Film > Captain America
Segui la storia  |       
Autore: Magali_1982    25/12/2014    8 recensioni
"Per questo correva sempre così tanto, così veloce. Per rendere indefiniti i contorni di una realtà aliena, dove non aveva punti saldi di riferimento. Per questo annotava tutto ciò che valeva la pena di apprendere, sentire, vedere, assaggiare, leggere. Per trovare il vero significato da dare alla sua seconda possibilità." Mai come dopo una distruzione totale servono punti di riferimento. Persino a un uomo definito "Leggenda Vivente". Steve e Captain America ora sono due entità divise, in conflitto. Sole. Alla ricerca di un modo per convivere e di un nome creduto perso in una tormenta di neve. A volte, l'unico modo per andare avanti è tornare indietro, a casa e scoprire di non essere stati i soli a farlo perché esiste un altro Soldato dilaniato tra due nomi. La loro guerra è la stessa e ciascuno cerca di punti fermi per non precipitare; un viaggio lungo e allo stesso tempo brevissimo, scandito da una lista.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff, Nuovo personaggio, Steve Rogers, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Epilogo






Londra, inizio Ottobre




L' uomo era seduto su una delle panchine che ornavano le fontane di marmo degli Italian Gardens, affacciati su Lancaster Gate. Il congestionato traffico cittadino s' infrangeva sulla chioma mormorante di salici e pioppi; una brezza frizzante intrisa del ghiaccio portato da Nord in quello scampolo crudo di autunno inglese, increspava le acque scure punteggiate di ninfee.
Una donna attraversò gl' imponenti cancelli di ferro battuto del parco. Teneva un Pastore Tedesco al guinzaglio. Il cappotto indossato era pesante, una sciarpa faceva distinguere a malapena il colore degli occhi e una fronte alta. Si fermò al chiosco vicino al visitatore, ordinò un caffé take away e si allontanò col suo cane per imboccare il viale che costeggiava il Serpentine.
Era una giornata limpida, dove era quasi possibile illudersi di non trovarsi nel centro di una delle più caotiche città al mondo ma faceva freddo; l'inverno già mostrava i denti dietro la malinconica danza delle foglie dorate portate dal vento.
Anche i visitatori di Hyde Park sembravano essere meno, quel pomeriggio. Probabilmente erano concentrati nei bar disseminati lungo il canale, vicino ai moli per le piccole imbarcazioni turistiche: una tazza di punch, un tea caldo, chiacchiere e caffé lungo per scaldarsi.
L'uomo sorrise, soddisfatto; era il momento perfetto per leggere i propri giornali.
Aprì il primo e tra le pagine di cronaca internazionale, trovò una cartella contrassegnata da una sigla rossa.
"Buone notizie?"
La voce alle sue spalle era cordiale, morbida e venata da una costante, latente vena ironica. Il lettore non si scompose e aprì la copertina gialla.
"Credo spetti a te dirmi se lo sono o no."
Laogharie Randall gli aveva consegnato il fascicolo prima di partire per Edimburgo il giorno precedente; aveva ricevuto l'incarico di allertare alcuni uomini leali e fedeli, gente reduce come lei da conflitti in giro per il mondo e desiderosi di porre fine a quelli ancora irrisolti sepolti nelle loro coscienze. Coraggiosi ma abbastanza saggi dal riconoscere quanto il Male sapesse diluire il proprio colore nero e slavarsi in insidiose sfumature grigie, a volte così chiare e trasparenti da confondersi col bianco.
Il dossier conteneva un resoconto molto dettagliato di quanto si era scoperto sulle basi usate dall' HYDRA per la creazione di un esercito di Super Soldati. La strada per ritrovare l'esatta formula di Herskine era disseminata di tombe, tombe senza nome che vegliavano giovani vite strappate via per vederne stillare il sangue e carpirne i segreti.
Il suo compito, il compito di chi era rimasto, era quello di andare a scrivere i nomi mancanti su tutte le lapidi e riparare in parte simili ferite. Aveva la netta sensazione che sarebbe stato l' inizio di un viaggio molto più pericoloso, la cui meta, chissà, poteva portare ancora fuori dai loro confini, fuori dal loro mondo.
"La Commissione del Consiglio per la Sicurezza Nazionale ha chiuso il suo dibattito nell' odierna mattinata, fuso orario della Costa Est."
"Il verdetto?"
"All' imputato è stata riconosciuta l' infermità mentale temporanea, indotta dalle manipolazioni e dalle torture psico-fisiche. Il Governo avrà un bel da fare a placare l' opinione pubblica degli altri Paesi vittime del Soldato d' Inverno."
"Questo significa che la Casa Bianca ha già fatto squillare i telefoni rossi giusti."
Nick Fury non aveva bisogno di vedere in faccia il suo interlocutore; immaginava stesse alzando con fatalità le spalle, annuendo mesto e controllato come sempre.
Il miglior killer dell' HYDRA aveva modellato, con i suoi delitti, la Storia e l' intera morfologia geo-politica degli ultimi sessant'anni. Una marionetta letale e obbediente ricavata da un animo distrutto. Il Colonnello, così come altri uomini nelle più alte gerachie di comando e potere, portava in parte il peso della colpa da cui era nato il Soldato d' Inverno.
La popolazione civile non avrebbe mai potuto comprendere il perché dell' assoluzione del Sergente Barnes; per chi era impegnato a salvare ogni giorno il pianeta da nuova minacce interne ed esterne, era solo un modo per sottolineare un' altra volta che ci volevano persone pericolose, imprevedibili e dalle capacità straordinarie per proteggere l' umanità.
Perché erano le più qualificate a farlo.
Con tutta probabilità, presto i media avrebbero messo le mani sui files contenenti i filmati riservati e secretati catalogati dallo staff più stretto di Alexander Pierce, dove si documentavano i test effettuati sul Soggetto e come, a ogni risveglio dalla criostasi, annullassero ogni volontà con l'uso dell' elettroshock. Si sarebbe scoperto tutto sul passato del miglior amico di Captain America, compagno d'armi e prima ancora di scuola.
