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Autore: Magali_1982    26/12/2014    6 recensioni
Una cosa che il Sergente James Buchanan Barnes - "Bucky" per gli amici, "Ci vediamo fuori, Barnes!" per chiunque avesse in animo di rimettere un paio d' incisivi dopo una rissa - era il Natale.
Due Natali vissuti a settant'anni di distanza. Due lettere da regalare. Un solo uomo a scriverle, profondamente cambiato ma con lo stesso grande cuore conosciuto dal suo migliore amico. Attorno, una folle, sbilanciata famiglia di Eroi. Tra successi Pop datati e Christmas Carol, una parentesi felice dove persino la neve non fa più paura.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Nuovo personaggio, Steve Rogers, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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To drive the cold Winter away
 
All hail to the days that merit more praise
Than all rest of the year.
And welcome the nights that double delights
All well for the poor as the peer!
Good fortune attend each merry man's friend
That doth but the best that he may,
Forgetting old wrongs with carols and songs
To drive the cold winter away
 
Azzano, Nord Italia. Natale 1944.


Una cosa che il Sergente James Buchanan Barnes - "Bucky" per gli amici, "Ci vediamo fuori, Barnes!" per chiunque avesse in animo di rimettere un paio d' incisivi dopo una rissa - era il Natale.
La questione esulava dai regali, dal pranzo in famiglia, dalla ciambella dolce semplicemente eccelsa che zia Nicole portava ogni anno; qui si trattava di atmosfera. Quel miscuglio di attesa e aspettativa, di scoperta e condivisione. Il momento perfetto in cui le amicizie si saldavano e in famiglia, almeno nella sua, sotto la patina delle circostanze formali s' intravedevano i veri legami. Cosa valeva la pena difendere e coltivare e cosa si sarebbe lasciati alle spalle senza troppi rimpianti.
L' inverno aveva un odore diverso, in quell' angolo sperduto d' Europa. Mordeva il culo esattamente come a Brooklyn ma la neve era più pulita, l'aria meno appestata dal respiro scuro di una città immensa come quella dove era nato e cresciuto. La foresta che circondava il campo militare, l'aria colma di cristalli di ghiaccio la mattina. Persino il gelo dell' acqua era in qualche modo più limpido; come se solo lì l'acqua potesse dirsi acqua. E a giudicare dalle imprecazioni che ogni mattina fioccavano dalle docce comuni, era tanto trasparente quanto fottutamente ghiacciata.
Tornare al loro quartiere, le tende che dalla numero 10 andavano alla 14, dopo una missione era un valido surrogato del tornare a casa: erano vivi, ancora tutti interi, passabilmente ammaccati. Nulla che un bravo dottore con poco pelo sullo stomaco e una dolce infermiera capace di sorriderti persino mentre sistemava una frattura esposta potessero affrontare.
Gli Howling Commandos, la squadra speciale formata da elementi presi tra i migliori offerti dalle Forze Alleate, sembravano invincibili agli occhi del Centosettesimo Battaglione. Persino chi ne faceva parte credeva a tale presunzione d' immortalità; un po' perché si doveva nascondere la paura e camminare con una certa dignità accanto alla morte. Un po' perché avevano un Capitano in cui riporre ogni fiducia, compresa la più sacra di tutte: affidarsi a lui per portare a casa le pelle sapendo di essere nel giusto.
"Barnes! Sergente Barnes! Posta!"
L'aria aveva una sfumatura violacea e possedeva il peso di una prossima, abbondante nevicata. Gravava sull' intera base, contrastata dai focolari da campo accesi dal primo turno di guardia. Bucky era seduto davanti a uno di questi, gli occhi grigi immersi nella contemplazione delle fiamme che ostinate vincevano il freddo, quando udì il richiamo che aspettava dal primo Dicembre. Aveva addosso i suoi anfibi più pesanti, robusti pantaloni senza uno strappo - un lusso, in quei tempi di aspri combattimenti - e il maglione d'ordinanza sotto la giacca della sua nuova divisa. Lasciò perdere il fucile che imbracciava, la disperata voglia di una sigaretta e la coperta in cui si era appallottolato quando era stato buttato giù dalla branda dall' amorevole manona del suo compagno di ventura, il colosso irlandese "Dum Dum" Doughan.
"Finalmente, Tom!" apostrofò il nuovo arrivato, accogliendolo con un grande sorriso grondante riconoscenza. "Stavo per gelarmi l'uccello aspettandoti!"
Il ragazzo arrivò nel cerchio di luce guizzante proiettato intorno dal fuoco, annunciandosi con una risata sottovoce.
"Te lo taglieranno via se continuerai a urlare in questo modo, Bucky."
"Dubito lo faranno, quando mi vedranno con i regali arrivati dalle loro famiglie. Allora, cos'hai per noi?"
Tom Barnaby era un ragazzo inglese di appena vent'anni. Capelli color sabbia rasati, piccoli e sottili occhi verdi: era tutto quello che si riusciva a vedere tra l'ingombro del cappotto, la sciarpa e un berretto a tasca mal messo sulla testa. Le mani coperte da spessi guanti di lana andarono a slacciare le fibbie di un borsone straripante da cui occhieggiavano decine di lettere ben pasciute.
"Dunque: tu hai la fortuna di avere tre sorelle e una madre. Tieni, ti auguro di fare indigestione con tutta la dannata cioccolata che ti avranno mandato. Poi ci sono Duoghan e Falsworth; ah, ecco il regalo per Morita! Dernier e per finire, Jones."
Alla fine dell' elenco e del passaggio di vari imballaggi e buste, il bagaglio di Tom risultò decisamente più leggero.
"Grazie, ragazzetto. Vado a fare Babbo Natale!"
James sperò di potersela filare prima che l'imbarazzo intravisto sul volto del Soldato Semplice divenisse più di un' ombra.
"Ehy, Sergente."
Troppo tardi.
" Ho controllato più volte allo Smistamento ma per il Capitano Rogers non ho trovato nessuna missiva."
Bucky lo stupì scoccandogli un altro sorriso: "C' ha pensato mia madre Tom, non temere. Steve ha una collezione d' imbarazzanti maglioni natalizi sferruzzati da lei."
Gli mostrò il pacco più grosso, letteralmente ricoperto dai timbri della posta aerea.
"Non mi lascerebbe mettere piede in casa se sapesse che ho mancato la consegna del diciannovesimo pezzo!"


