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Autore: civia93    04/11/2008    8 recensioni
Ciao! Questa è la mia prima fanfiction!
Allora, dopo Breaking Dawn sono passati 15 anni, e i nostri eroi continuano a vivere sempre nello stesso posto, evitando di frequentare Forks.
La piccola Nessie è cresciuta ormai, e nonostante si possa tranquillamente definire una donna, preferisce comportarsi da adolescente di 15 anni.
E io qui vi propongo un po' di avventure riguardo proprio la vita di Nessie, che si ritrova a fare i conti con una famiglia di vampiri, un fidanzato licantropo e le classiche cose di un'adolescente di 15 anni.
1° ciclo "Inizio nella nuova scuola": [concluso]
2° ciclo "Vampiro ad Halloween": [concluso]
3° ciclo "Impriting sbagliato": [concluso]
4° ciclo "Christmas time": [concluso]
5° ciclo "Gita in Italia": [concluso]
6° ciclo "Soggiorno dai Volturi": [concluso]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Renesmee Cullen
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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1 puntata

Ci siamo....dopo una rapida introduzione partiamo subito con il primo capitolo!

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1. La scuola

-No! No! No e no! Io a scuola non ci vado!

E detto questo, misi il muso, incrociai le braccia e abbassai lo sguardo. Proprio come una bambina piccola.

-Avanti Renesmee, non sarà mica la fine del mondo!- disse mia madre, chiaramente esasperata e stanca del mio comportamento.

-Ha ragione tua madre. Assomigli ad una bimba di 3 anni- intervenne mio padre.

-Meglio! Così non dovrò andare a scuola!

-Ci sarebbe sempre l’asilo- disse mio padre, sorridendo.

Lo guardai male.

Non intendevo tornare indietro riguardo alla mia decisione: io a scuola non ci sarei mai andata. E fino ad allora non ne avevo mai avuto bisogno, visto che c’era mio nonno che mi faceva da insegnante (e sinceramente credo anche che sia meglio di qualunque insegnante).Questo perché, secondo loro, dovevo imparare a controllare i miei istinti da vampira, e il posto meno adatto è certamente una scuola pubblica piena di persone. Ma il giorno dopo il mio quindicesimo compleanno, cioè oggi, i miei genitori avevano deciso che era meglio frequentare una scuola pubblica come tutti i miei coetanei, visto che ora riuscivo a controllare i miei istinti con successo (anche se ne ho di meno rispetto ai normali vampiri).  Che cosa stupida!

-Non è una cosa stupida. Serve per la tua educazione- rispose papà al pensiero.

Lo guardai ancora più male. Odiavo quando usava la lettura nel pensiero con me, e lui lo sapeva bene. Mi disse che non lo faceva apposta e che in futuro avrebbe cercato di evitarli. Ma ho come l’impressione che gli piacesse sentire i miei pensieri, o comunque vedere cosa pensasse sul serio sua figlia.

-E ti serve anche per regolare i tuoi rapporti sociali, visto che non hai altri amici oltre che a vampiri e licantropi.- concluse mia madre.

Dimentichi le ragazze lupo. Mio padre mi lanciò un’occhiata. Le ragazze lupo erano quelle ragazze che avevano avuto l’impriting con i licantropi, ovvero Emily, Claire, Rachel, Kim e io.

-Quindi non si discute più: tu dalla prossima settimana andrai alla Forks High School.- e con questo Bella mia madre concluse la discussione.

No, non potevo arrendermi così. Dovevo trovare una soluzione, o anche una scappatoia che mi avrebbe permesso di evitare di andare a scuola. Ma se devo andare a scuola, dovrò usare il mio cognome, e visto che nessuno deve sapere che sono la figlia di Bella…

-Non pensarci neanche: cambieremo il tuo cognome, da Cullen a Robinson.-disse Edward mio padre.

-Già, cambiare cognome è una soluzione. Ma cosa succederà quando dovrete andare a parlare con il preside (naturalmente perché vorrebbe complimentarsi con voi riguardo alla mia media perfetta), ed il preside vi riconoscerà come suoi allievi di una volta? Quando poi, aprendo dei vecchi annuari scolastici, vedrà le vostre foto, e voi naturalmente sarete identici ad allora? E quando vedrà anche che vi chiamte rispettivamente Edward Cullen e Bella Swan, e non Mr. e Mrs. Robinson? E quando capirà che io sono la figlia di Bella?

