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Autore: jaj984    07/11/2008    1 recensioni
Ryo e Kaori dopo la dichiarazione della radura, durante la loro vita di routine si avvicinano fino a quando non fanno il passo più lungo della gamba.
Ryo decide di saltare l’ostacolo.
Spinto dal desiderio che provava per la socia, decide di fare l’amore con lei.
Passano una notte d’amore piena di sentimenti, in cui Ryo e dolce e gentile con lei solo che l’alba arriva troppo presto e porta con se tutti i dubbi e le paure di Mr. Indecisione perenne.
Il giorno dopo la loro notte di passione,però, Ryo ritratta tutto e Kaori ferita nell'orgoglio decide di scappare per l'America.
Ryo "Mr indecisione perenne" dopo un anno di torture psicologiche, capisce che Kao è importante per lei. -.-' - Avviso Restyle in corso aggiungerò nuovi capitoli e sistemerò i capitoli precedenti.-
Aggiornamento 2-2-09 Sistemato Capitolo 3
Restyling:
Capitolo 0 - Aggiunto
Capitolo 1 - Rieditato
Capitolo 2 - Rieditato (27-1-09)
Capitolo 3 - Rieditato (02-2-09)
Capitolo 4 - Rieditato (20-2-09)
- 26 - 1 - 09 Aggiunto Capitolo 38 - - 08 - 2 - 09 Aggiunto Capitolo 39 - - 15 - 2 - 09 Aggiunto Capitolo 40 -
Genere: Romantico, Drammatico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Galaxy na sono hitomi wo mitsumetai'
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Le mamme sognano
Le mamme invecchiano
Le mamme si amano
Ma ti amano di più

Un raggio di sole, illuminò le lacrime che solcavano il viso di una giovane donna dai capelli rossi.
Quello stesso raggiò illuminò anche il viso di un uomo, distrutto dal dolore di vedere il suo grande amore, piangere per la mancanza di qualcuno che c’era stato e ora da anni ormai non c’era più.
Lui poteva comprendere il suo dolore, ma non a pieno perché lui una mamma purtroppo non l’aveva mai avuta, si c’erano state delle signore molto gentili con lui all’interno della guerriglia in Argentina, ma non aveva avuto quell’affetto e quel calore materno che tanto mancava al suo amore in questo momento.
Lui le stava accanto e la stringeva forte, facendo ben attenzione a non svegliare la piccola che dormiva con loro.
Accarezzava quei capelli, color del fuoco, con una dolce e un amore unici nel suo genere.
Una dolce melodia, carica di tristezza, dal nulla cominciò a volteggiare nell’aria.  Proveniva da fuori da qualcuno che quel 16 agosto aveva deciso di ascoltare “ Mi dispiace della Pausini “ alle 8 di mattina.
Kaori l’ascoltava mentre dormiva e piangeva, piangeva sempre di più.
Ryo l’abbracciava e la consolava, la baciava, l’accarezzava e le asciugava ogni lacrima che versava, con un bacio.
Era la persona più dolce e innamorata della sua compagna che esistesse in quel momento sulla faccia della terra.
La musica andava e lui non sapeva che più che fare, i singhiozzi aumentavano e la parola “mamma” usciva dalle sue labbra in modo sempre più nitido.
Prese la sua amata imbraccio, come se fosse una bambina, e cominciò a cullarla nel tentativo di calmarla ma lei singhiozzava e diceva “scusami mamma, perdonami”.
Ryo l’accarezzava e le baciava la fronte sudata e accaldata.
Il dolore e la tristezza di quella canzone sembrano fondersi con il malessere di Kaori e Ryo disperato non sapeva realmente che fare, sembrava che le sue coccole non servissero poi a molto, ma lui continuava e non si fermava mai, neanche un secondo, voleva trasmettere tutto quell’amore che provava per lei attraverso quelle carezze e quei baci.
Vederla così fragile e disperata era una lacerazione al suo cuore martoriato. Si ricordava di quando lui, bambino, vedeva le mamme dei villaggi vicini assieme ai bambini e si chiedeva perché lui non ne aveva una. Perché tutti i bambini potevano avere la loro mamma, affianco e lui no?
Un giorno lo chiese a quella persona, che nonostante tutto, lui considerava come suo padre e quel giorno gli mentì, come accadde tante volte nella loro vita.
Gli disse che sua madre l’aveva abbandonato perché non l’aveva voluto, l’aveva lasciato lì nel campo come merce di scambio per un passaggio oltre il confine.
Lui ci rimase male e quel giorno iniziò a odiare folle mente sua madre.
Quando più grande scoprì la verità, cominciò a poco a poco a perdere fiducia in quella persona che in tanti anni aveva sempre considerato e soprattutto chiamato “Papà”.
Papà, mamma, che strane parole.  Due parole così dolci e così amare per lui ma per lui che significavano? Lui una mamma non l’aveva mai avuto, col tempo incontrò Kaori, la sua dolce Sugar Boy che le ha fatto da mamma e da moglie per tanti anni prendendosi cura di lui con tanto amore. Proprio come stava facendo lui ora con lei.
Ora sembrava più tranquilla e sorrideva nel sonno.
Chiamava ancora la mamma ma le diceva solo parole dolci e cariche di amore.
La sentiva sussurrare “mamma ti voglio bene, non mi vergogno più di essere tua figlia ... mi manchi mamma, stringimi forte e non andare più via... no mamma ti prego non andare via, resta, mamma ...” e si svegliò di soprassalto piangendo tra le braccia di Ryo.

Ryo: Shh, va tutto bene, è stato solo un brutto sogno. Ci sono io, con te non ti lascerò mai. Ora, rilassati, chiudi gli occhietti e dormi, è presto... io non mi muovo da qui... lo giuro.  Non permetterò a nessuno di infliggerti altro dolore... te lo giuro amore, starò sempre vicino a te e non ti lascerò mai.

A quel punto le lacrime che Ryo aveva trattenuto da qualche tempo cominciarono a scendere dai suoi occhi offuscandoli la vista.
Kaori, invece, ancora frastornata dall’incubo e dal sonno si riaddormentò quasi subito cullata tra le braccia di Ryo.
Si riaddormentò e tornò a sognare sua madre, questa volta però sorrideva e Ryo si sentiva sollevato. L’adagiò delicatamente sul letto e si alzò. Fece il giro e prese Valentina imbraccio, l’abbracciò, baciò delicatamente quella bimba e si strinse con lei, accanto alla sua compagna.

Kaori sorrideva e dormiva profondamente e parlava nel sonno “Mamma, ti voglio bene ... grazie per quello che hai fatto per me ... sono felice ora ... Ryo Ti amo”.
Ryo: Anche io ti amo piccolina.

