Ci siamo....dopo una rapida introduzione partiamo subito con il primo capitolo!
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1. La scuola
-No! No! No e no!
Io a scuola non ci vado!
E detto questo,
misi il muso, incrociai le braccia e abbassai lo sguardo. Proprio come
una
bambina piccola.
-Avanti Renesmee,
non sarà mica la fine del mondo!- disse mia madre,
chiaramente esasperata e
stanca del mio comportamento.
-Ha ragione tua
madre. Assomigli ad una bimba di 3 anni- intervenne mio padre.
-Meglio! Così non
dovrò andare a scuola!
-Ci sarebbe
sempre l’asilo- disse mio padre, sorridendo.
Lo guardai male.
Non intendevo
tornare indietro riguardo alla mia decisione: io a scuola non ci sarei
mai
andata. E fino ad allora non ne avevo mai avuto bisogno, visto che
c’era mio
nonno che mi faceva da insegnante (e sinceramente credo anche che sia
meglio di
qualunque insegnante).Questo perché, secondo loro, dovevo
imparare a
controllare i miei istinti da vampira, e il posto meno adatto
è certamente una
scuola pubblica piena di persone. Ma il giorno dopo il mio quindicesimo
compleanno, cioè oggi, i miei genitori avevano deciso che
era meglio
frequentare una scuola pubblica come tutti i miei coetanei, visto che
ora
riuscivo a controllare i miei istinti con successo (anche se ne ho di
meno
rispetto ai normali vampiri). Che cosa stupida!
-Non è una cosa
stupida. Serve per la tua educazione- rispose papà al
pensiero.
Lo guardai ancora
più male. Odiavo quando usava la lettura nel pensiero con
me, e lui lo sapeva
bene. Mi disse che non lo faceva apposta e che in futuro avrebbe
cercato di
evitarli. Ma ho come l’impressione che gli piacesse sentire i
miei pensieri, o
comunque vedere cosa pensasse sul serio sua figlia.
-E ti serve anche
per regolare i tuoi rapporti sociali, visto che non hai altri amici
oltre che a
vampiri e licantropi.- concluse mia madre.
Dimentichi le
ragazze lupo. Mio
padre mi
lanciò un’occhiata. Le ragazze lupo erano quelle
ragazze che avevano avuto
l’impriting con i licantropi, ovvero Emily, Claire, Rachel,
Kim e io.
-Quindi non si
discute più: tu dalla prossima settimana andrai alla Forks
High School.- e con
questo Bella mia madre concluse la discussione.
No, non potevo
arrendermi così. Dovevo trovare una soluzione, o anche una
scappatoia che mi
avrebbe permesso di evitare di andare a scuola. Ma se devo
andare a scuola,
dovrò usare il mio cognome, e visto che nessuno deve sapere
che sono la figlia
di Bella…
-Non pensarci
neanche: cambieremo il tuo cognome, da Cullen a Robinson.-disse Edward
mio
padre.
-Già, cambiare
cognome è una soluzione. Ma cosa succederà quando
dovrete andare a parlare con
il preside (naturalmente perché vorrebbe complimentarsi con
voi riguardo alla
mia media perfetta), ed il preside vi riconoscerà come suoi
allievi di una
volta? Quando poi, aprendo dei vecchi annuari scolastici,
vedrà le vostre foto,
e voi naturalmente sarete identici ad allora? E quando vedrà
anche che vi
chiamte rispettivamente Edward Cullen e Bella Swan, e non Mr. e Mrs.
Robinson?
E quando capirà che io sono la figlia di Bella?
Edward e Bella mi
guardarono, come per dire che effettivamente avevo ragione. Io sorrisi,
fiera
di me stessa.
-Purtroppo Nessie
ha ragione, Bella. Se la mandiamo alla FHS, rischiamo sul serio di
essere
scoperti.
Mia madre si morse
un labbro: l’avevo messa in un angolo.
-A quanto pare
dovrò continuare le lezioni con il nonno…-
commentai entusiasta.
-A quanto pare…-
concluse mia madre con una punta di amarezza.
Cominciai a saltare
per il salotto, sotto lo sguardo furente di mio padre.
