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Autore: LadyofDarkness    02/02/2005    7 recensioni
E’ una storia che tutti sanno, ma che realmente nessuno conosce. E’ la storia di Harry Potter, del bambino sopravvissuto. Un giovane uomo, oppresso dal proprio destino, dal destino celato in una profezia, in poche parole che possono stravolgere un’esistenza. Fu da quella profezia che tutto ebbe inizio, e fu con quella profezia che tutto avrebbe avuto fine. Siamo qui solo per raccontare quella storia, una storia fatta di amicizia, di amore, di tradimento, di seconde possibilità. Una storia di vita. Una storia di morte.
Genere: Dark, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Attenzione: Questa fanfiction conterrà contenuti violenti o di tipo sessuale che potrebbero offendere le persone più sensibili

Attenzione: Questa fanfiction conterrà contenuti violenti o di tipo sessuale che potrebbero offendere le persone più sensibili. E’ perciò sconsigliato di leggere questa storia ad individui di questo tipo.

 

 

 

Amore, Tradimento e Morte

 

 

CAPITOLO 2

*Ritorno in luoghi oscuri*

 

§§§§§§§§§

«Sirius non era crudele, e in genere trattava con gentilezza gli elfi domestici. Ma non Kreacher, perché gli ricordava troppo la casa che odiava».

«La odiava, si! […] e lei lo ha costretto a starsene rinchiuso là dentro, e lui non lo sopportava, ecco perché ieri notte è voluto uscire…»

«Tentavo di salvargli la vita»

«A nessuno piace stare rinchiuso! […] Come è successo a me tutta l’estate…» (J.K.RowlingHarry Potter e l’Ordine della Fenice, pag 771)

§§§§§§§§§

 

Morbido.

Mi sentivo avvolto nel morbido e conservato nel calore…

Tutto questo era in netto contatto con le sensazioni di dolore, fastidio, freddo e spossatezza che provavo sul mio corpo.

Aprii lentamente gli occhi, ma questo non mi aiutò comunque a capire dove mi trovassi, e, soprattutto, cosa ci facessi lì.

Che posto era mai quello?

Ero più che certo che non si trattasse della mia camera.

Infatti la disposizione dei mobili non mi ritornava, e, soprattutto, non avevo la solita molla del letto conficcata scomodamente in qualche parte del mio corpo… per non parlare del fatto che lì i muri erano di uno strano giallo-marroncino, mentre la mia stanza a Private Drive aveva le pareti tappezzate con una semplice carta da parati di un grigio smunto.

La domanda, però, continuava a persistere… dove mi trovavo?

Alla fine, quel posto aveva anche un’aria vagamente famigliare, ma, senza occhiali, proprio non riuscivo a comprendere quale potesse essere il luogo in cui stavo riposando in quel momento.

«Ti sei svegliato…» sentii mormorare da qualcuno che si sedeva accanto a me.

Girai lentamente la testa in direzione di quella voce che avevo ben riconosciuto, mentre brividi di dolore per quel semplice spostamento mi salivano per il corpo.

Che ci faceva lui lì?

O meglio, che ci facevo io in sua presenza?!

«P-professore… c-cos-… dov-» lui mi interruppe, impedendomi di parlare, cosa che per altro mi risultava molto difficile e mi dava un forte senso di spossatezza, poggiando delicatamente due dita sulle mie labbra.

«Shhh…» mi ammonì dolcemente Lupin, facendomi cenno di stare in silenzio «Non affaticarti… ci sarà il tempo delle spiegazioni e dei chiarimenti… risponderò ad ogni tua domanda, ma ora devi solo riposare e rimetterti in forze. L’incantesimo che hai usato era fin troppo potente per il tuo fisico…» mormorò l’uomo, prendendo poi una boccetta ed un bicchiere posati poco lontano.

Incantesimo troppo potente?!

Quale incantesimo?

Mi era vietato usare la magia fuori dai confini di Hogwarts, visto che avevo ancora sedici anni, e quindi ero ancora minorenne…

Cosa era successo?

Flash di attimi relativi all’attacco mi inondarono la mente, mozzandomi il fiato.

Spalancai gli occhi, colmi di orrore e dolore, volgendo la testa verso l’adulto che mi stava accudendo.

