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Autore: Kuno84    23/12/2014    2 recensioni
Una fanfic natalizia per i fan di Ranma ½. È trascorso qualche anno dalla fine del manga. Nabiki sta rovinando la vita a un bel po' di persone, Ranma e Akane compresi. Riusciranno gli Spiriti del Natale a cambiare il suo animo freddo come il ghiaccio?
(Nuova versione della fanfiction, betaletta da Moira).
Genere: Commedia, Parodia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Nabiki Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo terzo: Lo Spirito del Natale presente


Nabiki si svegliò un’altra volta. Non ebbe bisogno di guardare l’orologio per intuire che dovevano essere le due.

Bene, avanti il prossimo, si disse. Non aveva una gran voglia di affrontare il secondo Spirito, non che ne fosse spaventata ma l’apparizione di Maomolin non aveva fatto che peggiorarle ulteriormente l’umore. In ogni caso era curiosa. Di quale stupido fantasma si sarebbe trattato, stavolta? E quale ridicolo aspetto avrebbe avuto? Un cane parlante, forse?

Proprio in quell’istante, udì il segnale orario della radiosveglia. Buffo, funzionava ancora nonostante il capitombolo di prima. Ebbene, dov’era il nuovo Spirito? Non aveva il coraggio di fare la sua comparsa? Niente nella stanza era cambiato. Anzi, una cosa lo era.

Quello specchio enorme attaccato alla parete… da dove sbucava fuori? Nabiki era sicura di non averlo mai posseduto. Non era così vanitosa, anche se certamente era attenta a mantenere la linea e badava al proprio aspetto. Lo specchio, ovale, era coperto da una grossa tenda. Spinta da una qualche forza misteriosa, la sollevò e rifletté la propria immagine per esteso.

“Sono sicura” disse, ponendo il palmo sul vetro “di non aver mai visto questo specchio.”

Si spostò e camminò per la stanza, cercando con lo sguardo il secondo Spettro.

“Sono dietro di te, Nabiki.”

Si voltò di scatto, presa veramente alla sprovvista. Lo fu ancora di più quando poté costatare che dietro di lei c’era solo lo specchio. E il suo riflesso, che… si muoveva?! Ed era uscito dal vetro!

“Chi sei?”

“Non lo vedi?” rispose una donna con i capelli a caschetto. “Sono te!” sorrise furbescamente.

Nabiki si fissò… anzi, la fissò intensamente. E capì.

“Tu sei lo Spirito dello Specchio!” Quella folle che una volta aveva assunto l’aspetto di Ranma ragazza per sedurre gli uomini. Erano state un paio di settimane memorabili, quelle.

“Hai indovinato!” disse la sua sosia. “So tutto della mia villa e di chi abitualmente vi risiede. Per questo ho potuto vedere di persona come hai trattato il mio maggiordomo, proprio la vigilia di Natale. Ciò mi ha spinto a chiedere ai miei colleghi di farti da Spettro del Natale Presente: quello che stanno vivendo le persone che conosci.”

“E dopo avermi fatto la ramanzina darai la caccia ai ragazzi con il mio aspetto?” ironizzò Nabiki. “Quale onore!”

“Stanotte il tuo aspetto mi serve” spiegò lo Spirito “affinché tu mi possa temere! Non hai forse terrore di te stessa, nel profondo?”

“Che assurdità!” disse. “Perché mai dovrei provarne?! Quel che avevo da dire riguardo alla mia personalità attuale, l’ho già detto a quell’impiastro di gatto-fantasma.”

“È inutile che tu finga!” rispose il riflesso. “Da quando ti sei specchiata, sono divenuta una copia di te: ne deriva che nessuna parte del tuo animo mi è ignota. E so che ti senti in colpa, in realtà.”

“Per cosa dovrei sentirmi in colpa?!”

L’interlocutrice la ignorò. “Adesso visualizzerò gli oggetti del tuo rimorso, cioè le persone cui stai rovinando la vita. Vediamo cosa stanno facendo, in questo momento.” le allungò il braccio. “Immagino tu ormai conosca la procedura.”

“Tutto ok.” disse, afferrando la mano della sua sosia.

In pochi secondi si trovarono nuovamente a volare sopra le strade di Nerima. Attraversarono il parco pubblico, dove il laghetto era tutto ghiacciato. Sul ghiaccio si poteva distinguere un ragazzo con la bandana che leggeva un cartello. Sostarono vicino a lui.

