A Laly,
una delle più grandi fan KibaIno che io
conosca.
Non so quando riuscirò a terminare il tuo regalo di
compleanno, quindi per ora ti dedico la mia vittoria e questa Fan Fiction
demenziale <3
Complimenti per il terzo posto!
~Io so che tu sai che io so che loro sanno
A KibaIno Story
“Io so che tu sai che io so che loro
sanno!” sta urlando innervosita Ino, rivolta al
sottoscritto in questo preciso istante. Il sottoscritto sorride come un ebete
cercando la più vicina via di fuga e…
Stop.
Mettiamo il fermo immagine per qualche
istante ed analizziamo attentamente lo spettacolo a cui stiamo assistendo.
La scena madre si svolge nella palestra
della scuola addobbata per l’occasione, protagonisti d’eccezione:
io, Kiba Inuzuka,
diciassette anni compiuti da poco e ancora troppo giovane per morire, e lei, Ino Yamanaka, mia quasi-coetanea, quasi-ragazza e quasi-assassina.
Le spalline dell’abito viola le sono
leggermente scivolate, alcuni ciuffi di capelli biondi le sfuggono dalla coda e
con le sue dolci manine dalle unghie
laccate stringe convulsamente il collo della mia camicia. Io la guardo a
metà tra l’intimorito e il divertito -sembrando così un
completo deficiente-, mentre indeciso sul da farsi osservo la curiosa vena che
le pulsa sulla tempia.
Vi posso assicurare che non è
minimamente colpa mia. Davvero.
Lo giuro su…
ehm…
Ok, forse è colpa mia. Forse e solo al 50%. Ovviamente per
l’altra metà è colpa di quella piaga della Yamanaka.
Lei non doveva sapere che io sapevo che lei
sapeva che loro sapevano. Purtroppo è venuta a sapere da terzi e varie
altre fonti che io sapevo che lei sapeva che loro sapevano, quindi continuare a
fingere di non sapere che lei sapesse che io sapessi che lei sapesse che essi
sapessero era decisamente stupido.
In poche parole questa è la storia
di come sono cominciati tutti i miei guai.
E di come Ino Yamanaka è diventata la mia quasi-ragazza.
Atto I
Dove si narra di
piani, alleanze e quasi-fidanzamenti
“Eccolo, Sakura, lo vedi?”
domandò Ino, con una sinistra luce negli occhi.
La ragazza dai capelli rosa si
ritrovò ad annuire, sconsolata.
“Non mi può sfuggire”
continuò la bionda scuotendo la lunga chioma. “Sono o non sono Ino Yamanaka, la studentessa
più intelligente, bella e amata dell’istituto?”.
“Vuoi una risposta sincera?”.
Il sorriso degno della pubblicità di
un dentifricio si congelò sul volto di Ino,
lasciando spazio ad un’espressione scocciata. “Era una domanda
retorica”.
Sakura roteò gli occhi.
“Domanda retorica o meno, non ti
sembra di essere un po’ troppo sicura di te, Ino-pig?”
chiese all’amica, incrociando le braccia. “E se ti respinge? E se
ha già la ragazza? E se…”
“Stop, stop, stop!” la
interruppe la bionda, tappandosi le orecchie con le mani e chiudendo gli occhi.
“Non voglio sentire queste parole foriere di energia negativa. Pensa
positivo fronte spaziosa, pensa positivo e tutto andrà bene!”.
Un sorriso ironico comparve sul volto di
Sakura. “Forse non hai pensato abbastanza positivo durante
l’appuntamento con Sai” le fece notare.
“Questo è un colpo
basso” mugugnò Ino. “Se quel
ragazzo è un’ameba non è certo colpa mia”.
“Va bene, come dici tu”
commentò rassegnata. “Allora, cosa aspetti? Non credo che Sasuke Uchiha rimarrà
seduto laggiù aspettando i tuoi comodi”.
“Giusto” rispose la bionda
risoluta. “Come sto? I capelli sono a posto? Il trucco? Matita? Ombretto?
Eh?”.
“Si, è tutto ok”.
“Il rossetto? I vestiti? Sono
bella?”.
“Ino, io
dovrei tornare a casa, smettila di farmi domande stupide”.
