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Autore: MiaBlack    24/12/2014    13 recensioni
Grave mancanza mia, queste storie sono tutte legate alla terza stagione quindi attenzione SPOILER
Ho cambiato il titolo e ora cambio l'introduzione, ho deciso di fare una raccolta di storie brevi, ogni capitolo è una storia a se i personaggi principali sono quelli di Arrow ovviamente:
-Il dolore di un amicizia
-Casetta per gli uccellini
-Terapia d'urto
-Canto di Natale (NUOVA STORIA)
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen, Sarah Lance
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Il canto di Natale


Era la vigilia di Natale a Starling City, in quei giorni il freddo si era fatto più intenso e la neve era caduta abbondantemente ricoprendo ogni cosa col suo manto soffice ma ghiacciato, la città quel giorno era calma, il giorno seguente sarebbe stato Natale e tutta la città, criminali compresi, si erano presi la serata libera.

Le strade del centro erano illuminate c'erano luci su tutte le case, anche i negozi e le strade erano illuminate con luci colorate. Una moto solitaria stava attraversando la città a tutta velocità ignorando le luci e le decorazioni sparse, la moto ben presto lascio il centro e si spostò verso la periferia ancora devastata dal terremoto avvenuto quasi due anni prima.
Il misterioso motociclista arrivato in un vicolo senza sfondo parcheggiò e scese dalla dalla moto per poi scomparire nel vicolo.
Nascosto alla vista di tutti in quel vicolo c'erano delle stanze segrete, da fuori nessuno poteva vedere le luci accese ne sentire le persone all'interno.
-Eccolo di ritorno, come è andata?- chiese la ragazza alzando appena gli occhi dal computer al quale stava lavorando.
-La città è deserta.- risposte l'uomo togliendosi finalmente il casco e appoggiandolo su un tavolo, gli occhi blu si posarono sulla ragazza.
-Che ti aspettavi Oliver? É la vigilia di Natale, anche i cattivi riposano.- gli fece notare lei continuando a guardarlo sorridendo.
-Dig? - chiese lui non vedendo l'uomo da nessuna parte.
-E' a casa, voleva passare un po' di tempo con Sara e Lyla. - rispose, iniziava ad essere tardi e anche lei voleva tornare a casa.
-Per stasera è meglio chiudere qui, che dici?- propose infatti al ragazzo, lui annui era tardi ed era inutile che lei rimanesse li visto che non c'era niente da fare.
-Vai pure e stai attenta! - lei sorrise e raccolse le sue cose, era troppo ansioso cosa le sarebbe dovuto capitare.
-Oliver, vieni domani? Verranno anche Roy, Dig e Lyla con la piccola Sara. Mi farebbe piacere se ci fossi anche tu...- il giorno seguente sarebbe stato Natale e Felicity aveva organizzato un pranzo con tutto il team Arrow, anche se era ebrea e non riconosceva nel Natale una vera festività quella era l'occasione giusta per stare un giorno tutti insieme senza parlare di lavoro, per lei quei tre uomini erano diventati la sua famiglia.
-Felicity io... - iniziò Oliver, dopo quello che era successo al loro appuntamento, si era convinto che non poteva essere sia Oliver che Arrow.
-Il pranzo è alle una, se cambi idea sai dove abito...- Oliver la guardò andare via, Felicity era tutto ciò che voleva, ma era anche tutto ciò che non poteva avere e questo lo distruggeva, poche settimane prima l'aveva vista baciare Palmer e si era sentito morire, l'aveva persa solo per colpa sua e delle sue paure.

 

Oliver si era coricato nel suo letto e faticava a prendere sonno, l'indomani era Natale e lui lo avrebbe passato da solo. Nel silenzio che lo circondava Oliver iniziò a sentire il rumore di alcune campanelle, inizialmente pensò che fosse uno dei computer di Felicity che segnalava qualcosa, ma il rumore era troppo lieve e delicato per essere uno degli allarmi del computer.

