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Autore: AsfodeloSpirito17662    15/12/2014    3 recensioni
Merlin lo aveva aspettato. Giorni, anni, secoli, completamente da solo. Aveva visto morire tutti coloro a cui aveva voluto bene e non aveva potuto fare niente per evitarlo.
Era rimasto completamente alla mercé di se stesso. Unico custode del suo segreto, unico custode della propria identità, della propria unicità.
Merlin lo aveva aspettato ed alla fine, dopo più di mille anni - Cristo, mille anni! - era impazzito. Aveva dato di matto.
Iniziò a buttarsi quasi consapevolmente, contro i tronchi degli alberi.
Il dolore era giusto. Doveva essere punito. Aveva bisogno, del dolore.
Merlin si era perso, stava radendo al suolo Albion, aveva ucciso delle persone.
Ed era tutta colpa sua.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Drago, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
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SEDICESIMO CAPITOLO

16. Piano B


Child Okeford, 4 agosto 2020

Tarda mattina


Hester venne bruscamente spinta e se non ci fosse stato Charles, davanti a lei, probabilmente sarebbe anche finita faccia a terra.

"Ehi!" esclamò aggressivamente quest'ultimo, voltandosi con modi minacciosi verso il Fomorroh che chiudeva la fila; quello piegò le labbra in un mezzo sorriso derisorio e poi sventolò la pistola avanti ed indietro con falsa pigrizia, facendo segno di continuare a camminare.

"La vecchia ogni tanto perde colpi, bisogna mantenerla sul vivo".

A quelle parole così offensive Charles si fermò e strinse i pugni, piantando gli occhi sul pezzo di stronzo che si era azzardato a pronunciarle; Hester alzò lo sguardo su di lui e gli toccò il braccio in modo lieve: "Charles, lasci perdere. Va tutto bene, proseguiamo" lo esortò carezzevole, ma ferma allo stesso tempo. Lui, irrigiditosi a causa della rabbia, restò fermo sul posto qualche altro lungo istante; lo vedeva negli occhi del Fomorroh, che quegli non aspettava altro che essere provocato. Eppure, in quel momento, Charles, avrebbe dannatamente voluto fare il suo gioco.

Ah, se solo quelle persone non fossero state inconsapevoli vittime di un disegno più grande!

Alla fine sbuffò aria dal naso, ma senza riuscire a far scemare la tensione dalle spalle contratte e poi riprese a camminare. Sentì il Fomorroh dietro di lui esibirsi in una risatina derisoria e Charles cercò di stringere i denti per non cedere alla tentazione di spaccargli la faccia. Non faresti del male al colpevole giusto, pensò, ricordatelo.

Davanti a lui Alecto procedeva in silenzio ed a testa bassa; un altro Fomorroh apriva la fila ed ai lati della stessa vi si erano posizionati in quattro, due per lato. A Charles vennero in mente i criminali nel momento in cui venivano scortati all'interno delle carceri. Nonostante il caldo afoso di quella giornata uggiosa - il cielo era una distesa grigia che si chiudeva su di loro come una cappa -, una brezza lieve gli regalò un fugace sollievo ed i suoi occhi azzurri si sollevarono in alto, inquadrando le modeste ali a membrana del piccolo Drem, che volava sulle loro teste; quando tornò a guardare la nuca di Alecto, si sentì leggermente più tranquillo.

Fino a quel momento, il piano era proceduto come previsto. Dal momento in cui si erano lasciati alle spalle la grotta, dopo essere fuggiti per la prima volta dai Fomorroh, il trio era incappato in altri loro piccoli gruppi più spesso di quanto si fosse aspettato ed infatti, da quando avevano abbandonato Milborne Port, non avevano potuto fare molta strada; all'inizio, in un modo o nell'altro, erano sempre riusciti a seminarli od a nascondere le loro tracce, ma Hester aveva notato che i Fomorroh parevano non avere più interesse nel cercare di ucciderli, anzi. Sembravano volerli fare prigionieri. I suoi sospetti erano stati confermati da una donna che, non appena li aveva individuati, aveva gridato ai suoi simili di catturarli. Anche in quell'occasione, il trio si era dato ad una fuga che aveva avuto del miracoloso - ogni tanto la fortuna sorrideva anche a loro - e dopo aver trovato un attimo di calma, avevano discusso della recente novità.

