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Autore: RaspberryLad    10/11/2008    2 recensioni
Salve a todos! Un nuovo esperimento del sottoscritto su kingdom hearts. Come fanno i Nobody a scegliere i nuovi Nobody. Ecco la mia risposta. [...]-Ne ho trovato uno, se non tutti e quattro. -Bene, verrai ricompensato per il tuo aiuto. "Sì vabbè...ricompensato per modo di dire" pensò il ragazzo.[...]
Genere: Romantico, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Naminè, Organizzazione XIII, Riku, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SONO VIVO! *Applausi*

Salve a tutti i miei cari lettori. Sto a pezzi, ho messo tantissimo a finire questo capitolo e sto a pezzi per il fantastico concerto degli Epica dell'altro ieri! Spero che qualcuno ci sia andato, meritavano davvero! Ora rispondo alle recensioni.
Per Isuzu:Grazie mille!^^. Sì, Ale e Vale sono così teneri ^^.E povera Ele, mò si vedrà come continueranno tra tutti quanti.
Per gaeshi: L'hanno lasciata andare sola perchè comunque Vale aveva fatto notare che le toglievano davvero la vita così. Non è bello essere seguiti a vista, non è bello vivere nel terrore. Ale e Vale non si aspettavano che succedesse quello che è successo semplicemente perchè le luci erano saltate, ed era una cosa imprevedibile. Comunque, tutti e tre hanno dimostrato coraggio. Lei nel cercare di affrontare Larxene (alla fine Pegex non è riuscito ad affrontare fisicamente Axel, se ricordi), loro nell'averla lasciata andare nonostante tutto. Probabilmente questo è stato il modo più grande di dimostrarle (da parte di entrambi) quanto ci tenevano a lei. I poteri, ora si vedranno, e tra Pegex e Lexel... credo tu abbia capito il ragionamento che ti ho fatto su msn ;). Questa è l'unica cosa che metto davvero in chiaro. Nè Ale nè Vale si suicideranno.
Per Lucifero_91: Ah si, sei te l'allegro insomma XD "tanto dovrà succedere a tutti", ma poverini! E il seguito lo leggerai ora, ciao Missi XD.
Per Nezu: Nuuuu povera Donatella! Comunque si vedrà come continuerà questa storia sisi XD

Allora, io cercherò di bilanciare le parti più possibile, fatemi notare se ci riesco o no eh! Buona lettura a tutti!


Anche i migliori sbagliano (Parte I)


-Pegex, cos'hai?
Demyx era entrato nella stanza del Numero XV dopo aver sentito l'urlo lanciato da Pegex. Lo guardò in faccia. Era bianco. Lo stesso colore maledetto che caratterizzava la loro triste vita. O meglio, non vita.
-Pegex, rispondi! PEGEX!
-Demyx, non urlare..
-Cosa succede?
-E' morta..
-Ma no, Larxene l'ho vista poco fa.
-Non Larxene...Eleonora.
-Eleonora? Chi è?
-La persona a cui tenevo di più, nel mondo degli umani. La mia ultima speranza di tornare in vita.
-Ah...
Demyx capì che non poteva capire il discorso di Pegex (chiedo scusa per la frase contorta NdMe). Lui non ricordava nulla della sua vita, non sapeva neanche se gli fosse mai importato di qualcuno. Non sapeva, questo bastava.
-Perchè è successo...PERCHE'?
Demyx guardò negli occhi Pegex, che emanavano dolore puro. Dovette distogliere subito lo sguardo, non riusciva a sopportare una visione del genere.
-Pegex, calmo.
-No, Demyx, non sto calmo. Per voi è facile, non avete emozioni. Non potete capirmi.
La frase di Pegex colpì molto Demyx, tanto che ebbe il tempo di pronunciare una sola frase...
-No, non ti posso capire.
...Prima di svenire.
Pegex si alzò, correndo a cercare qualcuno che potesse aiutare Demyx.