"Che il Diavolo ti porti, maledetto moccioso con la brillantina!"
La risata del Sergente produsse piccole nuvole di vapore bianco, subito perse nel buio livido di una notte di neve. Evitò il pugno che stava per disarticolargli la spalla sinistra con un aggrazziato scarto del busto.
"Su, Doughan, non in mezzo agli altri, dobbiamo essere discreti!"
La tradizione voleva che Babbo Natale fosse sì un simpatico vecchietto con seri problemi di pinguedine e una lunga barba bianca ma aveva il dono della discrezione; silenzio, una discesa per il camino e la mattina dopo, i regali nelle calze o sotto l' albero. In guerra si perdeva con sorprendente celerità quel po' d' innocenza lasciata dalla scoperta che tale ruolo fosse coperto dai genitori e anche per questo, alla fine tutta la squadra si ritrovò contenta di essere stata svegliata dalle allegre scrollate di Bucky.
Gli occhi pesti, gli sbadigli e le membra intorpidite sparirono nel giro di due batitti di ciglia; Dernier si presentò fuori dalle tende persino con i suoi impeccabili baffetti ben arricciati e un sorriso beato sul viso da topo scaltro. Il Tenente Falsworth aveva sotto il colletto della camicia kaki il suo immancabile ascot di seta.
E Dum Dum aveva appena dimostrato eccellenti riflessi, scongiurati solo dal sesto senso per le sberle sviluppato da Bucky in anni di specializzazione in risse nei vicoli di Brooklyn.
"Questo è un tema di mio nipote!"
Gabe Jones mostrò a tutti il contenuto della sua prima lettera: un foglio a righe con un lungo componimento, scritto con una grafia minuta e un po' goffa ma priva di errori. Sul fondo una penna rossa aveva vergato un grosso Dieci. Gli occhi del soldato afro-americano erano lucidi. Dernier sorrise e in francese mormorò una domanda. Jones si passò le mani sulle palpebre e sorrise di nuovo, più composto.
"Parla del Natale, mon frére. Di come lo festeggiamo nella nostra famiglia."
Le battute vennero taciute, almeno in quest' occasione. Falsworth si rialzò, mettendo il suo acciarino in tasca. L'esca prese fuoco e attecchì sui primi legnetti del falò improvvisato al centro del loro accampamento.
"Ragazzi, Erynn ha pensato a tutti noi!" esclamò Doughan tutto felice, scartando una cassetta di legno. Imballata con cura in un po' di paglia, c'era una grossa bottiglia di vetro scuro.
"Recupera dei bicchieri, ragazzetto Yankee. E poi vedremo se oserai ancora dire che la vostra acqua sporca è come il vero wisky irlandese!"
"Te lo saprò dire se dopo la nostra gara di bevuta sarai ancora in piedi, tacchino gonfiato" lo apostrofò Bucky con un ghigno pestifero. "Erynn sarebbe?"
"La più splendida fanciulla che l' Irlanda abbia mai avuto" disse compassato l'inglese; era strano vedere i lineamenti fini e aristocratici di Montgomery arricciati da tanta, silenziosa ilarità. "Non ti ha fatto mai vedere una sua foto per paura che tu vada a Dublino a soffiargliela."
"Cristo, e come hai fatto ad essertela accalappiata, allora?"
Il gigante irlandese fece tramare gli spessi baffi rossicci per la risata. "Perché i veri uomini non s' impiastricciano i capelli, moccioso. Ed è per questo che il nostro Capitano ha più successo delle donne con te, ultimamente; è per metà figlio dell' Isola di Smeraldo!"
"Non denigrare Bucky, Dum Dum. E' stato lui a provare a farmi essere un perfetto gentiluomo."
Gli scherzi e i motteggi cessarono d'incanto.
Steve Rogers possedeva da sempre una voce calma e profonda, anche prima di diventare Captain America, la leggenda vivente faro per gli Alleati e incubo per Hitler e la sua divisione scientifica, la temuta e letale HYDRA.
Una voce in evidente contrasto con l'aspetto del ragazzo che prima di un geniale, sensibile scienziato tedesco rifugiatosi negli Stati Uniti, era stato piccolo, magrissimo e flagellato da molte malattie, dall' asma persistente al rachitismo che aveva indebolito sviluppo e crescita.
Una voce perfetta per un uomo sempre con le spalle dritte, lo sguardo limpido e fiero di grandi occhi azzurri per nulla timidi, anzi, persino spavaldi se non si trattava di avvicinare una ragazza.
"Riposo, ragazzi."
Steve arrivò nel gruppo dei suoi uomini, impedendo loro di alzarsi come sarebbe stato corretto visto l'arrivo di un superiore, nonché comandante della piccola squadra. Anche ora che arrivava al metro e novanta di altezza, con un fisico tre volte quello con cui aveva combattuto e convissuto per i primi venticinque anni della sua vita, la compostezza con cui si muoveva aggiungeva un' ulteriore sottolineatura a un carisma noto da sempre a Bucky Barnes.
Il Capitano doveva essersi vestito con le prime cose racattate nel suo alloggio: gli anfibi erano stati allacciati sommariamente; una delle bretelle che reggevano i pantaloni della divisa da campo, appuntata storta. Steve aveva arrotolato fino ai gomiti le maniche della camicia e sopra le spalle si era messo la giacca verde scuro con le mostrine che denunciavano il suo grado. Persino il ciuffo di capelli biondi, domato di recente da un po' di brillantina, cadeva disordinato sulla fronte ampia e liscia.
"Mi hai dato molto grattacapi" interloquì Bucky con un ghigno storto sulle labbra gattescamente arriciate agli angoli. "Vieni a condividere con noi il regalo di Erynn?"
"Non chiamarla per nome con tanta confidenza, Barnes!" tuonò Doughan prima di passare un boccale di peltro al suo Capitano.
"Oh, lo sai che al primo posto ci sei tu!"
Un nuovo coro di risate, con un' aggiunta questa volta. Steve bevve un sorso di wisky, prendendo posto vicino al suo migliore amico.
"Allora, cosa vi hanno mandato le vostre famiglie?"
Solo una persona tra i presenti poteva conoscere l'effettivo mondo nascosto dietro una domanda così lecita la notte della Vigilia di Natale.
Bucky ripensò a Tom, alla bugia detta sul maglione. Un piccolo pegno da pagare con la propria coscienza. Un altro, minuscolo gesto di affetto e protezione per lo Scricciolo di Brooklyn, che avrebbe odiato essere al centro dell' attenzione per questioni tanto personali e intime. Che non voleva sentirsi diverso, nemmeno ora con tanta nuova forza e tante nuove responsabilità caricate su di lui da titoli e onoreficenze che non potevano aggiungere nulla alla sua vera grandezza: il cuore di Steve era sempre stato tanto ampio e coraggioso e grazie a Dio, non era un aspetto mutato dal Siero del Super Soldato.
"Toh!" gli mise in grembo un pacco chiuso da un nastro che si era coraggiosamente fatto un viaggio transoceanico nella pancia di un cargo militare della Divisione Strategica Scientifica. "Ma' si ricordava che quello alle nocciole era il tuo preferito."
Steve soppesò lungamente l'espressione di Bucky, in uno strano momento di tensione che si protrasse nell' imbarazzo generale.
"Manca quello delle tue sorelle", disse infine, petulante. Il Sergente inalberò una convincentissima aria sdegnata.
"Dovrai passare sul mio cadavere per averlo! Non puoi portarmi via anche le mie prime ammiratrici!"
"Ma se non ti sopportavano quando andavamo a mettere i rospi nei loro letti!"
"Poi sono cresciuto, testa di rapa! E per la cronaca eri ben lieto di spalleggiarmi in quei casi."
Rimanevano, prima di tutto, due amici. Anche nei momenti più delicati delle loro missioni, si poteva toccare con mano la solidità e la complicità che cementava un rapporto nato tra i banchi di scuola. Il legame affettivo tra Barnes e Rogers aveva costituito l'ottima base, il motore perfetto e inconsapevole che governava l'armonia e la solità dell' intera banda degli Howling Commandos: uomini provenienti da Paesi diversi, con culture e modi di vivere diversi ma che ormai sapevano fare giochi di parole in francese, masticavano una buona dose di parolacce in gaelico e conoscevano a grandi linee le storie principali dell' Oriente, portate in dote dalla signora Morita, la madre di Jim emigrata negli Stati Uniti dal Giappone quando aveva quindici anni.
Il wisky venne centellinato tra racconti e foto: alla fine, dopo mille provocazioni e punzecchiate, Doughan si risolse a mostrare quella di Erynn. Era stata scattata fuori dalla fattoria dove era nata a cresciuta, un piccolo podere lungo il fiume Liffey. L'immagine era in bianco e nero ma a giudicare dalla nuvola di lunghi ricci ribelli trattenuti da un nastro, era facile immaginersene lo stupefacente colore rosso.
"Vi sposerete?"
La domanda di Bucky era seria. Il soldato irlandese per una volta non replicò con una battuta pesante, sospirando e riponendo il suo tesoro sotto il pesante maglione a righe ormai consunto dall' uso. Non indossava mai altro; sosteneva con orgoglio guascone che l'inverno italiano era una misera pisciatina rispetto a quello della sua isola.
"Volevamo farlo ma poi è scoppiata la guerra. Dicono che Hitler pensi solo a radere al suolo Londra ma persino io so che dopo l' Inghilterra sarebbe la volta dell' Irlanda. E della Scozia, di tutti noi."
Gli occhi fissi sulle fiamme guizzanti, Montgomery annuì tristemente allungadogli una fraterna pacca sulla spalla. Secoli di sangue, rivalità e ribellioni si erano annullati per due uomini cresciuti in nazioni rivali.
"Beh, siamo qui apposta" aggiunse Jim, dopo un rutto. "Se impediamo all' Hydra di giocare a fare Dio, possiamo proteggere quanto ci è caro. E tu potrai sposare la tua bella rossa e chiamare i vostri bambini con i nostri nomi."
"Me ne guarderò bene!"
"Guarda piuttosto che non prendano il tuo brutto muso!"
La notte invecchiava lentamente, sopra la testa di quel pugno di uomini. Il primo fiocco di neve scese silenzioso; pochi secondi dopo cominciò una lenta, inesorabile fioccata. Steve si alzò, infilandosi le maniche della giacca e prendendo la baionetta che Bucky aveva posato accanto.
"Dove vai?"
"A fare quello che, in linea teorica, dovresti fare tu. La guardia."
"Ma ormai è Natale!" si lagnò il Sergente.
"Appunto per questo vi lascio liberi. Ci vedremo domani al rancio, ragazzi."
La schiena del Capitano svanì nel buio punteggiato di bianco. Bucky smise di ridere e buttò due grossi ciocchi di legno, facendo sfrigolare decine di scintille. Jones notò qualcosa.
"Non ha preso la sua cioccolata."
"E gli altri regali?" aggiunse Jacques, nel suo stentato inglese. Qualcuno s'irrigidì e non rispose.
"Infatti. Sua madre non gli ha spedito nulla?"
"O la sua ragazza."
"Andiamo Gabe, lo sai che la fortunata è l' agente Carter e non si dichiareranno mai con tutto lo schifo che dobbiamo affrontare ogni giorno!"
Solo di due diretti interessati pensavano che nessun altro si fosse accorto di come si guardavano, si cercavano se erano nella stessa stanza o distoglievano lo sguardo, imbarazzati, se uno o l'altra si accorgeva di essere così teneramente studiato.
James si versò altro wisky; sentiva di non poter rimanere ancora a lungo senza dire nulla. I suoi commilitoni non erano stupidi, ci sarebbero arrivati.
"Vi siete accorti che il Capitano non parla mai della sua famiglia? Sa quante sorelle o fratelli abbiamo, chi di noi ha più cugini ma non sappiamo nemmeno come si chiama sua madre."
Un morso al labbro inferiore. Una mandibola che si serrava e giù l'ultimo goccio di liquore.
"Sarah. Si chiamava Sarah."
Il nome gli evocava subito il viso elegante, sciupato da una vita difficile, di una donna tanto minuta quanto forte e caparbia. Con gli stessi occhi del figlio, un accento irlandese spiccato e capelli ramati raccolti nella cuffia da infermiera con cui tornava a casa. Falsworth fece schioccare la lingua, colpito da un dettaglio bruciante quando una pallottola sparata a caso e andata a segno. Cercò lo sguardo di Bucky.
"Hai usato il passato. Vuoi dire-"
"E' morta lo scorso anno, a causa di un' infezione presa nell' ospedale dove lavorava. Era l'unica infermiera disposta a curare un paziente molto malato. E il padre del Capitano li lasciò quando lui era solo un bambino. Lo ha cresciuto da sola."
Il freddo divenne una lama tagliente persino per Dum Dum Doughan. La verità impose di non aggiungere altre parole.
 
