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Autore: Ginger_90    19/12/2014    5 recensioni
(dal testo)
- Visto i tuoi bei voti, io e la mamma abbiamo deciso di farti un regalo. Ti abbiamo comprato un motorino – disse papà con noncuranza come appena posai i piatti a tavola e cominciammo a mangiare.
Per poco non mi andarono di traverso gli spaghetti. Cercando di non tossire e afferrando con una mossa repentina il bicchiere pieno d'acqua davanti a me, guardai sbalordita mio padre, come se dovesse scoppiarmi a ridere in faccia da un momento all'altro.
- Un motorino? - ripetei atona convinta di non aver per niente afferrato le sue parole.
- Sì, non fare quella faccia. Ho detto proprio “motorino” – ripeté scambiandosi un ghigno con la mamma e sottolineando delicatamente la parola “motorino”.
(...)
- Scendi giù. É in garage – disse mio padre mettendomi la chiave davanti agli occhi. - Ma... - aggiunse ritirando la mano quando feci per agguantarla avidamente, - potrai usarlo solo se frequenterai anche la palestra che ha aperto non lontano da qui. Corso di nuoto. O preferivi qualcos'altro? Sei sempre stata molto brava a nuotare, no? -
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ed arrivò il 26. Tornai a casa da scuola, finii quel che rimaneva dei compiti (il prof dell'ultima ora non era venuto così ne avevo approfittato per iniziarli) ed iniziai a preparare il borsone per la palestra. Nello stesso giorno in cui mi dissero di avermi iscritto nella nuova e sfavillante palestra che era stata inaugurata da poco non molto distante da casa nostra, i miei genitori mi avevano portato anche nel negozio di articoli sportivi più vicino, dove avevo scoperto con terrore che i costumi interi erano maledettamente stretti e sgambati. La commessa aveva cercato inutilmente di tranquillizzarmi dicendo che era perfettamente normale che il costume aderisse bene addosso per facilitare i movimenti in acqua e che invece stavo benissimo, ma non mi convinse davvero per nulla. Comunque ne avevo presi due, uno nero e blu, ed un altro a fantasia grigio, fucsia e blu; l'accappatoio di un bell'azzurro cielo e naturalmente la cuffia, gli occhialini, il tappanaso e le infradito da doccia. A casa avevo già un borsone comodo e bello capiente, e come asciugamano avrei usato un telo per il mare.

Infilai tutto dentro ordinatamente e scesi in garage con il borsone in spalla per prendere il motorino. Due giorni fa me l'ero ritrovato lì in tutto il suo splendore con un bel fiocco argentato sopra: una vespa rossa fiammante. Magari forse un po' troppo vistosa, anche se di seconda mano, ma per me era bellissima. La portai fuori dal garage, indossai il casco e salii inserendo la chiave. Misi la folle abbassando completamente la frizione e impostai la leva del cambio sul simbolo a forma di pallino dando con forza una spinta col piede sul pedale d'accensione, come mi aveva spiegato papà. Il motore rombò forte (segno che il precedente proprietario l'aveva leggermente truccata) e poi rimase in attesa: con delicatezza, abbassai di nuovo la frizione ruotando il polso verso l'alto e, mettendo la prima, rilasciai lentamente la frizione accelerando alla stessa maniera e il motorino partì... ed eccola di nuovo quella sensazione bellissima mista ad adrenalina mentre tutto intorno a me diventata un'unica chiazza informe di colori. Sarei andata in giro senza meta per ore se solo avessi potuto.

Dopo un paio di giri del cortile, tornai indietro in garage sistemando bene il borsone fra le gambe e partii alla volta della palestra.

Non fu difficile trovarla. Le strade erano piene di pubblicità ed indicazioni visto che il vecchio proprietario aveva venduto e ora il nuovo acquirente l'aveva fatta ristrutturare. Chissà cosa ne era uscito fuori.

Quando voltai l'angolo della stradina sbucando in un grande piazzale pieno di macchine rimasi esterrefatta: davanti a me c'era una struttura enorme, una specie di enorme mostro blu, rosso e bianco con l'enorme bocca spalancata che corrispondeva all'ingresso principale.

Parcheggiai nella zona riservata ai veicoli a due ruote, ed entrai timorosa cercando la reception.

- Buonasera - dissi alla signora seduta dietro il bancone della reception quando vidi che non mi aveva minimamente notata.

