Nota
dell’autrice: Ari-eccomi di nuovo. L’ispirazione (strano ma vero) mi è venuta
ieri mentre ero a scuola a fare il seggio. Nei momenti di stacco prendevo carta
e penna e cominciavo a scrivere, con il risultato di aver portato un bel po’
avanti questo capitolo.
X
Hikary: non ti preoccupare se non riesci sempre a recensire, capita spesso anche
a me di leggere e non avere tempo di lasciare un commentino. Comunque, la bella
recensione che mi hai scritto ha compensato la tua “assenza” nel secondo
capitolo.
Sì,
lo so che Rattigan e Cornelia non stavano bene insieme, ma mi serviva per dare
un minimo di trama. (Lo so, mia madre e mia sorella mi hanno riempito troppo la
testa con Beautiful, Centovetrine ecc.)
Sono
contenta che la storia ti piaccia, spero di continuare
bene.
Fammi
sapere che ne pensi del capitolo, ci tengo al tuo giudizio in
particolare.
Grazie
di tutto Bebbe5
P.S.
Perché non scrivi anche tu una fanfiction su Basil? Sarebbe divertente
no?
Capitolo
4
“Grrr,
non avresti dovuto sfidarmi così. Ma non temere. I giochi sono aperti
investigatopo e presto avrò occasione di rifarmi”
Detto
questo sparì nella notte.
“Tsk,
un altro psicopatico” commentò Basil “Allora, rientriamo in casa e vediamo di
toglierti questa roba di dosso, eh?” disse poi rivolgendosi a Cornelia che era
ancora in braccio a lui.
La
ragazza lo guardò stranita: dov’era finito il topo disperato e rassegnato di
pochi minuti prima? Ben presto, però, la confusione mutò in gioia: che si
perdesse nelle tenebre più oscure quel topo, dal momento che Basil, il Basil che
conosceva, era tornato alla luce.
“Però,
sei un pò volubile, eh Basil? Come mai hai cambiato idea così
rapidamente?”
“Beh”
rispose lui “diciamo che la ragione è finalmente tornata a farmi visita dopo
dieci anni”.
Stava
ancora piovendo a dirotto ma i due, benché bagnati fradici, non parevano
accorgersene. Era passato tanto tempo, da quando si erano trovati così vicini, e
quella conversazione, cominciate con le parole, si trasformò in un gioco di
sguardi. E’ risputo che a scuola non insegnano a leggere nella mente, ma non
c’era mai stato bisogno di libri per loro, perché i loro occhi si dicevano
tutto. Era sempre stato così fin dai tempi dell’asilo.
Esiste
un proverbio che dice: “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. Niente di più
falso, perché la lontananza aveva casomai acuito il sentimento che provavano
l’uno per l’altra.
Quasi
come un miope che ha dimenticato gli occhiali e avvicina il libro ai suoi occhi
per leggerlo meglio, i due avvicinarono i volti, come se volessero approfondire
la lettura, i nasi si sfiorarono per poi andare in direzioni diverse. Lo spazio
tra di loro si stava lentamente chiudendo quando…
“BASIL!
Scusami se non sono uscito prima, ma la signora Placidia era terrorizzata e non
mi ha lasciato uscire e… IN NOME DEL CIELO, COSA E’ SUCCESSO?!” esclamò
Topson.
Basil
e Cornelia erano ammutoliti. Erano stati colti in flagrante e la situazione era
a dir poco imbarazzante (NdA: ricordatevi che siamo nel 1906, un periodo in cui
si faceva ancora la corte alle ragazze).
“Miss
Blackwood, cosa ha fatto ai vestiti?” I due benedissero silenziosamente
l’oscurità e la fievole luce che illuminava la strada, grazie al quale erano
riusciti a celare il loro “crimine”, il rossore sulle loro guance ed il sospiro
di sollievo che era uscito dalle loro bocche.
“Ah..
questi…ehm…non è… niente, solo un po’ di ragnatele” rispose lei con la voce che
tremava.
“RAGNATELE?!”
ripeté allibito il dottore.
“Beh,
sì, credo che quel mostro di Moriarty le trovi più
agevoli.”
