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Autore: Chanel483    25/12/2014    2 recensioni
Sono passati pochi mesi dalla morte di Allison, Lydia e Stiles si sono lentamente allontanati, fino a diventare quasi degli sconosciuti. La situazione non va bene a nessuno dei due ma, per orgoglio o paura della reazione altrui, nessuno fa il primo passo. Inaspettatamente, sarà una festa di Halloween a rimettere tutto a posto.
Estratto dal primo capitolo:
"Ho l'impressione che Stiles ti stia guardando."
"Lo so."
"Solitamente non si balla con una ragazza e nel frattempo se ne guarda un'altra."
"Lo so."
"Sai che basterebbe una tua sola parola per far tornare tutto come prima, vero?"
Per un istante mi domando da quando Scott McCall sia diventato un così bravo osservatore, ma è una domanda fugace, che subito viene inglobato nel turbinio di pensieri che ho in mente:"Lo so."
"E allora cosa ci fai ancora qui? Perché lasci che balli con Malia mentre voi due neanche vi parlate da giorni?"
"Perché mi sembrava magnanimo, da parte mia, dare alla ragazza-coyote un piccolo vantaggio e io sono una persona molto magnanima, McCall."
La fanfiction è assolutamente una Stydia ma contiene qualche accenno Stalia, è ambientata dopo la terza stagione e non tiene conto degli avvenimenti della quarta.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stiles
Ci era voluto un po’ di tempo perché tornasse tutto alla normalità e ad essere sinceri, non so nemmeno dire se ci siamo effettivamente giunti anche perché, in fondo, chi più ricorda cosa sia la normalità?
Non era stato immediato, c’erano troppe cose da metabolizzare, dovevo superare la morte di Allison, accettare ciò che avevo fatto mentre ero posseduto dal Nogitsune e recuperare ciò che mi ero perso quando… non ero stato esattamente me stesso. Non era stato un lavoro facile, per niente, ma mentre lo facevo, nella mia vita, contro ogni aspettativa, era comparsa una nuova costante che aveva capelli e occhi castani, profumava di bosco e portava il nome di Malia.
Non avevo esattamente scelto di farla entrare nella mia vita, in realtà non sapevo nemmeno dire come fosse successo. Semplicemente avevamo iniziato a passare del tempo insieme, un po’ per la scuola, un po’ perché io e Scott le insegnavamo a gestire il suo lato animalesco e alla fine… beh alla fine è rimasta.
Non che siamo ufficialmente fidanzati o roba simile, non abbiamo preso alcun tipo di impegno soprattutto perché per lei, che per la maggior parte della sua vita è stata un coyote, appellativi come “ragazzo” o “fidanzato” significano ben poco. Io sono solo Stiles e lei è solo Malia e ci piace passare del tempo insieme. In realtà è tutto molto più facile di quanto sembri, come spesso capita con queste cose, ci piace la compagnia l’uno dell’altra e non c’è alcun motivo per negarcela, nulla di più.
Le cose però sono cambiate e nessuno può negarlo. C’erano delle dinamiche tra di noi che sono state totalmente stravolte dopo… beh, dopo la morte di Allison. All’inizio c’erano voluti mesi perché riuscissimo ad adattarci gli uni agli altri in quella sorta di branco male assortito e quando sembravamo avercela quasi fatta, è andato tutto a farsi fottere.
Scott è un bravo Alpha, ho sempre pensato che lo fosse e in questi ultimi mesi lo sta dimostrando a tutti, anche a quelli che inizialmente non lo ritenevano in gradi di combinare nulla di buono. Prende decisione sagge, mette gli amici davanti anche a se stesso e sembra sempre sapere quale sia la cosa giusta da fare. Mi ha aiutato molto nell’ultimo periodo, lui e Malia hanno fatto un grande lavoro, abbiamo ricostruito insieme tutti gli avvenimenti, tutte le cose che non mi ricordavo ed anche se sono stati brutalmente sinceri e non mi hanno nascosto nulla né hanno cercato di indorare la pillola, sono stati fantastici, mi hanno aiutato a ricordare ed accettare tutto ciò che avevo fatto quando il Nogitsune aveva il controllo del mio corpo.
