Film > Basil l'Investigatopo
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Autore: Bebbe5    12/11/2008    4 recensioni
Rattigan è tornato in azione e tocca di nuovo a Basil sconfiggerlo. Ci riuscirà anche stavolta? Per tutti i fan dell'argomento. [capitoli e titolo modificati e corretti]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota dell’autrice: Ari-eccomi di nuovo. L’ispirazione (strano ma vero) mi è venuta ieri mentre ero a scuola a fare il seggio. Nei momenti di stacco prendevo carta e penna e cominciavo a scrivere, con il risultato di aver portato un bel po’ avanti questo capitolo.

X Hikary: non ti preoccupare se non riesci sempre a recensire, capita spesso anche a me di leggere e non avere tempo di lasciare un commentino. Comunque, la bella recensione che mi hai scritto ha compensato la tua “assenza” nel secondo capitolo.

Sì, lo so che Rattigan e Cornelia non stavano bene insieme, ma mi serviva per dare un minimo di trama. (Lo so, mia madre e mia sorella mi hanno riempito troppo la testa con Beautiful, Centovetrine ecc.)

Sono contenta che la storia ti piaccia, spero di continuare bene.

Fammi sapere che ne pensi del capitolo, ci tengo al tuo giudizio in particolare.

Grazie di tutto Bebbe5

P.S. Perché non scrivi anche tu una fanfiction su Basil? Sarebbe divertente no?

 

Capitolo 4

 

“Grrr, non avresti dovuto sfidarmi così. Ma non temere. I giochi sono aperti investigatopo e presto avrò occasione di rifarmi”

Detto questo sparì nella notte.

 

“Tsk, un altro psicopatico” commentò Basil “Allora, rientriamo in casa e vediamo di toglierti questa roba di dosso, eh?” disse poi rivolgendosi a Cornelia che era ancora in braccio a lui.

 

La ragazza lo guardò stranita: dov’era finito il topo disperato e rassegnato di pochi minuti prima? Ben presto, però, la confusione mutò in gioia: che si perdesse nelle tenebre più oscure quel topo, dal momento che Basil, il Basil che conosceva, era tornato alla luce.

 

“Però, sei un pò volubile, eh Basil? Come mai hai cambiato idea così rapidamente?”

 

“Beh” rispose lui “diciamo che la ragione è finalmente tornata a farmi visita dopo dieci anni”.

 

Stava ancora piovendo a dirotto ma i due, benché bagnati fradici, non parevano accorgersene. Era passato tanto tempo, da quando si erano trovati così vicini, e quella conversazione, cominciate con le parole, si trasformò in un gioco di sguardi. E’ risputo che a scuola non insegnano a leggere nella mente, ma non c’era mai stato bisogno di libri per loro, perché i loro occhi si dicevano tutto. Era sempre stato così fin dai tempi dell’asilo.

Esiste un proverbio che dice: “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. Niente di più falso, perché la lontananza aveva casomai acuito il sentimento che provavano l’uno per l’altra.

Quasi come un miope che ha dimenticato gli occhiali e avvicina il libro ai suoi occhi per leggerlo meglio, i due avvicinarono i volti, come se volessero approfondire la lettura, i nasi si sfiorarono per poi andare in direzioni diverse. Lo spazio tra di loro si stava lentamente chiudendo quando…

 

“BASIL! Scusami se non sono uscito prima, ma la signora Placidia era terrorizzata e non mi ha lasciato uscire e… IN NOME DEL CIELO, COSA E’ SUCCESSO?!” esclamò Topson.

 

Basil e Cornelia erano ammutoliti. Erano stati colti in flagrante e la situazione era a dir poco imbarazzante (NdA: ricordatevi che siamo nel 1906, un periodo in cui si faceva ancora la corte alle ragazze).

 

“Miss Blackwood, cosa ha fatto ai vestiti?” I due benedissero silenziosamente l’oscurità e la fievole luce che illuminava la strada, grazie al quale erano riusciti a celare il loro “crimine”, il rossore sulle loro guance ed il sospiro di sollievo che era uscito dalle loro bocche.

 

“Ah.. questi…ehm…non è… niente, solo un po’ di ragnatele” rispose lei con la voce che tremava.