“Ciao Oliver” sentendosi salutare il giovane si voltò, era sicuro di essere solo la sotto eppure qualcuno aveva appena parlato.

“Oliver sono qui.” la voce veniva da dietro di lui, si voltò con uno scatto e si trovò faccia a faccia con suo padre.

-Padre? - chiese facendo un passo indietro, non poteva essere veramente lui, Robert Queen era morto davanti a lui: si era sparato un colpo in testa per permettergli di sopravvivere.

“Si, sono io... Sono qui per parlarti...”

-Tu sei morto, ti sei...- il fantasma sembrò sospirare spazientito a l'interruzione del figlio.

“Oliver ascoltami, io rappresento il fantasma del Natale passato...” iniziò a spiegargli l'uomo, Oliver alzò un sopracciglio scettico, sicuramente si doveva essere addormentato e quello era semplicemente un sogno bizzarro.

“Smetti di pensare che io sia un sogno bizzarro! Sono qui per il tuo bene! Cosa stai combinando?” chiese l'uomo avvicinandosi e agitando le mani concitato.

-Papà io...-

“Oliver forse è meglio che ti rinfreschi cos'era per noi Queen il Natale.” determinato afferrò il braccio di Oliver e lo trascinò via, i due passarono attraverso il soffitto e poi oltre il tetto, volando sulla città come se fossero dei palloncini.

-Dove stiamo andando? - chiese Oliver guardare verso il basso: gli dava le vertigini, non era la prima volta che saltava da un tetto all'altro per la città, ma farlo in quel modo senza l'aiuto delle sue frecce era alquanto sgradevole.

“Te l'ho detto, ti porto a vedere cosa è il Natale per noi Queen.” rispose l'uomo, il loro viaggio finì quando arrivarono sopra la loro vecchia casa: le luci erano accese, dal camino usciva del fumo e la casa non sembrava addobbata, eppure era sicuro che ancora nessuno avesse acquistato quella tenuta, Robert scese verso il basso fermandosi davanti alla finestra illuminata, le tende erano tirate e gli permettevano di vedere all'interno. La stanza era proprio come la ricordava: il tavolino sopra al costoso tappeto, i due divani poco più in la, sul camino acceso c'erano le calze rosse che pendevano, la prima era quella di Thea, poi c'era la sua, quella della madre e per finire quella del padre, accanto al caminetto c'era l'albero splendidamente addobbato e illuminato dalle lucine colorate, sotto l'albero non c'era ancora nessun regalo, ma presto sarebbero stati messi.

Delle voci accompagnate da alcune risate avvertirono dell'arrivo di qualcuno, le porte si aprirono ed entrarono due bambini che saltellavano contenti.

-Dai papà muoviti, voglio la storia! - esclamò la bambina, i capelli castani erano fermati in due codine con degli elastici rossi con i ponpon bianchi.

-Si papà la storia! - urlò l'altro bambino sedendosi sul tappeto vicino al fuoco.

-Date tempo a vostro padre, sta prendendo il libro... - esclamò divertita la donna entrando nella stanza, insieme a lei entrò una cameriera con in mano un vassoio pieno di tazze fumanti.

-Grazie Rosita! - il bambino prese due tazze e dopo averne passata una alla sorella tornò sul tappeto.

-Eccomi! - esclamò un uomo entrando in stanza agitando un grosso libro che aveva tra le mani.

 

“Te lo ricordi Oliver?” chiese Robert guardando il figlio osservare rapito la scena.

-Certo, la nostra tradizione... la vigilia di Natale ci mettevamo in salotto e tu ci leggevi le storie di Natale, mentre bevevamo della cioccolata calda...- spiegò Oliver continuando a guardare se stesso che ascoltava le storie del libro.

-Finite le tre storie, si preparavano i biscotti per babbo Natale e poi si andava a dormire... - continuò lui senza smettere di sorridere, aveva quasi dimenticato quei momenti e ora si sentiva in colpa.

