Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran
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Autore: _paleface_    28/12/2014    1 recensioni
Era come se tutti volessero sbarazzarsi di me. Avevo nove anni.
Avevamo poco, ma io e lui ci bastavamo. Avevo diciassette anni.
Ero arrabbiata, avevamo litigato e lui era morto. Avevo ventitre anni.
Se per tutti la tristezza e la disperazione non possono altro che essere seguite da felicità e gioia, io non facevo parte del "tutti".
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ed Sheeran
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4.

Quella notte dormii meglio di quanto non avessi mai fatto negli ultimi diciassette anni. Guardavo il soffitto della mia nuova stanza mentre ripensavo a quel buffo ragazzo che in una serata aveva fatto per me quello che i miei "genitori", non avevano neanche mai pensato.
Sentii il suono di una chitarra provenire dal salotto, così mi avvolsi nelle coperte e aprii la porta. Vidi Ed impegnato a strimpellare una chitarra mal ridotta, mentre canticchiava "You didn't know me..Ah no!" esclamò frustrato.

"A me piace." Si girò sorpreso verso di me e gli scattai una foto con la mia polaroid. Mi guardò come se non si aspettasse di trovarmi lì.

"Mi ero dimenticato che c'eri anche tu. Non volevo svegliarti" si scusò.

"No, scusa tu" gli risposi imbarazzata. Andai in bagno a darmi una ripulita e una volta uscita dalla doccia,
mi accorsi di non aver preso i vestiti di ricambio. Non riuscivo più a trovare il pigiama che mi ero tolta prima di entrare in doccia quando poi, mi accorsi che era caduto dal lavandino nel water.

Merda! Merda, merda, merda! E ora?

Cercai un’asciugamano dove potermi avvolgere, ma non trovai né quello né un’accappatoio.

“Come può essere che non ci sia neanche un fottuto asciugamanino in questo dannato bagno?”
Avevo due opzioni:
  • Non uscire dal bagno e aspettare che la grazia divina mi buttasse dei vestiti dal cielo
  • Chiedere al rosso di passarmi dei vestiti dalla porta e fare la mia prima figura di merda col nuovo coinquilino.
A malincuore, optai per la seconda opzione, come sempre d’altronde.  
Aprii leggermente la porta del bagno e lo chiamai timida. Non rispose.

“ED?” urlai. La chitarra smise di suonare e il rosso si avvicinò alla porta del bagno.

“Sì?” chiese imbarazzato. Cacciai la testa fuori dal bagno coprendo il resto del corpo con la porta.

“Ehm.. ho dimenticato di prendere i vestiti di ricambio e non ci sono asiugamani per coprirmi.” Dio, che figura di merda. Quel poveretto sgranò gli occhi e cercò di guardarmi il meno possibile.

“T-te li va-vado a prendere” disse tramutanto il colore del suo viso in quello dei suoi capelli.

“Grazie” sussurrai altrettanto imbarazzata. Sentii i suoi passi allontanarsi in direzione della mia camera e ne approfittai per darmi un’occhiata allo specchio. Vidi un chiazza viola sulla fronte che circondava un taglio rosso sopra al sopracciglio sinistro. Lo sentii avvicinarsi nuovamente, così mi precipitai ad aprire la porta quanto bastasse per fare passare i vestiti, ma lo stesso fece lui ed esattamente come la sera prima, mi colpì dritta in faccia e non aiutata dal pavimento bagnato, caddi a terra. Nuda.

“Cristo santo!” esclamò disperato coprendosi gli occhi. “Scusa! Stai bene?”

“Sì, sto bene” risposi. “Passami i vestiti per piacere” dissi rassegnata di fronte ad una sfiga e goffaggine pazzesca. Mi passò i vestiti e uscì di fretta dal bagno chiudendo la porta.

Come potevo essere così sfigata? Mi sentivo come una deficiente con la nuvoletta nera costantemente sopra la sua testa. Dovevo fare amicizia con quel ragazzo, tanto ormai mi aveva già vista nuda.

Uscii dal bagno e lo vidi ancora con la chitarra in mano.

"Comunque, buongiorno" iniziai sperando che lui mi avrebbe dato una mano con la conversazione.

"Buongiorno anche a te" mi sorrise con un'aria divertita. "Se vuoi fare colazione ci sono latte e cereali in cucina."

"Oh, grazie" dissi. Andai in cucina, presi una ciotola e misi dentro cereali e latte per poi dirigermi sul divano vicino a Ed.

“La smetti di prendermi per il culo?!” gli tirai un pugno sulla spalla quando scoppiò a ridere ripensando alla scena di poco prima.

“Scusa, ma sei proprio sfigata!” disse tra una risata e l’altra.

“Sì, lo so” dissi disperata.

“Oh e dai! Guarda che scherzavo” mi sorrise.

“Suona un po’ questa chitarra va, prima che ti prenda a pugni” scoppiò a ridere e poi prese la chitarra.

"Cavolo, ma sei proprio bravo!" dissi stupita.

"Grazie!" mi sorrise a trentadue denti.

"Mi potresti insegnare a suonare la chitarra?" gli chiesi senza neanche pensarci."Ho sempre voluto imparare a suonare uno strumento, ma non ne ho mai avuto l'occasione o i soldi necessari per pagarmi le lezioni" gli confessai.

"Certo" disse un po' incerto. Mi passò la chitarra e cominciò a spiegarmi le componenti dello strumento.

"Hai talento sai?"

“Ma smettila!”

“No. Dico sul serio.” Presi la polaroid che aveva lasciato sul tavolino vicino al divano e gli scattai un'altra foto.

“Ti piace fare foto?” mi chiese incuriosito.

“Sì, è una vera e propria passione tra le tante.”

“Tra le tante? E quali sarebbero le altre?” Sembrava davvero interessato.

“Un giorno te le svelerò” gli feci l’occhiolino.

“Beh, un giorno mi dovrai spiegare taaante cose” mi incalzò.

“Tipo?” gli chiesi stupita.

“Tipo perché da un giorno all’altro ti sei ritrovata senza casa, perché una brava ragazza come te era in un
bar alle undici di sera e molte cose che ora non sto ad elencarti, ma che mi sto appuntando di chiederti tra qualche settimana.” Lo guardai a bocca aperta. Non sapevo come rispondergli.

“Ok” dissi poi.

Mi rubò la polaroid dalle mani e mi scattò una foto alla traditora.

Che strano che è questo ragazzo, mi piace. Beh, senti da che pulpito.

Ed eccovi il quarto capitolo! Spero che piaccia e che questa storia sia seguita almeno da qualcuno. Se avete voglia, lasciate una recensione per farmi sapere cosa ne pensate o cliccate semplicemente sul "Mi piace" di Facebook in fondo a sinistra. Ciao ciao :)
   
 
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