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Autore: Eylis    07/11/2008    1 recensioni
L’uomo si strinse nel proprio cappotto chiaro, ne rialzò per bene il bavero e si calcò il cappello in testa. Nessuno sapeva scorgerne lo sguardo dal colore indefinibile, ma a nessuno realmente importava. Erano in pochi che osavano avvicinarsi a quella mesta creatura. Eppure una sorta di leggenda diceva che coloro che avevano avuto questo ardire avevano udito storie di grande saggezza pronunciate dalle sue labbra screpolate ma gentili. Quella notte una persona avrebbe avuto questa dolce fortuna, una sola ragazza che, fuggita dal proprio villaggio, si era avventurata nella foresta illuminata debolmente dalla luna ed aveva incontrato quell’uomo. L’uomo che tutti chiamavano Lupo a causa della sua natura tanto schiva, misteriosa e selvatica.
[...]

Una ragazza, sperduta e lontana da casa, incontra in una foresta un uomo misterioso. Il freddo e le sue premure la convinceranno a seguirlo in una caverna, la sua casa, dove ascolterà parole che dicono di storie e leggende… O forse d’altro? Una raccolta di racconti che narrano di lupi e sentimenti rischiarati dalla luna…
Questa storia si è classificata prima al concorso "Lupus in fabula" indetto da Writers Arena
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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2. Melea

“C’era una volta un bambino, un ragazzino dolce e sincero dal sorriso sempre solare. Viveva con la sua famiglia ai margini di un vecchio paese, e trascorreva le sue giornate giocando e scherzando con la sorellina ed i tre fratelli poco più grandi di lui. I loro genitori erano severi ma buoni, e li crescevano con modestia e saggezza. Purtroppo il padre di questa famiglia doveva spesso assentarsi per lavoro, ed era lontano da casa per lunghi periodi, a volte anche per interi mesi. I bambini erano sempre addolorati quando egli doveva partire, ma sapevano che al suo ritorno le sue tasche sarebbero state colme di dolci chicche per loro. Così ogni volta gli si raccomandavano di non dimenticare i dolcetti a loro preferiti, lo salutavano con un bacio e lo seguivano fino ai margini della foresta, per poi vederlo scomparire tra gli alberi che celavano il sentiero alla loro vista. Solo quando nemmeno il suono degli zoccoli del cavallo era più percepibile i ragazzi tornavano a casa ed abbracciavano la loro madre, chiedendole di raccontare loro una fiaba.”

“Era inverno quando il padre partì nuovamente per un viaggio. Promise alla moglie Melea ed ai figli che sarebbe stato lontano solamente per due settimane, così da poter trascorrere con loro il Natale. Il bambino ed i fratelli già avevano iniziato a sognare i regali che avrebbero trovato sotto il grande albero nel loro salotto, e scongiurarono il padre di portare loro qualcosa di speciale. Egli giurò che li avrebbe accontentati, e dopo aver salutato la moglie con un bacio partì. Quella fu l’ultima volta che il bambino poté vedere quella figura forte e gentile allontanarsi nella foresta.”

“Solamente qualche giorno più tardi una donna bussò alla porta della casa del bambino e della sua famiglia. Venne ad aprire la madre, che le chiese cosa volesse.
- Melea, corri! Sta arrivando un messaggero dalla foresta, e sta cercando te! -
- Ma per quale motivo? Chi potrebbe avere qualcosa da comunicarmi in questo modo? -
- Non te lo so dire, ma mi hanno riferito che ha un’aria funesta e veste di un mantello nero. - Melea fu colta da un’improvvisa paura e corse fuori, diretta verso il sentiero della foresta. Il bambino ed i fratelli tentarono di seguirla, ma la donna che era arrivata nella casa per dare quella notizia li trattenne costringendoli ad aspettare.”

“Melea corse fino ai margini della foresta, dove incontrò il messaggero. Questi nel vederla si fermò e scese da cavallo avvicinandosi alla donna con sguardo serio.
- È lei la moglie del signor Preston? - Melea annuì.
- Sì, sono io. Mi dica, come conosce mio marito? L’ha visto? Come sta? È partito pochi giorni or sono, ma ci ha promesso che per Natale sarebbe tornato… - Nonostante quelle parole che tentavano di essere colme di speranza il messaggero lesse chiaramente nella voce della donna quella paura che già la dominava, e sapeva che ella non aveva torto. Il proprio abito scuro portava cattive nuove. Per questo le prese le mani con delicatezza.
- Mia signora, in realtà io non conoscevo suo marito. Ho avuto solamente la fortuna di incontrarlo una volta, ed è stato lui a mandarmi da voi. Voleva che sapeste che… che voi siete rimasta sempre nel suo cuore, e che la sua anima pregherà per voi. - Melea emise un grido strozzato.
- No, no… non è… non è possibile… -
- Sono dolente, signora Preston, è stato un brutto incidente… - La donna urlò con quanto fiato aveva in corpo e con uno strattone si liberò da quella stretta gentile che in quel momento le pareva una morsa crudele. Iniziò a correre senza neppure guardare dove stava andando, senza curarsi della direzione né del terreno impervio. Ma i suoi piedi incontrarono presto una sottile, trasparente lastra di ghiaccio che l’inverno aveva creato da una pozza d’acqua. Colta di sorpresa Melea perse la presa sul terreno, scivolò e cadde a terra battendo la testa sui massi che segnavano il sentiero.”

“I figli della famiglia Preston si trovarono in un sol giorno orfani di padre e costretti ad accudire la madre malata. A causa del colpo infatti, o forse del dolore, Melea aveva perso la ragione. Non era più in grado di riconoscere chi le stava attorno, inveiva contro i suoi stessi figli e trascorreva le proprie giornate a ninnarsi dondolandosi avanti ed indietro e farneticando di strani, fantastici mondi. I fratelli del bambino, in poco tempo, iniziarono a litigare sempre più spesso fra di loro, accusandosi a vicenda di quanto era successo. Tutti sapevano che nessuno aveva colpa di quei fatti, ma la loro angoscia e la tensione che si era generata nella casa erano tali che i ragazzi solo in quel modo riuscivano ad estrarre dal loro cuore la rabbia che vi era insita. Il bambino invece, quel ragazzino un tempo tanto solare, spesso prendeva per mano la sorellina e correva nel bosco. Saliva su di un masso, faceva sdraiare la sorella perché gli poggiasse il capo in grembo, ed assieme ascoltavano a lungo il silenzio della foresta. Era un luogo popolato dai lupi, ma al loro arrivo non un solo lamento si udiva più: sembrava che le bestie volessero rispettare il loro dolore. Dovette trascorrere un lungo tempo prima che il bambino riuscisse a chiudere dentro di sé quel male. Ma a volte, quando ormai cresciuto la sera si affacciava alla finestra della propria camera ed osservava la notte, gli pareva che la luna volesse colmare per lui quel vuoto orribile. Come se cantasse, in onore al suo pianto lontano, per mitigare quella tristezza che a volte non riusciva ad impedire di affacciarsi sul suo volto.”


“Perché mi racconti queste storie, Ted?” L’uomo si riscosse dai pensieri che avevano accompagnato la fine delle sue parole e posò nuovamente lo sguardo su Cosette. Povera ragazzina, lontana da casa per chissà quale motivo, ancora così ingenua eppure già avvolta da un’aria malinconica. La voce gli si fece rude, e le rispose con malgarbo.
“Perché spero di insegnarti qualcosa, ecco perché. Ora taci e ascolta, ho ancora un racconto per te.”

  
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