Se ne stava lì tutta seria e col viso corrucciato a fissare con estrema concentrazione la tastiera del PC, con una mano alzata sopra di esso e le dita chiuse a pugno tranne che per il dito indice, come se fosse in attesa di premere un pulsante che spuntasse all'improvviso. Al sentire la mia voce si riscosse, alzò lo sguardo incontrando il mio e dietro i grandi occhiali da vista a farfalla leopardati, fecero capolino un paio di lucenti e vispi occhi verde scuro.
Aveva capelli biondi cotonati portati come un casco, un viso tondo e solare con il naso all'insù e la bocca pronunciata e dipinta di rosso. Doveva avere all'incirca sessant'anni.

Mi sorrise e con voce cordiale e tenorile disse: – Oh, scusami, cara, ma ero lì tutta concentrata...! Benvenuta comunque, come posso esserti d'aiuto? -

- Sono iscritta al corso di nuoto da oggi -

- Ah, bene! - rispose entusiasta battendo le mani e iniziando a trafficare col pc che aveva davanti.

- Il tuo nome e cognome? -

- Kagome Higurashi -

- Uh, odio questi maledetti cosi tecnologici. Era tanto bello, facile e sistemato con quei vecchi registri...! - sbottò seccata dopo circa un minuto che muoveva insistentemente il mouse sulla scrivania .

- I vecchi registri? Quindi lavorava qui anche prima che ristrutturassero la palestra? -

- Oh, sì quando c'era il vecchio proprietario. Pace all'anima sua. Era tutto molto più semplice scrivendo sui quei benedetti registri, o forse è perché mi sono troppo abituata a quelli. Ma ora... -

- Non c'è nessuno che possa aiutarla? Vuole che le dia una mano? -

- Oh, magari cara, se riesci a capirne qualcosa tu -

Mi misi al suo posto e dopo circa trenta secondi trovai il mio nome in una cartella inserita in altre cinque cartelle del computer a nome “Nuove iscrizioni”.

- Ecco qui – dissi io alzandomi.

- Oh, sì eccoti qua! – constatò facendo una piccola e quantomai comica “o” con la bocca. - Grazie mille cara, davvero! - aggiunse dandomi un abbraccio stritolatore.

Repressi una risata e tornai dall'altro lato del bancone per farle riprendere il suo posto sulla sedia da scrivania.

- Puoi darmi un documento? -

Le consegno la mia carta d'identità e mentre lei continuava a finire di riempire tutti gli spazi vuoti del modulo d'iscrizione con i miei dati, mi guardai attorno, spaesata: quella palestra era davvero enorme e, grazie al soffitto fatto di specchi che si innalzava alto e ripido formando una specie di piccola cupola che poi dava sul cielo, l'effetto era ancora più ingigantito. Ogni persona che vedevo passare, dal bimbo di 5 anni alla signora più anziana, era tutta in tiro, impeccabile nella nuova tuta griffata, incuranti di nessuno. Mi sembrò di ritornare a scuola.

- Vedrai che ti troverai benissimo, cara. Certo quelli che vengono qui sono tutti un po'... Ehm, così  - disse all'improvviso la signora della reception osservandomi oltre gli occhiali e facendomi tornare con i piedi per terra, forse intuendo vagamente quel che mi frullava per la testa dalla mia espressione afflitta nel guardarmi attorno, - ma ti assicuro che in quanto ai trainer rimarrai davvero soddisfatta, specie se sei così gentile. E brava con i computer, - aggiunse, - sappi che non ti libererai facilmente di me -

- Lo spero anch'io... Grazie, signora - risposi, con un sorriso timido.

Una volta finito di scrivere i miei dati (ci volle un bel po') mi riconsegnò i documenti e mi diede la tessera con tutti i riquadri da far bollare più la chiave di un armadietto e una mappa della palestra, indicandomi il percorso più breve da fare per raggiungere gli spogliatoi e la piscina. Era un labirinto: mi sarei sicuramente persa, accidenti. Sarebbe stato da stupidi chiederle di accompagnarmi un secondo?

Forse la signora notò subito quella che evidentemente doveva essere la mia espressione ebete mentre guardavo con tanto d'occhi la cartina e cercavo di memorizzare la strada che mi aveva spiegato.