Tis ill for a mind to anger inclined
To think of small injuries now,
If wrath to be seek, do not lend her you cheeck,
Not let her inhabit thy brow.
Cross out of thy books malevolent looks,
Both beauty and youth's decay
And Wholly consort with mith and sport
To drive the cold Winter away.


Parlare di permessi e congedi in un punto del conflitto tanto delicato era impossibile.
La grande tenda dove si servivano i pasti era piena ma per un pugno di ore non ci sarebbe stato spazio per piani, tattiche, missioni o battaglie.
La colazione di Natale prevedeva piatti impossibili da assaporare per il resto dell' anno: un miscuglio di cucine e sapori inebrianti, conditi dai canti che un gruppo di soldati inglesi elargiva di tanto in tanto, guadagnandosi applausi e perché no, qualche occhio lucido da nascondere dietro una pinta di sidro caldo.
Seduta al tavolo riservato al comando della Divisione Scientifica Strategica, Peggy Carter ascoltava e beveva un caffé degno di questo nome; questa volta enon erano stati lesinati i grani da macinare e la bevanda risultava perfetta per accompagnare i pan cakes preparati con abbondante salsa ai mirtilli. Veri, sugosi mirtilli di bosco. Chi poteva sospettare che gli spicci cuochi del Centosettesimo fossero stati capaci di sfidare la neve per trovarne qualcuno nella ghiacciaia del campo?
Era da sola, anche se circondata dal chiacchiericcio degli uomini che servivano il Colonnello Willys. Howard Stark, senza modestia il miglior ingegnere meccanico degli Stati Uniti, non sapeva cosa farsene di un giorno intero libero. Le feste comandate avevano per lui il valore di altre ore di lavoro e c'era molto da fare, quando bisognava assicurare protezione e nuove armi a un piccolo commando di belligeranti soldati dalla testa calda; gli unici col fegato di opporsi a petto in fuori alle terribili invenzioni del Teschio Rosso.
Per un momento, Peggy socchiuse gli occhi e si concesse di pensare alla sua famiglia. Aveva ricevuto molte lettere da sua madre e suo padre, qualche piccolo dono e poteva quasi vederli seduti accanto all' albero di Natale che ogni anno veniva allestito nell' angolo del soggiorno, vicino al caminetto. Era proprio vero che in determinate circostanze, la lontananza, il pericolo e l'isolamento facevano apparire unici rituali diventati banali e ripetitivi.
"Agente Carter?"
La donna si scosse debolmente, posando la sua tazza e voltandosi verso chi l'aveva chiamata.
Il saluto militare rivoltole dal Sergente Barnes non aveva nulla di provocatorio; le sorrideva appena, gli occhi grigi seri e privi della consueta scintilla ironica.
"Buongiorno, Sergente e buon Natale."
"Volevo ringraziarla. E' stata gentile a darci una mano."
Peggy distolse lo sguardo il tempo sufficiente per ricordarsi di aver sviluppato un talento raffinato e utilissimo; non arrossire in situazioni ufficiali.
"E' stato un piacere."
Anche se era stata svegliata nel cuore della notte da un impacciatissimo, educato soldato Irlandese che parlandole aveva continuato a stropicciare la bombetta feticcio su cui aveva cucito la propria mostrina. Le era stato chiesto se conosceva qualcuno delle cucine e alla sua risposta affermativa, aveva ricevuto una richiesta inaspettata quanto gradita.
"Sono certo che il Capitano apprezzerà."
"No, ti prego, non è necessario lo sappia."
Troppo precipitosa. Bucky si limitò a un breve sorriso e la salutò nuovamente. Girò sui tacchi ma non mosse un passo.
"Non aspetti troppo" si limitò a dire prima di lasciarla in preda alla più dolce delle confusioni. Raggiunse il tavolo che ormai gli Howling Commandos occupavano stabilmente; stavano tutti consumando la loro generosa colazione natalizia, il solo piatto intonso troneggiava al centro, coperto da un tovagliolo bianco.
"L'operazione di ritardamento è perfettamente riuscita" gli annunciò Jim versandogli del caffé. "Il Capitano è stato trattenuto dalla lettura di un dispaccio il tempo per far arrivare quanto aspettavamo dalla cambusa."
"Eccolo!"
Per nulla provato dalle ore di guardia fatte al posto dell' amico, Steve giunse alla mensa del campo salutato e seguito dalle tante voci allegre che gli auguravano buon Natale. Il coro degli inglesi s'interruppe per andarlo a omaggiare, gli ufficiali cercavano la sua mano per stringerla. E il Capitano non si sottraeva a un solo di quei passaggi, accettando complimenti da riportare a una madre morta troppo presto o a una famiglia di cui rimaneva l' unico esponente. I gentili occhi azzurri non vennero mai oscurati da un' ombra triste, le pacche sulle spalle elargite sapevano di vero vigore e partecipazione.
L'uniforme da combattimento era rimasta attaccata a una stampella vicino alla branda, sostituita da pesanti pantaloni cargo, anfibi e divisa da ufficiale da campo.
"Le infermiere ci rimarranno male, se non andrai a fare i tuoi auguri" lo apostrofò Bucky, inarcando il sopraciglio destro con ovvietà. Gl'indicò di guardare verso il tavolo del personale medico; nello stesso istante, diverse paia d' imbarazzati occhi femminili si abbassarono sul porridge piluccato fino a quel momento.
Steve si strinse nelle spalle, impacciato. "Lo farò dopo aver salutato voi, promesso."
Doveva anche trovare il coraggio di passare da Peggy; Bucky gli lesse l'intenzione in faccia e scosse il capo, divertito ed esasperato. Si ripromise di fargli un bel discorso, una di quelle sere.
"Allora buon Natale, Capitano!" Doughan brindò con la sua gavetta, imitato dagli altri.
"Altrettanto, ragazzi. Vi confesso che ho una fame da lupi, cosa c'è di buono?"
Steve rimase interdetto dallo scambio di guardi d'intesa che fioccò intorno a lui. James venne tacitamente investito di fare la mossa decisiva.
"Abbiamo deciso di farti un regalo, Steve. Ho provato a dissuadere questi pazzi ma non c'é stato verso."
La teglia coperta dal tovagliolo venne sospinta delicatamente verso un esterrefatto Capitano. Tutti stavano aspettando e fu solo grazie a quel nodo di tensione che si decise ad alzare il telo di cotone.
Il profumo di cannella lo salutò insieme al carico immane di ricordi che la vista di una torta di mele portava con sé.
La Signora Rogers ne preparava una alla settimana, perché venisse divorata dai suoi due piccoli uomini. Impastava ogni ingrediente a mano, al mercato andava a cercare le mele migliori e seguiva un' antica ricetta imparata dalla nonna irlandese rimasta al di là dell' oceano.
Era il dolce preferito da due pesti di Brooklyn e lo avevano sempre mangiato insieme, con doppia soddisfazione quando potevano farlo dopo essere scampati a una punizione.
Steve alzò di scatto gli occhi. Le parole gli morirono in gola, di fronte alle espressioni rispettose e amichevoli da cui era circondato. Allora capì che dire qualcosa sarebbe stato inutile.
Bucky ammiccò appena, nascondendo una commozione che gli scaldò il cuore ben più del wisky sorseggiato la notte della Vigilia.
"Sicuramente non è buona come quella di tua mamma ma suggerisco di non andarlo a dire a Carl: pare abbia il matterello facile."
Era il miglior augurio di Natale che potesse ricevere. Steve si rese conto di star ridendo dopo alcuni secondi e poi dimenticò di aver dato l'attacco al momento d' ilarità di tutta la squadra.
Era da solo; nessuno lo avrebbe aspettato, alla fine di quella guerra ma per il semplice motivo che sarebbe tornato a casa con una sua famiglia. Bucky. I suoi uomini. E, in fondo ma molto in fondo al cuore, sussurrò anche il nome che mai avrebbe pronunciato in pubblico.
"Agente Carter, mi vuole concedere un ballo?"
Della lettera si accorse dopo colazione. La trovò sotto il piatto.

