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Autore: AymlerShaunCampbell    16/12/2014    4 recensioni
Crackfic ambientata nella terza stagione dopo il ritorno da Neverland.
Allarmati dal repentino cambio di comportamento di Hook, i Charmings decidono di rivolgersi alle figure magiche più potenti della città. Una nuova, bizzarra maledizione si sta abbattendo su Storybrooke, trascinandone gli abitanti in una spirale di assurdi eventi...
Disclaimer: Non possiedo né il telefilm, né i personaggi, ecc.. Elementi femslash (principalmente SwanQueen) e non solo, siete avvisat*!
Genere: Commedia, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Un po' tutti
Note: Nonsense, What if? | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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Bentrovat*!
Dopo lunga attesa ecco il capitolo finale! Grazie ancora per tutto l'entusiasmo e le recensioni, spero di poter tornare presto con qualcosa di nuovo.
Buona lettura,
Aym

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“Al riparo!” urlò Mulan incoccando l'ennesima freccia. Altre due frecce le sfiorarono l'orecchio destro e si sbriciolarono, senza risultato, contro l'enorme corpo di pietra.
Il golem tornò a rivolgere la propria attenzione verso le donne.
“Ci servono lo sceriffo o il sindaco, non possiamo farcela da sole!” urlò Merida, pescando dalla faretra.
“Non rispondono!” urlò di rimando Snow, una mano che componeva freneticamente i numeri e l'altra, le nocche bianche, stringeva disperatamente l'arco.
Pochi metri più in la uno schianto distolse le donne ed il mostro dalle proprie attività.
Un golem si era appena sfracellato a terra a sembrava tutt'altro che debole. I due fratelli di pietra grugnirono all'unisono.
“Presto, un'altra!” gridò Filippo facendosi lanciare una spada da Eolo. David e Filippo alzarono ed abbassarono le proprie spade sul corpo di pietra, ma l'acciaio sembrava improvvisamente diventato cristallo e le due lame si infransero in mille pezzi a contatto con il granito.
Un immenso braccio di pietra scagliò lontano i due uomini, che atterrarono con un tonfo.
“DAVID!” urlò Snow.
Il golem si rialzò da terra e si avvicinò al fratello, ruggendo furioso.
Un terzo ruggito rispose pochi metri indietro e gli umani si compattarono nuovamente.
“Serve la magia, noi non riusciremo a..” sibilò David tenendosi una costola. Mulan aiutò Filippo a rialzarsi.
Un piccone ed un dardo volarono verso l'ultimo arrivato, che li spinse lontano con il minimo sforzo.
Leroy e Granny raggiunsero correndo la scassata comitiva.
La vegliarda stava già ricaricando la balestra, mentre il nano sfilava il fucile a pompa dalla fondina tra le spalle.
“Dove diamine sono Emma, Regina e Gold?” si informò Leroy, mentre i suoi occhi scandagliavano la scena nella vuota ricerca. I suoi occhi si dilatarono, mentre altri due golem raggiungevano i fratelli. La fuga era l'unica via, ormai.
Mentre gli umani si preparavano alla fuga, da un vialetto spuntarono Neal, Gold, Blue e Cora.
Neal e Blue trascinavano un Gold che, pallido come un cencio, a malapena si reggeva in piedi.
“U-ul-ultimo..” balbettò lo stregone, mentre gli altri lo facevano passare.
Il Signore Oscuro alzò la mano verso i mostri e chiuse gli occhi.
I due nuovi arrivati esplosero in un mare di schegge e fumo viola e tutti si gettarono a terra per evitare la pioggia di pietra.
“PAPA'!” urlò Neal scuotendo il padre, ormai svenuto. Un rivolo di sangue colava dalle labbra pallide.
“Dove sono Emma e Regina?” chiese disperatamente Cora gettandosi in ginocchio di fianco all'ex mentore.
“Nessuna delle due risponde, i telefoni sono spenti!” urlò Snow, poi gli occhi si dilatarono nel vedere gli altri golem che, capita la situazione, si stavano preparando all'attacco.
Il più alto dei tre ruggì nuovamente, ma stavolta le voci di risposta furono decine e decine, apparentemente da ovunque in città. In lontananza, i versi di chimere, idre ed altre creature si unirono al coro.
Il più piccolo dei tre sembrò acquattarsi, poi partì di corsa verso Merida. La ragazzina imbracciò l'arco, conscia che non sarebbe servito a nulla.
Un ululato squarciò il tramonto.
“Ruby, no!” urlò disperata Granny, mentre una scheggia di pelo ed artigli si scagliava verso il golem impattando violentemente contro il corpo di pietra e facendolo cadere di lato.
Ruby, ancora sotto forma di lupo, gli atterrò sopra con un guaito.
Gli altri due golem si misero a correre verso gli umani, mentre Blue, posta a riparo di Gold e Cora, agitava la bacchetta senza successo.
Ogni legaccio, fune, liana, corda, catena che la bacchetta produceva sul corpo dei mostri veniva semplicemente sbriciolato in un secondo.
Dai tetti una pioggia di polvere fatata avvolgeva, senza effetti, i mostri. Le fate, guidate da Tink, continuavano a scagliare sacchetto dopo sacchetto, ma era tutto inutile.
Il golem più piccolo si scrollò la lupa di dosso e tentò di schiacciarla, ma Ruby fu più veloce.
Scartò di lato, afferrò un braccio di Merida tra i denti e si mise a correre insieme agli altri, trascinando la ragazzina con sé.
Blue, stoica, era ancora di fronte a Gold e Cora, che tentava di fargli riprendere i sensi.
“Via di li!” urlò Mulan correndo, scivolò in ginocchio di fianco a Cora e tentando di sollevare Gold.
Il primo golem li aveva ormai raggiunti.
Dietro di lui i fratelli si erano ricompattati e correvano a poca distanza. Qualche metro più indietro altri golem si unirono all'attacco, presto seguiti da idre e chimere.
Un pugno di granito si levò nel cielo e si preparò ad atterrare sull'uomo inconscio e le tre donne, che guardavano in alto terrorizzate.