I Fomorroh erano agli ordini di Emrys e loro avevano bisogno di raggiungere proprio lui. Se quelle creature non avevano più intenzione di ucciderli, ma bensì di catturali, poteva esserci un modo più sicuro e veloce per raggiungere la loro meta? Se si fossero lasciati catturare dai Fomorroh, avrebbero potuto prendere due piccioni con una fava: avrebbero compiuto il resto del viaggio al sicuro e sarebbero certamente stati condotti proprio dove volevano arrivare. Era stata inclusa nel piano anche una certa percentuale di rischio, ma del resto... non lo correvano già tutti i giorni?

Davanti a lui, Alecto si bloccò improvvisamente; perso com'era nei suoi pensieri Charles le finì addosso, ma Hester riuscì a fermarsi in tempo.

"Che cosa ti prende?" la punzecchiò una dei Fomorroh che si trovava alla loro destra; "Continua a camminare, biondina".

Alecto non rispose e fece come le era stato detto, ma Charles notò che si muoveva piuttosto rigidamente.

"Ehi" bisbigliò, cercando di attirare la sua attenzione. "Ehi!"

Alecto si voltò velocemente verso di lui per indirizzargli un'occhiata atterrita e Charles arcuò le sopracciglia, senza avere la più pallida idea di cosa si stesse perdendo.

"Che succede?" tornò a sussurrare, controllando subito dopo di non aver attirato troppo l'attenzione dei loro accompagnatori. La ragazza avanzò ancora qualche passo e poi, voltando la testa quel tanto da sfiorare la spalla con il mento, mormorò: "Stanno arrivando!"

"Cosa? Chi?"

"I draghi!"

"Ehi, voi! Piantatela! Chi vi ha dato il permesso di parlare?"

Charles sgranò gli occhi e proprio come aveva fatto Alecto qualche secondo prima, si fermò improvvisamente; Hester si bloccò accanto a lui con sguardo confuso e lo osservò, cercando di capire cosa stesse succedendo. Lui ricambiò la sua occhiata, ma il Fomorroh che fino a quel momento aveva chiuso la fila, era uno che si spazientiva molto facilmente.

"Non sono previste soste in questa vacanza, quindi ricominciate a camminare o sparerò alle gambe della vecchia, così sarai costretto a trascinarla".

Charles sembrò non sentire una singola parola.

I Fomorroh si chiusero attorno a loro come un cerchio e Drem emise un verso diverso dal solito, che aveva qualcosa di agitato, forse impaurito.

"Stanno arrivando" esclamò il ragazzo, fissando intensamente la sua governante. Lei sgranò gli occhi e li indirizzò immediatamente verso Alecto, che si limitò ad annuire con un pallore sul volto ancor più accentuato del solito. Hester si coprì la bocca con le mani, ma i Fomorroh non ebbero nemmeno il tempo di interrogarli, poiché un ruggito potente squarciò il grigiore del cielo e nello stesso momento, un immenso stormo di uccelli in fuga oscurò la luce del giorno, facendoli cadere in una sorta di crepuscolo; Charles osservò gli animali abbandonare gli alberi in fretta e furia e si accorse anche dei movimenti repentini provenienti dal sottobosco che costeggiava la strada sulla quale stavano camminando. Quando lo stormo di uccelli si fu dileguato però, la percezione della penombra non si attenuò. Drem gorgogliò nuovamente, stavolta con più foga e la volta successiva che il trio alzò gli occhi verso il cielo, poté vedere la sagoma di un enorme drago abbattersi su di loro, le fauci spalancate.

Il primo istinto di Charles fu quello di gridare, ma una dei Fomorroh lo batté sul tempo; senza pensare si voltò velocemente e si gettò su Hester, costringendola a buttarsi a terra, in modo tale da poterla proteggere con il suo corpo.

"Charles, no!" gridò la donna, cercando di divincolarsi. Uno dei Fomorroh si frappose tra loro ed il drago, alzando le braccia in aria.

"FERMO!" gridò, privo di timore per la morte od il dolore. "LUI LI VUOLE VIVI!"