Ryo si asciugò l’ennesima lacrima e si addormentò stretto ai suoi due angeli.
Anche i sogni di Ryo cominciarono a essere popolati da una strana figura, però lui era felice.
Quando nel sogno, quella figura che vedeva da lontano divenne più nitido poté riconoscere lei, Kaori.
La stava sognando ed era felice, entrambi erano felici.
Vide Kaori con un pancione che sorrideva abbracciata stretta a suo padre.
C’era anche Hide con loro che gli sorrideva e faceva cenno di raggiungerli e così, fu che anche lui, si ritrovò accanto alla famiglia della sua Kaori.
La mamma di Kaori, Myu, lo prese per mano e lo portò vicino a sua figlia, lo baciò sulla fronte come solo una mamma sa fare e gli adagiò la mano sul ventre di lei.
Lui felice abbracciò la sua Kaori e la baciò in fronte sull’attaccatura dei capelli.
Il padre di Maki, Joshima, si avvicinò alla coppia e sorridendo mise una mano sulla spalla di Ryo, Maki fece lo stesso poggiando la sua su quella del padre. Con quel gesto vollero dar fiducia a lui e affidargli la “loro” bambina.
All’improvviso vide una bambina correre felice verso Kaori, aveva i capelli ricci e da lontano pensava che fosse Valentina ma quando si avvicinò illuminata da quella luce, la vide identica a Kaori.
Quella bambina aveva i capelli ricci e rossi, gli occhi verdi, il nasino e la bocca di Kaori.
No, non poteva essere quella bimba era Giada ma Giada era morta appena nata e ora poteva avere all’incirca tre anni.
Poi lo vide, vide arrivare lui, che felice correva dietro a quel piccolo angioletto dai capelli ramati.
Lui era Logan, il marito di Kaori, anch’egli morto e Ryo non riusciva a capire, ma sentiva solo un grande senso di serenità.
Logan sorrise a Kaori e lei ricambiò illuminandosi ancora di più dalla gioia.
Lui era castano, occhi verdi e fisico asciutto muscoloso quel tanto che bastava, le spalle grandi e un sorriso che scaldava il cuore, anche il suo.
La bimba corse tra le braccia della mamma e Kaori al culmine della gioia la baciò e l’abbracciò.
Ryo si allontanò da lei, per lasciarla da sola con la sua famiglia ma Kaori lo fermò e fece passare il suo (di Ryo) braccio attorno alla sua vita.
Logan si avvicinò e baciò con un dolcissimo bacio, carico d’amore e di affetto, la sua Kaori e sorrise a Ryo mettendogli anch’egli una mano sulla spalla.
Che strano sogno ... una bambina morta appena nata che di un tratto sembra avere 3 - 4 anni e invece per quanto riguardava gli adulti, erano tutti sereni e identici all’ultima volta che li avevi visti.  Che cosa significava? Che in paradiso neonati morti crescono e diventano bimbi e angioletti?
Questo a Ryo non fu mai dato di scoprirlo se non quando fosse giunto il suo momento di restare in quel mondo.
Per il momento il suo mondo era un altro, un modo carico d’amore in cui la sua compagna stava tentando di svegliarlo con baci e carezze, mentre Valentina gli faceva il solletico.
Era felice, si sentiva in pace con il mondo intero, se un nemico fosse arrivato in quel momento avrebbe potuto fare qualsiasi cosa anche ucciderlo, perché era felice come mai lo era stato in vita sua.
La sua donna lo riempiva di carezze, baci e coccole, risvegliando l’attenzione del suo amico, che teneva a bada onde evitare martellate di prima mattina.
La piccola Valentina rideva e lo spettinava facendogli il solletico e lui si concentrò su lei, calmando i suoi bollenti spiriti.
Ora la sensazione che provava era un calore nel cuore, un calore che sapeva di famiglia.
Aprì leggermente gli occhi e vide Kaori e Valentina ridere a bassa voce per non svegliarlo, mentre torturavano Anthony, attraverso una massiccia dose di solletico.
Sorrise e finse di dormire ancora ma si riaddormentò sul serio.
Quando Kaori tornò all’attacco, cominciò a baciarlo più passionalmente. Ryo aprì gli occhi deciso a fermare quella dolce tortura, c’erano ancora i bambini e non era il caso di far vedere l’alza bandiera del suo amico.
Kaori lo vide riaprire gli occhi e gli sussurrò: Buongiorno dormiglione, siamo solo noi due.

Ryo con la voce impastata dal sonno: I bimbi?
Kaori: Stanno in camera della zia Eko, siamo soli per molto, molto tempo.

La voce di Kaori era molto sexy e sensuale e lui non se lo fece ripetere due volte, la baciò e l’accarezzò.
Fecero l’amore con passione e tenerezza e soprattutto con tutto l’amore che avevano nei loro cuori. 
Ryo non fece altro che accarezzarla e baciarla, desiderava trasmettergli tutta quella felicità che provava nell’essere parte di una famiglia.
Alla fine Kaori si abbracciò stretta al suo amore e si addormentò come una bambina sul torace del suo amore, cullata dal dolce suono del battere del cuore, carico d’amore.
Lui, invece, le accarezzava la schiena e gli baciava l’attaccatura del collo alla spalla, per poi addormentarsi così stretto a lei.

Il sole era alto nel cielo, mentre un'altra coppia nella camera accanto, dormiva abbracciata.
Quella mattina Eros aveva fatto gli straordinari, anche Mick e Kazue avevano fatto l’amore come non succedeva da tempo. Sembrava, che le cose tra loro si stessero accomodando, ma non era così.
Se Mick dormiva beatamente con un sorriso sulla faccia e stringeva più forte che poteva la sua Kazue.
Lei piangeva, per quello che era successo.
L’avevano fatto come mai era successo in tutto questo tempo che stavano insieme.
Lui l’aveva baciata, accarezzata guardata negli occhi e pronunciato dolcemente il suo nome.
Lui continuava a ripetere il suo nome, aggiungendo che l’amava e che voleva stare con lei.
Lei, invece, con chi stava facendo l’amore?
A chi pensava mentre sentiva quei baci ardenti sul suo corpo? Pensava a Mick o Mamoru?
Era sicura di amare Mamoru o amava Mick?
Aveva in testa tante di quelle domande che non sapeva neanche lei come rispondere.
Si alzò dal letto e Mick si svegliò.

Mick: Buongiorno!
Kazue: …
Mick: Che cosa stai facendo?
Kazue: Mi sto vestendo non si vede?
Mick: Vieni qui, dai, rimani altri cinque minuti.
Kazue: Non posso si è fatto tardi, gli altri si chiederanno che fine abbiamo fatto.
Mick: Bhe! Capiranno che siamo indaffarati a fare la pace.
Kazue: Quale pace Mick?
Mick: La nostra! Che scemo! Dovevo capirlo che per te non è significato nulla quello che è successo.
Kazue: Scusa ma cosa è successo di tanto particolare. Ci desideravamo, c’era passione e abbiamo fatto dello splendido sesso ma da qua a dire che siamo tornati insieme mi sembra un po’ prematuro.
Mick: Già … dimenticavo …  noi non siamo più niente.
Kazue:  No! Siamo amici! Due amici che si vogliono bene e che hanno fatto sesso.

Mick smise di parlare, rimanendo di sasso.
Non sapeva come controbattere l’ultima affermazione della sua compagna.
Ex- compagna era definitivamente finita tra di loro.
Mentre la vedeva uscire da quella camera non poté non provare un moto di tristezza e maledirsi della sua coglionaggine, se ora erano arrivati fino  a questo punto, è stato solo colpa sua che ha perso tempo dietro un’illusione.
L’illusione di farsi amare da una donna che in realtà ha sempre amato un altro, nonostante tutti gli sforzi fatti.
Ottuso com’era, cercava l’amore da un'altra parte quando in realtà l’aveva sempre avuto, affianco a sé.
Si rivestì e andò in terrazza a sbollire un po’ i nervi, fumando qualche sigaretta.

