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Autore: Mrs_Hutcherson    15/12/2014    7 recensioni
E se Peeta non fosse stato depistato? Come sarebbe stato il suo incontro con Katniss dopo essere stato liberato?
Dal testo:
"Affonda il volto tra i miei capelli e quel piccolo gesto mi fa tremare ancora di più. Aspettavo il suo ritorno ansiosa, con la consapevolezza che magari non sarebbe più tornato, che quelle braccia non mi avrebbero più stretto. Ma questo non sta accadendo."
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boggs, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Promise.


"Fare nodi. Fare nodi. Nessuna novità. Fare nodi. Tic-tac. Questo è un orologio Non pensare a Gale. Non pensare a Peeta..."

Haymitch apre la porta della mia unità abitativa qualche minuto prima della mezzanotte.

-Sono tornati. Ci vogliono all'ospedale.- La mia bocca si apre sotto un torrente di domande che lui interrompe con un:- È tutto quello che so.
 
Attraversiamo la Difesa Speciale, nell'ascensore che va un po' di qua e un po' di là, e ancora avanti sino all'ala dell'ospedale.

Quando arriviamo, il posto è nel caos, con i dottori che gridano ordini e i feriti che vengono sospinti in barella lungo i corridoi e nei letti.

Boggs, che sembra un po' stanco ma illeso, trova Haymitch e me.
-Li abbiamo fatti uscire tutti. È stata molto dura, sono morti anche due soldati della squadra.-.

Rimango in silenzio, pensando per un attimo che uno di quei due possa essere il mio migliore amico.

-Non preoccuparti, Gale sta bene.-.

Rilascio un sospiro di sollievo, poi Boggs continua a parlare.

-Non abbiamo fatto in tempo a salvare Enobaria, ma essendo del due la libereranno presto, o almeno così crediamo. Ad ogni modo, Peeta è in fondo al corridoio. Gli effetti del gas stanno svanendo. Dovreste essere lì quando si sveglia.
-.
Peeta.

Vivo e vegeto...
Vegeto magari non tanto, ma è vivo ed è qui.
Lontano da Snow.
In salvo.
Qui. Con me.
Tra un minuto potrò toccarlo. Vedere il suo sorriso. Sentire la sua risata.

Cosa dirò?
Oh, che importa quello che dico? Peeta sarà in estasi qualsiasi cosa io faccia. E comunque è probabile che mi bacerà.

Mi chiedo se farà lo stesso effetto di quegli ultimi baci sulla spiaggia dell'arena, quelli a cui non ho avuto il coraggio di pensare fino a questo momento. Ma la verità è che non penso più a niente: voglio solo vederlo. 

Peeta è già sveglio e sta seduto sulla sponda del letto mentre risponde a qualche domanda dei medici e un'infermiera gli controlla la pressione. Già il suono della sua voce mi manda in tilt. Il tono è leggermente affannato, come se quasi gli mancasse l'aria. Si vede chiaramente che le sue condizioni di salute non sono delle migliori.
Sono comunque delusa che il primo volto che ha visto quando si è svegliato non sia stato il mio, ma adesso lo vede. Mi vede.
Il suo viso, da stressato, stanco, coglie una nuova espressione. Le sue labbra da serrate, diventano dischiuse, gli occhi attenti. Scansa i medici da una parte e io decido finalmente di correre verso di lui con le braccia tese per stringerlo. Le tende anche lui. 
Quello che accade dopo è così intenso che è impossibile da spiegare. Tutto ciò che riesco a sentire sono le sue braccia che mi avvolgono le spalle. E tremiamo, insieme. Peeta, il mio ragazzo del pane, è finalmente al sicuro, con me.
Non posso fare a meno di notare che ha perso ancora più peso dall'ultima intervista che hanno trasmesso, ma la sua stretta è sempre la stessa, salda e forte. Affonda il volto tra i miei capelli e quel piccolo gesto mi fa tremare ancora di più. Aspettavo il suo ritorno ansiosa, con la consapevolezza che magari non sarebbe più tornato, che quelle braccia non mi avrebbero più stretto. Ma questo non sta accadendo.

-Sei vivo, sei vivo...- è tutto ciò che riesco a dire.

Le parole vengono soffocate dalle lacrime, che scendono copiose bagnandomi il viso.

