Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: CinderNella    29/12/2014    2 recensioni
Inizialmente si sentiva un po’ strana per il fatto che avrebbe condiviso una casa con un uomo.
Insomma, Colette aveva detto che quel Tom era simpatico e a modo, ma lei, Colette ed Elspeth erano sempre state con delle ragazze in casa… Tranne il modello. Ma lui non stava mai a casa. Laire era l’ultima aggiunta, una matricola alla loro stessa università e si trovavano benissimo, ma erano sempre state solo ragazze.
E ora Colette le mollava per tornare al suo paese natio e le lasciava in balìa di un tipo che nemmeno conoscevano. Era un po’ ingiusto.
"Ma se Colette lo conosce in qualche modo e dice che è alla mano, gentile e ha viaggiato molto, ci si potrà fidare..." pensò lei, rincuorata.
[...] Tom uscì dal portone, tirando un sospiro di sollievo: quell’Aneira era una tipa stramba. In positivo, ma lo era.
L’aveva convinto a prendere la camera sebbene non fosse la migliore opzione, ma nel suo essere strana gli aveva già fatto sentire la casa come sua, come se ne volesse fare parte.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Buone Festeeee! Le state passando bene? Il banner è sempre stato fatto da _Lith_, lo stile del titolo è sempre ispirato a FRIENDS e la foto non è la mia assolutamente (Aneira <3) ma è stata modificata da me. Buona lettura!











 
The Guy Who Turned Her Down

19. The One With The Lawrence Olivier Awards


In poco più di tre settimane aveva avuto molto da fare: era andata dall’altra parte dello stagno per la simulazione, aveva stretto amicizie diversamente da come avesse mai fatto e tornando a casa dal lato giusto dell’Atlantico si sentiva... svuotata. Non perché non fosse stata un’esperienza positiva, ma perché fondamentalmente non si sentiva più tanto a casa. E quella cosa andava avanti da qualche giorno anche a Londra, e non riusciva a capirne il perché. Però dopo averci pensato a lungo, già  quando era fuori — l’aveva collegato all’idea e alla possibilità di prendere un biglietto del treno per Toronto e andare a trovare Tom. Era un’idea stupida e irrealizzabile, però ci aveva pensato e non era riuscita a scollarsela dalla testa fin quando non era salita sull’aereo di ritorno per Londra. E a renderla pensierosa non era stato tanto il fatto di non aver potuto raggiungere Tom a Toronto, quanto l’averne avuto il desiderio. Perché? Dopotutto prima o poi si sarebbero rivisti, no? Che senso aveva andarlo a trovare lì dall’altra parte dell’Atlantico? Però dopo un mese e mezzo erano di nuovo nello stesso continente eppure non avevano avuto l’occasione di vedersi. E questo la rendeva un po’ titubante, perché non riusciva a capacitarsi del perché volesse.
Ma le sue elucubrazioni mentali erano state bloccate dal suono del citofono che la avvertiva della presenza di Lara al portone: perplessa la fece entrare e la aspettò sulla porta.
«Buon pomeriggio?»
«Aneira!» quella sorrise e allargò le braccia: cosa voleva dire quel gesto? Il sorriso era anche lievemente malefico.
«Lara?»
«DomaniseilamiapiùunoaiLawrenceOlivierAwards.» aveva dichiarato tutto d’un fiato mentre l’abbracciava e Aneira ebbe un coccolone.
«Ripeti?!»
«Ti ho teso un’imboscata e domani vieni ai Lawrence Olivier con me. Questo è il tuo invito.» le porse un elegante busta con il suo nome sopra.
«Tu sei... sei matta! Ma come ti è venuto in mente?! Cosa ci faccio io a una premiazione teatrale?! Vedo il red carpet da casa tutti gli anni dalla finestra, cosa ci faccio io lì?! No no no, no, e poi no!» ribatté quella, scuotendo le mani categoricamente.
«Pensavo ti avrebbe fatto piacere supportare Tom. Sai, è candidato per Coriolanus...» Lara dovette aver pronunciato le paroline magiche, perché Aneira si ammutolì immediatamente e non aggiunse nessun’altra buona ragione per cui non poterci andare. Lara lo interpretò come un punto a suo favore e un altro livello avanzato per la sua Operazione Neto.
«Oh. Tom è candidato? E sta tornando?»
«È attualmente su un volo per Londra dalla cara sottoposta Canada.» sentenziò soddisfatta Lara «Non lo sapevi?»
«Nessuno l’ha scritto sul gruppo!..»
«Beh, vuoi venire quindi?» chiese Lara, certa che quelle paroline magiche che le aveva detto prima l’avessero già convinta. Aneira fece spallucce, annuendo: «D’accordo. Ma non ho vestiti lunghi e non ho intenzione di spendere un soldo, quindi metterò uno dei vestiti più sobri che ho e basta.»
«Puoi anche venire in onesie, per me non c’è problema!» dichiarò quella, alzando le mani al cielo.
«Oh, non penso proprio: attirerei troppa attenzione e non la voglio sicuramente quella!» ribatté sicura Aneira, scuotendo la testa.
«Vengo a prenderti con l’auto dell’organizzazione domani pomeriggio. Au revoir
«Aspetta, sei venuta fin qui solo per lanciare questa bomba? Hai pianificato tutto questo per sconvolgermi e—
Ma Lara se n’era già andata. A pensarci bene, non si era neanche liberata del cappotto e della borsa, quindi aveva davvero avuto solo l’intenzione di dire quello dal primo momento che aveva messo piede quel giorno in quella casa.
Aneira scosse la testa e abbracciò Mycroft: certe volte Lara era davvero una pazza. Non riusciva a capire mai se avesse qualche secondo fine o fosse solo tanto, tanto – simpaticamente – stralunata.


