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Autore: FeLisbon    28/12/2014    2 recensioni
Chi non ricorda le parole che Jane usa per descrivere la sua donna ideale? (3x19)
E chi non ha sempre pensato a Lisbon nell'ascoltare quella descrizione?
Ecco, ora che si sono finalmente trovati, tutto sembra essere al posto giusto e Teresa sembra avere tutto ciò che Patrick ha sempre cercato. Ma questo può bastare?
I due partner sono alle prese con un nuovo caso, che tirerà fuori il meglio ed il peggio di loro..
Sulle orme di queste parole, vi auguro una buona lettura.
Genere: Azione, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOMEONE WHO KNOWS THE WORST SIDE OF ME

 

Erano ancora in macchina, chiacchierando del più e del meno. Dopo le ultime parole di Patrick, Lisbon lo aveva completamente perdonato per aver flirtato con Trish ed ora cercava solamente di tenere la sua splendida mente impegnata.
Jane tentava di mascherare la sua agitazione conversando docilmente con Teresa. In realtà avrebbe solamente voluto scendere dall'auto e trovarsi faccia a faccia con quell'uomo, quell'animale che aveva spento la giovane vita di Carol. Meritava di soffrire.

Non sapeva come convivere con questi pensieri: aveva promesso a Teresa che non sarebbe entrato in contatto con Stark, che lo avrebbe lasciato alle autorità senza fare follie, ma ora sentiva un bisogno profondo di compiere la sua vendetta...
Non era la prima volta che provava quella sensazione, ma in passato le cose erano diverse: a quei tempi Lisbon conosceva le sue vere intenzioni, ed anche se non le condivideva, alla fine lo aveva lasciato libero di fare ciò che doveva, andando contro tutti i suoi principi.
Questa volta era diverso.
Prima di tutto le ragioni sembravano meno importanti: Carol non era la sua famiglia, non era sua figlia! Inoltre aveva promesso. E sapeva che la sua partner non avrebbe messo da parte il suo senso di giustizia un'altra volta. Con John il Rosso fare ciò l'aveva distrutta. Non lo aveva mai ammesso, ma Patrick lo sapeva bene. Lui l'aveva resa colpevole, aveva sbriciolato un angolino della sua integrità che non si sarebbe mai ricompattato. E questo l'aveva fatta soffrire.
Non poteva permettersi di farlo di nuovo!
Eppure quella rabbia che gli bruciava gli occhi e lo stomaco non accennava ad andarsene.
Doveva essere forte, superiore, giusto.
Doveva farlo per Teresa.

Finalmente arrivò la squadra guidata da Cho, e gli uomini armati circondarono la casa silenziosamente. Lisbon scese dalla macchina e con gesti quasi automatici si diresse verso gli agenti estraendo la pistola. Poi si bloccò: una voce nella sua testa continuava a richiamare la sua attenzione e a metterla in agitazione. Hai visto gli occhi di Patrick...fingeva di parlare d'altro ma li hai visti. Sono gli occhi di quel passato che sembrava così lontano. È vero, lui non è più quello di un tempo, è cambiato, è cresciuto, ma tu devi rimanere lucida Lisbon. Ora sei la legge e non la sua fidanzata, sii responsabile.” Non voleva dubitare della sincerità di Jane, ma la prudenza non era mai troppa con quell'uomo. Tornò indietro e si accostò al finestrino.
“Jane, tu resta qui. Non uscire per nessuna ragione...per favore.”
Patrick si sentì offeso, l'aveva forse scambiato per un bambino? Certo che avrebbe voluto scendere, andare da quel mostro e... ma non lo avrebbe fatto!
“Lisbon, ho già promesso. Ora vai.”
Una fitta di senso di colpa colse la poliziotta: lo aveva appena trattato come un bambino e non aveva riposto in lui e nelle sue parole la piena fiducia. Probabilmente si sbagliava e Jane non stava assolutamente covando un rancore personale, però quegli occhi... erano davvero simili a quelli che per anni aveva riservato unicamente a John il Rosso.
Sperava di sbagliarsi.