Al contrario dei Fomorroh, i draghi potevano chiaramente percepire che l'anima racchiusa nel corpo di Charles era esattamente quella di colui che, oramai da settimane, andavano continuamente cercando. Ed il loro padrone aveva ordinato di uccidere Re Arthur, non di catturarlo vivo.

Charles doveva morire lì, in quel momento.

Il drago sbuffò un'intensa vampata di aria calda dalle narici, che precedette una robusta fiammata luminosa, ardente, viva. Il Fomorroh prese immediatamente fuoco come una miccia e nonostante l'assenza di paura, il dolore lo spinse a lanciare un grido straziante e disumano; Charles avvertì il calore del fuoco sulla schiena e sulle spalle e quando alle grida della creatura si aggiunsero anche quelle di Alecto, capì di stare andando a fuoco anche lui.

Hester, sfoderando una forza insospettabile e sconcertante, lo spinse via da sé e Charles cadde di schiena sull'asfalto; senza nemmeno pensare, l'istinto lo portò a rotolarsi, al fine di spegnere le fiamme. Lì intorno stava succedendo l'inferno: sentiva le grida dei Fomorroh che si stavano gettando contro il drago, il suono delle fiamme crepitanti, i numerosi spari che, insieme al fuoco magico, avevano reso l'aria satura dell'odore di zolfo e bruciato... i ruggiti del drago sconquassavano non solo la terra, ma anche la sua cassa toracica e gli sembrò che il suo cuore vibrasse ad ogni clamore bestiale.

Charles socchiuse gli occhi su un cielo fatto di fumo e cenere e nonostante fosse riuscito a spegnere le fiamme che gli avevano bruciato la t-shirt, avvertì quasi immediatamente un intenso dolore propagarsi lungo tutta la schiena. Non riusciva a muoversi, era come se la pelle si fosse incollata al catrame di cui era fatta la strada sulla quale stava sdraiato. Hester gli fu subito addosso, la fronte contratta dalla preoccupazione e le mani nervose sul suo viso. Lui cercò di mettersi a sedere, di mettere a fuoco la vista, ma aveva gli occhi pieni di lacrime, causate dalla cenere e dal dolore pulsante dell'ustione.

"Charles!" esclamò la donna con pena, come se il solo invocare disperatamente il suo nome potesse cancellare ciò che gli era appena successo. Il drago, intanto, aveva ripreso velocemente quota ed in lontananza, altre due sagome scure si stavano avvicinando; Charles riuscì ad alzare una mano e la poggiò sulla guancia di Hester.

"Sto bene" disse, facendo sibilare le parole tra i denti contratti, "Sto bene".

Lei dovette sforzarsi per capire cosa avesse detto, poiché le grida dei Fomorroh, unite agli scoppi delle fiamme ed al fragore degli spari, avevano reso il momento frenetico come un flash forward. Charles vide Hester gridare il nome di Alecto, ma non riuscì a vedere dove la ragazza si trovasse: per quanto girasse la testa, la maggior parte della situazione gli sarebbe rimasta reclusa se avesse continuato a stare sdraiato.

"Aiutami!" esclamò verso la donna, tentando nuovamente di tirarsi su e lei lo sorresse immediatamente.

"Charles, si deve alzare, dobbiamo metterci al riparo, stanno arrivando altri draghi!" lo pregò lei, il tono di voce urgente ed al tempo stesso tremante. Lui sentì un boato terrificante alle sue spalle e quando cercò di voltarsi per guardare, vide l'ombra del drago incombere su di lui; il cuore smise di battere all'improvviso, arrivandogli praticamente in gola e si coprì la testa con le mani, nel mero ed illogico tentativo di ripararsi.

Con la ferrea la certezza che fosse troppo tardi per tentare di fare qualsiasi cosa... l'attacco non arrivò.