*Nello stesso momento, nella stanza del Superiore*
-Benvenuta, Lexel.
-Per...Perchè sono qua? Dove sono? COSA sono?
-Te lo spiego subito. Tu, come tutti noi dell'Organizzazione, sei una Nessuno. Non hai un cuore e di conseguenza non puoi provare emozioni.
-Nessuno? Cos'è un Nessuno? E come faccio ad aver perso il mio cuore?
-Posso solo dirti che non puoi provare emozioni, nulla di più. Ora devi andare nella sala principale a cercare qualcuno che ti mostri il castello, numero XV.
-Va bene..anche se...
-Non c'è un anche se. Fallo e basta.
-Va bene, Superiore.
Lexel aveva capito che controbattere non serviva a nulla, dato che non provava nè rabbia nè soddisfazione nel farlo.

-Zexion...Zexion!
-Pegex, cosa ci fai qua?
Ancora la freddezza bruciante del Numero VI gli si parava contro.
-Demyx...è svenuto!
-Portami da lui, risolvo tutto io.
Anche se in realtà, sembrava non gli importasse. Si recarono così nella camera del Numero XIV, dove Demyx giaceva a gambe e braccia aperte sul pavimento, svenuto. Zexion, con l'abilità degna di un medico, mise una mano tra il polmone sinistro e il diaframma, per capire se respirava o no. Demyx aprì di scatto gli occhi e si riprese, mentre Zexion perse la sua freddezza solo un attimo, quasi impercettebile.
-Cos'è successo?
-Sei svenuto, niente di che.
-Ah, capisco. Credo che me ne andrò a dormire, non riesco a stare in piedi.
-Meglio, vai Demyx. Ciao.
-Ciao Pegex, ciao Zexion.
Demyx uscì dalla stanza di Pegex, seguito poco dopo da Zexion che uscì senza salutare. Pegex sapeva che il Numero VI era un personaggio abbastanza strano, ma non riusciva proprio a capire il suo comportamento. O ancora meglio, se si trattasse di una maschera di facciata.

