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Autore: Giorgia_Farah    29/12/2014    1 recensioni
Alexia vive nel suo mondo fatato, insieme alla famiglia, un ragazzo che ama, degli amici stupendi. Ma il futuro le riserverà eventi al di là di ogni sua aspettativa: con l'arrivo di un fratellastro, un padre che non ha mai conosciuto, la sua vita cambierà. Un misto di avventure, pericoli, passioni, sogni infranti, battaglie e scontri, l'eterna storia di questa giovane vampira sarà un portale che vi porterà in un mondo mai conosciuto.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 23 
Sembrava tutto più chiaro, preciso, eppure ero sempre io, anche sotto una forma diversa. Erano solo i sensi più sviluppati a precisarne il  cambiamento. Non mi ero mai resa conto di quanto la mia vista in passato fosse stata un pochino più scarsa: se prima potevo vedere la ruvidità della vernice ora potevo vedere oltre: i piccoli corpi colorati e ammucchiati fra di loro di cui non ne sapevo l’esistenza e non ne sapevo dare un nome preciso, il fuoco ora potevo penetrare oltre la fiamma notando un mantello di luce d’orata che si muoveva sensuale tra il calore delle altre lingue di fuoco, vedevo le cellule del corpo umano, se preferivo allungare di tre gradi la vista notavo i muscoli interni, volendo anche le ossa; dei piccoli granelli di polvere, che si alzavano nella stanza compiendo una danza incessabile, ora riuscivo a studiare la sua consistenza rotonda, ruvida e screpolosa. Era tutto così approfondito, vedevo la realtà come dovevo vederla una vita prima.

I miei occhi si concentrarono finché non incontrarono quelli rossi di un ragazzo: identico a me, familiare, bellissimo.

Mi ci volle qualche secondo per ricordare il suo nome, era diverso perché lo guardavo con occhi diversi. Ma era sempre lui: il mio Alucard.

Stava lì seduto accanto al mio fianco, mi reggeva una mano perfetta e diafana. Non l’avrei riconosciuta se non fosse stata attaccata al mio braccio, intanto lui mi guardava con interesse, devozione. Sembrava sbigottito, oltre quegli occhi sorridenti.

Gli altri erano più sorpresi e sopraffatti di lui, ma non feci caso a loro. Rimasi a guardarlo, interessata anche io, sfiorai la pelle liscia e perfetta del suo braccio, era la prima volta che stringendo il suo braccio sentivo la pelle più morbida e calda. Mi sembrava di vivere in un sogno, tutto era così perfetto.

Istintivamente, gli attirai il braccio velocemente verso di me e lo strinsi tra le mie braccia, non mi meravigliai se gli stessi gesti velocemente disumani erano quelli di un anno fa: il movimento venne prima che potessi pensare di agire. C’era soltanto una differenza: Alucard non si aspettò del mio gesto.

“Alexia, premetto che sei nata un’altra volta’’, soffocò.

Lo lasciai immediatamente, spaventata e sorpresa: essere nata un’altra volta significava avere acquisito più energia di quanto non l’avessi in precedenza, perché era lui ad essere più forte di me. Adesso, invece….

“Oh, scusami’’, dissi. Un secondo dopo ero lì a guardarlo più spaventa di prima, che cosa mi era uscito fuori? Non sembrava nemmeno la mia voce di prima, era più melodiosa e con un tono più alto. Certo, prima la mia voce era umana, ora ero una vampira in tutto e per tutto. Provai un grammo di tristezza nella mancanza della mia vecchia voce goffa e umana.

Alucard rise sotto i baffi come Drakon dietro di lui. “Non temere, amore, sei cambiata in quella metà di mortalità che avevi prima’’

Che avevo prima, ed ecco un altro groppo in gola. Mi sarebbe mancata la mia vecchia parte, era stato uno sforzo enorme quello di rinunciare alla mia vita da Sanguemisto, ora mi sentivo una Mezzosangue-Purosangue. Forse se ci pensavo ero quello che ero ora.

Guardai Drakon. “Come….’’, studiai per una frazione di secondo il tono melodico della mia voce, prima di ritornare a parlare. “Come hai fatto a trasformarmi?’’, chiesi.

Sorrise compiaciuto. “Come avete fatto: vorresti dire’’, precisò, guardando il figlio di fianco a me. “Prima che ti spegnessi ti ho morso, ricordi?’’