Quello si sedette sul letto, poggiando una mano sulla mia fronte, imperlata da goccioline di sudore freddo, scostandomi la frangia e dandomi una sensazione di pace e tranquillità.

Non ero abituato a quelle gentilezze quando stavo male… solitamente dovevo cavarmela da solo o, al massimo, quando mi trovavo ad Hogwarts, ci pensava Madama Chips, ma l’infermiera non aveva certo il tempo di coccolare tutti i suoi pazienti.

«I… i m-miei zii…» mormorai a fatica, con la mente annebbiata e la gola completamente arida.

Dovevo avere la febbre piuttosto alta… mi sembrava di avere la testa immersa in un pallone ed il corpo in una bacinella di acqua gelida!

Chissà, inoltre, quanto avevo dormito…

«Shh… ti ho detto che ne parleremo dopo… ora bevi, e rimettiti a riposare…» mi sussurrò ancora, aiutandomi a tirarmi leggermente su, e, accostatomi alla bocca un bicchiere ricolmo di un qualcosa che neanche mi preoccupai di identificare, mandai giù il contenuto senza neanche pensarci.

Non doveva essere una pozione per dormire, ma qualcos’altro, perché Morfeo non mi attirò subito tra le sue braccia.

Rimasi così, come sospeso tra due universi, la nebbia che ancora riempiva il mio cervello, non riuscendo a capire se stessi dormendo o fossi sveglio, in uno stato piuttosto confusionale, finché, finalmente, un sonno profondo non mi colse…

 

Stavo giocando a SparaSchiocco con Ginny in cucina quel giorno, quando vidi diversi membri dell’Ordine, i quattro che erano presenti tra cui si trovava anche Silente, uscire velocemente dal salotto, richiamati da non sapevo bene cosa.

Supposi che, probabilmente, si trattava di un qualche attacco ad opera di Mangiamorte… certo è che non avevo minimamente potuto immaginare che fosse proprio lui il bersaglio dell’attacco.

Un magone indescrivibile mi si bloccò in gola, per non parlare del freddo pungente e del brivido di gelo che mi sentii scorrere giù per la spina dorsale, quando li vidi tornare, trasportando il corpo esanime del mio migliore amico.

Harry mi appariva così stanco e mal ridotto… Non che avesse ferite, ma il colorito della sua pelle era di un bianco così chiaro e cadaverico che, per un attimo neanche troppo breve, pensai fosse realmente morto.

A “rassicurarmi” ci pensò il forte colpo di tosse che lo scosse tutto, facendo rischiare a Lupin, che lo stava trasportando con un braccio in spalla, di perdere la presa.

Indubbiamente stava male… probabilmente stava male anche da prima, visto il suo fisico, sempre stato minuto e spigoloso, divenuto ora ancora più magro, ma in quell’attacco doveva essergli successo qualcosa di grave.

Furono Fred e George ad avere pena e compassione per me e Ginny, che stavamo letteralmente impazzendo cercando di capire quali fossero le condizioni del nostro amico e perché si trovasse in quello stato pietoso, raccontandoci ciò che era avvenuto a Privet Drive.

E pensare che quel posto doveva essere il più sicuro sulla faccia della terra per Harry, o almeno così cercava di rassicurarmi mia madre, quando l’assillavo chiedendole perché non potessimo invitare il mio amico a raggiungerci.

Qualcuno mi deve spiegare come poteva aspettarsi che una misera casa babbana potesse essere abbastanza sicura, quando forse neanche Hogwarts lo era in quella guerra!

Fred e George ci dissero che erano arrivati appena in tempo – tutto questo era stato raccontato loro durante la riunione che si era tenuta in cucina dopo cena la sera stessa,  riunione a cui, naturalmente, io e la mia sorellina non avevamo assolutamente potuto partecipare.

Quando si erano Materializzati a Little Whinging, avvertiti immediatamente del pericolo da Mundungus che si trovava lì per sorvegliare Harry, avevano visto subito il fuoco che si riversava nel numero quattro di Privet Drive.

