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Autore: Esperanza97    26/12/2014    2 recensioni
Elena Gilbert si è appena diplomata alla High School. Ha una vita apparentemente perfetta: un fidanzato che la ama, due amiche che si sacrificherebbero per lei, un fratello senza problemi e una giovane zia come tutrice. La verità è che non c’è niente di perfetto: il fidanzato vuole portarla via da Mystic Falls, bloccando i suoi sogni; una sua amica nasconde un terribile segreto, il fratello si porta a letto mezza città e la zia è fin troppo giovane per tutelare due adolescenti rimasti senza genitori, come loro. A tutto ciò si unisce una stupida festa sullo yacht della famiglia del ragazzo e un evento al di fuori del “naturale”, che la porterà a dubitare su tutto ciò che la circonda, anche sulle persone che ama di più.
Dal primo capitolo:
«Ma quante cose ti hanno tenuto nascoste?» Mi rispose con un’altra domanda, che servii solo a sconvolgermi.
Mi irrigidii. «Perché dici questo?»
Accennò un sorriso amaro. «Mi chiedo perché tu stia facendo tutte queste domande a me, e non a loro.»
[…]
«Non è strano che non ci siano animali? Voglio dire, siamo nel bel mezzo della natura.»
«No, Elena, siamo nel bel mezzo del nulla. È diverso.»
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Shipwrecked
Chapter two
 
Aprii improvvisamente gli occhi e mi ritrovai all’interno della capanna.
Come ero finita lì?, pensai.
I capelli erano sciolti e il bastoncino di legno che avevo usato per legarli era per terra. Lo guardai per qualche secondo e lo buttai di nuovo sulla sabbia.
Passai una mano tra i miei capelli, portandoli indietro. Sentivo il fuoco scoppiettare, mi alzai, uscii dalla capanna e vidi il fuoco acceso grazie alla legna. Damon era seduto sulla riva del mare e tra le mani aveva un sassolino che si rigirava tra le mani. Mentre mi avvicinavo, lo lanciò con una forza immensa. Gli arrivai alle spalle.
«Buongiorno.» Pronunciò lui, continuando a tenere lo sguardo verso il punto in cui era caduto il sasso.
«Dove eri finito ieri?» Domandai, senza neanche rispondere al suo “buongiorno”.
Damon si voltò e io mi sedetti accanto a lui.
Mi guardava confuso.
«Da nessuna parte, ti sei addormentata, ti ho sciolto i capelli e ti ho portato nella capanna.» Mentì. Ricordavo ciò che avevo visto: i suoi occhi, il suo respiro accelerato, il modo in cui era corso via.
Lo osservai attentamente. Gli occhi sembravano stanchi e il colorito era un po’pallido.
«Damon?» Lo chiamai. «Sicuro di stare bene?»
Posò di nuovo lo sguardo sul mare.
«Oggi non ci sono pesci, non ho sentito gli uccelli cinguettare, né nessun’altro animale produrre alcun suono. Questo è decisamente strano.» Proruppe lui.
Mi chiedevo perché ad ogni domanda, cambiasse discorso.
Mi sedetti accanto a lui e osservai il mare.
«Damon…» Cominciai. «Cosa mi state nascondendo tutti quanti?» Ormai avevo capito che c’era qualcosa che non andava, e non solo sull’isola, ma anche a Mystic Falls.
Damon posò lo sguardo sul mio viso. Era tentato a dirmi la verità, ma qualcosa lo bloccava.
«Non posso, Elena.» Si alzò e si diresse nella capanna, lasciandomi sola sulla riva del mare.
 
