Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: Tigre Rossa    09/12/2014    3 recensioni
"Il giovane uomo dagli occhi pieni di dolore che è rinchiuso di fronte a me e che si agita come uno squilibrato, gridando tutto l’odio e la rabbia che Snow gli ha messo dentro, non è Peeta.
No, non è Peeta.
Non è più il mio Peeta.
Capitol City me l’ha portato via.
Snow me l’ha portato via.
E, per quanto io non voglia arrendermi all’evidenza, non tornerà mai più da me.
Una sola, fredda lacrima scivola lungo la mia guancia, mentre l’osservo accasciarsi sul lettino, senza più forze.
No, Peeta non tornerà mai più da me.
Mai più."
I pensieri di Katniss durante l'ultima scena del film 'Hunger games:Il canto della rivolta-Parte 1'.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mai più

 




 
Mi guardo attorno, attenta, con prudenza.
L’ospedale è praticamente vuoto. Medici e infermieri sono andati ad ascoltare il discorso della Coin, come tutti gli abitanti del 13 del resto. Qui sono rimasti solo i malati e i feriti, come me. E come colui che cerco.
Mi muovo lentamente attraverso i corridoi, a piedi nudi, osservando ogni angolo.
Quello che sto per fare è una pazzia, soprattutto dopo quello che è successo appena poche ore prima, lo so bene, ma non posso non farlo. E questa, forse, è l’unica occasione che mi resta.
Il collo mi fa male, nonostante il collarino lo tenga immobile, ma quasi non ci bado, presa come sono dalla mia ricerca silenziosa. E poi, è un dolore infinitamente minore di quello che mi sta straziando il cuore.
Osservo uno schermo e vedo la foto di colui che sto cercando, accanto al numero della sua stanza.
Prima che la mia determinazione, alla vista di quel volto, possa svanire come neve sotto il sole, mi dirigo verso la sua stanza, attenta a non fare rumore.
Più mi faccio vicina alla porta di quella camera, bianca come le rose di Snow, più sento il mio cuore accelerare, esattamente come poche ore fa. Ma, se prima il mio cuore batteva per la gioia, ora batte per qualcos’altro, qualcosa di oscuro e terribile, qualcosa che non avrei mai voluto attribuire alla persona che ormai solo un fragile muro divide da me.
Quasi con esitazione, apro la porta quel poco che basta per entrare e scivolo dentro.
Contrariamente a quanto mi aspettavo, di fronte a me c’è un vetro, freddo e terribilmente solido.
Dietro quel vetro, un ragazzo dai capelli biondi, ricoperto da lividi e ferite, si agita su un lettino di ferro a cui è stato legato e urla, si, urla come un dannato.
 
Il mio cuore si blocca, e con esso il mio respiro.
Poggio una mano sul vetro, esitante, senza riuscire a staccare gli occhi da quella figura vestita di bianco come un angelo ma dal viso di demone.
Le mie labbra si muovono debolmente, tentando di formare il suo nome nonostante la mancanza di voce.
 
Peeta . . .
 
Che cosa ti hanno fatto, Peeta?
Che cosa ti hanno fatto per trasformarti in questo?
 
Per un attimo risento quella terribile, maledetta parola, rimbombare nella mia testa come una condanna.
 
Depistato.
Ti hanno depistato.
A causa mia, della mia lotta contro il sistema, della rivoluzione che i miei stupidi gesti hanno causato, del mio essere la Ghiandaia Imitatrice, sei stato picchiato, torturato, minacciato ed, infine, depistato.
Ti hanno trasformato in un’arma, un’arma fatto di odio e di rabbia, un’arma programmata per uccidermi, per togliermi la vita.
Ti hanno cambiato in modo irreparabile, senza che tu potessi fare nulla.
Ti hanno trasformato in qualcosa che non sei.
Ti hanno fatto diventare qualcun altro.
Ti hanno reso un ibrido, un altro, maledetto, schifoso ibrido.
A causa mia.
 
Sento gli occhi pizzicarmi e la gola chiudersi violentemente, mentre il mio cuore cerca di rinnegare questa realtà che il cervello, ormai, sta iniziando a realizzare.
 
Il giovane uomo dagli occhi pieni di dolore che è rinchiuso di fronte a me e che si agita come uno squilibrato, gridando tutto l’odio e la rabbia che Snow gli ha messo dentro, non è Peeta.
 
Non è lo stesso ragazzo che mi ha lanciato il pane quando ero solo una ragazzina scheletrica mezza morta di fame, senza più niente e nessuno.
Non è lo stesso ragazzo che, il giorno prima di entrare nell’inferno, si preoccupava non di restare in vita, ma della salvezza del suo essere.
Non è lo stesso ragazzo che mi ha protetto durante entrambi i nostri Giochi, mentendo a tutti.
Non è lo stesso ragazzo che mi abbracciava la notte e mi proteggeva dai miei incubi.
Non è lo stesso ragazzo che era disposto a sacrificarsi affinché io vivessi.
Non è lo stesso ragazzo che, anche sotto tortura, anche da dietro uno schermo, tentava disperatamente di proteggermi.
Non è lo stesso ragazzo che mi amava con tutto il cuore.
 
No, non può essere lui.
Il ragazzo che mi ha guardato con quegli occhi pieni d’orrore e di sofferenza e il volto tumefatto non può essere Peeta.
Il ragazzo che tanto avevo desiderato di rivedere e che ha tentato di uccidermi con le sue stesse mani non può essere Peeta.
Il ragazzo disperato che si sta agitando di fronte ai miei occhi increduli non può essere Peeta.
 
No, non è Peeta.
 
Non è più il mio Peeta.
 
Capitol City me l’ha portato via.
 
Snow me l’ha portato via.
 
E, per quanto io non voglia arrendermi all’evidenza, non tornerà mai più da me.
 
Una sola, fredda lacrima scivola lungo la mia guancia, mentre l’osservo accasciarsi sul lettino, senza più forze.
 
No, Peeta non tornerà mai più da me.
 
Mai più.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Tigre Rossa