L'albero genealogico della famiglia Barnes sarebbe stato perlustrato ramo per ramo, scosso foglia per foglia a caccia della lacrima facile, della sensazione e l' opinione pubblica si sarebbe spaccata. Non era già capitato dopo i servizi sensazionalistici fioccati sulla deposizione di Natasha Romanoff, che aveva sfidato il Consiglio Nazionale dichiarando di sapere dove trovarla, ora, per arrestarla?
Aveva mostrato tutto. Come aveva fatto Steve Rogers. Un piano di ardita, calcolata follia ma stavolta non per distruggere e annichilire.
Aveva trovato un nuovo sentiero, una volta che la cenere dell' HYDRA andata in fiamme si era posata. Percorrendolo aveva ritrovato Barnes e i Vendicatori stessi.
La vita era un continuo scambio di promesse con se stessi. Molte s' infrangevano, alcune sopravvivevano e venivano portate a termine.
L' ideale portato avanti contro tutti era sicuramente una crocetta da porre nella colonna delle vittorie.
"Ora dove si trova, il Sergente?"
"E' ospite di Stark. Sarebbe un ottimo elemento per lo SHIELD."
"Lo SHIELD non esiste più. E non esisterà di nuovo fino a quando non saremo sicuri di non generare altri mostri nella sua ombra."
L'uomo alle spalle di Fury tossì e si sentì il rumore soffocato di una sciarpa che veniva riavvolta più strettamente attorno al collo.
"Avrà bisogno di elementi validi per scovare i topi scappati dalla nave affondata."
Il Barone.
Ora che i vertici dell' HYDRA erano stati scoperti, si veniva a sapere che tra essi non risultava nessuno con un titolo simile. Ma una cosa simile era nulla, senza un nome a cui associarlo.
Era il capo riconosciuto della squadra operante nella base di Brooklyn, costruita in segreto grazie agli appoggi nelle alte sfere del governo locale e federale nel corso di decenni. Sicuramente era servita a Zola per portare avanti le sue ricerche mentre professava fedeltà alla democrazia degli Stati Uniti ma dietro di lui si era profilata una nuova presenza.
Nei sotterranei del museo, sotto i laboratori di restauro e i magazzini, erano state rinvenute diverse celle speciali, i cui prigionieri dovevano aver posseduto capacità incredibili, create o stimolate dai continui esperimenti condotti sul loro organismo. Il pensiero che a dare l'impulso finale a simili torture era lo scettro sequestrato al Dio degli Inganni e non restituito ad Asgard insieme al Tesserakt perché ritenuto meno pericoloso e importante per condurre ricerche sulla natura aliena che lo aveva creato, fece sentire il proprio peso sul cuore dell' ex-Direttore.
"Il gingillo di Loki?"
"Stark vuole sapere quanto costa una spedizione inter-dimensionale verso Asgard. E qui abbiamo una persona a cui chiedere delucidazioni."
"Vuoi pensarci tu?"
"Dopo tutto questo tempo? Non so quanto reagirebbero bene a una simile, lieta notizia."
Un borbottio sommesso. La cosa più simile a risata a cui Fury potesse arrivare. Si voltò verso il suo interlocutore.
"Ho comunque bisogno di te. E di quelli che sei riuscito a salvare."
"I miei ragazzi possono tranquillamente prendere i contatti con Thor. Io posso esserle comunque utile, signore."
"Il tempo della gerarchia è finito, Phil."
L'uomo scosse energicamente il capo: era di corporatura normale, un volto privo di connotati peculiari e con un serio problema di stempiatura. Gli occhiali da sole proteggevano quanto di più caratteristico possedeva: uno sguardo azzurro malinconico ma vivo, capace di passare con sorprendente scioltezza tra i più diversi stati d'animo senza perdere del tutto la calma con cui aveva affrontato, in carriera, Dei del Tuono, milionari geniali sull' orlo di una crisi da ego debordante, divinità pericolose quanto bella era la loro voce.
E quella era solo la punta dell' iceberg dell' eccellente ruolino di servizio di Phil Coulson, vero e unico "occhio buono" del destituito e creduto defunto Direttore dello SHIELD.
Era un destino condiviso da entrambi, quello di una morte fasulla. Ciascuno sapeva di portare addosso conseguenze diverse per una simile bugia.
"Con tutto il rispetto signore, lo vada dire ai nostri nemici. Hanno addirittura dei Baroni."
"Dovremo cominciare proprio da lì; voglio che l'archivio dell' HYDRA e i suoi nominativi vengano rivoltati come calzini. Potranno essere un altro tipo di organizzazione, ma sono nate dallo stesso teschio e dagli stessi tentacoli."
"Ho un paio dei miei che potrebbero seguire questa pista." Phil starnutì, infreddolito da un clima decisamente fuori dai propri gusti. Nessuno avrebbe scommesso un penny bucato su un individuo tanto ordinario, a meno che non sapesse della sua impressionante collezione di cinture nere in varie discipline di lotta e i voti ottenuti a Quantico prima e a West Point dopo.
E dell' indomito, puro coraggio delle persone semplici destinate alla grandezza senza averla mai desiderata.
"Altro, signore?" domandò cercando nelle tasche del giaccone un fazzoletto.
"Dovremo seguire gli sviluppi a casa nostra; scongiurare una rifondazione errata dello SHIELD."
"Potrebbe contattare il Capitano Rogers." Il solo evocarlo, fece drizzare orgogliosamente le spalle dell' uomo. "Era presente, quando nacque la Riserva Scientifica Strategica ed è un buon amico del figlio di uno dei responsabili del progetto originale."
"Mi stai davvero chiedendo di coinvolgere Stark in un' operazione tanto delicata?"
"E' il garante per la libertà vigilata di Barnes e suo tutore legale. Prima di questo, ha decriptato la Rete parallela scoperta da Barton e Romanoff grazie ai suoi satelliti. Sono risposte sufficienti ai suoi dubbi."