Capita ancora che io faccia sogni orribili o che mi svegli nel cuore della notte con l’impressione di stare annegando, sono immerso nell’acqua, è ovunque e io non so come uscirne. Nella maggior parte dei casi però, quando apro gli occhi, trovo Malia accanto a me, pronta ad ascoltarmi e tranquillizzarmi.
Ad essere sincero, non so se vorrei davvero ufficializzare il nostro rapporto, neanche se la situazione fosse diversa. Insomma, mi piace passare il mio tempo con lei, siamo in sintonia e, diciamocelo, il sesso è meraviglioso, ma non posso dire di amarla come teoricamente dovrei amare la mia ragazza. Non sono neanche sicuro di cosa voglia dire amare qualcuno in quel senso. Ho amato una sola ragazza in tutta la mia vita e per almeno una decina di anni lei non mi ha degnato nemmeno di uno sguardo, forse non sono la persona migliore per parlare di certe cose.
Ed inevitabilmente, ancora una volta, il mio pensiero vola a lei. Ai suoi capelli biondo fragola e agli occhi verde smeraldo, così terribilmente espressivi e penso che mi manca, mi manca come l’aria e questo è anche peggio che annegare.
Non so come sia successo. Insomma, un giorno mi stringeva e piangeva sulla mia spalla quasi fossi il suo salvagente nel mezzo di una tempesta ed il giorno dopo a malapena mi salutava per i corridoio della scuola. E la cosa divertente è che questa volta sono – quasi – sicuro di non aver fatto nulla di male per meritarmi tale comportamento.
O forse no perché insomma, sono sempre io, e so che in un modo o nell’altro riesco comunque a dire o fare la cosa sbagliata, ma non penso di aver combinato un casino così grande da meritare di vedermi tolto saluto… no?
Eppure lei lo ha fatto, senza spiegarmene nemmeno il motivo ha ridotto le nostre interazioni ben al di sotto dello zero. Ed è una cosa odiosa, perché frequentiamo la stessa scuola ed usciamo con gli stessi amici e spesso me la ritrovo persino in classe! Ma lei non mi rivolge neanche la parola, è già tanto se mi concede un cenno del capo senza guardarmi negli occhi, quando occupo il banco affianco al suo.
È insopportabile, mi sembra di essere invisibile e, soprattutto, di essere tornato indietro di un paio di anni, a quando lei era troppo bella e popolare per degnare anche solo di un’occhiata quello sfigato di Stiles.
Sento una mano posarsi delicata proprio sopra l’incavo del gomito e mi volto appena per incontrare gli occhi castani di Malia. Sono belli, hanno un bel taglio, ricordano in qualche modo il coyote che nasconde dentro di sé e sembrano terribilmente profondi, tanto scuri da sembrare neri, a volte, ma non sono color smeraldo.
Mi guarda accigliata, con la testa leggermente inclinata, probabilmente ha capito che c’è qualcosa che non va e, considerando la sua poca conoscenza dei modi umani, la frustrazione deve avere un odore particolare che il suo olfatto animale è riuscito a percepire o qualche roba sovrannaturale del genere. Non è ancora l’esatta immagine della tipica adolescente americana ma… ci stiamo lavorando.
<< Cosa succede? >> mi domanda, assottigliando gli occhi alla ricerca della causa del mio malumore.
Scuoto la testa e le sorrido, chiudendo la zip dello zaino e successivamente l’armadietto:<< Niente, perché? >>.
Malia si fa più vicino ed accosta il viso al mio, ho quasi l’impressione che mi stia annusando e probabilmente è davvero così:<< Hai qualcosa che non va, sembri quasi triste… no, non proprio triste, solo un po’… non lo so, sei arrabbiato? >> ecco, non è particolarmente ferrata con le emozioni umane e forse, per oggi, questo gioca a mio favore.
Mi stringo nelle spalle e allungo un braccio per posarglielo sopra le spalle, lei sembra rilassarsi un po’:<< No tranquilla, è tutto a posto. Sono solo stanco, non ho dormito bene questa notte. >>
Lei pare ancora sospettosa ma adesso è più tranquilla, quel tanto che basta per non dare il via ad un interrogatorio per lo meno. Forse ha deciso che in fondo non è così tanto importante. Mi allaccia un braccio intorno alla vita e si avvicina di più, finché la sua testa non sfiora quasi la mia spalla.