-Ciao a tutti!- ci
salutò Jacob, appena arrivato - Ehi, come mai Nessie sta
saltellando, mentre
voi due sembrate appena tornati da un funerale?
-Ciao Jake!-
ricambiai il saluto con un bacio, mentre i miei si giravano per
lasciarci
questo momento di privacy –Lasci che ti spieghi tutto- e
detto ciò gli toccai
la fronte, facendogli vedere tutta la nostra discussione.
-E quindi puoi
dedurre anche tu che mandarmi alla FHS, sarebbe un grande errore!-
dissi quando
Jake ebbe visto e capito tutto.
-Questo è vero.
Edward, Bella, se la mandate là, sbagliereste di grosso-
ammise Jacob, e io gli
sorrisi contena di avere un alleato.
-Ma….- disse,
lasciando la frase sospesa, e facendomi ritirare il sorriso e tutta la
benevolenza che avevo verso lui.
-Ma?- commentai
–Cosa vuol dire “ma”?
-Vuol dire che il
tuo ragazzo a volte ha delle idee davvero geniali…- disse
mio padre,
improvvisamente raggiante e sorridente.
Cattivo segno. C’era solo una volta in cui Jacob e
Edward
andavano d’accordo: quando parlavano di macchine e motori.
All’infuori di
quello, le rare volte in cui i due andavano d’accordo su
qualcosa, quel
qualcosa non significava niente di buono, per me.
-Ma, tu potresti
andare alla scuola di LaPush, quella che ho frequentato io.
Lì, nessuno farà
mai il collegamento con Bella e tantomeno con i Cullens.- mi
spiegò Jacob.
-Così tu
frequenterai una scuola normale senza il pericolo di venire scoperti-
commentò
mia madre, che aveva ripreso colorito (modo di dire, naturalmente)
–è un’idea
geniale. Complimenti Jake!
-Grazie!
-Ma tu da che parte
stai?- rivolgendomi a Jacob, con tono decisamente infuriato.
-Dalla parte che
ritengo migliore per te.
E detto questo le
tre persone che amavo di più (ma che in quel momento avrei
volentieri ucciso)
si misero a discutere sui particolari della questione.
-Quando possiamo
andare a fare l’iscrizione?- disse mia madre.
-Direi anche
subito. Penso che il preside troverà un po’ di
tempo per un suo
ex-alunno….anche se non il più
brillante!-commentò Jacob
-Perfetto! Allora è
tutto deciso.- concluse Edward.
-No…NO! No che non
è deciso! Io…Tu…La
scuola….- non avevo più idee-
ALICE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!- e
corsi urlando verso la camera di mia zia, cercando conforto.
Mia zia stava
comodamente sdraiata sul tappeto, sfogliando svogliatamente una rivista
di moda
che soltanto la copertina costava 10 dollari.
-Zia! Edward, Bella
e Jacob mi vogliono male!- mi lanciai in braccio a lei, frignando come
una
bambina (ma senza piangere).
-Su, Nessie, su!
Non fare così, che non ti sopporto quando fai
così! Fammi capire…
Le mostrai tutta la
discussione, da quando i miei mi avevano annunciato la LIETA notizia e
fino
alla BRILLANTE idea di Jake.
-E questo è tutto.
Io a scuola non ci voglio andare. E papà lo sa!
-Dimmi una cosa,
perché non vuoi andare a scuola?- chiese mia zia.
Mi bloccai. Era una
cosa personale, e cercavo di non pensarci per evitare di farlo sapere a
papà.
Così, mentii.
-Ho paura di
assalire uno studente o un professore per la sete
A quelle parole mia
zia scoppiò in una fragorosa risata.
-Si può sapere che
cosa c’è di tanto buffo?
-Scusa, è che mi
sembra così…FOLLE come idea! A scuola ci siamo
andati tutti, e non ci è
scappato mai un morto. Inoltre tu sei vampira solo per metà,
quindi la tua sete
è minore, e quindi più semplice da controllare.
Non ti devi preoccupare.