Altro che "unico occhio buono"; Coulson era la sua coscienza. Nick si arrese e scivolò un po' in avanti sullo schienale scomodo della panchina.
"Allora direi che non c'è altro, agente."
"Invece ci sarebbe", si permise di dire una voce timida e rispettosa. "La ragazza, signore."
Il granello di polvere nell' ingranaggio perfetto costruito da ogni Cattivo degno di questo nome. La variabile impazzita il cui valore incalcolato aveva permesso ad altri di vedere l'equazione e il piano.
"Andy Martin, giusto?"
"Andunie Marjorie Martin, sì. Andrà protetta con una sorveglianza discreta ma efficace, ora che ha un coinvolgimento sentimentale col Capitano."
Se pensava a Steve Rogers, Fury visualizzava immediatamente un uomo scivolato via dalla linea del Tempo. Incapace di saper dire se era ancora un ragazzo di Brooklyn o un brutale scherzo del destino, destino sadicamente attaccato a lui e sempre pronto a lanciargli addosso nuove insidie.
Incapace di sorridere.
Incapace di vedersi senza il proprio scudo.
Incapace di perdonarsi.
Fino alla scoperta di Insight e del Soldato d' Inverno.
Un sorriso indulgente tese le labbra del Colonnello. Coulson gli aveva ricordato la giovane newyorker per un motivo ben preciso.
"Che ne diresti di supervisionare tu? Stark sicuramente ci avrà già pensato ma servirà un uomo di fiducia nei giusti ambienti dell' Intelligence, per coordinare un modo efficace per vegliare su una civile tanto importante."
"Certamente, signore. Sarà un onore."
Coulson non era tipo da perdere il controllo, nemmeno quando si trattava dell' Eroe idolatrato fin da bambino. Salutò Nick con un ultimo, fragoroso starnuto e si allontanò.
Il cane della donna vista prima abbaiò in lontananza. Uno scoiattolo, uno dei tanti per cui Hyde Park era famoso, saltellò nell' erba davanti a lui.
Il mondo era ancora lì. Davanti, sopra.
Avrebbe fatto quanto in suo potere perché rimanesse così: pieno di miserie, storpiato da orrende cicatrici, vittima sempre di nuove ferite ma vivo. E capace di dirgli, anche con delle cazzate come il musetto fremente di un roditore, che poteva esserci sempre qualcosa di buono, sciocco e bello da difendere.




New York, inizio Ottobre.




Il borsone cadde ai piedi del letto.
James non si curò di dove erano finiti i suoi pochi averi e per quanto lo riguardava, il completo grigio scuro che aveva dovuto indossare nel corso delle udienze del Consiglio di Sicurezza Nazionale al Campidoglio poteva venir tranquillamente stropicciato, tagliuzzato, bruciato.
Non aveva più alcuna intenzione d' indossarlo.
Solo la presenza di Steve e Natasha al dibattimento, insieme a quella insperata di Tony, aveva evitato una terribile crisi di panico. E associare tale emozione a un uomo che per anni non aveva provato nulla, una marionetta con una memoria da cancellare a ogni nuovo attacco dei fili occorrenti per manovrarla, poteva solo portare a conseguenze devastanti.
La camera da letto assegnatagli nella Stark Tower ormai era una vista rassicurante; durante la sua assenza, qualcuno doveva essersi premurato di portare le prime, sostanziali modifiche per renderla più accogliente e meno asettica.
Una veduta di Parigi, opera di uno dei pittori prediletti da Pepper Potts, capeggiava sul muro che guardava il letto. Lo scaffale sotto il televisore al plasma traboccava di DVD. Alcuni libri stavano cominciando a rendere meno vuoto il comodino.
Nell'armadio a scomparsa, trovò un intero guardaroba, tutto della sua misura; lasciò perdere jeans e camicie in favore di una busta porta abiti di spessa tela grigia: conteneva le sue uniformi militari.
Non le vedeva da molti anni; strinse con titubante affetto la manica di quella più semplice.
La restituzione del suo grado era stata solo la prima notizia sconvolgente appresa con la sentenza.
Il sommesso chiudersi della porta lo fece voltare di scatto e scontrare col luminoso sorriso della fidanzata di Stark; sempre raffinata ed elegante, persino in un sobrio tailleur stretto in vita da una cintura sottile, Pepper sapeva come portare calma e fermezza nei luoghi tanto fortunati da ricevere una sua visita. Non era un caso se proprio lei era la compagna perfetta per un uomo incapace di trovare un vero punto fermo in se stesso. La staticità non era forse la prima nemica di un genio?
"Stasera avremo ospiti a cena" esordì la donna, andandogli di fronte. "Spero non ti dispiaccia."
"Riconosco di non essere un esempio di stabilità emotiva ma sarò più che felice di rivedere Andy."
Lei era stata la prima persona contattata, dopo il verdetto, con un sms. In risposta era arrivato un video di pochi secondi in cui la ragazza ballava in giro per la stanza con Morrigan in braccio e in sottofondo, la voce di Kate che la supplicava di calmarsi.
La Commissione aveva votato per l'assoluzione parziale, con ritiro della proposta di un esonero con disonore e penale da versare all' Esercito degli Stati Uniti e cestinazione dell' ergastolo.
I capi d'imputazione pendenti sulla testa di James Buchanan Barnes andavano da esecuzioni di stragi a omicidio premeditato, terrorismo e tradimento ma già dopo il primo giorno di seduta e i filmati portati dalla difesa composta dai migliori avvocati di Diritto Internazionale reperiti da Tony Stark, le pene proposte avevano cominciato a venir ridotte.
Le testimonianze di Steve avevano spianato la strada alla più insolita ed efficace arringa mai udita in un' aula tanto importante. E a farla non era stato un Dottore in Legge.
"Spero di poter ricambiare il gesto di Stark, prima o poi."
"Basterà che tu segua le condizioni che ti sono state imposte."
Domicilio presso una struttura di massima sicurezza, firma giornaliera presso una struttura abilitata e servizio permanente per la comunità civile. Per la prima, il problema non si era posto per più di un secondo: esisteva un edificio più sicuro di una base di Super Eroi?