- Non preoccuparti cara, succede a tutti la prima volta che vengono qui! Ma ti assicuro che una volta capita la via giusta sarà un gioco da ragazzi. Aspetta che trovo qualcuno che mi sostituisca per qualche secondo così ti ci accompagno io, il tempo che finisco un attimo qui -

- Sicura che non vi è di disturbo?  -

- Ma quale disturbo, è il minimo che possa fare per avermi aiutata -

- Ma non ho fatto niente davvero, - mormorai sorridendo imbarazzata e arrossendo. - Grazie mille comunque, credevo di fare la figura dell'idiota se le avessi chiesto di accompagnarmi -

- Ah, c'è ben altro tipo di idiote qui dentro, credimi. E comunque niente grazie. E chiamami Izanami -

Questa signora iniziava decisamente a starmi simpatica. Si alzò in piedi per prendere un quaderno alle sue spalle che si rivelò essere una rubrica, compose un numero e si portò la cornetta all'orecchio, aspettando che la persona dall'altra parte rispondesse quando d'improvviso chiuse il telefono ed esclamò: - Oh, c'è Inuyasha...! Inuyasha! - ripeté sventolando la mano in aria e alzando la voce di un'ottava verso qualcuno dietro di me quasi dovesse cacciare un acuto spaccatimpani alla Montserrat Caballé. - Ti faccio accompagnare da lui - mi disse sottovoce facendomi l'occhiolino.

Ok, qualcosa mi dice che ritirerò tutto quel che avevo appena detto di buono su di lei.

Mi voltai indietro e il ragazzo di nome Inuyasha, sentendosi chiamare, si girò verso di noi e dopo aver congedato i ragazzi con cui stava chiacchierando, si avvicinò sorridendo al bancone.

Era molto alto, con occhi e capelli scuri, di carnagione olivastra, e magro, anche se, il pantalone della tuta e la felpa aperta sulla canottiera con le maniche tirate su fino ai gomiti, evidenziavano le spalle larghe, il petto e gli avambracci plasmati da chissà quanti anni di sport. Non si poteva negare che fosse molto bello. Quando notai che mi osservava curioso, arrosii inavvertitamente e mi girai di scatto dandogli le spalle, per nascondergli la mia faccia. Razza di idiota che ero, se ne sarà sicuramente accorto... Perché ogni volta che un ragazzo mi osservava dovevo comportarmi in modo così stupido?

- Buonasera, signore. In cosa posso aiutarvi?  - lo sentii dire gioviale alla mia destra mentre si appoggiava tranquillamente con i gomiti sul bancone. Aveva davvero una bella voce, avrebbe potuto fare l'attore. Forse lo era. Dal canto mio mi limitai a tenere la testa bassa fingendo di concentrarmi sulle interessanti venature del legno presenti sul bancone.

 - Stasera sei più splendente del solito, Izanami - annunciò.

Oh, grandioso. Ecco qui il perfetto sciupafemmine della situazione. Mi sembrava quasi di risentire Watanabe quando cercava di rimorchiare qualcuna dell'ultimo anno o qualche innocente matricola.

Non vorrà mica farmi accompagnare da questo tizio, vero?

- Oh, su, smettila di prendermi in giro, sei sempre il solito cascamorto - rispose piccata la signora fingendo di ritenersi offesa.

- Ma sai bene che non mi permetterei mai di dirti qualcosa a cui non credo davvero - ribatté Inuyasha rivolgendole un sorriso assolutamente innocente.

- Finiscila una buona volta, e dimmi cosa ti serve -

- Così credi davvero che io ti faccia delle moine solo per avere dei favori? Ma così sei tu ad offendere i miei poveri sentimenti e a voler impiantare delle spine nel mio povero cuore - disse lui con una un tono drammaticamente offeso. Se solo non fossi stata così tesa, sarei quasi scoppiata a ridere per quella scenetta.

- E tutte le volte che ti copro quando arrivi tardi? O ti aspetto quando dobbiamo chiudere mentre tu fai tutti i fatti tuoi? Come lo chiami? - rispose lei apatica.

- Dai, non fare cosi - continuò lui divertendosi come un matto.

- Sì, sì, va bene, tutto quello che vuoi però ora potresti accompagnare Kagome agli spogliatoi della piscina? L'avrei accompagnata io, ma visto che ci sei tu... E poi, sbaglio o tu a quest'ora dovresti già essere lì a preparare la lezione? - domandò innocente.

