All
I want for Christmas is you[1]
Silent
night, holy night
All
is calm, all is bright[2]
La notte di
Natale è silenziosa e tranquilla nei corridoi del castello
di Hogwarts. Tutti i
suoi occupanti umani riposano nelle loro stanze nell’attesa
della sveglia mattutina
che porterà loro la sorpresa dei doni ricevuti, la
felicità di scartare i pacchetti
e svelarne il contenuto inaspettato. Per una volta saranno contenti di
alzarsi
presto, non saranno stanchi, non ci sarà il tempo di
stropicciarsi gli occhi
assonnati perché correranno, impazienti, a scoprire cosa
è stato loro
recapitato dalle persone a loro care.[3]
I fantasmi
invece sono più solitari del solito, appartati nel buio
della notte, invisibili
a qualsiasi casuale passante. Rammentano con rimpianto tutti i felici
Natali
vissuti da umani, tutti i Natali che non sarebbero mai ritornati e non
avrebbero mai più potuto rivivere se non nei ricordi. I loro
pensieri non sono
contagiati dall’allegria generale, anzi questa li rende, per
contrasto, più
lugubri, perché a loro è ormai negata la
possibilità di godere di questa
celebrazione umana dell’amore, non hanno più
niente di cui rallegrarsi, avendo
perso tempo addietro i loro affetti. Al mattino invidieranno la luce
entusiasta
negli occhi giovani degli studenti che si scambieranno gli auguri e i
regali,
invidieranno gli abbracci calorosi e i baci che li accompagneranno e i
canti
gioiosi che piccoli gruppi di studenti intoneranno in ogni momento
della
giornata per onorare la festa. Il clima lieto contagerà
anche gli adulti, che,
sebbene cresciuti per mostrare l’entusiasmo infantile, non
mancheranno di
sentire l’allegria del giorno più gradito[4]
pervaderli.
E i fantasmi invidieranno anche quella gioia più intima,
meno esteriorizzata,
perché anche quella è a loro ormai preclusa.
Il Barone
Sanguinario tristemente guarda, per quello che
l’oscurità permette, il cielo
stellato dalla Torre di Astronomia, dal punto più alto del
castello di Hogwarts.[5]
Tranne
che durante le lezioni notturne che vi hanno luogo, è il
posto in cui
preferisce trascorrere il tempo quando rimorsi e rimpianti non gli
danno
tregua, quando il ricordo diventa troppo doloroso, quando i suoi
pensieri sono
solo per lei e non riesce a sopportare di vagare per il castello con il
timore
di scorgere la sua trasparente figura avanzare verso di lui. Invero,
ciò accade
di frequente: pochi studenti possono sostenere di vedere spesso il
Barone
aggirarsi per la scuola. Il tempo smette di avere senso per un fantasma
che ha
l’eternità davanti a sé ed egli, non
disturbato dagli studenti impauriti di
lui, ne trascorre buona parte in quell’occupazione, a
lamentarsi e fare rumore
con le catene che lo seguono in ogni movimento, segno del suo antico
peccato.
Guardando il cielo mutare ciclicamente dalla luce al buio,
dall’azzurro più
limpido al nero più intenso, assiste al passare del tempo
senza esserne
colpito, mentre non muta la sua eterna condizione di
infelicità. Non mutano i
suoi pensieri, costantemente rivolti verso la donna che tanto tempo
prima gli ha
rubato il cuore e la vita, conquistandolo con la sua figura elegante e
tramortendolo con il suo sorriso glaciale. Si pentì
istantaneamente delle sue
azioni omicide, non appena la furia si diradò e vide il
corpo senza vita della
dama, ma non si è mai pentito di averla amata né
ha mai smesso di amarla da
allora. E sapere che ella risiede ancora, come lui, nel castello dove
si conobbero
da ragazzi, sapere che potrebbe raggiungerla in un attimo, ma che
sarebbe
irrimediabilmente respinto, lo distrugge ancora di più.
Questa consapevolezza
lo rende ogni giorno più misero.
Così, nella notte più triste, perso nella
contemplazione dell’immenso del firmamento, si abbandona al
ricordo.
