Character: James Buchanan Barnes; Steve
Rogers;
Pairing: Steve x Bucky { stucky; post-tws }
Rating: PG-14
Genre: Introspettivo; Triste;
Warning: Slash; moviverse;
Prompt: Captain America, Steve/Winter Soldier, il soldato non ricorda
nulla di una vita passata insieme
Word: 488
Disclaimers: I personaggi di Captain America appartengono a chi di
diritto
Fic scritta per la
Nottebianca #17 @maridichallenge
# prosieguo
Va avanti a sguardi.
Sguardi del Winter Soldier lanciati di sottecchi intorno a sé, quando pensa
che l'uomo dai capelli biondi - ha letto e sentito chiamarsi Steve, ma non
ha ancora avuto il coraggio di chiamarlo per nome, Captain America è meglio;
lo preferisce - non lo stia guardando; sguardi dagli occhi spalancati, in
cui l'azzurro che un tempo era così cristallino e così intenso da mettere i
brividi al Capitano, adesso è così liquido che potrebbe sciogliersi da un
momento all'altro e non lasciare più niente dietro di sé. E già quello che
rimane di Bucky è così poco, è solo un involucro che risponde ad un nome in
codice inventato da chissà chi.
Va avanti a passi cauti, sentendo l'estraneità di quel luogo in cui lui è
l'unica cosa fuori posto, anche se l'uomo biondo continua a tendergli una
mano e sussurrargli che va tutto bene, che è al sicuro e nessuno potrà più
fargli del male. Ma che ne sa lui di cosa gli faccia male? Non ci
pensa, lui, che sono proprio le sue parole e i suoi sorrisi e i suoi "Bucky"
gonfi di nostalgia a fargli male. A pretendere qualcosa che il Winter
Soldier non può dargli - anche se vorrebbe, lo vorrebbe davvero e Dio solo
sa quanto.
Va avanti a pensieri coltivati nei suoi lunghi silenzi { Non sono Bucky.
Smettila di chiamarmi così. Smettila di guardarmi e aspettare che lui
ritorni. E' morto ed ora ci sono solo io. }. A denti che mordono
la lingua, ferendo parole che non ha ricevuto il permesso di pronunciare.
Va avanti a fotografie di ricordi, storie che Captain America gli racconta
con pazienza (ci sono due ragazzi e sullo sfondo Brooklyn nei suoi anni '40,
vecchie canzoni suonate alla radio e partite di baseball di una squadra che
ha fatto in tempo a cambiare città e nome) e in cui il Soldato non si
rispecchia - anche se vorrebbe, perché ogni volta che l'uomo biondo gli
parla di Bucky ci sono sospiri dalle sue labbra, cuciti di un desiderio
lungo settant'anni, e brividi caldi e dita strette tra loro che invece
vorrebbero stringere altro: un corpo caldo, un corpo nudo, alto e tonico
contro il proprio.
Il Winter Soldier indietreggia mestamente e tutti i passi fatti finora si
rivelano inutili.
Quando Steve lo cerca, trovandolo fuori dalla porta di quello che aveva
sperato potesse diventare il loro appartamento e un rifugio sicuro per
l'amico, il soldato lo accoglie col capo chino, col braccio bionico nascosto
dietro la schiena ad offrirgli soltanto la parte umana di sé (come se un
pezzo di ferro attaccato alla spalla potesse renderlo meno umano) e una
smorfia sofferente su labbra di un rosa pallido che un tempo erano piene di
sorrisi.
«Voglio andarmene. Scusa.» è l'unica frase che gli abbia detto finora, con
la voce rauca di chi non è abituato ad usarla e Steve non ha il coraggio, nè
la forza, di fare nulla per trattenerlo.