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Autore: ThorinOakenshield    30/12/2014    8 recensioni
Una ragazzina si sveglia in un prato. Non sa dove si trova né come ci sia finita. Sta di fatto che, ciò che inizialmente considera un incubo tremendo, si trasformerà nel sogno più bello della sua vita.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Io, Bombur e Bofur stiamo aiutando Bifur a rimettersi in piedi. Sono tentata di andare da Gandalf, vorrei conoscerlo, però so per certo che non mi lascerà continuare questo viaggio ed io non voglio questo. Ma potrebbe dirmi come sono finita qui, è molto saggio, tuttavia temo di scoprirlo e non vorrei rovinare tutto proprio ora. Farò così: viaggerò ancora un po' con lo stregone, Bilbo e i nani e poi vedrò di risolvere questa bizzarra situazione.
Con la coda dell’occhio vedo chiaramente Thorin che parla con Gandalf, so cosa si stanno dicendo.
 
“Dov’eri andato, se posso chiederlo?”
“A guardare avanti.”
“E che cosa ti ha fatto tornare?”
“Guardare indietro.”
 
Continuano a parlare e distolgo lo sguardo non appena noto il nano che mi indica allo stregone. Faccio finta di niente.
Ahi ahi, il mio viaggio finisce fra tre, due, uno…
“Salute, Glenys!”
Mi volto tremando: Gandalf mi sta sorridendo.
Ricambio il sorriso e gli stringo la mano con foga. All’improvviso le mie ansie sono passate. “Salute Gandalf!” lo saluto con entusiasmo.
“Dunque, Thorin mi ha detto che…”
“Per favore, non mandarmi via!” lo interrompo, mettendomi in ginocchio e pregando. Lo guardo supplichevole, gli faccio l’espressione da cane bastonato che con i miei funzionava sempre e funziona tuttora.
“Mandarti via?” ridacchia lo stregone. “Ma certo che no! O meglio, non ancora. Thorin mi ha detto che non sai dove andare, che sei sola al mondo, così abbiamo deciso che potrai restare un po’ con noi. Quando arriveremo a Gran Burrone resterai con Elrond e vedrà lui cosa farne di te, mentre noi riprenderemo il nostro viaggio.”
La decisione mi garba. Tanto, fino a Gran Burrone, avrò il tempo di fargli cambiare idea, semmai li seguirò.
“Gran Burrone, eh?” Thorin guarda malissimo Gandalf.
Oh oh, ecco che comincia…
Lo stregone sbuffa un po’. “Ne parliamo dopo, ora riprendiamo il viaggio, se no non arriveremo mai più alla meta!”
Inconsciamente appoggio il capo sulla spalla di Scudodiquercia e mi stringo a lui. Egli sembra non farci caso, per fortuna, se no potrei già dire addio alla testa.
“Da quando i troll di montagna si avventurano così a sud?” chiede allarmato Thorin, nascondendo la nota di timore nella sua voce.
Gandalf scuote la testa. “Non da un’era,” risponde, “non da quando un potere più oscuro guidava queste terre…”
Il nano lo guarda con un’espressione cupa, un’espressione che mi fa quasi svenire a terra. Dal vivo è ancora più bello! Mi viene voglia di baciarlo.
“Non possono essersi mossi alla luce del giorno” osserva saggiamente lo stregone.
“Dev’esserci una grotta nelle vicinanze” dice Thorin, spostandosi all’improvviso e facendomi barcollare all’indietro. Senza neanche chiedermi scusa, va avanti.
Lo guardo seccata, che maniere!
Probabilmente si dev’essere accorto del modo brusco in cui mi ha trattata, perché tutto d’un tratto si volta verso di me e mi porge la mano. “Glenys, forza” mi dice incoraggiante.
Gli do la mano senza esitare. La mia è così piccola in confronto alla sua grande e ruvida. Noto con stupore che rimane un attimo incantato a fissare la mia mano, me l’accarezza un po’ e non riesco a nascondere il rossore delle mie guance.
Il condottiero si riprende subito e mi trascina via, seguito dagli altri.
 