“Uhm… qui c’è scritto: parco pubblico di Nerima.” lesse ad alta voce Ryoga Hibiki. “Nerima, cioè Tokyo. La città dove vive la dolce Akane.”

Strinse le nocche: “Ce l’ho fatta, sono arrivato in tempo per Natale!” esclamò con voce commossa. “Pochi passi mi separano dalla felicità!”

Manifestò la sua letizia colpendo con un destro la superficie sotto i suoi piedi. Un momento prima di scorgere un secondo cartello, con sopra scritto: Non prendere a pugni la lastra sottile di ghiaccio. “Oh, nooo! Akaneee!” gridò lo sventurato, mentre il ghiaccio si spaccava costringendolo a un bagno indesiderato nell’acqua gelida del lago.

Le due Nabiki ripresero il loro volo: raggiunsero presto l’insegna del locale Piccola Ukyo e in un solo istante furono all’interno di quel modesto ambiente.

“Loro non ci possono vedere né sentire.” le ricordò la copia, indicandole cuoca di okonomiyaki e assistente.

“Lo so, tranquilla!” disse Nabiki. Dunque guardò con lei la scena.

“Bene, Konatsu-chan.” disse la giovane Kuonji. “Direi che siamo pronti per il nostro… cenone natalizio: il quale consiste in nientemeno che due scodelle di riso bianco più una rapa tutta intera da dividere in parti uguali.”

“Wow, che banchetto luculliano!” cinguettò il kunoichi maschio, con gli occhi che luccicavano dalla gioia.

“Tontolone, il mio era solo del sarcasmo!” sbuffò sconsolata.

“Signorina Ukyo… si sente bene? Scommetto che sta pensando al signor Ranma, vuole forse che andiamo a trovarlo?”

“Come?” si riprese dal momento di distrazione. “No, non si tratta di questo. In quanto a Ran-chan, ormai mi sono messa l’animo in pace. Lui aveva già una promessa sposa quando suo padre e il mio combinarono il nostro fidanzamento: è con lei che lo ritrovai quando giunsi a Nerima per vendicarmi vestita da ragazzo, e dentro di me forse avevo capito subito che la partita era persa in partenza. Combatterò sino all’ultimo per lui, questo è certo, ma so bene che prima o poi arriverà il giorno che metterà fine alla mia lunga lotta.”

“Signorina Ukyo…”

“Perché mi guardi così, Konatsu? Dopotutto, almeno per quest’ultima notte ho ancora il mio locale di okonomiyaki, giusto? Domani lo dovrò lasciare per sempre. Credimi, non vorrei passare questo Natale in nessun altro posto.” disse decisa Ucchan. “Facciamo la nostra piccola festa, anche se dovremo accontentarci di quel poco che passa il convento.”

“Non è poco!” replicò il kunoichi con un piglio altrettanto deciso che però non gli era molto usuale. “Quelle perfide delle mie sorelle e della mia matrigna mi facevano passare dei Natali ben peggiori di questo.”

“Lo credo bene!” esclamò Ukyo. “Ti facevano sgobbare come una serva per poi lasciarti a digiuno e farti dormire fuori al freddo, in qualche scatola di cartone. Queste cose me le hai raccontate parecchie volte.”

“Ma non mi riferivo a ciò.” disse Konatsu. “Intendevo dire che loro non mi hanno mai trattato come un essere umano, non mi hanno mai mostrato nemmeno un piccolo gesto d’affetto. Tutto il contrario di quello che fa lei con me ormai da tanti anni, signorina Ukyo…”

“Konatsu...” Ucchan accennò un caldo sorriso, rivolto all’assistente. Subito dopo, però, lo colpì alla testa con la grossa spatola. “Che scemo che sei, con tutti i tuoi discorsi mi hai distratto e qui si sta raffreddando tutto. Su, mangiamo!” disse, con tono allegro.

“Buon appetito!” esclamò con altrettanto gaudio il kunoichi, incurante del grosso bernoccolo che gli era spuntato sul capo.

Nabiki incrociò le braccia al petto, pensierosa.

“Cosa vuol dire? Sono felici.”

“Così sembra. Magia del Natale, ma del resto sono tutte stupidaggini, vero?” disse la copia. “Chi può capirlo meglio di te, dall’alto della tua solitudine?”