"Carissimo Punk,
una masnada di cafoni irrispettosi mi ha eletto portavoce. Ma non è un contro senso?
Un portavoce dovrebbe parlare, non scrivere! Doughan e Falsworth mi stanno già guardando male, devono aver letto al contrario queste poche righe.
Andiamo al sodo.
Ti conosco, ragazzino; so che non avresti mai voluto si sapesse della tua famiglia. Sei un maledetto testone, ormai ho perso il conto delle volte in cui te l' ho detto ma per tua sfortuna hai messo insieme una banda di testoni peggio di te. Accetta il nostro regalo, mangiatene tre fette e abbi la buona grazia di sorriderci.
In conclusione, sappi che sei in debito ma non solo con noi, anche con una splendida ragazza dagli occhi scuri, nostra indispensabile messaggera per convincere il Capo cuoco del Centosettesimo a spignattare la notte della Vigilia.
Invitala a ballare, la prossima volta che saremo in congedo a Londra!

Abbi cura di te.
Buon Natale."

 
Massachusetts, Natale 2014


"Last Christmas, I gave you my heart but the very next day, you gave it away..."
"Vi prego, qualcuno trovi il tasto stop e lo faccia smettere!"
"Un Elfo refrattario al Natale! Che scandalo!"
"Stark, vedi di non mettere Legolas sullo stesso piano degli aiutanti di Santa Claus, intesi?"
Barton's Farm, il rifugio prediletto di Occhio di Falco, consisteva in un lotto di terra fertile adagiato sulle colline che incoronavano l'inizio dell' ascesa dei Monti Appalachi, nell' Ovest dello Stato del Massachussets.
La sua esistenza era una riga secretata nei files privati dell' Agente e tutta la squadra rimase stupita dall' invito di Clint a passare il Natale imminente tra vallate suggestive e foreste protette da vincoli ambientali.
Sarebbe stato molto diverso dalle cene formali, quasi comandate, svoltesi a New York dopo la formazione dei Vendicatori; erano state un obbligo viziato dai traumatici eventi innescati da Loki, questa occasione invece era dettata da vera amicizia. Persino Natasha, da sempre scarsa estimatrice degli appuntamenti imposti da un calendario e dalle tradizioni, si era detta entusiasta di partecipare; tutti notarono quanto la sua risposta affermativa avrebbe garantito la presenza dell' ultimo membro del gruppo ma ebbero il buon senso di non commentare.
"Piacerà moltissimo anche a te, Andy. Conosco sentieri splendidi che attraversano i boschi, troverai ispirazione per decine d' illustrazioni."
A dire il vero, Andunie aveva già esclamato il suo squillante "Sì!" solo all' idea di un viaggio verso un posto mai visto, con l'ultima parte da compiersi in funivia. Sapeva di doverla smettere col sentirsi lusingata dall' essere sempre tenuta in considerazione dagli amici di Steve ma il pensiero si sentirsi parte di una compagnia così fuori dagli schemi la faceva- beh, sentire proprio lusingata.
C' era stato solo un piccolo problema da risolvere. Riguardava la già citata funivia e il complesso che induceva Tony Stark a trovare rimandi scomodi e continui con citazioni spazianti dal Nerd al molesto senza soluzione di continuità. Ormai anche Steve aveva perso il conto di quante volte il miliardario si era messo a cantare il più usurato successo degli Wham! in chiave festiva.
Affacendato dietro la rustica penisola con tavole di pino appena levigate della cucina padronale, Clint guardò storto Tony per l'ennesima volta e ottenuto un po' di silenzio, procedette con il riempimento della dispensa.
Il cottage che costituiva il cuore della fattoria era in stile coloniale, con tanto di veranda all' ingresso dove troneggiava l'immancabile sedia a dondolo. Il tetto con le tegole in ardesia era a spiovente, perfetto per affrontare il rigido inverno degli Appalachi. La casa si poteva raggiungere attraversando nella parte centrale una spianata d'erba apperentemente lasciata crescere libera; in realtà, in Primavera un occhio attento avrebbe potuto notare subito la cura con cui veniva regolarmente falciata e le aiuole quadrate, protette da grosse pietre posate a secco, dove prosperavano siepi di rosmarini, timo e altre erbe utili in cucina.
Adesso erano protette da teli di plastica, in difesa della neve caduta abbondantemente nella settimana scorsa.
Clint sapeva di ricevere sguardi allibiti; passava per essere un agente risoluto, granitico e imperscrutabile, battuta laconica ma pronta, propensione spiccata a scoccare prima una freccia e poi, eventualmente a trattare ma aveva imparato una cosa in quegli ultimi mesi. C'erano poche persone su cui poteva contare veramente dallo scioglimento dello SHIELD e furono tutte davanti a lui quando uscì per accoglierli, i caminetti già accesi e addosso un improbabile grembiule da chef provetto.
Dopo i primi convenevoli e le domande di rito su come era andato il viaggio - accompagnate nelle risposte da un insopportabile fischiettio di Last Christmas - la Vigilia si avviò alla consueta dose di preparativi. Steve era stato mandato nella legnaia, le ragazze si erano offerte di decorare l'albero che ogni anno veniva sradicato con cura da un angolo del giardino, interrato in una vecchia tinozza piena di terra e portato nel soggiorno. Alle prime esternazioni sui dubbi di effettiva igienicità del "vegetale ago-munito", Pepper e Andy trovarono saggio non coinvolgere Natasha nell' operazione per il rischio concretissimo di vedere l'abete brutalmente privato dei suoi bei, sinuosi rami in nome della sicurezza ambientale.
Per il grande pranzo del giorno dopo erano attesi altri ospiti; Andy non vedeva l'ora di rivedere Jane e Thor, conosciuti in occasione della breve tappa londinese prima di raggiungere l' Irlanda con Steve nella loro prima vacanza insieme, gli altri aspettatavano di salutare nuovamente il dottor Banner dopo un periodo trascorso alle Haway dove aveva prestato servizio volontario nell' ospedale di una missione locale.
Vista l'impossibilità di persuadere le due amiche a non fidarsi dei germi e degli insetti sicuramente presenti nel fogliame aghiforme, Natasha aveva sbuffato e aveva raggiunto sul divano l'unica altra persona preda dello stesso, perplesso disagio.
Quel viaggio da New York era effettivimamente uno spostamento libero per James, fatto senza l'obbligo di una missione. Era stato il primo ad accorgersi dei tre individui che li avevano seguiti dall' Avengers Tower fino all' aereoporto; si era detto che era un prezzo onesto da pagare a fronte di cosa aveva fatto quando era solo il Soldato d' Inverno e alla prospettiva di assaporare della vera aria fresca.
La sua partecipazione alla Festa non era mai stata messa in discussione; questo non aveva evitato lunghe dissertazioni con Steve e il suo tutore legale, Tony in persona, il quale aveva stupito tutti nel chiedersi preoccupato se un simile spostamento non potesse destabilizzarlo. Aveva sviluppato un affetto particolare per il Sergente e ogni tanto non riusciva a nasconderlo dietro le sue solite battute urticanti. James viveva da lui in pianta stabile, al contrario degli altri Vendicatori ed era in virtù di questo che aveva potuto far sapere a Steve di terribili incubi notturni, momenti in cui la memoria di Bucky sembrava incepparsi precipitando per pochi istanti in un nulla fatto di buio e sangue.
La fortuna del Sergente era costituita dall' avere di nuovo accanto persone dotate di una testa più dura del Vibranio che componeva lo scudo di Captain America.
Anticipando Steve, Natasha aveva telefonato ad Andy e nel giro di poche ore, la ragazza era arrivata al grattacielo accompagnata dalla più terribile "arma di diffusione di calma" al mondo: aveva quattro zampette, una coda folta, occhi verdi e fusa micidiali.
Morrigan aveva sempre avuto un effetto rasserenante su James; era stata affidata a lui quando la padroncina era stata via a seguire Fate a Galway insieme al suo Capitano. Riuscì nell' impresa anche in quel caso, permettendogli di capire cosa stava succedendo. Sapere di avere strascichi così pesanti e dolorosi lo aveva ammutolito; aveva guardato con disperazione verso il suo migliore amico ben sapendo di non avere alcun diritto a chiedergli di nuovo aiuto e altrettanto certo di ricevere quanto aveva bisogno senza alcuna condizione.