Arriviamo nella famosa grotta dei troll. L’odore è terribile, sa di carne marcia e muffa. Mi porto una mano alla bocca e sono talmente presa da questo fetore che non faccio caso a dove metto i piedi e inciampo in avanti.
Sarei caduta con la faccia a terra se qualcuno non mi avesse afferrata fra le sue braccia.
Respiro affannosamente. Che paura che ho preso!
“Dovreste stare più attenta a dove mettete i piedi, miss Glenys” mi dice colui che mi ha presa al volo.
Per Mahal! Fra tutti i nani che ci sono proprio lui doveva essere? Mi sorprendo del gran culo che ho ultimamente, di solito non ne ho.
Alzo lo sguardo ed incontro i brillanti occhioni azzurri del capo della Compagnia. Gli sorrido da innocentina, giocherello con un laccio della sua camicia e mi fingo timida e dolce. “Grazie Thorin, siete molto gentile” gli dico con tono mellifluo. Forse riesco a sciogliere un po’ quest’iceberg.
Lui mi sorride sotto ai baffi, ma smette non appena sente sghignazzare i suoi nipoti. Il suo sguardo torna torvo come sempre e mi spinge via in malo modo. “Non c’è di che. Ora spero che riusciremo a riprendere il nostro viaggio senza interruzioni” borbotta. Dopodiché mi dà la schiena e va avanti senza aggiungere parola.
Alzo gli occhi al cielo: non è durato manco cinque secondi... Tutta colpa di quei due!
Incrocio le braccia sul petto e riprendo a camminare imbronciata. Il mio amore è davanti di me e, senza pensarci prima un po’ su, faccio finta d’inciampare di nuovo e sbatto contro la sua schiena.
Thorin si volta lentamente verso di me e mi guarda come se volesse fulminarmi con una sola occhiata.
“Ops, scusa… non l’ho fatto apposta, lo giuro” mento mentre sento chiaramente i nani ridacchiare dietro di me. Smettono non appena il loro capo li guarda bieco.
Il Principe dei Nani sbuffa sonoramente. “Visto che non sei capace di camminare da sola...” Mi afferra per i fianchi e mi mette sulla sua spalla.
Sorrido compiaciuta. Era proprio quello che volevo. Nel peggiore dei casi mi mozzava la testa con Orcrist… ma, aspetta un attimo, Orcrist non ce l’ha ancora! Proprio adesso dovrebbe trovarla. Che figo! Non vedo l’ora di vederla dal vivo!
“Un bottino troll” commenta Gandalf osservando i tesori che quei tre bestioni hanno rubato chissà dove. “Attenti a cosa toccate!”
Non c’è problema Gandy, sono fra le braccia del mio principe, non può accadermi nulla di male.
Non appena il terreno diventa meno ripido, Thorin mi appoggia su una roccia e va a farsi gli affari suoi. Lo guardo sognante con il mento appoggiato sul palmo della mano. Sospiro.
“Sarebbe un peccato lasciarlo qui ad andare a male.” La voce di Bofur interrompe i miei sogni ad occhi aperti.
Mi volto verso di lui, abbasso lo sguardo e vedo delle monete a terra. Faccio un balzo dalla roccia e mi precipito dal simpatico nano. Che male c’è se ne prendo un po’? Come ricordo di quest’avventura, s’intende.
Gloin apre una specie di forziere e, quando il contenuto viene rivelato, i miei occhi brillano: altre monete d’oro!
“Potrebbe prenderselo chiunque” replica Bofur.
“Sono d’accordo” concordo annuendo energicamente.
“Nori.” Gloin guarda il suo amico.
“Sì?” gracchia lui con quella vocetta buffa, facendomi ridacchiare.
“Trova una pala.”
Non appena il nanetto trova una pala, i nani cominciano a scavare per poi seppellire il tesoro. Nel frattempo io, furtivamente, prendo un po’ di monete e me le metto in tasca fischiettando.
“Che state facendo?” Prendo un colpo e faccio un salto sul posto. Mi volto, è stato Bilbo a parlare, mi sta guardando smarrito.
Sorrido sollevata, mentre aspetto che il mio cuore si calmi. “Oh, Bilbo, sei tu. Stiamo facendo un deposito a lungo termine.”
Dwalin mi guarda e sorride divertito. Dai che riesco a stargli simpatica anche a lui piano piano!
“Andiamocene da questo lurido posto.” Thorin interrompe i nostri lavori. “Forza, venite.”
 