 

“RAGNATELE?!” ripeté allibito il dottore.

 

“Beh, sì, credo che quel mostro di Moriarty le trovi più agevoli.”

 

“Ah, allora è così che si chiama quel ragno” si inserì Basil.

 

“Già, fortuna che avevi un revolver e che i tuoi soliti riflessi pronti mi hanno risparmiato una bella botta”.

 

“Oh, dai, non ho fatto nulla di speciale”

 

“Sempre a sminuirti! Odio quando fai così. Ringrazia il cielo che ho le mani legate e che non posso mollarti un altro schiaffo”.

 

“Perché non proseguiamo questa amabile discussione dentro al caldo, davanti ad una tazza di tè e magari con degli abiti asciutti?” propose il dottore.

 

“Ottima idea dottore, fortuna che il vetturino che mi ha portata qui mi ha fatto scaricare i bagagli prima di ripartire. Mi cambierò e poi tornerò a casa.” Disse Cornelia.

 

“Non ti è bastato quello che è successo? No, tu ti stabilirai qui per un po’, almeno finché le acque non si saranno calmate in entrambi i sensi” disse Basil indicando i nuvoloni neri.

 

“A parte il fatto che hai sempre l’umorismo di un comico che riceve solo fischi, ti faccio presente, signor investigatopo, che mi ha colto alle spalle. Credi che non sappia badare a me stessa?” disse la ragazza leggermente irritata.

 

“Guarda, se riparti ora, ti do cinque minuti prima che tu venga ricatturata”

 

“Ehi, ti ricordo che io nella scherma e nella boxe…”

 

“Vogliamo, per favore, entrare in casa?” disse Topson alzando un po’ la voce.

I due si zittirono e poi ubbidirono all’ordine del dottore senza ulteriori esitazioni.

Era raro vederlo arrabbiato ma, quando questo accadeva, era un evento degno di essere visto, ma da una giusta distanza.

 

Appena ebbero varcato la porta d’ingresso, la signora Placidia si avvicinò al terzetto brandendo un matterello di marmo.

 

“Mi illumini signora” disse Basil inarcando divertito un sopracciglio “sarebbe quella l’arma di cui si sarebbe servita in caso di attacco?”

 

“Fino a prova contraria, signor Basil, questo matterello, se utilizzato propriamente, può rompere la testa a qualcuno. Glielo dimostrerei provandolo sulla sua, ma è talmente dura che neanche un matterello di bronzo potrebbe… OH SANTO CIELO!” esclamò la signora troncando bruscamente l’ennesima sfilza di commenti carini sul suo padrone. “Signorina, cosa le è successo?” disse poi rivolgendosi a Cornelia, che Basil aveva ancora tra le braccia (per questo si meritò un’occhiataccia dalla sua cameriera).

 

“Oh, non si preoccupi signora, ho solo avuto un contatto ravvicinato con il nuovo schiavetto di Rattigan. Se non ci fosse stato Basil io…”

 

“Non lo dica nemmeno! E’ solo per causa sua che lei si trova in queste condizioni. Sta sempre a ficcare il naso in cose che…”

 

“In cose che mettono a rischio l’intera popolazione” la interruppe Basil, il cui amor proprio l’aveva spinto ad intervenire. “Signora Placidia ci risparmi il monologo. Piuttosto: la signorina resterà con noi per un po’ di tempo. Le dispiacerebbe aprire la camera degli ospiti?”

 

“Oh… oh certamente, subito, vado”. Detto questo la governante estrasse un mazzo di chiavi da una tasca del grembiule e si incamminò verso le scale che portavano al secondo piano della casa, seguita da Basil, Topson e Cornelia.

La stanza per gli ospiti era una cameretta provvista di letto, comodino e abat-jour. Da un lato della stanza stava un armadio a tre ante e, alla destra di esso, c’era una porticina che portava ad un bagno privato.

Benché questa stanza non venisse mai usata, non c’era un granello di polvere, né sul pavimento né sui vari mobili (“L’ossessione di una donna” aveva commentato Basil).

