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Autore: Viviane Danglars    07/11/2008    6 recensioni
Ichigo è un investigatore, ha un cliente e un “caso” da risolvere.
Non è pulito, non è delicato e non finisce bene.
[ Respirò a fondo nell’aria ancora fresca della mattina, senza aprire gli occhi. Non ne aveva bisogno per visualizzare il luogo dove si trovava; sapeva com’era fatta la ringhiera di ferro che sentiva premergli, fredda, contro le reni. E sapeva che, sotto di lui, c’erano numerosi piani e poi soltanto l’asfalto, non liscio né propriamente grigio, ma sicuramente duro.
Numerosi piani di poveracci e disperati, prostitute e drogati, ubriaconi e malati e, sopra di loro, lui: Renji Abarai, con i suoi tatuaggi, le mani robuste infilate nelle tasche, la maglietta lisa che profumava della lavanderia di Momo e i capelli rossi raccolti in una coda spettinata.
]
~ [Liberamente ispirato al film Million Dollar Hotel.]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Renji Abarai
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo terzo.
Doll parts




[ I want to be the girl with the most cake -
he only loves those things because he loves to see them break;
I fake it so real, I am beyond fake -
and someday, you will ache like I ache ]


Byakuya si svegliò di soprassalto, e prima ancora di realizzare dove si trovasse o che ore fossero, ebbe la consapevolezza che quello era un risveglio del tipo che aveva sperato di non sperimentare mai più.
Spostò lo sguardo sul letto di fianco a sé, cercando di calmare il respiro e di mettere ordine nei pensieri. Si aspettava di vedere sua moglie sveglia, seduta con la schiena contro il cuscino; si aspettava che l’avesse svegliato per chiedergli qualcosa, per dirgli che non stava bene, che non riusciva a respirare o che aveva avuto un incubo.
Vestirsi, prendere la macchina, andare in ospedale. E poi la notte in corsia, i caffè al distributore, e il giorno dopo al lavoro…
Sì, si disse mentalmente, poteva farlo anche questa volta. Ce l’avrebbe fatta.
Ma Hisana non era lì e non lo aveva svegliato. Non doveva andare da nessuna parte. Era stato solo un sogno.
I pochi minuti che gli erano serviti per calmarsi avevano cancellato quasi tutti i dettagli di quel sogno; era rimasta, però, una sensazione di malessere e angoscia così forte che non se ne sarebbe andata neppure dopo giorni. Byakuya si portò una mano al viso e posò la fronte sul polso, chiudendo gli occhi e cancellando per un momento l’immagine della sua grande stanza da letto, elegante, ordinata e vuota.
Aveva sognato Hisana, e nel sogno c’era qualcosa di sbagliatissimo. Sapeva cos’era. Subito dopo che Hisana era morta, faceva quel sogno praticamente ogni notte.
Hisana gli aveva chiesto di ritrovare Rukia. La ragazza era scappata proprio pochi giorni prima che Hisana morisse – Byakuya la aveva odiata, per aver fatto preoccupare la sorella più di quanto non lo fosse già – e fino al momento di esalare l’ultimo respiro, tutto ciò che Hisana aveva ripetuto era stato che lui doveva ritrovarla, che doveva salvarla. Byakuya aveva promesso; avrebbe promesso qualsiasi cosa. Aveva sperato di tranquillizzare Hisana, di farla stare meglio; aveva sperato che se avesse ritrovato Rukia in fretta, questo avrebbe velocizzato la guarigione. Perciò si era rivolto alla polizia, ma avrebbe dovuto immaginare che sarebbe stato inutile; non avevano risolto nulla.
E nel frattempo Hisana era morta.
Era morta invocando la sorellina e Byakuya non era nemmeno sicuro che lei si fosse accorta di lui, della mano che le aveva tenuto per tutto il tempo.
Anche per questo motivo, odiava Rukia.
E il senso di colpa tornava a visitarlo nei sogni, sotto le spoglie di sua moglie che arrancava su ginocchia e gomiti sanguinanti soltanto per ricordargli di trovare la sorella. La piccola, egoista, ingrata sorella.