Dalle indiscrezioni dei presenti – Bill non era riuscito a tenere completamente a freno la lingua… mi sorprendevo sempre come Ginny riuscisse a fargli dire tutto quello che voleva – avevamo saputo che Silente aveva mormorato un «Come può essere successo… non è possibile… non potevano neanche avvicinarsi!» prima di scattare, con un’andatura fin troppo veloce per un nonnino della sua età, e raggiungere la casa.

Quando erano entrati di sfondamento nel salotto, avevano fatto appena in tempo prima che avvenisse l’irreparabile.

Un secondo dopo il loro ingresso Harry era svenuto, e la barriera da lui creata intorno a sé e ai suoi zii – Bill aveva detto che non immaginava che Harry fosse in grado di fare incantesimi di una portata del genere, che lui aveva imparato solo durante l’ultimo periodo dell’ultimo anno di scuola – era andata distrutta.

Voi-Sapete-Chi aveva allungato la mano per ghermire il mio amico, mentre gli altri Mangiamorte presenti avevano puntato le bacchette contro i suoi zii, ma in quel momento Silente aveva mosso la propria asticella magica ed essi erano stati respinti nuovamente.

Era stata ingaggiata una lotta, ed alla fine, recuperati Harry e i suoi zii, se ne erano andati, mentre una squadra di Auror arrivava per fronteggiare gli incappucciati.

Bill e Mundungus erano andati al St. Mungo con Vernon, Petunia e Dudley Dursley, per farli curare, il professor Lupin ed Hestia Jones erano tornati al quartier generale, portando con loro il ragazzo svenuto e febbricitante.

Silente, che era rimasto lì ad aiutare gli Auror, era stato chiaro: Harry doveva rimanere il più nascosto possibile. Non era ferito, solo molto spossato, e perciò era meglio portarlo al quartier generale, dove lo avrebbero potuto proteggere meglio, piuttosto che all’ospedale magico, dove tutti i lumos sarebbero stati puntati su di lui.

Era rimasto addormentato per tre giorni, poi Lupin era sceso in salotto, annunciando che si era svegliato, sebbene la febbre gli fosse salita ancora e si trovasse in stato confusionale.

Il giorno dopo andai io nella sua camera per trovarlo ed accertarmi personalmente delle sue condizioni di salute.

Volevo fargli un attimo visita, ma non mi era mai stato permesso, tuttavia ora che le sue condizioni erano migliorate quel divieto era stato tolto.

Quando entrai era tutto così buio ed oscuro lì dentro, che i miei occhi ci misero un po’ ad abituarsi a quella pressoché totale mancanza di luce, magica o naturale che fosse.

La finestra era sprangata – nonostante l’Incanto Fidelius le precauzioni non erano mai abbastanza - ed una tenda di pesante velluto nero consunto, che doveva essere per altro piena di Doxy dati i rumorini inquietanti che da essa si levavano, impediva anche al più timido raggio di sole di baciare il volto del malato.

Volevo accendere una candela, ma preferii aspettare che miei occhi si abituassero a quelle tenebre, per non andare a sbattere da qualche parte.

Quando i contorni presero a farsi più nitidi, vidi la sagoma del mio amico avvolta nelle coperte, sdraiata sul letto.

“Dorme ancora” pensai, e feci per avvicinarmi al suo letto, e rimanere un po’ lì così, a fargli compagnia vegliandolo, quando la sua voce mi fece capire che mi ero sbagliato.

«Perché mi avete riportato qui?» domandò, con un tono che mi fu difficile riconoscere come quello caldo e sbarazzino a cui io ero abituato.

Era… strano… lievemente spiritato, e forse troppo basso.

«Ha-Harry! Sei sveglio…» dissi a mezza voce io, rimanendo però fermo dove mi trovavo.

Girò la testa nella mia direzione, e potei sentire i suoi occhi, duri e scrutatori, posarsi su di me, annebbiati ancora dai fumi della malattia.

«Perché mi avete riportato qui?» domandò nuovamente, continuando a fissarmi.

Francamente, non sapevo assolutamente cosa rispondere.

Rimasi perciò così a boccheggiare per qualche secondo, quando lui rigirò nuovamente la testa, tornando a guardare il soffitto, immergendosi nei suoi pensieri.

Mi sentii quasi autorizzato ad uscire da lì, correndo poi in camera mia.