Seduto in macchina da solo il tempo sembrò dilatarsi all'infinito. Quei pochi minuti parvero a Patrick durare dei secoli. Come mai questo sentimento di vendetta lo metteva così in crisi? Aveva sempre creduto nella vendetta, avrebbe dovuto essere ormai abituato a quello stato d'animo.
Il problema era che questa volta tutto era più reale: quando in passato pensava a John il Rosso era talmente accecato dal dolore che non rimaneva spazio per i dubbi o per riflettere sulle sue emozioni. Tutta la sua mente era impegnata a trovare un modo per arrivare a quell'assassino spietato. Ora non era così, Stark, quel piccolo ed inutile uomo, era a pochi passi da lui, il dolore non era opprimente ma solo rinvigorente, e la rabbia era irrazionale e quasi incontrollabile. Cosa gli stava succedendo?

Non era da Jane rimanere così coinvolto: aveva sempre lavorato al CBI per trovare John, tutto il resto non importava poi molto. In qualche particolare caso di omicidio si era appassionato maggiormente, in altri meno, ma il suo obbiettivo era sempre stato chiaro ed unico: John il Rosso.
Ora John non c'era più.
Forse era per questo che si era lasciato coinvolgere dalla giovane Carol? Aveva bisogno di una missione personale? O semplicemente quegli occhi azzurro cielo lo avevano riportato indietro nel passato, ad essere l'uomo di un tempo.
Ma Jane non poteva più essere l'uomo di un tempo, e non lo era. Altrimenti ora non si sarebbe trovato a combattere contro se stesso per tenere a bada i suoi istinti più oscuri. Se si fosse comportato come in passato non si sarebbe fatto così tante domande sul senso del suo desiderio di vendetta.

Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dalla minuta agente che risalì in auto.
“Li abbiamo presi entrambi, ora li interrogheremo. Nel frattempo Cho e la scientifica cercheranno delle prove all'interno della casa: se non dimostriamo che Carol è stata uccisa qui...”
Lisbon lasciò la frase in sospeso. Aveva paura della reazione del suo consulente a quello che stava per dire e si maledisse in silenzio. Non doveva cominciare quel discorso! Ma ormai era tardi, e fingere di non aver mai parlato avrebbe solamente peggiorato la situazione. Così concluse, cercando di non dare troppo peso alle ultime parole.
“...dovremo rilasciarlo presto.”
Jane rimase con lo sguardo fisso in avanti, ma i suoi pugni si strinsero spasmodicamente.
Teresa meritava un uomo migliore di un vendicativo rabbioso, così tentò di celare i suoi sentimenti più profondi. Non voleva mentirle, voleva solamente proteggerla dalla sua parte più oscura. E soprattutto voleva proteggere se stesso: quanti suoi difetti ancora avrebbe saputo sopportare quella donna?
“Tranquilla Lisbon, lo farai crollare ancor prima che faccia arrivare il suo avvocato.”
Sorrise benevolo e le sfiorò il dorso della mano con le dita.
“E se dovessi fallire gli manderemo Abbott e Cho-uomo-di-ghiaccio, fanno paura quei due insieme, sai?”
Finalmente anche Teresa sorrise e si sentì più rilassata.
“Idiota.”
Si sbirciarono a vicenda con la coda dell'occhio, felici di sentirsi di nuovo in sintonia.

