◊rderliness
[ quello che accade senza ordine ]





♦♦♦
prologo

 

James rimase incantato a fissare la benda che avvolgeva il suo polso. Era distratto. Quando si era alzato da quel letto grigio e duro, aveva sentito una fitta dolorosa alla testa, come se durante il sonno avesse sbattuto ripetitivamente la testa contro il muro. Aveva alzato la mano e aveva passato le dita tra i folti capelli castani, pieni di polvere, e se li era scompigliati con energia, dovuta alla rabbia; sembrava quasi che con quell’azione tentasse di mettere a fuoco qualcosa nella sua testa.
Ma nulla.
Il vuoto totale, tutto offuscato. Tutto confuso. Girando la testa da destra a sinistra, aveva notato che non era da solo, per niente: una schiera di letti uguali al suo si estendeva per una stanza che pareva infinita, talmente enorme che James non sapeva bene distinguere il colore delle pareti. Perché c’erano delle pareti, ed era un posto chiuso. Lo sentiva. Su quei letti c’era gente che dormiva, gente confusa come lui e gente terrorizzata.
«Merda» sbottò poi, distogliendo lo sguardo dalla fasciatura. La memoria stava iniziando a tornare. Il suo nome iniziava con la J, forse?
Ja… Jon… Jam…
«James, grazie al cielo!»
James, giusto. Il ragazzo alzò lo sguardo e incontrò quello felice di un ragazzo alto, con gli occhi azzurri e i capelli tra il viola e il castano. Era un viso familiare, infatti James strizzò gli occhi un paio di volte per riconoscerlo.
«Garry…?» sussurrò piano.
Garry riuscì a sentirlo e sorrise in maniera alquanto malandrina. «Stai riacquistando la memoria, a quanto vedo.»
James corrugò la fronte. Adesso ricordava tutto. Perfino la sua età, che poco prima sembrava solo una massa oscura di numeri sparsi nella sua mente.
«Dove siamo?» chiese. Garry si grattò la nuca.
«Ecco… ottima domanda»
«E perché ho avuto un’amnesia temporanea?»
«Ottima domanda anche questa…»
«JAMIE!» urlò una voce femminile molto familiare, e poco dopo James si trovò davanti una ragazza simile a lui: capelli color caramello raccolti in una coda alta, con qualche treccina, frangia che copriva quasi interamente gli occhi color verde smeraldo. Aveva le gote arrossate e il fiato corto. Poi lei rivolse lo sguardo a Garry. «Ciao Garry.»
«Ciao Ester!» la salutò il ragazzo dai capelli viola.
«Ester» disse semplicemente James, fissando la sorella. Lei sorrise e lui si sorprese: erano imprigionati chissà dove e lei aveva trovato un motivo per sorridere.
«Chirone ci ha chiamati tutti, vuole radunarci.»
«Che vuole fare? L’appello?» scherzò Garry, anche se si vedeva da lontano un miglio che era irrequieto.
«No,» negò James, alzandosi dal letto: «magari vuole semplicemente spiegarci che diavolo succede.»
 

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