Silence
Per Elvass
Rachel Elizabeth Dare non
parla mai.
O meglio parla poco.
Alle interrogazioni le labbra si muovono veloci e la lingua schiocca più volte
sul palato.
Risponde cortesemente alle domande, piega la bocca in un sorriso ed inarca le sopracciglia.
Rachel Elizabeth Dare cammina con le spalle dritte e il mento alto, fiera della
sua altezza.
Rachel Elizabeth Dare è tutta occhi, spalle e gambe. È sproporzionata: busto
troppo corto e gambe troppo lunghe. Le persone si ostinano sostenendo il
contrario, ma il suo occhio critico tipico dell'artista sa che lei è
decisamente sproporzionata.
Non che le importi qualcosa.
Rachel Elizabeth Dare arriva a scuola con i pantaloni a righe e la felpa a
scacchi, la tempera sul viso e nei capelli.
Rachel Elizabeth Dare spezza cuori senza rendersene conto e solleva polveroni
anche per un sorriso troppo languido rivolto a Jenny Fitzgerald.
"È lesbica!"
"Secondo me è stata violentata e
quindi non può sopportare la compagnia degli uomini."
"Ha fatto un voto di castità, cosa
credi?"
Le orecchie di Rachel erano oramai insensibili alle dicerie. Sfioravano i suoi
timpani e accarezzavano appena la sua mente per poi svanire.
Questi erano solo gli esempi meno fantasiosi che le menti vuote e le bocche
affamate di pettegolezzi dei suoi compagni avevano creato.
Nessuno dei 683 studenti dell’istituto privato era stato capace di cogliere la
cosa più importante della sua essenza, nessuno era stato capace di vederla.
Rachel è umana.
Rachel riceve le scuse di ciò che sta in alto tramite un dio sbrilluccicante e con gravi sbalzi di umore.
Rachel vive a contatto con dei, semidei e creature mitologiche ma non fa parte
di tutto questo.
Rachel è costretta a vivere sul bordo: una mortale con dei poteri, grandi
poteri. Ma non abbastanza grandi per essere una semidea.
E così Rachel non parla. Va alle interrogazioni e sorride.
Rachel non ha bisogno di parlare. Le persone che sanno non hanno bisogno
neanche loro di parole. Guardano i suoi occhi e fanno una smorfia.
Si sentono in colpa e fanno bene.
‘Un grande dono, un'onore.’
'Col cazzo' direbbe Rachel se non fosse una ragazza
per bene.
Ma Rachel, appunto, non lo dice. Abbassa il capo e sopporta la sua condanna.
Rachel ha deciso di non parlare più.
Le uniche parole che i semidei sentiranno fuoriuscire dalle sue labbra saranno
profezie.
Il suo silenzio al contrario di come si può pensare è la sua ribellione.
Come va Rachel? Silenzio
Bella giornata eh? Silenzio
E così si logorano nei loro giusti sensi di colpa.
E allora quando Rachel li vede mordersi le labbra tormentati fa un sorriso
storto e va via.
Rachel non parla nemmeno con le altre persone.
Forse sta diventando muta.
Forse avrebbe potuto essere felice ugualmente.
Ma Rachel Elizabeth Dare non ama i forse e così continua a camminare con le spalle
dritte ed il viso sporco di pittura.