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Regina la guardava incapace di muoversi. I suoi occhi non riuscivano a staccarsi da quelli della bionda, il respiro le si era fermato.
Tremando, tirò leggermente Emma verso di se.
“Ti amo. Ti.. Ti amo anche io, Emma.” disse Regina. Una lacrima, solitaria prova di una diga che sta per crollare, le rigò il viso.
Se quell'istante fosse stato un rumore, sarebbe stato il leggero schiocco di una corda che si spezza dopo ore di tensione.
Sarebbe stato un bicchiere di cristallo che si sbriciola sul pavimento.
Sarebbe stato un albero che cade in una foresta silenziosa.
Sarebbe stato l'ultima goccia che cadendo dentro ad un vaso stracolmo lo fa strabordare.
La bionda spostò le mani afferrando la mora in vita e la tirò a sé con forza.
Il corpo di Regina impattò contro quello di Emma, poi due paia d'occhi si incollarono nuovamente l'uno all'altro e fermarono il tempo.
Non importava più nulla.
In quel momento, in quella cucina, esistevano solo loro.
Le labbra di Emma si fermarono ad un soffio da Regina.
Emma si sentiva morire, ma doveva sapere.
Sapere che non era uno sbaglio, che anche lei lo voleva, che stava succedendo davvero.
Regina prese il viso di Emma tra le mani e portando quelle labbra tanto agognate contro le sue la baciò.
Gli occhi si chiusero, i corpi si avvicinarono all'impossibile, le mani che afferravano stoffa e capelli e carne, col timore che se avessero lasciato la presa si sarebbero trovate i palmi pieni di sabbia e nient'altro.
Le labbra si muovevano con una lentezza esasperante, quasi con timore, per memorizzare ogni respiro, per congelare quel momento e rimanerci per sempre.
Erano talmente prese ad affogare l'una nell'altra che nessuna delle due si accorse dei raggi bianchi che sgorgavano dai loro corpi giunti, si spandevano per tutta la città e spezzavano, una volta per tutte, entrambe le maledizioni.

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I raggi candidi si spandevano rapidi in tutta la città, chiudendo portali e polverizzando golem, idre, chimere ed altre nefandezze.
Il golem che stava per schiacciare Gold si sbriciolò e le sue polveri vennero portate lontano dal vento magico.
Granny e Ruby si scambiarono uno sguardo, poi si misero ad ululare di gioia. Leroy si grattò la barba perplesso, poi sorrise. Neal, Mulan, Filippo e Merida si guardavano intorno tentando di comprendere cosa fosse successo. Cora chinò il capo, un sorriso che si spandeva lentamente sul suo volto. Ce l'avevano fatta. Quelle due ce l'avevano fatta. Snow non poté fare a meno di guardare il marito ed entrambi scoppiarono a ridere. Blue, ancora in piedi davanti a Gold, si lasciò sfuggire una lacrima.
È finita. È realmente finita. Pensò la suora, poi un lamento la fece girare. Gold si stava rimettendo seduto.
“Che.. Che è successo?” chiese Gold alzandosi a fatica, mentre Neal volava al suo fianco per aiutarlo.
“Non affaticarti Tremotino..” disse Cora aiutando anche lei.
“Succede che Emma e Regina si sono finalmente scambiate il bacio del Vero Amore.. spezzando tutte le maledizioni.” sorrise Blue tastando il polso dello stregone. Il battito era ancora debole, avrebbero dovuto portarlo in ospedale per sicurezza.
“Finalmente! Quelle maledette teste di ca..” rantolò Gold poi svenne di nuovo, stavolta tra le braccia del figlio. Cora si rimise in piedi.
“Neal, ora portiamo tuo padre e i ragazzi in ospedale, poi avviseremo tutti che le maledizioni sono state spezzate. Domani alle 10 ci sarà un incontro in comune per spiegare a tutti cosa è successo, sono invitati tutti i cittadini. Per ora riposate, ne avrete bisogno. Io, Blue e Snow veniamo a prendere Henry poi andiamo da Emma e Regina.
Il giovane annuì, si caricò il padre sulle spalle e seguì David e Mulan che sostenevano Filippo, Leroy e Granny aiutavano un'ammaccata Ruby, mentre Snow prese Merida sottobraccio e l'allegra combriccola si avviò verso l'ospedale seguita dalla fata e l'ex strega.
Il primo a vederli fu Henry, dalla finesta.
“Killian, stanno tornando!” disse tentando di non svegliare Cora.
Il pirata si girò sorridendo, rimettendo la piccola nella culla.
“Che ti avevo detto? L'amore ha sempre la meglio su tutto!” sorrise il moro, scarmigliando i capelli del ragazzino. Prima che Henry potesse protestare Esmeralda entrò di corsa nella stanza.
“Killian! Tu e Cora state bene? Oh, ciao Henry!” chiese, trafelata.
“Ma certo!” sorrise il pirata.
“Ho visto la luce bianca in tutta la città e temevo che..” balbettò. Dietro di lei Liam entrò timidamente richiudendo la porta dietro di sé.
“Non c'è nulla da temere, era un bacio del Vero Amore. Emma e Regina hanno spezzato le maledizioni.” disse Killian, raggiante. Esmeralda gli gettò le braccia al collo prima ancora che potesse realizzare cosa stava succedendo. Le labbra della mora si incollarono alle sue rubandogli temporaneamente senno ed ossigeno. Liam li guardò schifati, mentre Henry arrossiva.
“Quando ho visto la luce per un attimo ho temuto che..” disse Esmeralda appoggiando la fronte a quella del pirata. Il moro le scostò una ciocca corvina dal viso.
“È tutto finito, ora.” la rassicurò il pirata “Senti.. appena mi dimettono e mi sistemo con i turni per Cora ti andrebbe di uscire?” chiese poi.
“Si che mi va!” sorrise la mora, poi si voltò verso Liam, pensierosa.
“Liam può stare con me e i nonni, sono certo che non gli darà fastidio. Ho un sacco di giochi per due e il nonno non è così bravo come pensa, papà nemmeno. Sono certo che Liam sarà un ottimo avversario, invece!” sorrise Henry. Liam lo guardò adorante.
“Chiederemo a Snow e David tra poco, allora.” sorrise Killian stringendo a sé Esmeralda.
“E poi è meglio se per qualche giorno sto dai nonni anche io, ora che le mamme sono svegliate preferirei lasciarle sole per un po', non voglio tornare in terapia!” rispose il ragazzino, bordeaux.
Killian ed Esmeralda scoppiarono a ridere, mentre Liam li guardava perplesso.

