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Autore: Clio93    12/12/2014    4 recensioni
Dal Prologo :"Quando incontro un paio di grandi e limpidi occhi azzurri, un volto dai lineamenti delicati, fanciulleschi e la fronte ampia su cui, elegantemente scomposti, ricadono boccoli bagnati e rivoli di pioggia, trattengo un singulto.
No, non può essere lui.
Non può essere…
Tom Hiddleston.
E non posso fare a meno di scoppiare nuovamente in lacrime.
Questa è stata, ed è, una giornata veramente di merda."
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 14
London calling: chi non muore si rivede.
Petizione per la tutela del qualunquismo spicciolo
 
Parte seconda: Ritrovarsi, un arduo lavoro
 
 
Messaggio da: Luke «London calling»
Messaggio da: Emma«Ahhhhh!!! Sono su face, l’ho visto or ora J Sta tornando, Bernie torna, ti rendi conto?»
Messaggio da: Luke «Il piano è ancora valido?»
Messaggio da: Emma «Operativa tra tre due uno…adesso, scatta l’operazione “scimmia urlatrice”. Dobbiamo preparare il terreno, sondare il campo, cercare di far ragionare l’idiota»
Messaggio da: Luke «Sì, ma con calma. S’è messo in testa che vuole tentare di provare qualcosa per Estelle: dice che il modo migliore per dimenticare è quello di decidere di farlo. Si è incaponito e non lo smuove neanche il martello di Thor: oggi mi ha fatto paura. Era schizzato come mai l’avevo visto, sembrava si fosse fatto un’endovena di adrenalina, blaterava di voltare pagina, cambiare, che era fregato e non voleva più esserlo… cazzate, insomma, ma almeno prima, quando si crogiolava, era più malleabile. L’auto-illusione è dura da abbattere»
Messaggio da: Emma «Porca pupazza, è proprio sbroccato di brutto. Va beh, è idiota, ma non così tanto, in fondo è intelligente, dobbiamo solo fare in modo che il vecchio Tom si svegli e sfanculi la sua brutta copia bisbetica (colpa di Bernie, gliela farò pagare, dopo). Comunque, meglio iniziare da lei, credo sia quella che ci sta di più con il cervello. Dobbiamo prima fare in modo che siano pronti psicologicamente, poi cercare di farli incontrare, infine farli sposare entro due anni: ho proprio voglia di un viaggio gratis in Italia, mi manca. Passo e chiudo, mio capitano. Ci riaggiorniamo!»

 
 