Camminavamo uno accanto all’altra, in un totale silenzio. Il suo viso era sempre più pallido e ogni tanto una smorfia di dolore compariva sul suo viso.
Strinsi le braccia attorno al mio esile corpo e abbassai lo sguardo. Non riuscivo a comprendere il motivo del suo malessere e continuavo a chiedermi quale assurda verità ci fosse dietro a tutta la storia. Perché Stefan mi aveva mentito? Lui mi amava, pensai, sentendo un groppo in gola e le lacrime minacciare di uscire dai miei occhi castani.
Mi fermai improvvisamente, il cuore batteva furioso nel petto e calde lacrime iniziarono a percorrere le mie guancie. Mi inginocchiai sulla terriccio bagnato e mi lasciai andare in un pianto disperato, accompagnato da forti singhiozzi.
«Elena?» La mano di Damon si poggiò con dolcezza sulla mia spalla. Lo vidi inginocchiarsi di fronte a me e guardarmi con un viso dispiaciuto e preoccupato.
«Elena, guardami.» Alzai lo sguardo e mi persi nei suoi occhi così simili al ghiaccio. Mi strinse a se e affondai il viso nella sua maglietta nera. Gettai via tutta la frustrazione accumulata in quei due miseri giorni, tutto il dolore provato sulla barca, la mancanza di respiro mentre stavo affogando, i misteri, i dubbi e le centomila domande che avevo da porre a Stefan, in quell’unico pianto che sembrava soffocarmi, ma, allo stesso tempo, sciogliere quella stretta incredibile creata attorno al mio cuore.
Dopo qualche minuto in cui Damon non mi aveva lasciata andare neanche per un attimo, mi calmai. Le lacrime cessarono di scendere e al loro posto sentii un freddo intorpidirmi le ossa.
Damon mi strinse ancora più forte prima di scostarsi leggermente.
Mi osservò per qualche secondo e scosse la testa.
Non disse nulla, si alzò e mi prese tra le sue braccia, come aveva fatto il giorno precedente e nel completo silenzio, riprese a camminare.
 
Arrivammo alla radura e Damon mi poggiò sull’erba. Lo sentii sospirare e sedersi accanto a me. Vidi il suo sguardo puntato verso lo specchio d’acqua illuminato dai raggi del sole.
«Non sono abituato a dispiacermi per gli altri, ma qui non ho altra scelta.» Cominciò, continuando a guardare il lago. Lo osservai interrogativa e lui si voltò verso di me. Il viso era sempre più pallido e sofferente. «Mi dispiace, Elena.» Le sue parole erano sincere, ma non comprendevo il motivo per cui me le avesse dette.
«Dam…?» Non riuscii a finire la frase poiché mi trovai distesa sull’erba e con il viso di Damon a un centimetro dal mio. I suoi occhi erano rossi e contornati da piccole venuzze scure. L’urlo mi rimase alla gola. In un attimo i suoi canini morsero la pelle del mio collo e il mio sangue fluì nella sua bocca. Dopo i primi attimi di paura, iniziai a sentire il mio corpo rilassarsi, la mente annullarsi e l’oscurità avvolgermi.
 
Aprii gli occhi di scatto, sentendo un dolore al collo micidiale. Il cielo sopra di me era scuro e ricoperto di stelle. Mi alzai e un forte capogiro mi costrinse a distendermi nuovamente. Il silenzio che regnava in quella radura era opprimente. Sentivo distintamente i battiti del mio cuore che acceleravano mentre prendevo consapevolezza di ciò che era successo. Involontariamente le mie dita andarono a toccare il punto in cui Damon mi aveva morsa, il sangue era secco, ma il dolore era ancora lì, vivo, più forte che mai.
Tentai nuovamente di alzarmi e ci riuscii. Le gambe reggevano poco il mio peso, avevo freddo e il mio corpo era congelato. Mi chiesi come mai fossi ancora viva. Per la seconda volta qualcuno mi aveva voluto graziare, forse non era ancora arrivato il tempo per Elena Gilbert di raggiungere il Paradiso, o forse l’Inferno, o il Nulla.
Attorno a me, vedevo solo alberi. Nessun suono o rumore. Tremai, non seppi dire se per la paura o per il freddo.
Con molta fatica e con un forte dolore alla testa, cercai di ritrovare la strada per la capanna.
Solo allora realizzai un’altra cosa:
Dov’era andato Damon?
 
Il cielo era sempre più scuro e il freddo più forte.
Camminavo da più di un’ora in mezzo agli alberi, senza trovare mai lo spiraglio di un pezzo di mare. Mi fermai su un sasso, sentendo i piedi dolermi e la testa scoppiare. Non sarei sopravvissuta, nessuno avrebbe potuto sopravvivere a tanto. Non avevo cibo, né acqua, ero mezza dissanguata e non avevo vestiti sufficienti a non farmi patire il freddo.
Dovevo farcela. Continuavo a ripetermelo, ma ero troppo stanca per lottare. Una sola lacrima percorse il mio volto, mentre mi facevo avvolgere tra le braccia di Morfeo.
 