Nell’altra stanza nel frattempo l’altra coppia si stava per risvegliare.
Kaori ancora beata tra le braccia di Ryo cominciò a svegliarsi e a baciare il torace del suo amato.
Ryo sentendo le attenzioni dell’amata cominciò a mugugnare qualcosa.
Mugugnava e russava mentre Kaori lo chiamava per nome.
Alla fine Kaori esasperata si avvicinò all’orecchio di Ryo e cominciò a giocare con i lobi e a sussurrargli: Dormiglioneeee, svegliatiiii!
Ryo come risposta mugugnava mentre lei continua a torturargli il lobo dell’orecchio.
Quando finalmente decise di svegliarsi, cominciò a muovere la testa verso Kaori e lei né approfittò per baciarlo sulla guancia fino alla bocca fin quando lui non fu completamente girato e i loro corpi l’uno sull’altro.

Kaori: Ciao!
Ryo con la bocca impastata dal sonno e con gli occhi semi chiusi: Mi vuoi morto, donna!
Kaori fece di no con la testa e cominciò a baciarlo scendendo sempre più.
Baciò la bocca, il collo, il torace per poi risalire mentre Ryo diceva:
Devo riposare!
Devo mangiare!
Recuperare le forze!
Kaori guardandolo negli occhi: Va bene! Che cosa vuoi? – Accarezzando la testa portando i capelli all’indietro.
Ryo: Voglio i pancakes …
Kaori: Va bene! – lo baciò sulle labbra dolcemente!
Ryo: … e del bacon ...
Kaori: Va bene! – lo baciò sulle labbra dolcemente!
Ryo: ... e anche delle uova …
Kaori: Va bene! – lo baciò sulle labbra dolcemente!
Si staccò da Ryo e cominciò ad allontanarsi da lui per vestirsi.
Ryo: Dove vai?
Kaori: A cucinare.
Ryo afferrandola da dietro la tirò a sé: Mmm … ci vai dopo … ora rimani qui con me …
Kaori: Ma non avevi fame?
Ryo: Sì, ma ora voglio te!
Kaori: Dai Amore!  È mezzogiorno e tra poco arriveranno anche i bimbi, Eko non potrà tenerli a bada per ancora molto.
Ryo: Mmm ... uffa!

Nel frattempo Mick rientrando vide i bambini dirigersi verso la camera di Ryo e Kaori, li raggiunse velocemente e con una scusa riuscì a tenerli a bada per qualche minuto il tempo per capire se i suoi amici erano svegli e che non fossero occupati.
Accertatosi della possibilità di entrare in quella stanza bussò.
Kaori: Entra Mick, è aperto!
Mick entrando: Diventi ogni giorno più brava! Complimenti!
Kaori: Con tutto il casino che avete fatto, era impossibile non sentirvi.
Valentina e Anthony appena videro la zia corsero da lei ad abbracciarla.

Kaori: Che c’è un altro brutto sogno?
Valentina mise la sua testolina tra i seni della zia e chiuse gli occhi come da piccola.
Ryo: Beata lei!
Kaori: Zitto! Tu, proprio, non dovresti lamentarti.
Mick: Ha ragione Kao, chi si dovrebbe lamentare sono io. Sono io che posso invidiare Valentina. Tu l’hai vicina tutte le sere.
Kaori: Sai Mick, il signorino ora si lamenta se coccolo i bimbi … ma se non ricordo male in passato, ha avuto l’opportunità di fare l’amore con me ma non ha voluto.
Ryo: Eh cosa stai dicendo? Io non ricordo questa storia!
Kaori: Mami ti dice qualcosa? Ti ricordano qualcosa due gemelle? (NdIly CH Vol. 29 italiano)
Ryo sbiancò e Mick incuriosito dalla reazione di Ryo s’incuriosì ancora di più.
Mick sedendosi sul letto: Sono curioso, dai racconta cos’è questa storia?
Kaori: Per fartela breve … una volta siamo stati ingaggiati da un fantasma Ami, che era morta perché aveva visto un tipo uccidere una persona, di proteggere sua sorella gemella dal suo assassino. Alla fine dell’incarico Ami s’impossessò del mio corpo per avvertire che la sorella era in pericolo. Soltanto che per sfortuna di Ryo aveva fatto in modo che io fossi lucida.
Ryo: Eh … quindi tu eri lucida anche alla fine della missione?
Mick: Ahia la vedo brutta per te, Ryo!
Kaori: SI ero lucida anche quando hai chiesto un mokkori ad Ami e lei si è impossessata del mio corpo per il tuo mokkori.
Ryo: …
Mick: Alla fine l’avete fatto vero?
Kaori: No, questo deficiente non voleva il mio corpo, non gli garbava. Voleva la bella Mai … io ero troppo brutta per lui.
Mick: Deficiente! Io non mi sarei mai fatto perdere l’occasione.
Anthony: Zia, tu sei bellissima e se lo zio Ryo non ti vuole ci sono io. Ti sposo volentieri e anche lo zio Mick è libero.
Kaori: Grazie, piccolo e grazie allo zio Mick.
Mick: Darling, io non sarei stato così villano come questo qui, non ti avrei mai umiliato in quel modo. Anzi, se vuoi posso dimostrartelo anche subito.
Ryo: Cosa fai tu? Lasciala stare è la mia DONNA LEI!
Mick: Sì, ma per anni non l’hai mai saputa apprezzare e quindi ora ci provo io.
Ryo: No, lei è mia è basta. Io l’amo, la voglio, lei è tutto per me. Lei mi ama, mi vuole è tutta per me un canto d’amore che mi fa gioire stupire e capire che io sbagliare io no non dovrei.
Mick:Ahhaha hai fatto la rima ahahha
Ryo: Cosa c’è da ridere ora?
Mick: Non ti facevo così poeta!
Kaori: Sentite voi due invece di litigare, come due bambini deficienti. Occupatevi di Valentina. – passando la bimba a Ryo - Anthony ed io andiamo a cucinare, così voi due potete parlare, ma guai a voi se svegliate la bambina vi ammazzo.

Valentina appena si staccò da Kaori e si ritrovò tra le braccia di Ryo chiamò la zia.

Kaori: shh, dormi piccola la zia si allontana due minuti torno subito, stai con lo zio Ryo e lo zio Mick ora.
Valentina, però, non sentì nulla di tutto ciò perché appena fu coccolata da Ryo si riaddormentò subito.
Kaori si alzò per andare in cucina quando Mick la fermò.
Mick: Kaori non uscire così o bissiamo la situazione di ieri.
Kaori: Perché scusa, sono vestita ho il pantaloncino sotto la camicia di Ryo.
Mick: Mettiti un pantalone, è meglio, stammi a sentire o qui  Mario farà una brutta fine.
Kaori mentre si mette il pantalone del pigiama: Va bene! Uffa! Tu e il tuo amico siete uno peggio dell’altro.
Anthony: Zia che è successo ieri con Mario? Perché farà una brutta fine?
Kaori: Niente, Anthony non ti preoccupare, non è successo niente. Gli zii scherzano!
Mick: hihihi! Ahahaha! Era troppo divertente la sua faccia, come fai a dire che non è successo niente, era da sbellicarsi dalle risate.
Anthony rivolto a Mick: Zio, cosa è successo ieri alla zia?
Mick: Ha tentato di baciare tua zia.
Ryo: Come unico risultato, però, è stato quello di baciare il muro.
Kaori: Ecco, appunto, per questo motivo non è successo niente.
Ha baciato il muro, non me, quindi ora se non vi dispiace me andrei a cucinare giacché si è fatta quasi l’una.
Ah! Mick, fai qualcosa per quella faccia da cane bastonato …
Anthony andiamo, lasciamo gli zii da soli.