Ecco, come non detto, pensai alzando gli occhi al cielo e diventando se possibile ancora più rossa: non ero brava con i ragazzi, non ne avevo mai avuto uno in vita mia, non avevo mai voluto averci niente a che fare e il solo pensiero di rimanere sola con uno di loro mi rendeva solo nervosa e imbarazzata.

Dal canto suo, Inuyasha non fece una piega e sempre sorridendo disse: - E va bene hai ragione. Kagome, giusto? - chiese poi rivolgendosi a me. Feci segno di sì con la testa. - Ok, vieni - e si incamminò davanti.

Salutai la signora Izanami con la mano, che mi ricambiò sorridendo incoraggiante, e mi avviai dietro di lui, osservando per bene le pareti della palestra in cerca di appigli per poter ricordare bene la strada anche al ritorno e per la prossima volta che sarei venuta. Se, sarei venuta. Trovai dei quadri strani e abbastanza orrendi e qualche pianta.

Poi la mia attenzione si spostò un attimo sul ragazzo davanti a me. Inuyasha. Strano nome. Non doveva essere molto più grande di me, e non doveva avere più di vent'anni. Passeggiava spensierato salutando con la mano qualcuno che lo richiamava di tanto in tanto dalle varie sale di attrezzi, aerobica, fitness e quant'altro, a cui passavamo davanti.

Ma quanto cavolo era grande questa palestra? Dopo un lungo corridoio, 2 rampe di scale e altri 2 corridoi, Inuyasha aprì finalmente una porta vetro che dava su un enorme terrazzo, il quale affacciava sulle cinque piscine di sotto e che continuava con una specie di lungo ponte che passava sopra tutte le altre per arrivare poi all'ultima piscina; ognuna era adepta ad uno sport in particolare e divise una dall'altra da delle alte pareti di vetro colorato.

- Wow - mi lasciai sfuggire, esterrefatta. Era davvero bellissimo: l'acqua delle piscine rifletteva il soffitto maculato e laccato di azzurro, blu e marrone creando un fantastico gioco di luci.

- Bello, eh? Questa parte della palestra è rimasta esattamente come era prima, solo rimodernata un po'.  È la prima volta che tu vieni qui, giusto? Non ti ho mai vista qui in giro – disse Inuyasha.

- Cosa? Ah, sì... Cioè - risposi ridestandomi dal guardare incantata il soffitto - sì, non sono mai stata qui e no, diciamo che non ho mai messo piede in una palestra prima d'ora, e spero tanto di non pentirmene - conclusi parlando più con me stessa che con lui.

Dopo avermi guardato per un secondo, scoppiò a ridere. - Ah, sì? Ma sai nuotare almeno? - chiese.

- Credo di ricordare come si fa - mormorai leggermente infastidita, incupendomi.

- Meglio così. Allora, quello è lo spogliatoio maschile e questo... - disse indicando una porta color mogano sulla sinistra affianco a una porta di vetri colorati, - è lo spogliatoio femminile. Mentre quella devi farla vedere all'allenatore come appena arriva – concluse poi osservando la tessera nelle mie mani.

Alla parola allenatore mi incupii di nuovo. Questo piccolo particolare mi era completamente sfuggito: troppo presa a preoccuparmi del resto non avevo minimamente pensato che ci fosse un tutor. Non si poteva tranquillamente nuotare ognuno per conto proprio...? No, eh? Sarebbe stato troppo bello per essere vero. Sarà sicuramente una zitella acida sulla cinquantina completamente isterica, oppure un vecchietto tutto arzillo che va in giro poggiandosi a un bastone che strepita in lungo e largo al motto di “muovete quelle chiappe”... o peggio, uno di quegli stupidi gonfiati di ormoni con il fisico da body building o come cavolo si dice.

- Qualche problema con l'insegnante di nuoto? - domandò quasi come se la domanda mi si fosse stampata in faccia. Possibile che il mio viso sia così tanto un libro aperto anche per uno sconosciuto...?