Mi sforzai mentalmente per far affiorare un ricordo della mia trasformazione. “Ehm….ricordo solo che Alucard mi ha ordinato di guardare solo lui, poi ho sentito il dolore del tuo morso, e un liquido freddo mi è entrato nel corpo per poi trasformarsi in fuoco. Mi ricordo che dopo vedevo solo buio e poi….poi il fuoco è cresciuto. Ho sentivo poi altre quattro o più volte il liquido freddo che poi si trasformava in fuoco. E stavo bruciando, il cuore mi batteva forte e non riuscivo a respirare. Non vedevo altro che il buio e sentivo il dolore del veleno ’’

Mentre gli spiegavo la mai sensazione e quello che avevo provato, vedevo gli occhi si tutti serrarsi stupefatti, compresi quelli di Drakon che soprattutto mi sorrise. “Incredibile, nemmeno io mi sono mai ricordato del dolore della mia trasformazione, questa cosa della memoria è stupefacente’’, disse allargando le braccia.

“Ma…ricorderò tutto?’’, chiesi incerta.

“Che ti ricordi?’’, mi chiese d’improvviso la voce squillante di Consuelo, stava accanto a mamma.

Gli sorrisi. “Mi ricordo di te, di Alucard, di Drakon, di Hendrik, dei miei amici, di Louis….’’, mi fermai improvvisamente stupita. Tra i volti che conoscevo non c’era Louis.

“Dov’è Louis?’’, chiesi ad Alucard.

La sua mano calda e bianchissima mi accarezzò la guancia. “Non è potuto restare molto. Ogni giorno veniva qui per vedere come stavi ma ti trovava sempre distesa e immobile’’

“Ha perfino telefonato due ore per sapere come stavi ma gli abbiamo ripetuto la stessa cosa ’’, lo precedette Hendrik.

Avrei voluto tanto versare qualche lacrima, dimenticandomi che ero una morta vivente. “Se n’è andato, non vuole più vedermi’’, mormorai.

Alucard mi posò teneramente la mano sopra la mia spalla. “Tesoro, ti assicuro che non è così. È soltanto triste, tutto qui, vedrai che ritornerà’’

Ma quel ritornerà lo sentivo lontani tanti miglia, sarebbe passato molto tempo prima di riuscire a rivederlo. Chissà forse mi sarei dimenticata di lui troppo in fretta.

“Non ti preoccupare, verrà’’, mi rassicurò a sua volta Drakon. L’ultimo tentativo mi diede un pizzico di speranza. Un pizzico però.

Sorrisi appena. “Vi ringrazio, non riesco a credere che sono ancora qui’’, ed era vero: nonostante il dolore, nonostante il desiderio di morte ero lì, distesa su quel letto che ora era messo in ordine, con le coperte piegate e i cuscini al loro posto, quella precisione mi fece sentire la regina del castello.

“Nemmeno noi riusciamo a credere che avevi ragione tu: a quanto pare c’è una piccola possibilità che i mezzi-vampiri si possono trasformare’’

“Quindi….per ora sono una Mezzosangue?’’

“Sì, per ora sì. Fra dieci anni ti potranno chiamare un Purosangue’’, rise sotto i baffi.

“Bene…questo soprannome mi piace molto’’, non ricordi una volta che il nome di Purosangue mi aveva affascinata ma supponevo di sì.

Tra il silenzio improvviso della mai famiglia, tra i sorrisi e gli sguardi interessati, riuscii a sentire un movimento sottile, un brontolio fine e acuto. Proveniva da mamma. Mi girai verso il rumore, prima non mi resi conto della coperta gonfia e bianca che sorreggeva, forse perché la sua maglia era compatibile con essa, ed ora la vedevo muoversi appena. Mamma sollevò appena la copertina gonfia che si muoveva e l’indumento si fece ancor più notare, era un lamentarsi continuo.

Mamma sorrise guardando la creaturina che si muoveva tra le sue braccia, oltre l’indumento bianco riuscii a notare una manina rosa che si alzava verso il viso della donna, Consuelo si era allungata con il collo per vedere la mano della creatura insieme a lei.

Allo stesso tempo, eccomi in piedi sul pavimento, a studiare il comportamento delle due femmine. Mi avvicinai lesta a loro, mamma appena mi vide allargò il sorriso e strinse un po’ di più a se la creaturina coperta.

Alucard era accanto a me, mi sorrideva per incoraggiarmi. “Kate, lascagliela prendere’’, ordinò dolce il mio fidanzato.

Mamma fece l’occhiolino a lui e poi ritornò a contemplare l’ultima volta la creaturina che si lamentava. Ora si poteva vedere due manine.

