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Autore: Hydrogen96    02/01/2015    4 recensioni
Questa Fanfiction altro non è che un POV (Point of view) di Thranduil.
Di 640 parole, per esprimere ciò che il tristo Re degli Elfi si porta dentro.
Buona lettura!
P.S. Im mellim le in Sindarin vuol dire "Ti amo", letteralmente "Io amo te".
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Thranduil
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Im mellim le ~
 

Thranduil's POV



Non c'era alcuna tomba, alcun ricordo. Nulla che potesse rimandare a lei.
La sua Regina.
Nessun indegno sepolcro avrebbe nascosto la sua bellezza o gli avrebbe ricordato che là giaceva lei, morta, e non più tra le sue braccia.
Il ricordo della perdita ad Angmar era ancora vivido, perché in quella terra oscura aveva perso la più preziosa delle gemme. Quella che valeva più di tutto l'argento e dell'oro del mondo.
Il tempo passava inesorabile, secolo dopo secolo, cento anni non erano altro che un mero battito di ciglia nella vita di un elfo.
Il Re del Bosco Atro sedeva sul suo trono, lo sguardo imperscrutabile, all'apparenza gelido e lontano.
Il suo cuore era diventato di pietra, ma non una pietra preziosa come quelle custodite a Erebor. Era grigio e freddo.
L'unico ricordo che portava di ciò che un tempo fu, era un grosso anello.
Una gemma bianca, incastonata nell'argento.
Infatti è usanza degli elfi celebrare il matrimonio come una festa tra le due case, gli sposi devono restituire i loro anelli di fidanzamento in cambio di altri indossati sul dito indice e la madre della sposa deve donare allo sposo un gioiello da indossare.
Quel gioiello lo aveva portato con sé per un tempo che era difficile da contare, e lo avrebbe accompagnato nel suo viaggio verso Valinor, le Terre Immortali, in vece della sua amata.

« A Elbereth Gilthoniel 
o menel palan-diriel, 
le nallon sí di'nguruthos!
A tiro nin, Fanuilos!
»

(O Elbereth che accendi stelle contemplando dal cielo, a te io grido ora sotto l'ombra della morte. Volgimi lo sguardo, Semprebianca.)

L'antico amore viveva ancora dentro di lui, per tutto questo tempo.
Sarebbe stato sempre così, nonostante tutto.
Il dolore amaro della perdita lo aveva sconvolto a tal punto da far sembrare il mondo un posto freddo e solitario.
Ogni volta che Legolas gli domandava della madre, non gli rispondeva.
Tale era la bellezza e la bontà di lei, quanto lo era la sofferenza di lui: indescrivibile. Così non gli disse nulla. Non gli disse che lo amava più di chiunque altro. Più della vita. Un giorno glielo avrebbe detto, perché un giorno la sua sofferenza non lo avrebbe fermato con la sua mano fredda.

Un tempo, molto prima che il Drago si impossessasse di Erebor, vi dimorava Thrór, considerato Re sotto alla Montagna poiché trovò l'Arkenpietra. Era una gemma straordinaria, ed il nano lo prese come un segno che il suo diritto di governare era divino. Thrór credette che tutti gli avrebbero reso omaggio, persino il grande Re degli Elfi, Thranduil.
Con il crescere della loro ricchezza, l'altruismo dei nani diminuiva. Nessuno sa esattamente come fosse iniziata la spaccatura tra le due razze. Gli elfi dicono che i nani abbiano rubato il loro tesoro. Questi ultimi raccontano una storia diversa: affermano che il Re degli elfi abbia rifiutato di ripagarli.
Ma quel tesoro per Thranduil valeva di più del suo prezzo, questo Thrór lo sapeva bene.
Sotto alla Montagna giaceva uno scrigno contenente gemme di luce stellare, fredda perfezione plasmata di argento lucente. Erano appartenute a lei. 
"Vecchi cimeli di famiglia", per cui avrebbe mobilitato l'intero esercito, una volta che il drago fosse morto.

