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Autore: SwanFangirl    10/12/2014    3 recensioni
Cosa accadrebbe se Henry decidesse di dare un lieto fine alle sue mamme mettendo in piedi una nuova operazione, più complicata e difficile delle precedenti?
Dal primo capitolo:
“Scusa, Emma.” disse Regina.
Emma proprio non se l’aspettava. In effetti erano le due parole più inaspettate che Regina potesse pronunciare.
Perché Regina non chiedeva mai scusa.
Perché Regina non la chiamava mai per nome.
Perché Regina non le dava mai del ‘tu’.
Perché Regina non le avrebbe mai chiesto scusa dandole del ‘tu’ e chiamandola ‘Emma’!
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lo strano caso della famiglia Swan Mills.'
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“Quindi, dato che è già successo due volte, dobbiamo tenerci pronte. Fin quando si tratta di troppo amore e romanticherie varie, non c’è molto di cui preoccuparsi. Ma l’odio e la rabbia potrebbero anche portarci ad ucciderci a vicenda, come stava già per succedere.”

Quelle parole poco ottimiste aveva sinceramente detto Regina prima che si addormentassero, abbracciate e finalmente con due espressioni serene sul viso, nonostante entrambe avessero pianto molto: Emma parlando degli abusi che subiva dai propri genitori affidatari, Regina parlando di Cora che la controllava e la feriva tramite la magia. Era stato un grande passo avanti, e finalmente ognuna sapeva tutto dell’altra… o almeno così pensavano.

Una mano si poggiò sulla guancia di Regina, accarezzandone la pelle fredda con le dita. Ma quelle dita la sfioravano appena, così che non potesse svegliarsi. E poi lei non era nemmeno degna di toccarla, perché, se Regina si era redenta ed era molto cambiata in quegli anni grazie ad Henry ed Emma, lei invece non aveva mai avuto nessuno che fosse disposto ad aiutarla, a toglierle la cattiveria ed a riempire il vuoto del suo cuore oscuro; anche perché le uniche persone che potevano farlo, lei li aveva uccisi oppure spaventati a morte.

“Mi dispiace tanto per quello che sto facendo.” disse una voce roca, che la faceva sembrare più vecchia della sua effettiva età; c’era anche da dire che, però, lei era rimasta per ventotto anni bloccata nel tempo, come le altre persone dei tanti mondi, quindi in realtà lei avrebbe avuto molti più anni.

Il suo sguardo si posò su Emma, che dormiva placidamente tra le braccia della compagna, e poi tornò velocemente sul viso incantevole della mora.

“Noi staremo insieme. Devo solo portarti via da Emma e da Henry, e allora finalmente capirai, saprai la verità… In fondo, solo due possono passare. E tu deciderai chi.” continuò, con un sorriso che nascondeva la paura di non essere scelta.

Poi, com’era arrivata, sparì in una piccola nuvola viola, mentre Regina si svegliava di scatto, mettendosi a sedere con il fiatone. Anche Emma aprì gli occhi, intontita dal sonno, e chiese: “Che succede?” con la voce ancora assonnata.

“N-non lo so. Credo di aver avuto un incubo.” disse la donna, per poi tornare tra le braccia sicure della fidanzata.

“Ti va di raccontarmelo?” domandò la ragazza, accarezzando lentamente i suoi capelli, che stavano rapidamente crescendo.

Regina annuì, la testa riparata nell’incavo del suo collo, e subito dopo cominciò a dirle ciò che ricordava: “Ho visto… mia madre. Mi ha detto che le dispiace tanto; immagino parlasse di tutto ciò che mi ha fatto. Poi il suo viso ha iniziato a tremare, come se ce ne fosse un altro dietro e quello di Cora fosse solo una maschera. E lei diceva di volermi portare via da te e da Henry, affinché potessi stare con lei. Forse sto per morire…” ipotizzò con spavento Regina.

“Hey, no, ma che stai dicendo?” fece Emma, ormai svegliatasi del tutto. “Non stai per morire! Magari anche questo è un piano dell’autrice per spaventarti. E comunque piuttosto morirei io al tuo posto, lo sai.”