Già una volta, agli inizi del suo matrimonio, Byakuya aveva dovuto cercare Rukia. Le loro strade si erano divise, aveva spiegato Hisana, quando entrambe vivevano nella povertà; ora che lei ne era uscita, voleva aiutare anche la sorellina. Così l’avevano trovata e salvata da una vita di stenti per la strada, e aveva abitato con loro per cinque anni – ed era questo il modo in cui li aveva ringraziati…
Byakuya riaprì gli occhi. Non riusciva a respirare, in quella stanza; si alzò e andò ad aprire la porta finestra. L’aria entrò subito, fredda, e lui la respirò con gratitudine.
La città era illuminata e viva, sotto di lui, persino nel pieno della notte; e Rukia era lì, da qualche parte.
Presto la avrebbero trovata, si disse. E quell’incubo, i suoi incubi, sarebbero finiti.


Nanao avrebbe dovuto sentirselo, che quella giornata sarebbe stata orribile. Perché aveva fatto colazione senza averne sentore? Come aveva potuto non presagirlo?
Una volta, quando era segretaria nello studio d’avvocato più rinomato di Tokyo, le cose se le sentiva sempre. I suoi capi la consultavano, persino, per sapere cosa ne pensasse: dietro ai suoi occhialini sottili, lei sapeva tutto.
- Che ti pare di questo cliente, Ise? -
- Sta mentendo. E’ colpevole. Ci metteremmo nei guai difendendolo… -
Non sbagliava mai.
Certo che, neppure la mattina in cui la moglie del suo diretto superiore aveva scoperto la loro relazione e lui l’aveva licenziata, Nanao aveva presentito nulla. Forse il suo sesto senso falliva proprio nelle situazioni più gravi.
- So che è qui. -
Nanao si riscosse dai suoi pensieri sempre più disperati e sospirò profondamente, sollevando di nuovo lo sguardo sul ragazzo biondo che le stava di fronte, dall’altro lato del bancone della reception.
- E’ possibile, ma se non mi ha detto che aspettava visite… -
In verità Tatsuki le aveva proprio detto espressamente di non lasciarlo salire.
- Be’, non mi aspetta. Ma vorrei vederla comunque. -
Facile a dirsi… quello non mollava.
- Ascolti, davvero… mi dispiace, ma… -
Shunsui scelse quel momento per entrare rumorosamente nel gabbiotto, spalancando la porta e facendoli sobbalzare entrambi. Li fissò per un istante con uno sguardo che strinse il cuore di Nanao. Ogni mattina era sempre peggio.
- Qual è il problema? – tagliò corto l’uomo con voce rauca.
- Io… - iniziò il ragazzo. La sua espressione, che Nanao aveva sempre trovato un po’ strana – come se fosse addolorato per qualcosa – si fece impercettibilmente tesa.
- Chi sei, “tu”? – chiese Shunsui, avvicinandosi in tutta la sua statura.
- Kira… Izuru… - balbettò il ragazzo, sollevando lo sguardo.
- E cos’è che vuoi? -
- Ecco, è già venuto alcune volte – tentò di intervenire Nanao, - è un amico di Tatsuki, ma… ecco, io non so se… -
- Ah. – Anche Shunsui era al corrente. – Mi spiace, ma non possiamo dare informazioni. Ed ora togliti dai piedi – concluse, con un gesto della mano, oltrepassando il povero Izuru e andando a sistemarsi sulla sua poltrona.
L’altro sembrò per qualche istante sconcertato, ma non osò ribattere, e sollevò due occhi tristi da ragazzino su Nanao. Per la prima volta lei sentì una piccola punta di senso di colpa verso di lui. – Be’, ecco, se la vedete… ditele che sono passato… -
- Certo – e Nanao tentò di rimediare sorridendogli, per quanto le era possibile. – Lo farò. -
Ma Izuru non parve confortato quando si voltò per andarsene.
- Quante volte ancora dovremo avere a che fare con quello? – borbottò Shunsui, che sembrava decisamente poco toccato dalla scenetta.
- Non demorde… - commentò Nanao, stringendosi nelle spalle.
