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Autore: Sam27    17/12/2014    4 recensioni
Ci sono alcune cose che ho imparato da brava fan girl:
1. “Asjdnbvfuhuj” riassume tutto. E con tutto intendo qualsiasi cosa talmente pucciosa da poter essere riassunta.
2. La nutella è la tua migliore amica. Nonché la soluzione a qualsiasi tuo problema.
3. Si può sopravvivere dormendo solo tre ore. E mangiando molta Nutella, mi sembra sottointeso.
4. Libri e computer sono l’ingresso per il paradiso. Potete anche sostituire il computer con uno Smartphone, un Iphone o un tablet. Ed ovviamente aggiungete la Nutella.
5. Quale marca di fazzoletti è più resistente. I fazzoletti Tempo sono eccezionali, me ne servono solo cinque pacchetti a libro.
6. I personaggi immaginari sono migliori di quelli reali. Infatti sembra che il mio ragazzo ideale non esista. Io vorrei solo che avesse la dolcezza di Peeta Mellark, l’umorismo di Fred Weasley, il coraggio di Peter Pevensie, la bellezza di Finnick Odair, il sarcasmo di Jace Shadowhunters e l’intelligenza di Caleb Prior. Forse chiedo troppo?
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Potremmo Volare'
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7.Shopping e brutti ceffi
“Un uomo
che non legge buoni libri
non ha alcun vantaggio
rispetto a quello
che non sa leggere.”
Mark Twain
Oggi, al contrario di ieri, è una giornata tranquilla con un leggero vento che allieva l’afa e rende il mare piacevolmente mosso.
I miei piedi hanno creato due solchi nella sabbia bagnata e sono lambiti, ad intervalli regolari, dall’acqua fresca. Indosso il mio costume preferito: una fascia verde ed uno slip arricciato sul bordo ed allacciato ai lati dello stesso colore; e sono di ottimo umore.
Alessandro invece si è svegliato dalla parte sbagliata del letto –esiste una parte sbagliata ed una giusta, controllate in Mary Poppins- e credo che sia ancora offeso perché ieri l’ho accusato senza motivo.
Anche se, a dirla tutta, quella offesa dovrei essere io: insomma, ho avuto gli incubi su lui e un libro che fanno cose sporche nel mio studio.
Il belloccio è seduto per terra, il sole gli illumina il bel viso e giocherella con la sabbia bagnata, siamo riusciti a scampare anche oggi dal nostro ruolo di baby-sitter siccome le tre pesti volevano giocare a pallavolo.
Qualcuno mi abbraccia da dietro ed io sobbalzo.
-Ciao bella- dice Luca scoccandomi un bacio sulla guancia.
-Ciao!- esclamo entusiasta.
Perché la natura crea un ragazzo così bello e dolce se poi non si può sfruttarlo?
Guardo Matteo pensando che sia il ragazzo più fortunato del mondo.
-Venite a fare una passeggiata con noi?- domanda Serena rivolta a Alessandro.
-Non ho molta voglia, se vuoi vai Eleonora- risponde quello di malumore.
Luca lo guarda inarcando le sopracciglia poi torna a rivolgersi a me:-Vieni?-
Io sposto lo sguardo da lui ad Alessandro, poi sospiro.
-Grazie ma preferisco non camminare oggi, magari un’altra volta-
-Senz’altro- dice Matteo sincero ed io sorrido, mentre si allontanano.
-Non devi rimanere per me- dice Alessandro alzandosi in piedi e pulendosi le mani nell’acqua.
Infatti lo faccio per me testa di rapa: se mi faccio perdonare tu e il libro sparirete dai miei sogni.
-Ormai- rispondo facendo spallucce.
-Puoi ancora raggiungerli-
-Ti dà così fastidio la mia presenza?-
-E’ a te che da fastidio la mia-
-Siamo di buon umore!- esclamo battendo le mani.
Lui mi scocca un’occhiataccia, io sbuffo.
-Partita a calcetto?-
Lui annuisce di malavoglia.
Iniziamo a giocare quando ci raggiungono Elena, Aurora e Sofia; mentre perdo cinque a tre le piccole pesti litigano, lasciandoci un’Elena piuttosto seccata che si siede su una poltroncina poco distante dal biliardino ed inizia ad acconciarsi i capelli da sola, con alcuni fiori che ha trovato non so dove.
-E recupera!- esclamo scagliando il pugno in aria.
