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Autore: Jordan Hemingway    18/12/2014    6 recensioni
“E’ una vergogna, dovresti controllare meglio tuo figlio!”
“Mio figlio? E’ tua figlia la causa di ogni problema, dovresti tenerla a casa e insegnarle a cucinare!”
“Cucinare? Mia figlia, la decima erede della Dinastia Draconica Orientale? La cui madre è diretta discendente dell’Imperatore Ming?” Esplose il drago. “Tu, pennuto, tu osi dire questo?”
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“E’ colpa tua!”
“No, sei stata tu a tirare!”
“Bugiardo, bugiardo, toccava a te lanciare, l’hai fatto apposta  a darmi una palla ad effetto!”
“Potevi prenderla meglio, scema!”

“Stupido!” La bambina con i codini gettò a terra la mazza da baseball. “E’ tutta colpa tua, Nadir, io non avrei mai colpito la finestra!”
Il bambino con i pantaloni strappati al ginocchio le voltò le spalle. “Se non sai giocare, è meglio che torni a casa a prendere il tè con le tue bambole!”
“Io non gioco MAI con le bambole!” Esplose la bambina, cominciando a pestare i piedi per terra. “Sei tu che non sai lanciare!”
“Non è vero, sei tu che non sai tirare.” Il bambino girò la testa e la fissò sogghignando. “Sei una vera schiappa Rian: dovevi solo tirarla verso il prato, e invece sei riuscita a colpire la finestra dietro di te.”

Rian trattenne il respiro. “Sei uno SCEMOOO!” Urlò poi a pieni polmoni, dando vita a un piccolo tornado che si abbatté sul suo compagno di giochi e che si sarebbe diretto verso la Francia meridionale qualche ora dopo.  
Nadir si coprì la testa con le braccia, ma nel frattempo aveva già radunato attorno a sé abbastanza aura per deviare il tornado. “Cretina! Non sai giocare, non sai giocare!” La sbeffeggiò, mentre le lanciava un paio di saette.
Una delle saette sfiorò l’orlo dei pantaloni di Rian, lasciando un segno nero al posto di una farfalla. Rian guardò la bruciatura, poi guardò Nadir, poi di nuovo la bruciatura.

“PAAAPAAA’!” Strillò di nuovo, con tutta la rabbia che solo una bambina di sette anni può provare.
“PAAAPAAA!” La imitò Nadir a pugni chiusi.

Per un istante, non successe nulla.
Subito dopo, nel cielo si formarono due voragini apparentemente senza fondo, una di fronte all’altra: dalla prima sbucò un lungo corpo dorato e sinuoso, dalla seconda un turbine di ali fiammeggianti.

Il drago si arrotolò nel cielo e si gettò al suolo, mutando nella sua forma umana, un uomo alto dai tratti orientali, appena prima di toccare terra. Il grifone stridette e si posò su un albero prima di assumere le sue sembianze umane, un umano abbronzato con occhiali da sole.

La bambina si gettò tra le braccia del primo, con le lacrime agli occhi, mentre Nadir si avvicinava al padre.
“Che cosa è successo Rian?” Le domandò il padre, mettendosela sulle spalle. “Quel poco di buono ti ha fatto male di nuovo?”
“Nadir, quella lì ti ha messo ancora nei guai?” Chiese il padre del bambino, mettendogli una mano sulla spalla.

“Mi… Mi… Mi ha chiamato scema!” Pianse Rian. “Ha detto che non so giocare a baseball. E guarda…Guarda cosa ha fatto ai miei pantaloni!” Singhiozzò indicando la bruciatura.
“Non sa giocare, ha rotto la finestra e dice che la colpa è mia.” Brontolò Nadir.

I due genitori si fissarono in silenzio.
“E’ una vergogna, dovresti controllare meglio tuo figlio!”
“Mio figlio? E’ tua figlia la causa di ogni problema, dovresti tenerla a casa e insegnarle a cucinare!”
“Cucinare? Mia figlia, la decima erede della Dinastia Draconica Orientale? La cui madre è diretta discendente dell’Imperatore Ming?” Esplose il drago. “Tu, pennuto, tu osi dire questo?”
“Oso,  stupida biscia.”

L’uomo orientale digrignò i denti e raccolse il proprio potere mentre tornava alla sua forma originaria. “Rian, figliola, fai la guardia a questa.” Disse, sputando una grossa perla nelle mani della figlia. Nel frattempo anche il grifone aveva mutato forma, e aveva raccolto attorno a sé saette e lampi. “Non aspettarmi per cena, figliolo.”
I due padri si alzarono nel cielo e, raggiunta la nembosfera,  si scagliarono l’uno contro l’altro, scatenando una tempesta che avrebbe colpito la Svezia di lì a poche ore.
 

 

Nadir si avvicinò a Rian, che teneva la perla del padre in equilibrio sulla testa. “E’ sempre più facile.”
“Già, hai ragione. Mi vergogno per loro.” Rian gli lanciò la perla. “Bene, dove andiamo oggi?”
“Mamma dice che ad Asgard stanno festeggiando la nascita del sesto figlio di Thor.”
“Nah, l’ultima volta è finita a pugni. Altre idee?”
“Ci sarebbe il Festival Navajo organizzato da Coyote, oppure la festa dei ciliegi in fiore nel Mondo Fluttuante…”
“Il Festival Navajo, quello dove ci sono piňate per tutti?” I due bambini si guardarono e annuirono.

“Andiamo.” Fece Nadir, posando una mano sulla perla magica.
“Tanto ne avranno fino a domani mattina.”
E il mezzo-grifone e la mezzo-drago sparirono in una nuvola di fumo. 


Note: La storia è stata ispirata da un contest (Sangue di Drago, indetto da ManuFury su EFP) per il quale poi ho usato un'altra storia perchè questa mi sembrava troppo semplice. E' anche il mio primo tentativo di usare un'immagine per l'impaginazione. Spero di aver divertito chiunque abbia letto fin qui! ^^
  
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