Kaori e Anthony si avviarono in cucina lasciando i due uomini a parlare.

Ryo: Mi spieghi il perché di quella faccia?
Mick: Mi ha lasciato!
Ryo: Che novità, l’aveva già fatto no?
Mick: Sì, ma questa volta è finita. L’abbiamo fatto e...
Ryo: … e … che è successo Mick! Parla Santo Dio d’amore!
Mick: ... e non siamo tornati assieme.
Ryo: Questo è tutto?
Mick: Sì, questo è tutto!
Ryo: Mick, ragiona secondo te a Kazue come del resto anche alla mia Kaori, basta una notte di sesso per tornare insieme? No, Mick! Te lo devi meritare di stare con un angelo.
Siamo stati due stronzi con loro, il perdono c’è lo dobbiamo guadagnare.
Mick guardando fuori alla finestra: Hai ragione, e ora è giusto che anche lei vada per la sua strada solo che è difficile, nonostante tutto, però, le starò accanto, come amico.
- girandosi verso l’amico - Sai mi sembra strano vederti con quella bimba tra le braccia. Sembri un padre di famiglia.
Ryo: Dovresti vederti tu, che faccia fai quando stai con lei, da puro imbecille.
Siamo andati, ormai, amico.
Mick: Già, abbiamo completamente perso la testa per loro.
All’improvviso entrò Anthony con un biberon di latte in una mano e nell’altra un piattino con dei pancakes.
Anthony: Zio Mick, questi sono per te. La zia ti manda i pancakes e il latte per Valentina. 
Zio Ryo, la zia ti vuole in cucina.
Ryo: Oh my God! Quella pazza mi ha fatto davvero i pancakes. È unica.
Mick con il boccone in bocca mentre assaggiava un pezzettino di pancake: Ryo hai una fidanzata d’oro. Non solo ti vizia ma cucina anche degli ottimi pancakes. Se fossi in te, starei ben attento. Di sicuro mi avrete molto spesso a pranzo e a cena.
Ryo: Tsk e chi te lo fa pensare che sarai ben gradito? In ogni modo hai detto bene la MIA fidanzata quindi giù le mani da lei.
Kaori entrando furiosa: Se i signori mi vogliono scusare, io sarei venuta fin qui per domandare a Sua Eccellenza Saeba, se gentilmente si può accomodare in cucina. Ryo MUOVITI! È mezz’ora che ti ho mandato a chiamare.
Ryo: Uffa! Non possono darti una mano le altre?
Kaori: Le ragazze sono andate con Mario a fare la spesa con Mario e Umi, giacché il frigo piange miseria, è completamente vuoto. Quindi muovi quel tuo culo dal letto e vieni SUBITO a darmi una mano prima che si brucino le uova. Mick! È inutile che sghignazzi, smettila di mangiare e occupati di dare la pappa alla bimba. Anthony affido a te il comando. Mi raccomando mi fido di te!
Anthony: Sì, zia!

Come Dio volle, Ryo alzò il suo deretano dal letto, dopo aver posato delicatamente la bimba al suo fianco, sbuffando si diresse in cucina ad aiutare Kaori. (Ndily ma è possibile che debba sempre far infuriare Kaori, fosse una volta che si decidesse a fare il bravo e ad aiutarla in cucina.  -.- No! Deve sempre farsi riconoscere. -.- Non lo sopporto quando fa così! :@)
Alla fine ringraziando il Signore (Ndily sempre sia lodato. ^3^ Scusate, non resistevo! ^^’’) riuscirono a cucinare SENZA far bruciare nulla e a mangiare per pranzo una tipica colazione americana.(NdIly poi si lamentano che gli americani ingrassano ma se un semplice waffles – quel coso con la griglia sopra per intenderci – assoluto senza niente sopra, senza neanche un po’di zucchero a velo è 110 kcal figuriamoci se poi uno ci mette qualcosa vicino  o sopra per insaporire il tutto).
Mick riuscì perfino a far mangiare la bimba con loro.
Pranzarono tutti assieme in allegria e bisticci vari tra Umi, Ryo e Mick. Kaori fu molto grata a loro tre che le avevano permesso di non pensare a quello che sarebbe accaduto.
Lo stesso Ryo, l’aveva cullata per tutti gli incubi, gli era stato accanto e questo lei lo sapeva, aveva avvertito la sua presenza e sentiva le sue dolci parole quando si agitava di più.
Dopo pranzo Kaori fu costretta a tornare alla realtà, prendendo appuntamento con Mario per andare …
Decisero che si sarebbero mossi per le tre. Lei aveva giusto un ora per raccogliere tutto quello che voleva donare ai suoi genitori.
Prese un foglio di carta e cominciò a scrivere quello che provava per la madre.
Mentre scriveva, piangeva e ricordava i momenti felici passati con la madre.
Quando ebbe finito, piegò il foglio e lo mise in una busta chiusa.
Si asciugò le lacrime, prese una sigaretta di Ryo dal bancone e andò un po’ fuori a fumare e a cercare di riassestarsi.
Sapeva che ora gli sarebbe toccata la prova più dura, da affrontare, la lettera a suo padre.
Cosa gli avrebbe scritto non lo sapeva neanche lei.
Persa com’era nei suoi pensieri, non si accorse della porta che si apriva e dell’arrivo di Ryo alle sue spalle.
Ryo appena la vide ebbe l’impulso di abbracciarla, e così fece.
L’abbracciò circondando il suo braccio attorno alla sua piccola e fragile Kaori.
Lei si rilassò e poggiò la testa sull’enorme torace del suo grande amore e le lacrime cominciarono nuovamente a uscire.
Ryo con una mano stringeva Kaori a se e con l’altra le asciugava le lacrime mentre la baciava dolcemente sulla testa.
Kaori chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal calore che provava tra le braccia di Ryo.
Dopo un po’ fu Kaori a rompere il silenzio di quella piacevole atmosfera.
Kaori: Ho scritto una lettera a mia madre.
Ryo: …
Kaori: Vorrei che la leggessi, desidero che tu possa sapere tutto di me. Solo tu dovrai leggere questa lettera.
Io l’ho scritta e non l’ho riletta, non né avevo bisogno, ho detto tutto quello che c’era da dire in quel momento.
Ryo: Va bene, Kaori la leggerò ma ora per favore entra dentro che la tua fronte è accaldata da questa mattina.
Kaori: Non ti preoccupare è il caldo unito allo stress di questo momento a farmi alzare la temperatura.
Ryo: Sarà come dici tu ma io non voglio rischiare … vorrei anche che ti riposassi un po’ prima di andare.
Kaori: Sì lo farò sicuramente, perché mi sento un po’ stanca, senza forze.
Ryo: Rientriamo dai.