Arrivati alla sede dell'FBI Jane ebbe modo di capire che tipo di uomo fosse John Stark. Non poteva parlarci, ne tanto mento restare nella sua stessa stanza, ma nessuno gli vietò di osservarlo attentamente. Sulla mezza età, brizzolato con rughe profonde che gli solcavano il viso ma lo rendevano enigmatico e persino affascinante se non fosse stato per quella barba incolta e ruspante. Inoltre era chiaro come il sole: non aveva una coscienza. Era rimasto seduto per qualche minuto da solo, ammanettato nella sala interrogatori, e non aveva mostrato il ben che minimo disagio.
Rimase immobile con lo sguardo rivolto dritto di fronte a lui e le labbra incurvate in un ghigno rilassato.
Non ci volle molto perché Jane si convincesse della sua colpevolezza, non poteva essere altrimenti. Qualsiasi altro uomo innocente avrebbe protestato per il trattamento subito o quanto meno chiesto per quali ragioni veniva trattenuto. Un uomo innocente ora sarebbe stato turbato, ed anche spaventato forse. Il problema era che, non solo Stark aveva ucciso la giovane Carol, ma era certo di farla franca.
Lisbon entrò nella stanzetta e si sedette davanti a lui. Voleva farlo confessare, da sola.
Si sentì infantile per quel desiderio, l'importante era arrestarlo e non su chi fosse ricaduto il merito, ma voleva essere lei a farlo capitolare. Il suo volere era dimostrare a Patrick come la giustizia in cui tanto credeva poteva essere la soluzione migliore. Inoltre voleva poter essere lei a cancellare i fantasmi del passato dell'uomo che amava.
Avrebbe voluto essere in grado di prendere John il Rosso a tempo debito e di assicurarlo alla legge, ma non era stata abbastanza forte e aveva lasciato che Jane compisse la sua vendetta. Questa volta non sarebbe andata così: Stark doveva marcire in prigione, e doveva farlo per mano sua! Questa volta sarebbe stata Lisbon a “salvare” il consulente, liberandolo del peso che gli stava opprimendo il cuore a causa di quell'omicidio.
Non avevano salvato Carol, ma lei avrebbe sistemato tutto adesso.
Jane la guardò entrare e sedersi e si sentì attraversare da un fremito: per un istante soltanto desiderò che Teresa non stesse in quella stanza da sola con quell'individuo. Sapeva benissimo che era in grado di cavarsela da sola e che non era realmente in pericolo, ma non poté fare a meno di voler entrare a sua volta e sedere al suo fianco. L'avrebbe voluta proteggere anche con la sua sola presenza. Poi sorrise distrattamente all'idea che se le cose si fossero messe davvero male, sarebbe stata Lisbon a risolvere la situazione con la sua fedelissima pistola, mentre lui sarebbe rimasto a guardare o avrebbe, al più, fatto qualche gioco di parole per prendere tempo.
Inspirò profondamente, trattenne il fiato per qualche secondo e poi la buttò fuori lentamente, cercando di far uscire insieme anche tutta la rabbia e l'irrequietezza che Stark faceva nascere in lui.
Si sentì lievemente più calmo e si mise ad ascoltare l'interrogatorio con attenzione, sperando di poter captare eventuali incongruenze che avrebbero inevitabilmente incastrato John.
Dall'altra parte del vetro anche Lisbon respirò profondamente e cominciò a parlare.
“John Stark, così lei è il famoso fratellastro del senatore Holland...”
L'espressione sorniona dell'uomo non mutò di una virgola, continuava a mostrarsi spavaldo e sicuro di sé, ma spostò il suo sguardo fissandolo sugli occhi verdi della sua interlocutrice.
“Mio fratello vi ha parlato di me? Questo mi sorprende! Di solito preferisce tenermi nascosto e a debita distanza.”
“A distanza? Come mai? Andrew ha forse ragione di credere che lei sia un uomo pericoloso?”
“Dipende dai punti di vista agente... mi scusi, non ho afferrato il suo nome.”