“Hai ragione, hai ragione: che razza
di domande faccio? È ovvio che sono bella!”.
“Ino!”.
“Ok, vado. Fammi gli auguri”.
“Auguri, e domani a scuola raccontami
tutto”.
“Puoi contarci fronte
spaziosa!” esclamò. “Ed ora… dritti alla meta”.
Con passo deciso superò
l’angolo e si avvicinò spavalda alla panchina su cui era seduto il
ragazzo, sedendosi poi accanto a lui.
“Tu sei Sasuke
Uchiha, giusto?” esordì col suo miglior
sorriso, ma questi non rispose. “Io sono Ino Yamanaka, piacere di conoscerti. Sai, andiamo a scuola
insieme e frequentiamo lo stesso corso di ginnastica…
forse conosci la mia amica Sakura, la ragazza dai capelli rosa, è in
classe con te dal primo anno. Comunque non sono qui per parlarti di lei, ma per
parlarti di me”.
Il suo interlocutore sedeva ancora in
perfetto silenzio, guardando altrove, ma Ino
continuò imperterrita.
“È da molto che ti ho notato,
a dire il vero circa dalla prima elementare, ma prima non ho mai avuto il
coraggio di parlarti… ed ora eccomi qui! Ti
trovo molto carino e siccome anch’io mi reputo parecchio carina che ne
diresti di, non so, uscire insieme qualche volta? Nulla di impegnativo, solo
per un gelato o per bere qualcosa”.
Ancora silenzio.
“Sai, conosco un bar molto carino non
lontano da scuola, ultimamente è molto frequentato e servono dei milkshake deliziosi. Quello alla fragola è
buonissimo, ma anche quello al cioccolato. Solitamente non mangio dolci, hanno
troppe calorie, però posso fare un’eccezione…
se per te va bene, ovviamente”.
La prolungata indifferenza del ragazzo
cominciò ad insospettire Ino, ormai a corto di
argomenti seri.
“Ehi…
Scusa, ma mi stai ascoltando?” gli chiese questa volta a voce più
alta, afferrandolo per un braccio e facendolo voltare.
Poi accadde tutto in una frazione di
secondo.
I
profondi occhi neri di Sasuke incontrarono quelli
azzurri di Ino per un istante che le parve infinito,
lui la guardò intensamente e disse: “Scusa, hai detto
qualcosa?”.
Il cuore della bionda si fermò,
sentendo il chiaro rumore del suo sogno infrangersi come un piatto caduto a
terra
“C-come?”
chiese interdetta, per poi notare il lettore mp3 in mano al ragazzo e i fili
neri delle cuffie che pendevano dalle sue orecchie. “Ah”.
“Ti ho chiesto se hai detto
qualcosa” ripeté lui atono.
Ino scoppiò in
una risatina imbarazzata.
“Io? Ehm…
no! No, assolutamente” si affannò a negare, cercando di far passare
inosservata la sua figuraccia.
“…perché
eri seduta qui allora?” le chiese Sasuke,
accigliato.
“Perché…
insomma…” tentennò Ino. “Perché…
Oh, mamma mia, com’è tardi! Scusami ma devo proprio andare”
e come un razzo partì alla volta di casa, maledicendosi mille volte per
l’accaduto.
“…e
lui stava ascoltando della musica. Capisci? Musica!” concluse Ino rivolta alla sua migliore amica.
“Praticamente Sasuke
Uchiha ti ha ignorata?”.
“Sakura, abbassa la voce!”
sibilò. “Non vorrai far sapere a tutto il mondo che perfino io ho delle delusioni amorose,
vero?”.
“Ino, ti
posso ricordare che mi hai trascinata a forza nei bagni in disuso del terzo
piano, durante una lezione per di più?” chiese la ragazza dai
capelli rosa, appoggiandosi ad un lavandino su cui capeggiava un cartello con
la scritta ‘guasto’. “Chi pensi possa sentirci?”.
La bionda si guardò attorno con aria
circospetta, poi salì con agilità su uno dei lavandini, ben
attenta a non cadere. Una volta lassù controllò che nei bagni
-dalle porte rigorosamente bloccate- non si nascondesse nessuno, infine
ridiscese.