«Elena? Ehi, sono Stefan. So che non vuoi parlarmi perché ho di nuovo annullato il nostro appuntamento, ma ti prego, perdonami. La visita di questo parente mi sta portando via molto tempo, spero solo che se ne vada in fretta. Vediamoci stasera, do una festa sullo yacht dove abbiamo passato le vacanze estive. Dammi la possibilità di rimediare.» Staccai la segreteria e gettai il telefono sul letto, continuando a guardare il soffitto.
Ero stanca di Stefan e delle sue scuse. Continuava a rimandare ogni appuntamento ed ora se n’era uscito con una festa. Sbuffai e osservai l’orologio: le otto in punto. La festa sarebbe cominciata alle nove.
Improvvisamente sentii bussare alla porta.
«Avanti.» Sussurrai, portandomi un cuscino sulla faccia.
«Elena!» La voce squillante di Bonnie mi ridestò dai miei pensieri. Tolse il cuscino dal mio viso, gettandolo a terra e mi guardò attentamente. Indossavo un pigiama celeste e avevo i capelli raccolti in una coda disordinata. La mia amica scosse la testa e tirò via il piumone dal mio corpo.
«Dobbiamo andare ad una festa.» La osservai e vidi che indossava un grazioso abito beige e un paio di ballerine nere.
«Bonnie, no.» Asserii. «Stefan non si farà perdonare con una stupida festa su una barca. È il quarto appuntamento che salta. Sono due settimane che non ci vediamo. E prima dell’ultima volta che ci siamo visti, di settimane ne erano passate quattro. Sono stanca. Ci vediamo una volta ogni mese e neanche. Nell’ultimo periodo è sempre impegnato.» Portai le braccia al petto irritata e delusa. Non volevo sembrare infantile, ma non riuscivo a capire il suo comportamento. Non era da lui. Sentii Bonnie sospirare e sedersi sul letto, accanto a me.
«Lo so, Elena. È difficile, ma probabilmente ha dei problemi gravi. Questo parente gli sta dando del filo da torcere e Stefan sta cercando di fare il suo meglio. Non fargliene una colpa, anzi, cerca di stargli vicino. Su, ora vestiti, andiamo a divertirci un po’.»
Annuii con rinnovata energia. Forse Bonnie aveva ragione, forse stavo diventando paranoica, forse dovevo solo cercare di capirlo, forse…
 
Sudavo, ma allo stesso tempo sentivo di congelare.
Tremavo e non sapevo spiegarmi il motivo.
All’improvviso il dolore sparì e smisi di tremare.
Qualcosa di bagnato venne poggiato sulla mia fronte e una mano calda si posò sul mio viso.
 