Regina sorrise, consapevole che non le avrebbe mai lasciato fare una cosa del genere. Eppure quell’atteggiamento di Emma la faceva sentire così al sicuro e così protetta che non se la sentì di rovinare lo spirito di sacrificio della sua Salvatrice, così non ribatté nulla e parlò semplicemente del resto del sogno: “E poi di nuovo quella frase: solo due possono passare. Che cosa vuol dire?”

Anche Neal e Daniel lo avevano detto, e le due erano rimaste a rifletterci su per ore, oltre a pensare al perché i due fossero apparsi, ma non avevano alcuna plausibile teoria. Il che non segnalava mai qualcosa di buono, perché voleva dire che qualcosa di importante sfuggiva loro.

“Non pensiamoci adesso. Intanto, Daniel ti ha detto che dobbiamo salvare Dim. Ed è quello che faremo, anche se non sappiamo affatto chi sia questo Dim.” disse Emma, introducendo altri dubbi nella mente già confusa e sotto shock di Regina.

“Questa Dim. Ricordo bene ciò che mi ha detto, e parlava di una donna. Magari l’autrice misteriosa la tiene prigioniera o qualcosa di simile.”

“O forse Dim è  l’autrice misteriosa.” concluse la bionda, ricevendo uno sguardo interdetto dalla propria donna. “Andiamo, potrebbe anche essere. Neal ha detto che si tratta di una persona ferita; forse ha solo bisogno del nostro aiuto.”

“Amore.” la fermò Regina, non volendo dare false speranze alla ragazza. “Non voglio deludere le tue aspettative. Ma non tutti i cattivi, per così dire, sono come me. Io, grazie alla mia famiglia, sono riuscita a placare la mia ira, a mettere voi al primo posto. Magari, però, con questa persona non sarà lo stesso.”

“Beh, io voglio ancora crederci. Voglio credere che ci sia sempre un tocco di bontà e di umanità anche nel cuore più oscuro.” affermò la Salvatrice, dimostrando quanto quest’appellativo le calzasse a pennello.

“Ed è per questo che mi sono innamorata di te.” sospirò la mora, sorridendo con commozione ed accarezzando i suoi lineamenti delicatamente.

Si sentiva fortunata ad avere lei, sempre pronta ad alimentare la sua speranza ed il suo ottimismo, sempre con qualcosa di buono da dire, perfino su qualcuno che aveva portato Regina a schiaffeggiarla e lei a quasi soffocarla. Perfino su qualcuno che continuava a dar loro il tormento senza un apparente motivo…

“Emma.” la chiamò poi Regina, alzandosi e cercando lì intorno per essere sicura di non sbagliarsi.

“Cosa cerchi?” chiese la bionda, mettendosi a sedere e realizzando che probabilmente, di quel passo, non avrebbero più chiuso occhio quella notte.

“La copertina… E’ sparita.”
 


 
“Ruby, siamo qui!” disse David, correndo verso di lei insieme alla moglie.

“Per fortuna siete arrivati! Quel furfante di Gold deve aver fatto un incantesimo su Henry, è l’unico che possa aver fatto una cosa così crudele!” sbottò la lupa, prendendo a calci il terreno e mostrando il ragazzino che, in quel momento, aveva più le sembianze di un… pupazzo.

“Oh, Dio! Trilli può fare qualcosa?” chiese l’uomo, preoccupato, prendendo tra le braccia ciò che era diventato suo nipote.

“Sì, è un incantesimo piuttosto facile da spezzare; è andata a prendere la polvere magica.” rispose Cappuccetto Rosso.

“Mi sembra così strano… Tremotino non farebbe mai una cosa così stupida. Sembra più uno scherzo. E’ come se fosse stato un bambino.” rifletté Snow, accarezzando Henry, che era impossibilitato a muoversi o parlare in alcun modo.

“Ma qui a Storybrooke non ci sono bambini con poteri magici!” ribatté il Principe, perplesso.

“Qui a Storybrooke no… Ma nella Foresta Incantata forse sì.” intervenne la fatina, che sparse un po’ di polvere fatata sul pupazzo.

Subito Henry tornò ad essere un ragazzino di tredici anni,  con il proprio corpo e la propria voce. E, soprattutto, tornò a muoversi normalmente, il che lo rincuorò molto. Subito Henry disse: “Dannazione!”