“Non ti sembra di essere un po’
paranoica?” chiese Sakura, mentre l’amica cercava di forzare
l’unico armadietto presente nella stanza.
“Ovviamente no” rispose Ino. Subito dopo con un suono metallico l’armadietto
si aprì, rovesciando l’intero contenuto -vecchie garze e scatole
di cerotti- addosso alla ragazza. “La prudenza non è mai troppa,
non te l’ha mai detto nessuno?”.
“Certo Ino,
hai ragione tu” si rassegnò Sakura, avvicinandosi
all’uscita. “Che ne dici di andare? Se non torno in classe entro la
fine della lezione Kakashi-sensei mi ricoprirà
di esercizi, questo è poco ma sicuro”.
Ino sbuffò,
tentando invano di risistemare il contenuto dell’armadietto.
“Tu avviati” rispose. “Io
rimango qui ancora un po’: ho detto al professor Asuma
che stavo poco bene… posso star fuori quanto
voglio”.
“E perdere così la
lezione?” obbiettò Sakura. “Ino-pig,
non ti capirò mai”.
“E io non capirò mai te,
fronte spaziosa!” ribatté Ino facendo
una linguaccia, ma Sakura aveva già chiuso la porta.
Cercò di risistemare garze e cerotti
ancora per qualche minuto prima di desistere, lasciò che tutto ricadesse
a terra per l’ennesima volta ed andò a sedersi accanto al
termosifone, proprio sotto la finestra.
Mancava ancora un’ora all’intervallo,
era assonnata e non aveva nemmeno studiato per le ore successive. In
più, come se non bastasse, la pessima figura del giorno prima continuava
a tornarle in mente, ancora e ancora.
Se almeno Sakura fosse rimasta lì
avrebbe avuto qualcuno con cui parlare e dimenticare l’accaduto almeno
per un po’, ma niente, era destinata a ribollire nel suo brodo per
sempre. A meno che… a meno che non escogitasse
un piano per attirare definitivamente l’attenzione dell’Uchiha. Insomma, era Ino Yamanaka, no?
Era intelligente -sì, nonostante i
commenti di quella scettica di Sakura-, bella ed
espansiva: non aveva nulla da temere.
Lentamente un’idea malsana quanto
grandiosa -a suo dire- iniziò a far capolino tra i suoi pensieri. Le era
apparso come un piccolo abbozzo, poi man mano che ci pensava, l’abbozzo
prendeva forma, fino a delineare i contorni di un piano geniale.
Ma sì, come aveva fatto a non
pensarci prima?
Doveva soltanto farlo ingelosire.
Probabilmente Sasuke
Uchiha non era l’asociale tutto d’un
pezzo che voleva far credere, si disse, anche lui doveva essere rimasto
stregato dal suo fascino… solo che ancora non
se ne rendeva conto. E come avrebbe
potuto favorire questa presa di coscienza? Semplicemente uscendo con un ragazzo
che a lui non andava a genio.
“Semplicemente geniale”
ripeté compiaciuta tra sé e sé.
“Cosa c’è Yamanaka, parli da sola?” le chiese una voce,
risvegliandola dai suoi pensieri. “Quando ti ho vista lì per terra
ho sospettato qualcosa, ma non credevo fossi completamente pazza”.
Ino alzò lo sguardo
indispettita. Davanti alla porta d’ingresso si stagliava la sagoma di un
ragazzo, uno studente del suo stesso anno. Storse il naso di fronte ai capelli
scarmigliati di lui, alle buffe strisce rosse che gli percorrevano le guance e
alla sua divisa stropicciata.
“Kiba Inuzuka” scandì la bionda, osservandolo con
occhio critico. “Non credo proprio che qualcosa che mi riguardi rientri
nei tuoi interessi”.
Il ragazzo sbuffò.
“Certo Yamanaka,
come vuoi” disse con sufficienza sedendosi a terra, accanto a lei.
“Ehi, ma che stai facendo?”
chiese Ino, allontanandosi di qualche spanna.
“Non vedi che ci sono seduta io qui?”.
Kiba sollevò le
sopracciglia, guardandola scettico.
“Non sapevo che il pavimento fosse di
proprietà della principessa delle stronze”.