“Ah,
allora è così che si chiama quel ragno” si inserì Basil.
“Già,
fortuna che avevi un revolver e che i tuoi soliti riflessi pronti mi hanno
risparmiato una bella botta”.
“Oh,
dai, non ho fatto nulla di speciale”
“Sempre
a sminuirti! Odio quando fai così. Ringrazia il cielo che ho le mani legate e
che non posso mollarti un altro schiaffo”.
“Perché
non proseguiamo questa amabile discussione dentro al caldo, davanti ad
una tazza di tè e magari con degli abiti asciutti?” propose il
dottore.
“Ottima
idea dottore, fortuna che il vetturino che mi ha portata qui mi ha fatto
scaricare i bagagli prima di ripartire. Mi cambierò e poi tornerò a casa.” Disse
Cornelia.
“Non
ti è bastato quello che è successo? No, tu ti stabilirai qui per un po’, almeno
finché le acque non si saranno calmate in entrambi i sensi” disse Basil
indicando i nuvoloni neri.
“A
parte il fatto che hai sempre l’umorismo di un comico che riceve solo fischi, ti
faccio presente, signor investigatopo, che mi ha colto alle spalle. Credi che
non sappia badare a me stessa?” disse la ragazza leggermente
irritata.
“Guarda,
se riparti ora, ti do cinque minuti prima che tu venga
ricatturata”
“Ehi,
ti ricordo che io nella scherma e nella boxe…”
“Vogliamo,
per favore, entrare in casa?” disse Topson alzando un po’ la
voce.
I
due si zittirono e poi ubbidirono all’ordine del dottore senza ulteriori
esitazioni.
Era
raro vederlo arrabbiato ma, quando questo accadeva, era un evento degno di
essere visto, ma da una giusta distanza.
Appena
ebbero varcato la porta d’ingresso, la signora Placidia si avvicinò al terzetto
brandendo un matterello di marmo.
“Mi
illumini signora” disse Basil inarcando divertito un sopracciglio “sarebbe
quella l’arma di cui si sarebbe servita in caso di
attacco?”
“Fino
a prova contraria, signor Basil, questo matterello, se utilizzato propriamente,
può rompere la testa a qualcuno. Glielo dimostrerei provandolo sulla sua, ma è
talmente dura che neanche un matterello di bronzo potrebbe… OH SANTO CIELO!”
esclamò la signora troncando bruscamente l’ennesima sfilza di commenti carini
sul suo padrone. “Signorina, cosa le è successo?” disse poi rivolgendosi a
Cornelia, che Basil aveva ancora tra le braccia (per questo si meritò
un’occhiataccia dalla sua cameriera).
“Oh,
non si preoccupi signora, ho solo avuto un contatto ravvicinato con il nuovo
schiavetto di Rattigan. Se non ci fosse stato Basil io…”
“Non
lo dica nemmeno! E’ solo per causa sua che lei si trova in queste condizioni.
Sta sempre a ficcare il naso in cose che…”
“In
cose che mettono a rischio l’intera popolazione” la interruppe Basil, il cui
amor proprio l’aveva spinto ad intervenire. “Signora Placidia ci risparmi il
monologo. Piuttosto: la signorina resterà con noi per un po’ di tempo. Le
dispiacerebbe aprire la camera degli ospiti?”
“Oh…
oh certamente, subito, vado”. Detto questo la governante estrasse un mazzo di
chiavi da una tasca del grembiule e si incamminò verso le scale che portavano al
secondo piano della casa, seguita da Basil, Topson e
Cornelia.
La
stanza per gli ospiti era una cameretta provvista di letto, comodino e
abat-jour. Da un lato della stanza stava un armadio a tre ante e, alla destra di
esso, c’era una porticina che portava ad un bagno privato.
Benché
questa stanza non venisse mai usata, non c’era un granello di polvere, né sul
pavimento né sui vari mobili (“L’ossessione di una donna” aveva commentato
Basil).