"Dovrò vedere di progettare qualcosa di più intimo per te, Bucky. In fondo, sei parte della squadra adesso." aveva detto Tony con una pacca sulla spalla e un'occhiata avida, infantile al suo braccio sinistro.
Entrare nei Vendicatori era l'ultimo degli scenari immaginati nel suo tormentato risveglio; all' inizio, a muovere i suoi passi era stata l'ostinata, assillante volontà di ritrovare l'uomo con lo scudo. Colui che sussurando un nome aveva scatenato un uragano tale da alzare ghiaccio, neve, bianco. La vendetta era giunta dopo, bruciante e ingorda, con una sete di sangue finita con il primo atto di una redenzione insperata.
Salvare la ragazza dagli occhi verdi prima che venisse annientata dallo stesso destino da cui era emerso il Soldato d' Inverno. E lei, sfidando una tormenta, lo aveva abbracciato e voluto bene per ciò che era adesso.
"Vi ringrazio, Pepper. Vi devo davvero molto."
"Sei entrato ufficialmente nella peggior squadra di Super Eroi del mondo, Sergente. Sono certa ti troverai benissimo."
La lasciò stringergli la mano e tornare all' organizzazione della serata. Pepper si bloccò sulla porta e cercò nuovamente i suoi occhi per sorridergli ancora.
"Potrai chiedere a Jarvis tutto quello che ti occorrerà. Ah, dimenticavo: Natasha ha deciso di fermarsi da noi qualche tempo e Clint ha borbottato qualcosa simile a "Posso tardare il raccolto delle zucche per festeggiare". A dopo."
Anche James era vagamente perplesso dall' accenno di sapore campestre ma solo una minuscola parte del suo cervello stava elaborando congetture su una simile uscita da parte di Occhio di Falco. Tutto il resto, dall' attività cerebrale a quella cardiaca passando per quella respiratoria, erano impegnate in una furiosa gara a chi avrebbe procurato l'ultimo spasmo al suo povero corpo.
Natasha restava.
Doveva controllare di avere la barba in ordine e in caso rasarla, vedere se ricordava come si abbottonava una camicia. No, i capelli li avrebbe solo legati. Il vecchio Bucky Barnes s' ondignava per quella capigliatura lunga e ribelle, il nuovo l' apprezzava.
Tutto questo circolo vizioso d'ansia e vanità maschile si riduceva a nulla, di fronte al ripetersi della notizia, sparata a tutto volume nella sua testa.
Natasha restava.
La speranza di una simile sciocchezza aveva lo stesso buono sapore di una torta di mele con cannella.




"Ecco la sua ordinazione."
La cameriera posò sul tavolino rotondo laccato di bianco una teiera, due tazze e un vassoio di Scoones caldi. Sul piattino da portata erano state preparate delle porzioni di tre marmellate diverse e al centro, una cocottina con del burro a temperatura ambiente.
Andunie aveva sempre adorato la confettura di arancia e quella ai frutti di bosco; Robert aveva fatto espressa richiesta di averle entrambe.
Per molto tempo aveva dimenticato -rimosso- quanto la conosceva; il colpo di spugna dato dopo alcuni mesi dalla fine della loro relazione era stato definitivo e violento; solo la mano brusca e indelicata del senso di colpa poteva possedere una tale forza.
Il raggazzo sospirò e controllò l'ora sul suo smartphone; per la prima volta in vita sua era in anticipo. L'incapacità di rispettare un determinato orario era parte integrante della sua natura e con la stessa certezza sapeva che lei sarebbe arrivata puntuale.
Se alla fine aveva accettato la sua richiesta di vedersi per sapere cosa le fosse successo e accertarsi se stava bene.
Attorno a lui, i posti a sedere del McNally Café, il locale attiguo alla famosa e omonima libreria indipendente, erano quasi tutti occupati. Alcuni clienti stavano sfogliando e leggendo gli acquisti appena fatti, altri digitavano compulsivamente al computer. Nell'aria c'era l'odore inconfondibile di aroma di caffé e pane caldo.
Era la prima volta che tornava lì.
Dopo la rottura, Robert aveva evitato accuratamente i posti dove avrebbe incontrato la sua ex; il Caffé era a poche centinaia di metri da Lafayette Street e sapeva che Andy ci andava almeno una volta a settimana, per disegnare o leggere in un ambiente diverso da casa sua: per snebbiare il cervello, amava dire e per trovare ispirazione in modo diverso.
Sparire definitivamente, anche se vivevano entrambi a SoHo, era stata la cosa migliore.
Come lo era stato il nasconderle il vero motivo per cui l'aveva lasciata, nonostante fosse riuscito ad ammettere con se stesso di aver rinunciato all' unica persona in grado di capirlo davvero.
"Persona fantastica..." aveva mormorato Andy, la notte della fine di loro due insieme. Sì, l'aveva proprio chiamata così. E lei, come sempre, aveva capito. E le si era spezzato il cuore.
"Non mi definisci più nemmeno ragazza. Io non lo sono più, per te."
L'incrocio di Prince Street si affollò di gente pronta ad attraversarlo. Tra un' onnipresente sfumatura di giacconi pesanti grigi o neri, Robert scorse un lampo rosso fragola.
Andy approdò sull' altro marciapiede e si tolse le cuffie dalle orecchie protette dal suo immancabile cappello con le orecchie da gatto. Mise in una tasca della borsa l' i-Pod e osservò le vetrate del McNally. Vedendolo e riconoscendolo, un sorriso teso fece tremare appena gli angoli delle labbra verso l'alto. Lo salutò persino con un cenno sbrigativo della mano.
"L'ho avvisato", aveva detto Kate il giorno dopo il suo ritorno a casa. "Chiede però se vi potete vedere. Lo sai che non sei costretta."
"E' stato con te alla Polizia, ha aiutato i miei genitori. Ho un debito nei suoi confronti adesso e non ho intenzione di averlo in eterno."