Non aveva ancora compreso perché diavolo il red carpet fosse così presto. Insomma, luce del sole e naturale e tutto quello che vuoi, ma fino a quella sera che avrebbero fatto, si sarebbero rigirate i pollici? E poi lei cosa diavolo c’entrava in un red carpet? Insomma, era giusto il più uno di qualcuno: non voleva comparire nelle foto. Avrebbe potuto mascherarsi e piazzarsi assieme agli agenti, poco dietro le star. Ma era più che certa che la Lara dai rocamboleschi piani – che non aveva ancora scoperto, ma ci sarebbe riuscita presto – non gliel’avrebbe permesso.
Non aveva visto Tom da quando era arrivata: la sera prima si era addormentata imbarazzantemente presto e il mattino dopo non c’era traccia di lui in casa, quindi probabilmente si sarebbero rincontrati dopo due mesi direttamente quella sera.
Aneira afferrò la clutch a forma di anguria – quale momento migliore di quello per usarla? Dopotutto non è che uscisse spesso con delle borse così, doveva sempre portarsi la casa dietro, e quindi aveva bisogno di borse belle grandi – e ci riversò il necessario dentro, diede un’occhiata allo specchio fuori in corridoio e accarezzò la testolina di Mycroft: quando sarebbe ritornata quella sera, il cucciolo avrebbe avuto entrambe le sue mamme apprensive lì presenti.
Quando scese di casa si avventurò a destra, verso l’inizio di Bow Street: la folla iniziava ad esserci già sotto casa sua e le auto non potevano passare.
Non è che facesse proprio freddo, ma uscire senza giacca con sedici gradi non era comunque raccomandabile: ma non avrebbe voluto portare a mano anche la giacca, e poi... era davvero sotto casa. Insomma, che le poteva succedere?
Entrò in auto e salutò Lara: «Spero sia per un buon motivo. È presto
«Siamo i nessuno della serata!» spiegò la donna, sfregandosi le mani «Ma non hai freddo?»
Aneira fece spallucce «Non sapevo che giacca abbinare con queste scarpe e non avevo intenzione di portare anche quella a mano.»
«Sei davvero la pigrizia fatta persona, allora.» dichiarò quella, e l’altra si limitò ad annuire, quasi soddisfatta.
Ci misero un quarto d’ora per arrivare dall’altra parte della strada: quando avrebbero potuto tranquillamente attraversarla a piedi.
«A piedi saremmo arrivati in cinque minuti, anche tagliando la strada e non stando in mezzo a tutte quelle persone.» dichiarò sbuffando Aneira.
«Non camminerò su queste scarpe.»
«Oh, sul carpet dovrai
«Mi darai una mano! Tanto i tuoi sono... camminabili
«Secondo te ne avrei messi, di non camminabili?» ribatté Aneira aprendo la portella dell’auto prima che potesse farlo qualcun altro e raggiungendo dall’altra parte Lara.
«È altamente imbarazzante stare accanto a te. Sei più alta di me e io ho anche i tacchi molto più alti!»
Aneira fece spallucce, seguendo la donna che si dirigeva a firmare autografi per i fan ma rimanendo un po’ più dietro «Non so che dirti, la prossima volta mi metto le ballerine così mi raggiungi.»
«Questo è ancora più imbarazzante!»
«Chi è lei?» chiese qualcuno a Lara, mentre quella, impegnata, andava da un foglio all’altro.
«Oh, il mio più uno.»
«Intendi la tua ragazza?» ridacchiò qualcuno – Aneira li osservò inorridita, beccandosi un’occhiataccia di Lara che l’aveva volontariamente colta sul fatto.
«Non sono ancora lesbica, mi dispiace. È un’amica.»
Chiuse la conversazione andando più avanti, fin quando non l’avvisarono – o più realisticamente spostarono – che era finito il tempo e dovevano rientrare.
«Aneira, dammi il braccio.»
«Non ho intenzione di finire in nessuna foto!»
«Sei già finita in non so quante foto, accompagnami o cado!»
«Perché hai indossato quelle scarpe?!»
«Mi sono state amabilmente date in mano dalla stylist. Non potevo mica dire: non ne porto da mesi!»
La ragazza roteò gli occhi e la seguì a braccetto, tentando di avere una parvenza perlomeno tranquilla e non di quella trascinata lì contro la sua volontà. Quando finalmente arrivarono alla Royal Opera House non attese che Lara finisse le foto e sgattaiolò dentro, aspettandola lì. Non appena Lara la ritrovò le rivolse un’occhiataccia, a cui Aneira ebbe la prontezza di rispondere: «Che c’è?! Volevano te, non me. E mi ero rotta di stare ferma al freddo!»
