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Autore: lapoetastra    20/12/2014    2 recensioni
Quelle cicatrici le deturpano il viso, rendendola brutta, un mostro.
I bambini più piccoli vanno a rifugiarsi dalle loro madri, quando la vedono, mentre quelli più grandi ridono e la additano come fosse un fenomeno da baraccone.
Ma le cose cambieranno, molto presto, solo che Elaine ancora non lo sa.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Eleine si guardava allo specchio ogni giorno, anche se non avrebbe voluto farlo.
Ma era più forte di lei, e non poteva non osservare con orrore il proprio riflesso nel vetro.
Si trovava brutta, Elaine.
Sempre di più.
Perchè quelle cicatrici le deturpavano il viso, rendendola spaventosa, un mostro.
I bambini più piccoli scappavano spaventati a rifugiarsi dalle loro madri, quando la vedevano, mentre quelli più grandi ridevano e la additavano come fosse un fenomeno da baraccone.
Ed Elaine soffriva, per questo, terribilmente.
Cercava ogni giorno di nascondere quei profondi solchi sul suo dolce viso con chili e chili di trucco, ma otteneva solo che essi si notassero ancora di più, spiccando sul bianco candore della pelle.
Non riusciva neanche più a sorridere, perchè sapeva che quando lo faceva la cicatrice che le attraversava la guancia fino a congiungersi con il labbro superiore trasformava il suo tenero sorriso in un ghigno feroce.
Rimpiangeva continuamente la sua vita di una volta, di quando era piccola, di quando era bella.
Di quando era felice.
Prima che dei criminali la sfregiassero per divertimento puro e semplice, rovinandola per sempre.
Elaine ricordava, soprattutto quando chiudeva gli occhi, il sincero sguardo di Kevin, il suo migliore amico di quando era una bambina.
Lui le ripeteva in continuazione che era bellissima, la più carina di tutte le altre della città.
Le aveva anche dato un soprannome, che solo loro due sapevano e conoscevano: Bambola.
Che cosa avrebbe pensato di lei, se l'avesse vista adesso?
L'avrebbe chiamata ancora così?
No, certo che no.
L'avrebbe guardata inorridito, spaventato come tutti gli altri.
Ma tanto ormai non importava.
Aveva perso le tracce di Kevin molto tempo prima, quando ancora aveva la pelle liscia e morbida.
Sicuramente ora si trovava in qualche luogo lontano, circondato da belle ragazze, e di certo non pensava a lei.
Meglio così, in fondo.
Elaine era contenta che Kevin non l'avesse mai vista in questo stato, perchè lo amava, da sempre, e sentirsi rifiutata anche da lui sarebbe stato troppo per il suo giovane cuore.
Si guardò nello specchio, ancora una volta.
E ancora una volta, osservando il suo riflesso, una lacrima le scese calda e silenziosa lungo la guancia sfregiata.
Una sola, perchè non aveva più, ormai, a furia di trascorrere notti insonni a piangere sotto le coperte per quella bellezza rubata.
Se l'asciugò in fretta con un gesto rabbioso, stanco.
Indossò la mantella, tirò su il cappuccio fino a restare con il volto completamente nascosto, prese il cestino ed uscì, diretta al mercato cittadino.
Pronta a ricevere nuove umiliazioni.

Intanto, a poche miglia di distanza, un ragazzo guardava fuori dalla finestra.
La sua casa era situata a qualche passo dal mercato, sicchè il giovane trascorreva gran parte del suo tempo ad osservare la gente che si avvicendava tra i tendoni, intenta a comprare o vendere beni.
Tra tutti, però, c'era solo una persona che aspettava con ansia e trepidazione.
Si trattava di una ragazza che si recava al mercato ogni settimana, sempre di giovedì, con la sua mantellina rossa ed il suo cestino intrecciato di vimini.
Quando l'aveva vista da vicino per la prima volta, circa un anno prima, mentre camminava da solo tra le bancarelle, era rimasto a bocca aperta.
Il suo viso era infatti completamente devastato da lunghe e profonde cicatrici, frutto sicuramente di qualche atroce violenza.
Ella, di fronte al suo sguardo sconvolto, era scappata via, senza neanche guardarlo in faccia.
Da allora il giovane non aveva mai smesso di pensare a lei, ed ogni settimana passava tutto il giorno alla finestra, con la speranza e il desiderio di vederla passare, per poterla ammirare.
Perchè con il tempo se ne era innamorato.
Profondamente.
Come non gli era mai capitato in tutta la vita.
Quando chiudeva gli occhi poteva vedere il suo sguardo dolce e brillante, il suo corpo morbido e delicato, la sua bocca a cuore, e sentire tra le dita i suoi lunghi e fluenti capelli.
Non gli importava che avesse il viso solcato dalle cicatrici, lui la amava lo stesso, tantissimo.
E, mano a mano che la spiava di nascosto mentre comprava la frutta e la verdura, aveva capito chi era e perchè quando la guardava il suo aspetto gli appariva così familiare.
Era una ragazza che lui aveva già conosciuto.
E che aveva già amato.
Prima, tanto tempo prima.
< Bambola... >, sussurrò Kevin, beandosi del suono del suo nome sulle proprie labbra.
Era proprio lei.
E, per lui, era sempre bellissima.
   
 
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