“Come mi hai chiamata?”
gridò stridula Ino, infastidita
dall’irruzione del ragazzo nel suo
angolo segreto.
“Calmati ragazzina” si
sentì rispondere. “Se continui così ti verrà un
embolo”.
Detto questo, Kiba
estrasse dalla tasca un pacchetto di tabacco, delle cartine e dei filtri,
iniziando a rollarsi una sigaretta.
Ino lo osservò
con gli occhi fuori dalle orbite.
“Quella è erba?” chiese
allarmata. “Ti stai drogando?”.
Il ragazzo scoppiò in una fragorosa
risata, che indispose ancora di più Ino.
“È solo tabacco, Yamanaka” rispose, facendola arrossire di vergogna.
“Comunque sia… perché non te ne
vai?”.
La ragazza non poteva credere alle proprie
orecchie. Non solo quel bifolco interrompeva il suo profondo ed ispirato flusso
di coscienza, profanava il suo angolo segreto ed invadeva il suo spazio vitale… ora pretendeva anche che se ne andasse.
Si costrinse alla calma e sorrise
melliflua.
“Mi sembra di non aver capito
bene” disse alzandosi, nel tentativo di apparire anche solo minimamente
minacciosa.
“Ti ho chiesto di andartene” le
ripeté Kiba portandosi il drum
appena rollato alla bocca e accendendolo. “Sai che è proibito
fumare a scuola, no? Se ti trovano qui di certo incolperanno anche te. Non
credo tu sia così masochista. Pazza forse, ma non masochista”.
“Ah” fu l’unica cosa che Ino riuscì a dire, spiazzata. “Non sono
pazza” aggiunse dopo un momento di silenzio.
Kiba trattenne un
risolino.
“Ma voi cheerleader siete tutte
così?” le chiese scuotendo la testa. “Senza offesa,
eh”.
“Senza offesa ma…”
iniziò Ino, per poi fermarsi. “Tu come
fai a sapere che sono una cheerleader?”.
Il ragazzo si strinse tra le spalle.
“Sai com’è… ogni tanto vado alla partite e non
vedervi è piuttosto difficile, credimi. A proposito” aspirò
una boccata di fumo “se proprio non te ne vuoi andare, almeno hai qualche
amica carina da presentarmi? Anche lei cheerleader magari”.
“Come?” chiese Ino, assottigliando gli occhi.
“Io avevo pensato a quella mora,
com’è che si chiama? Lunghi capelli neri, frangetta, occhi quasi
bianchi. Hai capito, no?” continuò Kiba,
come se fosse la cosa più normale del mondo.
“Hi-Hinata?”
chiese la bionda, tornando a sedersi accanto a lui malgrado la puzza di fumo.
“Stai parlando di Hinata Hyuuga?”.
Kiba emise un grugnito
d’affermazione.
“Sì, penso sia lei”
aggiunse, traducendo il suono in parole.
Questa volta fu Ino
a scoppiare a ridere.
“Perché ridi?” le
domandò il ragazzo con tono leggermente offeso.
“Tu e Hinata
Hyuuga?” disse enfatizzando il cognome di lei.
“Scusa se te lo dico, ma questo potrebbe accadere soltanto in un universo
parallelo”.
“Ma se tu ci presentassi lei potrebbe
capire che meravigliosa persona sono” chiosò Kiba
alzandosi di scatto per spegnere il drum sotto il
getto d’acqua del lavandino. “Mai fermarsi alle prime opinioni Yamanaka”.
“Ma se è quello che fai pure
tu” gli fece notare lei, accigliandosi.
“Quindi?”.
“Quindi cosa, Inuzuka?”.
“Quindi mi presenti la Hyuuga?” rincarò la dose il ragazzo,
accucciandosi fino a raggiungere l’altezza di lei, ancora seduta contro
la parete.
Ino rimase in silenzio
per qualche istante. “Sì” annunciò dopo una breve
riflessione.
“Davvero Yamanaka?
Sono piacevolmente stupito dalla tua disponibilità”.
“Calma. Non ho detto che lo
farò per pura bontà del mio cuore”.
Kiba sbuffò,
mormorando qualcosa di incomprensibile tra i denti.
“Do
ut des, Inuzuka, ne hai mai sentito parlare?” chiese Ino, compiaciuta per ciò che le era appena venuto in
mente.