-Sto bene.- sussurra con tono rassicurante. Eppure io continuo a singhiozzare.

Peeta scioglie l'abbraccio e mi guarda con fare preoccupato.

-Katniss- sussurra. Sempre con quella voce. Sperduta, ansiosa. Vorrei provare a rassicurarlo ma so che settimane di tortura hanno danneggiato la sua psicologia. Devo solo dargli tempo. In fondo se gli hanno fatto questo è colpa mia. Tutta colpa mia.

-Peeta scusami, ti ho lasciato da solo, ti ho lasciato da solo in quell'arena!- urlo tra le lacrime.

Peeta mi prende il viso tra le mani.

-Katniss, no. Non è stata colpa tua, lo so.- dice, con tono rassicurante. 

Lo guardo un attimo, poi mi avvicino a lui.

Il mio gesto è veloce, immediato: lascio che la mia bocca incontri la sua.
 Peeta non si ritrae e per risposta mi accarezza la guancia. Le sue labbra sono sempre le stesse, le stesse che ho baciato tante volte e che vorrei baciare ancora e ancora. Quando ci stacchiamo, lo guardo negli occhi e sussurro le parole più sincere che abbia mai detto.

-Mi sei mancato.-. Ed è vero. Mi mancavano le sue braccia, le sue labbra.
Mi mancava lui. Terribilmente.

-Mi sei mancata anche tu.-.

Fa un piccolo sorriso, asciugandomi le lacrime con i pollici. 
Mi mancava anche sentire le sue mani, delicate, profumate di aneto e cannella, sul mio volto. Purtroppo hanno perso il loro odore, anche la loro morbidezza. Ma anche per riavere quelle cose devo dargli tempo. 

-Katniss, grazie.- pronuncia. 
Per tutta risposta, lo abbraccio di nuovo, ancora più forte di prima. Ricambia la stretta e inizia ad accarezzarmi i capelli, dolcemente.
 
Rivolgo lo sguardo verso l'orologio appeso alla parete dell'ospedale.

-La mia era una promessa-.

Peeta discioglie l'abbraccio e guarda l'orologio. Segna la mezzanotte.

"Ci vediamo a mezzanotte" gli avevo detto nell'arena, prima che ci separassero.
Prima che ci portassero lontani l'uno dall'altra. Prima che ci trasformassero in pedine del 13 e di Capitol City. Prima che cambiassero me e torturassero lui. 

Peeta capisce dopo qualche secondo e gli sfugge una piccola risatina.
 La sua risata cristallina. Quanto mi era mancata. 
Rido anche io insieme a lui, di getto. Quando smettiamo, mi mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio e inizia a guardarmi, intensamente. Mi ritrovo a ricambiare quello sguardo allo stesso modo, fissando attentamente i suoi occhi azzurri.
Credo di avere appena capito quanto Peeta sia importante per me. Quanto sia importante la sua vita. Mi rendo conto che non potrei fare a meno di lui.
Sta quasi per darmi un altro bacio, quando Haymitch dà un colpetto di tosse per farsi notare.
 Peeta si gira di scatto verso di lui con fare seccato. Non so se per averci interrotto o per la vista stessa di Haymitch, per niente gradita. In fondo come biasimarlo? Haymitch ci ha mentito. E non può più scusarsi ora.

-Peeta, scusa l'interruzione...- Guarda prima me e poi rivolge di nuovo lo sguardo a lui.

-Volevo solo dirti che mi dispiace.-.

-Non mi servono le tue scuse, Haymitch- risponde Peeta, velocemente.

Il nostro vecchio mentore rimane in silenzio.

-Cosa posso fare per farmi perdonare?- sospira.
 Rispondo io per entrambi.

-Per ora niente. Vorremmo stare da soli, se non ti dispiace.-. 

Peeta mi guarda con fare stranito. Queste non sono parole che avrei detto. Lui non ha mai pensato che io fossi innamorata di lui. E forse non lo sa ancora. Forse non lo so nemmeno io.

-Va bene, "sfortunati amanti", me ne vado.- si congeda così Haymitch. 

Nessuno ci chiamava così da tempo.
Qualche istante dopo, un dottore informa Peeta che deve trasferirsi in una camera d'ospedale fin quando non si sarà ripreso un po'. 

-Ti accompagno.- gli dico. E così faccio, visto che il medico non fa obiezioni.