Mi chiusi dentro, sdraiandomi nel mio letto, scosso.

Harry… che gli era successo…

 

Non volevo scendere.

Mi bastava rimanere chiuso in quella stanza, ed illudermi di trovarmi ancora a Privet Drive, nella mia piccola camera… ovunque sarebbe stato bene… ovunque, tranne che lì.

Non potevo sopportare il sapere di trovarmi in quel luogo.

Non riuscivo a sopportare il fatto che IO c’ero ancora per poter stare in quella casa, mentre lui non ne avrebbe mai più avuto la possibilità.

Aveva sempre odiato quella villa… aveva sempre odiato quelle mura, ed i tristi ricordi che gli riportavano alla mente, ma io avrei preferito saperlo rinchiuso qui dentro piuttosto che dietro quel velo…

Sirius

Non potevo pensare di trovarmi a Grimmauld Place, e non sentire le sue risate simili ad un latrato spandersi su per le scale, di non avvertire la sua presenza a volte depressa e a volte energica aleggiare tra di noi, di non poter più udire la sua voce calda e rassicurante che mi suggeriva qualche strano e pericoloso colpo di testa, di non poter più leggere lettere e biglietti vergati di suo pugno che mi raccomandavano di non muovermi o di non fare qualcosa di avventato.

Sirius

Non volevo scendere.

In quella stanza che non avevo neanche visto bene prima della mia convalescenza potevo ancora illudermi di sbagliarmi, di non trovarmi effettivamente a villa Black, nonostante avessi già avuto modo di ascoltare gli improperi del ritratto della signora Black rimbombare in tutta la costruzione, nonostante avessi sentito Kreacher aggirarsi per la casa.

Potevo illudermi che Sirius non fosse più rinchiuso lì.

Potevo immaginare ancora di trovarmi a Privet Drive, facendo finta che Sirius fosse solo troppo occupato per scrivermi o farsi sentire, ma che si trovava ancora al numero dodici di Grimmauld Place.

Sapevo che non era vero… sapevo che mi stavo mentendo, ma a volte la verità fa male, ed è meglio l’illusione.

Chi ha detto che non esistono le bugie a fin di bene?!

Perché io non potevo continuare a vivere per sempre nella mia felice e solitaria bugia personale?!

Eppure mi era stato detto di scendere.

Spezzare l’incanto, rivelare l’inganno.

Silente mi aspettava giù, chissà in compagnia di chi altro…

e questa volta non ci sarebbe stato Sirius a darmi spiegazioni, a togliermi dubbi… non ci sarebbe stato lui a considerarmi abbastanza grande da sapere…

Ma io non era abbastanza grande! Avevo ancora bisogno di lui, ed invece anche lui mi aveva lasciato solo.

Avrei sopportato di muovermi tra quelle quattro mura rovinate, che me lo riportavano così brutalmente alla mente?

Di nuovo, la voglia di vendetta che provavo si risvegliò in me.

Un giorno chi di dovere l’avrebbe pagata, l’avrebbe pagata ed  io-

«Harry… sei ancora lì? Ti stiamo aspettando… perché non sei ancora sceso?» Lupin stava bussando alla mia porta e, senza aprire, mi stava parlando attraverso la lastra di legno.

Sospirai.

Dovevo presentarmi, era inutile che mi illudessi o mi mettessi a fare stupide rimostranze come un bambino capriccioso… non lo ero mai stato – anche perché, diciamocelo… a che pro?! Come se i miei zii avessero mai pensato di accondiscendere ad una sola delle mie richieste… - e non avevo intenzione di diventarlo, ora alla veneranda età di sedici anni.

Mi alzai in piedi e, aperta la porta, uscì, sotto lo sguardo del mio ex professore.

Non ebbi la forza di guardarlo in faccia… non lo guardavo più in faccia…

Come avrei potuto, io, l’assassino del suo migliore amico, dell’ultimo affetto che gli fosse rimasto – perché, diciamocelo… io stesso ero il primo a considerarmi colpevole, figuriamoci se anche gli altri non pensassero di me lo stesso! – trovare il coraggio di guardarlo ancora negli occhi?