Sbuffai. Certo che
non c’era da preoccuparsi, non era quello il vero motivo. La
mia sete era
sempre stata una cosa molto semplice da gestire, ed infatti io bevevo
sangue
come se fosse una bibita, ovvero quando più mi andava.
Emmett lo chiamava “la
mia Coca-Cola personale”.
-Quindi non dirmi
cavolate, Nessie- continuò lei –scommento che il
vero motivo è un altro. Se ti
va puoi dirmelo. Prometto che eviterò di pensarci quando
Edward sarà nei
paraggi.
-Lascia perdere-
non mi andava di parlarne. Sono una ragazza essenzialmente orgogliosa
di me
stessa, e non mi piace rivelare le mie debolezze. Mia nonna dice che
questo
fatto l’ho ereditato da mio padre.
-Ok. Come
preferisci. Ma ricordati che tuo padre lo fa soltanto per il tuo bene.
Lui
vuole che tu conduca una vita normale, ed è per questo che
ha pensato alla
scuola.
-Si, si, lo so. Ma
non può pretendere che io….- mi fermai. Capii
tutto –“Per questo HA PENSATO
alla scuola”? Vuoi dire che è stata una sua idea?
Alice alzò la
guardia. Capì di aver commesso un piccolo errore.
Tentò così di rimediare,
cercando di difendere il fratello da tali accuse. Invano. -Tecnicamente
si….ma
ricordati che lui è tuo padre e che ti vuole bene, quindi
cerca di fare il
meglio per te.
Non la stavo
ascoltando. Ero nel pieno di una crisi adolescenziale del tipo
“odio mio
padre”. Quando me lo avevano detto pensavo che
l’idea fosse venuta a entrambi,
non solo a lui! –Avrei dovuto capirlo subito- sbuffai.
-Se avessi
riflettuto un minuto in più prima di iniziare a fare la
bambina, ci saresti
arrivata eccome- disse qualcuno alle nostre spalle. Mi girai, e subito
gli
voltai le spalle, furente più di prima.
-Grazie mille,
Alice- disse sarcastico Edward a mia zia.
Zia Alice abbassò
lo sguardo, imbarazzata.
-Non dare la colpa
a lei. La colpa è tutta tua e della tua stupida idea!-
bofonchiai, ancora
voltata.
Lui sospirò.
–Allora, ero solo venuto per dirti che io, tua madre e il tuo
ragazzo stiamo
andando a iscriverti alla scuola di LaPush. Non ti chiedo se vuoi
venire anche
tu, perché so già la risposta.
Dannata lettura
del pensiero. –Ma
comunque-
continuò ignorandomi –penso che sia il caso che tu
debba fare un po’ di
shopping.
Questo non me lo
ero aspettato. Mi girai e guardai con curiosità il suo
sorriso sghembo. Anche
Alice lo guardava nello stesso modo. –Che vuoi dire?- chiesi.
-Voglio dire che se
tra una settimana dovrai andare a scuola, ti serviranno nuovi vestiti,
nuovo
zaino, nuove scarpe, nuove…
Non terminò neanche
la frase, che già io e mia zia eravamo corse giù
per le scale, salite sulla sua
Porsche gialla e sfrecciavamo sull’asfalto verso il primo
centro commerciale
disponibile. Non c’era niente da fare: quando a me e a mia
zia parlavano di
shopping, non esisteva nulla di più importante.
-Odio Edward.
Io e mia zia ci
trovavamo verso la strada del ritorno, dopo 5 ore di shopping senza
pensieri.
Ed era proprio adesso, in macchina, a 180 km all’ora, che
potevo finalmente
pensare con chiarezza. E dopo un po’ ero giunta a questa
conclusione: io odio
Edward.
Alice si mise a
ridere. –Ti dispiace dirmi il perché?
-Per due valide motivazioni:
la prima è che mi ha costretto ad andare a scuola. La
seconda, è che mi ha
distratto con la cosa dello shopping.
-Tuo padre è sempre
stato un tipo…convincente. Fatti raccontare da tua madre
qualche esempio.
Questo è vero. Una
volta, mentre io e mia madre stavamo cucinando, mi raccontò
di come spesso e
volentieri, si faceva convincere o distrarre da mio padre.