Alessio e Valerio rimasero un po' a vegliare attorno al corpo non più vivente della loro amica Eleonora. Non riuscivano a perdonarsi per averla lasciata andare da sola, avevano capito di avere fatto una cretinata. E per questo lei ci aveva rimesso la vita. Donatella notava la loro sofferenza, ma non osava avvicinarsi. Aveva capito che lei era solo un impiccio e che era un momento dove volevano restare soli con se stessi e con l'altro.
-Ale, sono un idiota. Avevi ragione tu. Non dovevamo lasciarla andare da sola.
-Silenzio, non è il luogo e non è il momento. Adesso è meglio stare qui in silenzio.
Alessio aveva bisogno di pensare, ma non a criticarsi per l'ingenuità che avevano dimostrato. Stava pensando ai rapporti con i due amici morti, a quello col suo fratellone, e soprattutto pensava a cosa stava succedendo. Stava cambiando qualcosa dentro di lui, se ne stava accorgendo. Ed era certo che la sua vita stava per finire. Se lo sentiva, un peso nello stomaco. La paura di morire, unita e superata dalla paura di lasciare la persona a cui teneva di più al mondo. Sapeva che la sensazione della morte non era una bella sensazione, ma aveva più paura di quello che sarebbe successo dopo. Perchè lo sapeva che sarebbe successo qualcosa.
Arrivò quindi l'ambulanza, che portò il corpo nell'ospedale, almeno per cercare di capire cosa fosse successo. Alessio e Valerio videro andare via l'ambulanza, rimanendo quasi impietriti ad aspettare. Guardarono ancora tre quattro minuti fissamente il luogo dell'aggressione, per poi salire in macchina e tornare in casa.
-Mamma, per piacere non prepararmi la cena.
-Neanche a me, Donatella. Mi dispiace, ma mi si è chiuso lo stomaco.
-Non vi preoccupate, non credo che mangerò neanche io. Anzi, per quanto mi riguarda credo che andrò a dormire prima possibile.
-Ma guarda che non disturbi mamma!
-Lo so, ma sono molto stanca stasera.
Salirono così a casa, e Donatella se ne andò immediatamente a letto, quasi sconsolata, salutando con un flebile buonanotte il figlio e il praticamente figliastro. Neanche lei era tranquilla, per nulla. Odiava questa situazione, le sembrava irreale che stesse succedendo tutto ciò. Ma purtroppo è la realtà, e molto spesso la realtà è più strana della fantasia.
-Buonanotte ragazzi.
-Buonanotte mamma.
-Buonanotte, Donatella.
-Ah, se volete domani potete anche non andare a scuola.
-Grazie mille, ci penseremo. Buona notte!
Dopo che Donatella si recò nella sua stanza, chiudendo la porta, i due ragazzi si sedettero sul divano, a gambe raccolte su un fianco, uno di fronte all'altro.
-Mamma è stravolta, Ale.
-Lo so... probabilmente sta molto peggio di noi, anche se non lo ammetterà mai.
-Ale...ho paura davvero.
-Cosa?
-Ho paura di morire, non voglio lasciarti solo. E d'altro canto ho paura di vederti morire, perchè vorrebbe dire che ti ho perso per sempre.
-Vale... non sai quanto mi costa dirlo, ma ormai è scontato dire che la nostra fine è vicinissima. Ce l'hanno con noi, si vede. Purtroppo siamo destinati a morire fratellone. Non possiamo davvero fare nulla..
-Ma...ma io non voglio perderti *scoppia a piangere*
-Vale, non devi aver paura... *lo abbraccia*. Dobbiamo restare calmi, e cercare di passare meglio possibile il tempo che ci è rimasto. Eleonora e Giuseppe non hanno avuto la possibilità, noi due si. Chiaro?
-S..sì..
-Bene, adesso meglio se andiamo a dormire che sono davvero a pezzi. Vieni con me, fratellone?
-Certo..
Si diressero verso la loro camera, quindi chiusero la porta e si sdraiarono sul loro letto, guardandosi a vicenda.
-Ale..ti amo.
-Anch'io ti amo... anch'io.
-Non so per quanto tempo potrò dirlo ancora, quindi adesso preferisco ripeterlo più possibile.
-Non serve fratellone... lo so bene, anche senza che tu me lo dica. Ed ora è meglio che ci mettiamo a dormire che è tardi.
-Va bene fratellino...però posso dormire abbracciato a te?
-Certo... buonanotte Vale.
-Notte Ale..                            

-Xemnas, dobbiamo parlare.
Zexion, dopo aver visto tutta la baraonda accaduta nella stanza del Numero XIV, decise di recarsi nella stanza del Superiore per discutere. Aveva l'impressione che in realtà la situazione gli stesse sfuggendo di mano. A entrambi.
-Zexion, come mai sei venuto qua? Hai intenzione di farmi eccit...
-No! Il problema è un altro. Ho l'impressione che la situazione ci stia sfuggendo di mano.
-Di cosa stai parlando?
-Prima nella stanza del Numero XIV è entrato il Numero IX e dopo che hanno parlato di qualcosa Demyx è svenuto.
-Non vedo il problema, guarda.
-Ho provato a vedere cosa potesse essere successo, ma ho messo accidentalmente una mano sul petto di Demyx..e ho sentito qualcosa battere una volta.
-Secondo me ti stai solo suggestionando, non credo sia un grande problema.
-Vabbè..
-Bè intanto che sei qua, potremmo...
-Preferirei di no, sento qualcuno in avvicinamento. Credo Saix.      
-Bè, allora sarà per la prossima volta.
-Sì certo - disse Zexion senza nascondere un alto livello di ironia- solo che adesso devo andare. A presto, Xemnas.
-Ci vedremo molto presto, Zexion.