Per lei, i favori resi e da risquotere erano un affare serio. Era solo per questo che ora stava aprendo la porta di uno dei suoi rifugi prediletti e si stava dirigendo a un certo tavolo.
"Ciao, Robb."
Si tolse il cappello ma non la giacca e si sedette. "Scusa se non mi accomodo meglio ma ho un appuntamento e devo andare a Central Park tra poco."
"Cosa hai fatto alla fronte?" domandò preoccupato. La ragazza non afferrò subito il motivo della sua apprensione, poi alzò le spalle e si sfiorò la tempia dove ancora si poteva vedere la cicatrice lasciata dal taglio rimediato durante il tentato rapimento da parte dell' HYDRA.
"Guarirà. Non rimarrà nemmeno il segno."
Odiava lo sguardo dei suoi occhi scuri fissi nei propri. Era uno dei motivi per cui avrebbe voluto rinunciare a un simile incontro; non aveva bisogno di essere compatita o coccolata da nessuno, specie se si trattava di una premura generata dal rimorso.
"Posso chiederti...come stai?" chiese facendo cenno di volerle riempire la tazza. Andy non si oppose, le mani raccolte in grembo.
Si meritava comunque la verità. Una piccola parte, ma pur sempre verità.
"Mi hanno rapito, Robb. Quello che hanno detto in televisione è vero."
"E quello che hanno detto dopo lo scandalo del Brooklyn Museum?"
I media erano impazziti da allora, tornando ai fasti appena consumatisi per la rivelazione di chi si celava davvero dietro la potente organizzazione dello SHIELD.
Il killer conosciuto col nome di Soldato d' Inverno non era stato il responsabile dell' aggressione e successiva sparizione violenta di una giovane cittadina americana. L'aveva salvata e coinvolta in una guerra, ora portata allo scoperto, contro forze insospettabili annidate ancora oggi in ogni alveo di potere.
"E' vero anche quello. In parte."
Robert Connelly era sempre lo stesso, pensò Andy osservandolo. Aveva ancora stampata in mente l'ultima immagine di lui davanti alla porta del palazzo al numero 274: alto, snello, scompigliati capelli scuri che si ribellavano al berretto di lana, lineamenti decisi, barba. Sembrava che il rullino della loro storia si fosse interrotto a quell' ultimo, straziante fotogramma, in cui lei aveva chiuso il portone d'ingresso dicendogli addio per sempre.
Per mesi gl' incubi di Andy erano stati popolati dal suo volto. Un volto che non riusciva più a raggiungere, a carezzare. Al dolore si aggiungeva l'umiliazione di aver visto il loro rapporto fulminarsi come una lampadina difettosa dall' oggi al domani, tirandosi dietro, oltre al buio totale, la sensazione di essere stata una povera stupida accecata dall' amore per non essersi accorta dei sottili, inarrestabili mutamenti avvenuti nel comportamento del suo fidanzato.
La via della guarigione era stata solitaria, amara e piena di momenti drammatici ma l'aveva percorsa da sola, perché appoggiarsi ad altri era fuori discussione. Non avrebbe permesso a nessuno di sminuire il patimento, la vergogna, la delusione. Piuttosto di cercare confortanti sonniferi tra altre braccia si sarebbe tagliata lei stessa un braccio.
La questione non era mai stata dimenticare; era stata il convivere col peso di una perdita simile e trovare un motivo valido per andare avanti.
Dopo tre anni, poteva ammettere di aver avuto ricordi bellissimi con questo ragazzo intelligente, affascinante, tormentato e complicato.
Figlio della SoHo ricca e borghese, la cui fortuna si doveva a investimenti nel mercato dell' arte, con un fratello più grande a cui tutto era dovuto; in pieno contrasto con i genitori, specie il padre, andato via di casa quando lui aveva diciotto anni. Un animo sensibile.
Si erano avvicinati perché entrambi amavano disegnare; Andy era riuscita, a costo di anni di sacrifici, a fare della sua passione un lavoro. L'aveva sempre ammirata per questa forza e segretamente, invidiata.
Si erano amati? Dirlo ora era impossibile; era cosciente solo di un fatto su tutti gli altri: l'amore provato per lui era stato l' unico motivo per cui non si era mai permessa di cercare inutili vendette.
"Arancia e frutti di bosco!" esclamò deliziata nel notarlo. Voleva alleggerire l' atmosfera e se possibile, sviare il discorso da quanto le era successo.
"Ricordo che erano i tuoi preferiti."
Quieti, implacabili, due occhi verdi lo inchiodarono alla sedia con un lampo malinconico.
"Quando lo hai ricordato?"
"Ordinandoli."
"Se non altro sei stato sincero."
Gli ci vollero due generosi sorsi di tea per riprendere coraggio: "Senti, Andunie-"
"Ti prego, no."
Una mano si levò imperiosa.
"Odio questi incipit, va bene? Ci siamo detti tutto il necessario quando ci siamo lasciati definitivamente. Per te era finita da ben prima che mi confessassi di uscire con un' altra già da un mese, anche se non hai avuto il coraggio di dirmi che l' avevi conosciuta quando ancora eri impegnato con me. Non sono qui per riprendere un dialogo interrotto, perché non esiste nessun dialogo interrotto."
Come sempre, Andy aveva ragione. Il suo acume era stato uno dei motivi per cui aveva capito che provava più di una forte attrazione, per la volitiva e sicura illustratrice conosciuta in uno dei locali gestiti dalla società finanziaria del padre. Ed era stato il motivo per cui, alla fine, si era sentito inferiore, puntando la propria attenzione su qualcuna più giovane, più remissiva e bisognosa del tipico uomo forte.
"Come hai fatto a saperlo?"
"Ci sono arrivata. Dopo che la mia impressionante intelligenza si era destata dalla sbornia di amore infranto e ormoni insoddisfatti in cui era piombata."
L'ironia sfoggiata era fiacca. Forse perché non si trattava di battute ma di pura, redimente verità.