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Emma e Regina erano ancora avvinghiate l'una all'altra, ignare dell'apocalisse a pochi metri oltre la soglia di casa.
La bionda stringeva la mora a sé con tanta forza da farle quasi male, mentre con l'altra mano le carezzava dolcemente il viso. Regina, una mano affondata tra i capelli di Emma e l'altra che artigliava la schiena della bionda, sembrava quasi volersi fondere con lei.
Non un raggio di sole, non un granello di polvere, non una molecola d'ossigeno potevano passare tra le due.
Emma carezzò le labbra di Regina con la lingua in una silenziosa richiesta, quasi timorosa di rifiuto. Regina sorrise nel bacio facendo sorridere anche la bionda e schiuse le labbra, un brivido bollente che le attraversava la schiena.
Poi un colpo di tosse le interruppe.
Le due si staccarono con dolcezza e sorridendo di cuore, gli occhi appena schiusi che si rifiutavano di girarsi verso l'interruzione.
L'interruzione tossì di nuovo, facendo girare le due donne.
“Si beh.. ora potete anche smetterla. Avete spezzato le maledizioni. Entrambe.” sorrise Cora, arruffando i capelli di Henry. Blue e Snow sorridevano accanto a loro.
Le due le guardarono ancora stordite dal bacio, aggrottando le sopracciglia.
La mano di Regina scivolò in quella di Emma, intrecciando le dita con le sue.
“Oh mio dio, voi due non vi siete accorte di nulla!” rise Snow coprendosi la bocca con una mano.
Cora alzò gli occhi al cielo, Blue le guardava sgomenta.
“Avete spezzato le maledizioni! Con il bacio del Vero Amore!” disse Henry, raggiante, poi volò tra le braccia delle madri.
Le due accolsero il ragazzino stringendolo a loro e si scambiarono uno sguardo.
Davvero loro due avevano..?
Cora tossì di nuovo.
“Regina, mia cara, perché non metti su il caffè mentre io, Blue, Snow e nostro nipote cerchiamo di far entrare in quelle vostre teste dure un po' di buonsenso?” sbuffò Cora sedendosi su uno sgabello.