E poi c'era malienki.
"Cosa stanno facendo?" le domandò Bucky, un po' frastornato. Guardò Natasha piegando il capo sulla spalla. La spia alzò le spalle, scrollando i capelli rossi. Aveva smesso di domarli con una piega liscia e perfetta e guai a chi avesse osato insinuare che dietro tale cambiamento ci fosse stata la predilezione per i suoi naturali boccoli di fiamma di un certo Soldato. Erano fiacche provocazioni, ovviamente.
"Credo si chiami "decorare un sicuro portatore sano di muffe e licheni"" chiosò acida, prima di battere le palpebre.
"Sicuramente lo hai fatto anche tu. Prima."
L'adorazione di James per Natasha non era un mistero per nessuno. E uno dei tanti motivi per cui aveva capito che l' amore per lei non era rimasto cristallizzato sotto il ghiaccio della Siberia era da cercarsi nell' assoluta franchezza con cui gli parlava.
"Non- non ricordo molto bene" ammise con un filo di voce, in modo da non farsi sentire dagli altri.
"Forse...è colpa della neve?"
Aveva già pensato che l' adorava? Ripensarlo non lo avrebbe ucciso.
Il volo da New York era trascorso senza alcun incidente, se si escludevano i battibecchi tra Steve e Tony, tutti imperniati sullo stolido riserbo del primo messo a dura prova dai continui tentativi del secondo di sapere qualcosa di più su come era andata la vacanza con Andy. Più o meno al sorriso complice numero mille scambiato dalla fresca coppietta e conseguente smottamento di nervi del miliardario, si era entrati nella fase di atterraggio, quella successiva di sbarco e trasbordo su due grosse jeep.
Puntando verso Ovest, la neve era divenuta sempre di più; i grossi centri urbani erano stati ripuliti ma procedendo tra cittadine arroccate alla strada e sempre più rade fattorie, era parso chiaro quanta ne era caduta.
Un paesaggio bianco punteggiato dall' irto profilo di conifere, con le gobbe delle colline sempre più alte e impervie a disegnare prospettive ondulate e irregolari sotto il mantello candido dell' Inverno.
Steve, dal posto di guida, non si era fatto sfuggire come Bucky avesse preso a modulare profondi respiri dal naso, gli occhi sbarrati e tremanti puntati fuori dal finestrino. Seduto tra Natasha ed Andy, teneva le mani aperte piantate sulle ginocchia e sicuramente le dita del braccio sinistro avrebbero lasciato profondi lividi una volta fossero state tolte.
La stagione più fredda dell' anno. Il Soldato ne portava il nome e i segni del suo morso più feroce ben visibili sul cuore tornato a battere.
La tensione crescente non si era risolta nemmeno all' arrivo alla desolata stazione sciistica dove li aspettava una grossa cabina della funivia. Sam era sceso per primo, lanciando un 'occhiata significativa alle due donne, che avevano colto.
"Te la senti?" aveva chiesto Andy. Il terrore e il nervosismo si sciolsero improvvisamente nello sguardo tormentoso e grigio di James, per far emergere una violenta ondata di riconoscenza verso la ragazza. Aveva compreso, senza bisogno di spiegazioni. Prima di annuire, aveva sentito Natasha sfiorargli la spalla.
"Credo di sì. Statemi vicino."
Gran parte della sua nuova vita, fatta di soprusi, manipolazioni e ordini, di lunghissime notti e crude giornate da affondare nel rosso del sangue, aveva avuto come confine un' immensa landa desolata, dove sopravvivevano poche betulle, foreste di licheni e fiumi ghiacciati. Era il mondo abbagliante e affilato come una lama tenuto fuori dalla fortezza della Red Room. Era il mondo insinuatosi nella profondità della sua anima lacerata e addormentata, il maledetto sipario senza confini se non una livida sensazione di sudario, nebbia e morte.
Ora, fuori dalla portiera, aveva trovato la musica sparata a tutto volume dall' impianto del Cherokee di Stark, il lampo azzurro della giacca a vento di Pepper e l'attesa racchiusa nei suoi occhi nel vederlo tergiversare e non scendere.
James si era guardato intorno; la casetta di partenza era in legno, decorata da grosse ghirlande piene di luci colorate. Il pendio della montagna saliva maestoso, con la promessa di svelare splendidi boschi e vallate nascoste da basse nuvole.
In oltre non era stato da solo; aveva percepito chiaramente la vicinanza partecipe di Steve e quella di tutti gli altri. Alla fine era scivolato giù dal sedile senza rendersene conto, facendo affondare gli scarponi nella neve, il fiato trattenuto fino a quando aveva realizzato che nessuno stava per metterlo alla prova con un' imboscata o sparandogli.
In realtà lo stava aspettando qualcosa di molto peggio: Tony e la sua assurda canzoncina pop in falsetto, per esempio.
Sorrise con una punta d'esasperazione ripensandoci e rivolse un sorriso mesto a Natasha, scuotendo il capo seguito dall'onda dei capelli scuri trattenuti in una corta coda.
"Sto bene, non preoccuparti. In realtà ho poca confidenza con tutto questo, credo. La mia memoria ha ancora dei buchi."
Giusto per chiarezza: James ricordava cosa fosse il Natale ma era un sapore vago di una pietanza mangiata troppo tempo fa per saperne dire la ricetta e affermare se era piaciuta o no. Stava morendo dalla voglia di chiedere a Tony perché stesse appuntando con tanto scrupolo delle grosse calze rosse sulla mensola del caminetto e perché Andy, qualche giorno fa, era saltata peggio di un gatto a cui si era pestato la coda quando era andato a trovarla a casa. L'aveva vista nascondere qualcosa sotto uno dei cuscini del divano ma aveva fatto in tempo a vedere un nastro dorato e luccicante far capolino.
Tante volte, era stato sul punto di fare qualche domanda a Steve. Aveva sognato figure indistinte attorno a un tavolo, risate e un profumo di cannella e prima di svegliarsi, per un secondo era balenata l'espressione incredula e commossa di un suo amico con un ciuffo di capelli biondi più lungo e addosso il verde militare di un' uniforme.
"Ecco la nostra vedetta! Tutto tace al fronte, Maggiore?"
Sam chiuse la porta con un sonoro tonfo, scrollando le spalle e benedicendo il calore da cui era stato accolto.
"Non vorrei mai portare via questo titolo a Clint" interloquì liberandosi della sciarpa e buttandola su una panca "Comunque i nostri amici devono essere rimasti ai piedi della funicolare. Staranno trasmettendo a Washington le nostre coordinate."
"O forse uno dei tre soffre di vertigini" suggerì con soave perfidia il padrone di casa, cominciando a disporre alcuni ingredienti utili per la preparazione dell' intingolo di verdure da accompagnare alla carne che sarebbe stata servita il giorno dopo.
Una seconda ondata di freddo e fiocchi di neve salutò il ritorno di Steve che reggeva due fascine accuratamente legate e colme di pezzi di legno pronti per il fuoco.
"Splendida scorta, Clint!" esclamò tutto contento, come se il freddo patito in uno sgabuzzino esterno angusto e mal illuminato fosse stato il più piacevole ricordo di una scampagnata. Nemmeno la punta del naso era rossa.
"Tutta raccolta a mano" s' inorgoglì l'arcere.
"Mi chiedo solo come la tagli. Non è molto comodo, senza un' accetta."
Il silenzio ci mise un po' ad arrivare; le ultime a metabolizzare la frase furono Pepper ed Andy, che si guardarono reciprocamente confuse e allibite. Bucky si produsse in un fastidioso sogghigno saccente, incrociando le braccia sul petto.
"Accidenti. Ho dimenticato di dirti che l'avevo lasciata vicino al ciocco da taglio che è dietro il pollaio ma- un momento..." Gli occhi impassibili di Clint ebbero un guizzo di spiazzante incredulità. Ci mancò poco perché Bucky rischiasse il soffocamento sforzandosi di non mettersi a ridere. Non ci fu uno di loro che non osservò sgomento le mani del Capitano, ritenendo molto saggio non averlo come nemico o rivale in una scazottata, dal momento che per lui non era un problema prendere una sezione di un tronco e aprirlo a metà.