Londra (finalmente) – Fine Agosto 2013
 
Se potessi fischietterei saltellando o saltellerei fischiettando, fa lo stesso, però sono su un tacco dieci e ho paura di spezzarmi una caviglia o rompermi la testa, più probabilmente entrambe le cose assieme.
Sto per andare al mio primo incontro di lavoro, un incontro informale, come mi ha assicurato il signor Lewis, dove incontrerò il produttore esecutivo, il direttore creativo e il mio partner. Sono davvero elettrizzata: ho tempo per godermi Londra, un lavoro e mi sento finalmente bene, anzi, benissimo.
Le due voci della coscienza sono state provvidenziali e penso che, quando avrò abbastanza soldi, su quella famosa panchina di New York edificherò loro un monumento alla memoria. Non penso di essere mai stata più soddisfatta di una scelta compiuta.
Il tempo va come un treno, davvero, New York- Roma e Roma-Londra nel giro di due settimane, una serie infinita di convulsi e spericolati cambiamenti che ancora non riesco bene a metabolizzare: il fatto di essere tornata, di essere a casa e di poter dire, con immensa e divina felicità, che il mio sogno di bambina si è finalmente realizzato. Le mie spalle si sono sgravate di un peso enorme e, sorprendentemente, l’essere qui, l’essermi congiunta nuovamente con i miei antichi passi e con le decisioni di un tempo mi ha dato la carica, la forza e il progetto per ricominciare e cominciare qualcosa di nuovo.
Sto costruendo il mio futuro e mai c’è stata una così bella opera d’arte come quella che sta divenendo la mia vita.
Forse è per via del sole, forse perché sto ad abitare da Edo, ma, seriamente, mi sento come rinata, finalmente paga, completa e soprattutto piena di gioia. E’ vero, devo fare un sacco di cose, vedere un sacco di gente e cercarmi un appartamento tutto per me visto che è da quattro anni, quasi cinque, che vivo da sola e, per quanto adori Edoardo, ho bisogno della mia intimità e dei miei spazi senza preoccuparmi di trovarmi donne che girano nude per casa, squadrandomi o urlandomi conto perché mi credono l’amante del loro amichetto. Già, neanche una settimana che sono da lui e già ho dovuto partecipare a questi spiacevolissimi episodi con ben due donne differenti: è proprio vero che “morto un papa se ne fa un altro”.
Il programma è prodotto e gestito da Channel 4 ed è proprio alla sede centrale che sto andando, nel cuore di Londra, vicino Westminster, una delle zone più belle che la città ha da offrire.
Sigaretta in una mano e cartina dall’altra mi avventuro nelle vie laterali, cercando di calmare la mia frustrazione, maledicendo me stessa che, dopo soli cinque mesi, già mi sono disabituata a muovermi nella città. Insomma, non è che non mi ricordi proprio nulla ma molte cose che erano per me automatiche, ora non lo sono più, quindi devo nuovamente abituarmi e acquisire senso dell’orientamento anche perché, in cinque mesi, sono spuntati sensi unici che prima non esistevano.
Ho anche deciso di comprarmi un mezzo di locomozione, ho messo i soldi da parte appositamente, se non una macchina almeno un motorino, magari una bella vespa, uno dei miei sogni proibiti, così da potermi agilmente barcamenare nel traffico londinese, con stile e comodità.
Horseferry Road è l’indirizzo, il numero è il 124, non sono molto lontana, la via mi sembra carina e…
-Oh, porca puttana!-
Magari se eviti di urlare!
E’ in italiano
Tutti conoscono le parolacce italiane
Hai visto la sede? Sembra un film di fantascienza
Disse quella che ha vissuto gli ultimi cinque mesi a New York, la madrepatria dei grattacieli
Infatti, Bernie, datti un contegno, non fare la provincialotta, sei di Roma oltretutto, a confronto del Colosseo questo modernissimo, lucidissimo, brillantissimo e altamente all’avanguardia complesso sembra una baracca.
Inspiro profondamente, disegnando sul volto la miglior faccia da stronza “prova a fregarmi e sei morto”, e mi appropinquo verso l’entrata, premurandomi di nascondere la cartina di Londra che ha conosciuto tempi decisamente migliori.
La grande entrata rispecchia in piano lo stile esterno, luminosa e lussuosa, con toni chiari e cristallini; ci sono circa cinque receptionist, così, nella scelta mi baso su chi ha l’espressione più dolce possibile: il prescelto è un ragazzo dal viso bonario e gentile che mi ispira subito fiducia.
- Buongiorno- Mi saluta, sorridendomi educato
- Buongiorno, sono la signorina Minardi. Ho un appuntamento con il signor Lewis-
- Un attimo solo- Tira su la cornetta e compone il numero così velocemente che quasi non gli si vedono le dita; con professionale celerità comunica il mio arrivo e annuisce, ringraziando.
- Ecco a lei un bedge, quinto piano, ala sinistra, non esiti a chiedere-
Prendo il tesserino e me lo infilo al collo, quasi tentata di fare le scale per quanto sono agitata ma poi, memore della sudata fatta il primo giorno nella redazione del New Yorker, ci ripenso e opto per l’ascensore, appena arrivato e già pieno.
Mi sembra di essere in uno di quei film in cui, alla fine di mille peripezie, la protagonista ottiene il successo andando a lavorare nel posto più cazzuto e strafico del circondario, magari accalappiando anche lo gnocco di turno, con la differenza che, ora, la diretta interessata sono io, il film non è finito, semmai appena cominciato, e non c’è nessun bel fidanzato ad attendermi a casa, semmai un coinquilino assatanato che va girando in mutande.