Edward e Bella mi guardarono, come per dire che effettivamente avevo ragione. Io sorrisi, fiera di me stessa.

-Purtroppo Nessie ha ragione, Bella. Se la mandiamo alla FHS, rischiamo sul serio di essere scoperti.

Mia madre si morse un labbro: l’avevo messa in un angolo.

-A quanto pare dovrò continuare le lezioni con il nonno…- commentai entusiasta.

-A quanto pare…- concluse mia madre con una punta di amarezza.

Cominciai a saltare per il salotto, sotto lo sguardo furente di mio padre.

-Ciao a tutti!- ci salutò Jacob, appena arrivato - Ehi, come mai Nessie sta saltellando, mentre voi due sembrate appena tornati da un funerale?

-Ciao Jake!- ricambiai il saluto con un bacio, mentre i miei si giravano per lasciarci questo momento di privacy –Lasci che ti spieghi tutto- e detto ciò gli toccai la fronte, facendogli vedere tutta la nostra discussione.

-E quindi puoi dedurre anche tu che mandarmi alla FHS, sarebbe un grande errore!- dissi quando Jake ebbe visto e capito tutto.

-Questo è vero. Edward, Bella, se la mandate là, sbagliereste di grosso- ammise Jacob, e io gli sorrisi contena di avere un alleato.

-Ma….- disse, lasciando la frase sospesa, e facendomi ritirare il sorriso e tutta la benevolenza che avevo verso lui.

-Ma?- commentai –Cosa vuol dire “ma”?

-Vuol dire che il tuo ragazzo a volte ha delle idee davvero geniali…- disse mio padre, improvvisamente raggiante e sorridente.

Cattivo segno. C’era solo una volta in cui Jacob e Edward andavano d’accordo: quando parlavano di macchine e motori. All’infuori di quello, le rare volte in cui i due andavano d’accordo su qualcosa, quel qualcosa non significava niente di buono, per me.

-Ma, tu potresti andare alla scuola di LaPush, quella che ho frequentato io. Lì, nessuno farà mai il collegamento con Bella e tantomeno con i Cullens.- mi spiegò Jacob.

-Così tu frequenterai una scuola normale senza il pericolo di venire scoperti- commentò mia madre, che aveva ripreso colorito (modo di dire, naturalmente) –è un’idea geniale. Complimenti Jake!

-Grazie!

-Ma tu da che parte stai?- rivolgendomi a Jacob, con tono decisamente infuriato.

-Dalla parte che ritengo migliore per te.

E detto questo le tre persone che amavo di più (ma che in quel momento avrei volentieri ucciso) si misero a discutere sui particolari della questione.

-Quando possiamo andare a fare l’iscrizione?- disse mia madre.

-Direi anche subito. Penso che il preside troverà un po’ di tempo per un suo ex-alunno….anche se non il più brillante!-commentò Jacob

-Perfetto! Allora è tutto deciso.- concluse Edward.

-No…NO! No che non è deciso! Io…Tu…La scuola….- non avevo più idee- ALICE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!- e corsi urlando verso la camera di mia zia, cercando conforto.

 

Mia zia stava comodamente sdraiata sul tappeto, sfogliando svogliatamente una rivista di moda che soltanto la copertina costava 10 dollari.

-Zia! Edward, Bella e Jacob mi vogliono male!- mi lanciai in braccio a lei, frignando come una bambina (ma senza piangere).

-Su, Nessie, su! Non fare così, che non ti sopporto quando fai così! Fammi capire…

Le mostrai tutta la discussione, da quando i miei mi avevano annunciato la LIETA notizia e fino alla BRILLANTE idea di Jake.

-E questo è tutto. Io a scuola non ci voglio andare. E papà lo sa!

-Dimmi una cosa, perché non vuoi andare a scuola?- chiese mia zia.

Mi bloccai. Era una cosa personale, e cercavo di non pensarci per evitare di farlo sapere a papà. Così, mentii.