In silenzio, iniziamo a camminare per il corridoio. In realtà stiamo molto in silenzio io e Malia, lei non è una tipa di troppe parole, se deve dire qualcosa lo fa in modo chiaro, conciso, a volte addirittura lapidario ed io… beh io sono sempre stato un po’ logorroico, ma dopo tutta la storia del Nogitsune... non lo so, è come se le parole mi sembrassero di troppo, a volte.
La gente ormai si è abituata a noi, inizialmente le occhiatine ed i pettegolezzi – che sembrano così tanto piacere agli alunni della Beacon Hills Hight School – ci seguivano ovunque – “Stilinski è fidanzato! Fidanzato con la strana ragazza nuova!” – ma ormai tutti sembrano aver accettato la cosa e, anche se è palese che siano un po’ curiosi, i loro sguardi stupiti non si posano più su di noi, ormai sembriamo fare parte dell’arredamento.
Siamo praticamente davanti alla classe di storia, dove io avrò lezione alla prima ora, quando abbasso nuovamente lo sguardo su Malia:<< Stasera allora andiamo alla festa? >>.
Lei inclina leggermente la testa verso di me con uno sguardo stupito e mi sembra di vedere le rotelle del suo cervello lavorare per capire di cosa sto parlando:<< Quale festa? >>.
Scuoto appena la testa, divertito. Malia è stata per anni umana, prima di rimanere intrappolata nel corpo di un coyote, però sembra che abbia dimenticato molte cose della sua vita di prima:<< È Halloween, hanno organizzato una festa per i ragazzi della scuola, te ne ho parlato l’altro giorno… >>.
La vedo assottigliare lo sguardo e per un istante ho l’impressione che se dovesse impegnarsi ancora un po’, inizierebbe ad uscirle fumo dalle orecchie:<< Halloween… è quando si rubano i dolci travestiti da mostri? >>.
Faccio una smorfia e scuoto la testa. So che sembra strano ma è comunque un miglioramento, considerando che l’ultima volta che abbiamo parlato di festività mi ha domandato se dovesse farmi un regalo da mettere nel camino per il giorno del ringraziamento:<< Sì… cioè non proprio, questo lo fanno i bambini e solitamente li chiedono più che rubarli ma non importa. Hanno organizzato un festa in un locale, si balla e si beve come ad una qualsiasi festa solo che… ci si traveste. >>.
Malia ci pensa un attimo, so che le piace la musica e anche ballare, ovviamente non può ubriacarsi proprio come i lupi mannari, ma troverà comunque il modo per divertirsi:<< Ok allora, da cosa mi devo travestire? >>.
Di colpo sento un calore affatto piacevole affluirmi alle guance e socchiudo appena la bocca:<< I-io non ne ho idea… perché… perché non chiedi a Kira? >> a volte le conversazioni tra di noi si fanno imbarazzanti, per me almeno. Succede abbastanza spesso in realtà, considerando la mia poca conoscenza sul mondo femminile e la sua esagerata schiettezza, per lo più lei non sembra nemmeno accorgersene.
Spesso mi domando cosa ci abbia messi insieme. Non abbiamo interessi in comune né la pensiamo allo stesso modo sugli argomenti importanti. A volte ho paura che tutto ciò che c’è mai stato tra noi sia stato dettato unicamente dalla voglia di sperimentare, di fare esperienze nuove, da parte di entrambi, i dubbi mi attanagliano lo stomaco nel cuore della notte e riescono a farmi girare e rigirare tra le lenzuola sgualcite per ore. Eppure la mattina dopo mi sveglio e Malia è sdraiata ancora accanto a me, pronta a baciarmi e a stringermi e ogni dubbio passa, portato via dal sapore dolce delle sue labbra.
 << Ok, allora la chiamo dopo scuola e sento cosa mi dice. >>
La campanella suona sopra le nostre teste e, prima che io faccia in tempo a fare qualsiasi cosa, lei mi schiocca un bacio sulle labbra e scappa via, diretta spero alla sua prima lezione della mattina. Sospiro, mentre guardo i suoi capelli castani rimbalzare sulla maglietta blu che indossa per poi scomparire tra la massa di studenti che si accalca per il corridoio. Un sorriso appena accennato mi spunta sulle labbra ed è in quel momento che la voce nasale del professore di storia giunge forte e chiara alle mie orecchie.
<< Stilinski! In classe! >>
E no, ci sono cose che non cambiano mai.