Preferivo tenere lo sguardo basso, ed evitare ogni forma di contatto con lui… peccato che sembrasse che il destino non fosse dello stesso parere, visto che me lo ritrovavo praticamente dappertutto, ed inoltre, a quanto avevo saputo, Silente lo aveva incaricato di occuparsi di me durante la mia convalescenza… chissà quanto gli era costato curarmi senza attaccarmi…

Io non so se ci sarei riuscito… sarebbe stato come se fossi stato obbligato a curare Voldemort in persona… assolutamente innaturale.

Scendemmo le scale ed arrivammo in cucina.

«Benvenuto Harry» mi salutò la limpida e chiara voce di Silente.

Alzai il mio sguardo, duro e spento, come un diamante opaco, e fissai la figura dell’anziano uomo, salutandolo e mettendomi seduto di fronte a lui.

C’erano solo il professor Lupin ed il professor Silente.

«Di cosa mi voleva parlare, signore?» domandai, cercando di ignorare tutti gli oggetti che mi circondavano e la presenza del licantropo, che si era accomodato alla mia sinistra, preferendo puntare tutta la mia attenzione sulla conversazione con il Preside.

«Ti senti meglio? Ti sei ristabilito?» mi domandò, con un tono premuroso.

«Si… mi sento molto meglio - fisicamente era vero… quindi mica stavo mentendo se mi sentivo a pezzi mentalmente e spiritualmente, o no? – Tutto grazie alle cure del professor Lupin» conclusi abbassando il capo.

«Sono contento – affermò Silente, ammiccando a Remus, per poi riportare la sua attenzione su di me – Ti ho fatto scendere perché ho bisogno di parlarti di varie cose…»

«Mi dica»

«Intanto volevo farti riavere la tua roba, siamo riusciti a portarla via da Privet Drive dopo che Voldemort ed i suoi Mangiamorte se ne sono andati… una parte è stata rovinata, ma credo che ci sia quasi tutto quello che conta…» mi comunicò l’uomo, facendo apparire il mio baule ed una sacca.

Mi gettai immediatamente su di esso.

Presi a rovistare all’interno, controllando che ci fossero ancora e tirando fuori il mantello dell’invisibilità, la mappa del malandrino, l’album fotografico che mi aveva regalato Hagrid per il mio dodicesimo compleanno e la Firebolt, il primo regalo che io ricordassi mi avesse fatto Sirius.

Quello era il mio tesoro…

Avevo avuto così tanta paura di aver perso quelle pochissime cose per me realmente care…

Un piccolo dolore al dito mi comunicò che, nella mia ricerca frenetica, mi ero tagliato.

Guardai incantato la goccia di sangue scendere dal mio dito indice e percorrerlo in tutta la sua lunghezza… mi sporsi nel baule, per vedere cosa era stato a provocarmi quella lieve ferita.

Tremai quando mi resi conto che era stato un pezzo dello specchietto di Sirius.

Richiusi velocemente il baule, tornando poi a sedermi, stringendo ancora tra le mani il mio piccolo tesoro, riprendendo il controllo sulla mia sfera emotiva.

«Cos’altro mi doveva dire?» chiesi.

«Volevo farti sapere che i tuoi zii stanno bene e sono tornati nella loro casa… ho provveduto a farla tornare in piedi io stesso… Inoltre mi duole darti questo annuncio ma… Harry, sei stato nuovamente convocato per un’udienza al Ministero…»

«Ma-» cercai di protestare.

Che avevo fatto sta volta!

Insomma, anche se avevo usato la magia, ero in pericolo di vita, e che io ricordassi, non avevo fatto null’altro di male!!

«Come credo tu abbia immaginato, sei stato chiamato a causa dell’uso che hai fatto della magia durante l’attacco a Privet Drive… essendo tu minorenne non avresti potuto usare la magia fuori della scuola e perciò hai ricevuto un richiamo ufficiale a presentarti al Ministero, tuttavia esso è più che altro una scusa, anche perché già mi è stato assicurato che si tratterà di una mera formalità e che sarai sicuramente prosciolto dall’accusa…»

«E allora perché devo presentarmi?!» domandai, frustrato.