Mi perdo un paio di volte, ovviamente, mai che la cosa vada liscia, poi, finalmente, dopo aver superato la mia ritrosia nel chiedere indicazioni, giungo finalmente davanti ad un’altra reception dove una signora di mezza età e con i capelli biondi quasi quanto quelli della famiglia Malfoy sta seduta, facendo le parole crociate.
- Scusi, mi sono persa…-
- Vuole una cartina?- Stronza!
- No, era solo per…-
- E’ la signorina My- Min… Mynard?- Ma certo! Davvero chi non muore si rivedere! Minardi, santo cielo, non è difficile.
- Minardi-
- Sì, allora si può accomodare lì. Il direttore è in riunione, purtroppo ritarderà-
Vaffanculo e a mai più rivederci proprio!
Faccio un sorriso tirato, sedendomi su una delle poltroncine verde menta disseminate per la sala, tirando fuori L’Idiota di Dostoevskij e continuando a leggere della pazzia nella casa di Natasha Filippovna.
Faccio giusto in tempo ad aprirlo che un’ombra mi oscura, inondandomi con One di Calvin Kline, ricordandomi fastidiosamente quanto i miei ormoni abbiano un debole per la fragranza tanto che, in passato, mi hanno tradita più di una volta.
- Sì?- Chiedo, chiudendo il libro e alzando con studiata lentezza lo sguardo, conscia di dover sopire i bollenti spiriti da maniaca.
Ma che sopire! Dacci dentro con la libido! Questo è un fotomodello!
Non è vero…non è così bello, avvenente certo, con il fisico atletico, sicuro, un profumo invidiabile e… ma perché sono sempre biondi? ‘Sti inglesi sono tutti biondi
Signore, è castano chiaro, belloccio ma palesemente omosessuale
- Scusami se ti ho disturbato- Dice anche se è evidente che anche lui si sia reso conto dell’ossimoro sotteso alle sue parole – Dostoevskij, eh?- Continua, ammiccando al libro, cercando di avviare una conversazione, premendo contro il muro del mio sguardo vacuo e un poco stizzito.
- Già, mi sono imposta di leggere quei libri la cui lettura non ho goduto a suo tempo- Ecco, dovete sapere che, tra le tante pazzie, c’è anche quella che, quando non conosco qualcuno, per timidezza e anche un po’ per superbia, inizio a parlare con una proprietà di linguaggio da far invidia a una conferenza universitaria, con il rischio anche di impappinarmi visto e considerato che con l’inglese non c’è la stessa naturalezza che ho nel parlare italiano.
Sulle sue labbra piene si disegna un sorriso sghembo alquanto divertito e malizioso mentre mi osserva cercando di capire se sono una rompicoglioni o semplicemente un caso perso in partenza di insicurezza cronica.
Non so perché, non so neanche come sia possibile che tra due persone possa nascere una chimica quasi istantanea, ma, con mia enorme e piacevole sorpresa, senza averlo premeditato, scoppiamo entrambi a ridere, addirittura sino alle lacrime.
- Comunque, sono Jack Morrison e se tu sei chi penso che tu sia, allora, sono anche il tuo partner e collega- Mi porge la mano e gliela stringo con veemenza – Berenice Minardi, Bernie -
- Bernie- Ripete, gustando il suono del mio nome tra le labbra.
Jack è oggettivamente un bel ragazzo, di quelli cui l’aggettivo “bello” calza come un guanto, quasi sia stato creato appositamente per la categoria, però non sembra tirarsela, anzi, come se si fosse reso conto di come appare solo molto tardi nella sua vita e non avesse ancora ben capito che cosa farsene di tutta quella appariscenza. Ha gli occhi buoni, nocciola, e, malgrado la malizia e la scintilla di intelligenza che vedo brillargli sul volto, ha lo sguardo dolce e gentile, uno sguardo che è riuscito subito a mettermi a mio agio.
Ah, tra l’altro, come già detto, è palesemente omosessuale.
Non che ostenti alcunché, ha una delicatezza virile che gli permette di sviare qualsiasi sospetto, però c’è una cura, un’attenzione per il dettaglio, anche il più minuto, che gli eterosessuali non riusciranno mai ad avere. C’è una leggiadria femminile nel modo in cui si è seduto vicino a me, accavallando le gambe, una grazia nel modo in cui la camicia bianca e la giacca grigia gli cadono sulle spalle larghe che solo una donna saprebbe portare addosso con altrettanta naturalezza. Però ha il profumo più buono del mondo, quindi, malgrado i miei recettori abbiano immediatamente scartato Jack come “non c’è trippa per gatti”, il mio olfatto mi inganna, tentandomi. Userei quell’odore come deodorante per ambienti se potessi.
Vorrei potergli porgere qualche altra domanda, ma l’arrivo di Mr Lewis e di altri due uomini mi impedisce anche solo di formulare una frase. Vedo Jack scattare in piedi, agitato (un po’ da checca isterica, tenero lui!), mentre inizia a martoriarsi le mani e a guardarmi come se stessimo andando al patibolo: e io che lo facevo sicuro di sé!
- Scusate il ritardo, ragazzi- Esordisce Lewis porgendo la mano a Jack e poi rivolgendosi a me e dedicandomi un baciamano, guardandomi alquanto compiaciuto, felice di essere riuscito ad ottenere ancora una volta ciò che voleva.
- Non si preoccupi- Diciamo in coro il mio compare ed io, lasciandoci sfuggire una risatina così simile e così perfettamente sincronizzata da mettermi i brividi.
- Perfetto, se volete accomodarvi. Abbiamo un sacco di cose da fare e poco tempo, non è prudente indugiare oltre- Conclude il direttore, neanche stessimo per attraversare i cancelli di Mordor, di notte e senza spade.
Quanto ci scommettete che sono appena entrata a far parte di un’altra gabbia di matti?
 