“Andiamo figlio mio, è l'ora di tornare...” il padre lo afferrò nuovamente per il braccio e lo portò via dalla loro casa, le luci si spensero e il calore scomparve, ora in quella casa non ci viveva nessuno.

Tornarono al covo Oliver era sempre più pensieroso.

“Stammi bene Oliver e non farmi preoccupare...”

-Troverò un modo per riprendere la nostra azienda e la nostra casa!- disse sicuro facendo sorridere Robert.

“Ci conto.” allungò la mano porgendola per farsela stringere.

-Ciao papà.-

“Ciao figliolo.” il fantasma del padre proprio come era apparso scomparve lasciando Oliver nuovamente solo.

Oliver stava ancora pensando a quello che aveva visto con suo padre quando un altra voce lo riscosse.

“Allora ragazzo, sei pronto?” il corpo di Oliver si irrigidì alzando la testa davanti a lui seduto su un tavolo con una gamba a penzoloni c'era Slade Willson.

-Tu dovresti essere rinchiuso sull'isola! - sibilò lanciando un occhiata all'arco nella bacheca, calcolando mentalmente quanto ci avrebbe messo per prenderlo e scoccare una freccia contro l'uomo.

“Sarebbe una cosa inutile tentare di infilzarmi, sono un fantasma!” commentò lui aprendo le braccia, ora che Oliver ci faceva caso doveva ammettere che Slade aveva la stessa consistenza semitrasparente che aveva suo padre.

-Ma tu non sei morto, come fai ad essere un fantasma? - chiese accigliato, non era ancora del tutto convinto che quello davanti a lui non fosse lo stesso Slade che doveva essere rinchiuso nella cella sull'isola.

“Io sono la parte che è morta sull'isola... Ragazzo, guardami... Fratelli, ricordi?” Oliver annui, quante volte si erano detti che loro erano fratelli, dopo quanti scontri si erano ritrovati insieme a contare le ferite, ma sempre più uniti, ogni scontro li avvicinava e rafforzava il loro legame.

-Fratelli... - ripeté Oliver.

“Bene visto che siamo d'accordo direi che è il caso che ti lasci dare un consiglio dal tuo fratellone... Andiamo!” Slade scese dal tavolo con un balzo e gli si parò davanti con un sorriso che non gli piaceva per nulla.

-Andiamo dove? - chiese spaventato, le idee di Slade non erano mai state prive di rischi nemmeno prima di avere il mirakuru in circolo nel corpo.

“Tuo padre non te l'ha detto?” chiese fermandosi.

-Come sai di mio padre? - Slade sospirò infastidito, quel comportamento lo fece sorridere quando erano sull'isola lo faceva spesso.

“Siamo qui per aiutarti, tuo padre ti ha mostrato il Natale passato, io ti mostrerò il Natale presente.” spiegò lui riprendendo a tirarlo, come era successo prima , Oliver iniziò a galleggiare nell'aria e ben presto si ritrovò a volare sopra la città.

-Quindi mi vuoi dire che verrà anche un terzo fantasma a mostrarmi il Natale futuro? Come nel romanzo di coso? - chiese Oliver accigliandosi.

“Non credo che “Coso” sia il nome di battesimo dell'uomo, ma si, avrai una terza visita e ti garantisco di non farla arrabbiare...” Slade si voltò per guardarlo, ancora una volta vide sul volto dell'uomo quel sorriso ironico che lo aveva sempre caratterizzato, quel sorriso lo faceva quando si stava prendendo gioco di lui.

-Quindi è una lei? La conosco? -

“Ragazzo? Non fare le tue solite domande stupide... siamo arrivati!”

I due fluttuavano sopra una casa nei pressi della periferia di Starling city, la casa era un anonima villetta a schiera, aveva il suo bel giardino non troppo curato e l'auto parcheggiata nel vialetto, Oliver fissò la macchina: la conosceva.

-Che ci facciamo a casa di Felicity? - chiese accigliandosi.

