
Gli alberi della foresta si muovevano, minacciosi, verso di loro. I loro rami ondeggiavano come braccia, andando alla cieca alla ricerca della preda che, con ogni probabilità, erano proprio loro due.
Neville prese Luna per mano, cercando di mettere la massima distanza possibile tra loro e gli alberi. Attraversarono tutto il campo di fiori, senza nemmeno sapere cosa ci fosse dopo. Per fortuna i fiori non si erano ribellati contro di loro, altrimenti per loro sarebbero stati dolori.
Corsero a perdifiato, fino a ritrovarsi davanti ad altri alberi. Un’altra foresta.
- Siamo in trappola! – disse Neville.
- Non penso proprio. – rispose Luna – Entriamo tra questi alberi, gli altri non potranno certo seguirci!
La ragazza corse tra gli alberi, e il ragazzo seguì il suo esempio.
Si ritrovarono dentro la piccola foresta che, a differenza di quella precedente, era perfettamente immobile.
- Per fortuna questi alberi sono più tranquilli – disse Luna, sedendosi su una radice sporgente di uno degli alberi più vicini.
Aveva ancora la rosa in mano. La osservò: era ancora freschissima.
- Malandrina – sussurrò la ragazza, rivolta alla rosa.
- Sai, Neville? È lei che devi ringraziare se sono qui… altrimenti non sarei mai riuscita a raggiungerti. E, anche se stavamo per rischiare la vita, è una cosa che mi rende felice. Davvero, sono contenta di essere la tua salvatrice.
Neville si sentì arrossire, e non sapeva nemmeno perché. Forse perché, alberi a parte, stava adorando quei momenti con lei in un modo piuttosto vergognoso. In fondo, cos’era? Lui e lei, da soli, in quel quadro, nel bel mezzo del nulla. Il suo desiderio massimo sarebbe dovuto essere quello di tornare nel mondo reale. E invece no. Ora capiva. Lui desiderava stare lì, con lei.
- Come io sono contento di essere salvato da te – disse lui, timidamente.
- E poi, questo posto è così bello! Come non amare questi alberi… e le farfalle! Neville, dimmi che ne hai viste tante, mentre eri qui!
Il ragazzo scosse la testa. – Ero più impegnato a cercare l’uscita, non credi?
- Pensa: un mondo come questo. Nessuno che ti dica niente, nessuno che ti critichi, solo tu, io e questa splendida natura….
La sua espressione si fece ancora più sognante del solito.
L’espressione di Neville, invece, si fece preoccupata.
- Luna….
La sua voce era diventata bassissima, ma Luna riuscì a sentirlo.
- Cosa c’è, Neville? – domandò lei, ancora tra le nuvole.
- Luna… spostati….
Troppo tardi.
I rami dell’albero si avventarono sulla ragazza, afferrandola per i polsi e sollevandola; altri rami cominciarono a legarla al tronco dell’albero, cominciando dai piedi: era come se volessero inglobarla nell’albero.
- Fai qualcosa! – strillò Luna, impaurita. Avrebbe fatto tutto da sola, ma i suoi polsi intrappolati le impedivano di raggiungere la bacchetta.
Le mani di Neville tremavano. Ora toccava a lui salvarla. Cercò di ricordare un incantesimo che potesse essere efficace in quell’occasione.
- Diffindo! – urlò il ragazzo, puntando l’incantesimo contro i rami. Ma l’incantesimo non ebbe alcun effetto.
- Non sono rami normali, Neville! Sono dipinti! – urlò la ragazza, che ormai era avvolta dai rami fin sopra la vita.
Neville pensò a cosa avrebbe potuto distruggere un albero dipinto. Poi gli balenò in mente un’idea… era stupida, ma tanto valeva provare….
- Aquae Eructo!
Un getto d’acqua sprizzò dalla punta della bacchetta del ragazzo, e colpì i rami. Questi si ritrassero, come se fossero stati colpiti da acido, e lasciarono andare Luna.
Neville corse verso l’albero: non voleva lasciare che Luna cadesse per terra. La prese al volo tra le braccia.
La ragazza scosse la testa per riprendersi dallo shock. Essere afferrata da un albero non è proprio una di quelle esperienze che si vorrebbero ripetere.
Sbattè gli occhi, e la prima cosa che si ritrovò davanti non appena li riaprì fu il volto di Neville.
Improvvisamente, cominciò a tremare, e il cuore cominciò a batterle di nuovo molto forte. Arrossì, ma del resto poteva vedere che anche lui era rosso come un peperone. Sentì una sorta di blocco ai polmoni, come se tutt’a un tratto non fosse più in grado di respirare correttamente.