“Che scemi!” continuò la propria riflessione. “Eppure domattina li sfratterò.”

“Hai ragione. Domattina perderanno la loro felicità, grazie a te: e ne vai così orgogliosa?”

Tacque. Abbassò lo sguardo, poi si voltò verso lo Spirito.

“Tutto inutile, non riuscirai mai a convincermi.”

“Vedremo. Ecco a te altre ombre!”

Si ritrovarono in strada. Più precisamente, la strada che un tempo Nabiki percorreva per recarsi al liceo Furinkan. La rete di protezione si ergeva alta come sempre e si poteva udire da sotto lo scrosciare delle acque del fiume Shirako-gawa.

“Perché adesso mi hai portato qui?!” domandò.

Lo Spettro disse: “Ti condurrò da persone che conosci molto bene.”

“Persone che conosco molto bene?”

“Li vedi quelli laggiù?” le chiese lo Spirito, indicando alcune figure che si facevano loro incontro nell’oscurità della sera.

“Li vedo. Ma non li riconosco, chi sono?”

“Sei cieca, forse?!” disse la copia. “Ma è così evidente!”

“Non vorrai forse dire che…”

“Esattamente! Loro sono dei bei ragazzi!

Nabiki cadde con le gambe all’aria.

“GO! GO! GO!” urlò la copia, vestitasi di abiti succinti e lanciatasi addosso ai ragazzi cercando di attirare la loro attenzione. Nabiki portò stancamente un indice alla tempia.

“Hai finito?!” disse, dopo che i giovani se ne furono andati per la loro strada come se nulla fosse stato.

“Non mi hanno degnato nemmeno di uno sguardo!” piagnucolò l’altra. “Ma perché, sono forse una racchia?!”

“Vedi di non offendere il mio corpo!” puntualizzò Nabiki. “E poi me l’hai detto tu stessa che nessuno ci può vedere né sentire, sciocca!”

“Ah, già!” disse lo Spirito.

“E le persone che conosco molto bene, si può sapere dove sarebbero?”

“Giusto, quasi dimenticavo! Loro sono qui accanto.” la copia batté le mani e si ritrovarono sotto uno dei ponti, sul bordo del fiume. Dove due persone coperte di vecchi stracci cercavano di attizzare il fuoco.

“La furia degli elementi sembra non volerci concedere un istante di tregua…. ma il freddo della beffarda stagione non spegnerà la fiamma ardente della mia passione!” declamò Kodachi, tirando fuori un enorme manifesto raffigurante Ranma uomo.

“Hai avuto un’ottima idea, sorella.” disse Kuno. “Questa carta è, appunto, ciò che ci vuole per ravvivare il nostro falò” e accennò a strappargliela di mano.

“Come osi, Tatewaki?!” ringhiò lei, colpendo le sue mani con una clavetta. “Hai appena cercato di bruciare vivo il mio adorato Ranma, me la pagherai!”

“Provaci, Kodachi!” si mise in posizione di battaglia. “Ma sappi che quell’idiota di Ranma Saotome giammai entrerà nella mia casa!”

“Quale casa?! Non vedi che siamo ridotti a dei senzatetto, e questo proprio per colpa tua?! Tu, il deficiente che ha lasciato entrare quella donna nella nostra villa, quando la possedevamo: Nabiki Tendo ti ha abbindolato e ora si è presa tutto quanto!” gridò Kodachi, scagliando contro il fratello una tempesta di attrezzi da ginnastica ritmica.

“Non osare parlar male di Nabiki!” L’altro si lanciò a sua volta con la spada da kendo.

“Sanno come riscaldarsi, quei due...” giudicò lo Spirito. “Anche se li hai buttati in mezzo alla strada.”

“Sono due pazzi.” commentò lei. “Hanno avuto ciò che si meritavano.”

“Ma Kuno l’hai pure sposato.”

“Saprai bene il motivo, se sei la mia copia.”

“Non ne sono convinta.” le replicò. “A Tokyo c’è gente anche più ricca della sua famiglia, non eri tenuta a incastrare proprio lui… e così pure te stessa.”

“Cosa vuoi insinuare?!”

Lo Spirito ridacchiò.

“Cosa vedo! Nabiki la macchina umana che perde la calma, allora scorre veramente in te il sangue focoso dei Tendo!”