I due nonni lo rimproverarono con lo sguardo, e allora Henry indicò con l’indice la ragazza accanto a lui. Quindi gli sguardi di rimprovero passarono a Ruby.

“Hey, perché deve sempre essere colpa mia se impara degli imprechi? Anche le sue madri non sono molto fini quando si arrabbiano. E poi non ha detto mica una parolaccia!” si lamentò Ruby, mettendo il broncio, mentre Henry rideva.

“Sapete chi mi ha fatto questo?” chiese poi, piuttosto tranquillo per la situazione.

“No… Ma sicuramente c’è lo zampino di quell’autrice del cavolo!” esclamò Biancaneve, mentre tutti gli altri la guardavano con sorpresa. “Che c’è? Ogni tanto anche la Regina impreca!”

“Beh, comunque posso per certo dirvi che, chiunque l’abbia fatto, ha utilizzato la magia nera. Solo Gold può essere il responsabile, perché è l’unico che tratta quel tipo di magia.” disse TinkerBell.
Erano così confusi. Perché Tremotino avrebbe dovuto trasformare il proprio nipote in un pupazzo? Forse era in una specie di combutta con l’autrice? O forse c’era qualcosa di anche peggio sotto…
 
 


Stavano camminando ormai da giorni e, finalmente, erano arrivate a quello che un tempo era stato l’enorme castello della Regina Cattiva. Era rimasto quasi identico a com’era prima della maledizione, anche se il tempo aveva ingrigito ogni cosa… Non che prima fosse un trionfo di colori, ma riusciva a sembrare perfino più scuro e colmo di tristezza di quanto non fosse quando Regina dimorava lì’.

“Dev’essere una persona molto sola.” rifletté Regina, pensando a quanto lo fosse lei quando la magia ed il suo albero di mele erano la sua unica compagnia.

“Credi che sia stata lei a sceglierlo?” chiese Emma, guardando quasi con timore quel castello nero e sicuramente protetto da barriere magiche non facili da superare.

“La solitudine non si sceglie mai.” rispose la mora, lo sguardo basso e le lacrime che minacciavano di uscire dagli occhi pieni di malinconia.

Emma subito si portò al suo fianco, accarezzando il suo braccio e poggiando la testa sulla sua spalla, abbracciandola da dietro. Poggiò le labbra sulla sua guancia e sussurrò: “Non sei più sola. Adesso ci sono io accanto a te, e niente, niente potrà portarmi via da te, te lo prometto.”

Regina scoppiò a piangere e si voltò, nascondendo il viso nell’incavo del collo di Emma, il suo porto sicuro, l’unica spalla sulla quale poteva piangere. Emma la strinse forte, cercando di trasmetterle tutto il proprio supporto in quell’abbraccio disperato, tentando di stabilire un legame tra le loro sofferenze, come a farle sentire che lei poteva comprendere il suo dolore: anche lei era stata sola per la stra-maggioranza del tempo, durante la sua vita.

“Come fai ad amarmi, Emma? Come puoi dopo tutto ciò che ho fatto?” disse, esprimendo dopo tanto tempo quell’incertezza che l’assaliva fin da quando avevano cominciato a costruire un rapporto.

“Se c’è una cosa che i miei genitori mi hanno insegnato, Regina, è che il Vero Amore non ha un come, né un perché. Il Vero Amore è amore e basta. Anche se non volessi essere innamorata di te –e lo voglio, credimi-, ti amerei comunque, perché è qualcosa di cui non posso fare a meno. Tu sei la parte più importante di me, Regina, perché il nostro amore è riuscito a nascere e a crescere anche nello schifo più totale delle nostre vite… come una bellissima rosa che sboccia in mezzo al fango. Noi siamo quella rosa, Regina.”

L’ex Evil Queen sorrise tra le lacrime, e poggiò la fronte contro quella della Salvatrice, mentre ella chiudeva gli occhi, abbandonandosi a quella vicinanza. Poi Regina disse, asciugandosi il viso con fare coraggioso: “Adesso andiamo a sconfiggere il nemico, come farebbero due brave Salvatrici.”

Sorrisero entrambe e si presero per mano, superando la foresta ed avvicinandosi al maestoso covo dell’autrice di Once Upon a Time. Come previsto, vi erano dei confini magici, e sfortunatamente erano di natura complicata… Infatti il vincolo era di sangue, quindi solo un parente diretto di quella donna avrebbe potuto superare quella barriera.