“È elfico? Non sono mai stato
un grande fan di Tolkien” rispose lui con un sorrisino sardonico.
“È latino” lo
liquidò la bionda, evitando così un lungo e stressante scambio di
battute sarcastiche. “Significa ‘Io
do affinché tu dia’. In poche parole ti voglio proporre un
patto”.
“Ti ascolto”.
“A me piace Sasuke
Uchiha, capisci? Siamo fatti l’uno per
l’altra: lui è bellissimo, io anche, lui è un genio, io anche…”.
“Lui è una piaga assurda, tu
anche!”.
“Inuzuka,
vuoi o non vuoi conoscere Hinata?”
ringhiò Ino ad un centimetro dalla sua faccia.
“Zitto e ascolta”.
Si schiarì la voce, poi
continuò.
“Io sono la ragazza che fa per lui,
solo che… lui non l’ha ancora capito. E
qui entri in gioco tu: fingerai di essere il mio ragazzo, Sasuke
ci vedrà insieme, si ingelosirà e mi implorerà di stare
con lui vita natural durante. Non è
geniale?”.
“Beh…”
iniziò Kiba scettico, portandosi una mano
dietro la testa.
“Domanda retorica!”
esclamò lei esasperata. “Perché nessuno coglie questa
sottigliezza?”.
“…è
una domanda retorica anche questa, vero Yamanaka?”
ghignò il ragazzo, mostrando i canini stranamente appuntiti.
“Sì Inuzuka”.
“Volevo solo accertarmene” rise
sguaiatamente. “E, se mi è concesso chiederlo, come intendi
mettere in atto questo geniale piano?
Dobbiamo andare in giro mano nella mano o cose del genere?”.
“No!” rispose Ino scandalizzata. “Assolutamente no! Fingeremo di
stare insieme solo davanti a Sasuke e solo quando lui
è solo, così non ci vedrà nessun altro e tu non mi farai fare brutte
figure”.
“Stai tranquilla, quelle scommetto
che riesci a farle benissimo da sola” disse Kiba.
“In pratica saremo… quasi-fidanzati,
giusto?”.
“Esattamente” trillò Ino alzandosi in piedi. “Sasuke
viene a scuola da solo ogni mattina… ciò
vuol dire che da domani ci faremo trovare vicino a casa sua alle otto e
ventitré. Poi nuovamente a pranzo, nel giardino dietro l’ala F, e
infine al termine delle lezioni, alle 18, sempre nei dintorni di casa sua. Per
te va bene?”.
“Certo, ma…
per quanto tempo andrà avanti questa pagliacciata?”.
“Poco” rispose la ragazza
risoluta. “Secondo i miei calcoli entro sabato sarà caduto ai miei
piedi, tanto da invitarmi alla festa di fine anno scolastico che si
svolgerà quella stessa sera!”.
“Perfetto” concordò Kiba. “A quanto vedo hai già progettato
tutto”.
“Come dico sempre, mai lasciare nulla
al caso”.
Kiba annuì.
“Sono d’accordo, ma poi toccherà a te mantenere il
patto”.
“Ovviamente” sorrise.
“Allora affare fatto?”.
“Sì, affare fatto”.
“Questo sarà l’inizio di
una fruttuosa collaborazione” constatò Ino
compiaciuta. “Beh, si è proprio fatto tardi!”
cinguettò. “A domani mio quasi-fidanzato. A proposito…
Sai dove abita Sasuke, vero?”.
“Certo Yamanaka,
per chi mi hai preso?”.
Ino gli fece un cenno
di saluto e sorridendo abbandonò il bagno in disuso del terzo piano,
certa di avere in pugno la soluzione di tutti i suoi problemi. Sasuke Uchiha sarebbe caduto ai
suoi piedi, volente o nolente.
Fine Atto I
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Salve
salvino gente <3
Sono
contentissima di essere arrivata prima almeno nella categoria KibaIno. È la prima volta che mi è capitato
di scrivere su questa coppia, per questo ho scelto una AU…
spero di non aver fatto troppi danni!
Ora
dovrei essere a studiare, ma dovevo assolutamente pubblicare XD
Adios!
Mela