Lei annuì e sempre stando abbracciata a Ryo rientrò, si risedette al tavolo della cucina e mentre Ryo leggeva la lettera che Kaori aveva scritto per la madre Kaori, cominciò a scrivere una lettera per il papà.
Questa per lei fu più difficile da scrivere, poiché si accorse che provava del risentimento per le scelte fatte .
Poi cominciando a ricordare alla sua infanzia a quando giocavano insieme, le uscì tutto più facile e qualche lacrimuccia bagnò anche questo foglio.
Quando ebbe finito, ripiegò la lettera e la inserì nella busta.
Lentamente si asciugò gli occhi, si alzò e andò ad abbracciare il suo amore di spalle.
Poggiò le sue braccia sulle spalle del suo amore, lui prese le sue mani (di Kaori) e le baciò.
Kaori istintivamente si accoccolò ancora di più su lui, poggiò la sua testolina sulla spalla e stette così per un po’.
Vedendo, poi, una lacrima scendere dagli occhi del suo grande e unico amore, gli baciò l'angolo dell'occhio e asciugò quell’unica lacrima sfuggita al controllo del grande e forte sweeper.
Dopo questo gesto dolcissimo della sua compagna, Ryo con un gesto delicato prese il suo braccio, la condusse a sé facendola sedere sulle sue gambe, si abbracciarono forte e Ryo le donò un bacio sulla fronte.
Quel bacio per Kaori ebbe l'effetto di farla rilassare e far tirare fuori, in un pianto liberatorio, tutte le emozioni e la tristezza, accumulate mentre scriveva.
Ryo l'ascoltò piangere e capendo il suo dolore la consolò, quando sentì il suo respiro tornare alla normalità la strinse ancora di più a se.
Dopodiché le alzò il volto, guardandola negli occhi.
In quegli occhi Kaori poté leggere tutto l'amore che provava per lei e tutta la commozione che aveva provato nel leggere quelle righe.

Kaori: TI amo!
Ryo: Anch’io ti amo. Sei davvero felice con me?
Kaori: Si amore, sei tutta la mia vita, sono stanca di fuggire da questo mio sentimento e di rintanarlo infondo al cuore, nell’angolo più scuro.
Ho provato a vivere senza di te e ci sono riuscita ma a discapito della mia felicità.
Non voglio più soffrire, non desidero un altro amore effimero.
Voglio vivere il nostro amore e in qualunque modo vada, io sarò felice di aver vissuto un pezzo della mia vita con te.
Ryo: Amore non essere pessimista tu ed io non ci separeremo mai!
Avremo tanti bei bambini e saremo felici.
Tra qualche settimana sarai la protagonista della sfilata di Erico, a New York.
Poi tornerai in Giappone e non ci lasceremo mai.
Kaori: Sì, tornerò a casa e poi? Tornerà tutto come prima? L’unica differenza non è più che abitiamo sotto lo stesso tetto ma uno di fronte all’altro.
Io non ci sto più! Voglio vivere con te come la tua compagna di vita e di avventure.
Desidero esserti utile anche sul lavoro, non voglio più essere un peso.
Nei mesi prima di Aleck avevo continuato a sparare e allenarmi.
All’inizio riuscivo pure a tenergli testa fisicamente ma quando gli psicofarmaci mi hanno intontito, definitivamente, è successo quello che ben sai.
Ryo: Sì e la voglia di ucciderlo aumenta giorno dopo giorno.  A proposito di lui, oggi sbaglio o non ha chiamato?
Kaori: Per fortuna ma quando torniamo in Giappone chiedo a Saeko di procurami un nuovo numero di cellulare intestato a qualcuno che nessuno di noi conosce e neanche quel mostro conosce.
Ryo: Ora, invece di pensare a quello lì, perché non vai a riposare un po’?
Kaori: Sbaglio ho sentito una punta di gelosia, nel tuo tono?
Ryo: Non sono geloso è solo che mi da fastidio che nonostante tutto tu continui a parlare di lui.
Kaori: Io né parlo per esorcizzare il suo fantasma. Voglio essere forte e sconfiggerlo.
Ryo: A lui ci pensiamo noi, tu pensa solo a stare bene, pensarlo non ti farà certo bene. Non voglio che tu abbia una ricaduta e poi se ti agiti di più  ti sale ancora di più la febbre.
Kaori: Ryo, ti ho già detto che non è niente che è solo un po’ di alterazione dovuto al caldo.
* Oh, amore per favore non ti preoccupare, non posso dirti che la febbre spaventa anche me, non posso dirti che mi sento stanca e spossata, che ho mal di gola e un po' di tosse o ti preoccuperesti per niente.* Stai tranquillo amore mio è solo un po’ d’influenza e vedrai che passerà presto soprattutto tra le tue braccia.  Adoro stare così, stretta a te, mi rilasso e sono felice, sono al sicuro solo tra le tue braccia.- sussurrando a fior di labbra - Ti amo amore mio.
Ryo: Anch’io ti amo e tanto anche ma ora su vai a riposarti un po’.
Kaori: Va bene, ma i bambini? Non li ho visti in giro per tutto il pomeriggio.
Ryo: Stanno riposando in camera nostra.
Kaori: Valentina oggi non fa altro che dormire. Sta bene la piccola?
Ryo: Tranquilla ha solo dormito male questa notte era agitata e sconvolta per quello che era successo ieri.
Kaori: Poverina ed è solo tutta colpa mia. Non dovevo coinvolgerli in questa storia.
Ryo: Non è colpa tua, non potevi prevedere che quell’uomo fosse un bastardo. Ora amore mio per favore ascoltami.
Hai la febbre e quindi devi andare a riposare. Ti sei beccata una bella influenza.
Kaori: Ehm! Oggi ho parlato con Susan e mi ha detto che Valentina è appena reduce dalla varicella.
Spero di non averla beccata anch’io. In tal caso Ryo stammi lontano e soprattutto tieni lontano Miki.
Ryo: Per caso la varicella è quella fastidiosa malattia che ti porta dei puntini rossi che prudono e hai la febbre. Se non sbaglio ti escono una specie di brufoli.
Kaori: Sì, è quella io da piccola ho avuto la quarta, quinta e sesta malattia, morbillo e per fortuna anche la rosolia. Mi mancava solo la varicella. Ti ripeto se ho beccato la varicella, stammi lontano, non vorrei contagiarti.
Ryo: Non puoi contagiarmi, l’ho presa ed è stato DOC a curarmi da piccolo. Quella è l’unica malattia che ricordo di avere avuto perché ero abbastanza grandicello e ci fu un’epidemia di varicella nel villaggio vicino al nostro accampamento ed io fui l’unico a beccarla. Ergo se l’hai beccata, avrai un infermiere speciale.
Kaori: Oh, grazie amore. In ogni modo tieni lontana Miki, non vorrei che succedesse niente alla piccola.
Ryo: Va bene, ma ora, ti porto a letto. – Ryo prese Kaori imbraccio e si alzò dirigendosi nella stanza da letto.
Kaori: Non mi va, non voglio stare sola.
Ryo: No, devi andare a letto, a maggior ragione se soffri di varicella.  Io ti starò vicino non ti preoccupare.
Kaori: Ryo, nonostante tutto desidero andarci oggi lì, è importante per me. Li devo salutare.
Ryo: Lo so e per questo non faccio storie ma ti assicuro che se fosse stato un giorno normale non ti avrei fatto andare da nessuna parte. Però dopo subito a letto e se la febbre sale tu me lo dici subito.
Kaori: Agli ordini dottore.

Ryo entrò in camera e la depose lentamente e dolcemente sul letto, si sistemò vicino a lei l’abbracciò forte e le accarezzò i capelli.
Neanche cinque minuti dopo Kaori era già nel mondo dei sogni.
Ryo smise di carezzarla e rimase imbambolato a fissarla mentre dormiva.
Quando fu ora di andare la svegliò dolcemente e l’aiutò a prepararsi.
Si ritrovarono tutti nel salone, tutti vestiti semplici e di scuro.
Kaori e Sayuri indossavano un jeans e una camicia nera a maniche lunghe, per Kaori, e una T-shirt a mezze maniche blu per Sayuri.
Mick e Ryo entrambi in jeans nero e camicia bianca con maniche scorciate, per Ryo, e invece Mick indossava una camicia nera anch’egli con le maniche scorciate.
Kaori prese le lettere e delle cassette su cui aveva inserito la musica scelta per i suoi genitori e si avviò con gli altri al luogo dell’incidente.
Durante il tragitto, Ryo coccolava e tranquillizzava Kaori, la cui febbre saliva sempre più.
La sentì tremare tra le sue braccia e lui la strinse ancora di più.  Prese la giacca, che si era portata, Kaori e gli è la mise sulle spalle riscaldandola.