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La sala del municipio non era mai stata così piena.
Nonostante fosse stato promesso un articolo esplicativo nel Mirror dell'indomani, tutti coloro che potevano erano accorsi a sentire le spiegazioni delle personalità di spicco di Storybrooke.
Molti avevano portato con sé i propri figli non sapendo a chi lasciarli ed ogni attività commerciale della città era stata chiusa per l'occasione.
Il fatto che Cora Mills fosse non solo viva e vegeta ma addirittura libera aveva sollevato non pochi timori, ma la cosa che più stupiva era che la Madre Superiora avesse deciso di parlare per prima.
“Cittadini di Storybrooke! Vi starete chiedendo perché parlo io al posto di Regina, Emma, Snow e David..” esordì Blue. Molte teste annuirono, curiose.
“Ebbene, queste maledizioni hanno coinvolto da vicino la famiglia reale, per cui mi sono presa l'incarico di coordinare il concilio di guerra in qualità di membro obbiettivo ed esterno ai fatti..” proseguì la suora.
Tra gli sguardi sempre più sorpresi dei presenti, la fata raccontò pazientemente lo svolgimento delle maledizioni, il fatto che fossero state spezzate, il coinvolgimento di Cora e del perché fosse libera, ed infine il nuovo assetto di Storybrooke.
Inizialmente sconvolta, la folla venne presto calmata dalle rassicurazioni che Cora fosse senza magia e decisa a redimersi agli occhi di tutti, che il nuovo concilio avrebbe pensato a garantire l'incolumità di tutti una volta aperta la città al mondo esterno e che i reali della Foresta Incantata avevano tutti firmato l'accordo di non belligeranza.
La notizia che chi voleva avrebbe potuto fare ritorno alla vita originaria non appena i fagioli magici fossero pronti riscosse molti consensi.
Come prevedibile, alla fine del concilio molte mani si alzarono per prendere la parola. Blue fece cenno ad una donna, in piedi con i propri bambini, di porre la propria domanda.
“Ci ha spiegato che la maledizione delle gravidanze è stata opera di Cora e ci ha detto il perché, tuttavia non ci ha detto nulla sulla maledizione dei portali. Perché è stata generata?” chiese la signora prendendo in braccio il figlio più piccolo e cullandolo.
Blue sorrise e fece cenno a Belle di avvicinarsi al microfono. Era tempo che la bibliotecaria mostrasse alla città di che pasta era fatta.
“Come già sapete la signorina French ha svolto ricerche per conto del concilio, per cui credo sia tempo che esponga personalmente tutte le utili informazioni che ci hanno aiutato a contenere la situazione in questi mesi.” disse Blue, poi lasciò la parola a Belle.
“La maledizione dei portali è stato un effetto collaterale della maledizione che ci ha portato tutti qui. Non essendosi spezzata correttamente ci ha impedito di tornare a casa l'arrivo della magia a Storybrooke, oltre il viaggio a Neverland, hanno messo a dura prova le barriere magiche finora presenti in città, dando il via a questi portali.” disse timidamente la mora, poi sorrise ad un uomo allampanato che attendeva paziente con la mano alzata, facendogli cenno di parlare.
“Come mai ora che la maledizione del Sindaco è stata correttamente spezzata non siamo tornati ai nostri mondi?” chiese l'uomo.
“Beh vedete, questa città è stata inizialmente creata con l'intento di privare tutti noi del lieto fine. Tuttavia, l'arrivo in questo mondo ci ha anche permesso di avere a portata di mano molte migliorie che nella Foresta Incantata non esistono..” rispose Belle, ma fu subito interrotta.
“La carta igienica e il gabinetto in casa!” urlò Granny.
“I preservativi ed i sex toys!” urlò di rimando Ruby.
“Le macchine sportive!” esultò Eolo tra uno starnuto e l'altro.
“Il Brico!” disse Geppetto.
“Internet!” strillarono in coro i Lost Boys.
“La doccia calda!” disse Ariel.
“Una laurea in psicologia e un cane!” sorrise Archie.
“Esattamente. Ognuno di noi si è abituato a queste comodità e con lo spezzamento della maledizione originaria abbiamo tutti costruito il nostro lieto fine qui. Per questo non siamo tornati a casa. Casa nostra, ora è qui.” annuì Belle.
Dapprima silenzioso, poi tentativo ed infine scrosciante, un sonoro applauso fece arrossire Belle da capo a piedi. La giovane chinò rispettosamente il capo e tornò al suo posto di fianco al convalescente Tremotino.
Che bel discorso la mia dolce Belle.. dovrebbe entrare in politica! Pensò con orgoglio Gold, abbarbicato alla sua flebo come un koala ad un ramo d'eucalipto.
La folla si preparò a disperdersi quando una mano si levò per ultima, richiedendo l'attenzione.
“Si?” chiese Blue, sorridendo nel riconoscere una delle allieve di tiro con l'arco di Snow.
“Sappiamo che le maledizioni sono state spezzate dal bacio del vero amore, ma immagino che per spezzarne ben due e così potenti dev'essersi trattato di un amore immenso. Chi è la coppia con cui ci dobbiamo congratulare?” chiese Merida sorridendo.
L'intera città trattenne il fiato e si concentrò sulla fata, pronta ad accogliere il succulento pettegolezzo che sicuramente avrebbe tenuto banco per i mesi a venire.
Il sorriso di Blue non poteva essere più grande.
“Direi che le congratulazioni sono d'obbligo.” rispose Blue, serafica “Emma, Regina, non siate timide, suvvia!” aggiunse poi facendo cenno alle due di avvicinarsi al podio.
Regina, completamente bordeaux, era indecisa se teletrasportarsi a casa dall'imbarazzo o se uccidere brutalmente la fata. Optò per affondare il viso nel collo di Emma, che d'istinto la strinse a sé, protettiva, rivolgendo alla folla un timido sorriso.
Se non fossero state saldamente trattenute da tendini e pelle, molte mascelle sarebbero cadute a terra.
Ci fu un attimo di silenzio, e proprio in quell'istante Blue, nemmeno troppo sottovoce, disse a Snow e Cora “Operazione Swan Queen conclusa!”. Le tre si diedero sonoramente il cinque tra l'imbarazzo generale e gli sguardi sgomenti di Emma e Regina.
L'attenzione venne presto riportata sulla coppia più speciale della città e le due arrossirono ulteriormente, sopraffatte dall'imbarazzo e dallo sgomento.
Dopo pochi, incerti secondi di silenzio, l'intera sala esplose in un roboante coro di applausi, frasi di incitamento, ululati e fischi d'approvazione.

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Epilogo
Storybrooke, 25 dicembre