Capì che forse era meglio ritornare con i propri piedi per terra per conservare il proprio equilibrio fisico e non svenire tra le braccia del ragazzo.
Anche quando ricominciò a camminare sulle proprie gambe non si sentì completamente bene. Forse stava impazzendo, forse ciò che stava vivendo non era vero. Perché c’era solo una cosa che avrebbe potuto provocare quelle reazioni, ma era così… improbabile….
Ci si può innamorare improvvisamente di una persona in così poco tempo?
E in quel momento non era nemmeno nelle sue condizioni migliori. I suoi abiti erano sporchi di pittura marrone, proveniente dagli alberi che, con l’acqua, si erano sciolti su di lei.
Luna continuò a camminare in avanti, senza vedere se Neville la stesse seguendo.
- Forse è meglio se proseguiamo, e usciamo di qui – disse Luna, cercando, inutilmente, di suonare più naturale possibile.
- Si… attenta a non toccare gli alberi, però….
Il ragazzo la raggiunse quasi subito, e ora camminavano fianco a fianco. Erano entrambi piuttosto imbarazzati, ma cercavano di non darlo a vedere.
La foresta era troppo tranquilla, come se fosse morta.
- È tutto troppo calmo – disse Luna.
Ad un tratto, sentirono una forza strana, come una sorta di vento. Si resero conto che veniva dagli alberi ai lati, che sembrava volessero risucchiare tutto ciò che stava loro attorno.
Era una forza incontrastabile che li attirava verso gli alberi, e verso i loro rami–tentacoli.
Il primo ad essere preso fu Neville che, con i polsi bloccati, si dimenava cercando inutilmente di liberarsi.
Luna riuscì a tenere la mano con cui teneva la bacchetta (e la rosa) libera, così riuscì a liberarsi velocemente.
Fece scaturire acqua dalla sua bacchetta per liberare anche Neville, ma forse ci mise troppo entusiasmo….
- Grazie – disse il ragazzo, grondante d’acqua.
- Scusami… - disse Luna, diventando rossa. Aveva avuto così tanta paura di perderlo… che aveva esagerato.
- Non importa – rispose Neville, scuotendo la testa per eliminare parte dell’acqua.
- Forse è meglio correre, per evitare altri episodi del genere… - fece Luna.
Neville non se lo fece ripetere due volte. La foresta ora sembrava minacciosa, e non vedevano l’ora di uscirne.
Giunsero al limitare della foresta, che terminava lasciando spazio ad un piccolo sentiero.
I due proseguirono per quella via. Attorno a loro, a parte qualche pietra qua e là, c’era il nulla, soltanto terra di un colore giallo ocra, vivido come tutti gli altri. Il cielo era scuro, come se si stesse per scatenare un temporale.
- Che strano posto – disse Neville.
- Anche piuttosto noioso – fece Luna. In effetti, stavano camminando da almeno un’ora, e nulla era cambiato nel paesaggio.
Dopo un po’, i due cominciarono ad intravedere qualcosa della loro destinazione. Un tetto rosso, seguito immediatamente da muri dipinti di rosa, con due piccole finestrelle. Una casetta dall’aspetto assolutamente innocuo.
- Entriamo? – domandò Neville.
- Si… forse è meglio fermarci. Sai, per riposarci, visto che qui sembra non esserci roba commestibile.
Giunsero alla porta della casa, e la aprirono. Si ritrovarono davanti una piccola sala con un camino, arredata soltanto da un tavolo, una sedia e un divanetto. Tutto dipinto nello stile del quadro. Il fuoco ardeva nel camino, ma in modo strano, come se i ciocchi fossero pezzi di tela che stavano bruciando.
Al tavolo stava seduto un uomo anziano, anche lui dipinto, che scriveva qualcosa.
Luna gli si avvicinò con cautela.
- Ehm… signore?
L’uomo alzò gli occhi da ciò che stava scrivendo. Non si voltò verso di loro, ma disse: - Ce ne avete messo di tempo, ragazzi… vi stavo aspettando.
- Scusi? – fece Neville.
L’uomo si alzò, e si volse verso di loro. E loro lo riconobbero.
- Lei… lei è l’uomo ritratto nel quadro! – esclamò Luna.
- Esatto – disse l’uomo – e, per essere precisi, ne sono anche il pittore.
- Lei è il creatore di tutto questo? – domandò Neville, un po’ irritato. Ecco l’autore della sua prigione. Ecco l’uomo che aveva creato quegli alberi imbizzarriti.
- Si – rispose l’uomo.
- Anche degli alberi che per poco non ci hanno ucciso?
L’uomo sospirò. – Si, anche di quelli.