I'm
dreaming of a white Christmas
Just
like the ones I used to know […]
I'm
dreaming of a white Christmas
With
every Christmas card I write
May
your days be merry and bright
And
may
all your Christmases be white
Era sempre
stata bella, Helena. D’una bellezza abbagliante, che
conquistava le invidie
delle donne e conquistava gli uomini. E aveva conquistato lui, a
dispetto della
sua indole poco incline al sentimento. L’elegante aspetto
fisico in lei era
accompagnato da una mente brillante, che le era valso lo Smistamento
nella casa
dei Corvonero a Hogwarts. Gli risultava difficile trovarle un difetto,
almeno
fino a quando non cominciò a corteggiarla e lei lo
rifiutò, ogni volta, respingendo
le sue dichiarazioni e prendendosi gioco dei suoi sentimenti. Lo faceva
con una
freddezza che nessuno avrebbe mai potuto attribuire a quel viso
d’angelo e a
quella bocca di rosa[6],
sempre atteggiata in un sorriso sprezzante nei suoi confronti, sia
quando
conversavano sia quando leggeva una lettera scritta da lui sia quando
lo
sorprendeva ad ammirarla da lontano.
Il Barone ricorda
ogni Natale da quando l’ha conosciuta.[7]
Durante le celebrazioni non mancava mai di farle avere un suo biglietto
o una
sua missiva, in cui elogiava le sue qualità, che
l’avevano stregato con una
magia più potente di quella prodotta da una bacchetta, e le
augurava ogni bene
per i giorni a venire, sperando in cuor suo che quei giorni
l’avrebbero vista
sposa al suo fianco. Tutti i Natali della sua breve vita mortale e
tutti i
Natali passati dal suo decesso trascorsi pensando a lei, desiderando
che il seguente
sarebbe stato quello in cui la donna finalmente gli sarebbe
appartenuta. Il suo
unico desiderio è sempre stato lei.
Amava
immaginare il Natale nella loro casa e lei che, seduta dinanzi al
camino per
riscaldarsi dal gelo invernale, cullava il grembo nel quale portava la
sua
prole. Amava immaginare numerosi figli, frutto della loro unione,
perché lui
l’avrebbe sempre desiderata con la stessa passione e
avidità che sentiva
colmarlo ogni volta che incontrava il suo sguardo fiero. Amava
immaginare la
loro camera, nella quale, come marito e moglie, lui avrebbe sfogato la
voglia
che aveva del suo corpo e della sua persona, consolidando un legame
matrimoniale che non poteva essere spezzato e sancendo in modo
innegabile che
lei era sua e lo sarebbe stata fino alla morte.[8]
Ma la morte era giunta, per mano sua, per mezzo del
pugnale con cui l’aveva uccisa e si era ucciso, e non aveva
recato con sé il
suggello del loro sentimento, ma aveva rafforzato l’odio che
Helena provava
verso di lui e che l’avrebbe tormentato eternamente.
Last
Christmas I gave you my
heart
But
the very next day you gave
it away
[…] 'I love you,' I meant it
Now
I know what a fool I've
been
But
if you kissed me now I know you'd fool me again
Il
mattino
giunge inaspettato per il fantasma, smarrito nei suoi ricordi infelici
misti a
sogni ormai irrealizzabili. La luce del giorno, che si riflette sul
paesaggio
innevato intorno al castello, lo desta definitivamente. Il Barone
attraversa i
muri dei corridoi e le scale che dai piani superiori conducono a quelli
inferiori, incrociando gruppi di studenti ciarlieri e allegri che ben
si addicono
all’atmosfera natalizia della scuola, ma non al suo umore
tetro. Come lui, sono
diretti verso la Sala Grande, per l’occasione addobbata a
festa.
Le spettacolari
decorazioni natalizie lo affascinano ogni anno, perché da
studente non ebbe mai
il piacere di goderne la visione.[9]
Altissimi abeti sono disposti in ogni angolo, illuminati da candele o
decorati
con stelle e palline e nastri d’oro, che, insieme al fuoco
dei camini,
rischiarano l’ambiente conferendogli un aspetto fulgido. Alle
pareti sono
appese grandi ghirlande di agrifoglio e vischio. Il soffitto riproduce
la volta
celeste e i fiocchi di neve che scendono lentamente.
Tutti gli
studenti che entrano dalle grandi porte si fermano sulla soglia ad
ammirare
estasiati la Sala Grande in tutto il suo splendore. Si guardano intorno
con gli
occhi colmi di stupore, indicando all’amico al loro fianco
talvolta uno dei
grandi sempreverdi agghindati, talvolta le magnifiche ghirlande sulle
pareti, e
poi alzano lo sguardo al soffitto incantato, prima di recarsi al lungo
tavolo
della loro Casa con i compagni.
Il Barone
Sanguinario raggiunge gli studenti Serpeverde a un tavolo quasi vuoto,
poiché
molti hanno scelto di tornare a casa dalle famiglie per le vacanze
natalizie.