James aprì gli occhi.
Un movimento così fulmineo e deciso da dargli l' illusione di averne avvertito il rumore.
La piccola camera era avvolta in un bozzolo di oscurità e silenzio. Ogni tanto, da qualche parte nel tetto, un' asse scricchiolava. Il respiro confortante di una vecchia abitazione.
Fuori stava continuando a nevicare; anche se le imposte della finestra e il lucernario erano chiusi, poteva sentire i fiocchi depositarsi fitti sulle piatte tegole d'ardesia.
Dopo cena, era stato Clint a illustrare la disposizione per la notte: il piano terra della fattoria era attraversato da un corridoio nella parte centrale, dividendo gli ambienti in modo organico e funzionale: sulla destra si apriva l'area del soggiorno col camino padronale e la cucina a vista, a sinistra si trovava un piccolo disimpegno, una stanza divenuta "stanza per gli ospiti",per Thor e Jane e un primo bagno. Come in molti cottage storici, questo non era stato costruito all' interno dell' abitazione ma non tradendo le sue origini inglesi, l' agente aveva pensato non fosse esattamente confortevole dover affrontare il gelo invernale per andare a una latrina esterna.
Il divano-letto era stato destinato a Andy e Steve. Come era stato fatto argutamente notare, la coppia più recente doveva accontentarsi rispetto alle altre: Pepper e Tony erano stati assegnati a una delle camere della mansarda, l'altra era stata destinata al Sergente e...a Natasha.
I diretti interessati si erano scambiati un' occhiata di un secondo, colma di domande e relative risposte. Erano i primi a non sapere in che direzione stesse andando il loro rapporto e sorprendentemente, se li si conosceva almeno un poco, questo non andava in conflitto con l' incapacità di stare lontani l' uno dall' altra manifestatasi quando i ricordi erano tornati, vividi e pronti a urlare, picchiare, reclamare attenzione. Solo Steve era a conoscenza di cosa era accaduto qualche decennio prima e Bucky poteva giurare sulla discrezione fedele del suo migliore amico. Evidentemente, quello che provava per la Vedova Nera si leggeva in faccia. E la lettura era un affare di reciprocità.
"Tu e Sam?" aveva chiesto per distogliere attenzione dalla gentilezza dimostrata da Clint con il suo gesto. L'arcere aveva alzato le spalle.
"Dato che siete così infami da non averci ancora presentato nessuno, io e il Maggiore ci ritireremo sdegnati nel fienile. E non vi farò vedere in che splendida depandance l'ho trasformato lo scorso anno. Ci sarà posto anche per il Dottor Banner quando sarà arrivato; meglio tenerlo lontano dai litigi del Capitano e di Stark."
"Non farà freddo?" li aveva punzecchiati Natasha.
"Abbiamo le piume, noi."
La battuta finale di Wilson aveva dimostrato come prendere una frecciata di Tony e trasformarla in un vanto.
James aveva sempre paura, prima di addormentarsi. Un terrore folle, senza radici nella sfera razionale, che si spegnava solo nel realizzare di non essere più prigioniero, sorvegliato, spezzato e rimesso insieme secondo il comodo di altri.
Il peso del capo della sua malienki contro la spalla destra sicuramente aiutava ma il sogno che lo aveva destato era stato tanto nitido e dettagliato da lasciarlo bocheggiante. Brandelli d' immagini si agitavano nella sua mente a ogni battito di palpebra, come le vele di una nave fantasma. Non mosse un muscolo, immobile e soprafatto dai canti uditi di nuovo, le risate, le fiamme di un fuoco da campo riflesse sul volto di cinque uomini.
Era Natale anche in quel ricordo.
L'ultimo Natale passato con Steve prima del treno, prima della caduta, prima dell' Inferno.
"James?..."
Natasha mormorò roca il suo nome contro la sua pelle, mandando brividi lungo ogni nervo. La sentì aprire e chiudere gli occhi, il solletico delle sue lunghe ciglia. Fu sveglia nel giro di un istante.
"Credevo di non essermi mosso" biascicò scusandosi, alzando la mano bionica per scostarle dalla guancia una ciocca di capelli scarlatti.
"Hai il cuore che sta battendo fortissimo. Tutto bene?"
Tutto bene.
Quelle due parole erano diventata un intercalare a cui si era abituato per amore di Steve e dei suoi nuovi amici.
"Ho...ho recuperato una cosa."
Con un leggero scarto in alto del busto, Natasha si mise seduta sul letto. James poteva avvertire il peso del suo sguardo nel buio. La imitò ma non accese alcuna luce.
"Ad Azzano non- non avevamo un vero e proprio albero di Natale, nel nostro accampamento." prese a narrare "Ma su ogni tenda avevamo appeso qualche decoro fatto con quanto avevamo trovato per i boschi. Avevo aspettato io l'arrivo del postino con i regali."
Eccolo.
Il motivo delle calze rosse.
I regali!
L'immagine di Andy e Pepper si sovrappose a quella dei soldati intenti ad appendere improbabili ghirlande di licheni, rametti e foglie d'edera del sottobosco.
"Steve non aveva ricevuto altro se non la cioccolata dalle mie sorelle e dalla mamma." Un nodo rovente gli si strinse in gola. Si sciolse lentamente quando Natasha si accoccolò a lui, avvolgendo una sua gamba con le proprie. Indossava una semplice canotta nera, dei pantaloncini che lasciavano scoperte le gambe da ballerina ma ad animare l'abbraccio c'era solo affetto. Per il resto, ci sarebbe stato tempo e luogo migliori di una stanza a pochi metri da Pepper e Tony.
Le venne raccontato della scoperta da parte degli Howling Commandos sulla condizione di orfano di Steve; del piano di Bucky di regalargli qualcosa e di come si fosse preso il rischio di andare a svegliare l' agente Peggy Carter per chiedere un aiuto per realizzarlo.
"Rischio?" La risata di Natasha tremò contro di lui, leggera e soffocata.
"Beh, erano le due di notte ed era la prima in cui si poteva rischiare di fare una dormita decente. Avrebbe potuto puntarmi addosso una pistola e so ne sarebbe stata capace! Sai che lo aveva fatto con Steve?"
"Prego?"
"Pare c'entrasse una Soldato Semplice troppo focosa e battute non capite" spiegò con un sogghigno. Tornò il silenzio.
"Mi sembra di vederla, la tua espressione seria e tormentata." mormorò posandogli un bacio sulla spalla.
"Avevo scritto una sorta di biglietto di auguri per lui. Non gli ho regalato nulla quest' anno, malienki e devo rimediare."
Ora aveva ricordato cosa fosse davvero il Natale e se lo aveva fatto, era stato grazie a un uomo con i capelli biondi, la faccia sporca di fuliggine e armato di uno scudo.
Quello che lo aveva chiamato Bucky dopo moltissimo tempo, strappando in due il velo bianco in cui era avvolto.