All’epoca le dissi
che era una sciocca. Non lo dirò mai più.
-Ma non solo mia
madre dovrebbe farlo. Perché non mi dici un po’ la
storia di questa bella
Porsche gialla e di come tu l’hai avuta?- sorrisi verso di
lei. Sapevo quella
storia a memoria, e ogni volta che mia madre me la raccontava, morivo
dalle
risate.
Zia Alice alzò la
guardia. –Qui non stiamo parlando di me, ma di tuo padre- e
cambiò discorso,
rilassandosi un po’ –e del fatto che abbia pensato
di mandarti a scuola.
-Già- poi mi venne
in mente una cosa –Ma tu come facevi a sapere che
è stata una sua idea?
-Sciocca! L’ho
visto.
-Ma sbaglio o non puoi
vedere il mio futuro?- chiesi curiosa. Il mio futuro per la zia
è sempre stato
un mistero, visto che il mio destino è legato a quello di
Jacob e lei non
riesce a vedere i licantropi.
-Già, non posso
vedere nel tuo futuro, ma in quello di Edward si. E così ho
visto che pensava
alla scuola e al fatto di iscriverti.
Sbuffai, ancora più
infuriata. Rimasi zitta per tutto il tragitto verso casa.
Arrivati al garage
di casa Cullen, presi le mie buste e me andai di corsa verso casa mia.
La mia
casa e quella dei miei genitori era una sottospecie di cottage che si
trovava
nella foresta non molto distante da quella dei miei zii e nonni.
Entrai e trovai
Bella e Edward abbracciati sul divano a vedere distrattamente la tv.
Papà mi rivolse un
sorriso. –Ciao tesoro! Com’è andato lo
shopping?
Gli ringhiai contro
e me ne andai in camera mia, sbattendo violentemente la porta.
Stavo sdraiata a
pancia sotto sul letto, mentre vedevo una stupida sit-com alla tv.
Sentii bussare. –Si
può?- chiese mio padre da dietro la porta.
-No- risposi
–Vattene!
Dopo circa due
secondi, era entrato e aveva poggiato un vassoio con
un’insalata e un po’
d’acqua sulla mia scrivania. –Ti ho portato la cena.
-Non ho fame-
risposi continuando a guardare la tv.
Sospirò, e si
sedette sul bordo del letto. –Per quanto hai intenzione
ancora intenzione di
tenermi il muso, Nessie?
-Sono
un’adolescente, è naturale che tenga il muso ai
miei genitori- bofonchiai,
mantenendo lo sguardo sulla tv.
-Già. Ma di solito
questo accade quando i genitori mettono in punizione i figli, e tu sei
ancora
libera- il suo volto accennò un sorriso.
-Tecnicamente manca
ancora una settimana all’inizio della scuola.
-Su via, Nessie-
era frustato –si può sapere il motivo del tuo odio
verso la scuola?
Rimasi zitta.
-Nessie?- si fece
più vicino –Me lo puoi dire, per favore?- sorrise
e mi guardò con uno sguardo
abbagliante. Ecco come faceva mio padre ad essere tanto convincente:
non si
poteva resistere a quello sguardo, mi diceva mia madre. Ma io sapevo
come fare:
fortunatamente, avevo ereditato gli occhi di Bella, a cui mio padre non
sapeva
resistere.
Così lo ripagai con
la sua stessa moneta: mi voltai, gli sorrisi e gli lanciai uno sguardo
carico
di tenerezza.
-No, non te lo
dico- e così tornai alla tv, lasciandolo a bocca aperta.
Rimanemmo zitti per
un po’. Probabilmente stava pensando a come attaccare. E
infatti…
-Va bene, se non
vuoi dirmelo, vuol dire che è qualcosa di grave. Quindi mi
costringerai a
sbirciare nel tuo pensiero.
-Guarda fuori dalla
finestra: è notte! Sai benissimo che non puoi- risposi. Era
un accordo che
avevamo preso tutti e tre insieme (papà, mamma e io): appena
tramontava il
sole, mia madre avrebbe alzato uno scudo protettivo su di me, in modo
tale che
almeno quando sognavo avrei avuto un po’ di privacy.