Seduta di fronte a lui non c'era la ragazza ridotta a pezzi prima dal suo rifiuto e poi dalla sua decisione. Andy non era mai stata fragile. E se lo era, lo nascondeva dietro la sua lingua caustica e sarcastica.
Il fotogramma si sbloccò e lasciò scivolare nella pellicola quell' immagine, aggiornandosi a tre anni dopo.
"Mi dispiace."
"Non è vero. Avresti avuto il coraggio di dirmelo, se avessi tenuto a me. Odio chi manipola i sentimenti."
Tagliò in due uno Scoones con un movimento netto e definitivo. Senza rendersene conto, Robert deglutì.
"Quindi odi me?"
"Sarebbe comodo, vero?" interloquì con un sorrisetto. "L'odio è definitivo. Brucia tutto, anche il buono. Per me non sarà così."
Andy imburrò e farcì il biscotto di frolla con cura, dandosi il tempo di trovare il punto giusto dove chiudere un paio di forbici e recidere un cordone ombelicale non voluto.
"Io ti ho amato davvero. Quanto ho fatto con te, quanto ho provato con te, non erano illusioni o giochi. Per questo non ti odierò mai. Per l'altra parte, quella che ti spetta, non posso esprimermi."
Prese un tovagliolo.
"Cosa stai facendo?"
"E' una passeggiata lunga, da North Houston fino alla Park Avenue. Questo mi darà le forze, anche se prima devo passare in libreria per un regalo."
Si alzò; ci dovette pensare qualche secondo, prima di affiancare il ragazzo a posargli una mano sulla spalla.
"Grazie per quanto hai detto a Kate sui miei genitori. E grazie per essergli stato accanto."
"Ho anche io del buono da proteggere."
La consolazione era sempre una piccola ricompensa, a fronte di perdite spesso devastanti. Andy si permise di sperare di aver davvero dato qualcosa di bello a quel ragazzo, possibilmente da rimpiangere.
"Buona fortuna, Robb."
"Non mi dirai altro su cosa ti é successo?"
Una lieve risata.
"A dire il vero sì: spiacente, è un segreto di Stato."
Uscì, accompagnata dall' onda dei capelli mori sul rosso del cappotto.
Robert Connely sperò che chiunque la stesse aspettando a Central Park fosse più degno di lui di averla. In quel preciso momento si rese conto di averle nascoto i motivi della fine del loro rapporto non per affetto ma per il suo esatto contrario.
Vigliaccheria.
Ad Andunie Martin serviva qualcuno col suo stesso coraggio e alzando la tazza in un brindisi, si augurò lo avesse trovato.




L'aria era fradda e cristallina. Graffiava la faccia.
Andy scoprì di amarla.
Il cielo era così terso, in quel tardo pomeriggio autunnale, da rendere il sole persino troppo luminoso mentre si stava preparando al tramonto .
Ad Andy non importava.
Leggera come un palloncino, col cuore in gola, reggeva contro il petto un pacchetto infiochettato.
Prima aveva adempiuto a un dovere. I debiti non le erano mai piaciuti.
Adesso stava correndo incontro alla felicità. Persino la cena alla Stark Tower perdeva d'importanza, sapendo chi doveva vedere sul Park Drive.
Si bloccò per un secondo.
Quello appena fatto era un chiaro, lampante ragionamento da innamorata.La cui banalità fu tale da farla inorridire e riprendere a camminare con foga rinnovata. Possibile che il più potente dei sentimenti fosse capace solo di creare frasi fatte?
Forse lo fa perché l'amore non ha tempo per parlare.L'amore agisce. E tu ti perdi sempre in iperboli troppo complicate, benedetta ragazza mia!
Rise nell' autunno di New York e imboccò l'ultimo sotto passo prima di accedere alla pista.
L'orologio dello Zoo batté cinque rintocchi precisi quando Steve vide emergere chi stava aspettando dall'altro capo della galleria sotterranea.
L'emozione lo colpì allo stomaco e poi non lo mollò più. Perché un vero, primo, serio appuntamento non capitava da molto tempo a Captain America. Figuriamoci allo Scricciolo che stava nella divisa, seppur cresciuto.
Prima di lasciare la Torre avrebbe voluto il consiglio di Bucky ma quell' infido di un migliore amico aveva trovato più saggio sparire per aiutare Pepper e Natasha con la cena di festaggiamento per la sua assoluzione e ingresso nei Vendicatori; un modo contorto ma efficace per fargli comprendere che non aveva bisogno di spinte o aiuti. Doveva solo proseguire sulla strada già imboccata.
Se poi sospettava che tanta dedizione a un evento formale fosse causato dalla presenza di una vecchia fiamma di origini russe, Steve lo avrebbe tenuto per sé.
Fino al momento esatto in cui avrebbe saputo di poter mettere sotto terzo grado il Sergente Barnes.
Adesso doveva godersi ben altre sensazioni.
Per la prima volta dopo aver scoperto l' esistenza di una nuova organizzazione terroristica, potevano stare insieme e in pace.
Steve non metteva in conto il giorno trascorso al 274 di Lafayette Street a vegliare sul riposo sfinito di Andy, da poco tornata a casa. C'era stata anche Kate e la presentazione di entrambi era partita sotto i più neri auspici.


"Sì?"
La voce dell' amica era strozzata, resa metallica dal microfono del citofono. Doveva aver pianto molto.
"Kat. Sono io..."
"Maledetta ingrata egoista di una maledetta ingrata egoista!"
La comunicazione era caduta un istante dopo. Sotto lo sguardo allibito di Steve, che l'aveva accompagnata in moto a SoHo, Andy aveva sospirato.
"Beh, l' ha presa meglio di quanto avessi previsto."
Il peggio arrivò quando furono davanti all'appartamento. Kate aveva spalancato la porta, rossa di rabbia e gli occhi pieni di lacrime.
"Sono giorni che aspetto tue notizie, lo sai? No che non lo sai! Credevo di avere il cuore sul punto di esplodere e... e..."
E allora Steve era entrato nel suo campo visivo.Alto, imponente, capelli biondi arruffati schiacciati dal casco, chiodo di pelle e gli occhi intrisi del più profondo e adorabile degli imbarazzi.