- Tatsuki potrebbe pensarci da sola, comunque. Perché non lo vuole vedere? -
Nanao scosse ancora la testa. – Non lo so. –
Shunsui non chiese altro, limitandosi ad un roco sbuffo, mentre si calava l’antiquato cappello sugli occhi. Una volta, quando era appena arrivata al Million Dollar Hotel e l’aveva conosciuto, Nanao aveva trovato il dettaglio del cappello molto caratteristico. Gli dava charme, in qualche modo. Allora Shunsui era ancora brillante, galante persino.
Ora il cappello sembrava così patetico.
- I guai non sono finiti... -
Quell’osservazione inaspettata scosse Nanao che sollevò lo sguardo. – Eh? -
- Ecco il nostro investigatore preferito. – Shunsui indicò col pollice verso l’entrata e Nanao si sporse per guardare, irrigidendosi subito dopo. Eccolo là, infatti: Ichigo Kurosaki. Se ne era quasi dimenticata.
- Oh cielo, dov’è Renji? -
- Calma, calma. Sono qui. –
Quando Nanao si voltò, il ragazzo in questione era appoggiato al bancone che poco prima aveva visto l’espressione mortificata di Izuru. Quella mattina aveva legato i capelli in modo particolarmente assurdo, con una specie di treccia parecchio disordinata.
Lui le sorrise e poi sollevò una mano verso Kurosaki.
Nanao sospirò, sollevata, anche perché quando il detective le passò davanti si limitò a rivolgerle un cenno di saluto e si affiancò subito a Renji.
- Divertitevi – li apostrofò Shunsui, che quel giorno doveva essersi alzato davvero male.


- Eccoci qui. -
Erano appena scesi dall’ascensore al quarto piano, il più agibile e di conseguenza l’unico abitato dello stabile. Renji indicò l’ambiente con un gesto vago della destra, come a invitare il suo accompagnatore a guardare pure con agio, ma Ichigo si limitò ad un’occhiata veloce con la quale inquadrò in fretta ciò che c’era da vedere: l’arredamento era del tutto occidentale, tappezzeria scrostata alle pareti, un vecchio tappeto macchiato e bruciacchiato sotto i piedi e lampade che dovevano avere avuto un gusto rétro ed ora erano solo passate di moda. I colori prevalenti, a prima vista, erano il marrone e il colore della penombra.
- Da dove iniziamo? Ah, forse vuoi dare un’occhiata alle camere. -
Ichigo annuì, seguendo l’altro. – In questo piano sono tutte abitate? -
- Tutte quelle che non sono troppo a pezzi. -
- Perciò nessuno di sconosciuto avrebbe potuto occuparne una senza che ve ne accorgeste? -
Renji aprì la propria porta. – Ne dubito. Quelli che passano di qua solo temporaneamente, di solito non ci arrivano neanche al quarto piano. Si fermano in uno di quelli sotto… là è un gran casino, ma per una o due notti può andar bene. -
- E non è “passato” nessuno? – ribadì Ichigo con un’occhiata penetrante.
L’altro si strinse nelle spalle. – Non ci vado tanto spesso, ma ogni tanto Yachiru ci va a giocare. Si sarebbe accorta se ci fosse stato qualcuno. -
- Yachiru? -
- Solo un’altra inquilina. -
Ichigo entrò, guardandosi attorno. La camera di Renji era un vero caos, ma non era stipata e stracolma come la maggior parte delle altre. In fondo, lui viveva da solo e non gli serviva poi molto.
- Capisco… - disse l’investigatore, le mani in tasca, terminando la sua ispezione visiva per posare di nuovo lo sguardo su Renji. Quello dal canto suo era rimasto alla porta con una mano sulla maniglia e un’espressione scettica.
- La tizia che state cercando è per caso nascosta qui da qualche parte e non me ne sono accorto? -
Ichigo sorrise. – No. -
- Ah, per fortuna. – Renji gli fece un cenno con la testa e Ichigo lo seguì di nuovo fuori.
Fecero il giro del piano, e Renji indicò le varie stanze, spiegando a grandi linee lo spiegabile; c’erano cose che non si dovevano dire, perché era meglio che l’altro non le sapesse, e cose che non si potevano dire, perché tanto non avrebbe mai capito.
- Qui vive una giovane coppia… vivono con uno stipendio da fame. E qui… – Indicò con un cenno la stanza di Shinji e Hiyori, ma prima che potesse dire qualcosa la porta si aprì e la stessa Hiyori ne uscì, ciabattando nei suoi sandali troppo grandi – perché in realtà erano del fratello - e strofinandosi un asciugamano sulla testa di capelli biondi.