- Oh, non si preoccupi… - disse Luna, poggiando una mano sulla spalla del vecchio – Noi stiamo….
- Stai lontana da lui, Luna! – disse Neville, strattonando la ragazza per allontanarla dall’uomo.
- Oh, Neville, calma! Non penso che l’abbia fatto apposta… e poi, alberi a parte, è tutto così bello qui! Davvero tanti complimenti, signore!
- Luna… non ti rendi conto che è per colpa sua che i nostri abiti sono sporchi di pittura? Quegli alberi stavano per ucciderci!
- Calma, ragazzo, – lo interruppe l’uomo – la ragazza ha ragione. Non ho mai voluto fare del male a nessuno. Ma la storia di questo quadro è lunga, e a tratti imprevedibile anche ai miei occhi. Ora, accomodatevi. Non voglio far stare troppo in piedi i miei ospiti.
Il mio nome è Astrophel Bailey, sono nato nel 1785 e ho esercitato la professione di pittore fino alla mia morte. Ho sempre pensato alla pittura come un modo per trovare sé stessi, e come qualcosa di… vivo. Ho sempre desiderato di finire dentro uno dei miei quadri e verificare se era possibile viverlo. Voi certo non potete immaginare la mia sorpresa quando, alla mia morte, mi è stato concesso di rivivere in uno dei miei quadri, e dargli vita. È una possibilità che viene data a tutti i pittori, ma che non tutti sfruttano, purtroppo.
Io ho deciso di vivere in questo mio autoritratto; il paesaggio che ho dipinto attorno a me è probabilmente una delle cose più belle che abbia mai visto… voi non l’avrete mai visto dal vivo, ma è un vero e proprio paradiso terrestre….
Sicuramente vi starete chiedendo come mai siete qui, e qual è lo scopo di questo quadro: ecco a voi la risposta. Ho creato tutto ciò per coloro che non sanno bene cosa vogliono… e il modo per uscire arriverà soltanto quando chi si trova qui si sarà un po’ schiarito le idee.
- Quindi la rosa… - fece Luna.
- Si, la rosa è uno dei tanti modi per uscire; ma a quello arriverò tra poco.
Non è mai stata mia intenzione quella di fare del male a qualcuno, naturalmente, ma la pittura magica deve aver interpretato male le mie intenzioni e, ogni volta che l’ospite nel quadro si avvicina alla soluzione dei suoi problemi, fa di tutto per non farlo uscire vivo… non sono in molti quelli che giungono fino a me incolumi, dovreste considerarvi fortunati per questo.
- Magnifico, ma tornando al nostro problema? Come faremo ad uscire? – gli domandò Neville.
- Basterà rimettere la rosa al suo posto, nel roseto. Riconosco il fatto che sia un souvenir piuttosto allettante da portare a casa, ma fa parte del quadro, e fuori non rimarrà in quello stato per molto tempo. Mi dispiace.
- Peccato, era davvero bella – disse Luna.
- Piuttosto, saremo costretti ad affrontare di nuovo quegli alberi? – disse Neville, preoccupato.
- No, ragazzo. Inspiegabilmente, tutto si calma in poche ore, anche se per il momento l’unico posto sicuro è questa casa. Io ne approfitterei: non so tu, ma la ragazza sembra essere stanca. La stanza di sopra è tutta per voi.
- Grazie, signor Bailey – disse Luna.
- Prego, ragazza.
- A proposito… abbiamo dimenticato di presentarci. Io mi chiamo Luna.
Neville si picchiò la fronte con la mano. Che sbadati, si erano lasciati prendere così tanto dalla storia da dimenticarsi di presentarsi.
- Io sono Neville, piacere.
- Il piacere è tutto mio, ragazzi. Ma ora andate - . Sembrava che stesse cercando di mandarli via.
I due salirono, ed entrarono nella camera. Era una stanza molto semplice, con un letto e una cassettiera. Sarebbe stato strano, dormire lì. In un letto dipinto, con delle lenzuola di un bianco leggermente opaco e con le ombre delle pieghe che non sarebbero scomparse.
Luna si sedette sul letto, e Neville fece lo stesso.
- Ce l’abbiamo fatta, - disse il ragazzo – tra poco usciremo da qua.
- Già… finalmente.
- Bene… ora tu vorrai dormire, immagino….
Si, lei voleva dormire. Ma c’era qualcosa che mancava a quella giornata così piena. Forse la parte migliore, se non la più difficile.
Era servita a quello, tutta la loro avventura? A farle capire che lui era tutto ciò che stava cercando, tutto ciò che avrebbe voluto?
Forse….
- No, non subito – disse Luna, bloccando il ragazzo, che già si era alzato per andarsene.
- Neville, io ti devo parlare.