"...E non sperare di calmarmi presentandoti a casa con la rincarnazione di una scultura di Apollo, razza di sciagurata!"



Erano accorse due ore per raccontare a Kate cosa fosse successo ma più delle parole spese, il Capitano non avrebbe dimenticato il peso del capo di Andy appoggiato alla sua spalla, seduta accanto a lui sul divano color prugna e in braccio la bellissima e fulva gatta Morrigan.
La signorina Hale sarebbe stata l'unica a sapere i veri fatti accaduti in quell' ultima, folle settimana. Era esattamente il tipo di persona a cui affidare una storia tanto incredibile. Gli aveva ricordato Sam, per alcuni versi; dopo il comprensibile scoppio d'ira e un pianto di sollievo consumato stretta forte alle spalle dell' amica ritornata, aveva ascoltato il racconto del rapimenti di Andy, l'arrivo del Soldato d' Inverno, le basi segrete dell' HYDRA.
Aveva creduto a Captain America. La promessa del suo silenzio fu una solenne, commossa stretta di mano prima di andarsene e una sola parola.
"Grazie."
Steve sogghignò nel vedere la ragazza fermarsi e prendersi qualche secondo per ammirarlo da capo a piedi. Che fosse in divisa o in abiti civili, o quella scandalosa canotta da allenamento che ancora turbava deliziosamente i sogni di Andy, la sua bellezza, la forza espressa persino ora che era immobile ad aspettarla, l'avrebbero sempre affascinata.
Aveva cominciato a farsi fregare proprio a causa dell' attrazione scatenata dall' aspetto del Capitano e da quel punto in poi aveva dovuto ammettere di non essere stata l' unica a venir calamitata da lui. Era stato un coinvolgimento reciproco, inarrestabile.
"Come ti devo chiamare oggi?"
La domanda, invece del saluto, lo spiazzò. Osservò Andy attentamente e intuì la battuta e il motivo. Al loro secondo incontro c'era stato un malinteso su questo.
Sorridendole, si chinò verso di lei togliendosi il cappello da baseball e stringendola per i fianchi, costringendola a mettersi in fretta sulla punta dei piedi, le mani guantate ancora a proteggere il pacchetto regalo.
"Che ne dici di Steve?" mormorò dopo contro la sua bocca, prima di baciarla nuovamente. Sentì un lieve mugolio di assenso, poi un doveroso e lungo silenzio occupato solo dai loro respiri.
"Per sempre?"
"Capitano Rogers tienilo per quando sarai arrabbiata e vorrai sottolinearlo."
"Mi sembra una proposta ragionevole."
Il berretto tornò a coprire i corti capelli biondi. Andy si promise d' infilarci le dita appena le fosse stata data l'occasione.
"Andiamo a trovare Jenna?"
"E devo lasciar offrire te, giusto?"
"Non sei poi tanto digiuna di appuntamenti."
"Credo di sì, invece. Di solito è il ragazzo che fa un regalo ma..." porse il misterioso involto verso di lui con un grosso sorriso soddisfatto "...io odio le tradizioni."
Steve soppesò la sorpresa per qualche istante, notando subito l'etichetta della McNally Jackson Books. Poteva esserci solo una cosa che Andy avebbe desiderato donargli in un pomeriggio tanto importante. Nel luogo dove si erano conosciuti. Dove avevano rischiato insieme la vita.
La copertina verde spento de "La Compagnia dell' Anello" fu una vista famigliare e insieme insperata. C'era una dedica sulla prima pagina.
"Perché é un delitto non accompagnare Frodo fino alla fine" lesse commosso, cercando lo sguardo della ragazza che si limitò ad annuire e ad abbracciarlo con tutta la sua forza.
Anche loro due erano all'inizio di un viaggio. Erano già stati in pericolo e con ogni probabilità, lo sarebbero stati ancora ma non importava, si disse Steve mentre imboccavano il sentiero per addentrarsi nel parco e attraversarlo fino al Reservoir.
"Hai visto Robert?" le chiese, cercando la sua mano da stringere.
"Sì. L'ho ringraziato, glielo dovevo."
Ne avevano parlato insieme pochi giorni fa, lui a Washington dopo l'ennesima testimonianza e lei a SoHo, preoccupatissima per Bucky. La zannuta bestia della gelosia stavolta si limitò a un ringhio soffocato; se Andy gli sorrideva in quel modo, non c'era nulla per cui rabbuiarsi.
"Adesso sono tutta per te, non sei contento?"
"Avevo un rivale, allora?" S' inalberò cercando di essere credibile nel suo ruolo di innamorato oltraggiato; il risultato fu solo una risata a due.
"Sai..." la voce di Andy si abbassò, facendo salire il suo rossore. "Ero per te da molto prima che lo capissi."
"Siamo due imbranati."
"Due imbranati testardi. Riesci a immaginare una combinazione peggiore?"
Il cielo stava cominciando a diventare indaco; da qualche parte, in uno dei giardini, un artista di strada stava suonando la sua chitarra.
"Questo è un luogo magico, Andunie, vero?"
Steve si era fermato, costringendola a fare altrettanto.
"Sì, lo é. Ma non pensare di averne bisogno. Lo è diventato per un caso."
Aveva ragione.
Il caso gli aveva fatto perdere l'agenda, l'unico modo che possedeva per sentirsi parte del tempo in cui si era svegliato e l'aveva fatta finire ai piedi di una giovane concept designer.
Il caso li aveva spinti lì, in quel preciso secondo, l'ultimo da passare l' uno di fronte all' altra prima di strinsersi di nuovo e rinunciare a qualsiasi parola.
Nonostante il freddo della giornata, le labbra di Steve erano calde e morbide. Chiedevano con ingorda, innocente e affamata curiosità: conferme, risposte, amore. A ogni stoccata della sua lingua Andy desiderava esseregli sempre più vicina, più addosso, sperando di fargli capire che si sarebbe presa cura di lui, che poteva dare nuove voci alla sua lista e realizzarle per vederlo felice.