Si bloccò, vedendoli, e poi li guardò malissimo, anche se quello era pressappoco il suo sguardo standard. I suoi occhi si spostarono dall’uno all’altro per un istante e infine la ragazza chiese, in tono un po’ iroso, come se la cosa fosse uno sgarbo fatto a lei: - Renji. Da quand’è che sei diventato una checca? -
Ichigo non batté ciglio, e Renji dovette ammettere che la cosa gli fece guadagnare punti agli occhi suoi tanto quanto a quelli di Hiyori.
- Chiudi la bocca, cretina. -
- Senti chi parla. - Hiyori gli mostrò la lingua. – E se non è il tuo ragazzo, chi è? -
- Mi chiamo Kurosaki – si presentò Ichigo con nonchalance. L’altra sembrò assottigliare le palpebre come se il nome le dicesse qualcosa. – Ah – disse alla fine. Doveva aver ricordato ciò che Shinji le aveva spiegato. – Perciò sei venuto per fare domande? -
- Esatto… - e Ichigo estrasse ancora la foto. Renji cominciava ad odiarlo, quel pezzetto di carta plastificata, e lo odiò ancora di più quando Hiyori, nel prenderlo, rivolse a lui un impercettibile sguardo esitante subito nascosto dai ciuffi aggressivi dei suoi capelli bagnati.
- Chi hai detto che è? – chiese, rigirandosi la foto tra le mani.
- Non l’ho detto. Si chiama Rukia Kuchiki. Mai vista? -
- Nah. Dovrei? -
- Pare che di recente sia stata da queste parti. –
Hiyori scosse ancora la testa. – Qui ne passa un sacco, di gente strana. -
- Sì, - Ichigo si voltò verso Renji, che si strinse nelle spalle – lo so. –
- Be’, comunque, visto che non ho niente da dirvi, - riprese Hiyori, mettendo avanti un piede come se avesse intenzione di attaccare Renji fisicamente – dimmi una cosa tu: dov’è quel deficiente di mio fratello? -
- Sarà ancora a riparare le tubature nella cucina di Momo. – Renji si strinse nelle spalle.
Hiyori alzò gli occhi al cielo. – E magari si fa anche pagare! Le nostre tubature hanno appena smesso di funzionare! Per fortuna che avevo finito di lavarmi i capelli – e si tirò indispettita una ciocca che le copriva un occhio.
- Che seccatura… - borbottò Renji. Già prevedeva un nuovo giro di lamentele da parte di tutti quelli che si erano rivolti a Shinji e che sarebbero andati a protestare da Nanao… e Nanao poi con chi avrebbe dato di matto, se non lui?
- Puoi dirlo forte. Quell’idiota. Be’, addio a tutti – e Hiyori alzò una mano in segno di saluto, senza preavviso, prima di voltarsi e ciabattare stavolta verso la porta di Momo e Toushiro che avevano appena oltrepassato.
- … Shinji! – sbraitò, spalancandola. Si sentì uno strilletto da parte di Momo e poi una serie di voci concitate. Renji si grattò mestamente una tempia con l’indice.
- Quella era… ? – chiese Ichigo, voltandosi verso il suo Virgilio personale.
- Hiyori… suo fratello si chiama Shinji… è un idraulico – rispose Renji vago.
- E Momo? -
- Te ne stavo parlando prima. Lei e Toushiro hanno ventitré e ventidue anni… -
- Ah, la coppia sposata. – Ichigo era ancora voltato verso la porta dalla quale continuava a udirsi il rumoroso scambio di opinioni di Shinji e Hiyori, e Renji si decise a lasciar perdere le ciance, con un sospiro. – Senti, ti va un caffè? -
- Dove, nella cucina di Momo con l’acqua delle tubature di Shinji? – domandò l’altro divertito.
- No. – Renji indicò l’ascensore. – C’è un bar qua davanti. Un buco, per dirla tutta, ma noi non pretendiamo troppo. -
Ichigo esitò un istante, e qualsiasi espressione amichevole il loro incontro potesse avere acquisito svanì mentre lui si prendeva il tempo per valutare la proposta dell’altro. Renji non era nervoso, ma seccato sì. Quello era un piantagrane, non se lo doveva dimenticare.