Appena
entrati, l’investigatopo posò la ragazza sul letto ed estrasse un coltellino
svizzero da una tasca, cominciando poi a lavorare sui nodi che tenevano legata
la ragazza. La signora Placidia era andata nel bagno a riempire d’acqua calda la
vasca e Basil, premurandosi che il rumore dell’acqua corrente coprisse le sue
parole disse scherzando:
“Lei
però non la schiaffeggi quando mi offende eh?”
“Perché
in parte penso che abbia ragione, ma sono contenta che tu sia così, giusto
dottore?” Disse poi cercando di non far sentire il Topson escluso. “Sì,
signorina, ha proprio ragione.” Disse lui ridendo.
“Oh,
la prego, mi chiami Cornelia”
“Solo
se lei mi chiama Topson”
“Affare
fatto. Ma dimmi Basil, premesso che la signora Placidia è una persona ammodo,
come mai la tieni con te se non riuscite a sopportarvi?”
“Questione
di giustizia” borbottò il detective ancora impegnato con i
nodi.
“Che
tra parentesi” disse il dottore “significa che le è troppo affezionato e
credimi, Cornelia, se ti dico che per lei è la stessa
cosa”.
Basil
guardò Topson con uno sguardo omicida, che poi si sciolse in un
sorriso.
“Hai
ragione” disse dolcemente “si comporta quasi come una madre e sono sicuro che,
anche se girassi tutta Londra non ne troverei una uguale. Ecco, sei
libera.”
Disse
poi trionfante, mentre Cornelia rimuoveva il resto delle ragnatele
recise.
“Signor
Basil, ha sfatto i nodi? Bene, allora lasci in pace la signorina e vada a farsi
un bagno anche lei.”
“Hmm,
forse è un po’ troppo materna” mormorò Basil suscitando le risatine dei due
amici.
“Bene,
io vado a preparare la cena. Signorina mi chiami se la importuna
ancora.”
“Non
si preoccupi, le farò sapere se avrò bisogno di lei. Grazie di tutto
signora”.
E
con queste parole corse ad abbracciare la governante che, dapprincipio rimase
interdetta, poi ricambiò l’abbraccio.
“Ah,
bambina. Londra era vuota senza di te, vedi se riesci a redimere tu questo
scapestrato.” E, con un sorriso sulle labbra lasciò la
camera.
Cornelia
si voltò verso Basil e Topson.
“L’avete
sentita? Fuori da qui che ho veramente bisogno di un
bagno.”
“Va
bene” disse Topson “Basil andiamo” e uscì dalla porta.
“Allora,
tu non vai?”
“Non
riesco a capire ancora come fai a piacerle così tanto”
“Lascia
perdere, detective, ci sono misteri che non riuscirai mai a risolvere fattene
una ragione”.
“Ma
insomma”disse lui avviandosi alla porta “lavora per me da quasi venti anni e
non…” Basil si bloccò perché Cornelia, con una rapida mossa, l’aveva
baciato.
“Ora
ce la fai a stare zitto per un po’ e mi lasci fare quel benedetto bagno?” disse
lei ridendo prima di chiudere la porta.
Il
detective rimase fermo, inebetito, per circa due minuti davanti alla porta,
prima di avviarsi verso la sua camera con un sorriso che gli andava da un
orecchio all’altro.
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“Ma
bene, bravo, bell’inizio, complimenti.”disse Rattigan arrabbiato guardando
Moriarty, che aveva ancora l’occhio sanguinante.
“Che
ti devo dire, quella si è messa ad urlare e Basil è uscito esattamente come
volevi, ma non pensavo che avesse una pistola.”
“Almeno
Vampirello avrebbe portato a termine la sua missione. Quasi quasi rimpiango
quell’idiota.”
“Non
capiterà più, te lo prometto.”
“Sarà
bene, voglio Cornelia, devo farle capire il suo errore ad ogni costo”. Detto
questo si allontanò, lasciando il ragno a gemere di dolore nell’oscurità più
completa.
FINE
DEL CAPITOLO
Allora,
che ne pensate? Forse è un po’ lungo, ma non sono riuscita a scrivere meno. Come
capitolo, non c’è molta trama, ma ho voluto dare una definizione maggiore al
rapporto tra Basil e Cornelia.
Recensite
e fatemi sapere.
Baci,
a presto
Bebbe5