 
Scott mi risponde intorno al quindicesimo squillo e dalla sua voce è palese che si sia appena svegliato. Biascica qualcosa di incomprensibile, poi la sua voce si allontana e si sente un tonfo. Alzo gli occhi al cielo, sperando solo che non abbia rotto l’ennesimo cellulare poiché sappiamo entrambi benissimo che non ha i soldi per comprarsene uno nuovo.
<< Stiles? Sei ancora lì? >> ora la sua voce è un po’ più sveglia, quel tanto che basta per non farmi domandare se sia effettivamente sveglio o se parli nel sonno.
Lancio un’occhiata all’orologio sul comodino, accanto ad uno dei disegni degli alberi che faceva Lidya – a Malia non piace e spesso capita che quando è qui questo finisca casualmente nella fessura tra il comodino ed il muro, ma ogni volta, appena se ne va, lo ripesco e lo riposiziono al suo posto – segna quasi le sette e trenta di sera:<< Buongiorno Bella Addormentata, è ora di svegliarsi! Alzati e risplendi. >>
Le parole che mi arrivano in risposta non sono esattamente quelle che pronuncerebbe una principessa della Disney al suo principe. Poco male, mi ringrazierà quando si renderà conto che se non fossi stato io a svegliarlo avrebbe fatto tardi all’appuntamento con Kira e se c’è una cosa della quale sono sicuro è che con lei vuole fare bella figura.
<< Ehi amico, datti una calmata, ti sto facendo un favore, sono quasi le sette e trenta! >>
Sento dei rumori dall’altra parte della linea, un tonfo e poi l’acqua corrente, Scott deve essersi alzato per sciacquare via i fumi del sonno:<< E allora? >>
<< Kira. Halloween. Festa… non ti dicono niente queste parole? >>
<< Stiles, ma di cosa stai…? >>
<< Stasera c’è la festa di Halloween! E prima, mentre ti riaccompagnavo a casa, Kira ti ha mandato un messaggio domandandoti se ti andasse di passarla a prendere per andarci insieme. >>
Tre. Due. Uno…
<< Oh merda! È tardissimo! >>
Povero Scott, ogni tanto mi domando come farebbe a sopravvivere senza di me. Sarà anche un Lupo Mannaro, un Alpha con le zanne e tutto il resto, ma se non ci fossi io non resisterebbe un giorno nel mondo reale, ne sono sicuro.
<< Ma davvero? >> ironizzo mentre dall’altra parte della linea mi arrivano all’orecchio tonfi e imprecazioni malamente camuffate:<< Avanti sbrigati e vedi di non fare tardi, penso proprio che non sia il caso di far innervosire una volpe… >>
<< No no, aspetta! >> le parole di Scott mi bloccano prima che possa chiudere la telefonata:<< È una festa in maschera e io non ho un costume! >>
Ci penso su un istante, osservando gli abiti abbandonati sul mio letto che ho messo insieme per ricreare una versione decisamente economica del Conte Dracula e mi lascio scappare una risata:<< Qualche rotolo di carta igienica e un po’ di pazienza, amico. Con la mummia non si sbaglia mai. >> e sto ancora ridendo quando premo il tasto rosso per interrompere la chiamata, prima di poggiare il telefono sulla scrivania e dirigermi verso il bagno.
Afferro il tubetto nuovo di gel abbandonato sul bordo del lavandino e prima di mettermi al lavoro mi do un’occhiata allo specchio. I capelli, ora più lunghi rispetto a come li portavo gli anni scorsi, sparano un po’ in tutte le direzioni, senza seguire una piega definita. Vorrei poter dire che mi danno un aspetto selvaggio ma in realtà ho solo l’aria di uno che si è appena alzato dal letto.
Sospiro scrollando le spalle e:<< Adesso a noi >> dico, prima di spremermi una generosa quantità di gel sulle mani ed infilare le dita tra la castana massa informe che mi ritrovo in testa.
 
Ho ancora le mani impiastricciate di cerone bianco ed indosso una scarpa sola quando suona il campanello di casa. Lancio un’occhiata alla sveglia sul comodino di fianco al letto e mi rendo conto che effettivamente sono le nove, l’ora in cui avevo detto a Malia di venire a casa mia. Inizialmente mi ero proposto di andare a prenderla ma lei ha risposto che non le dispiaceva camminare e… beh, chi sono io per impedirle di fare un po’ di moto?