-Uhm, no... Insomma, spero solo che non sia molto severo... e che non mi faccia sgobbare già dal primo giorno. Tu lo conosci? -

- Ah, sì... ma vagamente, lo vedo solo così di sfuggita ogni tanto... non ci parlo molto – rispose evasivo guardandomi negli occhi con uno strano sorriso. - Beh, spero che tu non abbia delusioni. Ci vediamo in giro – disse infine andandosene in tutta fretta e lasciandomi lì come un idiota.

- Ok... - fu l'unica cosa che mi uscì dalla bocca mentre lo guardavo girare i tacchi e filare via, esterrefatta.

Ma che problemi ha questo tizio? Ho capito che non sono per niente socievole e neanche un granché bella, ma scapparsene cosi... Non ho potuto neanche ringraziarlo per avermi accompagnato. Bah, chissenefrega. Comunque, da quel che avevo capito, di sicuro l'allenatore non era un tipo molto simpatico.

Entrai nello spogliatoio e per fortuna vidi che non c'era ancora nessuno. Grazie al cielo, erano già tutti di sotto! La stanza aveva il soffitto alto, le pareti azzurre e gli armadietti dipinti di bianco. L'effetto non era male, a parte il fatto che il tutto sapeva un po' di ospedale.

Guardai la mia tessera: armadietto numero 20.

Come appena infilai la chiave nel lucchetto, sentii la porta che dava sul terrazzo aprirsi e una decina di piedi e voci femminili entrare dentro. Erano molto chiassose per cui non si accorsero di me nascosta dietro gli armadietti tutte intente a parlare della nuova borsa di non so chi. Mi si ghiacciò il sangue nelle vene. Altre ragazze con cui non poter avere una conversazione. Bah, forse quella strana ero davvero io. Mi fermai appoggiando il borsone sulla panca e cercando di fare il meno rumore possibile mi sedetti in attesa che andassero via, quando fra le tante voci ne emerse una a me sconosciuta che ridacchiò dicendo:

- Chissà cosa dirà oggi Inuyasha del tuo nuovo costume, Kikyo! -

- Rimarrà sicuramente sbalordito - disse ancora un'altra voce.

Kikyo? Bah, sarà un'altra Kikyo. Sai quante Kikyo ci sono in tutta Tokyo? Dissi fra me e me sospirando appena. Ma ovviamente mi sbagliavo:

- Voi dite? - sento dire infine, da quella voce che era proprio l'ultima al mondo che avrei voluto sentire in quel momento.

Se prima ero immobile ad ascoltarle aspettando che se ne andassero finalmentevfuori dai piedi, ora ero pietrificata. Cioè, non solo a scuola ma anche qui...? No, non ce la potevo fare. Ma che razza di sfiga avevo?!

Attesi pazientemente che fossero uscite, e dopo un paio di minuti, con l'accappatoio addosso, la cuffia in una mano e gli occhialini nell'altra mi diressi verso la porta. Dannazione, me ne stavo proprio pentendo. Ora tutta d'un tratto mi era salita anche la vergogna di stare in costume davanti agli occhi degli altri.

Misi la mano sulla maniglia della porta e rimasi immobile a fissarla, indecisa se rivestirmi e tornarmene a casa seduta stante o meno,dopodiché trassi un profondo respiro e aprii la porta.

Peccato che come appena misi piede fuori, qualcosa mi investì in pieno rischiando di buttarmi a terra.

- Ma si può sapere chi ti ha dato la patente per camminare?! - sbottai irata massaggiandomi la testa.

- Chi l'ha data a te piuttosto...?!  Ti pare questo il  modo di aprire una porta così all'improvviso? - rispose la voce di una ragazza. Quando alzai lo sguardo e vidi che anche lei aveva una mano sulla fronte scoppiammo entrambe a ridere come due cretine. Quando l'eccesso di risa finalmente si placò il dolore alla tempia era già passato.

- Non ti ho fatto male vero? - chiese dispiaciuta. - Scusami ma è che sono in super ritardo, ho visto la porta aperta e mi ci sono fiondata dentro... -

- Sì, ho notato – ribattei ridendo ancora. - Ma tranquilla, mi è già passato -

La ragazza di fronte a me aveva occhi e capelli entrambi castani, questi ultimi portati raccolti in una coda di cavallo e il viso bello ed armonioso con gli zigomi alti, il naso perfetto e le labbra piene. Era davvero molto bella e anche molto alta.

- Sei nuova? É la prima volta che ti vedo. Piacere, comunque, io sono Sango – disse porgendomi la mano.