Il Re degli elfi chiuse gli occhi, nella notte oscura.
« A Elbereth Gilthoniel o menel palan-diriel, le nallon sí di'nguruthos! A tiro nin, Fanuilos... »
Il frammento dell'inno suonava soave, poiché soave era la voce del Sindarin seppur rotta.
In quel momento era solo con suo dolore, solo con sé stesso.
Ma non sé stesso il Re del Bosco Atro, in quel momento lui era Thranduil.
Solo ed affranto.
Aprì gli occhi e una lacrima scese lungo la guancia, percorrendo il solenne viso. Non permetteva a nessuno di vedere la sua immagine così deturpata dal dolore.
Una dopo l'altra, tiepide correvano verso il basso.
"Im mellim le..." richiuse di nuovo gli occhi. Presto si sarebbe addormentato.
E avrebbe fatto lo stesso sogno.

"Im mellim le"
"Im mellim le"
"Im mellim le"
"Im mellim le"
"Im mellim le"

"Io amo te Thranduil." era la sua voce, dolce come il miele.



Angolo pignoleria!

Come specificato nell'introduzione (che spesso nessuno legge), "Im mellim le" in lingua Sindarin (cioè quella che parla Thranduil) significa "Ti amo", o letteralmente "Io amo te".

Angolo Tolkien!


« A Elbereth Gilthoniel 
o menel palan-diriel, 
le nallon sí di'nguruthos!
A tiro nin, Fanuilos!
 »

Questo inno è il più lungo testo Sindarin in SdA, e si trova presso la conclusione del capitolo "Molti incontri" (SdA/II cap. 10 [dell'edizione inglese, come tutti gli altri qui riportati, N.d.T.]). Gli Hobbit sono nella casa di Elrond all'interno del Salone del Fuoco: "Mentre varcavano la soglia udì ancora un'unica voce cristallina intonare un canto... [Frodo] rimase immobile e silenzioso, mentre le dolci sillabe del canto elfico s'innalzavano come limpide gemme fatte di musica e parole. 'È un canto per Elbereth,' disse Bilbo. 'Canteranno questa, ed altre canzoni del Sacro Regno, molte volte stasera.' " Nelle Lettere:278, Tolkien lo definisce un "frammento d'inno", suggerendo che ciò che ne abbiamo è solo una stanza di molte altre.

L'inno non si trova tradotto in SdA, eccetto per le parole galadhremmin Ennorath che vengono interpretate come "paesaggi intessuti di alberi nella Terra di Mezzo" nella seconda nota a piè di pagina dell'Appendice E. Tuttavia, Tolkien fornisce una traduzione di questo canto in RGEO:72, seguita da alcuni illuminanti commenti. 
L'inno completo è:

 

          A Elbereth Gilthoniel, 
          O Elbereth che accendi stelle
          silivren penna míriel
          (bianche) faville che digradano scintillanti come gemme
          o menel aglar elenath!
          dal firmamento [la] gloria della volta stellata!
          Na-chaered palan-díriel
          A remote distanze contemplando lontano 
          o galadhremmin ennorath, 
          da [i] paesaggi intessuti di alberi nella Terra di Mezzo,
          Fanuilos, le linnathon
          Fanuilos, a cui va il mio canto
          nef aear, sí nef aearon!
          da questa riva dell'oceano, qui da questa riva del Grande Oceano!
          A Elbereth Gilthoniel o menel palan-diriel, le nallon
          O Elbereth che accendi stelle dal firmamento costì contemplando, a Te grido
          sí di-nguruthos! A tiro nin, Fanuilos!
          preda dell'orrore mortale! Volgimi il tuo sguardo, Semprebianca!


Fonte: http://ardalambion.immaginario.net/ardalambion/elbereth.htm
 

   
 
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