-Forse la piccola modella vorrà spostarsi per far sedere noi-
Alzo immediatamente la testa con un brutto presentimento: non era una voce amichevole.
-No, c’ero prima io- risponde Elena.
C’è un ragazzo alto, dagli addominali scolpiti, i capelli biondi pieni di gel e gli occhi color ghiaccio che sovrasta la mia sorellina, insieme a due oche e un ragazzo-cagnolino tozzo e brutto.
Alessandro segue il mio sguardo mentre sento lo stomaco chiudersi come se una mano me lo stesse stringendo.
-Dai piccolina, hai sentito Federico? Hai un viso così carino, spostati- dice il ragazzo-cagnolino sfiorandole la guancia con malizia.
-Stai calma- dice Alessandro posando una mano sulla mia.
-Su spostati sgorbio, vogliamo sederci- dice ancora Federico, prendendola per un braccio mentre le oche ridacchiano.
-Come hai chiamato mia sorella scusa?- chiedo camminando verso di loro prima che Alessandro mi possa fermare.
Non credo di aver mai provato così tanta rabbia, se la tocca ancora un’altra volta non risponderò di me.
Lui le lascia il braccio, alzando le mani come in segno di resa.
-Uoh! Arriva l’avvocato difensore- dice il ragazzo-cagnolino facendo ridere le due oche.
-Zitto Luca, non vorrai farla arrabbiare no?-
-Non mi hai risposto- dico sorridendo come si fa con i bambini.
-Non ricordo esattamente.. cos’era: sgorbio, puzzola, microbo,.. troietta?- dice Federico guardandomi a braccia incrociate, con un ghigno sulla faccia che istiga molta violenza.
Sento la rabbia montare a quell’ultimo termine offensivo nonostante il cervello mi imponga di stare calma.
Vuole solo farmi arrabbiare, vuole solo farmi arrabbiare, cerco di ripetermi mentre respiro lentamente.
-Posso anche andare all’ombrellone e lasciargli il posto..- dice Elena facendo per alzarsi.
-No stai lì Elena, i ragazzi stavano per andarsene- dico sforzandomi di sorridere.
-Elena? Come Elena di Troia?- domanda Luca ammiccando.
Le oche sghignazzano: tipico delle oche.
Io ghigno a mia volta.
-Elena non era di Troia, rozzo ignorante, era di Sparta; è stata portata a Troia dal re di essa, Paride-
Luca arrossisce.
-Ma sentitela: abbiamo una secchioncella qui- dice Federico, continuando a ghignare.
Cerco di respirare con calma.
L'omicidio è punibile dalla legge, Nora.
Potrebbero punirti con il carcere minorile, potresti morire o peggio: essere bandita dalla spiaggia.
Sento la mano di Alessandro sulla mia spalla e prendo un grosso respiro.
-Perché non ve ne andate via voi?-
-Perché non te ne vai tu portando via il tuo grosso grasso sedere e la tua puttanella?- domanda Federico passandosi una mano tra i capelli.
La pressione della mano di Alessandro sulla mia spalla aumenta in modo direttamente proporzionale alla mia rabbia, stringe fino a farmi male ma io non me ne accorgo.
Apro la bocca per mandare a farsi fottere la diplomazia ma Alessandro mi procede.
Mi scansa abbastanza delicatamente e si pone davanti a Federico, mettendogli le mani sulle spalle.
-Senti un po', fighetto, ora tu porti il tuo bel culo d'oro, le due oche che ti seguono come cagne e quel cesso del tuo amico da un'altra parte, o quanto è vera la tua testa di cazzo ti riduco così male che perfino tua madre faticherà a riconoscerti-
Le due ragazze, per la prima volta da quando sono arrivate, smettono di ridere, Luca indietreggia e Federico perde il suo sorriso sghembo mentre i suoi occhi hanno un fremito.
-Okay, okay amico. Ce ne andiamo. Non restiamo un momento di più in un posto frequentato da gente del genere- dice Federico alzando le mani, indietreggiando e facendo segno agli altri di seguirlo.
Mentre se ne vanno faccio ancora in tempo a sentir dire a Luca:-Dimmi te se dovevamo incontrare un frocio, una secchiona di merda e uno sgorbio del cazzo- e Federico ridere.
Alessandro mi prende una mano e solo in questo momento mi accorgo di aver stretto i pugni così tanto da essermi conficcata le unghie nei palmi delle mani. Me le strofino, per dare un po' di sollievo.