Le braccia di Kate si allungarono attentamente contro le mie e io mi preparai ad afferrare la creaturina che si muoveva. Il corpicino era caldo, riconobbi la familiarità del suo viso con il mio, la forma degli occhi uguali ai miei e quelli di Alucard, l’iride di un colore verde chiaro. L’avevo già vista, almeno così pensavo, eppure ero così affascinata della sua bellezza c0me se fosse la prima volta.

La sua pelle era rosea, le guance più rosse della pelle e paffute, il sorriso evidenziava le fossette, i capelli ricci e castani erano appena cresciuti tutta la testa. Gioiella era meravigliosa, come la prima volta, e quasi irreale.

                                                  

Quella creaturina calda era mia figlia, quell’angelo che avevano chiamato “assassino” o “cosa” era mio e di Alucard, non mi sarei immaginata che i figli dei vampiri fossero così belli. Eppure ero io stessa figlia di un vampiro, e non mi ero mai sentita oltre la bellezza come la figlia che tenevo in braccio. Non mi sentivo affatto gelosa, più che altro orgogliosa di me stessa per aver lottato contro le pene dell’inferno solo per rendere la vita alla bambina.

Istintivamente, accarezzai la manina di Gioiella, e lei mi sorrise ancor di più mettendo in mostra i dentini bianchi e splendenti. Le sue dita si attorcigliarono sul mio annullare e i suoi occhi penetrarono sui miei.

Allo stesso tempo dalla mia mente emerse un ricordo spaventoso: ero io con un viso irriconoscibile, una smorfia di dolore e allo stesso tempo meraviglia, sporco di sangue e sudore, poi la mia bocca lanciò un sussurro: “Gio….Gioiella. Amore, sei….un angelo”, un sorriso appena pronunciato. Ricordai perfettamente quel momento, in quel momento il dolore si era spento nell’istante in cui la vidi muoversi. L’avevo tenuta in braccio, e avevo contemplata il suo bellissimo visino. Poi il ricordo scomparve, si offuscò fino a formarne un altro: ero sempre io, ma immobile, nemmeno un segno vitale trasmetteva il mio corpo spento mentre assumevo un lenta trasformazione che bruciava all’interno.

Poi il ricordo svanì, questa volta definitivamente, e i nostri occhi si guardarono sorpresi e confusi. Gli occhi verdi di Gioiella mi guardarono incuriositi.

“Alucard….ho visto….’’, mormorai ancora scossa.

Alucard era intanto accanto a me e studiava sua figlia. “Che hai visto?’’

“Mi ha fatto vedere io, prima sembravo orribile poi ero….bellissima’’, l’ultima parola mi costò un sussurro appena pronunciato. Quanto ero cambiata durante la trasformazione?.

“Ti ha mostrato il primo ricordo che le rimane di te, lo ha mostrato a tutti tranne a te, aspettava che ti svegliassi’’

Lo guardai meravigliata. Ricordai improvvisamente tutto. “È il suo potere’’

Sorrise. “Sì, vedo che ti ricordi’’

Se avrei avuto la possibilità di arrossire, lo avrei fatto. “Mi ricordo tutto’’

La bambina emise una risatina stridula, mentre mi sorrideva e stringeva ancor di più l’anulare della mia mano, per farmi capire che anche lei era felice come il papà della mia lunga memoria.

“Sì, tesoro mio, anche io sono felice’’, risposi, dandole un bacetto sulla fronte morbida e calda.

Allo stesso tempo si avvicinò Consuelo per sbirciare. “Posso vederla?’’

Piegai appena le gambe per fargliela vedere, Gioiella sorrise a Consuelo non appena i loro sguardi si incontrarono, la manina della neonata passò alla guancia della mia sorellina e le loro espressioni furono fermi come la mia di qualche minuto. Attendemmo in silenzio finché non vidi Consuelo scoppiare a ridere.

Mi raddrizzai, cullando Gioiella. “Che ti ha detto?’’

“Mi ha fatto vedere quando beveva il latte dal biberon. Devi vedere la sua faccia nel momento in cui gli mettevano il biberon vicino alla bocca: fa una faccia che mi viene da ridere’’

“Come mai?’’

“Anche i nati vampiri chiedono reciprocamente sangue, come era successo ad Alucard, come se fossero una loro medicina, del resto possono ancora tranquillamente mangiare cibo umano ’’

Alzai un sopracciglio. “Ah’’

“Non te lo ricordavi?’’