“Andiamo!” Slade non gli rispose, si limitò a tirarlo e a portarlo con se all'interno della casa.

Dentro si poteva percepire il calore del caminetto dove il fuoco scoppiettava, le luci erano accese e le decorazioni rendevano la casa calda e accogliente, si guardò attorno cercando Felicity.

“Mi sa che è di la.” fece l'uomo indicando l'altra stanza da dove arrivavano le note di una canzone natalizia e la voce della ragazza.

-Sto bene mamma! Si, appena posso vengo a trovarti, mi manchi anche tu... -

Come aveva detto Slade Felicity era nell'altra stanza, in cucina, aveva il telefono premuto tra la testa e la spalla e mentre parlava stava tirando fuori qualcosa dal forno, il profumo di biscotti allo zenzero riempì la stanza facendo venire l'acquolina in bocca ai due.

-Perchè siamo qui? - chiese ancora Oliver.

“Zitto e guarda... anzi ascolta...” lo riprese l'uomo svolazzando vicino a Felicity che ignara stava mettendo in forno altri biscotti.

-Sono rimasta indietro con i preparativi per domani...- borbottò senza sapere che qualcuno la potesse sentire.

-Devo essere proprio pazza, io che sono ebrea non solo ho addobbato casa, ma sto anche preparando il pranzo per domani... - Oliver sorrise, ricordava come una volta che era andato da lei perché aveva bisogno di aiuto per una sua missione, lei gli avesse risposto dopo i suoi auguri di buon Natale che era ebrea, ora che ci ripensava tutto quello non aveva senso, le luci, le decorazioni, l'albero e il pranzo, perché stava facendo tutto quello?

Il cellulare di Felicity suonò e lei rispose sorridendo.

-Dig! - esclamò, non sembrava sorpresa da quella chiamata, era felice e spensierata.

“Dig per lei è un fratello maggiore, tra loro è nato un legame profondo e questo è merito tuo.” spiegò Slade.

-No, non ha detto nulla, che avrebbe dovuto dire? - rispose, da dove si trovavano loro non riuscivano a capire cosa dicesse l'uomo al telefono, ma qualunque cosa fosse la stava facendo ridere.

-No non ho bisogno di una mano, ce la faccio e per quanto riguarda Oliver, non so se verrà, io lo spero, verrei che ci foste tutti, ma lo sai come è fatto. Dig: tu, Lyla, Roy, Oliver, voi siete la mia famiglia a Starling city...-

“Lei ti vuole, ha fatto tutto questo per poter stare con tutti voi, per poter stare con te al di fuori delle missioni...”

-Io non posso stare con lei è troppo pericolo, ci abbiamo provato e per poco la facevo ammazzare in quel ristorante.-

“Oliver non essere idiota, è stato un incidente... Andiamo il mio tempo sta per finire.” lasciarono la casa di Felicity mentre lei stava dando la buonanotte a Diggle.

Oliver e Slade tornarono al covo.
“Il mio dovere l'ho fatto, spero per te che tu abbia cambiato idea, perché la prossima persona che verrà non ha molta pazienza e non si farà scrupoli a prenderti a calci nel sedere. Vedi di non farti vedere lassù tanto presto fratello” Slade lo salutò con un abbraccio e una pacca sulle spalle.

-Contaci...- rispose.

Slade scomparve lasciando il cuore di Oliver una sensazione di pesantezza, era intento a pensare a Felicity quando il terzo fantasma era apparso.

“Allora hai deciso di andare al pranzo di domani?” la voce era indubbiamente di una ragazza e non c'erano dubbi sul fatto che lui la conoscesse anche molto bene.

“Stai scherzando? E' troppo testone per aver cambiato idea.” fece sarcastica una seconda voce, anche quella era di una ragazza e Oliver conosceva anche quella, si voltò e sorrise vedendo le due ragazze una accanto all'altra che lo guardavano con le braccia incrociate al petto.

“Quindi Ollie?” continuò la seconda voce increspando le labbra nella sua tipica espressione di attesa.