La forza di un simile pensiero le fece perdere il fiato.
"Andy?..."
"Scusami."
"Tutto bene?"
Poteva forse andare male, con le braccia di Steve a circondarle la schiena?
No.
Ed era un' affermazione spaventevole, enorme, importante. Le bastò guardarlo negli occhi per vedere di non essere la sola in quel momento così soverchiante. Gli carezzò la fronte sotto la visiera, avvertendo l'impulso di piangere. E non aveva mai desiderato farlo a causa di una gioia delirante.
Steve prese quella mano e le tolse il guanto, portandola contro la sua guancia.
Era lì. Stretta a lui. Reale, delicata, imbarazzata e felice. La sua possibilità di vivere davvero, di far pace con alcuni dei demoni che si portava dentro. Agli altri non avrebbe più dovuto pensarci da solo.
"Non avere paura."
"Non l'avrò. Tu?"
"Nemmeno io. Perché adesso siamo in due."
Il caffé di Jenna divenne un pretesto, invece di una meta.
L' ottimo inizio di una nuova lista.


fine




Angolo (tetro e buio) dell' autrice:
Italian Gardens: area di Hyde Park, famosa per le sue fontane e i giardini dal gusto prettamente rinascimentale. Collocata all' inizio del Serpentine, si affaccia su Lancaster Gate, trafficatissima arteria che conduce all' inizio di Oxford Street, piena City di Londra. Pochi minuti a piedi e costeggiando il lago a destra, si arriva alla famosa statua di Peter Pan.
McNally Jackson Book e McNally Café: la prima è una delle più famose librerie indipendenti di New York e accanto c'è l'omonimo Caffé. Entrambe sono affacciate su Prince Street, la via che interseca con la Lafayette e la Mulberry, da me più volte citate. Se mai un giorno farete un viaggio nella Grande Mela e visiterete SoHo, ve la consiglio caldamente!
Il capitolo si chiude con uno scambio di battute che è una citazione volutissima a una coppia adorata e amata da anni: si tratta di Claire Beauchamp Fraser e il suo sposo, Jamie Fraser. Se non avete mai sentito parlare della saga storico-fantastica di Outlander, rimediate.
Vi avviso. Sono una schiappa coi ringraziamenti. Perché mi commuovo nel pensarli, perché la fine di questo percorso iniziato nell' Aprile di quest'anno ha portato tanti e tali cambiamenti da rendermene a stento conto ancora adesso.
Perciò preparatevi all' inconclusione, al disagio e al delirio.
Il primo grazie va senza dubbio alla prima fan di questa storia, indomita donna che se n'é fregata del mio "Occhio, non so niente del Comic!Verse. Hai l'autorizzazione a pestarmi con violenza se dirò e scriverò cavolate!" e ha seguito The List fin dai suoi primi passi: Alkimia. Sappi che io e il mio Maestro, che conosci da "Angels and Roses", siamo ancora commossi riguardo cosa dicesti su quella storia.
Grazie a Cowgirl Sara, ammirata per anni in silenzio per le splendide ore regalatemi con le sue fan fiction, causa primaria della mia cotta senza soluzione per Legolas, motivo per cui amo le donne dai capelli rossi da tempi non sospetti. Mi ha onorato leggendo le anteprime, mi ha consigliato ma sopratutto, non si è mai tirata indietro quando c'era da andare giù di ormone pesante con il nostro Cap e l'attore che lo interpreta. "Steve è un cup-cake umano!" Remember that, peasants!
Grazie al Capitano. All' uomo giusto, non al Soldato Perfetto. Che sicuramente adorebbe Tolkien e ha già guardato Guerre Stellari. A te, Steve.
Grazie a tutte le folli, adorabili, intelligenti e argute ragazze del Winterpuccy fan club che mi hanno aiutata facendomi ridere e persino a farmi riflettere nei momenti giusti; sono state spesso motivo d' ispirazione anche con una semplice, geniale battuta.
Grazie al Winterpuccy medesimo. Bucky è stato davvero la mia Musa per TL e motivo principale per cui ho dovuto scrivere. Perché merita felicità insieme al suo Scricciolo di Brooklyn e perché mi diverto troppo a dare resoconti dei folli siparietti della nostra "convivenza".
Grazie a Tony, Pepper, Natasha, Clint, Sam e tutti i meravigliosi personaggi che hanno animato questa avventura. Temevo di confrontarmi con caratteri tanto complessi e sfacettati, invece devo essere stata loro decisamente simpatica perché hanno collaborato egregiamente, facendomi spesso sogghignare o piangere scrivendo le loro peripezie.
Grazie ad Andy, ben più coraggiosa della sua "mamma".
Grazie ad Alessia Mainardi e Caterina Franchi, i due splendori di amiche che sono state fuse in Katherine Hale. La prima mi ha insegnato il vero compito dello scrittore, tra le molte cose. La seconda è stata il mio scudo contro la peggiore delle tempeste.
Grazie alla mia Furia Buia, Salem. Per le fusa, gli attentati mentre ero al monitor, le rotolate nel letto. E per avermi ispirato Morrigan.
Grazie ai litri di caffé consumati in questi sette mesi.
Grazie a Londra arrivata nel momento giusto.
Grazie a Oxford, perché se si cita così massicciamente il Professore è un obbligo parlare della sua cittatina.
Grazie alle centinaia di colonne sonore ascoltate in fase di stesura, ai messaggi divini arrivati per le vie più insolite come lo stesso brano degli AC/DC che passava in radio in momenti cruciali.
E infine, grazie a tutti voi. Lettori e lettrici. Recensori attivi o silenziosi sostenitori. Mi avete supportata, sopportata senza mandarmi al diavolo quando vi facevo prendere un coccolone col colpo di scena n. ventimila. Insieme fino alla fine. E la mega-citazione ve la meritate tutta.
See ya soon, Punks. And Merry Christmas!
Maddalena.






 
  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Captain America / Vai alla pagina dell'autore: Magali_1982