“Amore sbrigati, siamo in ritardo!” disse Jasmine trascinando il fidanzato verso la porta.
“Lo so! Sei tu che hai voluto fare la doccia insieme e mi hai distratto!” rispose Neal mentre le correva dietro carico di regali.
Il campanello suonò per l'ennesima volta e la porta si aprì verso l'appartamento stracolmo di gente.
“Buon Natale!” li accolse Snow, facendoli accomodare ed abbracciandoli tanto da fermare il respiro. I due si divincolarono maldestramente dalla presa ed andarono a salutare gli altri.
“Snow, quanto deve cuocere ancora questo arrosto?” chiese Cora guardando il forno mentre si sistemava il grembiule.
“Dieci minuti ed è cotto. Gli sformati?” si informò la moretta ritornando ai fornelli. Dalla cucina si sprigionavano profumi deliziosi.
“Li ho appena tolti, devono solo raffreddare.” sorrise Cora mescolando il sugo.
“Bambini, non correte!” rimproverò David tornando dalla cantina carico di bottiglie.
Henry, Liam e Grace lo ignorarono correndo verso il televisore. Henry aveva ricevuto in dono un videogioco ed i tre non vedevano l'ora di provarlo.
“Serve una mano con i piatti, mia cara?” chiese Blue lasciando che Gold prendesse in braccio la piccola Ivy. Neal sorrise alla sorellina e si mise a farle il solletico sul pancino, con somma delizia della neonata, che rideva felice.
“Bae! Ha appena mangiato!” dissero Gold e Moe French scuotendo la testa, mentre Jasmine li guardava divertiti.
“Tesoro, li hai tu i pannolini?” chiese Hook cullando la piccola Cora, che piangeva.
“Ora li vado a prendere!” risposero Snow, David, Spugna ed Esmeralda in coro.
Killian levò gli occhi al cielo.
“Ho detto 'tesoro'” protestò. Esmeralda rise ed andò a prendere la borsa col cambio di Cora.
“Hai già dato il tuo regalo a David?” chiese Jefferson cullando Russel e Patrick.
“Non ancora, provvedo subito!” sorrise Albert baciando il compagno ed i figli.
L'ex sovrano allungò una busta al biondo principe e David gli sorrise, piangendo calde lacrime.
“È quello che penso che sia?” chiese il biondo aprendo la busta mentre sentiva il cuore riempirsi di gioia. Spencer si limitò ad annuire. Nella busta, firmato ed autorizzato da chi di dovere, c'era una richiesta di adozione approvata.
“Grazie.. papà.” pianse David stringendo a sé Albert, che sorrise. Alla fine aveva ottenuto la famiglia che tanto desiderava. Sperò che il regalo che avevano comprato a Cora senior fosse sufficiente a dimostrare la gratitudine che provava.
“Buon Natale, figliolo. Non potevo che accettare la tua richiesta.” sorrise l'avvocato.
“Ma quelle due dove sono? Il pranzo è quasi pronto!” domandò Snow, guardandosi attorno.
“Bambini, via quella playstation. Avete sentito la nonna/zia/cognata?” disse David. I ragazzini lo ignorarono nuovamente, rapiti dalle immagini colorate.
“Mammaaaaa! Dobbiamo portare subito Regina in ospedale! Le si sono rotte le acque!” urlò Emma correndo fuori dal bagno.
Tutti i visi si girarono verso di lei.
“Le accompagno io poi torno..” sbuffò David mettendosi la giacca.
“Ma.. ma come, e gli altri?” balbettò Emma, mentre Regina, con un lenzuolo avvolto a mo' di pareo sul pancione prominente, gettava la borsa per l'ospedale addosso alla fidanzata, rischiando di frantumarle uno zigomo.
“Emma, devo solo partorire e poi è Natale! Lasciali mangiare in pace!” sbuffò Regina, con il solito aplomb che la contraddistingueva. Trascinò la bionda verso l'uscita.
“Suvvia tesorino, non possiamo mica passare il giorno di Natale in ospedale, ti pare?” disse Snow portando in tavola una pentola enorme.
“Chiudete, che fa freddo!” brontolò Henry cercando di non far morire il suo personaggio.
“Henry Daniel Mills! Spegni SUBITO quel videogioco e mettiti a tavola, ho autorizzato le nonne a picchiarti, se necessario!” rimproverò Regina, poi si girò verso Cora “ti mando un messaggio appena ho fatto. Tieni acceso quel diamine di cellulare!” disse poi.
Cora borbottò frasi sconnesse sull'ostica tecnologia del mondo moderno.
I commensali si accomodarono alle proprie postazioni, mentre nella fila di carrozzine i neonati gorgogliavano tranquilli.
“Tenetemi dell'arrosto! E anche la torta!” gridò Emma prima che la porta si chiudesse del tutto.
“Non c'è dubbio, sangue del loro sangue. Nascere il giorno di Natale proprio all'ora di pranzo? Tsk. L'arroganza di Regina ed il tempismo di Emma.” brontolò Tremotino strafogandosi di sformato.
L'intera tavolata annuì.
Cora Mills sorrise tra un boccone e l'altro. Nonostante i mille imprevisti era riuscita a dare a sua figlia il lieto fine che meritava.

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Il grosso camino della villetta a schiera crepitava quieto spandendo un delizioso calore.
Francis, ormai verso l'anno, guardava incantato le fiamme rincorrersi sopra i ciocchi di legno e librarsi verso la cappa per poi svanire nel fumo nero.
“Forza giovanotto, è ora della pappa. La mamma si è fatta in quattro anche per te!” disse pazientemente Mulan avvicinando un cucchiaio alla bocca del nipote.
Il bambino si girò verso la zia e dopo averle rivolto un sorrisone mezzo sdentato spalancò le fauci verso la pappa.
Aurora e Filippo depositarono teglie e zuppiere fumanti in tavola sorridendo all'amica. Avere ben due zie disponibili ad aiutarli con il piccolo era una vera manna dal cielo.
A fianco della cucina Pocahontas tagliava pazientemente arrosto e verdure in piccoli pezzetti per consentire a Meeko di mangiarli. Il procione attendeva, non proprio pazientemente, che la sua ciotola venisse riempita. Dopo poco iniziò a battere la ciotola vuota contro il frigorifero, guardando Pocahontas con aria interrogativa.
“Insomma, dammi il tempo di finire!” rise la mora scuotendo la testa.
“Aspetta Mulan, ti do il cambio. Ora lo porto a tavola così mangiamo tutti assieme.” disse Aurora e Mulan sollevò Francis dal seggiolone mentre Aurora la seguiva con piattino e cucchiaio.
Due braccia ormai familiari la cinsero da dietro e Pocahontas le si appiccicò addosso con un sorriso.
“Sei bellissima con un bimbo in braccio.” le sussurrò all'orecchio. Mulan arrossì da capo a piedi mentre Aurora e Filippo scoppiavano a ridere.
Depositato Francis in braccio alla mamma, i quattro si misero a tavola pronti a gustarsi le pietanze che avevano preparato.
Thump thump thump.
“Credo che dovresti aprire il regalo dei tuoi prima che iniziamo a mangiare.. è già la terza volta che si muove!” disse preoccupato Filippo rivolto a Mulan. La cinesina levò gli occhi al cielo e si avvicinò al dono incriminato.
Da quando le maledizioni erano state spezzate ben pochi avevano fatto ritorno alle proprie terre d'origine, preferendo le comodità della vita moderna. In compenso, i portali creati per il trasferimento delle persone da un reame all'altro avevano aperto nuove possibilità di lavoro ed ora Storybrooke vantava il primo servizio di consegne interportali del Maine. Molti avevano già approfittato della ditta di Jefferson, la Portals Inc., per spedire e ricevere doni nel periodo natalizio.
Data la carenza di fagioli magici, le famiglie di Aurora, Filippo, Mulan e Pocahontas non avevano raggiunto i figli a Storybrooke, ma questo non aveva impedito loro di inviare tonnellate di doni, che ora erano stipati sotto l'alto albero che decorava il soggiorno.
Mulan si chinò verso un grosso scatolone avvolto che saltellava sul pavimento tamponando gli altri regali. Il pacco presentava tre grossi fori in alto su ogni lato, dai quali usciva del sospetto fumo biancastro.
Con una mano Mulan bloccò il pacco ed esaminò il bigliettino, scritto nell'elegante calligrafia di suo padre.
La pazienza è una virtù degna solo del miglior guerriero, ma a volte anche il miglior guerriero ha necessità di riposare, cosa impossibile con un costante sottofondo di lamenti. Io, mamma e nonna speriamo che tu abbia più pazienza di noi e che possa prendertene cura.
La cinesina aggrottò le sopracciglia e con un colpo di coltellino aprì lo scatolone. Un draghetto, grosso poco meno di Meeko, saltò fuori dalla prigione di cartone ed atterrò di malagrazia sul tappeto.
“Finalmente! Mi sballottate fino qui e non mi offrite nemmeno il pranzo?” chiese il drago lisciandosi i baffi.
“Mushu!” esclamò Mulan sorridendo, poi prese l'amico tra le braccia e lo strinse a sé.