-Sara...Shado... - le due si guardarono un secondo e poi tornarono a guardare lui sorridendogli.

-Pensavo che dovesse venire un solo fantasma...-

“In teoria si, ma conoscendoti e conoscendo la tua testa dura abbiamo pensato che forse in due avremmo avuto più fortuna...” spiegò Sara.

-Io...-

“Si, si... tu... tu... ora però vogliamo sapere un altra cosa... Andrai a quel benedetto pranzo si o no?” chiese Shado, cercando di far arrivare Oliver al nocciolo della situazione.

-Io...-

“Visto che ti ho detto, ancora non ci vuole andare! Che dovremmo fare noi? Mi viene una voglia di prenderlo a pedate!” esclamò Sara furiosa.

“Fallo!” le disse la mora come se la cosa fosse ovvia.

“Ti ricordo che sono un fantasma e non posso.” borbottò lei scocciata da quella situazione.

“Renditi conto, prima di morire gli dico che noi non siamo le nostre maschere e lui che fa? Allontana l'unica cosa buona che gli ha portato essere Arrow, mi sale una rabbia che non t'immagini...” Sara parlava con Shado come se Oliver non fosse li davanti a lei ad ascoltarla, ricordava la conversazione sul tetto che aveva avuto con Sara la sera in cui era morta, lei a modo suo lo stava spingendo verso la felicità: ovvero verso Felicity.

-In teoria potresti colpirmi, voglio dire, mio padre e anche Slade mi toccavano, quindi se mi tiri un calcio mi prendi. - costatò Oliver, Sara si voltò come se si fosse resa conto solo in quel momento della presenza del ragazzo sul volto c'era un sorriso che non prometteva niente di buono.

“Ollie...” iniziò prima di tirargli un calcio colpendolo alla gamba.

-Aoh! -
“Sei un idiota! Mi sento decisamente meglio.”

“Bene allora direi di fare quello per cui siamo venute.” propose Shado, tra le due ragazze la mora era quella più calma e riflessiva, anche se furiosa lei non lo avrebbe mai preso a calci, Sara al contrario non aveva avuto nessun problema a farlo e ne andava anche orgogliosa.

Le due giovani afferrarono ognuna una mano e lo tirarono via, proprio come le altre due volte Oliver si trovò a volare per la città, questa volta però non conosceva la casa verso la quale stavano andando: era un enorme casa tutta luminosa e addobbata.

“Questo farà male Ollie, ma te lo sei cercato...” gli disse Sara prima di spingerlo dentro.

Come all'esterno anche l'interno della casa era luminoso e decorato da addobbi natalizzi, il profumo di biscotti riempiva la casa e delle risate riecheggiavano per le stanze, vide un bambino rincorrere una bambina di qualche anno più grande di lui.

-Non vale Sara, quello era mio! - urlò il piccolo, la bambina si voltò mostrando il biscotto che teneva in mano e poi lo mangiò in un solo boccone, il bambino la guardò un attimo prima di buttarsi a terra e iniziare a piangere disperatamente.

-Ollie! Ollie! - Oliver si girò sentendosi chiamare, dalla porta era arrivata Felicity e guardava verso di lui, ma non era possibile che lo potesse vedere.

-Ollie, perché stai piangendo? - Felicity si era inginocchiata accanto al bambino e l'aveva preso in braccio.

-E' colpa di Sara... - balbettò il bambino tra un singhiozzo e l'altro, dall'altra stanza arrivò un altra persona.

-Sara cosa gli hai fatto? - chiese l'uomo serio.

-Io nulla! Lo giuro. - si difese Sara, ma il bambino non era d'accordo.

-Mi ha rubato il biscotto e se l'è mangiato! - continuò.

-Sara! Sei più grande di Oliver dovresti essere gentile con lui! - la riprese.

-Dig, non importa sono bambini e poi è Oliver ha esagerato, i biscotti sono di tutti e vanno offerti! - lo riprese severamente.