Steve era stato categorico, prima della partenza.
Stavano per andare in vacanza, per rilassarsi. Per logica conseguenza, Andy doveva lasciar perdere per un po' di tempo le lunghe notti insonni passate a disegnare.
Sapeva che non sarebbe stata una battaglia facile; la sua ragazza aveva un bisogno quasi animalesco di avere a portata di mano matite e fogli e sentiva di condividere un simile impulso. Proprio per questo, era necessario staccarsi da esso, ogni tanto.
Come brillantemente previsto, c'era stata una discussione animata in proposito, con come testimone una serafica Kate, venuta ad aiutare l'amica con le valigie da preparare per i Monti Appalachi e a prendere in consegna Morrigan. La giovane filologa classicista ormai si era abituata agli scontri di volontà tra due teste dure dalle "deprecabili" radici irlandesi; li aveva ascoltati, ogni tanto aveva dato ragione all' uno o all' altra -più per il gusto di fomentare il dibattito che per ponderate ragioni- e quindi era andata via augurando loro buona notte.
Notte che era comprensibilmente finita con loro due a inscenare ben altra lotta nel letto matrimoniale del soppalco al numero 274 di Lafayette Street.
Tony aveva chiesto se l' Irlanda avesse giovato ai due inesperti colombi; ebbene, aveva giovato eccome e la somma goduria del Capitano consisteva nel farlo solo capire e mai ammettere.
Aprì gli occhi, inarcando la schiena come un grosso gatto biondo molto soddisfatto e sorrise con un'espressione vagamente ebete nel sentire accoccolata al suo fianco Andy. Avvolta le bozzolo caldo della trapunta del divano-letto, la ragazza dormiva ancora, il capo beatamente abbandonato contro la spalla sinistra e i pugni serrati come una bambina, tenuti contro i seni. Le ginocchia raccolte premevano contro il suo fianco. Una lunga treccia, ora molle e arruffata, disegnava una virgola scura contro la fantasia patchwork della coperta.
Sapendo quanto soffrisse il freddo, Steve si mosse il più delicatamente possibile per rimboccarle attorno il piumone. Il sorriso di prima divenne, se possibile, ancora più ebete. E felice.
La luce livida che filtrava dalle fessure degli scuri serrati indicava l'imminente inizio di un nuovo giorno. Sarebbe stato un Natale all'insegna della neve; sperava solo che Thor, Jane e Bruce li raggiungessero senza problemi. Steve posò un bacio sulla testa mora accanto e facendo la massima attenzione, scivolò giù dal materasso. Recuperò la felpa con cappuccio lasciata davanti al caminetto, la chiuse sorpa la t-shirt e i pantaloni del pigiama; ravvivò il fuoco, pensando che Clint aveva dato loro la sistemazione migliore; in fin dei conti, avevano avuto un focolare molto simile nella loro camera a Galway, come aveva notato Andy prima di baciarlo.
"Come siamo mattinieri..."
Un fruscio e uno sbadiglio. Dei piedi nudi scalpicciarono sul pavimento di parquet invecchiato. Il Capitano rimase accucciato a pochi passi dai rami scopiettanti, socchiudendo gli occhi per meglio godersi la sensazione delle labbra ancora calde di sonno della sua ragazza che indugiarono sulla curva della nuca. Si rialzarono e l'abbracciò con forza, sogghignando nello scoprire di dover stringere non solo lei ma anche la trapunta che teneva ancora addosso.
"Fai un commento in proposito e sei un uomo morto" chiosò soave.
"Buon Natale anche a te, amore."
Buon Natale.
Una frase ricorrente dopo il suo risveglio nel Duemiladodici, era stata un' esortazione.
"Dovresti essere fuori, a festeggiare, vedere il mondo."
Desideri legittimi. Quasi bisogni primari, se si erano passati gli ultimi settant'anni in uno stato di coma indotto dal primo caso di criostasi naturale conclusasi con la sopravvivenza del soggetto.
Steve non aveva mai provato quel tipo di desiderio. Quando la Valkirya aveva impattato contro la banchisa del Polo Nord e il mondo era esploso in un inferno di ghiaccio e fiamme, aveva chiuso gli occhi sulle ultime, strazianti parole scambiate con Peggy, sull' apparente morte di Bucky, su una guerra da poter vincere solo con un estremo sacrificio.
Portava addosso le ferite ancora aperte su lutti e perdite; come poteva godersi una nuova vita, in un mondo del tutto sconosciuto anche se rimaneva il proprio, quando non si aveva nemmeno avuto il tempo di elaborare la tremenda solitudine con cui era stato accolto in un mai sperato Ventunesimo Secolo?
L' ultimo Natale di cui aveva memoria sapeva di neve, polvere da sparo, benzene e una torta di mele a sorpresa. La lettera regalatagli da Bucky era andata perduta ma non le sue parole, scolpite in lui dal fuoco del rimorso.
Aveva provato ad andare avanti, accorgendosi troppo tardi di usare la maschera dell' Eroe per celare il dolore e rimpianti di Steve Rogers. Aveva capito cosa stava facendo a se stesso scoprendo chi davvero governava lo SHIELD e la comparsa del Soldato d' Inverno. La decisione di sacrificarsi di nuovo era stata presa da Captain America; quella di morire ma solo dopo aver salvato un amico mai creduto perduto era stata opera di un ragazzino scemo e testardo di Brooklyn. Alla fine, a vincere era stato quest' ultimo.
"Non volevo svegliarti."
"Pensavi ti lasciassi sgobbare da solo? Scordatelo, ti conosco."
Con un' espressione saccente, Andy si liberò della coperta. La piegò con cura, la mise a cavallo del divano dove avevano dormito e prese la sua felpa nera da Furia buia, infilando le mani nei comodi guanti artigliati in cui finivano le ampie maniche squamate. Steve rise, imbarazzato, le mani sui fianchi.
"Cosa pensi stia tramando, signorina Martin?"
"Una super colazione di Natale a prova di Supereroi. Ma non te la lascerò preparare da solo!"
"Stai diventando troppo brava a leggermi nel pensiero..."
"Colpa tua" lo incalzò tornando con un saltello davanti a lui e schioccandogli un bacio sonoro con tanto di piccolo morso finale sulla sua bocca ancora dischiusa. "Me ne nai preparate troppe a tradimento quando sei da me...so come agisci."
Stava per andare verso la cucina quando una mano l' afferrò per il polso, costringendola a una piroetta che si concluse in un lungo silenzio.
"Ora che mi hai salutato come si deve..." le sussurrò dopo contro le guance "Posso preparare in pace i miei famosi pan cakes."
Andy batté le mani deliziata. "Ti raggiungo subito; voglio prima mettere i miei regali nelle calze!"
Steve annuì indulgente; mentre la sentiva correre all' ingresso per recuperare quanto detto, si appropriò della penisola imbandendola con gli ingredienti che occorrevano. Avrebbe messo su la cuccuma del caffé dopo aver dosato e mescolato l'impasto.
La ragazza tornò canticchiando sottovoce "In praise of Christmas", una vecchia canzone inglese udita in guerra; aveva le braccia cariche di pacchetti e gli occhi colmi di gioia.
Era valsa la pena scendere a delicati compromessi con parenti e amici per poter passare parte delle feste con tutti loro; Steve non era mai stato ad Harvard, dove Kate stava completando il suo dottorato e aveva accettato di buon grado di accompagnarla al Ballo di Natale organizzato dalla Facoltà dove studiava e lavorava la sua amica. Il tema scelto era stato "Tradizioni di Yule", una rilettura del Natale che poteva venire in mente solo a un branco di dotti studiosi capaci di discernere tra riti impostati e loro vere origini. Si era divertita un mondo a preparare costumi da indossare e anche Bucky si era detto d' accordo nell' affermare che come Re di Yule Steve faceva un'ottima figura, incoronato di agrifoglio e bacche. Con il suo solito spirito di osservazione, Andunie si era rifiutata di voler rendere il proprio ragazzo una sorta di leggiadro Elfo, anche se ne possedeva la grazia persino quando combatteva: gli aveva fatto tenere la barba un po' lunga e dato l'aspetto di un guerriero celtico.
Poi c'era stata la cena a Long Island.
Evento imprescindibile per i Martin, in cui si sarebbe tenuta la presentazione ufficiale di Steve ai genitori di un' illustratrice finita sull'orlo di una crisi di nervi per l'ansia accumulata alla vigilia. Solo i parenti stretti erano a conoscenza di una dinamica dei fatti il più esatta possibile di quanto era accaduto pochi mesi prima: l'agguato a Central Park, il soccorso di Steve. La notte passata alla Stark Tower e il rapimento. L'arrivo insperato di James e il salvataggio.
Andy aveva omesso solo una parte dei piani della Divisione X e degli esperimenti di manipolazione mentale e genetica su inermi esseri umani condotti dall' HYDRA e sucessivamente dal suo nuovo nucleo; non aveva rivelato l' identità del suo compagno per paura di esporre troppo i propri cari a mire di gente ancora ben presente chissà dove nel mondo e pronta a colpire.
Quando Steve era arrivato, presentandosi con un sorriso, un mazzo di fiori per la signora Martin offerti con un lieve, perfetto inchino e lo avevano visto prendere Andunie a braccetto per condurla nella sala da pranzo, persino la lingua di vipera di suo fratello Nicholas aveva taciuto. Andare in soggezione di fronte all' incarnazione della squisita educazione degli anni Quaranta del secolo scorso era prassi comune.
Un delizioso profumo stava cominciando a diffondersi per il soggiorno; il caffé stava montando lentamente, annunciato da un borbottio allegro.
Prima di tutto, la ragazza infilò un piccolo regalo nella calza di Bucky; aveva pensato molto a cosa poteva donargli e alla fine, aveva deciso per un cd colmo della sua musica preferita, tra cui quella di alcuni dei più grandi pianisti viventi scoperti di recente.
Procedette con tutti gli altri, tenendo volutamente per ultimo Steve. Si bloccò, perplessa.
"Credo di essere stata preceduta!" sbottò ridendo.
"Come?" Steve stava prendendo il burro da lasciare ammorbidire per farcire dei panini dolci.
"C'è stato un Santa Claus più veloce di me. Credo sia una lettera."
La reazione del Capitano la lasciò di sasso: lasciò perdere fornelli e frutti di bosco da usare come guarnizione, precipitandosi verso di lei.
In effetti, sul fondo della calza giaceva una busta un po' spiegazzata e sigillata. Una grafia secca aveva indicato "Scricciolo" come destinatario.
"Ehy, stai bene?" Andy si preoccupò terribilmente nel vederlo impallidire a vista d'occhio. Steve annuì con uno sforzo immane, le mani tremanti intente a estrarre quel regalo insperato.
"Sai cosa mi regalò Bucky, in occasione dell' ultimo Venticinque dicembre che potemmo trascorrere insieme?"
Il calcolo risultò facile. Stava parlando di settant'anni prima, durante la Seconda Guerra Mondiale. Anche il cuore di Andunie prese a battere ferocemente.
"Temevo non la ricordasse..." balbettò emozionato, scartando la busta con dita maldestre. Lesse le prime righe. Dovette battere le palpebre più volte per non cedere a un velo di lacrime inopportuno.
A tentoni, ritrovò un angolo del letto e quasi vi si abbandonò sopra. Guardò verso la ragazza, che comprese senza bisogno di ordini. Si sedette dietro di lui, circondandogli il collo con le braccia e posando il mento sulla spalla.
Lessero insieme.