«Vieni, andiamo a salutare persone. Ce la fai o inizi a ringhiar loro contro?»
Di tutta risposta la ragazza roteò gli occhi, ma la seguì e si dimostrò cordiale e gentile, quando qualcuno si presentava o le rivolgeva la parola: stare accanto a Lara Pulver aveva il pregio di sembrare parecchio invisibile ai più e così la maggior parte delle persone nemmeno si rendevano conto della sua presenza – fortunatamente, avrebbe aggiunto lei.
Giocherellava con la zip della clutch e aveva appena terminato di controllare il telefono, quando udì la folla più vicina all’entrata urlare ripetutamente “Tom, Tom!” e allora alzò lo sguardo sulla figura alta e slanciata nel suo vestito nero e con papillon abbinato, che rimaneva persistentemente vicino ai fan per soddisfarli con foto e autografi. Per poco non dovettero trascinarlo letteralmente via davanti all’entrata per le foto.
Aneira scosse la testa e sorrise, continuando a guardarlo mentre Lara parlava con qualcuno di cui sinceramente non le poteva interessare meno: Tom non stava cinque minuti fermo – temeva che quei poveri fotografi là fuori avessero ben poco materiale fotografico decente, con lui come soggetto – e si voltò verso l’ingresso. Non appena intercettò il suo viso fra la folla all’interno, entrò nell’edificio – seguito da Luke che, accortosi di tutto, borbottò tra sé e sé un “Lara sarà contenta, i fotografi per poco non lo bestemmiavano perché è corso via da qualcuno...” ma nessuno, a parte lui, se ne accorse.
«Cosa ci fai qui?!» chiese allora Tom, stupito, abbracciando la coinquilina. Aneira posò la mano sulla sua spalla prima di lasciarlo andare – doveva ancora capire perché ebbe quasi un momento di panico non appena i loro sguardi si incrociarono, come se volesse scappare via all’istante – e pronunciare la risposta «Mycroft mi ha detto di tenerti d’occhio.»
«Ed è ovviamente colpa mia!» dichiarò sorridente Lara, voltandosi per salutare l’amico dopo aver liquidato velocemente il tipo con cui stava dialogando da cinque minuti.
«Ehi Luke» salutò Aneira subito dopo, agitando la mano.
«Aneira. Ed sta ancora imboscato con Jules?»
«Ovviamente, cosa ti aspettavi?» alzò un sopracciglio quella «Ormai prima di tornare a casa dall’università Jules passa sempre da noi. A meno che non rimanga proprio.»
«Vi prego, non mi state dicendo che la mia camera è piena dei loro germi, vero?» lo sguardo implorante di Tom fece sorridere le due ragazze – sebbene Lara avesse un sorriso particolarmente beffardo... quasi come se stesse macchinando qualcosa – mentre Luke metteva in scena la sua migliore espressione corrucciata «Cosa ti saresti aspettato da quei due, soprattutto Eddie, scusa?»
L’uomo sbuffò sonoramente e dopo vennero tutti invitati a spostarsi altrove, al che iniziarono a camminare nella direzione indicata dalla security.
Tom si avvicinò ad Aneira e le diede una spallata gentile, che attirò la sua attenzione: «Allora, come va?»
«Spero che Mycroft stando sempre a casa con i piccioncini non abbia imparato il kamasutra, Laire alterna lo studio matto e disperato alle serate fuori fino alle quattro del mattino ed Elspeth ha il suo solito metodo organizzato e ben collaudato. Ed Eddie è in modalità “è una bella giornata, gli uccellini cantano e il sole splende” da più o meno un mese. Sta diventando fastidioso, se lo si prende in dosi giornaliere assieme alla contentezza di Jules, anche.»
Tom ridacchiò, però poi la guardò negli occhi – e lei volle scappare di nuovo, doveva affrontare quella nuova sensazione, decisamente – e riprese a parlare: «Intendevo come va a te. Non a casa, anche se è sempre buono saperlo.»
Quella fece spallucce: «Tutto normale, non succede nulla di speciale.»
«Va bene, ne parliamo a casa.» le posò una mano al centro della schiena e la guidò così fino alla sala, per l’enorme felicità di Lara che dietro di loro pungolava il braccio di Luke con un dito continuando a dire “Hai visto?! Hai visto?!”.