Arriviamo nella mia vecchia stanza d'ospedale. D'un tratto mi sfugge un sorriso nel pensare a tutte le notti insonni trascorse lì. Notti in cui il mio unico desiderio era avere Peeta accanto a me, pronto a rassicurarmi in caso avessi avuto un incubo. Potevo solo stringere la sua perla in quelle occasioni e pensare a lui.

Peeta si siede nel letto mentre il dottore gli attacca una flebo di morfamina al braccio. Mi chiedo il perché, ma potrebbe essere per un motivo qualunque, viste le possibili e infinite torture che potrebbero avergli fatto.

Dopo un po', anche il medico se ne va. Rimaniamo da soli. 
Peeta si sdraia e rimane in silenzio, senza sapere cosa dire. Il velo di silenzio formatosi si rompe quando inizia a parlare.

-Sai Katniss, mentre ero a Capitol City...non sapevo a cosa affidarmi.-.

Adesso il mio sguardo è fisso su di lui.

-Mi sentivo solo. Non avevo un'ancora di salvezza. Ma poi ho pensato a tutti i bei momenti trascorsi insieme a te e a quel punto la tristezza spariva.-.

Rimango spiazzata dalle sue parole. 

"Lo torturavano e lui pensava a me" penso.

"Mi ama. Anche se l'ho lasciato solo"

"Dì qualcosa"

-Peeta...- è tutto quello che mi lascio sfuggire.

Gli prendo la mano, fredda, e la stringo nella mia calda, dopo aver passato ore a torturare la perla.

"La perla" mi illumino.

Cerco nella tasca della mia camicia da notte e da lì la esco fuori.

La mostro a Peeta.

-Te la ricordi?- dico, mentre cerco di non piangere.

Peeta sorride.

-Non pensavo che l'avessi tenuta.-.

Quel piccolo sorriso che gli sfugge mi fa sciogliere.

Noto che inizia a strofinarsi gli occhi. La morfamina comprende anche la sonnolenza come sintomo. 

-Katniss.- sussurra piano.

-Ti prego, resta...-.
D'un tratto mi ricordo di quando eravamo nell'arena nei nostri primi giochi e lui mi aveva implorato di non andare alla Cornucopia.
La situazione è molto diversa da allora, ma io decido di esaudire, per una volta, il suo piccolo desiderio. Annuisco.

-Resto- rispondo, rivolgendogli un piccolo sorriso, subito ricambiato.

Peeta mi fa spazio nel letto e io mi metto accanto a lui.

Appoggio l'orecchio sul suo petto e sento il battito del suo cuore. Mi circonda le spalle con il braccio libero e inizia a darmi delle piccole carezze, nella schiena, nei capelli.

Metto una mano sul suo petto. Riesco a toccargli le costole sporgenti e trovo anche qualche cicatrice. Tutto ciò che penso è che Snow pagherà per quello che gli ha fatto, dalla prima tortura all'ultima.
"Lo ucciderò." sussurro nella mia mente.

Peeta non si ritrae quando gli do un bacio leggero sul petto. 
Vorrei dirglielo, dirgli quelle parole.

"Cosa aspetti?" ripete una vocina nella mia testa, incessantemente.

"Trova il coraggio, Katniss"

-Peeta. Io... io ti amo...-.

Ma quando sussurro quelle parole, Peeta si è già addormentato.

Non so se mi abbia sentito, ma vorrei che lo avesse fatto.

"Dovevi dirglielo prima" continua quella voce.

"Sei una codarda"

Rilascio un piccolo sospiro di delusione.

Ma poi qualcosa mi lascia sopresa.
Peeta apre gli occhi, dandomi un bacio sulla fronte.

-Anche io.- risponde.

"Mi ha sentito" 

Lo guardo di nuovo in volto. Peeta mi osserva serio, probabilmente chiedendosi se ciò che ho detto è vero o se sono semplicemente impazzita. Confermo le mie parole lasciandogli un bacio a fior di labbra.

-Ti amo anche io, Katniss.- mi dice poi, sinceramente. 

Lo stringo forte a me e lui affonda il viso nei miei capelli, riprendendo di nuovo sonno. Dopo un po' mi addormento anche io, con le sue parole che mi riecheggiano nella mente.
Ed è proprio qui, adesso, che vorrei poter fermare il tempo e vivere così per sempre.

 

  
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