- Quello che abbiamo in mente è di portare in scena non un semplice talk show, ce ne sono tanti, spesso di pessima qualità, no, quello che vorremmo è cercare di portare tra la gente, soprattutto giovani, della buona informazione, senza però annoiare con troppa serietà o troppa leggerezza. Una sana via di mezzo- Esordisce, praticamente senza dare il tempo di sederci, il signor Banks, il direttore creativo, un ometto basso e un poco in carne dall’aria simpatica ma un po’ troppo schizzata per i miei gusti.
- E’ per questo che il cast, se così possiamo chiamarlo, è composto da gente molto giovane ma con un’ottima preparazione alle spalle. Vogliamo creare e offrire qualcosa di nuovo, il futuro, e voi, ragazzi miei, siete il futuro-
Santo cielo! Sembra lo spot di una pubblicità. Credo lo pensi anche Jack, vista l’occhiata eloquente che mi ha lanciato.
- Jack viene dalla radio, il suo programma era uno dei più seguiti, mentre Berenice viene dal giornalismo vecchio stile: questo è il perfetto connubio che cerchiamo. Avrete numerosi ospiti tra scrittori, artisti, pittori, attori, musicisti, professori e anche opinionisti: utile dulci miscere, questo è l’obiettivo…-
- Ehm- Pigolo, alzando addirittura la mano: patetica – Questo è tutto molto interessante ma, vedete, da quello che ho capito Jack ha dimestichezza con l’intervistare, avere un pubblico, parlare ma, ecco, io sono un’accademica, vivo con carta e penna in mano, non so proprio cosa voglia dire stregare l’audience- Meglio essere chiari sin da subito, mettere la mani avanti per poter crollare con stile: perché è tutto molto affascinante ma può darsi che abbiano preso un abbaglio con me. Forse non sono la persona giusta, non posso dire di saper stare davanti a una telecamera, parlando come una ventiseienne e non come una che ha appena iniziato a spiccicare le sue prime parole. Quando ho accettato il lavoro mi sono fatta prendere dall’entusiasmo e dalla voglia di tornare, ero emozionata per questa nuova avventura, quindi non mi sono fatta i conti in tasca, valutando razionalmente se fossi stata davvero portata per questo lavoro. I dubbi mi hanno assalita tutti insieme, senza darmi tregua e respiro, questi vogliono rivoluzionare il mondo mentre io devo tentare di rivoluzionare me stessa, propositi questi del tutto differenti, quasi antitetici.
- Cara Bernie, metti in dubbio il mio giudizio?- Lewis mi ha messo le mani sulle spalle e mi parla come si parlasse a una figlia indisciplinata, con un retrogusto amaro di paternalismo dietro la dolcezza del tono. So cosa vuole fare, cercare di farmi capire che lui crede in me e sa cose che io non saprò mai neanche tra un milione di anni, però non deve essere convinto lui, ma io. E’ vero, il contratto è firmato e non ci si può far più nulla, però mi sono riproposta di essere sincera con gli altri e soprattutto con me stessa.
- Espongo solo i miei dubbi- Celio concisa, evitando accuratamente lo sguardo insistente e anche un poco scettico del nostro produttore esecutivo, il signor Richard Abbott che con i suoi penetranti occhi blu non ha fatto altro che squadrarmi da quando sono entrata. Assomiglia terribilmente a John Thorton di North and South, non bello, ma molto affascinante se non fosse per il gelo di intransigenza di cui è ammantato il viso.
- Fai bene, cara, fai bene. Ma c’è Jack che ti darà una mano e il signor Abbott è uno dei migliori nel suo campo, ti sapranno guidare. Per il resto voglio la ragazza frizzante e sfrontata del Baglioni, la curiosa e vivace donna che ho incontrato a New York-
Lewis ci sa fare, ha solleticato non poco il mio ego
Peccato sia così grande, un pensierino…
Lolita, taci!
 