Appena entrati, l’investigatopo posò la ragazza sul letto ed estrasse un coltellino svizzero da una tasca, cominciando poi a lavorare sui nodi che tenevano legata la ragazza. La signora Placidia era andata nel bagno a riempire d’acqua calda la vasca e Basil, premurandosi che il rumore dell’acqua corrente coprisse le sue parole disse scherzando:

 

“Lei però non la schiaffeggi quando mi offende eh?”

 

“Perché in parte penso che abbia ragione, ma sono contenta che tu sia così, giusto dottore?” Disse poi cercando di non far sentire il Topson escluso. “Sì, signorina, ha proprio ragione.” Disse lui ridendo.

 

“Oh, la prego, mi chiami Cornelia”                                                                           

 

“Solo se lei mi chiama Topson”

 

“Affare fatto. Ma dimmi Basil, premesso che la signora Placidia è una persona ammodo, come mai la tieni con te se non riuscite a sopportarvi?”

 

“Questione di giustizia” borbottò il detective ancora impegnato con i nodi.

 

“Che tra parentesi” disse il dottore “significa che le è troppo affezionato e credimi, Cornelia, se ti dico che per lei è la stessa cosa”.

Basil guardò Topson con uno sguardo omicida, che poi si sciolse in un sorriso.

 

“Hai ragione” disse dolcemente “si comporta quasi come una madre e sono sicuro che, anche se girassi tutta Londra non ne troverei una uguale. Ecco, sei libera.”

Disse poi trionfante, mentre Cornelia rimuoveva il resto delle ragnatele recise.

 

“Signor Basil, ha sfatto i nodi? Bene, allora lasci in pace la signorina e vada a farsi un bagno anche lei.”

 

“Hmm, forse è un po’ troppo materna” mormorò Basil suscitando le risatine dei due amici.

 

“Bene, io vado a preparare la cena. Signorina mi chiami se la importuna ancora.”

 

“Non si preoccupi, le farò sapere se avrò bisogno di lei. Grazie di tutto signora”.

E con queste parole corse ad abbracciare la governante che, dapprincipio rimase interdetta, poi ricambiò l’abbraccio.

 

“Ah, bambina. Londra era vuota senza di te, vedi se riesci a redimere tu questo scapestrato.” E, con un sorriso sulle labbra lasciò la camera.

Cornelia si voltò verso Basil e Topson.

 

“L’avete sentita? Fuori da qui che ho veramente bisogno di un bagno.”

 

“Va bene” disse Topson “Basil andiamo” e uscì dalla porta.

 

“Allora, tu non vai?”

 

“Non riesco a capire ancora come fai a piacerle così tanto”

 

“Lascia perdere, detective, ci sono misteri che non riuscirai mai a risolvere fattene una ragione”.

 

“Ma insomma”disse lui avviandosi alla porta “lavora per me da quasi venti anni e non…” Basil si bloccò perché Cornelia, con una rapida mossa, l’aveva baciato.

 

“Ora ce la fai a stare zitto per un po’ e mi lasci fare quel benedetto bagno?” disse lei ridendo prima di chiudere la porta.

Il detective rimase fermo, inebetito, per circa due minuti davanti alla porta, prima di avviarsi verso la sua camera con un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro.

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“Ma bene, bravo, bell’inizio, complimenti.”disse Rattigan arrabbiato guardando Moriarty, che aveva ancora l’occhio sanguinante.

 

“Che ti devo dire, quella si è messa ad urlare e Basil è uscito esattamente come volevi, ma non pensavo che avesse una pistola.”

 

“Almeno Vampirello avrebbe portato a termine la sua missione. Quasi quasi rimpiango quell’idiota.”

 

“Non capiterà più, te lo prometto.”

 

“Sarà bene, voglio Cornelia, devo farle capire il suo errore ad ogni costo”. Detto questo si allontanò, lasciando il ragno a gemere di dolore nell’oscurità più completa.

 

FINE DEL CAPITOLO

 

Allora, che ne pensate? Forse è un po’ lungo, ma non sono riuscita a scrivere meno. Come capitolo, non c’è molta trama, ma ho voluto dare una definizione maggiore al rapporto tra Basil e Cornelia.

Recensite e fatemi sapere.

Baci, a presto

Bebbe5       

 

 

  
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