“No, signorini! Fermi!” questa voce sovrastò le loro.

“Ma quello non è Sasuke?” esclamò Nabiki.

“E non è solo.” la copia indicò, dietro di lui, anche l’ex preside del liceo Furinkan.

“Tacchi, Kocchi! Fate i bravi children e non litigate fra di voi!”

“Oh mio caro paparino!” la figlia si voltò verso di lui. “Ma sei ancora vestito in camicia hawaiana completa di ghirlanda, sandali e ukulele. Non morirai di freddo?”

“Ha ha! Sciocchezze!” rise il padre, aggiustandosi gli occhiali da sole. “Here siamo alle Hawaii e alle Hawaii non può fare freddo!”

“In questi anni quell’idiota si è ancora più rimbecillito del solito. E poi come ci vede, con gli occhiali da sole e con questo buio?!” mormorò Tatewaki. Dunque gridò al padre: “Non siamo alle Hawaii! E soprattutto non chiamarmi Tacchi!”

“Non alzare la voce con nostro padre, fratello degenerato!” Kodachi lo ricoprì con il suo vortice di petali di rosa nera.

“Signor Tatewaki, signorina Kodachi! No vi prego, fate pace!” piagnucolò Sasuke, interponendosi tra i due contendenti. E beccandosi così clavette e colpi di bokken vari.

“Oh, Sasuke.” la rosa nera si arrestò.

“Sasuke, mio fedele servitore!” anche il Tuono Blu si fermò. “Cosa ci fai qui? Non dovresti essere ancora a lavorare da Nabiki?!”

“Oggi ho ottenuto il permesso di terminare prima del solito l’orario di lavoro, signor Tatewaki.” disse il ninja. “Così, prima che i negozi chiudessero, ho potuto finalmente spendere la mia paga annuale e comprarvi del cibo e delle coperte.”

“Sasuke… allora è per questo che se n’è andato prima, oggi.” mormorò Nabiki.

“Vuoi dire” domandò Kodachi “che quella strega di Nabiki Tendo ti ha lasciato andare senza sfruttarti fino in fondo come di consueto? Strano, non è da persona così spregevole come lei.”

“Però… dovrò tornare a lavorare anche domani che è Natale.” mugolò sommesso il servitore.

“Oh oh oh! Volevo ben dire!”

“Quel Sasuke è cosi scemo!” sbottò Nabiki.

“E come mai?” chiese la copia. “Solo perché vuole bene a quella che è sempre stata la sua famiglia? Anche tra di loro, si amano: padre e figli, fratello e sorella. Solo che se lo dimostrano in questo modo, diciamo, bizzarro.”

“Ma quei pazzi non si meritano tanto aiuto.”

“Neppure tu meriteresti di essere salvata da te stessa. Eppure è quello che sto facendo ora.”

Decise di ignorarlo e tornò ad ascoltare il Tuono Blu.

“Inoltre” stava continuando Kuno “ho scelto proprio Nabiki come mia compagna, sacrificando i miei precedenti amori e affidando definitivamente, pur con ribrezzo, Akane e la ragazza col codino a Ranma Saotome. E volete sapere perché?”

“Perché sei uno stupido!” disse Kodachi. “Lei non ti amava, ti ha raggirato fin dall’inizio!”

“Oh, ma questo l’ho sempre saputo!” disse Tatewaki, sorprendendola non poco. “Sapevo che lei non ricambiava per niente i miei sentimenti. Sapevo che non era mutata, che era rimasta una donna fredda come il ghiaccio. Forse è per questo motivo che mi sono innamorato di lei. Perché volevo sciogliere il suo ghiaccio. Perché volevo insegnarle a sognare…”

“Kuno.” accennò Nabiki. Era brava ad analizzare le persone. E dunque sapeva che non bisognava mai fermarsi alle apparenze. Ma possibile che… che addirittura Tatewaki non fosse così scemo come sembrava?!

“Non credo d’esserci riuscito.” finì lui. “Eppure sono ancora convinto che c’è del buono in Nabiki Tendo.” Le stesse parole di Akane. Queste persone… credevano forse in lei?!

Passò qualche istante. Poi Kodachi ruppe il silenzio:

“Tsè, ridicolo!”

“Dubiti forse, sorella?”