«Credo che Caramell voglia cercare di ingraziarti, portarti dalla sua parte… ho quasi la certezza che cercherà di avere il tuo appoggio per superare le prossime elezioni che si terranno ad aprile, visto che non è riuscito ad ottenere il mio. Inoltre tu e Remus dovrete partecipare ad un’udienza che testimoni l’innocenza di Sirius…»

«Cosa?» domandai confuso.

L’innocenza di Sirius?!

Ma cosa…

«Ecco HarryCornelius si è reso che tutto quello che noi abbiamo continuato a dirgli era sempre stata solo ed unicamente la verità… quindi ha capito che anche ciò che affermavamo circa l’innocenza di Sirius Black doveva necessariamente essere vero. Ha capito quanto tu tenessi a lui, e credo pensi gli basterà questo a farti andare dalla sua parte, perciò è pronto a dichiararlo ufficialmente innocente, per far vedere che sa prendersi le sue responsabilità all’intero mondo magico… Vuole per altro che tu sia presente, e questo spiega il motivo per cui il “processo” si svolgerà immediatamente dopo la tua udienza…» gli spiegò l’anziano e saggio mago.

Mi ero piuttosto oscurato udendo quel discorso.

Avrebbero dichiarato innocente Sirius… come se ad un morto sarebbe potuto importare se era considerato colpevole od innocente.

«Se non vuoi Harry non devi preoccupartene – intervenne Lupin – basterà la testimonianza di Silente per scagionarlo…»

«No!» proruppi velocemente, rialzando immediatamente la testa, anche se evitai comunque di volgerla verso il lupo mannaro «Voglio andarci… voglio esserci!»

E’ vero, Sirius non c’era più… ma, ora che ne avevo la possiblità, volevo che almeno la sua memoria non fosse infangata.

«Bene! Le udienze si svolgeranno tra cinque giorni – proruppe Silente, sorridendo – Direi che siamo a posto… mi attende una riunione del Wizengamot, e perciò ora vi devo salutare…»

«Aspetti! Professor Silente, ecco… io volevo chiederle il permesso di recarmi a Diagon Alley… avrei bisogno di alcune cose…» domandai, fermandolo prima che si Smaterializzasse.

«Harry… sarebbe meglio che chiedessi a Molly o a Remus di fare queste commissioni per te… E’ pericoloso per te uscire di qui»

«Lo so bene, ma vorrei andare io in ogni caso… ed inoltre ho bisogno di un abito adatto per l’impegno con il caro Ministro… -  ironizzai – la prego…»

Silente sospirò, poi, rialzata la testa, prese nuovamente la parola «D’accordo Harry… entro un paio d’ore io dovrei aver finito… ce la fai a prepararti? Ti accompagnerò io stesso… ho anch’io alcune commissioni da sbrigare, e ci sarei dovuto andare comunque»

«Grazie signore!» lo ringraziai soddisfatto di cuore.

«Ah, che sbadato… stavo per dimenticarmene! Ecco Harry, queste sono per te, Ron e Ginny…» mi disse, passandomi un plico di lettere, per poi dirigersi alla porta, seguito da Lupin, che gliela chiuse alle spalle.

Io feci di corsa le scale, entrando nella camera della rossa – naturalmente dopo aver bussato – in cui trovai lei e suo fratello intenti a giocare a scacchi.

«Harry!» esclamarono entrambi in coro, sorpresi, interrompendo il loro gioco per voltarsi verso di me e cominciare a parlarmi.

Non avevo mai lasciato la mia stanza in quei pochi giorni di permanenza nell’antica casa Black, e quelle poche volte che avevano avuto il coraggio di entrare in quell’antro buio che era la mia camera… bhè, erano stati così sfortunati da beccare i miei momenti di depressione più acuta, cosicché io non ero stato poi molto socievole… anzi.

«Ragazzi, ho le lettere da Hogwarts da parte di Silente» li salutai, sventolando le tre buste con un sorrisetto scanzonato in volto.

Avevo voglia di stare un po’ in loro compagnia…

Passai ai due ragazzi le loro rispettive missive, e le aprimmo insieme.

Quella mia e di Ron contenevano semplicemente la solita monotona lista dei libri –erano scritti solo quelli che ci sarebbero serviti per i corsi dei M.A.G.O, con un facoltativo tra parentesi accanto a quello di pozioni – ed il biglietto dell’espresso ma, da quella della più piccola Weasley, sgusciò fuori anche la piccola spilla dei prefetti.