-Ma io...-

-Niente ma. Lo sai che ci si deve comportare bene. Ora andate di la e non mangiate tutti i biscotti, tuo padre sta per tornare e tra poco si cena. - i due bambini se ne andarono spintonandosi tra di loro senza però dire una sola parola.

-L'idea che quei due potessero andare d'accordo l'ho accantonata molto tempo fa.- ammise Dig.

-Ti devo far presente di chi portano i nomi? Erano due teste calde. - la voce di Felicity era triste, Oliver notò gli occhi di lei farsi lucidi: stava per piangere.

-Ehy, non è stata colpa tua, è stata una sua scelta. L'avevi avvertito, ha deciso di scegliere Arrow...-

-Mi manca...- disse con la voce sempre più prossima alle lacrime.

-Anche a me, ma è stata una sua scelta andare e noi abbiamo fatto tutto quello che era possibile fare...- Dig stava cercando di consolare l'amica.

-Mamma è arrivato papà! - l'urlo di Oliver arrivò al gruppetto, Felicity si asciugò le lacrime e sorridente si diresse verso la porta.

-Devo ancora capire come hai fatto a fargli accettare quel nome. - borbottò Dig sottovoce.

-Sono donna: posso ottenere tutto quello che voglio. - rispose lei. -Beh non proprio tutto.. - si corresse scambiandosi uno sguardo triste con Dig.

-Ciao Amore, scusa il ritardo. - Ray Palmer era appena entrato in casa e con in braccio il figlio si sporse per baciare Felicity.

-Ciao amore, tranquillo, stiamo ancora aspettando Roy. -

“Oliver...” Shado si avvicinò a Oliver che guardava la scena, sentiva il cuore spezzarsi, li aveva già visti baciarsi, ma sapere che lei si era sposata con lui e aveva avuto un figlio lo stava uccidendo.

-Ha scelto lui... - ammise dolorosamente.

“No, tu non le hai dato altra scelta... Sei morto in una missione suicida.” spiegò Sara affiancandosi dall'altra parte, ora si sentiva in colpa per avergli tirato quel calcio, ma doveva far capire all'amico che stava sbagliando.

“Oliver, amarla non ti rende debole. Amarla ti salverà la vita.” gli disse saggiamente Shado.

“Ollie...”

-Possiamo andare via?- chiese, a differenza delle altre volte, non voleva più vedere, quella scena lo stava uccidendo, voleva andarsene, aveva capito cosa le due ragazze volevano dirgli, ma non era sicuro di poter fare quello che doveva.

Tornati al covo Shado lo abbraccio.

“Non ti voglio vedere tanto presto lassù!” gli disse sorridendogli.

-Tranquilla, ho fatto la stessa promessa a Slade.- poi fu il turno di Sara che si fermò ad un passo da lui.

-Vuoi tirarmi un altro calcio?- lei sorrise.

“Servirebbe ad ottenere qualcosa?” chiese lei dubbiosa.

-Mi potresti rompere una gamba. -

“Avresti una scusa per non andare al pranzo... Ti voglio bene Ollie, ma se non vai da Felicity non ti parlerò mai più!” disse prima si scomparire.

 

La mattina dopo Oliver si svegliò nel suo letto, si guardò attorno intontito, aveva fatto uno strano sogno, ma non si fermò a pensarci, si alzò stiracchiandosi, avrebbe passato quel giorno a fare dei giri per la città assicurandosi che non ci fossero problemi, era pronto a mettersi la divisa da Arrow quando un livido sulla gamba lo distrasse, quello non c'era la sera prima, quello era il punto dove nel sogno Sara gli aveva tirato il cacio.

-Credo che Arrow per oggi possa prendersi una vacanza... - lasciò perdere il completo verde e andò a recuperare qualcosa di più comodo e adeguato da indossare.

 

***

 

L'una era passata da poco, casa Smoak profumava di buono, c'era odore di biscotti, zabaione e anche di tacchino arrosto, gli odori si erano mischiati creando un delizioso profumo.