-Ehi piccola- dico inginocchiandomi accanto a Elena, che ha i lacrimoni agli occhi -Erano solo dei ragazzi cattivi-
-Ho avuto paura che ti facessero male- dice guardando per terra.
Io la abbraccio. -Ma no-
-E poi c'era Alessandro- aggiungo sorridendo al ragazzo.
-È stato bravissimo! Come i supereroi dei film!-
-Sì, come nei film- rido io -Vai a giocare con Sofia e Aurora, su-
Lei annuisce, tira su con il naso e corre via.
-Ti va di finire la partita?-
Io scuoto la testa.
-Neanche a me- aggiunge.
Andiamo a sederci più in là, sulla sabbia, come di comune accordo.
-Grazie- gli dico schiacciando la sabbia e cercando di scaricare la rabbia.
Lui annuisce.
-Non pensare che io non sia più arrabbiato per ieri sera, ora-
-Cosa vuol dire?- domando guardandolo male e assottigliando gli occhi.
Lui scoppia a ridere, trascinandomi.
Non ricadiamo più sull'argomento fino a pranzo.
Le piccole pesti hanno smesso di mangiare per fare il loro pisolino pomeridiano, perché troppo assonnate ed io sto tagliando la bistecca quando papà si schiarisce la gola.
-Nora sai che io dico parolacce, a volte, non lo nego e lo dico qui davanti a tutti, tuttavia non esagero mai con la volgarità e vorrei che neanche tu lo facessi. Capisco che tutt'oggi i giovani siano abituati a..-
-Papà arriva il sodo- dico ferma con il coltello a mezz'aria.
-Io e Beatrice- e qui si scambia un'occhiata d'intensa con mia madre –vorremmo sapere... tua sorella ci ha chiesto il significato delle parole "troietta", "cazzo" e "frocio"-
-Non può averle imparate di certo a scuola- dice mamma con aria severa.
-Quale razzo?- domanda nonna, ma nessuno le presta ascolto.
Io ricomincio a dividere a metà la bistecca, nonostante sia già tagliata mentre Alessandro, dall'altra parte del tavolo, mi sfiora il piede con il suo.
-Questa mattina io e Alessandro abbiamo avuto una simpatica conversazione con alcuni deficien-.. ragazzi che davano fastidio a Elena- borbottò mentre taglio così tanto da rompere il piatto di plastica.
Mia nonna mi sorride, comprensiva e si alza per cambiarmelo.
Laura inarca le sopracciglia e mamma scruta prima me e poi Alessandro, quest'ultimo inizia a raccontate l'accaduto mentre io mangio di malavoglia.
-Se ti toccava gli mettevo le palle al posto degli occhi-
-Carlo!- esclama mamma fingendosi scandalizzata mentre zio annuisce vigorosamente.
-Per fortuna c' era Alessandro!- dice mia mamma correndo ad abbracciarlo.
Io alzo gli occhi al cielo, neanche mi avesse salvata da un tentato omicidio.
-Io sono contrario alla violenza ma la prossima volta tiraglielo un pugno Ale!- esclama Roberto dando una pacca alla spalla del figlio.
-Roberto!- esclama Laura scandalizzata -Spero proprio che non ci sia una prossima volta!-
-Ai miei tempi i giovani erano più educati!- dice nonno.
-Zitto Giuseppe, ti cade la dentiera!- lo rimprovera nonna seccata, sistemandogliela amorevolmente.
-Però non ha tutti i torti- interviene zia.
Ed io sbuffo, appoggiando la guancia sulla mano.
Ora iniziano, penso roteando gli occhi.
Alessandro mi tocca il piede, io lo guardo e lui rotea gli occhi a sua volta.
Verso le tre sono pronta ad andare in spiaggia e piena di rinnovato ottimismo. Gli occhiali da sole a tenere indietro i capelli, il semplice copricostume blu e la borsa enorme a tracolla -ovviamente è la seconda borsa di mia madre, che è la metà dell'altra-.
-Questo pomeriggio voglio divertirmi tantissimo e fare un casino di cose!- esclamo sfregandomi le mani e pensando a incontrare Luca e compagnia bella, giocare al gioco della bottiglia, baciare Luca, fare una passeggiata per smaltire un po' di grassi, rifocillarmi con un gelato a quattro gusti, fangirlare con Luca, fare una partita a biliardino, una a beach volley e qualcos'altro con Luca.