- Va bene, andiamo. – Ichigo parve decidersi all’improvviso, e ritornò sui propri passi precedendo Renji. – Non ho fatto colazione. -
Attraversarono la strada senza bisogno di guardare; quando una macchina passava da quelle parti, la si sentiva minuti prima. L’asfalto non era più bagnato, ma era ancora ben lungi dall’assomigliare a quello pulito e liscio delle strade trafficate del centro.
Il bar era anche quello vuoto, come la strada, ad eccezione del vecchio proprietario che stava dietro la cassa e ascoltava la radio.
Renji lo salutò sollevando la mano e chiese due caffè, per poi indicare il tavolo più vicino.
Ichigo tolse la giacca spiegazzata e, come la volta prima, offrì una sigaretta.
- Era previsto nel servizio di accompagnatore che mi offrissi la colazione? – si informò, passando l’accendino.
Renji gli lanciò un’occhiata mentre accendeva la sigaretta. Il fumo non poteva certo peggiorare l’atmosfera già abbastanza appannata del locale. – Chi ha parlato di offrire? -
Ichigo riprese l’accendino. Rise, ma i suoi occhi non accennarono ad addolcirsi.
- Comunque non faccio l’accompagnatore – sottolineò Renji. – Ancora non mi sono ridotto a tanto. -
- Ah, giusto. – Ichigo si strinse nelle spalle. – Scusa. Non intendevo… -
- Lo so, lo so. Tu non ti fidi, vero? -
Il detective corrugò appena la fronte, ricambiando lo sguardo diretto che gli stava rivolgendo l’uomo di fronte a lui.
- Non dovrei? -
- Non rigirare le mie stesse parole. – Renji indicò dietro alla sua spalla, dove si trovavano, in ordine, l’uscita del bar, la strada, e l’Hotel. – Prima, quando eravamo da me, ti ho spiegato che le persone che passano solo per una notte non si fermano in quel piano. Eppure tu hai comunque voluto vedere la mia stanza e poi non hai nemmeno chiesto di fare un salto ai piani di sotto per controllare che non ci fossero tracce del passaggio di qualcuno. Voglio dire, per te sarà uno scherzo verificare se qualcuno è stato lì di recente, no? -
Ichigo sorrise appena. – E come, con la bacchetta magica? -
- Ma che ne so. Avrete i vostri metodi – sbottò Renji, che non aveva voglia di perdere tempo in stronzate.
- Be’. – L’altro annuì. – Hai ragione. Non è che non mi fidi, ma sono convinto che Rukia non sia semplicemente passata di lì all’insaputa di tutti. Qualcuno l’ha aiutata. -
Renji lo fissò in silenzio. Per due, tre secondi. – E chi te lo dice? -
- La mia fonte. -
- Ah, certo. Sempre quella cazzo di fonte. – Il ragazzo esibì un’espressione annoiata. – E già che c’era non ti poteva dire direttamente chi era stato? -
- Evidentemente no. –
- Perciò che progetti di fare? – Renji roteò di nuovo gli occhi, posando lo sguardo su Ichigo. – Una specie di indagine psicologica finché uno di noi non si tradirà? -
- Tu guardi troppi film – lo apostrofò Ichigo.
- Non ne guardo nessuno. -
- Be’, comunque no. Si tratta solo di fare due più due. La realtà è molto meno cervellotica dei telefilm… - concluse Kurosaki, stringendosi nelle spalle.
I caffè arrivarono e Ichigo ringraziò con un cenno l’anziano proprietario, ma lo sguardo di compatimento che gli rivolse quello gli chiarì che simili maniere da ragazzina non erano richieste. Renji buttò giù la sua tazzina in un colpo solo.
- Allora suppongo che rimarrai tra i piedi per un po’. -
In risposta alle sue parole, Ichigo sollevò di nuovo lo sguardo verso di lui. – Tutto il tempo necessario. Però forse potremmo velocizzare il tutto, se tu mi raccontassi un po’ di cose. -
Renji sollevò uno dei sopraccigli tatuati. – Per esempio? -
- Il punto è il quarto piano, giusto? E’ lì che vivete tutti. -
L’altro si limitò ad annuire.