“Veramente mi riferivo al tuo aspetto, fratello deficiente!” In effetti Kuno era ancora tutto ricoperto, da capo a piedi, di petali di rosa nera.

Lo Spirito tossì, richiamando la sua attenzione.

“Vieni, Nabiki, c’è ancora un’ultima immagine da vedere.”

D’incanto furono nel dojo. Dove la sua famiglia si stava preparando a festeggiare il Natale.

“Là, ecco fatto!” esclamò la zia Nodoka, dopo aver finito di appendere alla parete una pergamena con sopra raffigurato il termine seppuku.

“Oh, che bel quadro!” disse Kasumi, serafica.

Ranma deglutì a stento, meno entusiasta. Sembrò aver fretta di cambiare argomento:

“Nemmeno Tofu?” domandò alla fidanzata, che stava di fianco a lui.

“Già, non verrà. È costretto a lavorare anche questa notte e tutto domani.” gli sussurrò Akane. “Sono riuscita a portare qui solo tua madre e Kasumi.” in quel momento si accorse di Happosai che le stava sollevando la gonna. “Ah, già! Anche il nonnino, lui più che altro si è autoinvitato!” disse, calciando in orbita il vecchietto tutto estasiato per ciò che era evidentemente riuscito a scorgere.

“Ma Kasumi, poverina, giustamente non pensa che a suo marito...” continuò, affranta. “Che pranzo di Natale sarà, domani?”

“Non sarebbe stato migliore, anche se fossimo stati presenti tutti.” sbuffò Ranma. “Il bilancio di questo mese per la palestra è di zero iscritti: la gente preferisce frequentare le nuove palestre, di aerobica, aperte, indovina un po’, dalla ditta di Nabiki. Non abbiamo i soldi nemmeno per una cena decente, stasera.”

“Ti sbagli, Ranma!” l'ammonì Soun. “Possiamo ancora contare sullo stipendio di tuo padre, non lavora ancora come assistente del dottor Tofu?”

“Già, dimenticavo!” ammise il ragazzo col codino. “Lo doveva ritirare questo pomeriggio, dopodiché aveva la sera e la giornata di domani libere.”

Proprio in quel momento un enorme panda fece il suo ingresso nel soggiorno.

“Signor Saotome!” disse Akane.

“Finalmente!” esclamò Ranma. “Che aspetti?! Dammelo!” tese il braccio in avanti, sorridente.

“Bobò!”

Il grosso animale schiaffò la zampa contro il palmo della mano di Ranma.

“Che hai capito, imbecille?!” gridò lui. “Non ti ho chiesto di darmi il cinque, ma il compenso che hai ricevuto dal dottor Tofu!”

Il panda estrasse un cartello con sopra scritto ‘Tieni!’ e infilò nella sua mano una manciata di foglie di bambù.

“Beh? E che vuol dire questo?!” s’infuriò il figlio.

“Tesoro, non potresti spiegarti?” lo incitò la moglie.

Il Saotome più anziano prese un pennarello e cominciò a scrivere con gran cura, quasi dovesse concepire un poema. Ranma raccolse i cartelli e iniziò a leggere ad alta voce:

“Dunque… Avendo testé concluso la mia giornata di lavoro e richiesto la mia dovuta tredicesima, il dottore mi ha posto di fronte ad un’ardua scelta… (Continua nel cartello seguente) Che?! Dai qua, sacco di pulci!” Ranma afferrò il secondo cartello e finì di leggere.

“…e cioè mi ha chiesto come preferissi percepire la mia paga, in pecunia corrente ovvero in natura. Avendo altresì considerato che vado ghiotto per le foglie di bambù, ho optato di conseguenza per la seconda possibilità. (Fine, fin, the end) …Papàaaa!”

“Da non crederci...” sospirò Akane.

“E a noi non pensi, pezzo d’idiota!” gridò Ranma. “Con cosa ci sfamiamo, col tuo bambù forse?!”

‘Guarda che è buono e ipocalorico.’ si espresse il panda con un nuovo cartello.

“E invece ho un’idea migliore...” sogghignò l’altro. “Mamma, mi presteresti un attimo la katana?”

“Certo, Ranma. Ma a cosa ti serve?” domandò la signora.

“Penso che stasera mangeremo spezzatino di panda…” il ragazzo con la camicia cinese si avvicinò al padre, sicuramente sperando di spaventarlo.