La musica era alta, nonostante la festa fosse appena iniziata. Stavo accanto a Bonnie ed entrambe osservavamo il mare meravigliosamente calmo. Due mani si posarono sui miei fianchi, mi voltai e vidi Stefan sorridermi con dolcezza. Lo guardai, indecisa se urlargli in faccia o abbracciarlo.
«Mi dispiace, amore. La questione è quasi risolta, ti prometto che ci rivedremo più spesso.» Annuii, ma non ero sicura delle sue parole, o forse non ero più sicura dei miei di sentimenti. Erano un paio di giorni che ci pensavo. Stavo enfatizzando troppo la mia mancanza di lui, quando in realtà mi mancava poco e c’erano giorni in cui non mi mancava affatto. Fingevo perché non trovavo possibile il fatto di essermi, improvvisamente, disinnamorata di lui. La mia non era mancanza, era solo irritazione e delusione, perché una persona che ritenevo importante stava annullando ogni nostro appuntamento. All’inizio sospettai che mi volesse lasciare, ma quando ci vedemmo dopo una settimana e si presentò con una collana d’argento, seppi che non era quello il motivo. In seguito mi spiegò che si assentava a causa di un parente che era tornato a Mystic Falls dopo tanti anni e “pretendeva” qualcosa. Non mi spiegò mai che grado di parentela avesse con questo tizio. Mi disse solo che era presuntuoso, egoista e scansafatiche. Trovai la giustificazione nel fatto che questo tizio volesse dei soldi. Nell’ultimo periodo, arrivai a pensare che Stefan mi tradisse. Arrivai a pensare che mi stesse tradendo con Caroline, ma lei stava con Klaus e quella fu la prima volta che mi convinsi di essere paranoica. Semplicemente non trovavo giustificazioni al suo comportamento e quindi diedi la colpa alla mia paranoia.
«Elena?» Mi ridestai dai miei pensieri e guardai il mio ragazzo interrogativa. «Stavo dicendo, vuoi venire un attimo, di sotto, con me?» Annuii. Stefan mi prese per mano e mi condusse nella cabina principale, attraversammo il salone fino a giungere in una stanza da letto. Lasciò la mia mano e chiuse la porta a chiave. Era teso, lo si leggeva nello sguardo. Lo guardai con curiosità. Che cosa stava architettando?  
Prese un bel respiro profondo, si inginocchiò ai miei piedi e prese dalla tasca una scatolina blu di velluto. I battiti del mio cuore aumentarono in un attimo quando realizzai cosa stesse per fare.
«Elena Gilbert, sei la ragazza che amo e due anni di fidanzamento sono stati fin troppi per farmi rendere conto che tu sei colei con cui voglio passare la mia eternità. Vuoi sposarmi?» Pronunciò il discorso semplice e breve in pochi secondi, che a me sembrarono non terminare mai. Rimasi senza fiato. Con tutte le incertezze che avevo non potevo dargli una risposta. Non ero neanche sicura di essere ancora innamorata di lui.
«Io…» Stavo per cominciare, ma non sapevo cosa dire. La verità era che mi aveva preso alla sprovvista. Erano due settimane che non ci vedevamo e non sapevo quali fossero le sue idee. Avevamo parlato poche volte di matrimonio e raramente del nostro futuro. Lui aveva dei progetti, completamente diversi dai miei e non sapevo se saremo riusciti ad unirli o meno. Una ad una lacrime salate percorsero il mio viso. Stefan sbiancò e si alzò immediatamente, gettando la scatolina con l’anello sul letto. Mi strinse tra le sue braccia.
«Amore, non volevo farti piangere. Che succede?» Non avevo la forza di rispondere, perché non sapevo cosa dirgli. Cosa potevo fare? Non avrei detto “si”, di questo ne ero certa.
Mi calmai dopo qualche attimo e mi scostai da lui.
«Amore…» Iniziai. Nel dire quella parola sentii una parte del mio cuore frantumarsi. Non la sentivo più così vera e così forte come una volta. «Io, non lo so… Cioè, non credo di essere ancora pronta e… ho ancora tanto da affrontare nella vita, anche per gli studi che voglio intraprendere…» Stefan mi guardò con dolcezza e mi baciò la fronte.
«Amore, non rispondermi adesso. Quando sarai pronta lo farai, okay? Intanto godiamoci la festa.»
Annuii. Mi prese nuovamente la mano e mi condusse sul ponte dove la festa veniva animata da alcol e musica a tutto volume. Mi porse un bicchiere di vodka e mi lasciò sul ponte da sola, dicendo che doveva fare una cosa.
Rimasi lì, ferma, a pensare alla sua proposta, al mio sentimento verso di lui e alla sua reazione alla mia risposta certamente non positiva.
 
Il mio corpo aveva smesso di tremare e si era stranamente riscaldato. Aprii gli occhi e osservai il soffitto di pietra grigia. Dove mi trovavo?
Mi accorsi di avere una coperta sulle spalle, di lana e che a pochi centimetri dal mio corpo vi era un bel fuoco acceso. Com’era possibile?
Sentii qualcosa di bagnato sulla fronte, lo presi e vidi che era una benda con dell’acqua. Tentai di alzarmi, ma una fitta alla testa mi costrinse a distendermi nuovamente.
«Non muoverti, hai perso troppo sangue.»
Conoscevo quella voce. Spalancai gli occhi quando il mio campo visivo fu invaso da due occhi azzurri e dei capelli biondi mossi.
«Klaus?!» Domandai, incredula.
«In persona, dolcezza.» Mi sorrise e dopo tanto tempo mi concessi un respiro di sollievo.
 

Note Autrice:
Ehilà,
Innanzitutto Buone Feste.
Vi prego di perdonarmi per questo enorme ritardo, ho avuto la cosiddetta crisi da pagina bianca, ma ora mi sono ripresa e spero che il terzo capitolo arrivi molto più presto di questo.
Le parti in corsivo sono flashback (penso si fosse capito).
Well, spero vi piaccia ^^
Aspetto vostri commenti!
A presto,
Esperanza♥

 
  
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