- E quanti siete? -
- Molti vanno e vengono. -
- Quanti? -
- Mah… - Renji distolse lo sguardo, calcolando mentalmente. – Una quindicina. -
- Soltanto? -
- Te l’ho detto. La gente va e viene. Sai, noi si vive così. – Renji gli rivolse un’occhiata provocatoria, come sfidandolo a contraddirlo.
Ichigo lasciò perdere. – Va bene. Allora, cominciamo… c’è qualcuno che potrebbe avere avuto contatti con la Kuchiki, per qualche motivo? -
- Ed io che ne so? – rispose Renji con sincera perplessità.
- C’è qualcuno che ospita spesso esterni? Amici? Parenti? Non avete visto proprio nulla di strano? -
- Nulla di più strano del solito. No – negò Renji per l’ennesima volta, irritato.
Ichigo rimase fermo un attimo, indice e medio ancora puntati contro la superficie sporca del tavolo. – La ragazza che sto cercando ha ventitré anni – si decise alla fine. – E’ una ragazza minuta e piuttosto solitaria. Non ha molti amici. Preferisce stare da sola e sa anche come cavarsela. Ha vissuto da sola in precedenza. Eppure, al Million Dollar Hotel, c’è qualcuno che la conosce e che l’ha aiutata. Chi può essere questa persona? -
- Ti ho già detto per caso che non lo so? – ripeté Renji, le sopracciglia contratte verso il basso.
Ichigo sospirò e chinò la testa, grattandosi distrattamente il capo. – Va bene, va bene. -
- Sei tu quello che indaga, qua. Fa’ il tuo lavoro – lo canzonò Renji, appoggiandosi allo schienale della sua sedia.
- Okay. Allora mi servono dei dati. Hai detto che il ragazzo che abita vicino a te ha ventitré anni… -
- No. – Renji scosse la testa. – Toushiro ne ha ventidue. E’ Momo che ha ventitré anni. -
- Lei ha un anno più di lui? -
- Sì. Si sono sposati quando lui ne aveva venti e lei ventuno. Abitano al Million Dollar Hotel da allora. -
Ichigo aggrottò la fronte. – Circa la stessa età della Kuchiki. Non è possibile che si siano conosciuti a scuola? -
- Non credo, se questa ragazza è di Tokyo. Toushiro e Momo vengono da Osaka – spiegò Renji.
- E come sono finiti qua? – domandò l’altro.
Renji sollevò appena le sopracciglia. – Per cercare lavoro. Una nuova vita. Opportunità, sai quel genere di stronzate? Ecco. – Giocherellava ancora con la sua tazzina, benché l’avesse vuotata da tempo.
- Osaka è una città ricca di opportunità. -
- Sì, ma non era il caso loro. I loro genitori non approvavano il loro matrimonio. A quelli di Momo non piaceva Toushiro, o viceversa, non ne ho idea… ma lui era un piccolo genio. A Osaka aveva avuto qualche buon lavoro appena finita la scuola. A Tokyo erano sicuri di cavarsela. -
- Perché proprio Tokyo? -
- Momo aveva un’amica qui… -
Ichigo sembrava sempre più interessato. – Chi? -
- Non la tua Kuchiki, sta’ sicuro. – Renji gli lanciò un’occhiata seccata. – Rangiku. Sta nella porta dopo la loro. -
- Ah. -
- Sì, lo so, non il genere di amica alla quale ci si appoggerebbe per fare i primi passi in una grande città, vero? – lo precedette Renji divertito.
- Non lo so – ribatté Ichigo neutro.
- Lo so io, - rimediò Renji. – No. Decisamente non il genere di amica. Non so neanche come si conoscessero quelle due… considerando che Rangiku ha dieci anni buoni più di Momo… -
- Cosa fa questa Rangiku? – lo interruppe l’altro.
Renji sorrise appena. – Come preferisci che lo dica? Accompagnatrice? Maitresse? -
- La prostituta – concluse Ichigo.
- La prostituta. In un locale a due isolati da qui che si chiama Nocturne. Credo che avesse ambizioni da ballerina o qualcosa del genere, una volta. – Il ragazzo si strinse nelle spalle.