Rischiando di sbattere la testa contro la cassettiera, saltello su di un piede solo per cercare di infilarmi la seconda scarpa, mentre urlo un “vado io” rivolto a mio padre che probabilmente è chiuso nel suo studio a risolvere l’ennesimo caso impossibile.
Contro ogni aspettativa, riesco a portare a termine l’impresa di indossare entrambe le mie solite scarpe da ginnastica senza fratturarmi l’osso del collo e quando ho finito mi precipito giù per le scale e spalanco la porta d’ingresso, so bene quanto poco le piaccia aspettare.
Nemmeno il tempo di metabolizzare ciò che vedo che ho l’impressione di sentire il tonfo sordo che produce la mia mascella infrangendosi contro il pavimento. La prima cosa che penso è che vestita così Malia avrà sicuramente un freddo cane e la seconda è che probabilmente quello che indossa non può neanche propriamente definirsi “vestito”. Poi penso che se qualcuno due anni fa mi avesse raccontato che un giorno avrei baciato una ragazza simile, che mi sarei addirittura presentato con lei ad una festa, probabilmente gli avrei riso in faccia. Ho mille pensieri per la testa ma dalle labbra non esce il minimo suono, me ne rimango lì, a boccheggiare muto come un pesce particolarmente stupido, mentre i miei occhi non trovano un motivo valido per staccarsi da ciò che ho davanti e nemmeno si impegnano per cercarlo.
La poca stoffa tigrata che ricopre il corpo di Malia è aderente come una seconda pelle e lascia pochissimo – per non dire nulla – spazio all’immaginazione. C’è così tanto da guardare che, nonostante l’evidente imbarazzo che mi provoca la situazione, non riesco proprio a distogliere lo sguardo. Mi sforzo di pronunciare qualcosa di senso compiuto ma tutto ciò che esce dalle mie labbra è un borbottio indistinto.
Malia fraintende, per la centesima volta quel giorno, la mia reazione e sul suo viso pare calare un’ombra scura:<< Non ti piace? Non è adatto? Lo sapevo che non dovevo ascoltare quella stupida di una commessa! >>
Con uno sforzo immane cerco di rimettere insieme le idee ed è solo quel briciolo di dignità rimastami ad impedire che mi prenda a schiaffi da solo:<< No… cioè sì, voglio dire, mi piace e n-non è inadatto s-solo che… ehm… te lo ha consigliato Kira? >> non riesco proprio ad immaginarmi quella ragazza che consiglia qualcosa del genere a qualcuno, probabilmente solo l’idea di un indumento simile la imbarazzerebbe, come d’altronde imbarazza me.
<< No, quando l’ho chiamata era troppo tardi e lei aveva già trovato un vestito, così sono andata in un negozio e mi sono fatta consigliare dalla commessa. >> mi spiega incrociando le braccia al petto. Pessima mossa perché così facendo mette in risalto il decolté ed è l’ultima cosa di cui ho bisogno in questo momento.
Di colpo nella stanza la temperatura si alza ed io sento premere il sudore sulla fronte, sotto lo spesso strato di cerone bianco che mi sono appena spalmato in faccia. Per un attimo sono tentato di chiederle in che diavolo di negozio abbia trovato qualcosa di simile, ma proprio in quel momento sento il rumore di dei passi sulle scale di legno. In tempo zero afferro la mia giacca dall’appendiabiti all’ingresso e, quando mio padre scende l’ultimo gradino, questa avvolge già Malia completamente, nascondendo quel poco che ha indosso.
<< Ciao Malia. >> saluta mio padre, rivolgendo un sorriso alla ragazza che ricambia con un cenno del capo:<< Posso offrirti qualcosa prima che andiate alla festa? >>
<< Molto… >
<< Veramente dobbiamo scappare, siamo in ritardo. >> la interrompo, prima che possa accettare l’offerta. Certo, tra me e papà c’è un bel rapporto, ma non voglio sapere cosa potrebbe immaginare vedendola “vestita” in quel modo, perché va bene che è Halloween ma… insomma…
<< Ma… >>.
<< Dobbiamo andare. Siamo in ritardo. Ciao papà, non mi aspettare sveglio! >> e prima ancora di terminare la frase, mi sono chiuso la porta alle spalle, lasciando mio padre imbambolato davanti alla porta d’ingresso, un’espressione incredula dipinta in volto.