“Penso di no’’

Mamma mi venne incontro e mi cinse una spalla. “Recupererai tutti i ricordi perduti più avanti, tesoro, non te ne preoccupare per ora’’

Sentivo che affondo avevo ragione, avevo l’intera eternità davanti, di cosa dovevo preoccuparmi? Ritornai a guardare Gioiella, le sue palpebre iniziarono a cadere, mentre la cullavo. Ora erano tutti attorno a me soltanto per contemplare la mia bimba. Vidi le dita di Alucard accarezzare la guancia cicciotta di Gioiella prima che quest’ultima si addormentasse fra le mie braccia, il suo corpicino ora si era rilassato emanando un calore addosso al mio petto che mi procurò piacere.

“La mia bellissima bambina….’’, cantai piano. Qualcosa mi diceva che se mi iscrivevo ad una gara di canto vincevo di sicuro. Sarei diventata una miliardaria.

“Credi che sia l’unica ad essere bella in questa stanza?’’, mi interruppe Alucard.

Incontrai il suo sguardo seducente. “Che?’’

Storse le labbra. “Non ti sei accorta che sei di una bellezza mozzafiato?’’

Lo guardai torva, palesemente incuriosita. “Dovrei?’’

Trattene una risata. “Vieni’’, mi invitò con una mano.

Non avevo voglia di lasciare Gioiella nelle braccia di un altro, volevo sentire il suo respiro caldo e profumato scontrarsi contro la mia pelle,  perciò mi limitai solo di scivolargli accanto e permettergli che mi cingesse un fianco, ero ancora confusa ma mi fidavo di lui.

Seguiti dagli altri dietro le nostre spalle, Alucard mi guidò tra l’immenso corridoio del primo piano, focalizzai stanze che non riuscii a ricordare, dato che in precedenza non avevo frequentato spesso, ed altre sì: erano le più familiari.

Tre minuti dopo e due secondi mi fece entrare in una stanza un po’ simile alla sua, ma colorata nella maggior parte se non i mobili in legno, e con i ricami in oro. Era stata usata da poco, lo notavo dalle coperte sfasciate, l’armadio con un cassetto aperto, due libri della scrivania aperti, e nell’aira era presente l’odore di Consuelo e mamma. Si vede che avevano temporaneamente alloggiato qui per otto giorni, mi chiesi se Hendrik riuscisse a dormire in quella casa sola e buia di notte e quante volte mi avesse pensato.

In un angolo desolato della stanza era attaccato contro la parete uno specchio con i bordi in oro. Era perfettamente lindo e pulito, sembrava appena comprato, come un gioiello. La sua lucentezza mi catturò completamente. Un secondo dopo qualcosa mi immobilizzò: un ricordo offuscato e lontano che mi fece da allarme.

Lo guardai sconcertata. “Alucard….io non…’’

“Non ti preoccupare. Sei trasformata ma il tuo corpo si deve ancora adattare, sei ancora confusa ma ragioni perfettamente. Siamo ancora in tempo per farti ammirare della tua bellezza. Fra poche ore l’effetto sparirà’’

“Quale effetto?’’, chiesi nello stesso momento che mi mise davanti allo specchio.

Il mio sguardo cadde casualmente sulla vetrata dello specchio, restando fermo alla vista della ragazza riflessa nello specchio. Se non avessi avuto tanta memoria da ricordare i lineamenti del mio corpo, non sarei mai riuscita a credere che quella donna ero io.

Soltanto dal mio viso mi riconobbi, il resto era qualcosa di bello e nuovo. I lineamenti del mio corpo era talmente precisi e la mia pelle liscia e perfetta che sembravo essere scolpita da una pietra. La mia pelle era diafana come quella di Alucard e Drakon, le labbra erano ancora carnose e precisamente disegnate, i capelli ora tendevano ad un ramato chiaro ed ondulato, e mezza chioma leggermente più chiara del resto del colore dandone una sfumatura accentuata, i seni erano leggermente pieni, le braccia della ragazza sostenevano una creaturina con in respiro lieve per il sonno, Gioiella era perfetta perfino nello specchio.

Rimasi a studiare ogni lineamento della donna perfetta allo specchio impressionata anche, finché non mi girai intimorita verso il vampiro dietro di me. “E…gli occhi?’’

Non che fossero cambiati dalla forma mandorla, fu solo il loro colore a spaventarmi: tendevano ad un rosso castagno scuro, con delle piccole righe di rosso intorno all’inizio dell’ iride da farmi sembrare delle vene sottili. L’enorme mano di Drakon mi coprii la spalla. “Non rimarranno così per molto, vedrai. Prima saranno di castagno scuro poi tenderanno al color cremisi fino a raggiungere al colore rosso sangue dei tuoi occhi’’

“E non cambieranno colore?’’