 
- Quindi, ricapitolando, lo show andrà in onda la domenica, ma avremo anche uno spot il venerdì, una sorta di sneek pick, dico bene?- Jack sta prendendo appunti, non ci posso credere. Che tipo che è…
- Esattamente, l’episodio sarà in diretta. Capiterà di fare servizi, anche all’estero, che manderemo in onda il venerdì, oppure durante alcune puntate speciali, se così si possono definire. Vi faremo la massima pubblicità: dovremo girare una serie di spot che manderemo in onda per tutto settembre. La prima ci sarà per la fine del mese, massimo la prima domenica di ottobre… C’è stato assicurato che se gli indici dovessero essere buoni, probabilmente, avrete più di un giorno per lo show- E chissà perché, Abbot guarda dritto nella mia direzione come a dire “uomo avvisato, mezzo salvato: evita di fare casini e cerca di non avvalorare la mia tesi sul tuo essere uno sciocco bel visino e nulla più”.
Stronzo! Ho una laurea, un dottorato e uno stage al New Yorker, mica “pizza e fichi”.
- Ecco, Richard mi ha fatto ricordare una cosa…- Interloquisce Banks con fare pensieroso- Credo sia opportuno fare un cambio di look… per entrambi-
Già, dimentico sempre che siamo nel mondo della televisione e che la maggior parte se ne infischia dei tuoi diplomi, però sa tutto riguardo il tuo guardaroba e il tuo taglio di capelli. Beh, Bernie, abituatici: non sei più alla redazione in un giornale e non hanno ancora inventato una macchina del tempo che ti riporti all’inizio del secolo scorso, se non più indietro.
- Perché? Cos’è che non va in noi due?- Mi precede Jack, indicandoci vicendevolmente con uno sguardo di puro odio, visto che, evidentemente, a lui va benissimo come siamo e non è tanto incline a cambiare: forse pensa che dia fastidio il fatto di essere inequivocabilmente gay? Bah, chissà, qualunque sia la ragione quoto con lui. Non mi tingerò i capelli!
- Jack, non sarà un cambio radicale, ma devi piacere non solo agli uomini- Cristo, signor Lewis! Senza peli sulla lingua, eh? – E comunque non hai nulla che non vada, giusto una schiarita ai capelli, nulla più ma Bernie, beh, Bernie è un altro paio di maniche…-
Ve l’ho già detto che odio stare al centro dell’attenzione? Sì, l’ho già detto ma nessuno lo capisce e quattro paia di occhi puntati contro non aiutano certo a superare l’imbarazzo. Che ho che non va?
- Che…-
- I capelli-
- I capelli- Ripeto, allibita.
- Troppo ricci-
- E troppo lunghi-
No, no, no! Nossignore, c’ho messo una vita a farmeli allungare, col cacchio che me lo faccio tagliare, col cacchio! Dovranno passare sul mio cadavere.
 