Quando terminò tutto i quattro spostarono la festa – definita da Lara “commiserazione”, dato che Tom non aveva vinto – al pub che erano soliti frequentare Eddie, Tom e Ben, e rimasero lì fino alle due. Poi Lara si rese conto dell’ora e prese il cappotto, maledicendo le scarpe.
«Luke, accompagnami al taxi. Voi due non avete bisogno dello chaperon, dato che abitate qua dietro. Buonanotte!» e così i due uscirono dal pub: ovviamente Lara avrebbe passato tutti i minuti necessari per aspettare il taxi a vantarsi della prima missione riuscita con un Luke che avrebbe scosso ripetutamente la testa, sconsolato.
«Dovremmo andare, non lascio Mycroft solo di sera praticamente mai.» dichiarò Aneira, alzandosi dallo sgabello e dirigendosi verso la porta.
«D’accordo, andiamo!» Tom si liberò della giacca e la piazzò sulle spalle della ragazza, che come previsto si ribellò: «Io sto bene, sono due passi, morirai di freddo così!»
«Vengo dal Canada, ricordi? Qui, a confronto, è quasi estate.» ribatté lui, prendendola sottobraccio «E poi un semplice grazie è anche più semplice talvolta, eh.»
Aneira arrossì leggermente ma questo non le impedì di rivolgergli un’occhiataccia, della quale si dimenticò non appena si ricordo di una cosa: allora gli diede un colpetto con la mano sui capelli, dichiarando solennemente che stava stempiando.
«Sai davvero come consolare qualcuno!» ribatté quello, scuotendo la testa «E comunque ho sempre avuto la fronte alta, io!»
«Oh, lo so, ma ce l’hai più alta di prima!»
«Non è vero!»
Aneira fece spallucce, ma poi sorrise sinistramente, e Tom non poté far altro che scuotere la testa «Mi era mancata la tua testardaggine.»
Non appena entrarono nel portone, Aneira si liberò della giacca e gliela piazzò tra le braccia: «Qui non fa più freddo.»
«In realtà sì.» Tom gliela rimise addosso «Ma sono ridicola con questa cosa enorme addosso!»
«Almeno non prendi freddo» sentenziò, trascinandola fino all’ascensore per un braccio.
Alla fine Aneira riuscì a liberarsi della giacca solo in camera sua, dove smollò le scarpe in un angolo e la clutch sulla scrivania: non appena infilò i piedi nelle ciabatte sospirò profondamente, era finalmente a casa. Non che non si fosse divertita, ma era a casa.
Si sedette sul suo letto e posò il computer sulle gambe, venendo poi interrotta da Tom che, con un coccoloso Mycroft in braccio, si palesò sulla porta «Immagino che potrei rimanere traumatizzato se tornassi in camera mia, vero?»
Aneira annuì, indicandogli l’altra parte del letto con un colpetto della mano: «Mycroft potrebbe non cederti molto facilmente il suo cuscino, però.»
«Ce lo litigheremo. Quali erano i progetti della serata, prima che Lara te li distruggesse?»
«In realtà i progetti della giornata era una maratona di Shakespeare. Volevo rivedere il Mercante di Venezia, ma poi si sono aggiunti altri film...»
«E ora è diventato il progetto della nottata. Metti pure il Mercante di Venezia, subito!» dichiarò Tom, afferrando una coperta dall’armadio e stendendola sopra lui, Mycroft e una gamba di Aneira – che nel frattempo faceva diligentemente partire il film per poi accucciarsi contro il cuscino sul muro, parte della spalla di Tom e sotto le coperte, prendendo a coccolare il gattino che sembrava essere nel suo paradiso personale, tra le coccole dei suoi umani e al calduccio.
«Non sarà comodo con questi vestiti.» dichiarò la ragazza, tirando la coperta un po’ di più dalla parte sua.
«Non fa niente.» passò un braccio attorno alle spalle della ragazza e spostò lo sguardo in basso per darle un’occhiata: quella guardava assorta l’inizio del film, coccolando passivamente Mycroft. Poi alzò lo sguardo «Che c’è?»
Ma Tom scosse la testa, tornando a dedicare l’attenzione al film, stringendo a sé il gattino e la coinquilina che gli erano tanto mancati.




Allora, allora?! Avevate indovinato il piano di Lara?! *-*
  
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