-Nora! Che ci fai vestita così?- mi domanda mamma con le chiavi della macchina in mano.
Mi si gela, lentamente, il sorriso sulle labbra.
-Andiamo a fare shopping, ricordi?-
-Mi era sfuggito- dico mentre sento che il corpo si scompone, diventa cenere e resta un mucchietto sul pavimento con un paio di occhiali sopra.
-Vatti a cambiare su- aggiunge zia.
-Viene anche papà no?- domando con la speranza di poter acquistare un altro libro.
-No-
Al bel libro misterioso apparso nella mia mente si aggiunge un tristissimo "pouf".
-E zio?-
-No no-
La possibilità di poter rotolarmi dal ridere per scendere le scale mobili del centro commerciale svanisce.
-Nonno?-
-No Eleonora, solo noi donne-
Niente aneddoti divertenti su papà e zio che si fanno la pipì a letto.
-Nonna?-
-No Eleonora-
Niente soldi in più.
-Aurora, Elena, Sofia?-
-Nemmeno-
Ma com'è possibile, nessun lavoro da baby-sitter?
Ti prego Dobby che sei nei cieli, faccio anche la baby-sitter ma lo shopping con mamma no.
-Alessandro?- chiedo con un'ultima nota di speranza, anche la sua compagnia andrebbe benissimo.
-Puoi stare senza di lui un pomeriggio no?-
Io apro la bocca, incredula.
Sta davvero insinuando quello che penso stia insinuando?
Lei si scambia un’occhiata con zia e quest’ultima muove appena le labbra dicendo: “Ah, l’amore!”
Oh sì, io e Alessandro siamo innamorati quanto lo sono il Persiano e il Cavalier King di mio fratello Ivan.
Cinque minuti dopo scendo le scale vestita con degli assurdi sandali di pelle neri (frutto delle compere con mia madre) e un vestito nero con le maniche di pizzo del medesimo colore (vedi parentesi precedente).
-Andate a un funerale?- mi domanda nonna mentre l’abbraccio.
-Sì- rispondo io anticipando chicche sia –quello del briciolo di sanità mentale che mi era rimasta..-
 
Sbatto la testa contro la scatola delle scarpe, ripetutamente.
Un bambino mi indica e la madre lo trascina via, allontanandolo da me come se fossi una drogata.
Credo che potrei darne l’idea: ho gli occhi rossi e lucidi per il continuo sbadigliare, sono vestita come un’emo e ho lo sguardo di uno zombie.
-Nora! Che dici di questi stivali?- mi domanda mamma per la trecento novantaquattresima volta.
-Sono bellissimi!-
Farò di tutto ma ti prego, ti prego, andiamocene.
-Mh.. no, non credo- e li toglie, per poi posarli e prenderne un altro paio.
Ed è a questo punto che tutto lo sconforto, il caldo e la noia mi piombano addosso, così cado in ginocchio affranta dal peso di tutto ciò e congiungo le mani, iniziando a pregare.
-Santo Godric, tu che proteggi il coraggio e gli animi giusti, prega per me
Santa Tosca, tu che vegli sull’amore e il lavoro, prega per me
Santo Salzar, che privilegi l’astuzia, abbi pietà di me,
Santa Priscilla, che..-
-Non credo che gli illuminati dovrebbero pregare in pubblico- dice una donna al marito, indicando la collana dei doni della morte che porto al collo.
-Mia figlia non è un’illuminata!- esclama mia madre scandalizzata.
-Ah no? E chi sarebbero questi Godric, Tosca e Sasa se mai?-
Io faccio una smorfia.
-Alzati Nora, non intendo restare qua dentro un minuto di più!-
-E non inciampi scendendo le scale!- le grida l’altra donna quando stiamo ormai per varcare la soglia –Dovrebbero rinchiuderli tutti in carcere, quei…-
Mia madre sbatte la porta del negozio, stizzita e scende a grande velocità le rampe di scale, con me che gli trotterello appresso.
Grazie Godric, Tosca, Salazar e Priscilla.
-Pure tu! Cosa ti viene in mente!- inizia a dire mia madre ma io, in questo esatto momento, vedo una cosa che riesce a cancellare tutto il resto: il paradiso.