 
Due giorni dopo, ormai, sempre a Londra
 
- Sarete affiancati da una personal stylist, oltretutto-
Chissene importa! Sono rimasta al “ti devi tagliare i capelli”, ho il broncio e non ho la minima voglia di togliermelo dalla faccia.
- E’ conosciuta a livello internazionale, molte star si fanno vestire da lei-
Per quanto mi riguarda può anche essere la reincarnazione di Versace, ma io i capelli non me li taglio e questo è un dato di fatto.
- La incontrerete domani, sono sicuro che farà un ottimo lavoro. Dicono che la Kidman sia entusiasta…-
CHI?
Rimango del parere che dovranno passare sul mio cadavere: i capelli non li taglio.
 
Quando la vedo arrivare, quasi stento a riconoscerla.
E’ visibilmente dimagrita, l’ovale scarno del viso ha preso il posto delle rotondità infantili, ma c’è un qualcosa di estremamente femminile e sensuale nella nuova sicurezza che la riveste. Se non fosse per il broncio incazzoso e un po’ malinconico disegnato sulle labbra avrei benissimo potuto giurare che, no, lei non è Berenice, la scimmia urlatrice, la pazza bisbetica innamorata di uno dei miei migliori amici.
- Bernie, Dio, guardati! Sei stupenda!-
Mi alzo, spalancando le braccia e lasciando che lei ci si fiondi come un’assetata in un ruscello. Affonda il viso sul mio petto e mi stringe, come se dovesse fare scorta del mio calore e della mia presenza, senza paure o remore. Emana una sicurezza e una serenità che non le avevo mai sentito addosso, ma è così bello riaverla qui, così diversa eppure ancora così lei che mi si stringe il cuore dalla nostalgia: sono contento sia tornata.
- Luke- Piagnucola, ancora allacciata a me – Non sai…-
- Infatti, non so. Sediamoci e racconta. Ti ho ordinato un caffè, nero, va bene?-
Annuisce, sedendosi vicino a me e prendendomi una mano – Ehi, scimmietta, che c’è?-
- Che c’è!?- Esclama stupita, togliendosi gli occhiali da sole e spalancando gli occhi, shockata – Guarda! Guarda i miei capelli, i miei bellissimi, riccissimi capelli!-
 