“Se intendi dal variare al colore marrone scuro dei tuoi occhi, sì’’

“Oltre a quello….quanto tempo ci vorrà prima che recupereranno il suo colore naturale?’’

“Ci vorranno mesi’’

“Mesi?’’, già quel periodo incominciava a darmi sui nervi. Anche se sinceramente potevo farci qualche pensierino: mesi non significava certo un’eternità. Dopotutto notavo che il rosso castagno con il colore dei miei capelli mi donava. Solo a quella consapevolezza riuscii a superare un filo di spavento che stava nascendo dentro.

Annuii.

“Allora, cosa ne pensi?’’, chiese impaziente mamma.

“Be’…direi che sono io, anche se non sembro io’’, risi del mio giro di parole. E poi mi girai verso Alucard per ricevere un giudizio.

Storse le labbra. “Che dire? Sei sempre stata bellissima’’, ma al mio sguardo che gli trafissi si immobilizzò. “Ma in questo caso sei più che bella’’, precisò controvoglia.

Sorrisi soddisfatta. “Bene’’, e gli feci l’occhiolino.

Ritornai a guardare la ragazza bellissima che si muoveva al mio stesso tempo. Soltanto troppo tardi mi accorsi ci un altro particolare che mi era sfuggito, distratta com’era per studiare la nuova me.

“Chi mi ha conciato così?’’, chiesi studiando il vestito perfettamente aderente al mio corpo.

La stoffa di un color rosso corallo brillante, morbida e liscia, era leggermente ruvida al tatto, era stretto fin sopra il seno dal giro vita; quest’ultimo ricamato, a punta, dove erano incastonati piccoli diamanti che lasciavano quel tratto di lucentezza al vestito. La gonna poi ricadeva larga e leggera verso terra dando alle mie gambe il permesso di camminare facilmente, nel lato destro c’era un’apertura che iniziava da metà coscia mettendo in mostra il pezzo di pelle nuda che si vedeva oltre il tessuto rosso. Il vestito non era sorretto dalle spallucce, ma chiuso con la lampo dietro la schiena. In un certo senso, era merito di quel vestito a darmi un senso di sensualità. In una parte mi sentivo troppo osservata, crescendo dentro di me l’imbarazzo, un un’altra parte riuscii a provare orgoglio verso me stessa: una scarica di potenza femminile mi percosse la colonna vertebrale.

“Non ti piace?’’, disse mamma, il suo sguardo era interrogatore.

“No…cioè sì. Mi piace molto, ma….me lo hai messo tu?’’, da quel balbettare compresi che perfino nei modi un pizzico della mia umanità mi era rimasta dentro.

Sorrise vittoriosa. “Certo, avevo pensato che ti avrebbe donato, perciò….’’

“E ti è costato molto?’’, una domanda lontanamente familiare.

Sbuffò. “No, giusto la metà del prezzo ’’

Alzai un sopracciglia. “Dovrei preoccuparmi?’’

“Credi veramente che voglia dirtelo?’’

Non mi importava dopo tutto, lo accettai senza esitare, sapevo che in ogni caso era costato molto di quanto mi aspettavo. Tipico di mamma: non conta per lei il prezzo ma la bellezza del vestito. Il parere di Jessica non era da meno, ci fu una volta che la madre svenne a terra dopo aver saputo il costo dell’abito color perla che aveva comprato la figlia.

Gioiella si mosse appena con la testa, distraendoci completamente dallo specchio, vidi i suoi occhietti assonnati aprirsi e annusare l’aria, pensavo che sarebbe scoppiata a piangere invece i suoi occhi si perse nei miei, scintillavano alla luce del lampadario, vedevo il colore verde dell’iride farsi leggermente più chiaro, il suo sorriso si allargò mettendo in mostra i piccoli canini appuntiti. Appoggiò debolmente la manina sopra la guancia bianca, e davanti a me si proiettò l’immagine di mamma che le dava il biberon contenente un liquido nero, al solo vederlo mi pizzicò la gola. Gioiella deglutii debolmente guardandomi con occhi supplichevoli.

Con le dita le aprii appena la bocca che ora teneva fortemente chiusa, controllai i suoi canini allungarsi di un centimetro.

“Gioiella ha fame’’, dissi. E anche io provavo un certo languore.

Guardai impaziente Alucard, solo loro potevano sapere dove si trovava una scorta per la mia bambina, io mi ero perfino persa la sua crescita da otto giorni, non ero molto esperta, era orribile sentirsi immune di fare qualcosa per mia figlia. “Avete del sangue?’’, chiesi.