*La mattina dopo, sulla Terra*

Alessio e Valerio decisero di alzarsi comunque di buon'ora per andare a scuola, nonostante tutto. Si svegliarono entrambi con due occhiaie enormi e un umore sotto terra.  
-Ciao Ale.
-Ciao Vale...ti consiglio di andarti a sciacquare la faccia in fretta, che sembri un cadavere.
In effetti con un colorito pallidognolo e le enormi occhiaie, Valerio non sembrava proprio nulla di diverso. Persino i suoi capelli biondi avevano perso lucentezza, sembrava che si fossero spenti. Tutto ciò preoccupava notevolmente Alessio, che si chiedeva cosa altro fosse successo in una sola notte.
-Oh, hai ragione! Adesso vado, grazie!
Dopo che i due ebbero fatto colazione e si furono vestiti, uscirono per andare a scuola. Per una volta a piedi, in quanto avevano bisogno entrambi di pensare, e quindi di camminare. Quando cammini, diceva sempre Alessio, la testa ti si svuota e sei più libero di pensare. Ecco perchè una persona confusa cammina molto. Arrivarono a scuola tranquillamente, scambiando poche parole tra di loro e andando per mano. Si trovavano entrambi in estrema difficoltà. Molte persone si girarono a guardarli,e non si capiva se fosse perchè si tenevano per mano, o per il reale aspetto di entrambi. Sembravano fantasmi, pallidi, gli occhi anche vagamente scavati e gonfi e sembrava che non toccassero terra coi piedi. Una compagna di Alessio cercò di chiamarlo, ma era così chiuso nei suoi pensieri che non la sentì. Alessio cercò il pacchetto di sigarette nello zaino, ma Valerio lo fermò.
-Ale, prima devi prendere qualcosa da mangiare. Sei troppo pallido.
-Ma mi sento bene...
-Ora entriamo dentro e compro una cioccolata calda. Per entrambi.
-Va bene..
Andarono alla macchinetta e comprarono due cioccolate calde. Entrambi i ragazzi ripresero il loro colore in quella fredda mattinata, e Alessio ebbe alla fine il permesso da parte dell'altro di fumare. Aveva bisogno di scaricare i nervi, e quello era uno dei modi. Dopo poco suonò la campanella e furono costretti ad entrare ed affrontare una giornata abbastanza pesante.
-Martucci Eleonora?
La professoressa di arte chiese, all'inizio della prima ora,  facendo l'appello dove fosse Eleonora. Nessuno sapeva rispondere, solo un Valerio triste e imbarazzatissimo.
-Ehm, professoressa... Martucci è...morta ieri sera..
La professoressa e tutta la classe spalancò gli occhi, puntandoli addosso a Valerio, aumentando l'enorme imbarazzo visibile sulle sue guance, contornate da due righe di lacrime.    