Arrivati sul luogo Kaori, si dovette far coraggio e affrontare quella prova.
Vide i fiori sul ciglio della strada e immaginò quella sera.
All’improvviso si sentì come quel giorno, triste e sconfitta.
Non sapeva che fare.
Quando ebbe la notizia della morte dei suoi, il mondo le crollò addosso, ebbe crisi isteriche e di pianto.
In quel momento neanche il tentativo di farla divertire al parco Virgiliano le fu d’aiuto.
Si sentiva giorno dopo giorno sempre più stanca di vivere, non mangiava e la sua vita era scuola e camera sua a piangere.
Qualche volta usciva con Eriko, stavano da lei, e quei pomeriggi per lei erano la salvezza dall’oblio.
Ora riprovava la stessa sensazione. Si sentiva persa davanti a quell’immensità.
Desiderò per un attimo raggiungere i suoi in quel preciso istante ma il desiderio durò solo un instante, Ryo era corso in suo aiuto vedendola sempre più pallida.
Tra le sue braccia si sentiva al sicuro e quella sensazione di sentirsi sola e persa era sparita.
Mick in meno di due secondi le fu affianco per aiutarla.
Aveva un fidanzato meraviglioso e un migliore amico splendido.
Ora si sentiva tranquilla e pronta per dire addio a suoi genitori.
Prese la lettera per la madre e fece segno a Mario di accendere lo stereo.
Dallo stereo uscirono le note di Sta passando novembre di Eros Ramazzotti.
Aprì la lettera e iniziò a leggere.

Ciao mamma o mamy come ti chiamavo io.
Non ti ho mai scritto, non ho mai avuto il bisogno di dirti quanto ti voglio bene, quanto tu sei importante per me.
Sono passati 15 anni da quando te ne sei andata. Ti ho odiato perché mi hai lasciato sola, ti ho odiato perché mi avevi mentito giurandomi che saresti rimasta sempre con me.
Crescendo però ho capito che la colpa non era tua, quando poi ho scoperto di non essere tua figlia naturale, ti ho amato ancora di più perché sei stata capace di amarmi molto di più della mia vera madre. Io non so niente di lei e onestamente per me è come se non esistesse, perché ci sei sempre stata tu vicino a me.
 Mi hai amato, coccolata, cullata.
Mi sento in colpa per tutti questi anni trascorsi odiandoti e cercando di dimenticarti.
Ti amo mamma e ora che sono mamma anch’io, capisco cosa significare amare una bambina e cosa significa staccarsi da lei per sempre.
Ciao mamma, ciao ovunque tu sia ora.
Vorrei sapere se sei felice, se era proprio questa la vita che volevi.
Guardo la tua foto e mi rispecchio in te in quei tuoi occhi profondi e sinceri, severi e dolci.

Avrei voluto vederti invecchiare, vedere le prime rughe solcare il tuo volto, avrei voluto farti vedere la mia felicità da quando ho un uomo che mi ama al mio fianco.
In questi anni ti ho dimenticato, ma il mio cuore era sempre con te.
Non riesco a scrivere tutte le cose che vorrei dirti, i miei occhi piangono, lacrime tristi perché tu non sei più qui con me.
Tante parole da dirti, tante scuse da farti, che non riescono a uscire. Spero solo che tu riesca a leggere tutto l’amore che provo per te.
Mamma ti voglio bene.
Ricordo ancora che mi sembravi un angelo quando ero piccola, quando mi venivi a svegliare dolcemente e le storie che facevamo quando non volevo andare a scuola.
Mi ricordo quando Hide diceva di essere innamorato di te e di volerti sposare quando sarebbe diventato grande e mi ricordo ancora quante volte ti ho visto piangere aspettando papà che non tornava mai.
TI ho visto sorridere di tristezza tutti gli ultimi Natali passati insieme perché papà con la scusa del lavoro non c’era mai.
Quante volte io e Hide tentavamo di proteggerti dal mondo esterno e tutti i dolori che portavi dentro.
Le risate e gli scherzi in questa cucina, fanno eco ai miei ricordi, quando eravamo tu ed io a scherzare e a ridere mentre m’insegnavi a cucinare e a fare i dolci.
Mamma ti voglio bene non smetterò mai di dirtelo. Sei unica e inimitabile.
Tu mi hai amato tanto ed io non capivo quanto grande fosse il tuo amore.
Questa notte ti ho sognato, era un sogno confuso ma eri lì davanti a me, mi hai abbracciato forte a te ed io mi sono messa a piangere.
Ho sognato la mia infanzia con te, quando mi narravi le storie del nostro paese, che per me erano fiabe di un paese lontano che neanche conoscevo.
Oh, mamma non sai quanto è stato duro quando te ne sei andata, io il Giappone credevo che fosse come nei cartoni che vedevo da piccola. Sapevo di essere giapponese ma non avrei mai immaginato che un giorno avrei dovuto fare i conti con quella realtà ben diversa dalla mia.
Quella lingua che tu ti ostinavi a farmi imparare ed io mi rifiutavo perché la consideravo inutile, alla fine è diventata la mia lingua d’appartenenza.
Per anni non ho voluto accettare questo cambiamento e ho girato il mondo pur di non ricordare.
Ricordare quanto fossi felice con te, non ricordare tutte le volte che mi addormentavo con te tra le tue braccia.
Ti ricordi mamma, tutte le volte che facevo la lotta con Hide, Mario e Francesco e tornavo a casa con i vestiti rotti?
Ti ricordi le mazzate che mi davi perché ti avevo disubbidito?
Mamma come vorrei che tornassero quei tempi, come vorrei tornare a parlare delle prime cotte e di quando Sara ed io ci chiudevamo in camera a truccarci e a far finta di essere grandi. Quante volte ci hai beccato a misurarci le giacche di papà e quante sgridate mi hai fatto perché fregavo le cose dell’armadio di Hide.
Lui non si arrabbiava ma tu sì.