La rossa saltò in piedi sul letto, cominciando ad esultare e, dopo qualche secondo, si gettò ad abbracciare me e suo fratello, felicissima.

Le sue urla e gli schiamazzi richiamarono la signora Weasley, che venne a rimproverarci di fare silenzio, altrimenti il ritratto della signora Black si sarebbe potuto svegliare, ma, quando anche lei si rese conto di ciò che Ginny stringeva tra le mani, disse addio a tutte quelle attenzioni e prese a stringere e congratularsi con la ragazza, mentre Ron la sfotteva.

Mi sentii leggermente gelare e veramente molto a disagio alla vista di quel piccolo quadretto famigliare.

Una famiglia… anche se Molly diceva di considerarmi come un figlio suo ed io la sentivo come avrei potuto sentire una madre… bhè, erano proprio quei come a stonare.

Io non avrei mai avuto una famiglia mia.

Vedendo lì i due ragazzi con la loro mamma, questo pensiero mi balenò in testa come un’infausta certezza: avevo bruciato l’ultima possibilità che mi rimaneva con Sirius, ed io non avrei mai avuto una vera famiglia.

Sgattaiolai fuori dalla stanza della rossa e mi allontanai per tornare nuovamente nella camera che mi era stata assegnata, chiudendomi dentro a meditare e rimuginare su qualcos’altro.

Subito il pensiero andò a quello che sarebbe successo da lì a cinque giorni.

Caramell avrebbe avuto una bella sorpresa…

Aveva completamente sbagliato i suoi conti… come al solito d’altronde.

 

Camminavo per Diagon Alley.

Mi resi conto che già il mio essere lì era come andare in giro con inciso a caratteri cubitali in fronte – e per me la cosa diveniva quasi letterale… - “fissami senza ritegno”, ma a ciò si aggiungeva anche il fatto che ero accompagnato da Silente… insomma, mi sembrava di star andando in giro per la via magica come con una freccia luminosa ad intermittenza che puntava dritta dritta sulla mia cicatrice.

Ma la gente non aveva il minimo ritegno? Insomma, se almeno devi fissare qualcuno, fallo con un po’ di pudore!

Il Preside mi aveva immediatamente portato in un negozietto al confine di Diagon Alley con la sua nemesi oscura, pieno di strani strumenti come quelli che popolavano il suo ufficio – o forse era meglio dire avevano popolato, visto che a giugno avevo praticamente distrutto tutto?! Una fitta alla mia coscienza mi fece sentire irrimediabilmente colpevole – e di alcuni libri inerenti ad essi.

Uno in particolare che già conoscevo attirò la mia attenzione.

Avrei voluto comprarlo, ma non avevo abbastanza soldi con me.

Eravamo infatti passati alla Gringott, la banca dei maghi, dove io avevo ritirato un po’ di soldi per fare i miei acquisti, solo dopo aver lasciato il piccolo emporio.

Il Preside mi accompagnò nei miei vari acquisti.

Mi recai alla farmacia, e praticamente la svaligiai, riempiendomi di buste, bustine e scatolette con ingredienti di ogni genere, odore e forma, con le quali mi sarei dovuto esercitare nella “nobile arte di distillare pozioni”, se volevo avere la possibilità di seguire il corso del professor Piton anche negli ultimi due anni, cosa che mi era indispensabile per seguire il mio destino.

Mi recai anche all’Emporio del Gufo, acquistando del cibo per Edvige, ed in seguito da Madama McClan, ad acquistare nuove divise, ma l’abito da indossare da lì a cinque giorni lo trovai solo in un altro negozietto di abbigliamento rintanato in una piccola traversa.

Caramell si sarebbe accorto che non aveva più davanti il quindicenne impaurito dell’anno prima, quello un po’ goffo e spaventato.

Molte, troppe cose erano cambiate in pochissimo tempo… io ero cambiato, così a fondo che anch’io me ne sarei reso perfettamente conto solo in seguito.

Facemmo altri giri, passando anche per il Ghirigoro ed Olivander, ma, quando ce ne stavamo per andare, mi fermai.