Una volta fuori, chiacchiero un po’ con gli altri nani e Bilbo. Dal bottino ho recuperato una semplice spada dall’impugnatura marrone e il pomolo e la guardia dorati.
Lo hobbit si allontana dal gruppo non appena Gandalf lo chiama. Qui gli consegna Pungolo ed io rimango a guardare la scena, cercando di non perdermi una sola parola del dialogo. Mi sembra di stare a casa seduta sul divano a guardare il film con il barattolo della Nutella accanto a me.
 
Il vero coraggio si basa sul sapere non quando prendere una vita, ma quando risparmiarla.
 
Ecco la frase che volevo sentire a tutti i costi, per fortuna i nani sono stati zitti ed io sono riuscita ad udirla.
Mi si è scaldato il cuore, veramente.
Sto sorridendo come un’ebete nella direzione di Gandalf e Bilbo. Li adoro, quei due. Mi ricordano tanto padre e figlio.
Ecco che il mio piccolo momento di relax s’interrompe nel momento esatto in cui Thorin grida con quella sua voce meravigliosa: “Arriva qualcosa!”
Immagino che ora dovremmo correre, però io vorrei andare a vedere Pungolo da vicino. Sto per farlo quando dalle tasche mi cadono tutte le monete che ho preso nella grotta dei troll.
All'improvviso quindici teste si voltano verso di me.
Mi sento un po’ in colpa: ho rovinato a Bilbo il suo momento di contemplazione del pugnale elfico.
Il capo della Compagnia mi guarda severamente, come una madre guarda il proprio figlio che ha appena detto una parolaccia.
Ridacchio imbarazzata, facendo un’espressione innocente.
“Non perdiamo tempo! Su, forza, sfoderate le armi!” Gandalf tira fuori Glamdring dal fodero e corre avanti.
Grazie Gandalf, mi verrebbe voglia di dire, visto che ora Thorin non mi guarda più con quello sguardo assassino che gli riesce molto bene.
Mi butto a terra e rimetto in tasca più monete possibili, mentre gli altri nani mi sorpassano correndo.
Che ansia! Che ansia! Che ansia! C’è un branco di Mannari poco distante da qui e io non sono un personaggio di questa storia: mentre so perfettamente il destino dei miei compagni di viaggio, sul mio non posso esserne certa, potrei morire da un momento all’altro. Solo adesso mi rendo conto che, alla fine del libro, Fili, Kili e… no… Thorin! Alzo il naso dalle monete e sento che il mio cuore ha smesso di battere all’improvviso. Non voglio che Thorin muoia, spero che ci sia una possibilità di cambiare il finale.
Ritorno al presente solo quando mi sento toccare la spalla: Bilbo è l’unico a non avermi abbandonata qua.
“Lascia perdere le monete, Glenys, corri!” mi dice agitato.
Ha ragione, la vita vale molto di più di un paio di misere monete puzzolenti prese in una grotta ancora più puzzolente.
Mi alzo, prendo lo hobbit per mano e ci inoltriamo fra gli alberi insieme ai nostri amici.
 