Lui mi consolava ogni volta che ero triste perché avevo litigato con te.
Ti ricordi tutte le volte che ci faceva far pace e noi dopo unite più che mai lo mettevamo da parte?
Lui ci guardava con il broncio e noi non resistevamo più, lo abbracciavamo forte e stavamo tutti e tre abbracciati.
Ti ricordi di quando era inverno e noi bimbi correvamo da te e papà, nel lettone, con la paura dei temporali, tu ci abbracciavi forte e ci cullavi in un sonno privo d’incubi.
Che strano fin da piccola ho odiato i temporali, forse sapevo già che una notte in cui il temporale imperversava su questa terra a distanza di cinque anni avrebbero perso le persone a me più care.
Prima te e papa, infine Hide.
Ryo con me è dolcissimo e sa di questa mia paura.
Quando c’è, il temporale non mi lascia mai solo. Mi consola e fa in modo di non farmi pensare a quella maledetta notte di dieci anni fa quando se n’è andato anche Hide, lasciandomi da sola su questa terra.
Sai mamma ho conosciuto mia sorella in questi anni è una bellissima ragazza e molto dolce e determinata.
Ti assomiglia un po’.
 Si lo so che è impossibile ma per me ha il tuo stesso carattere.
Sai, però, chi mi ricorda di più te?
Miki! Esatto, brava mamma, hai capito subito.
Lei è un po’ la mamma del gruppo, è affettuosa e mi ha consolato tante volte quando soffrivo per Ryo.
È dolce, bella e poi quel suo pancione le dona una bellezza incredibile.
Come vorrei riprovare quella sensazione di una vita che cresce dentro di me ….
Mamma mi raccomando Giada, è piccola e fragile ha bisogno di tanto amore per crescere e chi meglio di te può farlo.
Scusami se in passato mi sono vergognata di essere tua figlia, scusami ma per fortuna ora non mi vergogno, perché so che tu sei presente in me in ogni gesto e soprattutto nel mio cuore.
Scusami per questa lettera confusa, ma era un modo per dirti tutto quello che sento, alla fine non ci sono neanche riuscita a dirti tutto perché tu per me sei tutto il mio mondo.
Spero un giorno di rincontrarti in uno nei miei sogni e che se mai un giorno riavrò la gioia di avere una figlia … beh, vorrei che fosse come te.
Bella, forte, orgogliosa, dolce e sincera come la mia mamma.
Questa stramba lettera è giunta al termine, quindi ti saluto mamy e ti auguro di essere felice in qualunque luogo ora tu sarai.
Per quanto riguarda me, non ti preoccupare ho degli amici stupendi e un uomo al mio fianco che mi ama da impazzire. Sono felice così!

Ti amo tanto mamma.
Per sempre la tua amata figlia.
Kaori.


La ripiegò e la chiuse in una busta assieme ad una cassetta con le canzoni dedicate alla madre.
Kaori: Mamma ti amo! Questo è per te!Questa lettera e questa cassetta sono per te.
Le mie emozioni dedicate a te.
Nella cassetta ci sono tutte le canzoni vecchie e nuove che mi ricordano te, anche questa che ti ho dedicato.
Ti voglio bene mamma. Addio!

Baciò la lettera e la cassetta e le lanciò nel mare.
Kaori respirò un po’ e quando fu pronta chiese a  Mario di mettere la seconda canzone quella dedicata al padre.
Prese la lettera e mentre Laura Pausini cantava Viaggio con Te lei iniziò a leggere la lettera per il padre.

Ciao papy, come va? Tutto bene?
Sono tua figlia Kaori, è da tanto che non ci parliamo né ci scriviamo.
Abbiamo vissuto giorni bellissimi assieme ma negli ultimi periodi non approvavo le tue scelte.
Ti stavi allontanando da noi e dalla mamma, lasciandoci sempre più soli.
So che il tuo lavoro era faticoso.
La zia Matilde mi ha raccontato del tuo lavoro e di te.
Mi ha detto che eri un ottimo insegnante di Giapponese e che la tua missione qui si svolgeva nei migliori dei modi.
Non abbiamo mai avuto un buon rapporto tu ed io, non abbiamo mai parlato apertamente eppure …
Eppure tu sei l’uomo che più amo in vita mia, assieme a Hide, dopo Ryo!
Si Ryo, il mio Ryo. Ora posso gridarlo a tutto il mondo che lui è solo mio.
Ti sarebbe piaciuto è testardo e ottuso come te, vi sareste di sicuro alleati contro di me.
Avreste criticato il mio modo di essere e di fare non proprio femminile.
Io mi sarei arrabbiata e vi avrei messo il broncio.
Sarebbe arrivato Hide a proteggermi come sempre e vedendomi con il broncio sarebbe scoppiato in una risata, che tu e Ryo trattenevate a stento, per dirmi che alla fine vi piacevo così com’ero.
Ti ricordi quante volte, quando ero piccola e tu tornavi a casa la mattina dopo aver passato la notte fuori a lavorare?
Ci trovavi nel letto con la mamma, ci svegliavi con un bacio noi ti facevamo spazio e stavi con noi nel lettone a giocare a coccolarci.
Io e Hide eravamo felici e anche la mamma lo era.
Per non parlare dei nostri capricci, quando non volevamo andare a scuola.
La mamma esausta, lasciava fare a te alla fine quante volte ci portavi in giro e poi dicevi alla mamma che avevamo fatto tardi e non potevamo più entrare.