«Professore… ecco, io vorrei tornare nel negozio che abbiamo visitato per primo…»

«La farmacia?» fece vago l’anziano stregone.

«No… il primo appena siamo arrivati qui» insistetti.

«Perché mai vuoi tornare lì?» mi domandò, stringendo gli occhi, come per scrutarmi nel più profondo.

Silente era un Legilimens… dovevo essere sincero… almeno il più possibile.

«C’è una cosa che mi interesserebbe acquistare»

«Harry… tutto ciò che lì viene venduto non è qualcosa con cui giocare»

«Io non ci voglio giocare!» ribattei, vagamente risentito.

Silente sospirò, ma non fece altre storie, conducendomi in quella piccola bottega.

Entrai velocemente, mentre il Preside mi attendeva fuori.

Feci i miei acquisti velocemente, prendendo ciò di cui avevo bisogno e pagando.

Quando uscii, Silente mi chiese cosa avessi mai acquistato di così importante.

«Un libro» risposi, allungandoglielo.

Si trattava di un tomo intitolato Pensieri ed Emozioni: visione e controllo, l’autore non lo conoscevo – non che conoscessi molti autori di libri magici… l’esperto in materia era Hermione – ma quando ero stato lì dentro il suo contenuto mi aveva interessato.

«Buona scelta…» si congratulò Silente, smettendo poi di prestarmi attenzione.

Sperai non si fosse accorto del piccolo pacchetto che giaceva in fondo alla mia busta.

 

 

Continua…

 

 

Rieccomi qui, con il secondo capitolo.

Ancora diciamo niente misteri rilevanti. Solo piccoli interrogativi, che avranno risposta quasi immediata… ma non disperate, presto comincerò ad intessere la mia solita ragnatela di interrogativi impossibili!! ^____^

Che cosa ha comprato Harry? E l’udienza?!

^_______________^

Avete potuto notare che non sarà solo il punto di vista di Harry ad essere preso in considerazione, infatti in questo chap c’è anche Ronald che parla, e saranno almeno altri due point of view che saranno presi in considerazione, ma non dico ancora a chi appartengono (anche perché uno sarà tra moooooolto tempo)!

Spero almeno vi sia piaciuto questo secondo chap!

Ho notato che quest’Harry un po’ vendicativo è piaciuto… meno male!!

Siete stati gentilissimi a recensirmi, vi adoro!!

Ringrazio anche tutti coloro che hanno letto ma non hanno recensito… però ragazzi, mi fareste un immenso piacere se cliccaste quel bel collegamento qua sotto, e mi diceste anche solo una frase, per avvertirmi di smetterla o per minacciarmi ^^ (-.-“” Come se già non ne ricevessimo abbastanza di minacce… ndLady  Mica è colpa mia!!! ndMarcycas-che-trema-al-pensiero-dell’ultima-conversazione-con-Luna).

Direi di passare a rispondere ai vostri commenti!!

 

Devilchild: Grazie…=^^=

 

Luna Malfoy: Effettivamente Marcycas ha cercato per taaaaanto tempo di impedirmi di scrivere questa storia… (Visto e considerato che già ci volete morte… voleva evitare… emh… l’irreparabile… ma tanto, ormai, con TLSR che-ndLady  ZITTA!!!!! MA ALLORA CON CI TIENI PROPRIO ALLA VITA!!!!! NdMarcycas-che-le-salta-addosso-e-le-tappa-la-bocca) ma alla fine… eccomi qua!! [i pg di Hp si stringono tra loro, domandandosi chi sarà il primo…]

 

Robin82: Ecco qui il seguito!! ^_-

 

Caillean: Bhè… ho aspettato una settimanella a postare… anche perché altrimenti non riuscirò a stare dietro sia a questa storia che a TLSR… scusa per l’attesa!!

 

Calel:azie!!! ^_^

 

Anduril: Ecco qui l’aggiornamento!!

 

 

Ora vi lascio.

Vi rimando alla mia long-fic “The Little Scarlet Rose” e alle mie one-shot (^^””” Piccolo angolo della pubblicità^^””)

Un bacione a tutti

 

Marcycas – the Lady of Darkness

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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