Nemmeno Malia sembra averci capito molto di quanto successo ma fortunatamente non è una che fa troppe domande, così sale sul furgone senza una parola e rimane in silenzio mentre metto in moto e poi per quasi tutto il viaggio verso il locale che ospitata la festa.
Mi piace l’idea di andare con Malia ad una festa. Non lo abbiamo mai fatto, non perché non volessi ma perché non c’è mai stata l’occasione. Io sono un po’ un imbranato con questo genere di cose ma una festa in maschera mi sembra proprio il tipo di attività che potrebbe piacere a Malia e poi è Halloween, insomma, a chi non piace Halloween?
Mi ripeto, come faccio ormai praticamente ogni giorno, che questa serata andrà benissimo, che sono finiti i tempi in cui avevo l’impressione che il mondo intero potesse sgretolarsi da un istante all’altro sotto i miei piedi, senza il minimo preavviso. Andrà tutto bene, ne sono certo, devo solo tenere d’occhio Malia perché non se ne esca con qualche trovata assurda, ma non troppo d’occhio perché ho paura che potrei rischiare un infarto guardando troppo a lungo quel che (non) indossa.
Parcheggio poco distante dal locale e dopo aver chiuso la macchina mi incammino affianco a lei verso l’entrata. Ha lasciato la mia giacca nel furgone ma procede tranquilla, senza dimostrare minimamente di avere freddo, il che è strano, poiché l’ho sentita spesso lamentarsi di non riuscire più a scaldarsi da quando ha ripreso la sua forma umana.
L’interno del locale è pazzesco, l’arredamento è moderno e scuro, arricchito con ragnatele, scheletri ed altre tipiche decorazioni di Halloween, le luci psichedeliche ed il fumo conferiscono un aspetto irreale alla scena che mi si presenta davanti, una massa di corpi travestiti, truccati e gocciolanti sangue finto che si muove all’unisono, a ritmo di musica. Sento Malia accanto a me esprimersi in un verso sorpreso e, prima che io me ne renda conto, mi ha afferrato per una mano e trascinato praticamente nel mezzo della pista.
Subito il suo corpo si fa vicino al mio, porta una mano dietro il mio collo ed inizia a muoversi, seguendo la musica, in perfetta sintonia con chi ci circonda. Io d’altro canto so di essere pessimo a ballare e, ad essere sincero, avrei preferito che per lo meno mi chiedesse se mi andava di ballare prima di trascinarmi lì in mezzo, ma faccio finta di niente e cerco di adeguarmi meglio che posso con i suoi movimenti.
Stiamo ballando da appena una manciata di minuti ed io inizio proprio adesso a prendere il ritmo quando intravedo il viso di Scott tra la folla. Agito una mano nella sua direzione e lo chiamo, lui nonostante il baccano infernale subito si volta verso di me – ogni tanto i suoi poteri sovrannaturali tornano utili – e mi sorride, alzando a sua volta una mano. Scoppio a ridere vedendo che è davvero avvolto nella carta igienica. Accanto a lui c’è Kira non capisco da cosa sia travestita, anche se distinguo abbastanza chiaramente una specie di velo che le copre le labbra ma quando si accorge di me sorride dolcemente, aggrappata al braccio del mio migliore amico.
Sfioro appena una spalla a Malia, che è tutta concentrata a dimenarsi a ritmo di musica. Lei solleva lo sguardo e quando le indico i due si limita a rivolgere loro un cenno con il mento, prima di gettarmi le braccia al collo e riprendere a ballare. L’intenzione era quella di chiederle di fermarci un attimo ed andare da Scott e Kira ma lei non sembra affatto dell’idea, così lascio perdere.
In fondo siamo qui più per lei che per me e se Malia vuole ballare per tutta la notte, vorrà dire che balleremo per tutta la notte.
Mi avvicino a lei e, titubante, appoggio le mani sui suoi fianchi. Non è certo la prima volta che la tocco così, ma ogni volta il contatto delle nostre pelli mi dà una strana sensazione, piacevole certo ma allo stesso tempo strana, non ci sono abituato probabilmente.