***Nel Mondo Che Non Esiste...***
Le due di notte. Lexel era quasi dotata di un orologio interno, persino in un posto completamente nuovo, diverso dal suo solito mondo. La pace sembrava essere finalmente calata nel castello, dove fino a poco prima era presente un gran trambusto per tutto il castello, soprattutto nella stanza accanto. Non aveva sonno, Lexel. Si trovava in uno stato di dormiveglia, particolarmente pensierosa su tutto ciò che era successo in quelle poche ore. Inoltre il Numero II, Xigbar, le aveva annunciato che la mattina dopo avrebbe dovuto sostenere una prova per entrare di fatto nell'Organizzazione, che sarebbe diventata Organizzazione XV.  Lexel non sapeva se le conveniva cercare di superare la prova oppure no. Ma si disse che la notte porta consiglio, perciò si girò nel letto cercando di dormire. Purtroppo, neanche il sonno la ascoltava in quel momento, così decise di vestirsi, con l'uniforme nera data dall'organizzazione, e di provare a girare per il castello. Vide una sola ombra molto circospetta girare da sola per il castello.
-Ehi, qualche problema?
Un ragazzo dai capelli biondi e dagli occhi azzurri si girò, guardando in faccia la ragazza che l'aveva chiamato.
-No, nessun problema. Non riesco a dormire. Tu, piuttosto, chi sei?
-Ehm...io sarei una... nuova arrivata. Mi chiamo Lexel.
-Ah, la ragazza che domani dovrà affrontare la prova.
-Ah, noto che la voce è girata.
-Bè, il Superiore avvisa sempre quando una persona deve sostenere una prova per essere ammessa all'Organizzazione.    
-Ma in cosa coinsiste?
-Mi dispiace, non posso dirtelo. Lo vedrai domattina.
-Perchè non puoi?
-Il Superiore ci ha vietato di parlarne, non vuole che una persona si prepari. Solitamente la prova viene affrontata la sera stessa, ma ieri era troppo tardi.   
-Ah, va bene non ti preoccupare. Hai qualche problema per il quale non riesci a dormire?
-Non lo so... prima sono svenuto e non mi sento molto bene adesso, pertanto non riesco a dormire.
-Ah... mi dispiace.
-Non ti preoccupare. Anzi, preferisco andare. Ciao.
-Ciao.
Lexel si ritrovò così a vagare sola per il castello, ignara di dove si stesse dirigendo. Per non perdersi, Lexel tornò nella sua stanza, sdraiandosi sul letto duro come la pietra. Finalmente, si addormentò.
Qualche ora dopo, Lexel si svegliò e si ritrovò davanti un altro di quei figuri dall'uniforme nera.
-Lexel, devi alzarti che stiamo per fare colazione. Mezz'ora dopo dovrai affrontare la prova.
-Ma..
Inutile. Lexel non riuscì a rispondere nulla, dato che il figuro era scomparso nel giro di pochi secondi.
Cercando di far collaborare le gambe e la testa, Lexel cercò di andare in bagno per sciacquarsi la faccia, e magari guardarsi allo specchio. Pessima idea. Dopo essersi vista, si dovette sedere su uno sgabello là accanto. Non si riusciva a riconoscere, Lexel. Sapeva solo che la persona nello specchio in realtà non era lei. La pelle era bianca pallida, quasi grigiastra. Proprio come le persone morte.
L'unica cosa che riuscì a fare, quasi meccanicamente, fu allontanarsi dallo specchio ed andare a fare colazione. Magari aveva solo una carenza di zuccheri. Mangiò due frittelle mezze bruciacchiate e un bicchiere di succo d'arancia, ma preferì non andare a vedersi allo specchio. Aveva paura del suo aspetto.
Dopo aver fatto colazione, non ebbe neanche il tempo di prepararsi psicologicamente che già la chiamarono nella sala dei troni, in attesa di affrontare la prova. Si guardò intorno nella sala dove era appena entrata. C'erano quattordici troni, già tutti interamente pieni, ed uno solo vuoto. Probabilmente quello dove si sarebbe seduta lei. Se avesse superato la prova.   
-Bene, eccoci tutti qua riuniti. Diamo il benvenuto tra noi a Lexel, anche se deve ancora sbrigare una piccola formalità. Dovrà affrontare uno dell'Organizzazione per dimostrarci se è degna di entrare a far parte dell'Organizzazione e per mostrarci i suoi poteri.
Pegex si dimostrava perplesso. Perchè a lui invece lo avevano ammesso ancor prima di essere stato sottoposto alla prova?
-Lexel affronterà Axel nella Prova.
Axel si lasciò andare a un sorriso strafottente. Demyx guardò la ragazza come se fosse preoccupato, Pegex pareva stesse stringendo i pugni.   
-Che la Prova inizi.
Lexel si dimostrava sin dall'inizio molto agile e probabilmente molto abile nel combattimento corpo a corpo. Molto intelligente, da parte di Xemnas, scegliere tra l'Organizzazione uno tra quelli che avrebbe impedito alla ragazza di avvicinarsi. Purtroppo, nonostante l'agilità, l'inesperienza rischiava di costare cara a Lexel, se non fosse che...        
Fu questione di un attimo. Lexel, trovando all'interno di sè la forza necessaria, riuscì a capire qual'era la sua particolarità. la velocità. In un attimo si trovo dietro ad Axel, bloccandogli un braccio e puntandogli il suo coltellino alla gola. Il coltellino che aveva sempre usato a scout, nella sua vita umana. Tutta l'Organizzazione, persino Xemnas, rimase sconcertata di fronte alla scena. Era già la seconda volta in pochi giorni che un membro dell'Organizzazione, oltre tutto tra i più forti, venisse umiliato da due misteriosi ragazzi. Xemnas si stava chiedendo se in realtà la sua idea fosse destinata ad andare in fumo.
-Bene, Lexel, benvenuta nell'Organizzazione. Puoi sederti sul quindicesimo trono. Ed ora, bisogna discutere di alcune cose del castello.
Passò così la mattinata, senza che Lexel e Pegex si accorgessero di essere le due persone che si erano dichiarate amore. Erano cambiati fisicamente, erano diventati pallidi. Non si erano ancora accorti di nulla. E chissà se lo avrebbero mai fatto.