Si ferma in aria, sulle loro teste, che evitano di fissarlo come molte
nella
Sala, e si guarda intorno.
Tra i diversi
fantasmi che si trovano in quel momento nella Sala Grande ad
accompagnare la
colazione degli studenti, ambendo pasti invitanti che non potranno
più
assaggiare, il suo sguardo corre alla ricerca di lei. La vede fra i
Corvonero, mentre
osserva, silenziosa come di consueto, gli studenti della sua Casa.
Percorre con
gli occhi la sua trasparente figura, l’abito grigio di una
moda ormai desueta che
indossava nel suo ultimo giorno di vita e i lunghi capelli scuri che
nei suoi
sogni erano così serici e piacevoli al tatto. Quando infine
arriva al suo
volto, nota che lei lo sta guardando. I suoi occhi sono sempre carichi
di
rancore per lui, non mancano mai di rammentargli i loro dolorosi
trascorsi. Non
ci sarà mai spazio in quegli occhi per ricambiare
l’amore tormentato e
ossessivo che lui non ha mai smesso di provare. Non
c’è spazio per il perdono,
neanche di fronte a un pentimento così assoluto e
così sincero, come quello che
lui ha provato in tutto questo tempo. Nei secoli, non hanno mai
parlato, lei
non gli ha mai dato l’impressione di essere disposta ad
ascoltarlo, stroncando
ogni suo tentativo all’istante con un’occhiata
glaciale. Nei secoli, non si
sono mai guardati così a lungo come in quel momento.
Quando nei suoi
occhi grigi si figura riflessa la lama argentea con la quale le ha
tolto la
vita, il pensiero è troppo angoscioso per lui. Lo costringe
a ritornare con la
mente a quel maledetto ultimo giorno delle loro vite mortali, e non
regge più
il peso della memoria che l’ha angustiato per tutta la notte.
Mentre i suoi
occhi si inumidiscono, lei volta il capo, usandogli una gentilezza a
cui non è
abituato, perché lei aveva sempre sostenuto il suo sguardo
con orgoglio e tutti
gli altri l’avevano sempre evitato per timore. Si ritrova a
pensare che, in fin
dei conti, questo è il suo regalo di Natale per lui e
probabilmente l’unico dono
che riceverà mai da lei, sebbene i suoi desideri siano di
altra natura.
Il Barone
Sanguinario cerca una distrazione nelle conversazioni leggere degli
studenti,
che discutono di ciò che avrebbero voluto e cosa hanno
ricevuto in regalo, e
pensa che tutto ciò che vorrebbe per Natale è
lei. La vuole solo per sé, più di
quanto lei potrà mai immaginare. Tutto ciò che
vuole per Natale è lei.[10]
[1]
Il titolo è
quello della celebre canzone di Mariah
Carey.
[2] Le citazioni a inizio paragrafi sono tutte tratte da canzoni natalizie. Nell’ordine: Silent Night, White Christmas, Last Christmas.
[3]
Come
leggiamo
anche nei libri della saga, è tradizione anglosassone aprire
i regali la
mattina del giorno di Natale.
[4]
Il
“giorno più
gradito” ricorda Il sabato del
villaggio,
poesia di Giacomo Leopardi.
[5] L’idea che il Barone Sanguinario trascorra il suo tempo nella Torre di Astronomia non è mia, è Nick-Quasi-Senza-Testa a dirlo a Harry Potter nel sesto libro della saga: «Oh, groaning and clanking up on the Astronomy Tower, it's a favourite pastime of his…»
[6] Bocca di rosa è il titolo di una celebre canzone di Fabrizio De André.
[7] Il Barone Sanguinario visse tra la fine del decimo e l’inizio dell’undicesimo secolo; la festività natalizia era già stata istituita nel 336.
[8] Il divorzio è ovviamente una conquista recentissima, il periodo in cui vissero i due personaggi è antecedente di diversi secoli: il pensiero di rompere il vincolo matrimoniale non avrebbe mai sfiorato la mente di nessuno.
[9] Il primo albero di Natale risale al quindicesimo secolo, dunque in un periodo successivo alla vita umana del Barone Sanguinario.
[10] Le ultime due frasi sono ispirate al testo della canzone All I want for Christmas is you. I versi originali sono: I just want you for my own / More than you could ever know / […] / All I want for Christmas is you.
Tutte le
informazioni sul Barone Sanguinario sono state tratte da qui; quelle sul
Natale da Wikipedia.
Legar