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Autore: FireFistAce    26/12/2014    8 recensioni
Salve! Questa storia è il mio primo Crossover e, quindi, la prima Jelsa che scrivo. Piccola precisazione: i capitoli sono alternati, dopo il prologo sono Jack, Elsa, Jack, Elsa, ecc...
Spero che vi piaccia!
Dal capitolo due:
"Jack (si chiamava così, giusto?) si rimise in piedi subito, volteggiando fino a terra e atterrando con grazia.
Ora che lo guardavo bene, notai che doveva avere più o meno la mia età, ed era vestito in modo improponibile per uno che aveva planato sulle montagne innevate: una leggerissima felpa blu con le maniche lunghe, un paio di pantaloni marroni a pinocchietto e basta. Non aveva le scarpe, non aveva le calze, una sciarpa, un paio di guanti, niente. [...]"
Dal capitolo tre:
"Avrei voluto farle un sacco di domande in quel momento.
Non hai freddo? Non sei stanca? Non vuoi tornare a casa?
Invece rimasi in silenzio e la accontentai, passando intorno a una nuvola conica che andava verso l'alto, girandole intorno e poi capovolgendomi per tornare verso il suolo a capo in giù.
Sentii le sue braccia stringermi il collo e il suo viso affondare nella mia spalla mentre cadevamo a velocità folle verso il basso.
“Hai paura?” chiesi preoccupato.
“No”
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, I Cinque Guardiani, Jack Frost, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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La prima estate di Jack

Quando avevo accettato l'incarico di guardiano, non pensavo che controllare ogni giorno che sulla Terra fosse tutto perfetto potesse essere tanto faticoso. Vedevo che Nord, Dentolina, Sandy e Calmoniglio riuscivano a svolgere le loro mansioni senza togliere tempo al lavoro di guardiani, quindi credevo che anche io sarei riuscito a proteggere i bambini e portare l'inverno senza problemi. Invece controllare che Pitch non tornasse era un compito passato a me, dato che “Sei l'unico che non ha mai niente da fare, almeno guadagnati il ruolo di guardiano!”, come mi aveva gentilmente detto Calmoniglio.
Così viaggiavo praticamente solo di notte per le città di tutto il mondo, controllando sempre il mappamondo di Nord e usando il suo laboratorio come base operativa.
Comunque dubitavo fortemente che Pitch si sarebbe fatto vedere presto: gli incubi lo avevano portato via e non è facile fuggire dalle proprie paure, soprattutto se si è soli. Questo lo avevo imparato perfino io.
Noioso, come lavoro, ma mi sentivo utile a qualcosa e per la prima volta in vita mia qualcuno credeva in me e nelle mie possibilità.
Ogni tanto tornavo a casa, lì dove c'erano il mio lago e il luogo della mia nascita, e rimanevo per ore ad osservare la luna.
Una sera, mentre stavo finendo di fare il giro dell'Europa e stavo rientrando al Polo Nord, avevo sentito dentro di me che qualcosa non andava.
Non avrei saputo spiegarlo: era una sensazione strana, un formicolio fastidioso che partiva dalla testa e arrivava ai piedi.
Il primo pensiero che ebbi fu che Pitch era tornato, così volai più veloce che potevo verso casa di Nord, irrompendo nel laboratorio dove i suoi elfi stavano giocando con un trenino.
“Nord! Dov'è?” esclamai continuando a sentire quel fastidio in tutto il corpo.
Lo vidi arrivare dalla sala macchine pieno di oggetti tra le braccia.
“Jack! Che succede?” mi chiese affabile.
“Nord, sta succedendo qualcosa! Non so dirti cosa ma me lo sento dentro, nelle ossa!” gli dissi. Il suo volto si fece subito serio mentre passava i giocattoli a uno Yeti.
“Hai visto ombre oscure in giro?” mi chiese.
“No” risposi.
“Allora le luci si sono spente sul mappamondo” suggerì.
“Neanche! È stato qualcosa di più strano, come... non lo so!” esclamai.
Nord si accarezzò i baffi mentre mi osservava.
“Io non sa, Jack, è probabile che tu abbia ragione e che qualcosa non vada. Se lo senti in tua pancia, sicuramente è giusto!” commentò.
Mi passai una mano tra i capelli, cercando le parole giuste per spiegarmi.
“Ecco, è come un formicolio, ok? Una scossa che parte dai capelli e mi arriva fino ai piedi, è fastidiosa e mi sta mandando ai pazzi!” spiegai.
“Hai detto un formicolio?” domandò. Io annuii. “Beh, potrebbe essere un'intrusione” considerò.
“Una che?”
“Intrusione. Si tratta di quando qualcuno disturba il tuo campo di lavoro. È capitato a tutti almeno una volta: quando i genitori dei bambini hanno iniziato a non credere in me e hanno cominciato a comprare i regali che i figli chiedevano, togliendomi buona parte del mio lavoro, per esempio” spiegò.
“Ma... ma non è possibile! Io comando la neve e l'inverno, sono l'unica persona che può farlo! Gli esseri umani non possono far nevicare a comando!” esclamai.
Nord mi osservava confuso.
“È vero, Jack. Non so cosa dirti, posso solo consigliarti di fare un giro per vedere che sia tutto ok” mi disse.
“Ma ho finito adesso di pattugliare l'intero globo!” mi lamentai. Lui fece spallucce.
“È tuo compito, Jack. Sei un guardiano, devi farlo” commentò.
Sparì di nuovo dietro la porta della sala macchine, lasciandomi lì immobile.