-Vale, stai bene?
Alessio andò durante la ricreazione in classe di Valerio, per vedere se era già uscito o meno. In realtà era appoggiato su un lato del banco, abbandonato sentendo musica.
-Vale?
-Ale, cosa c'è?
-Vale... non mi piace che tu stia da solo qua, abbandonato a te stesso.
Valerio alzò il viso verso il ragazzo, mostrando gli occhi gonfi.
-Cos'è successo?
-Nulla..mi hanno chiesto di Eleonora e sono scoppiato a piangere.
Alessio si sedette accanto a Valerio e lo prese in braccio, mentre questi metteva la sua testa nell'incavo del collo bianco.
-Si, Vale, fratellone mio, ma se tu ti senti anche questa musica mi deprimi e finisci per tagliarti.
-Sì, però sai. Non è che mi importi tanto al momento sentire sta musica. Depresso lo sono già.
-Certo, ma cercherei di evitare di peggiorare la situazione. *lo bacia*. Ti amo fratellone.
-Ti amo anche io...
Suonò così la ricreazione. Alessio fu costretto a tornare in classe, mentre Valerio dovette cercare di riprendersi per affrontare altre due ore di lezione prima di vedere Alessio. E poi, con un pessimo stato d'animo, le due ore sembravano molto più lunghe di quanto in realtà fossero. Non si accorse nemmeno del suono della campanella, tanto che Alessio tornò a chiamarlo nuovamente in classe.     
-Fratellone, ti sei incantato?
-Ale, che ci fai qui? E' suonata?
-Sì, veramente è suonata.
-Oddio scusami! Ti ho fatto perdere la ricreazione!
-Zitto cretino! Non me ne frega niente della ricreazione.
-Riesci a stare senza fumare?
-Certo, Vale, ne avevi dubbi?
-Grazie...
-Di nulla!
Così continuò a passare la giornata, fino a che i due ragazzi uscirono da scuola, diretti a casa.

*Intanto, nel Mondo Che Non Esiste...*

-Molto brava, vero?
-In effetti se la cava.
-Cioè, per battere Axel deve essere brava per forza.
Lexel si trovava in una situazione che non le faceva piacere. Tutti la osservavano, quasi curiosi. Per sfuggire dal centro dell'attenzione, decise di tornare molto velocemente nella sua stanza. Se non fosse che...
Per la gran fretta, Lexel non si era accorta di aver sbagliato la stanza. In realtà era entrata nella stanza del Numero XII, Larxene.
-Si bussa prima di entrare eh. - Disse Larxene, senza rabbia, con una voce apatica.
-Ma... questa non è la mia stanza?
-No, mi sa che hai sbagliato.
-Ah, ok, me ne vado subito.
-Aspetta. Sei stata brava prima, con me non eri andata così bene.
-Ah.. grazie. Adesso vado.
Lexel entrò di corsa nella sua stanza, ben consapevole di aver fatto un'enorme figura di merda. E pure non provava imbarazzo. Non provava assolutamente nulla. E chissà quanto sarebbe continuata questa situazione.
Lexel uscì così dalla sua stanza, cercando per il castello uno spiraglio di colore differente dal nero e dal bianco che la accecavano.  
Girò per gran parte del castello fino a che non vide una strana costruzione, quasi a forma di serra. La ragazza, quasi speranzosa, era convinta di trovare del colore nella serra, in quanto molto spesso i fiori sono colorati. Ma appena dopo essere entrata là dentro, notò il suo errore. Era sì una serra, ma anche lì il bianco la perseguitava. C'erano molti mughetti e altrettante rose bianche, assieme anche a un praticello di margheritine. L'unica nota di colore era data da una piccola siepe di rose, gestite in quello stesso momento da una figura dai capelli rosa. Come i fiori che stava curando.  