-Ho paura di assalire uno studente o un professore per la sete

A quelle parole mia zia scoppiò in una fragorosa risata.

-Si può sapere che cosa c’è di tanto buffo?

-Scusa, è che mi sembra così…FOLLE come idea! A scuola ci siamo andati tutti, e non ci è scappato mai un morto. Inoltre tu sei vampira solo per metà, quindi la tua sete è minore, e quindi più semplice da controllare. Non ti devi preoccupare.

Sbuffai. Certo che non c’era da preoccuparsi, non era quello il vero motivo. La mia sete era sempre stata una cosa molto semplice da gestire, ed infatti io bevevo sangue come se fosse una bibita, ovvero quando più mi andava. Emmett lo chiamava “la mia Coca-Cola personale”.

-Quindi non dirmi cavolate, Nessie- continuò lei –scommento che il vero motivo è un altro. Se ti va puoi dirmelo. Prometto che eviterò di pensarci quando Edward sarà nei paraggi.

-Lascia perdere- non mi andava di parlarne. Sono una ragazza essenzialmente orgogliosa di me stessa, e non mi piace rivelare le mie debolezze. Mia nonna dice che questo fatto l’ho ereditato da mio padre.

-Ok. Come preferisci. Ma ricordati che tuo padre lo fa soltanto per il tuo bene. Lui vuole che tu conduca una vita normale, ed è per questo che ha pensato alla scuola.

-Si, si, lo so. Ma non può pretendere che io….- mi fermai. Capii tutto –“Per questo HA PENSATO alla scuola”? Vuoi dire che è stata una sua idea?

Alice alzò la guardia. Capì di aver commesso un piccolo errore. Tentò così di rimediare, cercando di difendere il fratello da tali accuse. Invano. -Tecnicamente si….ma ricordati che lui è tuo padre e che ti vuole bene, quindi cerca di fare il meglio per te.

Non la stavo ascoltando. Ero nel pieno di una crisi adolescenziale del tipo “odio mio padre”. Quando me lo avevano detto pensavo che l’idea fosse venuta a entrambi, non solo a lui! –Avrei dovuto capirlo subito- sbuffai.

-Se avessi riflettuto un minuto in più prima di iniziare a fare la bambina, ci saresti arrivata eccome- disse qualcuno alle nostre spalle. Mi girai, e subito gli voltai le spalle, furente più di prima.

-Grazie mille, Alice- disse sarcastico Edward a mia zia.

Zia Alice abbassò lo sguardo, imbarazzata.

-Non dare la colpa a lei. La colpa è tutta tua e della tua stupida idea!- bofonchiai, ancora voltata.

Lui sospirò. –Allora, ero solo venuto per dirti che io, tua madre e il tuo ragazzo stiamo andando a iscriverti alla scuola di LaPush. Non ti chiedo se vuoi venire anche tu, perché so già la risposta.

Dannata lettura del pensiero. –Ma comunque- continuò ignorandomi –penso che sia il caso che tu debba fare un po’ di shopping.

Questo non me lo ero aspettato. Mi girai e guardai con curiosità il suo sorriso sghembo. Anche Alice lo guardava nello stesso modo. –Che vuoi dire?- chiesi.

-Voglio dire che se tra una settimana dovrai andare a scuola, ti serviranno nuovi vestiti, nuovo zaino, nuove scarpe, nuove…

Non terminò neanche la frase, che già io e mia zia eravamo corse giù per le scale, salite sulla sua Porsche gialla e sfrecciavamo sull’asfalto verso il primo centro commerciale disponibile. Non c’era niente da fare: quando a me e a mia zia parlavano di shopping, non esisteva nulla di più importante.

 

-Odio Edward.

Io e mia zia ci trovavamo verso la strada del ritorno, dopo 5 ore di shopping senza pensieri. Ed era proprio adesso, in macchina, a 180 km all’ora, che potevo finalmente pensare con chiarezza. E dopo un po’ ero giunta a questa conclusione: io odio Edward.

Alice si mise a ridere. –Ti dispiace dirmi il perché?