“Sì, vieni, raduniamoci nella sala pranzo”, mi invitò il mio fidanzato prendendomi sottobraccio. Intanto Gioiella ci studiava entrambi, desiderai che si sarebbe ricordata di quel momento mentre ci incamminammo tutti verso la sala pranzo.

All’inizio non ricordai dove si trovava la stanza, solo passo dopo passo iniziai ad avere una certa memoria. La tavola era apparecchiata come nei miei ricordi, c’era qualche cibo avanzato che per la prima volta non mi attrasse molto. Provai una certa irritazione verso il cibo umano, non aveva odore di niente, nemmeno puzzava come in passato, l’unica cosa che mi condizionava erano i bicchieri sempre pieni di sangue. Strinsi a me la bambina solo per cercai di trattenermi.

Alucard mi fece sedere nella poltrona, ricordai che mi ci sedevo sempre, e mi si mise accanto a guardare Gioiella. Non mi sarei immaginata che fosse così innamorato di nostra figlia, non ricordai nemmeno una volta che in passato mi avesse detto che amava i bambini. Sotto sotto sentivo che mi sbagliavo.

La mano di lui passò alle guance cicciotte di Gioiella, le accarezzò dolcemente come faceva con me, la bambina per gioco gli afferrò la mano con tutte e due le manine e le strinse forte, ridendo divertita. Fece ridere anche me e lui.

“Gioiella, ascolta, adesso ti diamo da mangiare, quello che piace a te, però dopo ti dobbiamo dare il latte. Prometti che non farai i dispetti come l’altra volta?’’, le accordò Alucard.

La bambina smise di ridere e la manina destra si posò collo del padre. Rimasero a guardarsi profondamente, immobili, per un minuto intero.

Poi Alucard si avvicinò a Gioiella e gli scoccò un bacetto sulla fronte. “Bravissima’’, le sussurrò.

“Che ti ha fatto vedere?’’, chiesi curiosa.

“Mi ha mostrato il suo viso dispiaciuto, poi un momento futuro: ho visto che beveva il latte senza piangere’’

“Ma tu non bevevi il latte quando eri piccolo?’’. Gioiella fece una di quelle sue risate acute e gioiose.

Mi guardò imbarazzato. “Ehm….sì, sempre perché Celesia e Drakon all’ora non capivano che dovevo bere qualche dose di sangue….ogni momento dovevo stare attento che non….’’

Risi anche io, insieme a mia figlia, anche se ritenevo che era maleducazione. Più che altro fu la risata di Gioiella a condizionarmi. Alucard non tenne il broncioo come mi aspettavo ma trattenne una risata.

In quel momento venne accanto a noi mamma, teneva in mano il biberon pieno di sangue. Mi ci volle tutta me stessa per prenderlo e passarlo alle labbra di Gioiella. Lei afferrò con le manine il cilindro di plastica trasparente e appoggiò le labbra all’imboccatura della piccola mammella morbida di forma allargata. Iniziò a succhiare ghiottamente, assetata più che mai, mi immaginavo l’irresistibile fame, aveva condizionato anche me. era meravigliosa persino quando beveva, ad ogni sorsata il sangue si prosciugava velocemente, sentivo il rumore che procreava la sua gola mentre ingoiava. Era un rumore fino e delizioso. Intanto i suoi occhi verdi non si staccavano dai miei, studiava l’espressione meravigliata del mio volto, era così speciale sentirsi osservati da un gioiello di creature come lei. Mi faceva sentire importante.

Aveva il viso più bello del mondo: metà me, cioè il viso e i capelli, metà Alucard, cioè gli occhi, bellissima e irresistibilmente dolce. Non le mancava niente. Perfino la sua statura umana riusciva a migliorarla anziché penalizzarla. Avevo fatto bene a resistere. Controvoglia, spostai lo sguardo verso Alucard.

“Il colore dei suoi occhi sono i tuoi, vero?’’, ecco il motivo per cui mi si accese una lampadina lontana nella memoria. Una piccola parte di me diceva che non mi ero sbagliata, anche se non mi ricordavo almeno una volta che me lo avesse detto. Era solo….intuizione.

Sorrise compiaciuto del mio sforzo. “Sì, quando ero ancora umano avevo gli occhi verdi. Non mi sarei immaginato che Gioiella avesse avuto il mio stesso colore da umano ’’

“Davvero?’’. Intanto mi immaginavo Alucard con gl’occhi verdi. La mia mente più veloce e intelligentissima di quella precedente riuscì facilmente a focalizzare l’immagine. Era ugualmente bellissimo.