L’altro, però, esibì un ultimo cartello con scritto ‘Provaci!’ e si mise in posa da combattimento.

“Buoni!” li fermò la zia Nodoka, appena prima che la lite degenerasse. “Almeno oggi cercate di non bisticciare!”

“Già!” intervenne Akane. “E poi abbiamo un problema ancora peggiore.”

“Vero.” ammise Ranma. I due fidanzati si scambiarono un’occhiata d’intesa, sicuramente lui aveva già provveduto a riferirle della sua visita di poche ore prima. E a giudicare dal suo sguardo sconsolato, nemmeno Akane aveva idea di come uscire da quella situazione.

“La cena di stasera non sarà affatto un problema, io e Kasumi ci siamo arrangiate con quello che abbiamo trovato in casa ed è venuto fuori qualcosa che spero non disprezzerete.” disse la signora Saotome. “Su, venite a tavola!” Un invito che nessuno dei presenti poté rifiutare. Neppure il vecchio Happosai, che era appena riatterrato sulla terraferma.

In breve, attorno alla tavola si creò un’atmosfera serena e lieta, nonostante tutto.

“Non è una bella famiglia?” domandò la copia.

“I sentimenti sono roba adatta a loro, inoltre…” Nabiki esitò. “Ormai non potrei tornare a farne parte nemmeno se lo volessi. Sarebbe troppo tardi.”

“Ssh, ascolta!” disse lo Spirito.

Doveva esserci stato uno stacco temporale, perché i familiari erano già giunti al momento dei brindisi. Nodoka brindò alla virilità di suo figlio, Genma e Soun al sake, Happosai alla biancheria intima da donna. Fu quindi il turno di Akane.

“Brindo” esitò “brindo alla salute di Nabiki!”

Di colpo, il silenzio. Un silenzio molto imbarazzato.

“Come!” sbottò infine Ranma, colpendo con un pugno il tavolo. “Con tutto il male che ha fatto!”

“È vero. Ma è lei a subirne per prima le conseguenze, in fondo.” disse la fidanzata. “Oggi mi ha fatto tanta pena, si è completamente chiusa nella sua solitudine e non se n’è nemmeno resa conto. Noi, finché rimarremo uniti, saremo sempre e comunque più felici di quanto lo possa essere Nabiki. Per questo, nonostante tutto, le auguro di trovare la sua felicità.”

“Ben detto! Brindiamo!” fece suo padre, visibilmente commosso. E fu seguito a ruota dagli altri familiari.

“Che sorellina sciocca che sei...” Nabiki scosse la testa. “Davvero sciocca…”

“Uuink… uuink…” grugnì un maialino nero, entrando nel soggiorno. Akane lo vide e andò subito a raccoglierlo tra le sue braccia.

“Non è giusto, perché non abbracci me piuttosto?!” piagnucolò Happosai, lanciandosi di nuovo verso di lei. Ranma, con un pugno ben assestato, scaraventò il vecchio dall’altra parte della stanza, facendogli sfondare la parete.

“P-chan, dove sei stato tutto questo tempo?!” Akane toccò il musetto col palmo della mano. “Ma sei tutto bagnato! E la tua fronte scotta!”

‘Dev’essere caduto in acqua’ commentò il panda con una scritta.

“Oh, poverino!” disse Kasumi. “Col freddo che fa stanotte.”

In quel momento l’animaletto perse i sensi.

“P-chan! Per l’amor del cielo, cos’hai?!” gridò Akane, spaventata.

“Ry-Ryoga!” Nabiki udì chiaramente mormorare Ranma. Poi il ragazzo disse a voce alta: “Che aspettate?! Portate dell’acqua calda, presto!”

“Veramente… non abbiamo più acqua calda.” gli disse Soun.

“Happosai è appena precipitato giusto contro lo scaldabagno, facendolo a pezzi.” spiegò Kasumi, indicando i danni.

“P-CHAN!” gridò con maggior forza Akane. Ma il maialino non si riprendeva.

“Spirito.” disse Nabiki alla copia. “Visti i tuoi poteri, mi saprai dire cosa è preso a quel Ryoga.”

Il volto dello Spirito si fece grave.

“Posso vedere” disse “un posto vuoto, il prossimo Natale, nello spazio riservato dal fato a Ryoga Hibiki.”


   
 
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