- Su, su, bambina! Non si piange. Zia Sue è la migliore, sarai bellissima con questo nuovo taglio.
Sto singhiozzando, non pensavo fosse umanamente possibile, ma sto frignando come una di cinque anni mentre la cara zia Sue, possa tu morire dolorosamente, mi sta praticamente tosando come una pecora.
Taglia, taglia, taglia, ma che se taglia vorrei sapere io. Cadono, vedo ciocche intere cadere ai miei piedi e faccio il madornale errore di abbassare lo sguardo per ammirare l’ecatombe.
E’ uno sfacelo, un campo di battaglia.
E inizio a urlare!
 
Allungo una mano e le tocco la pelle del collo, totalmente scoperta fino alla radice sotto la nuca.
Un caschetto cortissimo che le mette in risalto il volto e gli occhi che sembrano molto più grandi e azzurri. Se non fosse Bernie e non stessi cercando di farla rimettere con l’idiota, penso che, molto probabilmente, cadrei ai suoi piedi, innamorato.
- Stai benissimo, Bernie, sul serio. Corto è sexy-
Mi fulmina con lo sguardo, tentata di prendere il cucchiaino del caffè per ficcarmelo ripetutamente nell’occhio; rido della sua buffissima espressione e le passo una mano tra i cortissimi capelli, arruffandoglieli.
- Morto è divertente- Ribatte, senza riuscire a frenare una smorfia di divertimento. Sì, è proprio lei, per quanto sia cresciuta, è sempre la simpatica scimmietta di un tempo.
- Mi sei mancato-
- Non è vero-
- Certo che è vero, altrimenti non lo direi… come stai?- Chiede, poggiando il capo sulla mia spalla e stringendomi un braccio, evidentemente bisognosa di calore.
- Stanco e stressato. Sull’orlo della crisi di nervi, direi, ma non mi posso lamentare. Tra poco si ricomincia a pieno ritmo, ma non mi lamento. Più quei divi da strapazzo sono impegnati, meno tempo hanno per lagnarsi e rompermi l’anima-
Bernie ridacchia, ma un’ombra scura le corre sul viso, facendole piegare le labbra all’ingiù, malinconica. Il pensiero di Tom deve essersi incagliato nei suoi pensieri e questo mi dà l’opportunità di intavolare il discorso, cogliendola in un momento di debolezza. Emma ha detto che il piano è operativo, pertanto, sono pronto ad aprire le danze.
- Glielo hai detto che tornavi?- Non c’è bisogno di specificare il soggetto, dal singhiozzo quasi spaventato di Bernie so perfettamente che ha capito di chi si sta parlando. Mi guarda, terrorizzata a morte, colpita dolorosamente in pieno: lei non ha peli sulla lingua e con lei posso fare altrettanto anche io.
- Luke…-
- No, vero?- La interrompo, lanciandole un’occhiata di rimprovero che le fa abbassare il capo con aria contrita.
- Luke, è finita. Per quanto sia ancora fottutamente fregata per Tom, non credo sia una buona idea rivangare il passato: devo cercare di andare avanti. Ho già chiuso una porta, con il lavoro, adesso è tempo di chiuderne e aprirne un’altra in amore…-
- Cazzate!- Bercio, inviperito. Dovrò scrivere ad Emma, altro che più malleabile, sembra quasi come se quei due si siano messi d’accordo sulla linea di condotta da seguire: due idioti innamorati e impauriti, ecco cosa!
- Non è vero, sono seria. Ho visto i giornali, parlano di storie, frequentazioni. E’ evidente che di me, tutto sommato, non gli interessasse granchè: del resto è stato lui a voler chiudere. Mi sono rotta di dover subire e di mettermi supina con gli uomini. Ha voluto tagliare i contatti, perfetto, non sono tenuta a metterlo al corrente della mia vita…-
E’ arrabbiata, lo posso capire; ha paura, comprensibile; è orgogliosa, troppo e stupidamente, ma altrimenti non sarebbe Bernie.
- Bernie-
- Ti prego, Luke…-
- Ascoltami- Dico, mettendole un dito sulle labbra – Tom è ed è stato un idiota. Capisco che tu sia arrabbiata perché reputi non abbia lottato per te, ma, ripeto, Tom è deficiente e per quanto voglia fare l’uomo di mondo ha una paura bestiale di essere abbandonato, di nuovo. Ha messo le mani avanti, ha sbagliato, non lo metto in dubbio però…-
- Però un corno! Hai ragione, non ha fatto un cazzo per me. Io lo avrei aspettato, ci sarei stata comunque, sarei rimasta con lui anche se a chilometri di distanza l’uno dall’altra, ero pronta ad assumermi questo peso perché lo amavo! E lui? No, lui no. Maschilista e sessista, ecco cosa! Comprendo i suoi traumi infantili, ma non devono essere una scusa: non è giusto che paghi per gli errori di altri. Se poi ha pensato anche solo che lo potessi abbandonare e che non ce la facessi, beh, data la sua alta considerazione di me allora che si fotta! Sì, che si fotta accidenti a lui! Le paure si superano, per amore io l’ho fatto… perché lui no? Perché?-
Ha le lacrime agli occhi, sapevo che ci era rimasta male ma pensavo che almeno un poco l’acredine si fosse sopita… invece no, accidenti, invece no! Tom, che cosa hai combinato?
- E l’hai detto a lui?-
- Cosa?-
- Che lo amavi?-
Silenzio e qui crolla il castello di carte. E’ vero che Tom è idiota ma pure lei non ci scherza.
- No, non mi pareva il caso. In realtà ho provato, ma… non so, non credo voleva che glielo dicessi. Speravo capisse…-
- Dai, Bernie, siamo uomini! Noi non capiamo, vogliamo che le cose ce le diciate chiare e tonde…-
- Sì, lo so. Vogliamo continuare sulla strada “sei stata una cogliona” oppure cambiamo discorso?-
Sbuffo, alzando gli occhi al cielo. Odio le persone testarde, le odio: Luke pensa alla lavanda, pensa a enormi distese di lavanda. Lavanda è la chiave!
- Va bene, ma non finisce qui…-
- Lo so bene, domani devo incontrare Emma… cosa pensi mi dirà?-
Ridiamo all’unisono, decidendo, tacitamente, che per il momento possiamo passare ad argomenti più lieti, alle novità e al futuro fatto di belle cose e nuove prospettive. Sono molto curioso di sapere del suo nuovo lavoro…
- Dimmi un po’… Channel 4, eh!? Quando diventerai la nuova David Lettermann di Gran Bretagna ricordati di me: mi farebbe piacere essere il tuo agente-
- Non sfottere- Ridacchia, dandomi una spintarella affettuosa e fintamente risentita.
- Sono serio. Sai quanto ci divertiremmo?-
- Sì, sarebbe assai spassosa la cosa. Per ora, però, spero di sopravvivere: sono terrorizzata-
- Sarai fantastica e tutti vorranno i tuoi capelli… e anche il tuo nuovo look! Bernie, sembri uscita da una passerella di Milano-
Con mia immensa sorpresa, la scimmietta spalanca gli occhi e si nasconde il viso tra le mani, scuotendo vigorosamente la testa, cantilenando ripetutamente “no, no, no” neanche fosse artistica, iniziando addirittura a tremare.
- Bernie, che succede?- Chiedo accorato e spaventato.
Lo sguardo disperato che mi lancia mi mette sul chi vive, spaventandomi. Cos’è successo di così grave?
- Perché?-
- Cosa perché? Berenice, esigo che tu mi parli-
- Perché me l’hai ricordato?-
- Cosa?-
 