Sei un guardiano, Jack. È tuo compito, Jack. Invece di riposarti, continua a girare intorno, Jack” dissi, scimmiottando Nord. Sbuffai mentre mi alzavo di nuovo in volo per controllare la causa di quel formicolio nel mio corpo.
Ero veramente infastidito dal comportamento dei miei colleghi, tutti e quattro senza distinzioni. Mi sentivo come un galoppino e perfino Nord, che era quello più comprensivo e dolce tra tutti, mi trattava come un bambino.
“Diventa un guardiano, vedi come ti divertirai dopo” dissi tra i denti “Sicuro. Come un pugno nello stomaco” commentai.
Stavo volando verso i fiordi, là dove al momento era estate, ma mi bloccai improvvisamente una volta arrivato sopra un paese.
“Che diavolo...”
Ero passato di lì poco più di due ore prima ma tutto era perfetto: l'acqua limpida, gli alberi fioriti, gli abiti leggeri delle persone. Potevo giurarci che era tutto in perfetto equilibrio con l'estate.
Adesso, invece, sembrava che il cielo si fosse aperto e avesse rovesciato tutta la neve e il ghiaccio di cui disponeva.
Ma questo non era possibile.
Ero io a comandare l'inverno, io e io solo, quindi che stava succedendo?
Planai in piazza, ben sapendo che nessuno poteva vedermi, e mi appollaiai sopra la fontana, completamente congelata.
Una donna stava prendendo delle coperte da un tizio elegante e gentile, che comunque non mi piacque.
“Grazie, Principe Hans. Senza di lei, con la bufera di neve che ha creato la Regina Elsa saremmo sicuramente morti” stava dicendo la donna. Il tizio le sorrise.
“Non si preoccupi, la Principessa Anna conta su di me, sono qui per voi” rispose.
“Ma mi dica: è vero che la Principessa ha seguito sua sorella sulla cima della montagna?” chiese la donna.
“Sì, è vero. Sono sicuro che la Regina Elsa scioglierà questo incantesimo in pochissimo tempo, non disperate”
Mi voltai verso la montagna, in cima alla quale c'era una nuvola bianca che poco prima non avevo notato.
Avevo ascoltato abbastanza: presi il mio bastone e mi diressi verso la cima, seguendo la scia di neve che si scaturiva da lassù.
Salii sopra alle nuvole e osservai, cercando un punto di riferimento per capire dove questa Regina si fosse rifugiata.
Col sole che stava sorgendo in lontananza, il palazzo di ghiaccio azzurro e viola era impossibile da non vedere: brillava nella luce, come se fosse una gemma preziosa.
Rimasi a bocca aperta, senza capire come potesse esistere un palazzo tanto splendido, fatto interamente di ghiaccio.
Chi diavolo era questa Regina? Probabilmente era pericolosa e temibile, proprio come la tempesta che aveva scatenato sul suo paese.
Un'amica di Pitch, magari?
Mi avvicinai con cautela, cercando di non fare rumore: nonostante sapessi che non poteva vedermi, non mi sentivo a mio agio.
Scrutai all'interno della costruzione cercando una strega, una vecchia, qualcuno che poteva risultare cattivo e malvagio.
Invece quello che vidi non fu proprio questo: seduta a terra, circondata solo da quel ghiaccio, c'era una ragazza.
I suoi capelli brillavano di tanti piccoli cristalli congelati, il suo vestito azzurro era fatto interamente di neve e i suoi occhi azzurri guardavano con tranquillità le pareti intorno a lei.
Ogni tanto muoveva una mano in qualche direzione per aggiungere un particolare alla stanza circolare in cui era seduta: un vaso; la ringhiera della terrazza; un pendente al lampadario.
Proprio come una bambina che scopre per la prima volta di saper camminare, quella Regina giocava con il suo potere in modo infantile, divertendosi e ridendo.
Mi avvicinai ancora di più alla finestra della terrazza, attratto da quella ragazza, simile a me eppure tanto diversa.
Per cominciare, lei era umana mentre io ero morto e poi resuscitato.
Ma poi lei sembrava così a suo agio con sé stessa, così calma e tranquilla da farmi quasi innervosire.
Stavo allungando una mano per aprire la porta della terrazza quando sentii una voce provenire dall'ingresso e l'incantesimo si ruppe.
Mi guardai le dita, incredulo, come se fosse stata colpa loro se stavo per rivelarmi, poi mi voltai e volai via da lì, lontano da quella Regina.
Ero confuso e stupito, ma anche incuriosito: sentivo la necessità di scoprire di più su quella ragazza. Tornai al laboratorio di Nord in silenzio, col cuore a mille.
“Ah, Jack! Come è andato tuo giro intorno al mondo? È tutto ok?” mi domandò lui.
Io feci una piccola risata e mi scompigliai i capelli, poi saltai sul mappamondo osservando le luci accese sopra.
“Sì, tutto ok. Probabilmente le mie ossa si erano solo un po' indolenzite per la fatica” minimizzai.
Lui rise tenendosi la pancia.
“Eh Jack, non preoccuparti: è stato difficile per tutti all'inizio, poi ti abitui” mi assicurò.
“Già, mi abituo” ripetei poco convinto.
Per il momento, avevo deciso, l'esistenza di quella ragazza doveva rimanere un segreto per tutti gli altri guardiani.
  
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