Mentre corriamo in mezzo a tutta questa folta vegetazione, sento i rumori che avevano allarmato Thorin farsi più vicini. D’istinto affretto il passo, ma mi fermo subito non appena odo una voce ridicola gridare: “Fuoco! Assassini!”
Bilbo si volta e tira fuori Pungolo. Il piccoletto rimane di stucco non appena si ritrova davanti un buffo individuo su una slitta trainata da un gruppo di conigli.
Quasi mi viene da ridere: mi sono scordata che ora arrivava Radagast. Però i Mannari sono veramente vicini, questo lo so per certo. Senza pensarci due volte, vado da Thorin e gli dico: “Thorin, devi ascoltarmi…”
“No” dice lapidario lui, dandomi la schiena.
“Ma Thorin, è importante, i Mannari sono qu…”
“Non ho tempo da perdere per le stupidaggini di un’insulsa ragazzina piantagrane!” m’interrompe voltandosi all’improvviso verso di me.
Sono rimasta interdetta ad ascoltarlo. Santo Cielo, che modi… Non appena mi riprendo dai suoi insulti, sbuffo, alzo gli occhi al cielo, metto le braccia conserte e brontolo: “Per Durin! Solo per un po’ di monete…”
“Non è solo per quello. Ci stai soltanto rallentando e causando disagi. Guarda, non vedo l’ora di scaricarti a qualcun altro e riprendere il mio cammino senza di te! E non pronunciare mai più quel nome.” Va da Dwalin e chiude il discorso.
Do un calcio a un masso e mi ci siedo sopra. Mi metto le mani nei capelli dal nervoso.
“Non farci caso, ragazza. Thorin ha dei modi di fare un po’ particolari, ma gli passerà, vedrai” cerca di consolarmi Balin con il suo dolce sorriso paterno.
Ricambio il sorriso. Torno subito seria e gli dico: “Balin, so per certo che ci sono dei Mannari qui vicino. Quindi, per favore, state all’erta o ripartiamo subito il più velocemente possibile.”
“Sta’ tranquilla, Glenys. All’erta dobbiamo starci sempre e comunque.” Mi fa l’occhiolino e torna dagli altri, mentre Gandalf è impegnato a parlare con Radagast.
Mi concedo un attimo di relax e rimango sola seduta su questo masso. Non sopporto molto la solitudine, infatti ben presto sento il bisogno della compagnia di qualcuno e vado dai miei amici. Necessito di distrarmi un po’, questa storia dei Mannari mi sta sempre più inquietando.
Volgo lo sguardo a Radagast e alla sua slitta. Mi sono sempre piaciuti i conigli e questi sono particolarmente graziosi, anche se preferivo di gran lunga Sebastian, il riccio che lo stregone ha salvato a casa sua. Però neanche questi conigli sono male.
“Che carini! Ora ne prendo uno e lo coccolo un po’.” Sto per avvicinarmi alla slitta, quando Thorin mi afferra per il colletto della camicia e mi tira indietro.
“No, smettila. Non sei più una bambina, hai sedici anni, sei una donna ormai” mi sgrida.
“Una donna proprio no, una ragazzina, semmai. Ragazza al massimo” puntualizzo un po’ offesa. Ho sempre detestato quando la gente mi tratta da adulta, già quando avevo dodici anni! Ma che è?! Sono tutti impazziti?!
“Alla tua età le fanciulle già trovano marito e generano figli.”
“Nel tuo mondo forse! Nel mio no” ribatto impulsivamente.
Thorin ha corrugato la fronte in segno di confusione. “Eh?!”
“Ciuppa.”
Mi guarda sempre più perplesso. Forse è meglio che la smetta di fare tutte queste allusioni al Pianeta Terra, potrei destare sospetti.
In ogni caso non mi sono dimenticata cosa mi ha detto pochi secondi fa e la rabbia non se n’è andata.
Le parole mi escono da sole dalla bocca: “Io soffrirò pure della sindrome di Peter Pan, ma tu sei la persona più antipatica del mondo intero! Che posso dire? La bellezza non è tutto nella vita e tu ne sei la prova.” Prima che possa aggredirmi, vado da Bilbo.
Stranamente il mio amore non mi ha detto niente, è rimasto a fissarmi stupito come un babbeo. Ben gli sta!
Lo hobbit mi guarda a bocca aperta. “Glenys… ma sei impazzita?” sussurra.
“Non preoccuparti, non mi farebbe mai del male.”
Noto lo stupore dei nani di fronte alla mia sfrontatezza verso il loro leader, ma una volta ogni tanto qualcuno deve rispondergli per le rime.
L’ululato di un lupo mi fa tornare i timori che avevo poco fa.
“È stato un lupo? Ci sono i lupi qui intorno?” chiede Bilbo, intimorito.
“Lupi?” Bofur guarda impallidito un punto fisso. “No, quello non è un lupo.”
 

 
   
 
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