Sono ancora sconvolta. L’unica cosa che voglio è tornare a casa, chiamare mamma e papà e piangere tutte le mie lacrime avvolta in una copertona, rimpinzandomi di cioccolata (extra-fondente, sono magra e voglio rimanerci).
Invece no, assolutamente no.
Jack e io stiamo pazientemente aspettando la nostra futura stylist, entrambi molto scossi e risentiti. Anche lui ha pianto, odia i colpi di sole e i suoi capelli schiariti, insomma, ci siamo consolati a vicenda: come si dice “mal comune, mezzo gaudio”.
- Giuro, giuro su Tina Turner che me la pagano! Non c’era sul contratto, non c’era! Neanche dovessimo partecipare agli Hunger Games eccheccacchio!-
Mi volto, piacevolmente colpita – Non dirmi che anche tu…-
- Ho letto tutti i libri, scritto fanfiction e adoro Gale e poi…-
- Jennifer Lawrence è la mia attrice preferita-
Lo diciamo in coro e, dopo neanche mezzo minuto, ci troviamo abbracciati, ridendo e piangendo insieme, quasi avessimo ritrovato il gemello smarrito alla nascita. Che bello!
- Tesoro caro, se non mi piacessero gli uomini, giuro, giuro su Tina Turner che ti sposerei all’istante-
- Anche io se non avessimo gli stessi gusti sessuali!-
Ridiamo ed è così piacevolmente meraviglioso avere questa alchimia tra di noi…
Davvero, non vedo l’ora di poterci lavorare, so che ci divertiremo da morire!
Quando sentiamo un rumore di passi, entrambi saltiamo sul posto. Un chiacchiericcio assordante e concitato si spande per il corridoio, seguito da una serie di suoni che mi ricordano pericolosamente le parate militari naziste viste e riviste su History Channel.
Jack e io ci guardiamo, scossi e intimoriti, non ancora completamente ripresi dagli ultimi eventi. Ci aspettiamo il peggio.
Un nutrito gruppo di persone svolta l’angolo, sembra una mandria di bufali imbizzarriti; hanno tutti un taccuino in mano e il volto terrorizzato, quasi ci trovassimo al tempo dell’Unione Sovietica durante la Grande Epurazione di Stalin.
- Cynthia!-
Pelle d’oca…
- Cynthia, voglio quei campioni all’istante-
No, ti prego, no: gli incubi durante la veglia no.
- Oh, eccoli. Dio, sarà una fatica immensa… sembrano dei campagnoli e… TU!-
 
Luke sbotta a ridere, facendo voltare tutti.
Ha le lacrime agli occhi, ma se continua così le lacrime gliele faccio venire io, di dolore però.
- Cazzo ti ridi, eh? Cazzo ridi dico io! Di tutte le personal stylist del mondo proprio “Pol Pot in gonnella” mi doveva capitare- Sbotto affranta, prendendomi la testa tra le mani.
Liz, la SS rediviva Liz, Liz la più grande stronza del mondo!
- Ahah, non ci posso credere, ahahah… davvero “chi non muore si rivedere”-
- Luke, se continui così morirai e sta sicuro che non rivedrai più nessuno, è una promessa. Lo sapevo che dovevo rimanere a New York, lo sapevo. Che ho fatto di male? Dimmelo, cosa?-
- Te l’ho già detto che sei uno spasso?-
Sguardo alla “non sei simpatico” e istinto omicida che grida prepotentemente al massacro – Sono contenta di averti fatto divertire-
Ci alziamo entrambi, il tempo è finito e ci dobbiamo salutare.
Mi ha fatto veramente piacere vederlo e non vedo l’ora di poter passare ancora del tempo con lui, malgrado sia consapevole del fatto che tirerà fuori, ogni volta, l’argomento Tom. Non oso immaginare come sarà rivedere Emma, sperando vivamente non mi incastri portando il fratello con sé. Tra capelli e Liz non sono molto propensa alla diplomazia.
- Fatti sentire Bernie. Magari potremmo uscire anche con Emma-
- Una splendida idea-
Ci abbracciamo e baciamo, contenti di esserci ritrovati.
Le direzioni che prendiamo sono opposte: lui ha un appuntamento, io devo andare a registrare il primo dei tre spot che vogliono mandare in onda. Pensavo di essere una giornalista, non un’attrice.
Basta! Basta pensare agli attori, basta Tom! Bernie, te lo devi togliere dalla testa, tabula rasa e sospendi il giudizio: futuro, futuro, futuro!
- Ah, Bernie- Grida Luke, come se si fosse dimenticato qualcosa.
Mi blocco e mi giro, invitandolo con un cenno del capo a parlare, senza avvicinarmi.
- Tom non ti ha dimenticata. E’ ancora totalmente e fottutamente innamorato di te, deve solo ricordarselo-
Già e io sono incondizionatamente e ancora tremendamente fragata e fottuta. Thomas William Hiddleston: ti odio!
 
  
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