Sorrise di nuovo.

“E quando diventerà una vampira avrà il colore marrone scuro come a noi?’’

“Dipende, i miei sono diventati marroni solo perché mi spostavo in continuazione. Potevano anche rimanere verdi ma sono cambiati. Può d’arsi che a Gioiella il colore degl’occhi rimarrà così’’

“Lo spero perché è un colore bellissimo’’

Si avvicinò a me e mi baciò. Al primo contatto mi contagiò completamente, il suo profumo non mi aveva mai attratta così tanto, mi sentivo drogata. A ogni secondo il suo profumo mi attirava a se come una corda, accettai condizionata quell’attrazione senza rendermi conto che ci stavano guardando tutti. Non me ne preoccupai fin quando non sentii Kate schiarirsi la gola, mi staccai da Alucard allarmata, mentre lui scoppiò a ridere.

A quel punto Gioiella aveva finito di bere il latte. La sollevai appena al mio petto e iniziai a darle colpetti leggeri nella schiena. Intanto la cullavo e lei si mise a giocare con una ciocca ondulata dei miei capelli, avevo intenzione di riprenderle la mano per osservare qualche altro ricordo che avessi di me ma era già abbastanza perfetto vederla giocare e ridere.

“Tesoro’’, mi chiamò mamma, la sua espressione incerta. “Mi stavo chiedendo: se ora Gioiella è nata, sei pronta a ritornare a casa?’’

La parola “casa” mi un nodo alla gola. Chissà da quanto tempo non ritornavo più a casa, forse erano passati mesi, per me sembrava un’eternità.

Guardai Alucard incerta anche se non era una questione che riguardava lui ma me, non volevo lasciare Redmoon ora che le nostre vite erano intrecciate. Lasciare Alucard sarebbe come levare una parte di me temporaneamente. Sapevo che sarebbe venuto a trovarmi ogni santo giorno e quando voleva, per la bambina, ma era comunque atroce staccarsi sa lui.

“Sì, ci voglio ritornare, ma fino a domani sera posso restare qui?’’, chiesi. Allo stesso tempo avrei voluto rimangiarmi quello che ho detto. Comunque avevo fatto bene.

Il sorriso di mamma si illuminò. “Certo tesoro, ma ormai sei abbastanza grande da decidere anche da sola con chi stare’’

“Posso fare a tempo determinato: cioè qualche mese con voi e qualche altro mese qui a Redmoon’’

Papà si chiarì la gola. “So di non essere stato un genio nell’azzeccare i desideri che volevi un anno fa….sempre che tu ti ricordi. Ma infondo ha ragione tua madre. Questa è casa tua ormai”, sorrise rincuorato. Era triste sentirglielo dire, ma altrettanto giusto. Non potevo dubitare.

“Fino a che la bambina non avrà un anno farò questo cambiamento temporaneo da voi e a Redmoon, voglio che abbiate spazio entrambi nella mia vita’’

Mamma mi fermò con una mano. “Tesoro, io voglio solo che tu sai cosa fai, e voglio che sei orgogliosa che quello che deciderai. Se voi rimanere qui a Redmoon per noi è uguale. L’importante è che sei felice con tua figlia e con il ragazzo che ami’’

Allo stesso tempo Drakon affondò lo sguardo su mia madre, si mancavano a vicenda, quella famiglia felice avrebbero potuto essere loro.

Sorrisi, e ritornai a vedere mia figlia. Fece un piccolo rotino, rise appena. “Amore, ti va di andare a casa dei nonni?’’, le chiesi felice; la parola “nonni” mi uscì come un sussurro. Era ancora talmente giovani, con una bambina di otto anni, e dovevo già chiamarli nonni. Ma nessuno di loro sembrò turbare          come li avevo appena chiamati.

Gioiella diede una risata così gioiosa che fece illuminare i nostri sorrisi, mi prese un’altra ciocca dei miei capelli e iniziò a giocarci con l’altra invece mi toccò il collo e mi apparii il ricordo di due minuto fa. Poi un altro, non era nemmeno tra i miei ricordi, ancora si doveva avverare: mi faceva vedere l’immagine della mia camera, accanto al letto una piccola culla bianca con le tende, vedevo me stessa mentre la guardavo sdraiata dal letto a cantarle una ninna nanna; mi rilassò il corpo. Poi vedevo l’arrivo di Alucard e Drakon, negl’occhi di miei figlia osservavo il bacio che ci scambiammo io e il mio fidanzato, il saluto di lui e poi Consuelo che mi  pregava di prenderla in braccio.