Ho tanti bei ricordi legati alla mia infanzia, gli scherzi, le coccole, il rincorrerci per casa e farci il solletico.
Tante cose che poi crescendo sono sparite.
Quella piccola complicità che ci legava che crescendo e diventando grande automaticamente è andando scemando.
Ti ricordi quando venivamo qua in questa casa e ti sedevi al pianoforte con me e la mamma.
Adoravo quei momenti solo per noi.
Con Hide invece andavi ogni giorno al poligono.
Voi non ve ne accorgevate, ma io vi seguivo puntualmente.
Abbordavo il primo scemo che mi andava dietro abbastanza grande per guidare e vi seguivo.
Forse già all’epoca avevo intuito che il mio futuro sarebbe stato legato alla polvere da sparo e a un’arma.
Non me ne pento assolutamente.
Sono felice con Ryo e quel mondo fa parte di me, di noi e di Hide.
Ti ricordi quando m’insegnavi a cantare e mi portavi nelle sere d’estate nei caffè?
C’erano i tuoi amici, non d’infanzia, perché quelli te li eri lasciati alle spalle, accettando questa missione.
Sei venuto qui in Italia, perché dovevi capire come funzionava il sistema scolastico militare italiano.
Dovevi capire come funzionava la Nunziatella, e come faceva a “sfornare” dei grandi uomini, che sono diventati poi re.
Hai dovuto sviluppare al massimo quella scuola, unendo il rigore militare giapponese con quello italiano, fonderlo insieme e far crescere dei ragazzi nel modo più spensierato possibile ma consci delle loro responsabilità.
TI ricordi quanti dei tuoi alunni mi venivano dietro?
Tu geloso, come solo un padre può essere, mi mandavi i tuoi pupilli a sorvegliarmi e a tenere a bada gli altri.
Tra questi pupilli, c’era anche Mario.
Mi ricordo la tua faccia quando ti comunicai che mi ero messa con Mario eri felice, ma, quando ti comunicai la decisione di voler ufficializzare il tutto, diventasti triste: non volevi che la tua piccola Kaori crescesse troppo in fretta e non volevi costringermi in un fidanzamento che poi da grande sarebbe sfociato in un matrimonio.
Come vedi, la tua piccola Kaori ha messo alle spalle quel tempo, quella fanciullezza e quel fidanzamento immaturo.
Sono cresciuta e sono diventata una donna.
Della ragazzina ingenua è rimasto l’amore.
Il suo grande amore: Ryo.
L’ho conosciuto quando avevo 16 anni, secondo me sei stato tu a mandarmelo perché è stato per entrambi il colpo di fulmine e poi qualche anno dopo ci siamo rincontrati.
L’amore che provavo per lui e che credevo dimenticato, quando ho imparato a conoscerlo è cresciuto e maturato fino a essere immenso.
Ora è qui con me, mi vede serena mentre ti scrivo queste parole mentre lui è con gli occhi lucidi leggendo la lettera per la mamma.
Non sa che sono serena perché è lui al mio fianco, perché la sua sola presenza mi da una forza e un energia infinita.
Per lui sarei disposta a tutto, anche a donargli la mia vita, se ciò servisse.
Grazie a Ryo ho potuto mettere in pratica i tuoi insegnamenti.
Tu mi hai insegnato ad avere coraggio nella vita, lui mi ha insegnato a non arrendermi mai e a riflettere sempre prima di commettere qualche sciocchezza.
Lui mi ha fatto da padre e da fratello maggiore, per favore papà veglia su di lui e fa’ in modo che non gli accada nulla:  non sopporterei di perderlo.
Spero che tu da lassù possa benedire la mia unione con Ryo e approvare il mio futuro matrimonio con lui.
Tu mi hai insegnato a essere sempre allegra e spensierata.
Non sai quanto odiavo quei Natali in cui dovevi tornare in Giappone e ci lasciavi da soli.
“Mamma apriva i pacchi insieme a noi. Il tuo lavoro ti portava via, la tua solitudine è la mia.
Che cosa non farei per ridarti il tempo perso ORMAI.
Sempre di più somiglio a te nei tuoi sorrisi e nelle lacrime.”
Ho la sensazione, però, di non conoscerti realmente, non ho potuto apprezzare l’uomo magnifico che eri.
Se solo potessi tornare indietro … se solo potessi … ti dire che per me sei importante, che ti amo, che sei tutta la mia vita e non farei mai più niente che ti possa far dispiacere o deludere.
So di non essere stata la figlia che volevi, ti ho deluso troppe volte e non so se mai mi perdonerai.
Hai sempre sognato per me tante cose che poi non si sono mai avverate.
Ora, a quasi 30 anni, tu non ci sei più e mi manchi da morire, mi mancano le tue coccole, le tue carezze.
Sì, ora sono felice, ho un uomo accanto a me, ma manca ancora un pezzo della mia anima.
Quel pezzo sei tu, papà.
Mi manchi da morire e vorrei tanto averti accanto per piangere e farmi coccolare come quando ero bimba e facevo un brutto sogno.
Quante volte ho costretto la mamma a dormire nel mio letto perché volevo dormire con il mio grande amore, il mio eroe, il mio papino adorato.
Se solo avessi saputo che un giorno, troppo presto per me, mi sarebbe stato tolto non mi sarei allontanata da te.
Io crescevo e ci allontanavamo e più crescevo e più ti davo per scontato.
Crescevo e Hide era geloso di me e di tutte i ragazzi che mi giravano attorno e io non mi accorgevo mai che a te questo dava fastidio, che volevi essere tu ad essere geloso di tua figlia, ma eri troppo occupato e io troppo lontana.
Ora sono qui in questa casa piena di ricordi e vorrei tornare indietro con te e dirti tutto … tutto quello che ho dentro.
Sono solo un egoista perché, lì sei più felice, hai una nipotina splendida da coccolare e viziare come facevi con me e in più, non assisti da vicino alla distruzione di questo mondo, di questa città che hai tanto amato.
Eppure …
… eppure mi piacerebbe tanto che tu fossi vivo, che tu fossi qui con me, pronto con un sorriso sulle labbra a chiedermi quando è il lieto giorno e cosa dovrai fare quel giorno.
Vorrei tanto averti quel giorno, vorrei essere accompagnata da te all’altare, vorrei che il mio unico VERO padre fosse ancora vivo per vedere sua figlia raggiante sposare l’uomo che ama.
Ora ti saluto, è giunto il momento di dirci arrivederci.
No! Addio, no!
Perché noi ci rivedremo un giorno, ci rivedremo e staremo tutti insieme come un'unica grande famiglia.
Mi ricorderò per sempre di te e della mamma come due genitori d’oro che hanno cresciuto una piccola orfana come fosse loro.
Scusami, pà, non ce l’ho fatta ad essere forte come volevi tu , piango tutte le lacrime mai versate perché tu volevi che io fossi forte e non piangessi mai.
... Solo che non doveva andar così, solo che tutti, ora siamo un po’ più soli …
… Tutti, ora siamo un po’ più soli qui! 
Ti amerò in eterno e ti ricorderò sempre sorridente mentre giochiamo felici.

Ti amo!
La tua fragile
e piccola
Kaori.



P.s. Ti voglio un bene immenso pà! Dai un bacio da parte mia a Hide e digli grazie per avermi affidato all’uomo che amo e digli che mi manca anche lui, che ci manca ogni giorno della nostra vita.
Grazie fratellone, grazie per tutto quello che hai fatto in questi anni per me e per Ryo.
Grazie pà, per aver sempre avuto fiducia in me, grazie per avermi raccolto, dato una famiglia e amata come se fossi tua figlia non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi amata.

Vi amerò per sempre!
La vostra piccola Kaori.
Futura Signora Saeba.


Ripiegò la lettera e la buttò in mare assieme alla cassetta.
Regalò un pensiero al padre e appena finì si aggrappò a Ryo piangendo.
Ryo la prese imbraccio e la portò in auto chiedendo per piacere a Mario di riaccompagnarli, Kaori aveva la febbre molto alta e Ryo non c’è la faceva a vedere in quelle condizione.
Mick e Ryo fecero a gara per tenerla sveglia e mantenerla lucida il più possibile.
Ryo accettava anche che Mick facesse il maniaco con lei.
Purtroppo non riuscirono a tenerla completamente sveglia, poiché svenne poco prima di arrivare a destinazione.
Quella manciata di minuti, però, gli sembrava un’eternità.
Quando finalmente arrivarono a casa, la mise subito a letto e chiamò Kazue per visitarla.
Kazue entrò in camera la visitò e quando uscì, diede la sua diagnosi, bronchite.
Mentre Mick con l’aiuto di Kazue congedava Mario e Anna, Ryo fece in modo che Miki e I bambini non si avvicinassero, per il momento, a Kaori.
Dopodiché entrò e la vide sudare agitarsi e contorcersi chiedendo dei suoi genitori.
Sognava ancora la sua mamma e il suo papà.
Si mise vicino a lei, l’abbracciò e la coccolò finché Kaori, con la febbre alta, non riuscì a riposare serenamente.
Mick entrò e chiese come stava se si era ripresa.
Ryo scosse la testa e l’amico si sedette assieme a Ryo accanto a lei.
Neanche lui sopportava di vederla in quello stato, era sempre stata una persona vitale, nonostante tutto quello che aveva passato.
Sapeva di non aver alcun diritto di stare lì ma era più forte di lui, desiderava stare accanto a lei e al suo amico, in questi mesi avevano condiviso ogni piccolo cambiamento positivo o negativo e l’avevano fatto insieme come una squadra e anche ora sentiva questo bisogno.
A tutti straziava il cuore vederla così e sentirla chiamare invano i genitori era ancora più straziante.
Alla fine Mick, non  sopportando più di vederla in quello stato uscì, chiuse la porte alle sue spalle lasciando un Ryo sempre più pallido e pronto a scoppiare in lacrime per la paura di perdere il suo grande amore.

È tanto che non stiamo insieme e non è certo colpa tua.
Ma io ti sento sempre accanto anche quando non ci sono.
Io ti porto ancora dentro anche adesso che sono una donna.
E vorrei, vorrei saperti più felice
Si vorrei, vorrei dirti molte più cose
Ma sai, mamma sai questa vita mi fa tremare.
E sono sempre i sentimenti i primi a dover pagare,
Ciao mamma ciao domani vado via
Ma se ti senti troppo sola allora ti porto via.

   
 
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