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“Oddio, se non avessi partorito pochi giorni fa penserei di essere di nuovo incinto!” sbuffò Whale massaggiandosi il pancione.
“Sono contenta che il pranzo sia stato di tuo gradimento, mio caro!” sorrise Granny versandosi del limoncello.
“Nonna, vacci piano! È già il terzo bicchierino!” protestò Ruby prelevando Gerhardt dalla sua culla per dargli il biberon.
“Oh, dacci un taglio! Ho cucinato e ho sete!” rispose Granny poi guardò la nipote che nutriva il bisnipotino “Ma ancora latte?” chiese infine.
“Eh si, il nostro Gerry ha sempre una fame da lupo!” sorrise Viktor strizzando l'occhio alla compagna cingendole la vita con le braccia. Ruby ridacchiò.
“Quando credi che inizierà a trasformarsi?” chiese il biondo carezzando il neonato e facendosi acchiappare l'indice.
“Non prima della pubertà, abbiamo tempo.” rispose la mora appoggiando il corpo contro quello del compagno e lasciando che il figlio finisse di nutrirsi.
Granny li guardava con gli occhi lucidi, un po' di commozione e un po' d'alcool. Mai avrebbe immaginato che la nipote sarebbe riuscita a costruirsi una famiglia.
“Voi due non mi avete ancora detto quando vi siete dati il bacio del vero amore però, la nonna ha il diritto di sapere!” sorrise sorniona la Lucas senior. I due giovani si guardarono spiazzati.
“È stato quando eravamo al porto? Le luci..” tentò Ruby.
“Quello era il faro!” disse Granny.
“Quando l'abbiamo fatto nella piazzola di fianco alla statale! Le luci, era quello!” disse Viktor, convinto.
“Più facile che fosse un camion. Mi state dicendo che non lo ricordate?!” chiese Granny neanche troppo sorpresa. I due scossero la testa e scrollarono le spalle.
Sbuffò. Quei due erano incorreggibili.
Eugenia Lucas si versò nuovamente da bere.

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Meno male che ho deciso di delegare la gestione del pranzo di Natale alle consorelle, non mi sarei mai liberata così presto! Pensò Blue affrettando il passo nella strada deserta. La fata si strinse nel pesante cappotto, mentre batuffoli di neve turbinavano attorno a lei.
Una mano guantata si sporse a suonare il campanello e pochi secondi dopo la porta si aprì verso l'appartamento di Glass.
“Buon Natale!” disse il moro tirandola a sé e baciandola mentre chiudeva la porta con una pedata.
Blue ricambiò il bacio con trasporto poi si staccò per riprendere fiato.
“Sei stato bravo?” chiese serafica la donna guardando negli occhi il compagno. Sidney inarcò un sopracciglio ed annuì, incerto sulle intenzioni della compagna.
“Ottimo, perché ti ho portato un regalo..” miagolò la donna.
La fata fece un passo indietro e con un rapido gesto aprì il cappotto e lo fece scivolare sul pavimento. Sidney Glass spalancò occhi e bocca, deliziato e sorpreso.
Nonostante il freddo e la neve, Blue indossava solamente un babydoll rosso con bordature di pelliccia bianche e un paio di vertiginosi tacchi, sempre scarlatti. La mora estrasse un cappello natalizio dalla borsa e se lo mise in testa, sorridendo al compagno.
“Grazie, Babbo Natale!” disse Glass ad alta voce, facendo ridere Blue.
Il giornalista caricò la donna a mo' di sacco di patate ed i due sparirono nella camera da letto.