-Mamma posso entrare?-
-Nora ma mi stai ascoltando?-
-No-
Sono sempre stata una fan della sincerità.
Lei sbuffa.
-Posso entrare?- ripeto.
-Non più di dieci minuti-
Non supero il tempo limite ed esco con “Città di carta” tra le braccia ed un sorriso ebete sulla faccia –che non è poi così diverso dal mio solito sorriso-.
-Asciugati la bava- dice mia madre scuotendo la testa.
-Ed ora dovremmo comprare qualche cosa per te Nora!- esclama zia, con le braccia piene di borse.
-No, grazie, sono apposto così- dico tenendo stretto tra le braccia il mio tesoro.
-Insistiamo- dice Laura.
-No davvero io…-
Ma è tutto inutile: mi hanno già presa per le braccia e mi stanno trascinando nel negozio più vicino a noi del grande centro commerciale.
Grazie a Laura e zia riesco a sviare i pessimi gusti di mamma anche se non riesco comunque a comprarmi ciò che vorrei, fatta eccezione per un vestito davvero carino e bianco, riescono anche a farmi acquistare un copricostume arancione, scollato e quasi interamente trasparente, due magliette ed una minigonna che non metterò mai in vita mia.
Torno a casa distrutta e papà, vedendomi, mi saluta comprensivo.
-Ho comprato un libro nuovo!- annuncio a tavola.
Per tutta risposta, Aurora mi lancia un pezzo di polpettone sulla guancia.
Io la guardo rabbiosa ma lei fa finta di nulla, con il suo visino angelico e nessun altro sembra essersene accorto.
-Che libro è?- domanda Alessandro.
-Città di carta- rispondo osservandolo tentennante.
-Quando l’hai finito me lo presti?-
Avete presente quando si dice: per poco, dalla sorpresa, non caddi dalla sedia?
Ecco, io cado dalla sedia e finisco proprio sopra a dove Elena ha appena rovesciato il suo budino.
Mi alzo in piedi, instabile e Aurora mi guarda il sedere: -Sembra che ti sei fatta la cacca addosso-
-Mai vista una bambina così simpatica- dico distrattamente.
Più tardi, dopo essermi cambiata e quando ormai sostano tutti in soggiorno pronti per una partita a qualche gioco di società, raggiungo Alessandro e mi fermo ad osservarlo.
-Che c’è?-mi domanda lui infastidito.
-Non ho mai visto un alieno- rispondo io, convinta, senza smettere di fissarlo.
-Ma che dici?-
-Non puoi essere tu..-
-E perché no?-
-Tu non leggi- gli ricordo io, come se gli stessi enunciando una qualunque legge della fisica.
-La vuoi proprio sapere tutta? L’altro giorno osservavo un libro dalla tua libreria e la copertina mi ha incuriosito, così l’ho preso e l’ho letto. Mi è piaciuto moltissimo ed ho scoperto che leggere non è così male, da allora ho letto altri tre libri e non mi è dispiaciuto-
Arrossisce.
Io spalanco occhi e bocca.
-Santa pupazza! Dici sul serio?! E che libri erano?- esclamo saltellandogli intorno.
-Umh.. il primo era “Il piccolo principe” e poi la saga di “Divergent”-
Inutile dire che inizio a fangirlare fino a che mia madre non mi costringe ad andare a letto perché sto facendo venire il mal di testa a tutti quanti.
Ma una volta nel letto fatico a prendere sonno.
Diario segreto. Giorno n^ 5. Ancora tredici giorni. E’ incredibile come il tempo stia passando i fretta. Non sono sicura che il nemico sia ancora così tanto nemico. Ho appena scoperto che l’ho contagiato, credo che con un po’ di impegno –un bel po’ aggiungerei- potrei farlo entrare nella setta.
Diventerà un fanboy  con i controcazzi, aggiungo tra me e me
Credo che sarebbe un bell’acquisto, non è un essere umano così pessimo, in fondo.
I miei tesori sacri sono al sicuro, non li ha rovinati
O almeno lo spero per la sua salute, rifletto indugiando ancora.
Ora devo andare, domani mi aspetta un altro giorno di prigionia estenuante anche se niente potrà mai eguagliare un’intera giornata di compere di inutili accessori con il Mangiamorte capo.
Sempre tua,
Nora
Post Scriptum.= cosa faremo questa sera? Tenteremo di conquistare il mondo
Post Post Scriptum = o moriremo nel tentativo
  
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