"L'ho ferito!" gridò una dei Fomorroh, con ferocia. C'era riuscita davvero? Charles si costrinse a guardare e scoprì con un confusionario sollievo, misto a trepidazione, che aveva avuto ragione. Tuttavia, nonostante il drago avesse un occhio sanguinante, accadde una cosa strana: il proiettile che aveva perforato la sua retina venne espulso dal bulbo oculare e, tra un lamento e l'altro della creatura, la ferita iniziò a rimarginarsi ad una velocità impressionante; il drago muoveva le zampe e la coda con frenesia, distruggendo e calpestando qualsiasi cosa o persona avesse sotto tiro, mosso dalla rabbia e dal dolore. Charles notò tre Fomorroh distesi per terra completamente immobili e ne notò un quarto gravemente ferito.

"Possono essere uccisi soltanto da un Signore dei Draghi..." sussurrò Hester, ancora inginocchiata di fianco a lui, chiaramente riferita alla bestia. Più in là, al margine della scena, Alecto stringeva tra le braccia un Drem davvero molto impaurito ed aveva un brutto taglio sotto l'attaccatura dei capelli, che le aveva imbrattato la faccia pallida di sangue.

Quando il drago si fu completamente ripreso, Charles tentò con uno slancio disperato di alzarsi in piedi, ma la fitta alla schiena fu tale che per dei terribili, lunghissimi istanti, davanti ai suoi occhi apparvero solo numerose lucine bianche. Quando ricadde indietro, trovò le braccia di Hester pronte a sorreggerlo.

Il drago ruggì in modo mostruosamente assordante, tant'è che le orecchie di Charles iniziarono a fischiare a causa dell'eccessivo rumore; poi non vide più niente, perché si ritrovò schiacciato contro il terreno dal corpo di Hester. Cercò di gridare il suo nome, ma diventato momentaneamente sordo, non riuscì ad udire la propria voce. La situazione era disperata, altri draghi stavano arrivando e lui non sapeva che cosa fare.

Sarebbero morti. Sarebbero morti tutti, lì, in quel momento, su quella strada deserta, imbrattati di sudore e di sangue e di angoscia.

Ma lui non voleva morire.

Aprì di nuovo gli occhi, il peso del corpo di Hester che spingeva la sua schiena dolorante sull'asfalto gli causava delle fitte abominevoli e quando la sua bocca si aprì per implorare Alecto di usare i suoi poteri, di ordinare ai draghi di fermarsi, avvertì un mormorio in lontananza e capì, dopo qualche secondo, di essere lui. L'udito stava tornando.

Le sagome di due draghi sfrecciarono nel cielo sopra di lui e Charles tentò di spostare Hester, di levarsela di dosso, ma non seppe dire se fosse il corpo della donna ad essere diventato improvvisamente pesante come un macigno o se fosse lui ad aver perso le forze. Era come assistere alla vita con il muto inserito. Non lo sopportava, lui aveva bisogno dei suoi sensi, erano tutto! Erano quelli, ad averlo sempre guidato in mezzo ai boschi, a caccia, negli agguati, nelle battaglie... senza i suoi sensi, lui non era niente! Gridò e gridò e gridò ancora, più e più volte, chiamando il nome di Alecto, pregandola di usare le sue capacità di Signora dei Draghi, spronandola ad alzarsi in piedi e di fare qualcosa; non potendo calibrare il tono della sua voce, si ripeté all'infinito, sperando che le sue parole la raggiungessero e che riuscissero a smuoverla un po'. Ad un certo punto il terreno vibrò con forza, come se qualcosa vi fosse caduto sopra pesantemente e Charles restò fermo ed immobile, esattamente come Hester, cercando di intuire cosa diavolo fosse stato. Con una lentezza maledettamente interminabile, i secondi trascorsero come granelli di sabbia incastrati in una clessidra troppo piccola; poi, all'improvviso, il volto insanguinato ed arrossato di Alecto apparve nel suo campo visivo; Charles spostò lo sguardo sulle sue labbra che si muovevano e dopo qualche sforzo, perché lei stava parlando in modo dannatamente veloce, riuscì a captare un mi dispiace.

Anzi, dal momento in cui ebbe capito cos'è che la ragazza stesse dicendo, notò che erano le uniche due parole che stava pronunciando. Una sfilza di mi dispiace.