I suoi occhi si posarono sul seno di lei, che ne rimase impercettibilmente turbata. In realtà Stark, con l'intento di leggere il cartellino identificativo appeso alla sua camicia, aveva volutamente dato l'impressione di essere interessato ad altro, per mettere la poliziotta a disagio.
“Teresa Lisbon, eh? Che magnifico... nome. Ecco, per esempio, con lei non potrei mai essere pericoloso agente.”
La calma che Jane aveva appena riconquistato svaporò velocemente. John stava cercando di mettere in difficoltà Teresa e non solo, la stava provocando di proposito. Strinse i pugni e le nocche gli si sbiancarono. Resistette alla tentazione di far irruzione nella stanza adiacente e vedere se quel pagliaccio aveva ancora voglia di scherzare.
Ma Lisbon non si fece mettere in soggezione e approfittò della situazione, in fondo era brava nel suo lavoro.
“Con me non potrebbe esserlo perché è ammanettato e perché io sono armata, giusto? Ma cosa mi dice di una ragazzina che ha perso i sensi? Potrebbe diventare pericoloso con lei?”
Patrick si sentì immediatamente fiero della sua partner, stava diventando abile anche a rigirare le parole altrui.
Il sospettato fu sorpreso di quella risposta, probabilmente era convinto di avere di fronte un'idiota, invece quella donna si stava rivelando molto più intelligente di quanto immaginasse. Forse avrebbe dovuto essere più cauto nel parlare. Ma non voleva togliersi subito quel divertimento.
Jane lesse le sue espressioni e capì che John era un uomo brillante, manipolatore e gli piaceva giocare. Quanto avrebbe voluto essere lui il suo avversario!
“Non so di cosa stia parlando agente Lisbon, ma immagino che sì, con una ragazzina ubriaca sia più facile essere pericolosi che con una donna attraente come lei.”
Teresa tentò di ignorare la seconda parte della risposta e proseguì imperterrita con le sue domande.
“Io non ho parlato di ragazze ubriache, come mai ha dato per scontato che la causa dello svenimento fosse l'alcol?”
“Mmm, intuito maschile forse.”
Quel sadico omicida non smetteva di sfoderare quel ghigno divertito, e non si stava nemmeno sforzando di mostrarsi innocente! Jane lo immaginava sorridere in quel modo alla povera Carol che probabilmente non riusciva a capire cosa stesse accadendo. Gli occhi cominciarono a bruciargli: era pieno di rabbia e sentiva di volerla esternare. Quell'uomo aveva spento una giovane vita ed ora stava seduto lì a giocare con la sua Teresa, credendosi superiore a lei e alla legge e facendole viscidi apprezzamenti. Era davvero dura per Patrick restare a guardare inerme. Ed ora le mani gli tremavano. Come poteva seppellire il Patrick Jane di una volta, quello che aveva sempre creduto e voluto vendetta?
Lisbon riprese incalzante: “Conosce questa ragazza?” chiese mostrando una foto di Carol.
Anche da attraverso il vetro spesso Jane fu folgorato da quegli immensi occhi blu.
Papà, sai che ho imparato a far sparire le cose come te?”
Era seduta al tavolo con una tazza di tè fumante e dei piccoli biscotti per merenda. Patrick stava preparando una tazza anche per sé, ma si fermò per dare retta alla piccola Charlotte.
Fammi vedere che sai fare allora!” e le sorrise dolcemente.
I suoi occhi si spalancarono di gioia e il padre si sentì sprofondare in quel meraviglioso azzurro. La bimba prese un biscotto, se lo passò di mano in mano per tre o quattro volte, poi se lo infilò rapidamente in bocca. Jane finse stupore e meraviglia, cominciando a cercare biscotto sotto il tavolo, dentro la tazza, dietro le sue orecchie... Quella messinscena fu troppo divertente per la piccola Charlotte che non riuscì a non ridere a crepapelle, sputacchiando così tutto il biscotto magicamente scomparso.
“Certamente – rispose Stark – è mia nipote Carol.”
“È stata trovata uccisa.”
“Oh, è un peccato. Era una ragazza così graziosa.”
Non aveva mostrato la ben che minima sorpresa, ne dispiacere, ne senso di colpa. Niente.
Riprese a parlare, ma non sapeva che stava davvero rischiando di toccare dei nervi scoperti.