Terminata la rapida visione, ci scambiammo uno sguardo. “Sì, anche io non vedo l’ora’’, le sussurrai accarezzandole la guancia calda dal rossore. Alucard le diede la sua mano per farsela stringere.

“Che cosa ti ha fatto vedere?’’, mi chiese poi.

“Eventi futuri, che sicuramente accadranno. Si svolgevano sempre a casa mia. Mi ha appena detto che è felice di andare là”, ormai cominciavo a prendere il potere di mia figlia come un’abitudine, una comunicazione semplice, naturale e veloce. Non c’era niente di anormale in lei ne nel suo potere, entrambi erano perfetti. Il suo potere era parte di me come il mio potere faceva parte del mio essere. Ci rappresentava, e a lei la rappresentava benissimo.

Iniziai a pensare ai nostri due poteri: quello mio e di Alucard. Ma era solo un ipotesi, non poteva essere vero. Anche se….

“E se fosse una specie di….capovolgimento, ecco’’, ipotizzai io.

Drakon alzò un sopracciglio. “Che vuoi dire?’’

“Io riesco a dare la vita con il mio potere, e la felicità, la gioia, la speranza….tutte cose belle. Lei riesce a darci felicità, gioia, amore attraverso le immagini passate, presenti e future quando vuole, e perfino anche con le voci. Alucard riesce a dare la morte, la tristezza, il dolore….e lei fa la stessa cosa con il suo potere. Solo che le trasmette alla persona in un modo diverso ’’

Tutti sgranarono gli occhi, sorpresi, mi sorridevano e contemplavano. Pensavo che avrei detto una sciocchezza invece….fu come se avessi appena fatto un miracolo. Gioiella era il mio miracolo.

“Teoria interessante. E in più riesce a capire il potere che possiede la persona’’, disse affascinato.

Consuelo si fece avanti. “Pensi che capirà anche il mio di potere?’’, chiese tutta pimpante.

Ricordai un passato offuscato. “Quando era ancora dentro la pancia aveva capito il potere di Alucard facendogli mostrare una nuvola nera, e quello di Louis mostrandogli un fuoco’’. La manina rosea di Gioiella ritornò a sfiorarmi il collo. Ricordò quello che dissi cinque secondi fa.

“Posso vedere?’’, chiese Consuelo prendendole la mano. Gioiella accettò quello scambio e si fece portare la mano sulla guancia di mia sorella.

Fu poco la trasmissione di comunicazione, poi passò a me: ripeté la mia spiegazione, e l’immagine del vento che scuoteva violentemente i rami di un albero. Aveva capito il potere di Consuelo. Infatti la vidi immobile dalla sorpresa.

“Ma…ma come ha fatto?’’, chiese un istante dopo.

“Non lo so amore, è un talento straordinario il suo’’, disse mamma e la strinse a se.

Volsi contemporaneamente lo sguardo verso Alucard. “A te non ti dispiace vero, se vado per qualche tempo a vivere a casa mia?’’

“Pensi che questo riuscirà a staccarmi da te. Io vi starò sempre accanto, verrò quando vorrai e quando lo desidera nostra figlia. Hai ragione tu, finché non avrà compiuto un anno e non sarà grande abbastanza per capire tutto la terrai dove vuoi tu’’

“Ti amo ’’, mi sembrava dura questo alloggiamento temporaneo di casa in casa, eppure sarebbe stato presente nella mia vita di tutti i giorni. La risposta si presentò nella mente alla velocità di un fulmine: era la poca privacy che avremmo avuto. Eppure mamma in passato mi aveva dati il permesso per andare da Alucard quando ne sentivo la stragrande mancanza. Lo avrà fatto anche ‘sta volta?.

“Ti amo anch’io’’, ritornammo a baciarci, questa volta nessuno ci interruppe, ma mi dovetti controllare io perché mi sentivo all’improvviso ardere la gola. Presto l’argomento “casa nuova dolce casa” venne svegliato, incominciammo a parlare del passato del quale negli ultimi mesi ne avevo qualche ricordo sfuocato. Stavo perfino incominciando lentamente dimenticando dei miei amici. Quando mi fecero domande di alcuni giorni da mezza vampira mi ci volle qualche minuto per trovare tra i ricordi quelli esatti. In parte era difficile e triste di rimembrare quasi la metà della mia vita, in parte quella chiacchierata mi fu utile perché mi aiutò molto a ricordare quello che avevo dimenticato.

 

   
 
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