-Per due valide motivazioni: la prima è che mi ha costretto ad andare a scuola. La seconda, è che mi ha distratto con la cosa dello shopping.

-Tuo padre è sempre stato un tipo…convincente. Fatti raccontare da tua madre qualche esempio.

Questo è vero. Una volta, mentre io e mia madre stavamo cucinando, mi raccontò di come spesso e volentieri, si faceva convincere o distrarre da mio padre. All’epoca le dissi che era una sciocca. Non lo dirò mai più.

-Ma non solo mia madre dovrebbe farlo. Perché non mi dici un po’ la storia di questa bella Porsche gialla e di come tu l’hai avuta?- sorrisi verso di lei. Sapevo quella storia a memoria, e ogni volta che mia madre me la raccontava, morivo dalle risate.

Zia Alice alzò la guardia. –Qui non stiamo parlando di me, ma di tuo padre- e cambiò discorso, rilassandosi un po’ –e del fatto che abbia pensato di mandarti a scuola.

-Già- poi mi venne in mente una cosa –Ma tu come facevi a sapere che è stata una sua idea?

-Sciocca! L’ho visto.

-Ma sbaglio o non puoi vedere il mio futuro?- chiesi curiosa. Il mio futuro per la zia è sempre stato un mistero, visto che il mio destino è legato a quello di Jacob e lei non riesce a vedere i licantropi.

-Già, non posso vedere nel tuo futuro, ma in quello di Edward si. E così ho visto che pensava alla scuola e al fatto di iscriverti.

Sbuffai, ancora più infuriata. Rimasi zitta per tutto il tragitto verso casa.

Arrivati al garage di casa Cullen, presi le mie buste e me andai di corsa verso casa mia. La mia casa e quella dei miei genitori era una sottospecie di cottage che si trovava nella foresta non molto distante da quella dei miei zii e nonni.

Entrai e trovai Bella e Edward abbracciati sul divano a vedere distrattamente la tv.

Papà mi rivolse un sorriso. –Ciao tesoro! Com’è andato lo shopping?

Gli ringhiai contro e me ne andai in camera mia, sbattendo violentemente la porta.

 

Stavo sdraiata a pancia sotto sul letto, mentre vedevo una stupida sit-com alla tv.

Sentii bussare. –Si può?- chiese mio padre da dietro la porta.

-No- risposi –Vattene!

Dopo circa due secondi, era entrato e aveva poggiato un vassoio con un’insalata e un po’ d’acqua sulla mia scrivania. –Ti ho portato la cena.

-Non ho fame- risposi continuando a guardare la tv.

Sospirò, e si sedette sul bordo del letto. –Per quanto hai intenzione ancora intenzione di tenermi il muso, Nessie?

-Sono un’adolescente, è naturale che tenga il muso ai miei genitori- bofonchiai, mantenendo lo sguardo sulla tv.

-Già. Ma di solito questo accade quando i genitori mettono in punizione i figli, e tu sei ancora libera- il suo volto accennò un sorriso.

-Tecnicamente manca ancora una settimana all’inizio della scuola.

-Su via, Nessie- era frustato –si può sapere il motivo del tuo odio verso la scuola?

Rimasi zitta.

-Nessie?- si fece più vicino –Me lo puoi dire, per favore?- sorrise e mi guardò con uno sguardo abbagliante. Ecco come faceva mio padre ad essere tanto convincente: non si poteva resistere a quello sguardo, mi diceva mia madre. Ma io sapevo come fare: fortunatamente, avevo ereditato gli occhi di Bella, a cui mio padre non sapeva resistere.

Così lo ripagai con la sua stessa moneta: mi voltai, gli sorrisi e gli lanciai uno sguardo carico di tenerezza.

-No, non te lo dico- e così tornai alla tv, lasciandolo a bocca aperta.

Rimanemmo zitti per un po’. Probabilmente stava pensando a come attaccare. E infatti…

-Va bene, se non vuoi dirmelo, vuol dire che è qualcosa di grave. Quindi mi costringerai a sbirciare nel tuo pensiero.