- E dopo cos’è successo? -
Renji osservò Ichigo, sorpreso. – Dopo cosa? -
- Dopo che Toushiro e Momo sono venuti a Tokyo per farsi aiutare dall’amica Rangiku – chiarì l’altro pazientemente. Si vedeva che stava mettendo assieme tutti i pezzi, meticolosamente, ricostruendo il puzzle in attesa di trovare da qualche parte un posto per Rukia Kuchiki.
- Be’, non è andata proprio così – si corresse Renji, - ma diciamo che Momo contava sul fatto che Rangiku potesse dare loro una mano ad ambientarsi, in caso di necessità. Hanno trovato un appartamentino all’inizio, e Toushiro ha cominciato a cercare un lavoro. -
- E l’ha trovato? – interloquì Ichigo, ma già intuiva la risposta.
- No. Comunque nulla di duraturo. – Lo sguardo di Renji, puntato sul fondo di caffè, si incupì appena. – Sai, le solite cose, molto sveglio ma troppo giovane, non abbastanza qualificato eccetera. I soldi hanno cominciato a scarseggiare. Momo si destreggiava fra vari lavoretti ma anche lei non aveva avuto molta fortuna. Allora sì, hanno chiesto una mano a Rangiku. -
- E lei? -
- Lei? – Renji sbuffò appena, una specie di risata divertita e amara subito soffocata. – Lei ha aiutato Momo a trovare un lavoro. Parliamo di due anni fa, loro non abitavano ancora al Million Dollar Hotel… Rangiku ha fatto un po’ quello che poteva e ha trovato a Momo un posto al Nocturne. -
- Ah. – Questo “ah” era un po’ diverso dagli altri, come se Ichigo già cominciasse a intravedere la fine della storia.
- Doveva essere solo come cameriera, pare… Il locale ha una frequentazione abbastanza ampia, si guadagna bene. Io li ho conosciuti in quel periodo. – Renji continuava a raccontare con voce sempre più monocorde, non propriamente rattristata, ma sicuramente priva della minima traccia del divertimento e del carattere irascibile che aveva mostrato fino a poco prima. – Non so bene come sia andata. Conoscendo Toushiro, avrà fatto di tutto perché Momo lasciasse quel lavoro… o forse lei aveva iniziato di nascosto, non mi ricordo. Comunque sia per un po’ è andato bene. Rangiku aveva tirato un po’ di corde e ottenuto quell’opportunità come un favore da Ichimaru… -
- Ichimaru? – Ichigo parlò di nuovo soltanto per ripetere quel nome, inarcando un sopracciglio.
Renji annuì. – Sì. Gin Ichimaru. Stanno assieme o qualcosa del genere. Lui è in affari con il proprietario del Nocturne, un certo Sousuke Aizen. -
- Questo nome mi dice qualcosa. -
- Non mi stupisce. – Renji si concesse una sfumatura annoiata. – Quell’uomo ha le mani in pasta in un sacco di roba. Ma mi sa che ha anche un mucchio di avvocati, se ti interessa. -
Ichigo alzò istintivamente una mano. – Non mi interessa. Te l’ho detto, mica sono la polizia. -
- Già… - Renji annuì ma lo squadrò ugualmente, scettico. – Comunque, così è andata la cosa. Momo ha lavorato lì per un po’… e poi… -
- Poi? -
- C’è stato quel gran casino. – Renji sospirò. – In parole povere. Per non so quale motivo malato, questo Aizen si era interessato a Momo. O lei a lui, e a lui non costava niente, chi lo sa? Comunque, lei è rimasta incinta. -
Fece una piccola pausa, ma Ichigo non accennò a dire nulla.
- Ha abortito. Ovviamente. Ovviamente ha anche perso quel lavoro. Ora fa la cameriera in una tavola calda in centro. Non guadagna così tanto, ma è meglio di nulla. Toushiro continua a non avere un lavoro. – Renji interruppe la sua successione di frasi, all’improvviso brevi e asciutte. - Tutto qui. -
Per qualche secondo Ichigo non disse nulla. Poi sospirò, passandosi le braccia dietro la testa. - Che brutta storia. -
- Già. -



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Ecco qua, la storia di Shiro e Momo e il lavoro di Rangiku :P
E un inizio all'insegna di Byakuya, che pur essendo il mio amore, non fa una bella figura in questa storia XD
Personalmente, essendo modesta, vi dirò che mi piace un sacco il breve pezzettino di Hiyori, mi sembra abbastanza ic, il che non è facilissimo, con Hiyori.