-Ehi, ciao Naminè!
Pegex era tornato a far compagnia alla ragazza bionda, sempre immersa nei suoi disegni. Era quasi intenerito dal vederla così piccola mentre scribacchiava e disegnava nella sua stanzetta colorata.
-Oh, ciao Pegex. Sei tornato!   
-Si, hai visto? Sono stato di parola.
-Allora, cosa avete fatto stamattina?
-Ah, nulla, una delle solite inutili riunioni dell'Organizzazione. Xemnas a volte sembra che stia semplicemente bluffando e che la sua idea sia un'altra.
-Non so cosa dirti, ma è meglio non ribellarsi a Xemnas, nonostante Maru mi abbia sempre detto che non è adatto ad essere il capo dell'Organizzazione.
-Ah ho capito! E tu, cos'hai disegnato oggi?
-Niente, qualche schizzo sui pochi ricordi che ho della mia vita precedente.  
-Una spiaggia... questo bellissimo posto era dove abitavi tu?
-Non riesco a ricordare... mi dispiace. Può darsi che lo fosse, come può darsi che fosse un posto visto in un film.
-Ah, capisco.
-Senti, Pegex, scusami ma credo che Marluxia si stia avvicinando. Torni dopo?
-Certo Nami! A dopo!
Pegex, uscendo dalla stanza di Naminè, si sentiva come felice, nonostante se ne dovesse andare. Anche se Naminè si stava sbagliando, in quanto il Numero XI era occupato nella serra, osservato da Lexel.    