- Kagome – risposi stringendogliela. - Sì, oggi è il primo giorno che vengo qui. Fai nuoto anche tu? -

- No, tuffi – disse per poi guardare l'ora sul suo orologio da polso sgranando gli occhi. - Accidenti...! -

- Allenatore rompiscatole? -

-Altroché – rispose andando al suo armadietto e assumendo un cipiglio imbronciato.

È evidente che saranno tutti così. Andiamo bene.

Scesi le scale e raggiunsi la prima piscina e,nancora una volta, rimasi completamente incantata, ferma ad osservare il soffitto. Se si guardava su senza preoccuparsi del caos attorno sembra davvero di trovarsi in fondo al mare. Mancava solo il rumore ovattato dell'acqua e delle onde.

Arrivata sul lato della piscina, mi accomodai sul bordo della vasca e cominciai ad infilare i capelli, che avevo raccolto in una coda, nella cuffia. Capisco che devono farle strette per far sì che non si tolgano subito ma sono davvero impossibili da mettere questi dannati cosi.

- Quella dovresti averla già messa negli spogliatoi. E fila sotto la doccia prima di entrare in acqua – mi dice una voce maschile alle mie spalle, in modo severo. Con orrore ne riconosco subito la voce.

Alzai la testa, ritrovandomi a fissare di nuovo quel ragazzo di nome Inuyasha. Il modo di fare scanzonato era completamente sparito e anche il suo viso e la sua voce avevano assunto un tono più autoritario, ma nonostante abbia un atteggiamento diverso da poco fa noto comunque i suoi occhi che mi guardano divertiti. Che stupida che ero...! Ecco perché mi aveva dato quella risposta quando gli avevo domandato se conosceva l'allenatore. Come avevo fatto a non arrivarci...?!

Senza pronunciare una parola mi alzo e mi dirigo di marcia alle docce livida di rabbia, non prima di avergli regalato uno sguardo schifato. Ecco perché non sopporto mai nessuno e voglio starmene da sola!

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Mentre la guardo divertito, cercando di non scoppiare a ridere, la vedo girarsi e sgranare gli occhi per la sorpresa, fissarmi incazzata nera, e andarsene difilato sotto le docce senza dire nulla.

Oh, sì. Penso che mi divertirò un mondo con lei. Mi incuriosisce. Non è come le altre che vengono qui, lo si vede chiaramente. Non si è neanche subito presentata come fanno sempre tutte; anche se l'ho vista arrossire quando mi ha visto, non ha fatto nulla e se ne è stata zitta, sempre in silenzio e per i fatti suoi per tutto il tragitto dalla reception agli spogliatoi tranne che per qualche frase buttata lì. A dir la verità sembrava che parlasse più con sé stessa che con me.. Di solito anche se timide, tutte provano almeno ad attaccare bottone con me, ma lei niente. Pensavo di farla sorridere con questo piccolo scherzetto che faccio alle nuove arrivate quando ne ho l'occasione, alla fine lo trovano tutte molto divertente e ridacchiano compiaciute quando scoprono che poi il loro allenatore sono io, come se questo fosse un modo per attirare la loro attenzione e provarci (beh, in realtà, il mio obiettivo il più delle volte è quello), invece credo di aver ottenuto proprio l'effetto opposto.

Ora le farò vedere di rompere un altro po' quella facciata da perfettina tutta piena di sé che si ritrova stampata in faccia, e il bello è che è stata proprio lei a darmi l'appiglio giusto: scommetto che prima mi ha mentito spudoratamente quando ha detto di saper nuotare. Sarà meglio preparare i salvagenti!

 





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Ehm.. salve ^_^ per prima cosa volevo scusarmi per il carattere che ho usato per il primo capitolo ma non avevo idea fosse uscito così... così... ehm, uno schifo -.- riguardo alla storia spero che vi piaccia e che non vogliate uccidermi XD Kagome è un po' antipaticuccia me ne rendo conto ma mentre scrivevo è uscita così ^-^'

Per chi non lo sapesse Montserrat Caballè è una cantante lirica che conosco grazie ai Queen. Non amo nolto la lirica però era per rendere bene la voce della signora Izanami XD

Grazie a mille chi mi ha recensito nel primo capitolo e a chi legge soltanto :) se vi va fatemi sapere cosa ne pensate :)

  
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