- Si… certo… dimmi….
Luna prese un bel respiro, poi cominciò a parlare.
- Non so nemmeno da dove cominciare… penso che tutto sia cominciato dal momento in cui ci siamo incontrati, qui nel quadro. So solo che l’attimo in cui ti ho visto ho provato qualcosa. Non ero soltanto contenta di vederti, ma molto di più. Quando tu mi hai salvata da quell’albero, e mi sono ritrovata tra le tue braccia… non so come, ma avevo capito. E quando l’albero ti ha intrappolato, ho avuto troppa paura di perderti… e ho esagerato. Non so come sia potuto accadere, davvero… ma anche tu hai sentito le parole del pittore, noi siamo qui per trovare ciò che vogliamo realmente… e io l’ho trovato. Sei… sei tu, Neville….
Neville arrossì, e sorrise. Perché si rendeva conto che tutto ciò che diceva Luna era vero, e che anche lui aveva provato quelle sensazioni. Quando l’aveva vista, quando l’aveva presa tra le sue braccia… e anche lui aveva trovato ciò che voleva realmente. Lei, solo e soltanto lei.
- Sai… nel momento preciso in cui ti ho vista, ero felice. Non perché qualcuno fosse arrivato per salvarmi, ma perché eri tu. Soltanto per quello.
Lei gli sorrise, e lo abbracciò. Era più delicata di quando, per poco, aveva rischiato di buttarlo a terra. I loro volti erano, tutt’a un tratto, vicinissimi….
E lei lo baciò. Un bacio leggero, a fior di labbra.
Sorrisero entrambi. Neville alzò timidamente una mano, e accarezzò la guancia di Luna, ancora rossa.
- Dormi, ora – le disse, dolcemente.
E Luna decise di dormire, per magari scoprire che il suo era stato tutto un sogno. Sentiva le mani di Neville che accarezzavano i suoi capelli… e quello non era un sogno….
Neville rimase al suo fianco finché non si addormentò. Era bellissima….
Le diede un bacio sulla fronte, poi scese. Non aveva voglia di dormire, e una chiacchierata col signor Bailey non gli avrebbe certo fatto male.
Mentre loro erano su, l’uomo aveva ricominciato a scrivere.
- Cosa sta scrivendo? – domandò Neville.
- Un diario – rispose l’uomo – Serve per ricordarmi che giorno è, ed è un ottimo rimedio contro la noia.
- Viene spesso qualcuno a… trovarla?
- No… sono già pochi quelli che entrano dentro il quadro, e ancora di meno quelli che possono fare qualcosa contro di esso. È orribile, ma sembra che sia più semplice sconfiggere quegli alberi se si è in coppia. E molti devono trovare ciò che vogliono da soli. A proposito… come va la tua ricerca, ragazzo?
- Benissimo. Ho già trovato ciò che voglio. E dire che ce l’avevo proprio sotto il naso….
- Era lei, vero?
Neville annuì.
- Sono contento per voi, allora. Siete entrambi pronti per uscire.
Neville osservò, da una finestrella, il paesaggio fuori dalla casa. Lentamente, tutto stava tornando alla normalità. Sospirò.
- Mi sembra quasi che questo mondo sia diventato parte di me – disse il ragazzo.
- O, piuttosto, che tu sia diventato parte di esso… - gli rispose il vecchio.
D’istinto, Neville si guardò le mani. I contorni erano poco definiti, e le dita sembravano pennellate. Stava diventando parte del quadro.
- Oh no… - disse.
- Non preoccuparti… finché la trasformazione non si completa, sarà sempre reversibile. Ma penso che comunque non sia il caso di attendere molto.
Luna si svegliò qualche ora dopo.
- Neville… cosa è successo alla tua faccia? Sembra… sembra dipinta! – esclamò lei, appena lo vide.
Neville le spiegò tutta la faccenda.
- Allora, cosa stiamo aspettando? Muoviamoci! – disse la ragazza, allarmata. Ora che lui era suo, non voleva perderlo.
Neville guardò di nuovo fuori dalla finestra. Tutto era calmo.
- Va bene – disse lui – ma prima salutiamo il signor Bailey.
I saluti furono piuttosto veloci.
- Grazie per averci ospitato, signor Bailey – disse Luna.
- È stato un piacere conoscervi, signore – fece Neville.
- Il piacere è tutto mio – rispose l’uomo, stringendo le loro mani.
- Vi auguro buona fortuna, ragazzi – continuò il signor Bailey.
I due uscirono, mentre il vecchio li salutava con la mano.
- Che avventura – disse Neville, prendendo Luna per mano.
- Già – rispose lei.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: The Mad Tinhatter