“Beh, ma si può comunque aggirare questa regola, no? Basta avere abbastanza potere o cose simili, vero? Ti prego, dimmi che è così.” la supplicò la bionda, stufa di tutte quelle insidie.

“Era proprio lei a volerci vedere, ma allora perché mettere questa barriera magica che nessuna di noi due può penetrare?” rifletté Regina, con molta confusione in mente.

Ed aveva ragione, perché quella persona non era solita fare qualcosa senza un motivo –nonostante la maggior parte delle volte loro non lo comprendessero affatto quello specifico motivo. Doveva esserci qualcosa che ignoravano, qualcosa che non sapevano riguardo quella barriera… e soprattutto, riguardo quella donna.

“Proviamoci comunque, no? Tentare non costa nulla.” propose Emma.

“Sì, ma non credo che funzionerà. Sta’ indietro, ci provo io per prima.” l’avvisò il Sindaco, stendendo le braccia di fronte a sé; così arrivò a toccare i confini, e quelli, senza alcun apporto di magia da parte sua, si ruppero, lasciando loro via libera.

“Ce l’hai fatta!” esclamò la ragazza, arrivando al suo fianco. “Non è sembrato molto difficile.”

“Infatti…” mormorò Regina, sotto shock.

“Qualcosa non va?” chiese lo sceriffo, afferrando nuovamente la sua mano con preoccupazione.

“Cora.” realizzò la donna, a bassa voce. “E’ sempre stata lei: è una donna; è potente e conosce la magia in modo impressionante; ha preso la mia copertina, e solo lei oltre te ed Henry sapeva quanto significasse per me; inoltre i suoi metodi sono inconfondibili. Non capisco come abbia fatto a non accorgermene prima.”

“Regina, forse dimentichi un piccolo particolare: Cora è morta.” le fece presente Emma, sicura che la magia non riuscisse ad aggirare anche la morte.

“Deve averci preso in giro, dev’essere sopravvissuta in qualche modo. E’ l’unica spiegazione che sta in piedi, l’unica teoria pensabile che abbiamo fino ad ora.” disse Regina, scuotendo la testa. “Non riesco a crederci neanche io, ma… Questo incantesimo di protezione non si è rotto per la mia magia, bensì per il mio sangue. E l’unica mia parente prossima che potrebbe fare una cosa del genere è mia madre, che mi è anche venuta in sogno.”

Emma annuì.

Alla fine non è che ci fossero molte altre possibilità. Era tutto lì. Ma se si trattava di Cora, sarebbero riuscite a sconfiggerla, l’avevano fatto già una volta –o meglio, Mary Margaret l’aveva fatto- ed Emma avrebbe fatto qualunque cosa per proteggere la sua Regina dalla persona che più l’aveva ferita nella sua infelice vita. Lei avrebbe fatto di tutto, ma non era sicura che Regina avrebbe fatto altrettanto… anzi, probabilmente si sarebbe lasciata bloccare dai sentimenti contrastanti, ma veri, che provava verso la donna che l’aveva cresciuta, anche se brutalmente.

“Entriamo.” affermò Regina, cercando di apparire sicura di sé, nonostante non lo fosse per niente e si sentisse spaventata come una bambina. “Dobbiamo salvare Dim.”

“Sì, e la salveremo.” disse in risposta Emma. “Ma la mia priorità resti sempre tu, amore mio.”

Il sorriso di Regina, anche se debole per via di ciò che stava succedendo, le scaldò il cuore e le promise un futuro molto più felice di quello che si sarebbe aspettata… E, soprattutto, più felice di quello terribile che le aspettava.







Hi guys!
Rieccomi con questo capitolo che ci regala una nuova teoria: l'autrice potrebbe forse essere Cora Mills? Ditemi un po' che ne pensate ;)
Grazie a tutti per aver letto e recensito lo scorso capitolo, e grazie a chi segue incessantemente questa fanfiction... A voi voglio dare, come sempre, qualche indizio riguardo il prossimo capitolo: prigionia sarà il tema ricorrente, e FINALMENTE incontreremo Dim e l'autrice. Contenti?
Alla prossima!

 
  
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