Se vi interessa, il titolo e la citazione all'inizio del capitolo, oltre ad essere dettati dal mio istinto bislacco, si riferiscono ad Aizen e Momo.

@Rika_fma_lover: Inizio a srotolare i miei intrecci u_u Qualcuno dice che sono sadica con i miei personaggi, ma a me viene molto naturale ^^'' Evidentemente sono davvero sadicah. XD Almeno abbiamo un po' di carne al fuoco.
Non so dirti riguardo all'amore incestuoso, ma diciamo che inserire l'elemento della pazzia di Ulquiorra mi è sembrato utile per rendere "confusi" i sentimenti dei fratelli l'uno per l'altro - in un modo che penso sia inevitabile tra due personaggi come loro. Sono legati e ancor di più lo sono per le difficoltà che hanno affrontato insieme. Grimmjow nella mia idea è piuttosto possessivo, pur volendo far finta di niente. Ulquiorra, che finora abbiamo visto stile bambola, rivelerà il suo carattere poco a poco :P Anche se presto entrerà in scena un altro personaggio, più "importante" a livelli di trama di Grimmjow...

@Ino_Chan: *____* La tua sviolinata filosofica mi è piaciuta un sacco! XD Tra l'altro hai inquadrato perfettamente come vedo i personaggi (allora vuol dire che mi so far capire *_*''), soprattutto il terzetto Tatsuki-Grimm-Ulqui! Significa che la storia funziona, ed è proprio ciò che speravo... mwahaha, e vedrai, ora le cose si complicano, ghghg. xD

@AllegraRagazzaMorta: Sì, è Rukia, sì, non svelo nessun arcano confermando che è lei, e sì, anche io non posso fare a meno di immaginarmeli così. XD Hai colto perfettamente! XD Riguardo a cosa sia esattamente di lei... mia cara, la trama esige riservatezza u_u pazienta! XD
Riguardo a Shiro, non c'è alcun grande mistero; diciamo che penso il suo comportamento si possa capire meglio mano a mano, ma posso anche delucidartelo in via non ufficiale; il punto è semplicemente che Shiro, come sappiamo, è un ragazzino orgoglioso. Anche e soprattutto per la sua età che lo porta a dimostrare di essere all'altezza. Dopo aver letto questo terzo capitolo capirai ancora meglio: non posso non immaginami Shiro profondamente umiliato, e frustrato, dalla situazione nella quale lui e Momo si trovano. Inoltre il suo carattere non mi sembra il più adatto per socializzare con i compagni di sventura, tutto qui :P
(Sì, Renji e Grimmjow non sono fatti per andare d'accordo? XD)
Allora... sì, sono tutti tristi, lo so. ç_ç D'altronde io amo l'angst, mwahah. XD Un paio di informazioni spoiler: no, la teoria non ritirarla (XD) e... sì, tutti i personaggi da te nominati compaiono. u_u Anche se non tutti hanno una grandissima importanza, e un paio compaiono giusto di striscio, ma ci sono. xD

@gatsu92: Grazie :P Spero che la storia continui ad interessarti! XD

@valeriana: Ma grazie, addirittura *_____*'' (il Divino Manga XD) be', come dire, non si sa che fine abbia fatto Rukia, ma la cosa è abbastanza fondamentale per la trama, quindi mi spiace... bocca cucita :P
Vedo che Rangiku riscuote un sacco di solidarietà... ne ha proprio bisogno, poverina u_u''

@momoko89: Sì, anche a me piacciono molto le storie dove un "mistero" si svela poco a poco, ci sono colpi di scena e vari personaggi che ruotano attorno ad una trama centrale. Per questo ho cercato di costruire la fic in questo modo :P Anche se non sono granché brava nelle storie "pseudo-giallo" ma... speriamo bene :P

Wah, ragazzi... ora basta rispondere, vi posto il capitolo ché è più interessante XD Come sempre grazie infinite, e fatemi sapere :P
   
 
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