“E aveva due bellissimi occhi! È un peccato che non possa più spalancarli come faceva sempre. Vede? Questo azzurro così intenso, quasi ipnotico...è raro! Dev'essere stato interessante vedere la vita scivolare via da due occhi così.”
Lisbon era agghiacciata. Non serviva il cervello di Jane per capire che l'uomo che aveva di fronte era uno psicopatico e che aveva ucciso la giovane Carol per curiosità.
Jane non fece tempo a reagire a quelle parole che gli stavano bruciando il cuore perché John riprese subito a parlare: “Sa, agente Lisbon? Anche i suoi occhi sono affascinanti. Così profondi e vivi...interessanti.”
Avvenne tutto troppo in fretta perché qualcuno potesse intervenire.
Jane irruppe nella stanza. Gli occhi spalancati e rossi, non sembrava neanche più lui.
La porta sbatté violentemente.
Si avventò sull'uomo ammanettato e lo prese con entrambe le mani per il collo della giacca. Lo strattonò con forza, lo tirò in piedi e lo spinse contro la parete.
La sedia cadde rumorosamente a terra, ma non coprì il suono della voce di Patrick che, continuando a tenere Stark incollato al muro, aveva iniziato a parlargli. Il tono era profondo e rabbioso.
“Cosa hai fatto a quella ragazza? Che razza di mostro sei? Eri curioso di vedere com'erano i suoi occhi mentre moriva? Tu non meriti di vivere. Tu non meriti giustizia.”
Anche la sedia di Lisbon cadde rovinosamente a terra mentre lei si alzava e correva verso Patrick per impedirgli di fare qualsiasi cosa. Stark ora era spaventato a morte e guardava la poliziotta con uno sguardo supplicante, ma Jane non sentiva gli ordini che Lisbon gli stava intimando.
“Non guardarla. Non osare guardare i suoi occhi e pensare a come potrebbero essere...”
Ma non riuscì a concludere la frase, il solo pensiero degli occhi di Teresa senza vita, lo avevano immobilizzato. Finalmente riuscì a sentire le parole della sua partner che gli dicevano di lasciare andare immediatamente l'uomo che aveva tra le mani. Si sentì strattonare per un gomito, così lasciò la presa su quell'individuo.
Lisbon era sbigottita e furiosa. Cosa diavolo credeva di fare?! Aveva promesso di non entrare in contatto con il sospettato ed ora lo minacciava verbalmente e fisicamente?! Appena Jane lasciò andare Stark, lei gli prese un braccio e lo trascinò fuori dalla stanza degli interrogatori richiudendo la porta alle loro spalle.
“SEI IMPAZZITO JANE? Che cosa diavolo credi di fare? Avevo detto niente cazzate, ti dovrei far arrestare!! Non siamo nel far west, non è questa la giustizia di cui parlavo.”
Anche Jane era fuori controllo: “LA TUA GIUSTIZIA E' RIDICOLA, quell'uomo merita di pagare per quello che ha fatto a Carol e per quello che ha pensato di fare a te. Sei un'illusa se pensi di poter risolvere tutto con la legge. Non è così che va il mondo.”
Appena pronunciò quelle parole si accorse dell'enormità dell'offesa che aveva appena lanciato. Rimase muto con gli occhi spalancati. Era mortificato. Ma era troppo tardi.
Lisbon aveva la testa bassa, si sentiva come se qualcuno l'avesse appena presa a pugni nello stomaco, e quel qualcuno era proprio Patrick. Il silenzio fu quasi assordante dopo tutto quel trambusto e quelle urla.
Poi finalmente alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi lucidi in quelli di Jane.
“Vattene.”

















-Angolino dell'Autrice-
Mi scuso per la lunga attesa, ma le varie feste mi hanno tenuta un pochino impegnata..
A proposito: spero che i vostri festeggiamenti siano andati bene! =D
Molti di voi mi odieranno dopo questo capitolo..dico bene? eheh, chiedo venia!
Non so ancora quando riuscirò a pubblicare il prossimo (ed ultimo), quindi per sicurezza vi auguro un meraviglioso anno nuovo! =)
Ps: se siete molto preoccupati provate ad indovinare il titolo del prossimo capitolo ;)
   
 
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