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Autore: metaldolphin    18/12/2014    2 recensioni
Oggi più che mai certe riflessioni coinvolgono un po' tutti, frasi sentite si incollano perfettamente alla realtà anche se provengono dalla fantasia. I nostri beniamini ne saranno testimoni, ancora una volta, in una nuova avventura che li vedrà scontrarsi contro pregiudizi duri a morire.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Franky/Nico Robin, Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per sera tutto era pronto: Franky acquattato sul fondale con lo Shark III in compagnia di Usopp, Nami al timone della Sunny ben nascosta dietro al promontorio, con Chopper, Brook, Sanji e Robin a bordo. Dentro alla fortezza sino all’ultimo minuto ci sarebbero stati Rufy e Zoro, pronti ad attaccare dall’alto.
Della cittadinanza avrebbero aiutato tutti coloro che se ne sentivano in grado, ed attendevano dietro le mura delle stesse rovine, invisibili dal basso.

All’imbrunire, una sagoma scura ed enorme apparve dalle profondità marine a velocità ridotta, con cautela per non danneggiarsi sul fondale basso fatto di scogli taglienti.
Emerse quasi esitando, come un cetaceo che presagisse lo spiacevole incontro in superficie con una baleniera in agguato. Era evidente che si erano accorti che il loro compare piumato fosse scomparso: il periscopio era attivo e non avvistava nulla nel cielo che si faceva più buio.

In lontananza, una saetta schiarì per un istante l’orizzonte ed illuminò un portello che si apriva sul ponte emerso, ancora lucido d’acqua, del sottomarino nemico, ma non ne uscì nessuno.

L’attesa era snervante, soprattutto per Rufy, ma prima di attaccare dovevano attendere il segnale del Cyborg che avrebbe bloccato il passaggio dietro al sottomarino rivale, sbarrandogli la fuga.
A tal proposito, un redivivo Usopp stava preparando una delle sue piante acquatiche a crescita rapida, per lanciarla contro le eliche del sistema propulsivo nemico, per paralizzarlo.
Il ribollire improvviso dell’acqua a poppa del sottomarino nero, seguito da un’esplosione di foglie filamentose che arrivarono in superficie fu il segnale per gli altri: Rufy allungò le braccia a bloccare il portello che stava per richiudersi prima della fuga e si precipitò a tirarne fuori i primi occupanti, mentre Zoro, con le sue spade, completava il lavoro del cecchino, facendo saltare del tutto le eliche  e la torretta; inoltre danneggiò lo scafo, che iniziò ad imbarcare acqua, costringendo così gli occupanti a venirne fuori precipitosamente, tra lo stridore del metallo che si contorceva, agonizzando mentre affondava come un enorme pesce ferito.

Fu Robin a recuperare lo sprovveduto Capitano, ancora impegnato nella lotta all’interno del sottomarino semiaffondato, prima che perdesse completamente le forze e fu issato sulla Sunny, manovrata con qualche difficoltà così sottocosta, ma giunta in tempo a ripescarlo.

Tutti gli occupanti dell’imbarcazione affondata furono catturati ed immobilizzati da quanti accorsi in aiuto della Ciurma di Cappello di Paglia e, nel complesso, i momenti di vera battaglia non furono poi molti. La strategia, stavolta, era stata rispettata e quindi efficace nel contrastare l’organizzazione degli schiavisti.
La custodia dei malviventi fu affidata a quella gente che per troppi anni aveva subito la loro tirannia, generazione dopo generazione.

Zoro tornò a bordo con una smorfia: ogni volta che le sue spade entravano in contatto con l’acqua salata del mare necessitavano di cure più lunghe e specifiche, per non danneggiarsi.
Riacquistò un po’ di buonumore quando vide Nami corrergli incontro sorridendo e se la strinse addosso.
-Visto?- le disse, come a cercare quel complimento che mai aveva chiesto, desideroso della sua approvazione.
Lei annuì: -Avevi ragione… avresti quasi potuto farcela anche da solo!- all’ultimo minuto gli negò la completa soddisfazione di quanto realizzato.
Lui sgranò gli occhi, quella ragazza non cambiava mai e prese ad inseguirla quando lei, vedendolo rabbuiarsi, era fuggita via ridendo.
Nel buio ormai più consistente, si inciamparono addosso tra le risa generali. Il Capitano li guardò ed esclamò ridendo: -Però! Sembra divertente essere fidanzati! Appena incontreremo di nuovo Boa Hancock mi sa che accetterò la sua proposta, mi voglio divertire anche io…

Naturalmente gli astanti, a quella candida affermazione, lasciarono scivolare al suolo la mandibola: il pensiero della Principessa delle temibili Kuja, la donna più bella del mondo, fidanzata al loro Rufy con le dita nel naso era più in là di qualsiasi fantasia.
Lo guardarono in coro rientrare verso la sua meta preferita, la cucina, come se avesse appena pronunciato un’ovvietà.
 

Data la tarda ora, i festeggiamenti furono rimandati al giorno successivo e quella sera Robin annunciò alla sua compagna di stanza che sarebbe rimasta con Franky.
Cercando di nascondere l’imbarazzo, la Navigatrice lo riferì allo Spadaccino: -Ti andrebbe… ti va di… restare con me?
-Mi prenderai di nuovo a cuscinate?- indagò lui, con il chiaro riferimento alla sera della tempesta.
Nami rise: -Credo di no.
-E dovrò dormire di nuovo sul letto di Robin?
Arrossendo, la ragazza scosse il capo e disse di nuovo: -Credo di… no.
Allora lui ghignò maliziosamente compiaciuto ed annuì.

Vi si recarono insieme, mano nella mano, consapevoli di quanto stava per accadere e per questo anche un po’ inquieti, di quel nervosismo che nasce dall’attesa per qualcosa di bello che sta per avverarsi.
Nella nave tranquilla, immersa nel sonno dovuto alla stanchezza accumulata in quei giorni intensi, lo Spadaccino chiuse dietro di loro la porta a doppia mandata: con gli strampalati compagni che si ritrovavano, poteva anche capitare qualche sgradevole imprevisto.
Nami sorrise, le guance arrossate dall’imbarazzo e dall’eccitazione, mentre guardava avvicinarsi Zoro con la sua mole imponente. Le pose la mano grande al lato del viso e la baciò piano, quasi che temesse di romperla. Allora lei gli si aggrappò allo yukata con entrambe le mani ed approfondì con passione crescente il contatto.

Non ci volle molto e gli indumenti di entrambi volarono via, uno dopo l’altro, spargendosi per la camera in maniera casuale, mentre le lampade venivano spente, risparmiando soltanto un paio di candele che attutissero il buio.
In quella penombra, si conobbero sotto un nuovo aspetto, tra le lenzuola gualcite e la pelle appena sudata da un contatto così tanto desiderato e finalmente appagato.
Si stupirono a vicenda, lei meno egoista del solito, lui ancora più attento di quando l’aveva medicata; nella passione che faceva perdere battiti, si saziarono l’uno dell’altra, facendosi travolgere infine dall’estasi e rimasero infine immobili, sfiorandosi appena, ansimanti dopo quella piacevole fatica d’amore, condividendo il lettino, addormentandosi poi stretti, pelle contro pelle, con l’unico riparo del sottile lenzuolo che li aiutava a proteggere il loro stesso tepore.
   
 
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