-Guarda fuori dalla finestra: è notte! Sai benissimo che non puoi- risposi. Era un accordo che avevamo preso tutti e tre insieme (papà, mamma e io): appena tramontava il sole, mia madre avrebbe alzato uno scudo protettivo su di me, in modo tale che almeno quando sognavo avrei avuto un po’ di privacy.

-Chiederò a tua madre se può abbassare lo scudo- e così fece per andarsene.

Tanto, in un modo o nell’altro… -Ok fermo, hai vinto tu- sospirai frustata.

Edward tornò a sedersi vicino a me, con un’espressione vittoriosa sul viso. Ecco mio padre che otteneva sempre tutto.

-Allora?- chiese, impazziente.

Presi un bel respiro. –Non è una cosa “grave”, è solo una mia debolezza. Ecco perché non volevo dirlo.

Lui annuì, capendo.

-Insomma…ho semplicemente paura.

Mi guardò sorpreso. –Paura di cosa?

-Di non integrarmi, cioè del fatto di non piacere alle altre persone. Di rimanere esclusa.

Rimase in silenzio per un attimo. Poi iniziò a ridere, sempre più forte. Sbuffai di rabbia: ecco perché odiavo ammettere le mie debolezze, c’era sempre qualcuno che ne rideva.

Papà si ricompose, cercando di mantenersi serio, invano. –Scusami Nessie, è che mi sembra così assurda come paura!

-Grazie tante!- incrociai le braccia.

-Non fraintendermi, ma è che non mi sembri proprio una ragazza….timida!

Il mio orgoglio iniziava ad essere un po’ intaccato. –Io non sono timida! È che…

Ma non mi diede il tempo di continuare. –Non devi aver paura di loro, degli altri ragazzi. Se lo sapesse sarebbero loro a dover aver paura di te!- accennò una risata –Tu devi semplicemente essere te stessa.

-Me stessa!?! Già, una ragazza metà umana e metà vampira, appartenente ad una famiglia di vampiri e fidanzata con un licantropo???- lo guardai scettica.

-Non così tanto te stessa! Solo quel poco che basta.

-È proprio questo il punto, papà. Con gli altri ragazzi non potrò essere mai me stessa fino in fondo, e a me non va di mentire.

-Hai idea di quante volte ho dovuto mentire riguardo a me stesso, e quante volte lo farò?- fu lui stavolta a guardarmi scettico –Putroppo è proprio per quello che siamo realmente che non possiamo dire la verità. Mi capisci?

-Più o meno…

Rimanemmo in silenzio per qualche secondo.

Lo interruppe lui. –Sei ancora arrabbiata con me?

All’inizio gli mentii: -Si- ma poi optai per la verità –ma di meno rispetto a prima.

Sorrise. -È possibile che tu non riesca a vedere il lato positivo della faccenda?

-Perché c’è anche un lato positivo?

Mi lanciò un’occhiata. –Il lato positivo è che andrai alla scuola di LaPush.

Non capivo.

-E quella scuola è naturalmente più vicina alla casa del tuo ragazzo che alla nostra.

Continuavo a non capire.

-Così io e Jacob abbiamo fatto un accordo: la mattina ti accompagnerò io in macchina, mentre alla fine della giornata scolastica, verrà Jacob. A quel punto puoi anche stare con lui tutto il giorno, basta che prima del crepuscolo stai a casa. Che ne pensi?- mi guardò con curiosità.

Rimasi a bocca aperta. Io e Jake potevamo vederci quando volevamo, ma i miei preferivano se veniva lui qui, piuttosto che scendere io a LaPush (soliti pregiudizi sui licantropi). Ma a volte m’impuntavo e riuscivo a andare. Mentre adesso mi stava proponendo di vederlo tutti i giorni e di stare a LaPush.

Tutta la rabbia che provavo verso lui scomparve: io adoravo mio padre. Gli saltai al collo e lo abbracciai più forte che potevo. Lui si mise a ridere e ricambiò l’abbraccio.

-Sei il papà migliore del mondo!- era vero.

Rise ancora più forte. –Ma prima non mi odiavi?

Finsi ingenuità. –Chi? IO!?! Ti starai sicuramente confondendo con qualcun’altro!

 

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Allora che ne pensate?? Fatemi sapere....bacio!

 

   
 
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