Charles non capì e corrugò la fronte. Quindi era così... stavano per morire? Non era riuscita a fermare i draghi? Con la confusione dipinta sulla faccia, si accorse con sollievo che il fischio nelle orecchie andava diminuendo sempre più e che la voce di Alecto diventava via via un poco più chiara. Si aspettò di udire le grida dei Fomorroh, seguite ancora dai ruggiti dei draghi, che erano diventati tre!, ma l'unica cosa che lo accolse fu, oltre la voce lontana di Alecto, la sensazione di avere la testa racchiusa dentro una bolla di sapone.

Fu così, che iniziò a sentire di nuovo.

Improvvisamente provò l'urgenza di vedere cosa diavolo stesse succedendo. Subito.

"Hester, spostati, voglio alzarmi!" si sentì esclamare, come se qualcun altro avesse parlato al posto suo. Adesso almeno sapeva di star effettivamente parlando! Cercò di aiutare la donna a sollevarsi ed indirizzò lo sguardo verso Alecto.

"Aiutami un secondo!" le disse, facendo leva sulle braccia. Ma Alecto non lo aiutò.

Lei si coprì la bocca con le mani e dagli occhi enormi, un po' sporgenti e pallidi come ghiaccio, sgorgarono senza preavviso alcune lacrime.

"Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace..."

"Hester, che diavolo hai? Lèvati!"

"...dispiace, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace..."

"Andiamo, Hester! Hester!"

Nonostante l'atroce dolore alla schiena, Charles riuscì con uno sforzo enorme a far rotolare via da sé il pesante corpo di Hester e la prima cosa che fece, fu sospirare di sollievo; la litania soffocata e tremante di Alecto che era lì, accanto a sé, lo raggiungeva come un'inutile confusione, ma del resto, annebbiato com'era dalla temporanea sordità e dal dolore e da tutta quella frenesia, non sarebbe mai stato in grado di focalizzare quali dovessero essere le sue priorità.

Libero di tirarsi su come meglio poté, Charles ruotò il busto quel tanto che bastò per permettergli di vedere che i draghi erano lì, tutti e tre; con le loro mastodontiche moli occupavano tutta la strada e non essendoci spazio sufficiente per stare a terra vicini, si erano messi in fila, uno dietro l'altro. Drem si teneva a debita distanza e li guardava con quella che lui avrebbe definito diffidenza.

I draghi stavano lì, a pochi metri da loro e non stavano cercando di ucciderli.

Quindi Alecto ce l'aveva fatta!

Senza riuscire a nascondere lo stupore e la meraviglia, Charles si voltò a guardarla e scoprì che chiaramente qualcosa non andava. Perché diavolo sta piangendo adesso? pensò, non potendo impedirsi di metterci una certa stizza. Quella ragazza piangeva davvero troppo spesso.

Finalmente si girò verso Hester, in cerca di spiegazioni, ma la donna giaceva ancora a terra nella stessa posizione in cui lui l'aveva fatta scivolare via da sé.

Charles stette seduto a guardarla, perfettamente immobile.

La sua schiena, rivolta verso il cielo, mostrava senza riguardo uno squarcio enorme e profondo; il sangue fuoriuscito dalla ferita le aveva sporcato i capelli mezzi grigi e mezzi biondi, dando loro un'aria appiccicosa.

Gli occhi verdi ed opachi erano aperti sul nulla, la bocca era dischiusa ed imbrattata di un rosso più acceso.

Dallo squarcio che l'aveva dilaniata, la spina dorsale e parte degli organi interni erano ben visibili.

Hester giaceva lì in una posizione innaturale, con l'asfalto che le bucava la pelle del viso morbida e rugosa, una mano tesa verso il suo protetto come a non volerlo lasciare andare.

Charles non si mosse nemmeno allora.


*


Quando la voce di Drem le aveva invaso la testa, avvertendola che gli altri draghi erano in avvicinamento e che la faccenda non sarebbe finita bene, il significato di quelle parole aveva avuto su di lei lo stesso effetto che avrebbe avuto una doccia di acqua congelata. Ignorando la presenza dei Fomorroh, il cui livello di minaccia era passato drasticamente e con meno di mezzo secondo in fondo alla lista delle sue priorità, aveva avvisato Charles del pericolo imminente e lui, a sua volta, l'aveva detto ad Hester. Da quel momento, sapeva soltanto che tutto era sfuggito al suo controllo.