Balliamo ancora per diversi minuti, le canzoni sfumano l’una nell’altra senza che me ne renda conto e Malia si adegua al ritmo di ognuna senza la minima esitazione, io ho un po’ più di problemi ma riesco ad arrancare dietro i suoi movimenti ed alla fine inizio a pensare davvero di essere bravino… o non troppo imbarazzante almeno.
La musica cambia ancora e Malia inizia a muoversi in modo diverso, agitando le braccia e scuotendo i lunghi capelli castani, io per lo più mi limito a molleggiare a pochi centimetri da lei, muovendo la testa a ritmo con i bassi. Ed è in quel momento che la vedo.
La visione di Lydia mi procura sensazioni diverse rispetto a quelle che mi ha procurato trovarmi davanti Malia vestita a quel modo meno di un’ora prima. Non è un’improvvisa vampata di calore ma una gelida morsa attorno al cuore, che stringe e tira, come se una mano ghiacciata minacciasse di strapparmelo dal petto. Inutile dire che Lydia è bellissima, di una bellezza forse più delicata di quella che sfoggia Malia questa sera, oh certo, anche Lydia è sexy da morire, come sempre d’altronde, ma in modo meno sfacciato. In fondo però sa benissimo di non aver mai avuto bisogno di abiti attillati e scenografici per attirare tutta l’attenzione su di sé. Non capisco bene da cosa sia vestita, e in realtà non mi importa, vedo solo che il suo busto è stretto in un corpetto ed i capelli biondo fragola le ricadono sulle spalle in boccoli perfetti e, per un istante, le mie ginocchia tremano. È così bella. Una di quelle bellezze che meritano di essere scolpite nella pietra o raffigurate in un dipinto, così da essere certi che non vadano mai perdute, che possano essere eterne. Così forte eppure così delicata. Penso che non dimenticherò mai il viso di Lydia, anche se dovessi innamorarmi di un’altra, anche se i nostri cammini dovessero dividersi, anche se dovessi sposarmi, addirittura! So che lei, il suo viso, la sua bellezza, la sua voce, rimarranno impresse nella mia mente sempre, per sempre, qualsiasi cosa accada.
Vorrei avere parole migliori per descrivere ciò che la sua vista mi provoca ma non penso esistano. Non penso che il tumulto che sento nel petto abbia un nome, una parola sola non potrebbe mai descrivere tutte le emozioni che sento esplodere dentro di me ogni volta che il mio sguardo incontra la sua figura.
Poi lei, che sta parlando con Scott e Kira, si volta. A distanza di metri, un fiume di persone a dividerci, i nostri occhi si incontrano e tutto, ogni cosa attorno a me scompare. La musica, le persone, Malia stessa, nulla di ciò che mi circonda ha più consistenza, tutto quello che conta è lo smeraldo delle sue iridi che da troppo tempo il mio sguardo non incrociava.
Ed è quando Lydia muove il primo posso nella mia direzione che penso davvero che potrei svenire.

Continua...


Poiché la speranza è l'ultima a morire, spero voi non abbiate perso la speranza (?) e abbiate portato pazienza (?) ed ora siete qua a leggere questo capitolo.
Ok, quest'ultima frase non ha senso ma capitemi, sono reduce da un Natale in famiglia - e quando si parla della mia famiglia, un paio di bicchieri di spumante e qualche cioccolatino non sono sufficienti per sopportarla - quindi è già tanto se connetto quel tanto che serve ad aggiornare la storia.

E niente, siamo al punto di vista di quel pasticcino di Stiles, il capitolo non aggiunge granché alla storia ma mi piaceva l'idea di vedere gli stessi avvenimenti dai due punti di vista diversi. E' entrata ufficialmente in scena Malia e nonostante la storia sia ovviamente una Stydia ho voluto analizzare il suo rapporto con Stiles per come lo vedo io, sottolineo che è solo il mio parere, pace e amore a tutti.
Il prossimo capitolo invece sarà l'ultimo e sarà per metà POV Lydia e per metà POV Styles.

Quindi niente, ne vorrei approfittare per augurare a tutti buon Natale, buone feste ecc. Se vi va lasciatemi una recensione e aggiungetemi su Facebook dove potete trovarmi a qualsiasi ora del giorno e della notte per fangirlizzare come se non ci fosse un domani.
Grazie a tutti coloro che lasceranno una recensione e anche a chi ha solo speso qualche minuto del suo tempo per leggere la mia storia, un bacio.
Chanel

  

 
  
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