" Ciao Scricciolo.
Temo di aver perso qualcosa, nella Neve.
Qualcosa che apparteneva intimamente a Bucky e un tempo anche a me.
Adoravo il Natale, vero? Conosco la risposta. Facevo impazzire tutti, a casa, cominciando a strimpellare al pianoforte di Elizabeth canzoni dal primo di Dicembre e ti portavo sempre una fetta della ciambella dolce di Zia Nicole prima di cena.
In guerra stuzzicavo Doughan, mangiavamo insieme il cioccolato mandato dalle mie sorelle. Aspettavo la Vigilia come non stessimo rischiando la vita ogni giorno, come se tutto fosse ancora normale, bello, innocente.
Ora che questo "tutto" è cambiato,mi rendo conto di non provare più l' entusiasmo di un tempo di fronte all' albero da decorare e i regali da fare ma ricordo di averti scritto qualcosa di simile, tanto tempo fa.
Che ne dici se invece di Buon Natale ti augurassi di vivere al meglio la seconda possibilità data ad entrambi?
Stai accanto ad Andy. You're a bloody lucky Punk.
Cerca di non volermi far fuori.
Sii felice.
Questo so cosa significa e lo devo a te.

Buck."

 
When Christmas' tide come in like a bride,
Whit Holly and ivy clad
Twelve days in the year much mirth and good cheer
In every household is had
The country guise is then to devise
Some gambols of Christmas play
Whereat the young men do the best that they can
to drive the cold Winter away



Angolo (tetro e buio) dell' autrice: quando dico che ho una sorpresa, dovreste stare attenti. Perché ne ho una per davvero.
Ecco a voi il primo, effettivo sequel di The List. Una storia piccola, nata per caso, per festeggiare il Natale. Non ha molte pretese se non quelle di coccolarvi e, spero, commuovervi un po'.
"In Praise of Christmas" é un tradizionale Carol inglese, databile intorno al 1800. Ho scelto la versione contenuta nell' Album del 1985 di Loreena McKennit e di cui, se vorrete, potrete ascoltare il brano qui:
https://www.youtube.com/watch?v=jWXuxjzpx6M
Vi avviso, é estremamente malinconica ma ben si associa al clima di fondo di questa storia. E comunque ricordatevi che ci sono "giovani uomini che fanno del loro meglio per scacciare il freddo Inverno"...e io ho giusto due nomi a caso in mente!
"Last Christmas", degli Wham!. Alzi la mano chi non l'ha sentita meno di cinque volte in questi giorni!
Ovviamente la famosa fattoria e l' abilità di Steve di spaccare legna a mani nude viene da una delle prime scene di "Age of Ultron" diffuse dopo il Trailer. Il fatto che sia situata nel Massachussets è una mia invenzione.
Se durante la lettura vi sovverranno alcuni dubbi su Irlanda e cosa possa essere successo là prima di queste feste a casa Barton, dovrete attendere solo una settimana. Perché si andrà davvero sull' Isola di Smeraldo per un compleanno molto speciale!
Buon Natale,
Maddalena.








-Risveglio prestissimo di Steve e Andy, che vogliono preparare la colazione di Natale per tutti. Andy si accorge che dalla calza di Steve pende fuori una busta bianca...































Una cosa che il sergente James Buchanan Barnes – “Bucky”, per gli amici, “ci vediamo fuori, Barnes!” per chiunque avesse in animo di rimettere un paio d’ incisivi dopo una rissa- amava, era il Natale.
  
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