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“L'anno prossimo ti va se chiamiamo i miei e i tuoi per natale? Fa strano sentirli solo al telefono..” chiese timidamente Eric mettendo i piatti nell'acquaio.
“Io non ti basto?” chiese Ariel facendo scherzosamente il broncio. Aveva sempre amato l'attaccamento alla famiglia del fidanzato.
“Certo che si!” si affrettò a dire il moro baciandola sulla guancia e cingendole la vita “È solo che mi manca avere una casa piena.” sorrise poi. Ariel si girò tra le braccia del fidanzato e lo baciò con dolcezza.
“Sei sicuro di quello che dici, vero? Ti ricordi le mie sorelle?” sorrise la rossa. Eric scoppiò a ridere.
“Si, in effetti ci sarebbe un bel po' di confusione!” rise il moro.
“Comunque mi sembra una buona idea, potremmo chiedere che ne pensano gli altri quando telefoneremo per gli auguri di buon anno!” disse Ariel appoggiando il viso al petto di Eric, che la strinse a sé.
“Però un'idea per avere almeno un'altra persona con cui festeggiare il natale l'anno prossimo ce l'avrei..” disse Eric carezzando il ventre di Ariel.
La rossa gli rivolse un sorriso luminoso e prima che il fidanzato potesse chiederle cosa ne pensasse lo trascinò verso la camera da letto, i piatti da asciugare ormai dimenticati sul lavello.

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“Chissà perché la madre superiora ha delegato tutto a noi..” chiese Nova strizzando l'occhio alle consorelle mentre si metteva a sedere a fianco di Leroy.
“Già, chissà!” rispose serafica Tink dandole di gomito mentre la tavolata scoppiava a ridere.
Era strano da ammettere, ma l'assenza di Blue si stava facendo sentire, specialmente ora che la mensa dei poveri era stata chiusa e che consorelle e nani si potevano finalmente mettere a tavola dopo il duro lavoro. La madre superiora aveva mangiato un boccone al volo appena finito il turno, indicato a Tink dove trovare i regali per tutti poi era sparita nella neve.
“Starà bene?” chiese preoccupato Rèmy, il fidanzato di Tink, portando in tavola una casseruola fumante.
“Certo che starà bene, è andata a trovare Glass!” disse Eolo soffiandosi il naso. Il giovane cuoco arrossì, aveva sempre creduto che la storia di Blue e Glass fosse un pettegolezzo del convento.
“Dici che ha mangiato abbastanza?” chiese Leroy sollevando la figlia all'altezza del viso e sopportando di buon grado le manine che gli tiravano la barba.
“Certo che si, vero Ingrid?” chiese Nova chinandosi a baciare le guanciotte della bambina. La piccola rise e scalciò, mentre un 'aaawww!' collettivo si sollevava da nani e suore.
“Nostra nipote nuoterà nei regali!” esclamò Gongolo alzando una pinta di birra al soffitto, presto seguito da tutta la tavolata.
“Non fatemela diventare viziata!” brontolò Leroy, conscio che tra zie e zii acquisiti sarebbe stato quasi impossibile.
“Rèmy! Ma questo piatto è delizioso!” esclamò una delle consorelle complimentandosi con il quasi genero, che arrossì.
“Non per nulla la cucina del Rabbit Hole è migliorata nettamente da quando lavora li.” sorrise Tink carezzando una guancia al fidanzato.
“Anche la mensa di quest'anno è migliorata con i tuoi consigli, sappi che ora sarai di servizio tutti gli anni!” disse un'altra fatina. Il giovane cuoco annuì felice, gratis o a pagamento gli bastava cucinare e se poteva condividere la propria passione anche coi meno fortunati ne era felice.
“In Francia ho lavorato per diverso tempo nel bistrot dei miei amici Alfredo ed Auguste, spero di aver fatto un po' di esperienza!” sorrise il francesino.
“A proposito, a che ora si connettono a skype Emìle e tuo padre?” chiese Tink tagliuzzando il gustoso arrosto che aveva nel piatto.
“Minimo tra un altro paio d'ore, saranno ancora ai secondi e fidati, finché c'è qualcosa in tavola non c'è modo di schiodarli da li!” rispose Rèmy guardando l'orologio da polso.
“Rèmy, questo piatto vegetariano è delizioso! Come hai detto che si chiama?” chiese Nova tentando di tenere le manine di Ingrid lontane dal piatto.
“Ratatuille.” sorrise l'ex topino versando da bere alla fidanzata.

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“Pongo, tieni!” disse Archie lanciando in aria un cosciotto di pollo. Il pezzo di carne descrisse un'ampia curva in aria e venne prontamente afferrato dall'affamato dalmata, che si mise a rosicchiare soddisfatto.
Il rosso si pulì bocca e mani poi si spostò dalla sedia da pranzo al divano, gettando un'occhiata alle stoviglie sporche. Avrebbe rassettato più tardi.
Sfilò le pantofole ed appoggiò i piedi sul pouf, armeggiando distrattamente col telecomando alla ricerca di qualche programma interessante.
Pongo, finito di mangiare, si sdraiò di malagrazia sull'adorato proprietario, facendolo sobbalzare.
“Pongo! Non sei più un cucciolo!” lo riprese amorevolmente Archie grattandogli un'orecchio.
Gli occhi miopi del rosso esaminarono la stanza vuota e l'uomo sospirò.
“Certo che passare il natale noi due soli è un po' triste, eh Pongo?” chiese il rosso al quadrupede “Forse dovrei davvero metter su famiglia..” disse poi.
Il cane guaì il suo assenso.