In casa c'era un insolita confusione, Lyla e Dig erano arrivati con Sara e ora Felicity si stava coccolando la bambina, poco dopo era arrivato anche Roy che aveva accettato di buon grado l'invito della donna, non gli andava l'idea di passare da solo quel giorno.

-Felicity aspettavi qualcun altro? - chiese Roy sentendo il campanello.

-In teoria Oliver, ma aveva detto che non sarebbe venuto... - rispose dubbiosa lei restituendo la bambina a Lyla e andando verso la porta, curiosa di scoprire chi avesse suonato.

Felicity era sicura di essere rimasta a bocca aperta, quando aveva visto chi era alla porta.

-Spero che l'invito sia sempre valido... - balbettò Oliver vedendo la ragazza che lo fissava senza dire niente.

-Ehm.. Certo, vieni entra.- Oliver fece per entrare, in quel momento si accorse della piantina che pendeva sopra la porta, con un movimento rapido passò la mano dietro la testa di Felicity e la tirò a se baciandola dolcemente sulle labbra: le labbra di lei erano morbide e calde, la sua bocca sapeva di buono, sentendo le labbra aprirsi Oliver non riuscì a resistere alla tentazione di approfondire quel bacio, che da tanto desiderava darle.

-Oliver... - balbettò lei quando si staccarono, lui si limitò a indicarle il vischio che pendeva sopra le loro teste.

-Buon Natale Felicity...-

-Sono ebrea... - balbettò lei.

-Lo so...

 

Nella stanza accanto gli altri ospiti si erano affacciati curiosi di scoprire chi fosse il nuovo arrivato.

-Paga, io te l'avevo detto che veniva. - Roy si frugò in tasca prendendo i soldi e dandoli a Diggle che gli porgeva la mano con l'espressione di uno che la sapeva lunga.

-Penso siano i soldi meglio spesi. - borbottò facendo ridere Lyla che aveva osservato la scena con loro e ora annuiva.

 

***

 

Intanto in paradiso quattro persone stavano festeggiando la riuscita del loro piano.

-A Oliver e a Felicity! - dissero in coro agitando i loro bicchieri, felici che il loro amico avesse finalmente trovato un po' di felicità.

 

Fine

 

Eccoci qua alla fine della prima storia di Natale, ho deciso di rielaborare il classico “Canto di Natale” di “Coso” come ha gentilmente detto Olive, ovvero Charles Dickens e di scrivere su Oliver e formare così una perfetta Olicity così da rallegrarvi questa giornata di vigilia! ^_^

Che dite come fantasmi vi sono piaciuti? Ero molto indecisa su chi scegliere, Robert Queen è stato il primo ad essere scelto, per ovvie ragioni, poi Slade Sara e Shado (le tre S) sono stati difficili tanto difficili che alla fine non ho voluto fare fuori nessuna delle due ragazze e quindi le ho mandate insieme, anche se preferivo mandare solo Shado e avere Sara che lo spingeva da viva, ma visto che la lagna le sta fregando il ruolo non ci si poteva fare nulla secondo voi IO avrei fatto fuori Sara dalla mia shot di Natale? Ovviamente no!

Felicity che si fa una famiglia con Ray è un duro colpo da far andare giù per Oliver però se l'è cercata, almeno questo l'ha spronato ad andare alla cena. Sara che gli tira un calcio ce la vedo veramente tanto! Ti prego Sara torna!!!

 

Che altro dire, boh niente, la storia se volete commentarla commentatela io vi faccio qui gli auguri di buona vigilia, domani mattina metto l'altra che ho finito di scrivere v.v non si sa ancora bene come ho fatto, insomma, domani metto l'altra e vi auguro buon natale.

Non dimenticatevi di recensire anche What Really my su via a Natale siamo tutti più buoni!

Un bacio scappo dalla mocciosa oggi lavoro!

Mia

   
 
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