-Chiederò a tua
madre se può abbassare lo scudo- e così fece per
andarsene.
Tanto, in un
modo o nell’altro… -Ok fermo,
hai vinto tu- sospirai frustata.
Edward tornò a
sedersi vicino a me, con un’espressione vittoriosa sul viso.
Ecco mio padre che
otteneva sempre tutto.
-Allora?- chiese,
impazziente.
Presi un bel
respiro. –Non è una cosa
“grave”, è solo una mia debolezza. Ecco
perché non
volevo dirlo.
Lui annuì, capendo.
-Insomma…ho
semplicemente paura.
Mi guardò sorpreso.
–Paura di cosa?
-Di non integrarmi,
cioè del fatto di non piacere alle altre persone. Di
rimanere esclusa.
Rimase in silenzio
per un attimo. Poi iniziò a ridere, sempre più
forte. Sbuffai di rabbia: ecco
perché odiavo ammettere le mie debolezze, c’era
sempre qualcuno che ne rideva.
Papà si ricompose,
cercando di mantenersi serio, invano. –Scusami Nessie,
è che mi sembra così
assurda come paura!
-Grazie tante!-
incrociai le braccia.
-Non fraintendermi,
ma è che non mi sembri proprio una
ragazza….timida!
Il mio orgoglio
iniziava ad essere un po’ intaccato. –Io non sono
timida! È che…
Ma non mi diede il
tempo di continuare. –Non devi aver paura di loro, degli
altri ragazzi. Se lo
sapesse sarebbero loro a dover aver paura di te!- accennò
una risata –Tu devi
semplicemente essere te stessa.
-Me stessa!?! Già,
una ragazza metà umana e metà vampira,
appartenente ad una famiglia di vampiri
e fidanzata con un licantropo???- lo guardai scettica.
-Non così tanto te
stessa! Solo quel poco che basta.
-È proprio questo
il punto, papà. Con gli altri ragazzi non potrò
essere mai me stessa fino in
fondo, e a me non va di mentire.
-Hai idea di quante
volte ho dovuto mentire riguardo a me stesso, e quante volte lo
farò?- fu lui
stavolta a guardarmi scettico –Putroppo è proprio
per quello che siamo
realmente che non possiamo dire la verità. Mi capisci?
-Più o meno…
Rimanemmo in
silenzio per qualche secondo.
Lo interruppe lui.
–Sei ancora arrabbiata con me?
All’inizio gli
mentii: -Si- ma poi optai per la verità –ma di
meno rispetto a prima.
Sorrise. -È
possibile che tu non riesca a vedere il lato positivo della faccenda?
-Perché c’è anche
un lato positivo?
Mi lanciò
un’occhiata. –Il lato positivo è che
andrai alla scuola di LaPush.
Non capivo.
-E quella scuola è
naturalmente più vicina alla casa del tuo ragazzo che alla
nostra.
Continuavo a non
capire.
-Così io e Jacob
abbiamo fatto un accordo: la mattina ti accompagnerò io in
macchina, mentre
alla fine della giornata scolastica, verrà Jacob. A quel
punto puoi anche stare
con lui tutto il giorno, basta che prima del crepuscolo stai a casa.
Che ne
pensi?- mi guardò con curiosità.
Rimasi a bocca
aperta. Io e Jake potevamo vederci quando volevamo, ma i miei
preferivano se
veniva lui qui, piuttosto che scendere io a LaPush (soliti pregiudizi
sui
licantropi). Ma a volte m’impuntavo e riuscivo a andare.
Mentre adesso mi stava
proponendo di vederlo tutti i giorni e di stare a LaPush.
Tutta la rabbia che
provavo verso lui scomparve: io adoravo mio padre. Gli saltai al collo
e lo
abbracciai più forte che potevo. Lui si mise a ridere e
ricambiò l’abbraccio.
-Sei il papà
migliore del mondo!- era vero.
Rise ancora più
forte. –Ma prima non mi odiavi?
Finsi ingenuità.
–Chi? IO!?! Ti starai sicuramente confondendo con
qualcun’altro!
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Allora che ne pensate?? Fatemi sapere....bacio!