-Vale, ti senti bene?
Alessio, osservando la faccia dell'amico, sapeva che in realtà la sua domanda era semplicemente e puramente retorica. Valerio aveva delle occhiaie enormi e il suo aspetto, quel giorno, sembrava cadente e vecchio. Sembrava che fosse invecchiato di cinquant'anni tutti assieme. La luce negli occhi non brillava più. I vestiti parevano dimessi addosso a uno stato d'animo come quello. Sembrava un angelo decaduto.   
-No, Ale... cioè sì, mi sento bene, ma sto pensando un secondo... se mi dai qualche minuto magari mi riprendo.
-Sei sicuro? Non vuoi una mano?
-No, non ti preoccupare.          
-Vabbè...
Alessio era sempre più preoccupato per il comportamento dell'amico. Aveva paura che potesse allontanarsi dalla mente per brevi attimi, di perdersi in pensieri tutti suoi e morire investito da una macchina. Tanto sicuramente lo avrebbero, anzi LI avrebbero uccisi molto presto.
Arrivarono a casa, l'uno penserioso e l'altro con lo sguardo vacuo. Quasi non si accorsero di Donatella che andava loro incontro per abbracciarli.
- Ragazzi, il pranzo è pronto. Venite a mangiare?
-Certo Donatella, volentieri.
Alessio rispose a forza e dovette oltretutto risvegliare Valerio che era caduto nel suo stato di trance.                
-Sì, mamma, grazie mille.
Mangiarono in silenzio, Alessio con lo sguardo perso nel vuoto, Valerio osservando il pranzo e muovendo la forchetta senza in realtà fare nulla, Donatella osservando i due ragazzi più dispersi di quanto fosse stato con Giuseppe.
Finalmente, dopo aver finito di mangiare, Valerio si alzò e sembrò reagire, almeno un momento.
-Ale, possiamo andare a riposarci un po', per piacere?
-Certo, fratellone...
-Vale, cosa ti prende?
-Ale... ho appena constatato seriamente che non ci resta ancora molto da vivere. Almeno per uno di noi due.
-Sì, ma non capisco.
-Senti Ale...
Valerio iniziò a baciare l'amico, slacciandogli piano piano i bottoni della camicia, facendogliela scivolare via molto delicatamente ed attaccando il collo di Alessio, una zona che trovava molto sensibile.
-Vale, cosa... stai... tentando... di fare?...
-Stai in silenzio e concentrati su di me.
Valerio tracciava linee immaginarie sulla pelle di Alessio, cercando di risvegliare gli istinti di Alessio, così ben repressi in una situazione del genere. Dopodichè Valerio si tolse la felpa e la maglietta rimanendo a petto nudo, sdraiandosi sul petto di Alessio, rabbrividendo, poggiando semplicemente le labbra su quelle dell'amico-amante.
-Vale...
-Shhh!
Rimanendo in questa posizione, Valerio tolse prima le cinture, poi i pantaloni ed infine gli indumenti intimi di entrambi. Valerio si abbandonò su Alessio, la testa poggiata nell'incavo tra il collo e la spalla. Rimasero così per un po', quindi il biondo (Valerio NdMe) decise di giocare con la carne dell'altro con più parti del corpo.
-Vale, fermati!
-Ale, perchè mi chiedi di fermarmi?
-Perchè non capisco!
-Cosa?
-Non capisco perchè hai voglia di fare sesso con me.
-Io ho voglia di fare l'amore con te, Ale.
-Cosa?
Alessio si tirò su a sedere e alzò anche Valerio.
-Perchè vorresti fare l'amore con me, fratellone?
-Perchè ormai siamo destinati a morire...
-E allora? Potresti restare puro per l'eternità.
-Ma non voglio.
-Perchè, Vale?
-Per un semplice motivo. *Si avvicina ancora di più ad Alessio, quasi a sfiorargli le labbra* Perchè tu purtroppo non sei puro, ed è una cosa che mi rammarica tantissimo, e allora se devo morire preferisco morire impuro per poterti trovare ancora.
-Ma perchè io?
-Perchè sono certo che sto affidando la mia purezza e la mia verginità alla persona più buona e dolce che io conosca.
-Vale... Ti Amo!
-E allora esaudisci il mio desiderio, fammi diventare parte di te.
-E va bene.
Decise quindi di accontentare il suo amico, marchiandolo per sempre con il suo nome.
-Grazie Ale...ti amo.
-Grazie a te, ti amo tanto anche io...


Note dell'autore!
Cristo che parto! Devo dire che questo capitolo, prima di quest'ultima scena, era stato completato a fine settembre. Poi, per problemi miei sentimentali e una depressione dilagante, non sono davvero riuscito a scrivere nulla di quello che volevo. Fortunatamente, ieri sera ero così felice per le due giornate passate (il mio compleanno e il proseguio XD) che mi sono deciso a scrivere! E, nonostante come al solito non mi piaccia come ho scritto, sono soddisfatto di averlo finito. Orbene ordunque, voglio ringraziare chi mi recensirà dopo tutto sto tempo! Davvero, grazie a tutti! E adesso al prossimo capitolo!


Aggiungo di non dimenticare che la scena di amore tra Alessio e Valerio non è incesto, perchè loro non sono fratelli di sangue, ma si definiscono fratelli perchè vivono insieme da parecchio tempo. Se ci sono cose poco chiare, chiedete e in una sezione a parte del prossimo capitolo scriverò i chiarimenti. Grazie a mille e un bacio a tutti!
   
 
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