I Fomorroh avevano iniziato a gridare e ad urlare oscenità e poi c'erano stati gli spari, le urla di dolore, l'odore di bruciato, delle fiamme, il rumore del fuoco ed i roboanti ruggiti di una bestia che non aveva avuto il controllo delle sue azioni, perché guidata da un qualcosa che l'aveva costretta ad obbedire e basta. Qualcosa che in quel momento costringeva non solo lei, ma anche altri due esemplari, a stare fermi ed in attesa.

Un triste destino, il loro, alla fine dei conti. Passare da un comandante ad un altro, la prospettiva di essere liberi effimera come un rivolo di fumo.

Eppure, quando Alecto pensò alla pericolosità che quelle bestie rappresentavano ed al modo in cui il movimento frenetico della coda del drago per poco non le aveva spaccato il cranio a metà, si disse che la presenza di qualcuno che potesse domarli era necessaria. Lasciare loro il libero arbitrio sarebbe potuto risultare troppo pericoloso.

Era stato grazie ad un miracolo, l'essere riuscita ad usare le sue capacità di Signora dei Draghi per fermare il loro attacco. Charles era stato quel miracolo, in effetti. Aveva sentito la sua voce che la chiamava, che la implorava di fare qualcosa; aveva percepito la sua disperazione ed il suo dolore, si era lasciata scuotere e toccare dalla sua impotenza.

Proprio quando pensava che sarebbe arrivato il peggio per tutti, aveva gridato con tutto il fiato che aveva potuto far entrare nei suoi polmoni ed aveva loro ordinato, per l'amor di Dio!, di fermarsi, di fermarsi maledizione, che tutto quello non era davvero necessario e non era giusto ed era disumano e crudele e di sangue non ne poteva veramente più.

I draghi - loro, le bestie, i mostri -, improvvisamente avevano smesso di fare qualsiasi cosa; si erano immobilizzati, come cristallizzati in un momento eterno, aspettando che la magia penetrasse nella loro carne, venisse assorbita dai loro muscoli e prendesse possesso dei loro arti. Avevano atteso che il precedente ordine impartito da Emrys venisse sradicato in profondità, in favore di quello più fresco, più recente, impartito da Alecto. La loro nuova padrona.

I draghi le avevano obbedito. Si erano fermati. I Fomorroh, andati tutti incontro a morte certa dal momento che avevano cercato di contrastarli, giacevano in modo disordinato intorno a loro, immobili, morti. Uno di questi aveva Excalibur stretta nel pugno, la spada che era stata loro confiscata al momento della cattura.

Eppure, ancora una volta, quando Alecto guardò in direzione di Charles ed Hester, seppe di essere arrivata nuovamente in ritardo; quando finalmente decideva di fare qualcosa di buono, era sempre troppo tardi: a quel punto aveva già perso le occasioni importanti e le persone importanti.

In quel momento sentì di odiare se stessa con tutte le sue forze, per non aver ancora compreso come poter controllare quel potere che era sempre stato parte integrante della sua natura di strega. Se solo si fosse impegnata di più, se solo avesse chiesto a Drem di più, se solo ci avesse provato di più, se solo fossa stata coraggiosa di più, se solo...!

Ne avrebbe mai fatta una giusta? si chiese, mentre si inginocchiava accanto a Charles, ancora incastrato sotto il corpo immobile e sozzo di sangue di Hester. Farò mai la scelta giusta al momento giusto?

Quanto era stupida. Implorare perdono, vomitare una sequenza infinita di mi dispiace era l'unica cosa che davvero le veniva meglio? Charles faceva bene a non volerla più come amica. Hester aveva fatto bene a trattarla come l'idiota che era. Era stata colpa della sua idiozia, infatti, se era morta. E dopo quello, neanche la diretta grazia degli Dèi le avrebbe potuto far meritare anche uno sputo in faccia da parte di Charles. Si sentì meschina, perché nonostante fosse lui quello ad aver appena subito una perdita, lei non riuscì ad impedirsi di provare delle tremende e dolorose fitte al centro del petto.

Non ho nessun diritto di soffrire così. Sono io la causa di tutti questi mali.