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“Forza Dylan.. dì 'nonno'..” disse per l'ennesima volta Re Mida tenendo in braccio il nipotino.
Fred e Kathryn, sdraiati sul divano, levarono gli occhi al cielo.
“Papà, ha solo cinque mesi! È presto!” sbottò Kat mentre si tirava il plaid addosso. Mida la ignorò continuando a fare facce buffe per la delizia del nipote, che ridacchiava felice.
“Questo bambino è un vero gioiello!” commentò entusiasta Mida.
“Papà!” lo rimproverò la bionda.
“Vabbé, era per dire..” rispose l'ex sovrano.
“Senti, piuttosto..” chiese poi “Ma questo bambino non dorme mai? Ha mangiato e giocato tutto il giorno ed ancora non fa una piega! Mi stenderei volentieri sul divano per un'oretta anche io..”
La sua domanda cadde nel vuoto. Kat e Fred, esausti, dormivano come tronchi.
“Tu non hai proprio intenzione di dormire, eh?” chiese sospirando Re Mida.
Dylan gli rivolse un sorriso sdentato.

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Geppetto aveva osservato la scena dalla finestra e, dopo qualche attimo di esitazione, aveva preso una decisione. Camminò silenzioso fino al cortile, dove Pinocchio stava inginocchiato di fianco ad un cespuglio, gettando pezzetti di carne e verdura in mezzo alla neve.
“Avanti, fallo entrare in casa.” sorrise l'uomo guardando il figlio. Non gli era sfuggito che il piccolo aveva fatto sparire diversi avanzi per poi scomparire in giardino a fine pranzo.
“Papà?” chiese Pinocchio girandosi, sorpreso. Credeva che il padre fosse in casa a fare un pisolino ed aveva approfittato per portare il cibo sottratto in precedenza al suo nuovo amico.
Geppetto sorrise ed annuì. In fondo avere un po' di compagnia avrebbe fatto bene sia a lui che al figlio.
“Avanti August, porta il tuo amico in casa e dagli una ciotola di latte, mentre vado in cantina a prendere una cesta ed un panno per farlo riposare.” disse l'uomo aprendo la porta di casa.
Il bambino si alzò in piedi, raggiante, e corse dentro casa gettando il giaccone sull'appendiabiti.
“Andiamo!” urlò poi mentre armeggiava in cucina.
Un micio paffuto ed infreddolito sbattè gli stivali contro lo zerbino per liberarli dalla neve, poi rivolse un elegante inchino a Geppetto, togliendosi il cappello in segno di rispetto.
“La ringrazio infinitamente per la sua ospitalità!” disse il felino accomodandosi in casa e stringendo gli occhi soddisfatto per il gradevole tepore.
Geppetto chiuse la porta ed il freddo fuori da essa e carezzò il capo del gatto sorridendo.
“Dammi del tu. Oh, e guai a te se ti fai le unghie sul divano!” disse l'uomo, serio. Il gatto sorrise e si mise a fare le fusa.

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“Bene Cenerentola, ora sparecchia e poi vai a rassettare il salotto.” disse la signora bevendo avidamente un calice di vino. Il pranzo era stato meraviglioso ma fin troppo abbondante.
“Hey!” rispose Ashley, indignata. La piccola Claire, che dormiva tra le sue braccia, si mise a piangere e la madre la cullò.
“Scusami cara, forza dell'abitudine..” rispose paonazza la matrigna mentre si alzava per dare una mano in cucina.
“Lasciala perdere Ash, ormai l'Alzheimer qui galoppa!” le disse Anastasia portando in cucina gli avanzi.Il commento le fece guadagnare uno sguardo iroso dalla madre, mentre Genoveffa scoppiava a ridere.
“Amore, dov'è il ciuccio di Alex?” chiese Sean trascinando in salotto la primogenita, che seguiva il padre imbronciata.
“Eccolo. Ma che succede?” chiese Ashley chinandosi verso la bambina. La piccola incrociò le braccia e Sean levò gli occhi al cielo.
“La tua matrigna..” iniziò, conscio che quello era il secondo natale di fila che succedeva.
“Ma'! Non avrai regalato di nuovo ad Alex una scopa, vero?” chiese Anastasia. Tutti gli occhi si spostarono sulla matrigna.
“Eh vabbé, è forza dell'abitudine!” sbottò lei, mentre i grandi la guardavano scuotendo la testa.

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“Avanti, un'ultima spinta ed è fatta!” disse il medico per la seconda volta in pochi minuti.
Un urlo squarciò la quiete dei corridoi dell'ospedale ed un pianto disperato risuonò nuovamente nel reparto di ostetricia.
“Di nuovo congratulazioni!” sorrise l'infermiera posando la bambina, pulita ed infagottata, tra le braccia di Regina. L'ex sovrana cullò la piccola finché questa non si fu calmata, le lacrime di gioia e dolore che le rigavano il volto sorridente.
Il team dei sanitari lasciò le neo mamme a coccolare le gemelline e si diresse a passo spedito verso la sala infermieri.
Un bacio dolcissimo venne posato sulla sua guancia e la bruna si girò a guardare Emma, che teneva l'altra figlia.
“Sono un disastro..” sorrise Regina, conscia del proprio aspetto dopo ben due parti.
“Non è vero, sei bellissima.” disse Emma scostandole una ciocca di capelli dal viso. Regina arrossì.
“Allora, hai deciso?” chiese la mora guardando adorante le piccole dalla (poca) chioma corvina e gli occhietti celesti.
“Zoe..” disse la bionda indicando la piccola tra le sue braccia “e Audrey!” concluse poi, carezzando la neonata che dormiva cullata da Regina.
La mora sorrise, poi si voltò verso Emma ed incollò le labbra alle sue, felice come non lo era da molto tempo.

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Non appena varcata la soglia, il dottore ed i suoi vennero accolti dallo schiocco di un tappo di spumante che si librava nell'aria, mentre il più giovane del reparto distribuiva diligentemente i bicchieri di plastica per il brindisi.
Oltre al natale, quel giorno, si festeggiava l'ultima gravidanza magica.
Una dozzina di bicchieri si levarono verso il soffitto, mentre fuori dalla finestra la luna faceva capolino da un cielo ormai scuro.

  
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