"Avrei dovuto essere io!" singhiozzò, asciugandosi il naso con il dorso della mano. Cercò di ripeterlo ancora, ma il respiro spezzato le impedì di pronunciare qualsiasi altra cosa. Forse era meglio così, forse Charles non voleva nemmeno sentirla, la sua voce irritante e stridula. Né vedere le sue stupide, ipocrite, falsissime lacrime. Questi, infatti, non diede segno nemmeno di averla sentita. Aveva occhi solo per Hester. Aveva occhi solo per lo squarcio che le apriva la schiena e per lo strato di sangue che la ricopriva.

Drem si mosse cautamente, fino a quando non giunse accanto al corpo senza vita dell'ultima guardiana Carrow; avvicinò il muso alla ferita mortale, annusando solo gli Dèi sapevano cosa e poi soffiò(1): schiuse le piccole fauci ed una specie di vapore biancastro accarezzò con delicatezza e grazia l'intero squarcio che spaccava a metà la schiena della donna.

Charles batté le palpebre un paio di volte, gli occhi perfettamente asciutti e privi di qualsiasi segno di coscienza. Alecto sapeva cosa stava accadendo e premette le mani sulla bocca.

Ti prego ti prego ti prego ti prego ti prego ti prego ti prego ti prego ti prego!

Furono i cinque - o dieci? Magari venti...- minuti più lunghi e strazianti della sua vita. Cinque, dieci o venti minuti in cui Drem cercò di riparare l'irreparabile, ma nonostante i suoi sforzi, fu tutto inutile. Hester era morta e non c'era davvero più niente che si potesse fare.

Alecto abbassò la testa e cercò di piangere in silenzio, il cuore di nuovo sprofondato negli abissi dopo una ridicola, breve e rocambolesca risalita, le mani bagnate dalle lacrime e dal moccio e dal sangue che le si era sciolto sulla faccia dopo essere colato dalla ferita alla fronte.

Drem si allontanò da Hester subito dopo e nell'aria immobile, calda, afosa, zampettò dietro Charles, che sembrava aver lasciato solo il suo corpo su quella terra. Anche se aveva gli occhi aperti, pareva essere incosciente ed inconsapevole di ciò che stava accadendo intorno a lui. Drem usò il soffio del drago anche sulle ustioni della sua schiena; al contrario di come era successo con Hester, dopo qualche secondo le sue ferite cominciarono a guarire e nel giro di un paio di minuti, sulla pelle di Charles non era rimasto nemmeno il ricordo del dolore che l'aveva dilaniato così tanto.

Lui, non fece una piega.

Quando fu il turno della fronte di Alecto, lei tentò di tenere Drem lontano da sé. Non voleva essere guarita, non voleva essere graziata, era stanca di essere aiutata e salvata e riportata in un mondo dove riusciva a combinare solo guai. Sapeva di non avere una ferita mortale, ma aveva bisogno di quel dolore. Ne aveva maledettamente bisogno.








NOTE DELL'AUTORE: Ahi. Ahi ahi ahi. Credo che questo sia un capitolo un po' tosto, ma per onor del realismo... sarebbe stato impossibile. Sarebbe stato impossibile che qualcuno non ci lasciasse le penne, ammettiamolo. Avreste preferito che fosse toccato Alecto? Vi aspettavate una cosa del genere? Pensate che abbia gestito male il momento? Ho avuto un'ansia folle nel descrivere il momento della morte di Hester, quindi davvero, davvero mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate, che cosa vi ha trasmesso (sempre che abbiate in effetti avuto qualcosa, da ciò che avete letto). E niente... ci siamo quasi gente. Ve lo assicuro. Avete aspettato, avete sopportato, avete pazientato... vi chiedo di farlo per qualche altro capitolo ancora. Le persone che arriveranno fino alla fine, saranno quelle a cui non piacciono solo storie incentrate sul sesso o che girano esclusivamente attorno allo sviluppo della relazione sentimentale tra personaggi (che poi, diciamocelo, più o meno è sempre la stessa pappa). E comunque, sono questi i lettori che a me piacciono di più :) a lunedì!


Asfo


p.s. Questo capitolo è stato betato da me, perciò se fa più orrore del solito... abbiate pietà.

   
 
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